Incidente 784 - Parte 2: Trattativa
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Parte 1: Contatto

«Se guardi nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te»

Ripensandoci, non sapevo cosa aspettarmi che succedesse, quando quella stronza mostrò la foto a SCP-784-ARC. Se avessi dovuto scommettere come quell’essere avrebbe reagito, avrei scommesso tra due scenari: o le avrebbe urlato in faccia per avergli mentito, o si sarebbe incazzato e ci avrebbe uccisi tutti. Credo che nessuno si aspettasse che avrebbe detto:

«Sìììììììììììììììììììììììì, lo so»

La direttrice Valentine, quella pazza bastarda, non batté ciglio:

«Sospettavo che lo sapessi. Come ci sei arrivato?» gli chiese.

«Bbbbbbb-b-beatriceeeee Maaaaaaaaddox è un’agente della Fondazione. La Fondazione non l’avrebbe lasciaaaaaaaaaaaaata morire senza lo-lo-lo-lo-lottare» ringhiò il mostro.

Lei fissò tutta stoica i freddi occhi blu di quell’ammasso turbolento di silicio e acciaio. Notai che le sue labbra erano serrate un po’ più strette del solito. Le espressioni di SCP-784-ARC erano più difficili da cogliere ma, avendo osservato quell’essere per mesi, riuscii di notare che l’apertura e la chiusura ritmiche dei suoi orifizi erano accelerate, anche se di poco. La direttrice Valentine disse:

«Sì, certo. Ed è per questo che non siamo disposti a lasciare che un agente come te marcisca in una vasca di acetone»

Si portò le mani alle tasche in cerca di una sigaretta, ma si ricordò di star indossando una tuta per il rischio biologico e si accontentò di incrociare le braccia. Iniziò a spiegare:

«Il corpo di Beatrice Maddox è stato recuperato dal luogo dell’incidente e rigenerato. Purtroppo, il procedimento è stato "incompleto". Credo che il termine tecnico sia “sindrome del chiavistello”. Le sue funzioni corporee e cerebrali sono a posto, ma non comunicano. È sveglia, ma non riesce a muoversi»

SCP-784-ARC non rispose. I suoi occhi blu distolsero lo sguardo per un attimo. La direttrice Valentine proseguì:

«I medici della Fondazione hanno stabilito che l’unico metodo che ci rimane è una dose di SCP-500, ma siccome le Panacee sono una risorsa limitata, siamo… come dire? Mettiamola così: c’è opposizione all’idea di usarne una per un’agente operativa. Specialmente se, stando alle dichiarazioni ufficiali, è morta»

«Sta-ta-ta-taaaaaaai neeeeeeeegoziando»

La direttrice Valentine ridacchiò:

«Vedo che ci sei già arrivato. Mi hanno autorizzata a formare una nuova Squadra Speciale Mobile: la SSM Delta-9, “Follia di Feynman”. Sarà una squadra di dodici agenti con l’incarico di supportarti sul campo. Svolgerai missioni di contenimento e cattura di anomalie particolarmente difficili. Essendo un ex-agente del Vaso di Pandora, dovresti esserci abituato. In cambio, l’agente Maddox riceverà una dose di SCP-500 e si riprenderà del tutto. Ti basta?»

«Potròòòòòòòòòòòòò vvvvvvvvvvederla?» chiese SCP-784-ARC.

La direttrice Valentine lo rimproverò:

«Certo che no, non essere ridicolo. Le somministreranno un amnestico di Classe A e le innesteranno falsi ricordi con una nuova identità. In questo modo, sarà viva e felice. Non è forse questo ciò che vuoi? Che Beatrice sia felice?»


Quando ero piccolo, ero sul sedile anteriore della macchina quando un camion ci tagliò la strada entrando in un incrocio, nel mezzo di un alluvione. Mia madre spinse il freno, ma la macchina ha fatto un acquaplano e sbatté contro il camion, prima di ruotare di lato. Ancora oggi, la cosa che mi è rimasta più impressa non è l’impatto, ma il momento in cui la macchina iniziò a scivolare: la sensazione angosciante di rendermi conto che stavamo per schiantarci e che non potevamo farci niente.

«Colpitelo! Colpitelo subito!» gridai.

I classe D si guardarono, esitando solo per un secondo. SCP-784-ARC non ebbe bisogno d’altro:

«No»

Una singola parola, pronunciata con una chiarezza cristallina nel mezzo della sua voce ronzante e inumana; poi i tre classe D caddero a terra stecchiti, con delle spine di nanomacchine conficcate nella fronte. La direttrice Valentine urlò, poi i filamenti scattarono in avanti e la avvolsero, sollevandola da terra. Tutt’intorno a lei si formarono mille lame ricurve che iniziarono a premere contro la sua tuta anticontaminazione. Urlai:

«Sicurezza! Gli spruzzatori d’emergenza, massima…»

«Fermo! Fermo! Fermo! Si faccia da parte!» mi strillò la direttrice Valentine.

Poi si voltò di nuovo verso gli occhi freddi e implacabili delle lenti di SCP-784-ARC, senza temere le lame affilate come rasoi.

«Fermo!» ripeté.

«La caaaaaaaaaaaarne non coooooooonta, sooooooooolo la meeeeeeeeeeente» ronzò SCP-784-ARC.

«Non posso permetterti di vederla, ma posso cancellare l’ordine dell’amnestico di Classe A. Va bene così?»

«Bene» sussurrò SCP-784-ARC.

Le lame si ritrassero e i filamenti di nanomacchine adagiarono la direttrice sul pavimento.

«Ti contatteremo per la tua prima missione» annunciò la direttrice Valentine.

SCP-784-ARC sibilò:

«Uuuuuuuuuuuna richieeeeeeeeeeeesta: nieeeeeeeeeente bagno di ace-ce-ce-ce-ce-cetone. Non serrrrrrrrrrrrrrrrve»

«D’accordo. Dottor Lorenzo, tenga l’agente Andrews fuori dalla vasca di acetone, finché continua a collaborare con noi» mi ordinò lei.

Le bisbigliai:

«Signora, con tutto il rispetto, è una cazzo di follia: quella vasca di acetone è l’unica cosa che gli impedisce di crescere fino a sfuggire al controllo!»

«Non più: ora vuole collaborare. Vero, Adrian?» gli ha chiesto la direttrice Valentine.

SCP-784-ARC sibilò ancora:

«Colla-la-la-la-la-la-laborerò. Rispettaaaaaaaate la vostra parrrrrrrrrrrrrte dell’accordo»

I filamenti si ritrassero e tornarono nel cubo di cemento, come un’anemone che si ritira nel suo polipo.

«Sicurezza, sbloccate le porte principali. Andiamo, dottor Lorenzo»


Il bagno di solvente sciacquò le nostre tute di plastica per il rischio biologico, ripulendo ogni traccia di nanomacchine rimasta sui nostri corpi. La direttrice Valentine trascorse tutti i cinque minuti del lavaggio adagiata contro il muro, con le braccia allargate e la testa sollevata, fissando il soffitto. In tutta onestà, mi metteva un po’ di inquietudine. Mentre ci toglievamo le tute anticontaminazione, la direttrice Valentine mi chiese:

«È bellissimo, vero?»

Indugiai, mentre mi infilavo le braccia nelle maniche del mio camice da laboratorio.

«Mi scusi?»

«Il suo corpo. È splendido»

La direttrice Valentine si toccò la gola mentre sistemava il suo colletto, poi si passò una mano sui suoi capelli grigi, che iniziavano ad allentarsi dal suo stretto chignon a cipolla.

«In che senso?» le chiesi, sentendomi a disagio.

«Non invecchierà, né decadrà mai. È limitato solo dalla sua volontà e dalla sua mente… e che mente! Riesce a immaginare cosa potrebbe ottenere, se solo riuscisse a padroneggiarla?»

«Signora, si sente bene?»

«Sì. Credo di sentirmi più che bene» rispose la Valentine.

Indossò il suo camice.

«Inoltrerò un rapporto al dottor Clef. La prima missione per l’agente Andrews dovrebbe arrivare entro la fine della settimana. Si accerti che sia pronto, quando sarà il momento»

«Come vuole, signora»

Aspettai che se ne andasse, poi andai al centro di controllo più in fretta che potevo. Chiamai il mio assistente:

«Herrera, voglio doppi turni per tutto il giorno. Almeno due persone che tengano d’occhio quell’essere per tutto il tempo, più un tizio che stia pronto ai controlli degli spruzzatori: voglio che la sorveglianza di quell’ammasso di nanomacchine sia più stretta di quella di SCP-173. E manda una richiesta per dei classe D di rimpiazzo, fai rimuovere i corpi di quelli vecchi prima che torni»

«Ci penso io, capo. Dove sta andando?»

«Se non torno fra un’ora, di’ ai medici che c’è un morto con un buco in testa nell’ufficio del dottor Clef»

Parte 3: Tracollo

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