Mercoledì - Capitolo 1
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Iniziò tutto il 5 Gennaio, verso le 9 del mattino.

La signorina Foster ci stava spiegando la scomposizione dei polinomi in fattori, ed ero esausta. Volevo disperatamente tornare a letto a dormire: era troppo presto dopo le vacanze di Natale per ricominciare a pensare alla matematica. Guardai fuori dalla finestra: la nebbia era tanto densa che mi sembrava di guardare attraverso un bicchiere di latte. Il sole non l'aveva ancora diradata.

Poco prima di distogliere lo sguardo, le finestre esplosero in una raffica di schegge di vetro. Sentii la signorina Foster urlare, ma non per molto: cadde. I miei compagni fecero lo stesso, uno dopo l'altro. Sentii il mio sonno centuplicarsi e provai a combatterlo per rimanere sveglia, in piedi, ma era troppo forte e crollai anche io. L'aria luccicava, e dormii un sonno senza sogni.

Da quanto ne so, fui la seconda a svegliarsi. Il primo fu Cyrus, un ragazzo silenzioso che sedeva dietro di me nell'ultima fila. Mi alzai e diedi una scorsa agli altri. Cyrus era vicino alla finestra rotta, stava spazzando via il vetro, e per un attimo vidi i palmi delle sue mani, lacerati per i suoi sforzi.

Lo raggiunsi dopo aver superato i miei compagni ancora addormentati. "Cos'è successo?"

Scrollò le spalle.

"Vieni", disse. "Guarda fuori."

Lo feci.

"Non vedo nulla."

"Neanche io."

Poi raccolse un pezzo di vetro da terra.

"Guarda."

Lo lasciò cadere fuori dalla finestra. Osservai il frammento di vetro precipitare. Continuò ad andare, e andare, e andare, trasformandosi in uno spillo prima di sparire del tutto.

Gli altri ragazzi iniziarono a svegliarsi. La signorina Foster fu l'ultima.

"Signorina F.", le dissi, ma mi fermai lì, senza sapere cosa dire. Lei fece qualche passo traballante sopra i frammenti di vetro e guardò fuori dalla finestra. Non disse nulla — si limitò a guardare fuori, stringendo la cornice della finestra ancora cosparsa di vetro dentellato.

Lasciai l'aula, con un vuoto dentro e come se avessi dei paraocchi ai lati della testa, la visione periferica limitata, ma allo stesso tempo ero lucida, con ogni suono, respiro e passo che mi pareva amplificati nel suono, ogni fibra del tappeto e ogni graffio sulle pareti ingigantito. Corsi giù per il corridoio e le scale, poi attraverso un altro corridoio fino a quando non raggiunsi il portone principale della scuola. Sembrava enorme, e io così piccola, la aprii, le mie mani sembravano così lontane da me.

Sotto di me c'era un dirupo, come un burrone. La parte più profonda si perdeva tra la nebbia.

"Credo di star sognano", dissi.

"Credo di star sognano", dissi ancora.

"Credo di star SOGNANDO", dissi, urlando l'ultima parola. La mia voce si dissolse nell'aria, senza nulla su cui rimbalzare, ed io non mi svegliai.

Tornai in classe. Cyrus era seduto accanto alla porta a leggere la sua Bibbia. Gli altri reagivano in modi diversi: alcune ragazze piangevano in un angolo, dei ragazzi rimanevano come imbambolati, altri ancora lasciavano cadere oggetti a caso dalla finestra per guardarli cadere.

"Trovato qualcosa?" mi chiese Cyrus.

"Vieni a vedere", risposi, indicando il fondo del corridoio.

Ormai alcuni ragazzini avevano cominciato a raggrupparsi attorno al portone. Facemmo a gomitate per arrivare in prima fila.

"Sono in un sogno", disse una ragazza accanto a me con molta naturalezza. "Guardatemi, adesso mi metto a volare."

Saltò dalla porta, ignorando le urla dei suoi compagni di classe. Quella fu l'ultima volta che la vidi.

Continua nella parte 2>>

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