Un Vecchio Uomo e un Vecchio Sasso
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Il vescovo sospirò mentre si toglieva il talare. La celebrazione delle cresime era stata particolarmente lunga e la giornata era stata particolarmente calda. Ora non voleva fare altro che andare a casa e sdraiarsi a letto. Una volta si sarebbe fermato a chiacchierare un po’ con le famiglie dei cresimati, a mangiare e bere qualcosa. Tuttavia gli anni passavano e lui tendeva a socializzare sempre meno; forse un’abitudine presa a furia di viaggiare, non legare mai seriamente con la gente. Era ironico; in fondo quello era il paese da cui egli stesso proveniva e in gioventù conosceva praticamente tutti. Quando ancora vi si trovava come prete, giocava a carte con qualche fedele, accompagnava gli anziani dal medico, presidiava sull’oratorio con occhio acuto, si permetteva una bevuta con gli amici, si “intratteneva” con le amiche e altre cose così. Ma poi il suo percorso lo aveva portato altrove. La sua vita era cambiata, aveva visto e fatto molte cose, ed ora, beh ora era vecchio.

Non vecchio come la donna che lo stava osservando timidamente dalla porta, però.
“Le serve qualcosa, signora?”

“Oh, sì, mi scusi molto signor vescovo, non vorrei disturbare.”

“Si figuri, venga avanti e mi dica cosa le serve, signora…”

“Giusti. Rosa Giusti. Mi scusi ancora, ma non sapevo davvero a chi altro rivolgermi.”

Lui le fece cenno di sedersi su una panca lì vicino. Una volta fatto lei riprese a parlare con aria visibilmente scossa. “Vede, qualche settimana fa ho visto qualcosa. Qualcosa di terribile.”

“Mi faccia indovinare, un paio di giovani che facevano cose… poco adatte in pubblico?”

“No, no, li avrei presi a bastonate io quelli!”

“Ah, ma certo.” Ok, era una di quelle persone. Probabilmente era una contadina da giovane e ora un’anziana col suo orticello a cui badare, da sempre capace di badare a se stessa e che tuttora si ostinava a non ammettere o piegarsi alle debolezze della vecchiaia.

“Quello che ho visto… non l’avevo mai visto prima." La donna fece una pausa come per guardarsi intorno. "Era un demonio."

“Un demonio?”

“Sì, l’ho visto di sfuggita che già era il tramonto, ma era grosso e verde, si è mosso molto veloce. Può capire perché non abbia chiamato la polizia, mi avrebbero presa per pazza.”

“Certo, ma mi dica, dove l’ha visto?”

“Non troppo distante da casa mia, nei campi. Si dirigeva verso il bosco. Io non so davvero che fare signor vescovo, la prego di aiutarmi.”

Lui le sorrise con fare accondiscente. ”Ma certo, signora, se mi lascia l’indirizzo, vedrò quel che posso fare. Lei però stia tranquilla. Una vile creatura infernale non si avvicinerebbe mai alla casa di un’anima pia come lei.”

“Dice davvero?”

“Ma certo. Adesso torni a casa, si prepari una bevanda calda e si riposi. Vedrà che andrà tutto bene.” Le porse un pezzo di carta sul quale lei scrisse l’indirizzo di casa con aggiunte indicazioni per il luogo dell’avvistamento.

“Grazie mille signor vescovo, spero che riesca a far risolvere la faccenda.”

Non appena la donna fu uscita, il sorriso del vescovo svanì. Una persona qualunque avrebbe creduto che la signora si sbagliasse, che se lo fosse immaginato o che avesse visto male, ma lui non era una persona qualunque. Non avendo il suo cellulare con sé, si avvicinò al telefono fisso della chiesa e compose il numero. Segreteria telefonica, diceva che alla sede centrale avevano problemi tecnici. Figurati, mai che le cose vadano lisce. Penseresti che con tutti i suoi soldi la Chiesa potesse permettersi una centralina almeno passabile. Prima o poi avrebbero richiamato, ma nel frattempo non se la sentiva di perdere tempo ad aspettare. Se la sarebbe dovuta sbrigare da solo.

Fece un cenno al prete attualmente assegnato alla chiesa e gli disse che prima o poi sarebbe arrivata una chiamata e che avrebbe dovuto rispondere.
“Certamente, eccellenza. Cosa gli devo dire?”

"Digli solo che il vescovo Cisalli ha chiamato e di contattarmi al più presto.”


Cisalli scese dalla sua macchina già con la tenuta da combattimento indosso. Si diresse verso il bagagliaio e ne estrasse pistola, spada ed equipaggiamento extra. Ovviamente, aveva parcheggiato in una zona abbastanza isolata, fuori dalla visuale della casa della signora. Se questa l’avesse visto addobbato così, la situazione si sarebbe complicata, demone o no.
Aveva poco su cui basarsi, ma doveva farselo bastare, quindi si diresse verso la zona indicata per l’avvistamento. Ci mise un po’ a trovare qualcosa, ma i sensi affinati negli anni la spuntarono e alla fine ce la fece. Impronte; parecchie e profonde. Qualunque cosa fosse, si muoveva in modo molto strano ed era alquanto pesante. Doveva essere davvero un abominio. Tanto meglio; lo avrebbe eliminato con ancor meno dispiacere.

Il vescovo seguì la traccia per un po’ prima di trovarsi alle pendici di una collina. Pian piano che vi si avvicinava notò altre serie di simili impronte, come ad indicare parecchi viaggi avanti e indietro. Il demonio doveva essere stato indaffarato. Il fatto che la signora Giusti fosse ancora viva e che non ci fossero stati ritrovamenti di cadaveri nella zona indicava che non era, almeno per ora, intento nell'attaccare i membri del greggie di Dio. Cisalli continuò fin quando non si trovò davanti all’entrata, coperta di rami e frasche, di una cavità sotterranea. “Ah, ecco dove ti nascondi.” mormorò l’uomo parlando tra sé. Estrasse la torcia ed entrò.

Il percorso all’interno era abbastanza agevole e chiaramente creato per accomodare qualcosa di più grosso di un umano. Tuttavia, c’era qualcosa di strano. Cisalli non avrebbe ben saputo dire cosa, ma non sentiva la frenesia, se così la si vuole chiamare, della caccia. Quella scatenata quando sapeva di dover imporre la giustizia del signore su un obbrobrio uscito da un anfratto infernale e sgattaiolato tra i mortali per corromperli con il suo viscidume e la sua malvagità. Semplicemente non c’era. Effettivamente non aveva riscontrato neanche molti dei segnali tipici, e più oggettivi, della presenza di demoni, come un anomalo aumento della temperatura. Certo, a seconda del demone questi variavano parecchio, ed alcuni erano particolarmente bravi a nasconderli, ma qualcosa davvero non gli quadrava. Iniziò a quel punto a sentire una specie di ronzio provenire da più avanti. Adesso incuriosito oltre che determinato a compiere il suo dovere, proseguì.

Finalmente giunse in un ambiente più largo. Iniziò a muovere in giro il fascio della torcia e quel che vide non fece altro che aumentare la sua confusione. Era una specie di laboratorio. Pieno di aggeggi, alcuni simili a macchinari usati dalla Confraternita e che aveva visto di sfuggita nei laboratori vaticani, altri che non avrebbe nemmeno saputo descrivere. Cisalli rimase onestamente senza parole. Il laboratorio era anche molto pulito e freddo, cose inusuali perché fosse il lavoro di un demone comune. Qualunque genere di demonio fosse, il vescovo non dubitava che sarebbe stato uno degli incontri più peculiari della sua carriera. Sempre che si trattasse di un demonio. In effetti a questo punto non avrebbe avuto più senso che fosse tutt’altro? La sua valutazione iniziale si basava unicamente sulla testimonianza di un'anziana che probabilmente in vita sua non aveva mai visto animale più strano di un elefante allo zoo. Ma allora che cosa poteva essere?

Le lampade del laboratorio si accesero di colpo, accecando Cisalli e interrompendo instantaneamente il suo flusso di pensiero. Le orecchie ancora attive del vescovo lo avvisarono che qualcosa si era mosso alle sue spalle e quindi ancor prima di finire di riprendere la vista si era già girato ed aveva puntato la pistola. Inutilmente, dato che un arto metallico la colpì con forza facendogliela cadere. Cisalli ora pienamente ripresosi dallo shock momentaneo estrasse la spada dal fodero e con un movimento fluido si abbassò e tentò di colpire la massa verde che gli si parava davanti con un fendente dal fianco. La mano metallica intervenne nuovamente, e questa volta afferrò saldamente la spada e la tirò verso l’alto assieme a Cisalli stesso. A quel punto una specie di artiglio rigido e non meno freddo dell’arto in metallo lo prese per il collo, tenendolo quindi a mezz’aria. Sentì quella che probabilmente era la sua spada cadere a terra poco lontano. Cercò di dibattersi, ma inutilmente. La stretta del suo avversario non cedeva. Provò a tirare un calcio in avanti, ma non ottenne nulla al di fuori di un gran dolore alle dita del piede. Mai prima d’ora la vecchiaia aveva pesato così tanto come in quel momento. Questa volta la sua spavalderia l'aveva tradito. La sua arroganza l’aveva condannato. Era finita.

Il panico e la furia però diedero improvvisamente spazio ad un’inaspettata chiarezza. Stava a lui decidere come morire, se in pace con se stesso o piagnucolando come un bambino caduto dalla bicicletta. Rilassò i muscoli, chiuse gli occhi e si mise a pregare, non in cerca di perdono, ma in preparazione per l’ascesa ai cieli.

Una voce distorta e metallica lo interruppe. “Preghiere cristiane. Effigi ed ornamenti rituali assieme ad armi bianche e da fuoco. Deduco tu sia un membro dell’organizzazione conosciuta come Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio.”

Cisalli aprì lentamente gli occhi. Sorpreso sia di essere ancora vivo che di quanto dettogli. Cercò di incontrare lo sguardo dell'essere che lo aveva sconfitto, ma non lo trovò. Ciò che gli si parava davanti era a dir poco diverso da quel che si aspettata. Si trovò a fissare un grosso blocco di… cristallo verde; non avrebbe saputo come altro descriverlo. La massa non era uniforme in quanto in cima presentava una specie di testa senza però faccia. Inoltre, nonostante la scomoda posizione, riusciva a distinguere due braccia ed almeno tre gambe. Curiosamente, solo uno dei due arti superiori pareva appartenere alla creatura; l’altro era un arto meccanico, presumibilmente lo stesso che l'aveva disarmato, agganciato ad una zona del suo busto che sembrava gravemente danneggiata come fosse una protesi. In effetti c’erano molte crepe di piccole dimensioni anche sul resto del corpo dell’essere, ma si notavano a fatica tra le molte incisioni che adornavano la superficie dell'essere. Cisalli non le capiva; gli sembravano antiche, ma non aveva idea di che dicessero o cosa significassero. Infine, il vescovo individuò una specie di macchinario tenuto dalla creatura sulla schiena, con alcuni cavi collegati alla sua 'testa'.
Chiaramente non era un demone, ma non fu quello l’aspetto che mise maggiormente a disagio Cisalli. Provava una sensazione strana riguardo alla creatura. Una sensazione che proveniva dal profondo, come se si trovasse di fronte a qualcosa di maestoso; quasi trascendentale.

“Non ho intenzione di ucciderti, vecchio, ma dovrai rispondere ad alcune domande.” Il suono veniva dal macchinario sulle spalle della creatura, probabilmente era quello a permettergli di vocalizzare. La presa sulla gola di Cisalli si allentò leggermente, come a volergli rendere possibile parlare, e sentì il terreno nuovamente sotto i piedi. “Cosa sei venuto a fare qui? Mi state cercando? Come mi avete trovato?”

Il vescovo si fece forza di parlare nonostante la gola dolorante. “Come sai chi siamo?”

“Ti basti sapere che vi ho tenuto d’occhio per parecchio tempo; voi e altre organizzazioni simili alla vostra. Ora rispondimi; cosa volete da me?”

Stupendo anche se stesso, l’uomo rispose sinceramente e d’istinto. “Nulla. Ho ricevuto una segnalazione sulla presenza di una creatura demoniaca nei paraggi. Immagino si riferisse a te.”

“Non sono uno dei vostri ‘demoni’, se è quel che vuoi sapere.”

Cisalli gli credeva.

“Immagino i tuoi compagni sappiano dove ti trovi e che quindi io abbia poco tempo per sparire. Non posso permettere che interferiate col mio lavoro, quindi lo dico a te e te soltanto: statemi lontani; la prossima volta non sarò altrettanto indulgente. Non ho nulla contro di voi o il vostro dio e se mi lasciate fare ne beneficeremo tutti, Confraternita compresa, capito?” Nonostante il suono metallico della voce artificiale della creatura, il tono non era fraintendibile.

“Che genere di lavoro stai facendo?”

Invece di rispondere, la creatura alzo il suo arto metallico e toccò la fronte del vescovo con due dita. Una scarica elettrica gli fece perdere i sensi.


Il vescovo Cisalli si svegliò di soprassalto, sudato e allo stesso tempo infreddolito. Dopo aver preso un bel respiro, si rese conto che doveva essere rimasto incosciente per un bel pezzo. Il laboratorio era stato completamente svuotato ad eccezione delle luci. Ogni traccia della presenza della creatura scomparsa nel nulla con essa. Dopo qualche minuto era in piedi e si dirigeva verso l’uscita della caverna massaggiandosi il collo.

Una volta fuori si godè per un attimo l’aria fresca della notte. L’incontro lo aveva lasciato turbato. Non tanto per quanto era successo, ma per l’innaturale sensazione che si era trovato a provare. Generalmente, uno scontro lo riempiva di fervore, talvolta anche di rabbia. Non oggi. Qualcosa da dentro di lui gli aveva detto che quello che si era trovato di fronte non era un demone da distruggere, un mostro da uccidere, ma tutt’altro. Non avrebbe nemmeno saputo come spiegarlo egli stesso. Non era nemmeno sicuro di essere stato lui ad aver percepito qualcosa. Era addestrato a resistere a influenze psichiche esterne, quindi dubitava fosse qualcosa fatto dalla creatura stessa. Non che ne avesse avuto bisogno: lo teneva letteralmente per la gola. A meno che…

Che fosse un messaggio del signore? Che volesse che lui interagisse con questo essere e i loro destini si intrecciassero? Perché? Cisalli non ne era sicuro. Anzi, non era sicuro di nulla, ma sapeva bene che non avrebbe potuto semplicemente ignorare questa esperienza. Qualcosa dentro di lui era cambiato e ciò lo spaventava. Poteva solo sperare che il cambiamento fosse stato positivo.


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