
Convoglio trasportante il Sergente Massimo Scherna e i rifornimenti di para-armi destinati al confine.
Il mese scorso ho messo i denti su del pane secco, ma l'ho scoperto molto più morbido di quanto mi aspettassi, infatti mi sono subito guardato allo specchio e ho visto lombrichi pendermi dalla bocca. Li ho chiamati Betta, Eugenio e Narciso (Betta e Narciso erano un verme solo prima che li mordessi), mi hanno accompagnato fino ad oggi quando un corvo si è ingoiato Narciso e io l'ho fatto secco. Sono felice perché il mio amico si è sacrificato per dare un buon pasto a noi qua in mezzo alla neve. Credo che per la prossima volta faremo fuori uno degli asini.
Me la stavo facendo sotto mentre il Sergente ci sbraitava contro. Siamo fortunati che Beppe ha alzato la voce e gli abbia sparato una boiata assurda dritta in faccia, faticavo a trattenere le risate vedendo come quell'allocco se la sia bevuta con gusto. Sotto quel cappellone non deve esserci chi sa quale mente luminare.
Vedere quell'ometto bollire di rabbia mentre prendeva a calci il suo aggeggio è stato il miglior spettacolo che si poteva chiedere, neanche al Lux di Torino potranno mai godere di un tale intrattenimento. Figuratevi poi che tirando un calcio storto si è stirato la caviglia ed è caduto nel fango sporcandosi divisa e cappello, sotto sotto siamo tutti scoppiati a ridere, dobbiamo raccontarlo ai cosacchi appena li rivediamo, si faranno una risata anche loro.

Messa in uso di un prototipo di cannone a munizioni antimemetiche.
Progettate dal Reparto Militare del RIDIA inizialmente per gli obici nel 1942; le munizioni impercettibili, questo il loro nome ufficiale, ottenevano le loro proprietà dalla copertura a base di piombo, tungsteno e tessuto cartilagineo estratto da resti di Cryptomorpha gigantes. La documentazione indica che fosse in programma l'applicazione su munizioni di altri tipi, ma ciò fu ostacolato ovviamente dalla prossima crisi del RIDIA e dalla difficoltà nel recuperare e lavorare i resti dell'animale ora estinto.
Ho una mezza idea di come ho fatto a sopravvivere. Il proiettile che quel bastardo mi ha sparato in pieno petto è intatto e non mi ha scalfito, i cappotti che ci aveva preso Messe non possono fare questi miracoli, ma il proiettile, al contrario, sembra avere delle strane incisioni tutte attorno che si sono riempite di una strana polverina. Non è polvere da sparo, so che sapore ha la polvere da sparo quando la lecco; riflette la luce come poche cose e scommetto di aver visto accendersi di una simile luce anche il secondo colpo fatidico.
Non dovrei espormi così tanto alle raffiche nemiche, ma forse devo la mia salvezza ad un altro buon uomo di scienza sull'altra sponda che rispetta la mia curiosità. Questo foro è assai singolare, nessuna mano potrebbe aver scavato fino a questa profondità e se ve ne fosse una, ci avrebbe senz'altro fatto comodo mentre ricavavamo i nostri rifugi. Il punto però è, che non importa quanto sforzi i miei occhi non ne vedo il fondo e per quanti ghingheri ci butto, non li sento toccare acqua. Ho provato a buttare giù una cartuccia e a seguirla, l'attimo prima che si è immersa nel buio mi è sembrato di vederla tutta arrugginita. Ora devo tornare al campo in tempo per l'esecuzione, sento che si sta facendo sempre più freddo e ventoso.

Assalto su postazioni sovietiche con erogatori di gas annichilente.
Gas annichilente, derivato del permanganato di oricalco, in stato aeriforme se a temperatura e pressione regolare. Questo agente, per quanto tenda a degradarsi in fretta una volta a contatto con l'aria, svolge una particolare attività ionizzante sulle molecole con cui entra a contatto, la quale inverte la loro carica elettronica e le porta ad annichilirsi assieme a molecole e composti simili ma non affetti.
Stavo ripescando quell'anello che avevo visto in fondo alla pozza d'acqua, è una fortuna che nessuno sul momento l'abbia notato e che abbia potuto recuperarlo non appena si fosse dissipata la folla. Ma mentre facevo questo, l'ho sentito farneticare da dentro la scorta dei cibi, poi ha buttato giù la porta e quando ho provato a chiedergli cosa stesse facendo mi ha puntato il fucile e ha sbraitato qualcosa di incomprensibile, stringeva tra i denti una fetta di carne macchiata da sparute macchie di muffa. Poi ha sparso trambusto per il rifugio rovistando in cerca di armi e gridando contro chiunque lo voleva fermare. Nessuno mi ha creduto quando gli ho detto che fine avesse fatto il Sergente: è corso fino all'altra sponda del Don ed è scomparso nella bufera.

Truppe dell'ARMIR in ritirata dal fronte russo.
Questo è l'ultimo testo scritto riportante il nome del Sergente Massimo Scherna, almeno da quel che ne sappiamo: là fuori ci saranno chissà quante altre testimonianze di soldati qualunque, che aspettano d'essere battute nero su bianco, mentre queste, assieme al comunicato annunciante l'esecuzione, sono state raccolte e ordinate da mano ignota, senza un apparente motivo. In assenza di prove, da questo punto in avanti si rende necessario addentrarsi nel campo delle ipotesi e delle congetture.
Possiamo intuire che egli si sia lanciato da solo contro un numero ignoto ma decisamente più alto di nemici, i quali come lui erano in dotazione di un equipaggiamento più o meno compromesso dalle influenze anomale in gioco. Questo porta a pensare ad una sua morte sul campo, oppure, a causa d’un esecuzione dopo essere caduto in mani nemiche, o dovuta alla fame e agli stenti dati dallo stato di prigionia in un gulag. Questo spiegherebbe il mancato ritrovamento di un luogo di sepoltura.
È degna di nota la comparsa di armamenti anomali simili a quelli dello Scherna fra gli arsenali dell'URSS poco dopo gli eventi della Campagna di Russia. Trovo assolutamente irrealistico pensare che la Divisione Π sia riuscita a fargli voltare le spalle alla patria; inoltre, l'opzione di un semplice ritrovo e replica delle tecnologie rimane sempre sul tavolo.
La più azzardata tra le ipotesi implicherebbe un rimpatrio di costui ed una cancellazione di ogni suo nominativo dai registri e dai documenti RIDIA: intrigante, ma improbabile, se si considera la mancata rimozione di menzioni passate o la dichiarazione del decesso, anche se comprovata come fittizia.Capo Archivista Saverio Giocondo