È un'afosa giornata estiva. Sotto il torrido sole di fine agosto, in sconfinate distese di cemento, nelle curve stradine di borghi nascosti, su coste sabbiose e lungo fianchi di montagne, all'ombra del Colosseo, della Tour Eiffel, della Sagrada Familia e della Porta di Brandeburgo, sotto l'imponenza austera della Statua della Libertà e del Monte Fuji, immense code di innumerevoli piedi gridano scomposte a mille voci, brandendo cartelli e striscioni preparati in tutta fretta per l'occasione. Napoli è sparita, il mondo non lo dimenticherà.
Morta senza spiegazione la Partenopea, tutto il globo si era ritrovato col fiato sospeso, impietrito dalla sconcertante dichiarazione circolata in rete. Il tempo si era fermato quel pomeriggio e sembrava non dovesse più riprendere. Molti, perlomeno, avrebbero preferito così. La folla aveva seguito con avidità ogni minima notizia tirata fuori da qualunque buco del web, mentre forum, social media e siti d'informazione erano stati inondati da attività senza precedenti. I giornali, poi, si erano riempiti di centinaia di notizie da titoli quali: "SMASCHERATO COMPLOTTO GLOBALE: ecco come i GOVERNI NASCONDONO la VERITÀ", "La FONDAZIONE che sfonda ogni LEGGE", "TUTTA LA VERITÀ SULLA FONDAZIONE SCP E LA MANO DEL SERPENTE: ARMI SEGRETE DEL NUOVO ORDINE MONDIALE", ai quali, dopotutto, era difficile non dare ascolto, pur armati di tutta la propria capacità critica. Ma inevitabilmente ancora un nuovo giorno era sorto, senza che l'incubo si arrestasse.
Questo è solo il terzo, in effetti, dalla notizia dell'Ecatombe, ma i giorni che l'hanno preceduta appartengono già a un irraggiungibile passato. Sotto l'incessante bombardamento mediatico, l'intero mondo non sente parlare che di Fondazione e la Fondazione è ormai un nemico chiaro eppure indistinto: cos'è la Fondazione? Chi la dirige? La Fondazione è la causa della tragedia, lo sanno tutti, ma di cos'altro si è macchiata? Saranno colpa della Fondazione la strage di Ustica, il mistero di Tunguska e l'assassinio di Kennedy? C'è la Fondazione dietro ai governi mondiali? La Fondazione è forse in contatto con gli alieni? Si dice che la Fondazione rapisse bambini, uomini e donne di tutte le età per sperimentare sul loro cervello durante gli anni '60, alcuni pensano che la Fondazione abbia origini così antiche da farle risalire ai cavalieri templari o addirittura ai dodici apostoli. Ma a parte le più evidenti sparate di Internet, l'isteria è palpabile e condivisibile: tracciare una linea razionale tra verità storica e teorie del complotto è diventato più folle che accreditare le più improbabili assurdità che certi siti abbiano mai partorito. Chi può negare per certo le teorie di antichi astronauti e panspermia? Con che faccia rifiutare la possibilità di élite satanico-esoteriche ai vertici della piramide? Qual è ora la possibilità che il mondo sia sorvegliato da entità divine dal preciso disegno, o al contrario da esseri onnipotenti e capricciosi? E non si è ancora preso in considerazione il secondo grande giocatore emerso da questa storia: la Mano del Serpente.
In pochissime ore, il nome è diventato un simbolo culturale paragonabile ai movimenti partigiani e alle camicie rosse: un emblema di lotta contro l'oppressione, di libertà incondizionata e autodeterminazione. C'è chi già li dipinge come un esercito di dissidenti dei grandi poteri occulti votato alla diffusione della verità, o chi ancora come un ordine religioso dalle radici tracciabili fino ai popoli della Mezzaluna Fertile, mentre altri vedrebbero nel nome un riferimento satanico, sia questo un segno di reale satanismo o solo una metafora della ribellione. Indipendentemente da quale di queste sia la realtà dei fatti, milioni di persone ora girano per le strade con le facce tinte di verde, disseminando su edifici e monumenti i nuovi simboli della rivolta popolare, diffondendo su Facebook e Instagram gli hashtag #serpents-hand e #green-truth, o i più sobri #hand-of-freedom e #hand-of-god. Dietro di loro sfilano vessilli di tessuto sporco, vetrine e macchine sono da buttare ovunque passino, il fumo dei lacrimogeni è diventato una vista normale in tutte le grandi città, così come i lunghi cordoni di agenti corazzati, pronti e tuttavia terrorizzati all'idea di ingaggiare uno scontro con la popolazione.
Chiaramente, era solo questione di tempo prima che tutto questo scenario divenisse strumento di manovre più organizzate: accostati agli stessi hashtag avevano cominciato ad apparire i nomi di politici che, con il loro tipico garbo e l'onesta preoccupazione, chiedevano ai propri colleghi di rilasciare al più presto informazioni sull'occulto o, in alternativa, di lasciar loro la poltrona. Loro stessi avevano iniziato a dipingersi la faccia e dirsi aperti sostenitori del popolo. Ora si è giunti a gridare senza mezzi termini alla dittatura e all'oscurantismo, ci si appella con disdegno ai valori della democrazia e della libertà. E mentre da un lato il governo viene accostato all'ignominiosa Fondazione, dall'altro è proprio quello a rilasciare ogni sera dichiarazioni vaghe e inconcludenti circa delle supposte indagini di massima priorità che starebbero venendo condotte, vicine al mostrare i propri frutti, domandando al popolo calma e nervi saldi mentre nelle sue sale si levano grida scomposte e confuse.
La realtà dei fatti è che lo stesso governo, del tutto all'oscuro di qualunque cosa si celi sotto quel fantomatico "occulto", si sta dimenando e contorcendo scosso dalle paure più disparate: un simile disastro umanitario che conseguenze può avere sul paese? Come reagirà l'economia alla morte di un'intera capitale turistica? Gli altri stati saranno pronti a offrire il sostegno necessario? C'è davvero il rischio che il popolo insorga e lo stato crolli su se stesso? Se non loro, chi più in alto potrebbe star manovrando tutto? Possibile l'esistenza di nere massonerie già da tempo preparate a questo giorno? No, peggio: sono un fatto! La Fondazione, la Mano e chissà quante altre organizzazioni hanno tramato alle loro spalle per decenni. Qual è allora la loro entità? Quando agiranno? Dove si trovano? Che scopi hanno di preciso? È ancora possibile fidarsi dei servizi segreti? La certezza è una sola: mai come ora serpeggia la sfiducia tra amici e colleghi e gruppi d'ogni orientamento politico e classe sociale.
E se a questo punto si potrebbe avere l'impressione che il popolo unito stia insorgendo contro il malgoverno, la verità è che molte di più sono le persone terrorizzate dalle circostanze. Negozi, imprese e scuole chiusi a tempo indeterminato per la semplicissima ragione che il solo uscire per strada comporta il rischio di trovarsi intrappolato in un corteo sanguinario, stazioni di polizia e luoghi di potere assaltati con vorace furia dai sostenitori della Mano in tutto il mondo, corre paranoica la voce che esponenti del gruppo si annidino ovunque, tra gli agenti ufficiali per coordinare gli attacchi e tra i civili per aizzarli.
Eppure, i semplici cittadini sono i meno spaventati in questo momento.
Tap. Un lungo, grigio corridoio dall'aria viziata e scarsamente illuminato. Tap. Vi si aggira una figura alta e curva, accompagnata dal ritmico battere del legno sul pavimento. Tap. Il volto, seppur non vecchio, è solcato da profonde rughe che ne tradiscono la stanchezza. Tap. La bocca, al contrario, resta impassibile e serrata. Tap. Con essa, lo sguardo freddo e indecifrabile ne corona l'enigmatica immagine. Tap. Il bastone si ferma davanti a un'anonima porta e avverte della propria presenza: Tonc. Tonc.
"È aperto".
La porta si apre, rivelando un ampio ufficio sommerso di fogli e cartelle riversi a terra, insieme a biglietti, libri e cartacce varie. Sulla scrivania, faldoni disordinatamente eviscerati, penne, telefoni e, proprio accanto al pc, un posacenere con otto sigarette spente. Una nona, accesa, si trova in bocca a un omaccione sulla sessantina dallo sguardo poco amichevole.
"Vecchio stile, noto" commenta il nuovo arrivato senza scomporsi, alla vista di una tale montagna di scartoffie.
"Come criticarmi?" mormora l'altro sempre con la sigaretta tra i denti. "Ormai ho una certa età, l'ultima cosa che voglio in questa situazione è dover gestire anche la tecnologia. Si sieda, prego: vorrei finirla il prima possibile".
"Lo vorremmo tutti, Mario".
"Pasquali, prego".
"Come vuoi, ma speravo che un po' di familiarità potesse rendere questo colloquio più semplice". L'ospite si siede, poggiando sullo schienale un lungo trench verde.
"Frena la spiritosaggine, Mondelli. Te e la tua organizzazione mi state già facendo sudare più del necessario".
D'un tratto, la sua apparente scherzosità svanisce: "Lo stesso dovrebbe valere per me, Pasquali. Che storia è mai questa, di mandarci i vostri uomini addosso?" Quella che a una prima occhiata potrebbe sembrare una sciatta conversazione tra due colleghi è in realtà un incontro straordinario tra vertici del sottobosco occulto. Uno di fronte all'altro siedono il Direttore del SISMA, sudato e irrequieto ma sempre imponente, e il gracile, freddo e composto Undicesimo Sovrintendente, che ancora tiene tra le mani il proprio bastone, brandendolo come un fucile.
"La gente vuole un colpevole. I politici vogliono un colpevole. C'è un limite a quanto possiamo stare con le mani in mano e stiamo già rischiando ad attardarci così tanto. Tra poco ci toccherà aprire i rubinetti". Tamburella violentemente sul mogano della scrivania, vagando con lo sguardo senza una meta precisa.
"Oh, certo, lo comprendo. Ma comprenderai anche tu che noi abbiamo i nostri interessi, come voi avete i vostri, d'altronde. Sono positivo che questa breve conversazione possa aiutare entrambi, che poi sarebbe poco piacevole se dovessimo dire di certi esperimenti dello Stato sulla popolazione o di nefande collaborazioni con l'odiosa Fondazione, dico bene?"
Dopo un ultimo lungo tiro, il Direttore posa anche quella sigaretta nel cumulo del posacenere, prima di rispondere: "Poco male, con tutte le stronzate che girano su Internet e nelle manifestazioni, coprire la vostra voce non sarà difficile". Si ferma un attimo a pensare, poi conclude alzando impercettibilmente la voce: "Non siete nella posizione di ingraziarvi il popolo".
"Forse hai ragione, ma a voi invece non conviene seguirlo. Almeno questo, non dirmi che non l'hai notato".
"Ormai la frittata è fatta, stare dalla parte del vincitore è il male minore. Mi dispiace, ma non c'è niente che possiamo fare per aiutarvi".
La bocca di Undicesimo, per la prima volta in tutto il colloquio, si scompone in un leggero e inaspettato sorriso, confondendo l'interlocutore che già credeva di aver concluso la conversazione. "Allora proprio non ci arrivi, Mario? Siamo noi il vincitore". Per un breve momento, con calcolato effetto scenico, cala nella stanza un teso silenzio. Il Direttore Pasquali cerca di contenere l'irritazione dell'affronto, ma per il vecchio collega è fin troppo palese. Al momento opportuno, rompe l'atmosfera battendo con forza il bastone sul pavimento, poi riprende: "Voglio darti il beneficio del dubbio, questa volta. Magari è la situazione opprimente che ti fa perdere di vista l'evidenza, ma la rivolta popolare non ci sarà mai. La sua stessa globalità è ragione del suo fallimento. Credi sul serio che in Francia e in Inghilterra i governi si piegheranno così facilmente? Gli States? Credo che tu non abbia idea di com'è la situazione oltreoceano: il governo e l'anomalo sono tutto men che scoordinati e hanno già un piano per situazioni del genere. Di qui a brevissimo faranno le loro mosse. E l'Italia? Sarà un alleato o la solita palla al piede? Ragiona: il mondo ha puntato i riflettori su questo paese e la storia ha deciso di cambiare il suo corso. Occasioni come questa vanno colte al volo."
Ancora una volta la stanza sprofonda nel silenzio, questa volta gelido e quasi tangibile. L'unico rumore che il Sovrintendente riesce a sentire è un incessante martellio che si agita dentro di sé. Una situazione a cui era dannatamente abituato da giovane, ma che negli ultimi anni gli è disperatamente mancata: una sensazione di adrenalina, di ansia e incertezza che le carte possono solo con vaghezza rievocare. Il momento più delicato, una singola mossa falsa e l'intero piano rischia di crollare, ma la sua parte è quasi fatta. "Suppongo tu abbia bisogno di pensarci su, ma io avrei davvero delle faccende da sbrigare". Si tira in piedi, curvo sul proprio appoggio, e cercando in una tasca del trench estrae un'anonima busta ocra. "Siamo già a un punto di non ritorno: adesso è il momento di un'azione esemplare". Così dicendo, lascia il fascicolo sulla scrivania. "Questo, se ti interessasse, è il biglietto per il carro dei vincitori. Non deludermi".
"Non pretenderete mica che ci mettiamo a sparare sulla nostra gente, sarebbe follia!" grida irosa una voce dal marcato accento francese, agitando il pugno in aria.
"Strano, non mi sembrava fosse un problema finché nessuno lo vedeva", gli risponde secco un vecchio dai lunghi panni bianchi.
"Anche fosse? Vi rendete tutti conto, spero, del caos che un'azione simile genererebbe!"
"Ma non possiamo ignorare quest'escalation di violenza" si intromette una terza voce.
Poi una quarta: "E la soluzione sarebbe alimentarla? Di questo passo ci ritroveremo solo dei terroristi in casa!"
"Certo, se li lasciamo organizzarsi!" replica la terza voce. "È o non è questo lo scopo del nostro incontro? Mettete da parte i buonismi: sappiamo tutti che non risolveranno nulla. Se vi sono care le poltrone su cui sedete, sarà bene che smettiate di sbraitare come cani e iniziate a comportarvi da adulti".
A discutere sono solo alcuni delle decine di rappresentanti presenti da tutto il globo alla conferenza d'emergenza della Coalizione Globale dell'Occulto, alla quale si sono riuniti esponenti delle più varie organizzazioni del mondo anomalo e ambasciatori di tutte le maggiori potenze del pianeta. La seduta è cominciata da ben oltre un'ora, senza che abbia ancora raggiunto un punto d'accordo tra le parti: l'ansia generale, malamente nascosta sotto un sottile velo di professionalità, è chiara a tutti. Ovvio, piani di emergenza per situazioni del genere esistono, ma nessuno si aspettava di doverli applicare con così poco preavviso. Le proposte più disparate si sprecano qui: tra chi sostiene di dover rilasciare subito informazioni per calmare la popolazione, chi vorrebbe tentare un'improbabile amnesticizzazione di massa del pianeta o chi ancora non teme di scendere in guerra con i civili. Solo due voci non si sentono a questa riunione: quelle dei due grandi protagonisti-antagonisti del popolo.
"Wurzach ha ragione — interrompe una voce femminile — ma manca il punto. I civili non ascolteranno le voci dei governi, non in questo momento di panico, ed è ingenuo tentare una mediazione diretta. Ma allo stesso modo sarebbe ridicolo aprire il fuoco: la guerra è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno". Un coro di voci dissonanti si leva all'unisono in un tanto acceso quanto sterile dibattito. "Silenzio!" grida la donna. Lascia passare alcuni secondi per concentrare su di sé l'attenzione, prima di riprendere: "La soluzione ideale è di usare la voce del loro stesso eroe".
"Non starai mica dicendo—"
"Precisamente. Sto dicendo che dobbiamo invitare la Mano del Serpente alla collaborazione: sono un movimento culturale molto più vasto e frammentato di quanto molti di voi crediate, non sarà difficile trovare dei rappresentanti favorevoli".
Per un attimo cala nella sala un silenzio di tomba, presto rotto da un crescente mormorio sconcertato. Uomini in giacca e cravatta scattano da una parte all'altra per consultarsi, biglietti passano di mano in mano, altri sussurrano da soli al proprio auricolare. Poi iniziano a levarsi voci più forti, soprattutto di dissenso.
"Come credi di collaborare con un gruppo di terroristi?" dice uno; "Non sappiamo abbastanza per fidarci!" grida l'altro. Un altro ancora urla: "Venduta! Traditrice!" Ancora una volta, la sala sprofonda nel disordine. Così tanto è immersa nella sua attività intellettuale, che quasi nessuno si accorge dell'ingresso di un nuovo partecipante: un uomo basso e magro, dai capelli e la barba di un ipnotico quanto assoluto nero, che, sistematosi un microfono davanti alla bocca, esordisce: "Suvvia, colleghi, un po' di rigore". Tutti si girano confusi dalle echeggianti parole del nuovo arrivato, ma pochi lo riconoscono. "Non ci sarà nessun bisogno di scendere a patti con la Mano, al contrario".
"Chi l'ha fatto entrare?!" si fa avanti una voce tesa e preoccupata.
"Oh, andiamo: direi che ho tutto il diritto di essere qui a discutere con voi. In fondo, è anche della mia organizzazione che parliamo e credo che il nostro piccolo aiuto potrebbe esservi utile". La sala resta col fiato sospeso, increduli di fronte all'ospite indesiderato. "Mi presento, gentiluomini: sono il Direttore del Reparto Strategico-Militare della Fondazione SCP, il Gatto di Taured, e sono qui per suggerirvi una risoluzione".
Passeggia per la stanza aggirando i partecipanti, curandosi di far battere sonoramente il tacco a ogni passo, squadrando la folla di colleghi: ne legge negli sguardi l'ira, il disprezzo, l'irrequietezza, la paura. Inspira a pieni polmoni mentre il volto si contorce in un perverso sorriso, godendo dell'atmosfera creatasi attorno alla propria figura. Compiuto un giro completo, comincia a declamare avvicinandosi lentamente al centro: "Vedo molti volti noti qui dentro: ambasciatori di Francia, Inghilterra, Russia, Cina; esponenti dell'Accademia Reale, del Circolo d'Asia, del Sole Nero e degli Illuminati; alti prelati della Chiesa Cattolica, dell'Ordine di Mazda e dell'Yll-vas'chat. Simboli di poteri antichi e incrollabili, vessilli del tempo, nomi immortali: ecco cosa siete. Forze occulte, necessari pilastri del mondo. Eppure, il solo trovarci qui riuniti e paralizzati di fronte alla rivolta popolare è segno sufficiente della nostra decadenza. Il disgraziato tempo che oggi affrontiamo è quello del cambiamento, dei disordini, dell'incertezza. Salme di un passato troppo distante perché possa ancora essere riconosciuto, osserviamo inermi il passaggio di mano del potere e il suo imprevedibile variare".
Giunto nel mezzo della sala conferenze, apre platealmente le braccia e con appassionata voce prosegue l'orazione: "Ma la storia è un folle giocatore d'azzardo e tre giorni fa ha lanciato il suo dado: credete che il caos scatenatosi sia una tragedia? Al contrario, è un'opportunità d'oro! Piegarci alle richieste di diffondere informazioni? Tutt'altro: ne approfitteremo per ribadire la nostra autorità e la necessità del nostro ruolo. Come tutti i segreti di stato e le guerre intestine, l'anomalo è solo una delle molte verità che sono meglio taciute, l'alternativa è il caos". Tutt'attorno a lui, la sala è sprofondata in un silenzio religioso, come ipnotizzata; lo spettacolo può continuare: "Il popolo non ha bisogno di comprendere ciò: pane e ludibrio è tutto ciò di cui ha bisogno. In questo momento cerca un nemico e noi glielo offriremo, riporteremo le cose esattamente com'erano prima dando senza tregua la caccia alla Mano del Serpente. Ne faremo un esempio di indecente ribellione, mostreremo al pubblico cosa significa giocare con poteri che non comprendono e godrà della scena. Gli stessi civili non vedranno l'ora di unirsi al gioco".
Come un tuono, quell'affermazione scuote e risveglia la platea, che riprende a parlarsi confusamente, quasi tornando al precedente stato di anarchia, finché una voce non si leva più alta delle altre, carica di disgusto e marcatamente ironica: "Vieni qui credendo che nessuno abbia ancora pensato a simili folli soluzioni? Chi sarebbe così insano da pensare di dichiarare guerra a un'organizzazione di cui conosciamo così poco? Con quali risorse, poi, pensi di portare avanti questa caccia?" È la stessa che solo pochi minuti prima stava sostenendo la collaborazione con la Mano, mentre ora si fa strada a spintoni tra la calca per poter parlare faccia a faccia con tale insano.
"Oh, signora— Mi perdoni, ma temo di non aver presente chi sia".
"Vega, Helena Vega, prego; Matriarca Superiora della Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio" dichiara mentre dalla folla emerge il suo corpo alto e robusto, avvolto in teli bianchi e neri e incorniciato da una graziosa croce pendente in legno.
"Ma certo, chiaro, signora Vega. Comprendo bene i suoi dubbi, immagino poi che alla Chiesa farebbe comodo liberarsi dei limiti del Velo e collaborare con i terroristi," soggiunge rapidamente con un sorriso prima di continuare, "ma vi assicuro che è stato già tutto meticolosamente valutato, come d'altronde è naturale per la più importante organizzazione dello stato americano". Un'altra onda di agitazione e disorientamento travolge la sala; molti temono di aver malcompreso, altri lo sperano. "Oddio, non vi avrò mica sorpresi? Ormai è da tanti anni che la Fondazione e il governo collaborano strettamente, a questo punto si potrebbe quasi dire che siamo una singola entità". Si levano grida incoerenti, rabbiose e indignate, per le quali il Gatto di Taured non può far altro che deliziarsi. "È presto risolto, allora, il vostro dubbio! Quali risorse, chiedete, abbiamo a disposizione per una tale operazione? Solo il più grande esercito, il più alto budget militare e la massima conoscenza occulta del pianeta!" Grida nel microfono, levando le braccia e chiudendo gli occhi, come per godersi la sinfonia delle voci sotto di lui. Quando li riapre e vede il volto gelato di Vega sa già di aver conquistato il suo pubblico: è ora della chiusura.
"Se ancora dovessero restarvi dubbi, gentiluomini, vi invito a controllare le notizie dell'ultim'ora, perché il mondo già si muove in questa direzione". Un singolo titolo, riproposto nelle sue più diverse varianti da testate di tutto il pianeta, regna sovrano: "Pugno di Ferro Contro la Tana del Serpente: Azione Esemplare dell'Esercito Italiano nei Pressi di Canne della Battaglia".