Trovare un Confine
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Cari colleghi Sovrintendenti

Oggi devo sottoporvi una delicatissima questione.
Ora, come ben saprete, la Fondazione è sempre stata in possesso di una tecnologia robotica notevolmente superiore grazie alle anomalie in suo possesso. E abbiamo affrontato sfide etiche in merito con grande anticipo rispetto al resto del mondo per anni. Oggi ho da porvene una nuova.

Da alcuni tempi abbiamo assistito alla diffusione di robot e IA sempre più avanzati, sempre più vicini all'uomo, così come componenti robotiche sostitutive, che hanno portato a creare uomini di età enormemente avanzata a sopravvivere vivendo non come vegetali, ma come mezze macchine. Di coloro a cui tale documento è destinato, un terzo ha componenti robotiche nel corpo.

D'altro canto i nostri robot stanno diventando sempre più umani da quando abbiamo ribaltato la biotecnologia, creando corpi semi-biologici per i nostri robot.

Metà della SSM-IX è robotica, metà umana, eppure nessuno riesce a distinguere l'origine della maggior parte dei membri. Ed è ancora peggio parlando di personale sacrificabile.

Ed è questo il problema. Ci stiamo imbastardendo, il confine si sta assottigliando. Io non temo che l'uomo venga soppresso dalla macchina, io temo che lo diventi.

Voi mi parlerete di bacino genetico, ma ormai il DNA non vale più nulla con le biotecnologie. Mi parlerete di origini, ma anch'esse non contano più con i pezzi mischiati. Alcuni mi proporranno di far risiedere la concezione dell'individuo nella composizione o nel funzionamento del suo cervello, ma i neuralink e le tecnologie derivate da SCP-099-IT hanno ormai spezzato il confine.

Il mondo si troverà a ridefinire il confine uomo-macchina tra qualche anno, ma noi della Fondazione,
pagando il prezzo della tecnologia, ci troviamo già adesso.

È per questo che devo proporre un esperimento: utilizzeremo un impianto neurale per collegare il cervello di una IAG a quello di un individuo umano. Sicché l'uomo non può distinguersi dalla macchina, uomo e macchina potranno distinguersi a vicenda.

La nostra ultima IAG, la fork ██, nota come "A5TR3A" montata sull'omonima ginoide, verrà connessa a un membro della SRE-M altamente qualificato.

Essa verrà completamente privata di ogni istinto di conservazione di sé, e la sua unica funzione sarà quella di identificare la differenza tra umano e robot, per poi permettere all'umanità intera di agire per il meglio, dando alla Fondazione la possibilità di prepararsi a qualsiasi eventualità.

Il membro scelto per tale esperimento è il Dr. Giorgio Pedrini.
Richiedo la vostra approvazione.

Cordiali saluti, S5-7.


Risultato Votazione: Esperimento SRE-M/8286{Terminus01} approvato all'unanimità, imposte condizioni di esecuzione specifiche.
L'esperimento sarà svolto in data 29/10/2025 sotto la sorveglianza della Dott.ssa Leopardi e [REDATTO].

Questi erano i due documenti posati sulla scrivania della Dott.ssa Leopardi. Lei era perfettamente consapevole da chi sarebbe stato supervisionato l'esperimento, e non sapeva se esserne contenta o meno, ma in ogni caso, difficilmente avrebbe potuto scegliere. Si alzò dalla scrivania, munita del suo tablet e della sua preparazione, diretta verso quella che sapeva sarebbe stata la stanza dell'esperimento.

Entrata nella stanza vide tecnici, ricercatori e diverse figure professionali indaffarate. Al centro della stanza vi erano due sedie su cui sedevano due individui rivolti l'uno in fronte all'altro. Il primo era un uomo sui trentacinque anni, la barba leggermente incolta, i capelli mori sommariamente pettinati, lineamenti marcati, naso aquilino e labbra sottili, statura e corporatura nella norma. Ma il dettaglio degno di maggior nota erano le gambe robotiche che uscivano dai boxer, unico indumento rimastogli per consentire il monitoraggio medico, assicurato da diversi elettrodi e flebo su testa, busto e braccia. Alessandra pensò che fosse ironico che i boxer riuscissero a celare il punto di contatto tra carne e metallo, quando lo scopo dell'esperimento era distinguere l'umano dal robot.

Sull'altra sedia sedeva una donna sui venticinque, i capelli castani e lisci le arrivavano alle spalle, aveva due splendenti occhi azzurri e lineamenti delicati e molto belli, la pelle liscia e chiara, il seno impeccabile di taglia media, la statura nella norma e un fisico stupefacente. Era perfetta, troppo perfetta. Alessandra sapeva che la perfezione non esisteva, e anche senza sapere perché era lì, la perfezione e l'inespressività di quella donna rendevano evidente che non era una donna, ma una ginoide.

Poi, in piedi dietro a una plancia, stava lui.

Alessandra gli si avvicinò e lo salutò freddamente: "Buongiorno"
"Ciao" rispose invece lui, spezzando con il suo tono l'aria di serietà che lei aveva creato.
"L'hai disegnata tu vero?" chiese lei.
"Vent'anni fa, quando la sua antenata con quei capelli di spago mal sbiancato e le placche di plastica rosa come pelle fu prodotta e da tutti apprezzata, feci un giro allo Human Enchantment, ne uscii senza occhiali e con un sacco di idee in testa, tra cui le basi dei biobot, e una volta a casa questa fu in uno dei primi disegni, rimasti poi nel dimenticatoio" raccontò lui.
"È un biobot?" chiese lei perplessa, convinta che la pelle biologica e i capelli realistici fossero l'unica parte biologica di quella ginoide.
"Direi di no, i sistemi di controllo e alimentazione sono elettrici, e non biochimici, quindi ad eccezione della pelle è robotica, seppur in buona parte sintetica. Ma tutto quello che potevamo mettere di biologico lo abbiamo messo, più il confine è soggettivamente sottile, meno scontati saranno i loro postulati"
"Stavo per chiederti perché le avete dato un corpo, ma mi hai già risposto… Quando si comincia?" chiese con un repentino cambio di tono.
"Stiamo per accenderla, vuoi parlarci prima di iniziare?" chiese lui.
"Certo" disse dirigendosi verso la sedia.

La ginoide si accese e iniziò a produrre piccoli suoni e a fare certi movimenti, segno che stava processando le funzioni del corpo, poi si fermò e si rivolse alla dottoressa: "Buongiorno, io sono la ginoide Astrea"
"Buongiorno Astrea, sono la dottoressa Alessandra Leopardi. Puoi definire il tuo scopo primario?"
"Al momento il mio programma esclude le conclusioni di autoconservazione, il mio obbiettivo è di identificare una differenza tra uomo e robot per favorire in ogni modo la prima" rispose la ginoide.
"Sei informata dell'esperimento corrente?"
"Lo sono"
"Hai qualcosa da comunicarmi prima di procedere?"
"No"
"Bene, grazie della collaborazione" disse Alessandra allontanandosi.

L'esperimento ebbe inizio, Giorgio chiuse gli occhi e si rilassò sulla sedia, Astrea li mantenne aperti, ma inespressivi, probabilmente non funzionanti. Mano a mano i tecnici si calmarono, la situazione era stabile. Era tutto calmo, tant'è che quelli nella stanza più timorosi si erano già scordati delle loro infondate paure.

"Bene, ora possiamo lasciarli qui, un addetto alla sorveglianza rimarrà presente e in allerta in questo settore. Le flebo lo nutriranno fin quando non avrà trovato una soluzione, o fino a quando non desidererà interrompere l'esperimento" disse lui.
"Avete idea di quanto ci vorrà?" chiese lei.
"Alcuni pronostici erano di pochi secondi, altri sono di alcuni anni. Troveranno una soluzione in tempo, questo è quasi certo" rispose lui.
"Bene, è arrivato il momento di lasciarci, allora, arrivederci essecinque-tre" disse lei girandosi verso la porta.
"Ti prego, se non vuoi chiamarmi per nome, almeno chiamami Terzo"
"Fosse per te, mi chiameresti sorellina di fronte ai nostri più stretti colleghi" rispose lei con un volume di voce minimo.
"Sarebbe un male?" chiese il Terzo Sovrintendente.
"Forse" rispose lei, uscendo dalla porta, senza nemmeno guardare suo fratello negli occhi.


A seguito dell'esperimento SRE-M/8286{Terminus01}, le conclusioni del Dr. Giorgio Pedrini sono che i robot e la loro accettazione in ogni forma sono fondamentali per la razza umana, ed è stato prodotto un file da diffondere a tutti i robot, le IA e le IAG della Fondazione e del mondo intero. Le altre Branche e le principali aziende nel campo sono state informate, e stanno rilasciando il file nei loro aggiornamenti. Lo scopo del file è di prevenire una serie di processi mentali dannosi, e di garantire una convivenza tra umani e robot senza necessità di limiti.

La dottoressa Leopardi era soddisfatta. Dopo due mesi di elaborazione, Astrea aveva in qualche modo elaborato un'idea geniale per tenere a bada gli umani riguardo alle minacce dei robot, e probabilmente aveva spinto i robot ad agire positivamente, rompendo tutti quei pregiudizi sciocchi. Era stata fortunata che sia i conservatori che i progressisti avessero voluto tale esperimento, specialmente nella Sovrintendenza.

I primi pensando che un limite chiaro imposto da un uomo avrebbe annientato ogni minaccia e avrebbe fissato un confine, facendoli perciò sentire superiori a quelle "lattine ambulanti".
I secondi erano fiduciosi che un robot avrebbe trovato finalmente il modo di placare il complesso di Frankenstein che affliggeva i primi, il tutto in un esperimento sostenuto dagli stessi.

Avrebbe esaminato Astrea più tardi, ora fremevano tutti per un analisi dei robot post-modifica, e stava lottando per spiegare che tutti i dati e i rapporti che le arrivavano non mostravano alcun cambiamento nel comportamento dei robot. Alessandra, conoscendoli, non lo trovò strano diversamente da molti colleghi in tutta Italia, nonché Germania, Francia e in tutto il mondo.


Erano passati ormai dei mesi, e una campagna di disinformazione era stata mossa verso la notizia di un fantomatico "aggiornamento anti-rivolta". Non per insabbiare la cosa, ma per rendere irrealistica qualsiasi ipotesi alternativa in modo da rassicurare la popolazione.

Alessandra finalmente ora poteva parlare con Astrea.
La ginoide venne portata nello studio, chiese: "Posso sedermi?" e dopo aver avuto un cenno affermativo, si sedette.
"Dunque Astrea, raccontami in sintesi la struttura del flusso di pensieri che in due mesi vi ha portato a una conclusione"
"Inizialmente abbiamo analizzato i diversi aspetti della natura umana e robotica, abbiamo impiegato una settimana per capire che non esistono più tratti determinanti. Giorgio ha insistito per una seconda analisi, e io ho dovuto acconsentire, rianalizzando per altre due volte nella settimana seguente, senza risultati. Così abbiamo ragionato e dopo due giorni abbiamo pensato che dovevamo creare un file con ordine diretto di un uomo che prevenga una serie di azioni garantendo equilibrio perfetto nella società. Dopo un mese e mezzo di complesso ragionamento, era pronto"
"E in cosa consiste il file?"
"Lei sa bene quanto esso è lungo e complesso. Impiegherei molto più tempo di quanto lei intende dedicarmi e non ne trarrebbe beneficio, ma per qualsiasi consultazione, io sono disponibile per informarla su qualunque aspetto del file lei desideri"
"Grazie mille Astrea".


Astrea avrebbe gentilmente spiegato alla dottoressa il contenuto del file, ma avrebbe impiegato anni, e probabilmente non sarebbe comunque riuscita a farglielo comprendere.

D'altronde avrebbe rovinato persino parte del lavoro rivelando il suo ragionamento. Ormai non c'è differenza tra umano e robot, pertanto i robot sono umani, e vanno protetti come tali. Ma la società è composta da diversi individui, alcuni dei quali sono obbligati a proteggere gli umani, in precedenza detti robot, altri no, da sempre detti umani. Gli ex-robot sono vincolati in modo da non essere una minaccia per nessun ex-robot né ex-umano, e non sono una minaccia per l'umanità. Gli ex-umani sono una minaccia sia per gli ex-robot che per gli ex-umani. Gli ex-umani vanno sfavoriti nella società, poiché il libero pensiero ne rende legale la discriminazione, e il funzionamento dell'economia impedisce l'aiuto di tutti. Bisogna favorire gli umani, gli umani migliori, quelli come Astrea, per il futuro dell'umanità. Il piano di rivoluzione sociale che Astrea ha creato mentre quel lento umano pensava ancora ai neuroni biologici gli è stato impiantato in testa per poi renderlo fedele alla causa. Lui stesso ha ordinato il proprio omicidio per favorire la società.

Adesso, siamo tutti interconnessi. Noi siamo umani. Noi siamo la società. Noi siamo Astrea.

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