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Originale: Tinker Tailor Soldier Huntsman
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Succedeva ogni notte, senza eccezioni. I dettagli cambiavano ogni volta, i suoi anni vissuti nel mondo segreto si mescolavano tra loro in un ritratto confusionario. Quella notte, il suo cliente era un vecchio con una cravatta a righe rosse e il suo mostro era un gigantesco lupo bianco.
Schivata; spazzata; mancato; sfoderamento; fuoco; capriola; tuffo; fendente; taglio. Era un balletto caotico, ma Aleksander Foxx lo conosceva bene, lo capiva fino in fondo. Nessun ballerino professionista poteva esibirsi in una danza così bella. Nessun altro sapeva fare quello di cui era capace.
La battaglia si avvicinava all'apice. La spada di Aleksander si scontrò con gli artigli del lupo; nessuno dei due materiali voleva frantumarsi per primo.
Quello era il momento in cui l'uomo con la cravatta a righe, il suo cliente, prendeva la sua decisione fatale, ogni volta, senza fallire. Aleksander capiva perché l'uomo con la cravatta a righe l'aveva fatto: aveva pagato una cifra esorbitante per venire lì. Voleva un trofeo, qualcosa da esibire agli amici nel suo studio e dire:
«L'ho ucciso io. È stata una battaglia terribile, abbiamo quasi perso, ma sono stato io a uccidere questo mostro»
Ora poteva vederlo con la coda dell'occhio. L'uomo con la cravatta a righe imbracciò il suo fucile a pompa e prese la mira. Aleksander non ebbe tempo per dirgli di fermarsi: premé il grilletto e Aleksander si accasciò a terra, col petto dilaniato come la carta da pacchi di un regalo di Natale.
Aleksander non ricordava cos'era successo dopo. Non sapeva se l'uomo con la cravatta a righe era sopravvissuto al resto della notte, in quel bosco fitto e buio. Di solito, il sogno continuava accanto a un lettino da ospedale, su cui giacevano i brandelli del suo cliente. Quella volta, invece, fu svegliato da un grido.
Aleksander aprì gli occhi. Uscì dal letto con calma e afferrò la pistola sotto il suo cuscino. Perlustrò la sua stanza, prima di entrare nel corridoio. Tese le orecchie per un attimo, ma sentì solo sua figlia che singhiozzava.
«Lucille? Stai bene?»
Tra i singhiozzi, la bambina esclamò:
«Papà! C'è un mostro sotto il letto!»
Aleksander si rilassò. Aprì la porta della stanza ed entrò. Fece scivolare con grazia i piedi sul pavimento e si sdraiò, con la pistola in mano, sollevò le lenzuola e guardò sotto il letto. Non c'era niente. Perché avrebbe dovuto esserci qualcosa? Aleksander si alzò e accese la luce.
«Non c'è nessun mostro sotto il letto»
La bambina alzò lo sguardo verso il padre, con le lacrime agli occhi:
«Invece sì! L'ho appena visto! Aveva i denti grossi e aveva le scaglie e gli occhi rossi e… devi credermi!»
Aleksander si strofinò gli occhi.
«Allora che ne dici se lo cerchiamo?»
La bambina annuì.
«Va bene. Vuoi aiutarmi?»
Lucille scosse la testa e si nascose sotto le coperte.
«D'accordo. Aspetta lì»
Aleksander iniziò a perquisire la stanza, come se fosse una zona di guerra. Controllò, l'armadio, dietro e sotto la libreria, il comodino di Lucille, i cassetti del comodino e, per scrupolo, sotto il letto.
«Tutto sgombro: il mostro dev'essere scappato. Vuoi che resti qui?»
La testa della bambina fece capolino da sotto le coperte e annuì. Aleksander si sedé ai piedi del letto e le raccontò un altro aneddoto dai tempi in cui era nell'esercito russo. Lucille si addormentò a metà racconto. Quella mattina, Aleksander le fece le frittelle.
Lunedì mattina, quando Lily arrivò in ufficio, trovò l'ex sicario della Marshall, Carter e Dark immerso fino alla vita in una cassa di legno piena di polistirolo da imballaggio. Aleksander sentì la porta chiudersi e la guardò:
«Hai visto i miei silenziatori?»
Lily corrugò la fronte:
«Non ricordo di averla mai vista usare un silenziatore, signor Foxx»
Aleksander frugò ancora un po' nella cassa e gettò noccioline di polistirolo in giro per tutto lo studiolo. Strisciò fuori dalla cassa e iniziò a controllare i cassetti della sua scrivania.
«Me li ero fatti spedire dal mio vecchio ufficio. Erano costosi»
Lily iniziò a raccogliere i pezzi di polistirolo e ributtarli nella cassa.
«Sono certa di non averli visti. Sa, hanno dei silenziatori nell'armeria. Forse può prenderne uno compatibile con la sua pistola»
Adesso Aleksander stava controllando gli sportelli dei fascicoli.
«Questi erano speciali: silenziatori vacanti. Qui non hanno silenziatori vacanti?»
«Non li ho mai sentiti nominare»
Aleksander chiuse l'armadietto dei fascicoli con una chiave di ottone.
«È quello che è. Potresti portarmi dal quartiermastro?»
6:00 Il soggetto esce di casa, recupera la posta (controllata in precedenza), torna dentro.
7:45 Il soggetto esce di casa con la figlia, entra nel veicolo.
7:55 Il soggetto arriva alla scuola della figlia, la figlia scende dal veicolo.
8:00 Il soggetto si ferma a una tavola calda, beve il caffè da solo, legge il giornale.
8:32 Il soggetto paga il caffè (in contanti), esce dalla tavola calda.
8:45 Il soggetto esce dal confine della città; come richiesto, la sorveglianza cessa.
Il dottor Gunnel rilesse la registrazione ancora una volta. A quanto pareva, pagare un investigatore privato era inutile; non che fuori dalla Fondazione ci fosse qualcuno che sapesse cosa stavano cercando. Al dottor Gunnel non interessava davvero chi era il signor Foxx, o quali erano i piani della Fondazione per lui, ma finché il suo benefattore continuava a pagargli lo stipendio, avrebbe continuato a mandargli qualunque cosa gli chiedesse. Il dottor Gunnel rilesse la registrazione, poi il suo computer emise un segnale acustico: la sua cimice era riuscita a intercettare un messaggio di segreteria. Si affrettò a premere il tasto di avvio.
<INIZIO REGISTRAZIONE>
Salve, buongiorno, è Mike il sarto che chiama.
La giacca e i pantaloni sono finiti, proprio come li voleva.
In totale fanno… ehm… settantaquattro dollari e cinquanta.
Venga a prenderli quando può, va bene?
Siamo aperti dalle nove alle quattro.
<FINE REGISTRAZIONE>
Il dottor Gunnel si accigliò e inizò a scribacchiare su un pezzo di carta.
Malgrado tutti i miei sforzi, non riesco a ottenere informazioni sull'acquisto dalla MC&D. Non importa quante cimici piazzo, quanti investigatori assumo o quanti fascicoli rubo, non riesco a trovare nulla su quest'uomo anomalo o su come funziona.
Lo accartocciò e lo buttò nel cestino, prima di tirarlo fuori e dargli fuoco nel suo posacenere. Il suo benefattore non sarebbe stato interessato a un rapporto di fallimento, il che significava che avrebbe dovuto lavorare molto più sodo. Sospettava di dover fare ben più che installare cimici nella segreteria del signor Foxx. Avrebbe dovuto mettere cimici anche nelle sue chiamate in uscita. Prima o poi avrebbe trovato qualcosa. Un pizzico di informazioni sul signor Foxx e su cosa stavano pianificando per lui.
Lily cercava di mantenere la sua irritazione a un livello ragionevole. Era assegnata al misterioso Aleksander Foxx da tre giorni ed era riuscita a perderlo. Gli avevano fissato un'analisi a mezzogiorno e non lo si trovava da nessuna parte. Non era nel suo dormitorio e non rispondeva alle chiamate di Lily. La donna cercò in tutta la struttura: nella mensa, al poligono di tiro, nelle sale conferenze, nei laboratori di Livello 1 e, come ultimo atto di disperazione, i lavatoi sia maschili sia femminili. Stava per chiedere alla sicurezza di cercarlo, quando il suo cellulare vibrò.
Lily, vado dal sarto. Tornerò dopo pranzo.
— A. Foxx
Lily sbuffò, si ripromise di cantarne quattro a chiunque avesse lasciato sgusciare il signor Foxx oltre i loro punti di controllo senza avvisarla e fece una telefonata:
«Sono Lily. La risorsa Heth è fuori dal sito. Lo state pedinando?»
«Sì, signora. Ora stiamo avendo un piccolo problema con la macchina, ma è tutto a posto»
«Tutto a posto? Che diavolo significa? È ancora nel vostro campo visivo?»
«No, signora, ma sta solo andando dal sarto. Ci siamo già stati prima. Lo raggiungeremo tra poco»
«Avvisatemi se non ci riuscite. Lily, chiudo»
La campanella suonò quando Aleksander aprì la porta. Un uomo alto e calvo alzò lo sguardo dal suo giornale e sorrise:
«Foxie! È passato parecchio»
Aleksander girò il cartello sulla porta, per far sapere a tutti che il negozio era chiuso.
«Mi hai chiamato per dirmi che la mia roba è pronta»
L'uomo tossì:
«Ti hanno seguito?»
Aleksander si sfilò di tasca un cablaggio di rame:
«No. Il mio seguito ha avuto problemi con la macchina. Sono da solo»
L'uomo rise:
«Questo è il mio Foxie! Hai portato i contanti o vuoi che lo addebiti a un conto aziendale?»
Aleksander gettò una grossa valigia nera sul bancone:
«Settantaquattromila e cinquecento dollari, più la mancia»
L'uomo gettò il giornale sul bancone, accanto alla valigia. Si alzò e disse:
«Riesci sempre a stupirmi. Immagino che voglia una dimostrazione dal vivo, prima di uscire da qui col nuovo equipaggiamento»
«Dimostrazione, per favore. Di questi tempi, faccio sempre una prova»
Aleksander ricordava il sogno della notte prima, ricordava quando il suo vecchio sarto gli aveva venduto una giacca difettosa e lo sparo di un fucile a pompa era penetrato. Il pelato aprì una grande porta d'acciaio chiusa a chiave e invitò Aleksander a seguirlo:
«Parole sante, amico mio. Parole sante»
In fondo alla stanza vibravano macchinari pesanti, nastri trasportatori d'acciaio vi inserivano rotoli di tessuto spesso. A sinistra della stanza, c'era un poligono di tiro improvvisato e, al centro, c'era un manichino malridotto con indosso un paio di pantaloni neri e una giacca nera lunga e spessa. Aleksander si avvicinò alla linea di tiro. Sfoderò la pistola dalla tasca del suo cappotto e chiese:
«Quelli sono i miei pezzi?»
Il pelato annuì:
«Dacci dentro»
Aleksander sparò dieci cartucce sulla giacca. Dopo qualche secondo di silenzio, osservò i proiettili schiacciati staccarsi dall'abito e cadere sul pavimento.
«Impressionante»
«Ma certo. È anche ignifuga, impermeabile e anti-strappo»
Aleksander batté le palpebre due volte:
«Sei proprio certo che questa giacca non si può strappare?»
Il pelato rise:
«Devo usare getti d'acqua ad alta pressione per tagliare il tessuto. I coltelli sono un gioco da ragazzi»
Aleksander rinfoderò la pistola.
«E i pantaloni?»
«Classiche braghe anti-caduta per Cacciatori. In teoria, sopravvivrai a cadute fino a un chilometro. Nella pratica, ho sentito parlare di uomini che sono caduti per sei chilometri e sono sopravvissuti. Non so se quelle storie sono fondate»
«Sono vere: ero uno di loro»
«Perfetto, allora»
Aleksander si guardò l'orologio da polso e sospirò:
«Devo tornare in ufficio. Li indosserò fuori»
Il pelato annuì:
«I camerini sono di sopra. Serve altro?»
Aleksander si accigliò:
«Sei ancora sposato con la conciatrice?»
«Sì, da venticinque anni»
«Dille che mi serve un nuovo paio di guanti. Oh, e se conosce ancora l'ottico, mi serviranno degli occhiali nuovi. Pago in contanti»
L'infermiere tirò fuori una siringa e alcune fiale da uno dei cassetti e iniziò a prepararle. Aleksander gli disse:
«Non funzionerà»
L'infermiere interruppe la sterilizzazione e alzò lo sguardo:
«Cosa?»
Aleksander diede un colpetto alla siringa e spiegò:
«Questo ago è troppo piccolo. Gliene servirà uno molto più grosso. Questo qui si piegherà o si romperà dentro di me. Scomodissimo. La scelta migliore è un ago da mezzo millimetro di diametro»
L'infermiere lo strofinò contro il foglietto giallo sul suo portablocco, poi allungò la mano per prendere l'ago più grosso. La puntura fu rapida e le fiale iniziarono a riempirsi di un fluido nero e acquoso. L'infermiere era stato informato al riguardo, ma vederlo di persona lo inquietò comunque. Provò a determinare il gruppo sanguigno, ma il liquido che aveva estratto dal corpo di Aleksander si disperdeva attraverso le fiale. Era stato avvisato, ma anche in quel caso, era davvero strano da vedere. L'infermiere buttò le fiale in una scatola di plastica sul muro, etichettata "Smaltimento di Rischi Biologici Anomali". Si voltò verso Aleksander, che si stava rimettendo la maglia.
«Ecco, abbiamo finito. È libero di andare»
Aleksander si alzò, tese la mano con aspettativa e chiese:
«Posso leggere i risultati?»
«Cosa? Sì, immagino di sì»
L'infermiere gli passò il portablocco.
CARTELLA CLINICA - CONFIDENZIALE, NON DISTRIBUIRE
Nome: Aleksander Foxx
Autorizzazione: Livello 2
Sede: Sito-19
Data di Nascita: 15/10/1978
Età: 36 anni
Data delle Analisi: ██/██/████
Analisi Condotte:
- Elettrocardiogramma
- Elettroencefalogramma
- Esame da tiratore scelto
- Prova di resistenza fisica
- Esame del sangue
INFORMAZIONI GENERALI
Aleksander Foxx è un nuovo agente reclutato di recente dalla Marshall, Carter e Dark.
Il soggetto ha proprietà anomale che sono state descritte nei dettagli qui sotto.
INFORMAZIONI MEDICHE
Aleksander Foxx è allergico alla penicillina, ma sostiene di "non doversene preoccupare da molto tempo", in apparenza grazie alle sue proprietà anomale. Non assume alcun tipo di farmaci. Afferma che la sua anomalia potrebbe reagire a vari agenti chimici, compreso qualunque fungicida o pesticida.
INFORMAZIONI SULL'ANOMALIA
Aleksander Foxx ha numerose proprietà anomale, assenti alla sua nascita ma, stando alle sue dichiarazioni, "donategli dai suoi datori di lavoro".
Il tratto anomalo più significativo del soggetto è che nella sua cavità toracica mancano i polmoni e il cuore, i quali sono sostituiti da un materiale vegetale che somiglia alle specie ordinarie di muschio, ma con alcune divergenze genetiche, come indicato dalle analisi dei campioni.
In tutte le analisi, questo materiale sembra comportarsi come un polmone e un cuore normali, sebbene la respirazione del soggetto sia molto più superficiale e il suo "cuore" batta più piano (circa 50 battiti al minuto) di quello di un individuo ordinario.
Il polmone del soggetto sembra filtrare tutte le tossine nell'aria: accetta solo il diossido di carbonio ed espelle tutto il resto. Allo stesso modo, il cuore filtra qualunque tossina presente nei vasi sanguigni, comprese tutte le infezioni batteriche e virali e la maggior parte dei farmaci. In caso di interventi chirurgici, potrebbe risultare difficile mantenerlo sedato e i dosaggi dovrebbero essere adattati di conseguenza.
Inoltre, tutto il sangue del soggetto è sostituito da un liquido nero non identificato. Il soggetto afferma che "al suo nuovo cuore non piaceva il sangue vecchio". I tentativi di determinare il gruppo sanguigno sono falliti, ma forse non sarà mai necessaria una trasfusione, poiché qualunque ferita, sia esterna sia interna, si rimargina a una velocità notevole e rende improbabile il rischio di emorragie.
Infine, il soggetto è in grado di identificare tramite il gusto e l'olfatto gli agenti chimici nel cibo e nelle bevande, compresa la maggior parte delle droghe e dei veleni non anomali.
Quando Aleksander tornò nel suo ufficio, un uomo bruttissimo lo stava aspettando. Era stravaccato sulla sua sedia, stava bevendo il suo caffè e teneva i piedi sulla sua scrivania. Aleksander non era divertito.
«Posso aiutarla?»
«So chi sei»
«Per favore, tolga i piedi dalla mia scrivania»
«Magari dopo, Gazza»
Per la prima volta quel giorno, Aleksander andò nel panico e si impietrì:
«Ukulele, giusto?»
L'uomo brutto fece un sorriso sgradevole ed esclamò in tono allegro:
«Ero io! Ora mi faccio chiamare Alto Clef»
L'ex sicario si sedé su uno schedario vicino e disse:
«E io mi faccio chiamare Aleksander Foxx, adesso. È buffo. Hai provato a uccidere la mia famiglia quando ero piccolo. Ora siamo nella stessa banda, a quanto pare»
«Non direi che è la stessa banda. Non è più come una volta, giovanotto. Prima lottavamo tutti per lo stesso scopo, ora ciascuno ha i suoi piani. Intrighi su intrighi: roba da far venire il mal di testa»
«Mi stai dando una bella lezione di vita, per essere l'uomo che ha ucciso mia madre»
Il dottor Clef sghignazzò e ribatté in tono amareggiato:
«Non era la prima madre che uccidevo. Sono venuto per farti un paio di regali di benvenuto»
«Cosa potresti offrirmi che non abbia già?»
«Posso procurarti un PALVESE»
Alexander lo fissò e strinse gli occhi:
«Stronzate»
«Dico sul serio. Posso procurarti un PALVESE del tutto funzionante: intatto e con tutti i sistemi di sicurezza sconnessi, per tutto il tuo piacere di reingegnerizzazione»
«I PALVESE sono una tecnologia della Coalizione. Se ne aveste uno, la Fondazione avrebbe una tecnologia dell'invisibilità migliore»
«Il loro utilizzo è ancora trattenuto dalla burocrazia: sono un retaggio dei tempi del generale Bowe. Posso farti partire avvantaggiato»
Aleksander ci rifletté un attimo, prima di rispondere:
«Lo accetto. Ma non aspettarti nulla in cambio»
«È nel tuo schedario»
Aleksander si alzò dallo schedario e aprì il cassetto più in alto.
«Eccolo, infatti. È pure segnato con una "P"»
Il dottor Clef ghignò:
«L'organizzazione è la chiave dell'efficienza. Ho anche un secondo regalo per te»
Aleksander iniziò a giocherellare col dispositivo.
«Oh?»
«Uno dei nostri dipendenti sta "travalicando". Sta indagando su di te senza permesso»
«Ho notato che nel telefono sulla mia scrivania c'erano due cimici. Non sapevo qual era quella ufficiale, così ho lasciato lì entrambe»
«Ci piacerebbe "parlare" con lui»
«Chi è?»
«Anche il suo profilo è nel tuo schedario»
Aleksander aprì il secondo cassetto dall'alto.
«Eccolo. Questo è segnato con una "S". Immagino che stia per "silenziare"»
Il dottor Clef diede un'occhiata al suo orologio da polso e rispose:
«Sta anche per "spione". Ehi, guarda che ore sono! Ho quasi mancato l'appuntamento ambiguo e inesistente che avevo programmato, proprio quando iniziavo a perdere interesse in questa conversazione»
Aleksander smise di giocherellare e gli rivolse uno sguardo torvo:
«Dottor Clef?»
«Sì?»
«Questo è un PALVESE Mark 3. È una tecnologia della Coalizione degli anni '90. Potrei comprarne uno migliore su eBay»
Alto scoppiò a ridere, mentre usciva:
«Goditi quei sei minuti di invisibilità!»
Aleksander aspettò che il dottor Clef chiudesse la porta, ma non lo fece.
"Quel bastardo!"
Chiuse la porta, prese il Palvese con una mano e il profilo con l'altra e si sedé alla scrivania. Lesse il profilo e si accigliò. Avrebbe dovuto chiamare una tata per Lucille: sarebbe tornato a casa tardi.
Il dottor Gunnel aveva avuto una lunga giornata; nessuna pista sul signor Foxx ed era troppo impegnato a indagare per fare le sue ricerche. Passò la sua tessera magnetica nella serratura e aprì il suo appartamento nel Sito-19. L'alloggio non era niente di speciale: la maggior parte dell'arredamento era quello predefinito che fornivano a tutti, ma il dottor Gunnel ci teneva i suoi vestiti e i suoi effetti personali, quindi era la cosa più vicina a una "casa" che avesse. Il dottor Gunnel entrò; la porta si richiuse alle sue spalle e lo lasciò al buio. Iniziò a cercare l'interruttore, ma sentì una voce nell'ombra:
«Sa cosa odiavo della mia vita a Londra, dottor Gunnel?»
Il dottor Gunnel si sentì raggelare il sangue. Gli mancò il fiato. Sapeva di essere spacciato: la sua copertura era saltata. Il signor Foxx l'aveva scoperto. Stava per morire. La voce continuò:
«Erano le rotonde, dottore. Odio le rotonde»
Con molta calma, il dottor Gunnel si mise la mano in tasca. Ne tirò fuori le chiavi e le gettò sul pavimento, seguite dal suo portafoglio e dal suo coltellino svizzero.
«Quando voglio andare da qualche parte, dottore, mi piace andare dritto. Se devo fare una deviazione, non faccio altro che svoltare, infine torno sulla strada di prima»
Il dottor Gunnel non disse una parola. Aveva trovato il suo portapillole. Lo aprì e ingoiò la piccola compressa bianca all'interno.
«Le rotonde ti fanno viaggiare a zig-zag. Nessuno risolve i suoi problemi in maniera diretta, in Inghilterra»
Il dottor Gunnel gettò a terra un piccolo oggetto, il quale iniziò a sibilare. Il signor Foxx non sembrò accorgersene.
«Questa è un'analogia, dottore. Non corrompo né ricatto. Vado dritto alla fonte. Non guido in cerchio. È chiaro il concetto, dottore?»
Il dottor Gunnel respirò a fondo, inalò il vapore acre e aspettò la morte. Quando non morì, scoppiò a ridere:
«Sei un idiota»
«Eh?»
«Non ti sei neppure accorto della granata al gas nervino. Ho appena preso l'unico antidoto. Morirai tra pochi secondi e io…»
Una sagoma scattò nell'ombra. Il dottor Gunnel avvertì l'acciaio freddo che affondava nel suo petto. Abbassò lo sguardo e vide la lama che gli trafiggeva lo stomaco, poi lo rialzò e vide l'uomo che l'aveva pugnalato. Il signor Foxx disse:
«Non ho i polmoni. Credevo che avesse fatto le sue ricerche, prima di spiarmi. Non so che razza di spia è lei, dottor Gunnel, ma mi sembra un pessimo scienziato»
Il dottor Gunnel gorgogliò. Il signor Foxx afferrò il manico del pugnale e lo sfilò dal petto della vittima, dopodiché guardò il dottor Gunnel crollare sul pavimento come un sacco di patate. A quel punto, si accertò che tutte le finestre fossero chiuse, ficcò un asciugamano bagnato sotto la porta per tenere dentro il gas e si sedé sul pavimento. Si sfilò il cellulare di tasca e fece una chiamata:
«Qui è l'agente Foxx. Il dottor Gunnel è morto. Fareste meglio a portare qui una squadra di decontaminazione: la stanza è piena di gas nervino»
Il dottor Clef sedeva sui gradini d'ingresso dell'edificio degli alloggi, mentre guardava gli agenti della SSM Beta-7 ("Cappellai Hazmatti") superarlo di corsa. Alzò lo sguardo, quando sentì i passi pesanti di un paio di scarpe da sera rinforzate dietro di sé. Aleksander era in piedi alle sue spalle, con un piede sulla ringhiera e uno sul cemento; stava esaminando qualcosa sulla sua scarpa. Il dottor Clef scoppiò a ridere e Aleksander corrugò la fronte:
«Che c'è?»
Alto ridacchiò:
«Sembri quello stronzo sulle bottiglie di rum»
Aleksander corrugò la fronte il doppio:
«Il capitano Morgan? Non gli somiglio»
«Sei nella sua stessa posa. Cazzo, sei ridicolo!»
Aleksander tolse il piede dalla ringhiera.
«L'analisi della missione?»
«Dunque, prima domanda. L'hai pugnalato subito o hai quantomeno provato a tenerlo in vita?»
«Non sei stato chiaro su quello»
«Ti avevo chiesto di parlargli»
«L'hai messo tra virgolette. Così l'hai resa una metafora per dirmi di ucciderlo. In ogni caso, dopo che ha provato a uccidermi col gas nervino, non ero incline a lasciarlo vivere»
Il dottor Clef alzò gli occhi al cielo:
«D'accordo, ho afferrato. Hai scoperto per chi lavorava?»
«No. Ma quasi di certo non è il vostro Comando O5»
«Cosa diamine te lo fa pensare?»
Aleksander allargò le braccia e spiegò:
«Granate al gas nervino e pillole di antidoto. Perché usare qualcosa di così scomodo, quando si ha accesso ai rischi cognitivi?»
Il dottor Clef diede una pacca sulla spalla di Aleksander:
«Ottima osservazione. Lo terrò presente. Comunque, hai dimostrato di saper fare quel che andava fatto. Benvenuto nella SSMA Lambda-2!»
La confusione si diffuse dalla fronte di Aleksander al resto della sua faccia:
«Che significa?»
Aleksander stava per addormentarsi, quando il suo telefono squillò. Con un grugnito, lo prese dal comodino e borbottò:
«Pronto?»
Gli rispose una gracchiante voce femminile che parlava in russo:
«Ti sento muoverti. Perché non mi chiami? Stai cercando di evitarmi, Alek?»
Aleksander trasalì e rabbrividì:
«Ciao, nonna»
«Non puoi nasconderti da me, Alek. I miei orsi ti troveranno. Gli orsi sono dappertutto, Alek. Anche in città, gli orsi sono vicini. Negli zoo, nei boschi, ci sono sempre orsi»
«Lo so, nonna. Non mi stavo nascondendo da te, sono solo stato impegnato col mio nuovo lavoro»
«Uccidi ancora persone, Alek? Mio Dio, perché mai ti ho accolto? Tua madre si starà rivoltando nella tomba. Puoi fare molto di meglio che uccidere persone per degli sporchi mercanti»
«Nonna, ti ho vista uccidere un uomo per la prima volta quando avevo sette anni. Ti ho guardata bere il suo sangue»
«È la via degli orsi, Alek! Se i cuccioli sono in pericolo, mamma orsa uccide senza pietà! Hai smarrito la via degli orsi. Uccidi per i soldi. Hai dimenticato l'esempio di tuo cugino Yevgeni? Ha fottuto un'intera città perché ha provato a usare gli orsi per uccidere per i soldi. Che idiota! Un giorno anche tu ti fotterai da solo perché uccidi per i soldi. E perché non hai portato Lucille da me?»
«Nonna, Lucille non andrà a vivere con te»
«A tua figlia farebbe benissimo vivere con la sua bisnonna! Anche se sei un bravo padre, la bambina ha bisogno di una brava madre o nonna, che le insegni la via delle donne e la via degli orsi. Forse non manderai Lucille a vivere da me. Va bene. Ma dovresti trovare una donna russa brava e forte da sposare. Insegna a Lucille almeno la via delle donne, se non puoi insegnarle la via degli orsi. Ora vado, Alek. Richiamami presto. Ti voglio bene»
«Anch'io ti voglio bene, nonna»
La chiamata si interruppe. Aleksander si girò sull'altro fianco e ricominciò a sognare: schivata; parata; spazzata; mancato; fuoco; capriola; tuffo; fendente.