È Solo Un Test
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L'agente Meyers sentii qualcosa di freddo sulla coscia, qualcosa che lo stimolò abbastanza da permettergli di realizzare di avere anche il mal di testa. Meyers aveva avuto dei dopo sbornia più di una volta in precedenza e cominciò a catalogare i sintomi… solo che non ricordava di aver bevuto niente la sera prima. Mentre lo sfarfallio dei suoi occhi cessava lentamente, l'oscurità della stanza cominciò a farsi notare insieme all'odore di aria polverosa e stantia.

No, aspetta, cominciò a pensare tra sé e sé. Non ho bevuto niente ieri notte. Perché non sono andato a dormire e non mi sono svegliato a casa. Il vago ricordo di aver inseguito qualcuno lungo una strada laterale gli era tornato in mente, assieme a quello di essere caduto a terra. Che avesse sbattuto la testa? Sentiva che la sua faccia scottava ed era piena di lividi, così provò ad alzarsi dal pavimento in modo da capire cosa fosse successo. Peccato che non si trovasse sul pavimento. Le sue braccia e le gambe tesero leggermente contro i lacci stretti in varie posizioni attorno a lui e la situazione divenne più chiara - era legato ad una sedia.

"Buongiorno, Agente!" disse una voce femminile allegra alla destra di Meyers. L'agente Meyers non lavorava per la Fondazione da molto - solo da sei mesi - ma era consapevole della situazione in cui si trovava. Era stato catturato. Probabilmente catturato, si corresse. Non era impossibile che si trattasse di una sorta di test o di revisione da parte della Fondazione. Facevano così… e, onestamente, era una delle cose che gli piaceva del lavoro.

"Meyers. A-26843", replicò l'agente in modo meccanico.

"Esatto," seguitò la donna con entusiasmo. "Matthew Meyers. Matthew Johnathan Meyers, nato il 23 Marzo del 1982 da Susan e Walter. A Sugarland, Texas, Stati Uniti d'America." Dei passi echeggiavano nello spazio altrimenti vuoto mentre si avvicinava. "Sei esattamente quello che cercavamo."

L'agente Meyers si guardò intorno, muovendo a stento la testa. La luce era abbastanza fioca da non dargli completa sicurezza, ma sembrava che si trovassero in una specie di magazzino di piccole dimensioni. Rivestimento sottile, probabilmente in alluminio, piccole quantità di supporti e ponteggi. Niente scaffalature o unità di stoccaggio, quindi prob-

Il suo flusso di coscienza venne interrotto da uno schiaffo leggero contro la sua faccia. "È tutto irrilevante, Matthew. Posso chiamarti Matthew?"

"Meyers. A-26843."

"Matt, allora," disse la donna, camminando e facendosi vedere nella sua interezza.

Whoops. Non una donna, solo un tizio con una voce insolita. Doveva essere ancora stordito. Non era neanche tanto basso.

"Matt," cominciò l'uomo, accovacciandosi e guardando l'agente Meyers negli occhi, "devo ringraziarti per ciò che stai per fare per noi."

Dopo aver incontrato lo sguardo dell'uomo, l'agente notò cosa lo aveva svegliato - un barattolo di vetro era premuto tra le sue cosce. Aveva ancora i pantaloni addosso, quindi il vetro era abbastanza freddo da sembrare quasi ghiaccio anche attraverso il tessuto. Forse era uscito da un congelatore, ma era improbabile che questo posto avesse l'elettricità. Il che significava che dovevano avere-

L'uomo diede un colpetto all'agente Meyers sul naso. "Smettila," rimproverò. "Non lasciare vagare la tua mente in giro. Ho bisogno che ti concentri su quel che succede qui e ora."

Meyers notò che per la seconda volta questa persona aveva capito quello che l'Agente stava pensando. Leggeva nel pensiero?

"Più o meno, sì," rispose l'uomo. "Penso che la tua Fondazione direbbe che sono certamente un'anomalia."

"Se sai per chi lavoro, allora devo presumere che tu sia preparato per la loro indagine sui miei spostamenti, o che tu sia troppo stupido per anticiparlo," osservò Meyers spontaneamente.

"Cerchi di capire se io sia una minaccia oppure no?" chiese l'uomo. Si alzò e lanciò a Meyers uno sguardo calcolatore. "Sono una minaccia concreta, Matt." Il tono dello sconosciuto era disinvolto come quello dell'agente. Non c'era vanto o spavalderia nella sua voce, solo l'affermazione di un fatto. "Ma non verso di voi," disse, mentre il suo tono gioviale e acuto faceva ritorno. "Beh, a dire il vero verso te in particolare sì. Ma non verso la Fondazione. Io e i tuoi datori di lavoro lavoreremo fianco a fianco per un po', anche se ancora non se ne rendono conto. I loro metodi e la portata delle loro azioni mi tengono costantemente ingabbiato, ma penso di aver trovato un modo per… aggirare tutto ciò."

"Dubito che saranno molto collaborativi se scopriranno che mi hai ucciso," borbottò Meyers. Sentì che la sua forza ritornava lentamente e si sforzò un po' per cercare di liberarsi. Non era intenzionato ad arrendersi, dovevano essere delle fascette o qualcosa del-

L'uomo batté forte le mani davanti alla faccia di Matthew. "Non distrarti!" urlò. "Concentrati. Qui." Le sue mani si unirono e fece un cenno verso il basso.

Meyers guardò verso il basso dove le mani dell'uomo cominciarono a puntare. Giù verso il barattolo di vetro posizionato tra le sue gambe. Con la coda dell'occhio, notò che anche lo sconosciuto si era inclinato in avanti per osservare qualcosa.

Era abbastanza vicino, finalmente.

L'agente Meyers batté il suo tallone sinistro a terra, rilasciando una raffica diretta a corto raggio di amnestici dalla punta della scarpa. Il vapore prese l'altro uomo in faccia ed egli inciampò indietro, tossendo. Meyers cominciò ad oscillare leggermente, sperando che forse la sedia stessa potesse cadere e rompersi, dandogli la possibilità di muoversi abbastanza da fuggire.

La tosse dello sconosciuto si trasformò in una risatina sommessa ed egli emise un suono di disappunto. "Che sciocco da parte mia," disse, scuotendo la testa. "Non avrei dovuto pensare che tu fossi innocuo, persino in questa situazione. Sai, fai onore alla tua organizzazione." Si strofinò le mani sul viso, spalmando su di esse alcuni residui del gas. "Mi ha sorpreso che la tua Fondazione abbia una tale meraviglia a disposizione," continuò, guardando la sostanza sulle sue mani. "Abbiamo provato per anni a creare un qualcosa del genere, ed eccolo lì - dritto in faccia." Ridacchiò. "Letteralmente. Uno dei vostri uomini mi ha spruzzato con esso e non ero sicuro di quello che doveva accadere fino a quando egli non è sembrato sorpreso."

Tornò vicino Meyers e sorrise leggermente. "Ma vedi, è un trucco," continuò, passando un dito lungo la faccia di Meyers, a partire dalla cima della fronte. "Gioca con il cervello. La piccola materia grigia si confonde. Non srotola la matassa, amico mio, e temo che alcuni di noi siano fin troppo ingarbugliati…

"… ma non tu."

Qualcosa in quell'ultima affermazione gelò un po' il sangue all'agente.
"Non ti ucciderò, Matt," disse l'uomo, strofinando delicatamente gli amnestici nelle narici dell'agente Meyers e poi forzando le altre dita nella bocca dell'uomo e premendo contro le gengive. "E la tua Fondazione certamente ti troverà. O meglio, troveranno questo posto. Tu, d'altra parte, fai parte dell'esperimento. Quindi, di nuovo, devo ringraziarti. Ma devo anche scusarmi. Ho bisogno di allungare alcuni dei miei confini, qui. Esplorare alcuni orizzonti. Non sono certo di cosa accadrà, però."

L'agente Meyers avvertiva che le sostanze chimiche cominciavano a farsi sentire. L'uomo aveva strofinato il residuo sulle gengive e nel naso. Furbo. Sarebbe stato assorbito più velocemente in quel modo. Meyers cercò di ricordare il suo addestramento - avevano già messo gli agenti contro gli amnestici prima di allora, cercando di dire loro come combattere possibili ritorni di fiamma delle sostanze. Cercò di concentrarsi su piccoli dettagli non importanti. La voce dell'uomo….

Aspetta, Meyers pensò tra sé, potrebbe essere per davvero una donna. Con un… stava indossando…
"È qui che entra in gioco la Fondazione. Saranno qui tra poco, faranno quello che sanno fare così bene: contenere qualsiasi cosa accada qui. Non sarà proprio un partner volontario, non esattamente un team scientifico ideale, ma… ti arrangi con quel che hai, immagino."

Aspetta! Era proprio una donna, e non una donna qualunque. La sua supervisionatrice al Sito. Alla fine era solo un test. Giusto? Stava cercando di ricordare qualcosa. La sua mente gli diceva che era ancora nei guai, ma non riusciva a ricordare perché. Guardandosi intorno, capì di non essere per niente in un magazzino, ma negli uffici amministrativi in cui aveva fatto rapporto. Come aveva fatto a non notarlo prima? Sembravano confusi e indistinti, ma probabilmente era per via di ciò con cui l'avevano drogato all'inizio. "Lo sapevo," disse, senza rendersi conto di quanto le sue parole fossero biascicate. "Come sono andato?"

"Molto bene," disse la donna alla scrivania, piegando le mani davanti a lei e sorridendo compiaciuta. "Ora, se non le dispiace, agente Meyers, mi parli per favore del suo primo animale domestico. Fa parte della revisione. E si concentri sul registratore che ha in grembo."

L'agente Meyers guardò in basso dove il barattolo di vetro… no, il registratore si trovava. "Mi chiami Matt," disse distrattamente prima di cominciare.

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