Il decrepito ammasso di carne che ospitava la coscienza di Amos Marshall gemette; non si sentiva particolarmente bene. Nulla di nuovo; non si era sentito granché bene in centinaia di anni. Il giovane, vigoroso corpo seduto di fronte ad Amos gli lanciò una rapida occhiata, con un vago senso di repulsione. Amos restituì lo stesso sguardo. Quel ragazzo era una batteria, e fra pochi attimi si sarebbe scaricata.
La porta di legno si aprì scricchiolando. Il più recente involucro corporeo di Ruprecht Carter si avvicinò alla più recente iterazione del succhia-anima; questo non era il vero nome della macchina, ovviamente, ma Amos non riusciva a pensare ad esso in altri termini; ricordi ed 'energia vitale' erano la cosa più vicina all'anima in cui riusciva a credere. Carter sganciò le siringhe ipodermiche dal congegno e fece scattare alcuni interruttori; si udì un mormorio elettronico. Il donatore chiese a Carter:
"È sicuro che non ci siano rischi?"
"Assolutamente. Lo abbiamo fatto molte volte prima, uhm…"
"Michael."
"Michael! Giusto, scusa Michael. Non preoccuparti, siamo professionisti. Ora, ricordami quanto pensavi di donare oggi."
"Be', credo che non ci saranno problemi a perdere qualche litro di sangue…"
"… ti rendi conto che ci sono più o meno cinque litri di sangue in un corpo umano, vero?"
"Oh. Be', direi la quantità standard allora."
Amos Marshall rise, per quanto lo permetteva il suo torace scheletrico: al resto della stanza, sembrò semplicemente un debole accesso di tosse. Michael lo guardò con disgusto, trasalendo leggermente mentre Carter infilava l'ago nel suo braccio teso. Amos sollevò il braccio a sua volta, tremante: Carter fece scorrere con cautela l'ago sotto la pelle sottile come carta.
Michael e Marshall guardarono Ruprecht Carter tornare al mucchio di interruttori; un arco di elettricità schioccò per un istante fra due componenti prima di dissiparsi. Carter aggrottò la fronte, poi spense e riaccese l'interruttore. Stavolta la connessione resse: un bagliore intermittente e regolare, simile a un fulmine, che univa due elettrodi scoperti. Lo sguardo di Michael si fece preoccupato.
"Quello non sembra tanto sicuro."
"È tutto ok, non ti preoccupare."
Carter non sapeva perché fosse necessaria una scarica di elettricità in bella vista perché il processo funzionasse. Molte delle modifiche erano esperimenti tentati sul progetto originale di Darke; se munito di cavi di rame, semplicemente non funzionava. Carter impugnò la grossa leva sul lato destro della macchina, sorridendo a Michael.
"Siete pronti?"
"Sicuro."
Il sorriso di Carter si allargò mentre spingeva la leva verso il basso. Michael sentì un bizzarro strattone sotto la pelle: è solo il sangue che esce, pensò. Michael non aveva mai donato il sangue prima, e si era sentito nervoso ad andare lì. Il signor Carter era stato così gentile e disponibile: aveva spiegato la procedura coinvolta, e la speranza che avrebbe dato ad un uomo anziano. In effetti, aveva detto il signor Carter, avrebbero trasferito il sangue direttamente dal suo corpo a quello del suo benefattore! Non c'era necessità di conservarlo. Direttamente dalle sue vene a dove ce n'era bisogno. Michael, un'anima generosa, era stato felice di aiutare.
La macchina si fece più rumorosa; Michael iniziava a sentirsi la testa leggera. Si guardò le mani, e si accorse che la vista gli si stava offuscando. Doveva essere solo la perdita di sangue, giusto? Avrebbe spiegato anche perché sulle sue mani c'erano delle rughe. È come quando estraggono il succo dall'uva per fare l'uvetta - almeno, Michael era quasi certo che l'uvetta si facesse così; stavano risucchiando il suo sangue, quindi era normale che la pelle si afflosciasse un poco, giusto? Nessun problema.
Michael sentì la gola seccarglisi: tentò di raccogliere in bocca un po' di saliva, senza successo. La sua visuale era diventata ancora più sfocata; riusciva a stento a distinguere la macchina, e solo perché ora brillava di una luce verdastra. Sentì la sua pelle farsi sempre più cascante, e il respiro sempre più difficile; le dita delle mani e dei piedi persero sensibilità; il suo cuore batteva con violenza per lo sforzo. Mentre la sua vista si ottenebrava, iniziò ad avere il sospetto che quella non fosse esattamente una macchina per le trasfusioni.
Forse non lo era affatto.
Amos Marshall si massaggiò il braccio, ancora dolorante a causa dell'ago. Aveva riguadagnato un certo numero di anni, come minimo: abbastanza da riuscire a stare in piedi e camminare autonomamente. Si sgranchì, sentendo le giunture scricchiolare, ed andò verso il bar; Ruprecht era seduto dietro il bancone, con un bicchiere di whisky in mano. Sorrise.
"Scegli il tuo veleno, vecchio mio."
"Penso che prenderò del porto, ora che ho un fegato che si possa definire tale."
Carter si allungò verso lo scaffale più alto, tirando giù una bottiglia dal vetro spesso. Prese un cavatappi dal bancone, lo infilò nel tappo e la aprì, versando lentamente mezzo bicchiere e offrendolo a Marshall. Amos lo prese, sorseggiando il liquido con lentezza: lo fece scorrere sul palato, tentando di stimolare le papille gustative, ma invano. Mandò giù il sorso ed appoggiò nuovamente il bicchiere sul bancone.
"No, nessun effetto."
"È un peccato. Quella roba è vecchia quasi quanto noi."
CLAUSOLA 279.1
Nell'eventualità della morte (o di uno stato vicino alla morte, come stabilito alla clausola 3.7) di uno dei Messeri Amos Marshall, Ruprecht Carter, o Percival Darke, la compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD. sarà trasferita alle due parti ancora in vita fra i Messeri Marshall, Carter, e Darke.
CLAUSOLA 279.2
Nell'eventualità della morte (o di uno stato vicino alla morte, come stabilito alla clausola 3.7) di due o più dei Messeri Amos Marshall, Ruprecht Carter, o Percival Darke, la compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD. sarà trasferita ai diretti discendenti di ciascuno dei Messeri Marshall, Carter e Darke, secondo quanto stipulato nelle Clausole 279.3, 279.4, e 279.5. La parte contraente rimasta, qualora sia ancora in vita, perderà la sua quota nella compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD., ed ogni sua proprietà.
Amos entrò nella stanza, dove il successivo donatore già sedeva in attesa. Il donatore sorrise.
"Il signor Marshall, suppongo?"
"Sono io, sì. E lei è…?"
"Raimund Eder, signore."
Raimund gli tese una mano; Amos la strinse brevemente prima di sedersi di fronte a lui. Carter si diresse alla macchina, che si accese con un mormorio di intensità crescente. Amos offrì il braccio, e Carter infilò l'ago nello stesso punto della volta precedente; Raimund strinse i denti mentre Ruprecht faceva lo stesso con lui.
Amos fissò la parete; ancora qualche travaso, e avrebbero finito. Almeno per un po'. Anche dopo la rigenerazione, le cellule nel suo corpo restavano grigie e decrepite, e come tali si deterioravano: Amos invecchiava al ritmo di un anno ogni settimana. Ogni tot mesi si provvedeva a radunare dei donatori - persone ingenue che navigavano in brutte acque, vagabondi, persone che non sarebbero mancate a nessuno - tutto perché potesse sentirsi di nuovo giovane.
Carter mosse alcuni interruttori, e la macchina tornò vibrando alla vita. Il mormorio divenne un ticchettio e poi un ronzio, e il ronzio aumentò d'intensità finché non poté più definirsi un suono; molti lo avrebbero definito un fischio alle orecchie. Carter azionò un altro interuttore, e l'arco di elettricità avvolse il circuito. Carter sorrise, fissando l'uomo condannato seduto al suo posto.
"Siete pronti?"
Carter spinse l'interruttore, e il trasferimento iniziò.
La macchina iniziò a mandare odore di bruciato, ma nessuno se ne accorse.
CLAUSOLA 279.3
Le azioni di Amos Marshall nella compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD. andranno all'erede maschio più anziano di Amos Marshall con il diritto di primogenitura più alto, e che non abbia ancora compiuto 25 anni.CLAUSOLA 279.4
Le azioni di Ruprecht Carter nella compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD. andranno all'erede maschio più anziano di Ruprecht Carter con il diritto di primogenitura più alto, e che non abbia ancora compiuto 25 anni.CLAUSOLA 279.5
Le azioni di Percival Darke nella compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD. andranno alla sua discendente, Iris Dark, nata il 12 Dicembre 1993 d.C. presso il Singleton Hospital a Swansea, nel Galles.CLAUSOLA 279.6
Fino al momento in cui il trasferimento delle proprietà non abbia avuto luogo, la compagnia di MARSHALL, CARTER, E DARKE LTD. sarà gestita da una terza parte neutrale, come stabilito nelle Clausole da 282.1 a 282.27.
Quando Ruprecht Carter si svegliò, si sentiva come se qualcuno gli avesse sparato in testa.
Questo perché qualcuno gli aveva sparato in testa.
Ruprecht gemette, girandosi sulla schiena; si tolse dalla fronte il sangue e i frammenti d'osso, tastandosi con cautela la ferita. Niente bruciature, quindi non era stato a bruciapelo; il teschio sembrava strutturalmente intatto, anche se la zona dell'impatto era lievemente fratturata. Un colpo pulito: punto d'entrata esattamente al centro e nessun foro d'uscita. Il proiettile doveva essere ancora nel cervello. Gemette ancora.
"Non di nuovo…"
Ovviamente la ferita non era fatale: Carter non si serviva da tempo del cervello del suo corpo. Il problema era il foro, non poteva certo servirsi di un involucro visibilmente rovinato… le persone se ne sarebbero accorte. Si ripulì gli occhi e li aprì.
Amos Marshall era morto.
Il corpo era avvizzito e pieno di rughe, lo sguardo vitreo; le sue mani ricadevano mollemente ai lati della poltrona, ma quella di fronte era vuota. La macchina era stata distrutta - e con tutta probabilità non si poteva riparare. Sembrava che qualcuno la avesse usata come un set di batterie… con delle mazze da baseball al posto delle bacchette. Carter si sollevò da terra, stirandosi e facendo scrocchiare la schiena: si chinò sul corpo del suo ex-amico, gocciolando sangue dalla ferita alla testa, e gli mise due dita a lato del collo cercando una conferma che non era davvero necessaria.
"Dannazione."
I ricordi di Carter si interrompevano dopo aver acceso la macchina; l'altro uomo, il cui nome Carter non ricordava, doveva aver fatto qualcosa. La prossima volta avrebbero dovuto essere più scrupolosi con i controlli al background, fare ricerche più approfondite, analizzare le loro…
Poi si rese conto che non ci sarebbe stata una prossima volta.
"Dannazione. DANNAZIONE."
Si premette la mano sulla fronte, cercando di bloccare il sangue abbastanza a lungo perché coagulasse. Sentendo un leggero capogiro, andò alla porta, sentendo rumori all'esterno; girò la maniglia dorata e la spinse. La stanza era piena di figure semiumane, e ad una prima occhiata potevano anche sembrarlo: la loro pelle era pallida, quasi bianca, indossavano tutti un completo nero con una valigia nera, e ciascuno bisbigliava con gli altri in sussurri incomprensibili. I loro teschi si girarono verso la porta appena aperta, ma non sarebbe stato corretto dire che guardavano verso di essa: dove normalmente ci sarebbe stata una faccia, avevano solo pelle e carne. I sussurri sfumarono nel silenzio.
Carter rammentò la Clausola 279.2.
Le braccia gli ricaddero lungo i fianchi, mentre sangue e fluido cerebrospinale riprendevano a scorrere dalla sua fronte. Le creature ripresero a bisbigliare, non più interessate a lui.
Perché Ruprecht Carter non era più un azionista della Marshall, Carter, e Darke Ltd.
"Dannazione… dannazione!"
« Hub | Skitter Marshall »