Seduta di terapia
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Oggi.

Denis attraversava il corridoio, passando accanto alle porte di studi tutti identici, diversi fra di loro solo per i numeri e cognomi scritti su identiche targhette bianche. Lui, così come la maggior parte dei suoi colleghi, non aveva bisogno di guardare queste targhette per sapere quanto fosse vicino alla destinazione: questo corridoio l'aveva percorso così tante volte che, anche da ubriaco fradicio, poteva essere certo che le gambe lo avrebbero condotto nel luogo giusto.

"Studio A-113. Il sorvegliante superiore M. Z. Sceptunova"

Aprì la porta senza bussare e si fermò sulla soglia. La luce solare, riflessa dalle bianche mura dello studio, bruscamente gli colpì gli occhi, in contrasto all'oscurità del corridoio. Socchiudendo gli occhi, Denis non notò subito la proprietaria della stanza, mentre lei osservava tutta la magnificenza della sua stanchezza.

- È ora della terapia? - la calma voce femminile era ben conforme al candore della stanza.

- È ora della terapia, - Denis annuì e afferrò la maniglia della porta. - Tra dieci minuti vieni nel mio studio con Aleksandr Zorn… E prendi del caffè.

Un quarto d'ora dopo, due eminenti membri del Comitato Etico stavano seduti sul divano nello studio A-042 e guardavano come un loro collega, non meno eminente, camminava lungo il perimetro della stanza, tenendo le mani dietro la schiena. Lui riversava nel mondo la sua cupezza così abbondantemente, come alcuni appassionati del piccante versano la salsa Chili sulla bistecca.

- Allora…, - Aleksandr posò la tazzina sul tavolo. - Con che minchiata hai avuto a che fare questa volta?

Denis si aspettava questa domanda. Si fermò davanti a una poltrona, posizionata perpendicolarmente al divano, si sedette su un morbido cuscino e, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, pronunciò in modo secco:

- Con dei cretini, Sasha… Con dei cretini.


Allora, i colloqui con gli impiegati della Zona 71, che ho fatto l'altro ieri, stavano procedendo secondo l'orario. Dovrei rendergli giustizia: nonostante varie dicerie, fantasie, derisioni e un atteggiamento arrogante nei confronti di noi e del nostro lavoro, nessuno di loro è arrivato in ritardo alla sua udienza. Tutto andava fin troppo liscio: nessuno, infatti, ha cercato nemmeno di protestare contro la videoregistrazione della conversazione. Questo andamento mi soddisfava un botto, perché voi entrambi sapete perfettamente quanto io odi fingere insicurezza e imbarazzo, abbassare gli occhi e cose del genere.

Come stava andando? Come sempre terribile, Masha. Come se non bastasse la mancanza di rispetto del personale di basso grado, il direttore della Zona mi aveva infuriato già di mattina .

Qualcuno ti ha mai detto che, quando sei stupita, strabuzzi gli occhi in un modo ridicolo? Beh, allora sarò il primo a dirtelo.

Chi era quell'uomo? Pavel Konstantinovič Tverdohlebov: classe A, quarto livello d'accesso, lavorava da più di trent'anni nella Fondazione. Era un uomo brizzolato, meticoloso, da una spiccata intelligenza amministrativa. Meglio di tutto il resto, mi ricordo le sue rughe sulla fronte per via della loro marcata profondità. Sembrava che il cervello nascosto dietro quelle rughe, avesse lavorato per decenni senza tregua dal momento in cui fu costretto ad adattarsi alla vera essenza del mondo. Scorrendo il suo curriculum, osserverai solo valutazioni positive. Parlando con i suoi colleghi, ascolterai solo giudizi positivi. Vedendolo in persona, ti farai un giudizio positivo, cosa che non ho potuto confermare. Questo eminente membro della Fondazione, infatti, non si è dimostrato minimamente gentile. Questa impressione non solo deriva solo dal fatto che ha storpiato il mio cognome. Diciamo così: in quel momento il colloquio era simile a un mare, in cui io ero un piccolo peschereccio, mentre Tverdohlebov era "la nona onda" del disprezzo e della noia. Sì, come sul dipinto di Ajvazovskij. E io non potevo permettermi di rovinare l'immagine, né tantomeno di manifestare il mio malcontento, perché bisognava a tutti i costi simulare la mancanza mancanza di autorità del Comitato Etico.

Non dirmelo, Ale. Sì, anche a me fa ridere. Tuttavia, non vi ho invitati per raccontare quale bastardo sia a capo della Zona 71, anche se ne parleremo ancora.

La cosa più interessante è accaduta durante l'ora delle visit libere, incentrate su varie questioni - __ è stranamente venuto qualcuno__. Una persona sola: un membro del personale scientifico, Novgorodov. Parlando sinceramente, aveva un aria talmente seria, che non credevo ai miei occhi.

Sul serio. Per la prima volta nella mia vita ho visto qualcuno venire spontaneamente a fare una visita all'osservatore superiore del Comitato Etico… non per raccontare un'altra versione della barzelletta sulla lampadina del cazzo.

Lui voleva sinceramente parlare con me.


L'altro ieri

- Signor sorvegliante, di quello che dirò in questo studio sarà a conoscenza solo il Comitato Etico e nessun altro? - la domanda fece subito drizzare Denis e guardare negli occhi Serghei Sergheevič. Tuttavia, lui non rispose subito: si alzò dalla sedia, si avvicinò all'entrata della stanza e bloccò la porta, usando la chiusura elettronica. Allora, nessuno poteva interrompere il dialogo.

Una volta tornato al suo posto, Denis sorrise amichevolmente.

- Ha completamente ragione, collega. L'informazione, detta da Lei qui, sarà accessibile solo ai membri del Comitato, - in quel momento, Sceptunov ancora cercava di trattenersi, non sapendo che dopo le parole che l'interlocutore stava per pronunciare, non avrebbe dovuto più mantenere quell'immagine odiata.

- Perfetto, - si calmò lo scienziato, asciugandosi la fronte con il dorso della mano - Vorrei denunciare l'illecito sfruttamento del personale della classe D e delle risorse materiali della Zona… da parte del suo direttore.

Nella stanza calò il silenzio - Novgorodov aspettava una risposta. Sceptunov, invece, guardava nei suoi occhi e capiva che stava perdendo il controllo della sua maschera. Il suo viso si contrasse, le dita, intrecciate tra loro, si strinsero ferocemente, e il sorvegliante del Comitato si chinò in avanti, quasi volesse scrutare lo spirito dello scienziato che stava di fronte a lui.

- Spero che Lei, signor Novgorodov, capisca quanto sia seria un'accusa del genere, - Denis era sicuro che in quel momento la sua voce avrebbe infuso timore - Lei dovrebbe avere delle prove serie per dichiararmi una cosa del genere.

- Le ho, - rispose l'interlocutore con voce sicura.


Oggi.

Mentre Novgorodov parlava, io rimanevo scioccato sempre di più. Anche tu saresti rimasta scioccata, Masha, se avessi sentito da lui tutti i dettagli del crimine.

Insomma, Serghei Sergheevič mi ha riferito che Tverdohlebov stava derubando la Fondazione ormai da più di mezz'anno. Incredibile, vero? Lo faceva falsificando i documenti sulle attività della Zona, dove aumentava le spese necessarie per fornire alimentazione al personale della classe D. Prevedendo la tue supposizione, Sasha, ti dico che… no, non si stava arricchendo a spese della Fondazione.

Tutto è stato organizzato in un modo molto più furbo: Pavel Konstantinovič in effetti acquistava una quantità di cibo eccessiva per la classe D, ma non per soddisfare la sua golosità. Serghei Sergheevič, guardandosi attorno, mi spiegò che sul territorio della Zona 71 anche la quantità del personale della classe D era maggiore, rispetto ai documenti ufficiali. Secondo lui, nella sezione logistica della Zona, c'era una stanza, un magazzino secondo i documenti, che in realtà era una prigione per undici o tredici persone di sesso femminile, di varia età e caratteristiche fisiche. Proprio da quelle persone era consumato il cibo in eccesso.

Cosa facevano lì, Sasha? Erano tenute in condizioni disumane: senza luce, assistenza medica e minime condizioni igieniche. Serghei Sergheevič sospettava che all'interno ci fossero addirittura alcuni cadaveri. Vedo che vuoi chiedermi perché erano tenute lì, ma allo stesso tempo hai paura di scoprire la risposta.

Risponderò anche senza la tua domanda, amico caro. Per essere violentate.


Il pesante silenzio, instauratosi nella stanza, quasi quasi si percepiva fisicamente. Maria e Aleksandr cercavano di "digerire" ciò che aveva raccontato Denis, mentre lui prese una tazza di caffè forte e assaggiò la bevanda tonificante. Dopo ogni parola pronunciata si sentiva meglio.

La terapia funzionava, come sempre.

Il dottor Zorn fu il primo a cercare di esprimere le sue emozioni:

- Sembra una cosa terribile, - pronunciò gravemente, stropicciandosi le sopracciglia.

- Lo so, Sasha, - Denis posò la tazzina sul posto, dopodiché si appoggiò con la schiena sullo schienale della poltrona.

- In che modo Tverdohlebov è riuscito a fare cose del genere per mezz'anno, senza essere scoperto dai reparti di guardia o dai tecnici? - Maria, a differenza di Aleksandr, come sempre analizzava il problema razionalmente, - Novgorodov l'ha spiegato?

- Sì, l'ha spiegato - Denis annuì alla domanda della moglie e alzò lo sguardo, fissandolo nel soffitto - Lui ha detto che questa situazione andava avanti grazie a un accordo tra Tverdohlebov e il capo della sicurezza della Zona 71, Boris Semenovič Bogatyrskiy. Il direttore della Zona aveva offerto al capo delle guardie il frutto proibito e in cambio aveva chiesto di allestire una stanza, a cui avrebbero avuto accesso solo loro due. Il problema della sorveglianza fu risolto molto facilmente - visitavano "la stanza del piacere" solo di notte, quando nei magazzini non c'era nessuno, fuorché un paio di guardie, per ammazzare la curiosità delle quali, bastò un leggero aumento della paga.

- Ma le registrazioni delle videocamere?

- Venivano cancellate da Bogatyrskiy dopo ogni visita, - rispose Sceptunov senza indugiare.

- Ohh, caaazzo… - pronunciò Aleksandr, coprendosi il viso con le mani.

- D'accordo, Sasha, - Maria estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e guardò il marito con sguardo interrogativo. Lui annuì e la donna iniziò a fumare, nella vana speranza di soffocare il suo odio verso gli esseri umani.


In tutta questa storia assai ripugnante rimaneva una sola domanda irrisolta: come Novgorodov è riuscito a scoprirlo? Ovviamente, gliel'ho chiesto.

Lui, a sua volta, ha risposto che nel suo… lavoro giocano un ruolo importante le videoregistrazioni degli esperimenti fatte dal sistema centralizzato che effettua la videosorveglianza negli ormai famigerati magazzini. Una volta, mentre Novgorodov lavorava con i server, cercando di estrarre frammenti di video utili, ha notato che i file delle registrazioni di ciò che accadeva in quel magazzino erano sempre della stessa lunghezza.

Un giorno, la curiosità di Serghei Sergheevič ha superato il suo desiderio di non avere problemi, e lui, pur non avendone il permesso, è riuscito a guardare un paio di quelle registrazioni. Ha scoperto che anche il contenuto era uguale: i movimenti delle guardie riprese non variavano. Non è sorprendente che nella testa di Novgorodov sia apparso il pensiero che i video venissero copiati per nascondere qualcosa che accadeva nei magazzini. Anche io avrei avuto lo stesso pensiero e anche io, così come Serghei Sergheevič, avrei desiderato infiltrarmi nei magazzini la notte dopo per scoprire tutto.

Quando ho chiesto a Novgorodov, quale fosse il suo movente, ha risposto con fervore "la devozione alla Fondazione". Questa risposta per me bastava, quindi ho lasciato Serghei Sergheevič finire il suo racconto.


- Insomma, quel giorno si è messo d'accordo con un membro della squadra tecnica ed è rimasto all'interno di un container vuoto per "scopi scientifici". Così ha scoperto questa faccenda della schiavitù sessuale. La frode finanziaria, invece, è stata dedotta: bisognava pur dare da mangiare qualcosa alle vittime.

Dopo aver finito di parlare, Denis finì il caffè rimanente in un sorso, si alzò dalla poltrona e pose la tazzina con il piattino sulla scrivania.

- Come ho capito, ti sei occupato personalmente di questa faccenda? - chiese Maria dopo un'ennesima tirata. E ancora Denis fece una smorfia, a sentire l'odore di tabacco.

- Sì, di persona, - si sedette sulla poltrona, poggiando le mani sui braccioli, - Sarebbe stato logico denunciare l'accaduto al reparto della sicurezza, ma ho pensato che il responsabile locale potesse essere coinvolto… Dunque, questo caso è stato posto sotto la giurisdizione del Comitato Etico.

- Fammi indovinare, - negli occhi di Sceptunova brillò una scintilla, - sei andato dagli afasici?

- Hai indovinato, - Denis sorrise per la prima volta dall'inizio della terapia, - Ho fatto proprio così.


Allora, Sasha, prima che tu mi chieda chi sono gli afasici e per quale motivo non mi sono rivolto ai vertici del Comitato o addirittura al consiglio O5, vorrei chiederti una cosa: secondo te, è lecito punire delle persone, basandosi sulle parole di un solo scienziato? Anche io penso di no. Dunque era necessario verificare la verità dell'informazione ricevuta, prima di rivolgersi ai vertici della Fondazione? Eccerto. Dunque, dopo la fine del tempo dedicato alle visite, io al più presto sono tornato da me, ho scaricato tutta la registrazione del dialogo con Serghei Sergheevič, ho preso un paio di siringhe con gli amnesiaci della classe A e mi sono recato nel più vicino… aspetta, ce l'ho scritto… ahem, "centro dei disturbi del linguaggio e della neuroriabilitazione", ecco.

Sai qual'è la capacità delle persone che soffrono di afasia, ma mantengono le capacità cognitive? Te lo spiegherò. Questi ragazzi non capiscono il significato delle parole singole o delle strutture grammaticali, ma lo compensano con un'acutissima comprensione delle intonazioni, del timbro, degli accenti logici, nonché della mimica, della gesticolazione e delle pose. Persone come loro, ascoltando un discorso abbastanza emozionante, intuiscono il suo contenuto e il senso, seguendo queste manifestazioni secondarie, anche se ogni parola di per sé per loro risulta incomprensibile.

Sì, è proprio una figata. Come puoi intuire, è impossibile ingannare quelle persone. Sì può trasformare la bugia in parole, ma gli afasici non le capiscono, mentre non è possibile ingannare la loro acuta percezione dell'informazione non-verbale. Sono dei poligrafi viventi, Sasha.

Vedo che inizi a capire, perché mi sono recato in quel centro.

Dunque, un'ora e mezzo dopo, sono uscito da quell'edificio con le siringhe vuote, pienamente convinto di ciò che bisognava fare. Per prima cosa, ho chiamato il sovrintendente della Zona 71 e, dopo aver brevemente descritto la situazione, ho chiesto di mandare la SSM Ni-8 "Polizia dei costumi" per effettuare un'operazione di cattura che volevo eseguire nell'arco di tre giorni. E dopo sono andato a dormire.


- Mi sono gettato nel letto, abbandonandomi a un profondo sonno, avrei pur dovuto compensare le notti in bianco che mi avrebbero aspettato da lì a pochi giorni. Dopo, mi sono incontrato con gli agenti, e abbiamo raggiungere i magazzini senza incontrare problemi. Dovrei ringraziare il sovrintendente per avermi dato la possibilità di attraversare i corridoi della Zona di notte, circondato da otto omoni armati, davanti alle guardie stupefatte, - Denis sorrise, ricordando quella sensazione. La sua cupezza è passata del tutto.

- Il colloquio è avvenuto l'altro ieri, quindi avete arrestato i bastardi la notte dopo, - Maria fece cadere la cenere dal mozzicone e lo pose sul piattino.

- Sì, e ho provato un grande piacere, osservando le loro facce tumefatte, - rivelò Sceptunov con sincerità, - Ma bisognava soprattutto occuparsi della Classe D. Proprio come aveva detto Novgorodov, lì si trovavano undici ragazze sporche, mentre la camera era ripugnante. Merda, piscio, un corpo marcio… L'odore era nauseante.

- Hai comunicato al sovrintendente la necessita della quarantena per le vittime e della disinfestazione per la camera? - Zorn fece una smorfia, dopo aver immaginato gli orrori, descritti dal collega.

- Certo, - annuì Denis, - Oltre a questo, l'ho informato della necessità di organizzare un processo.

- È stato breve? - Maria incurvò le sopracciglia, mentre guardava il marito.

Lui sorrise.

- Molto breve.


La seduta della terapia era conclusa. Denis, rimasto da solo dopo aver salutato i colleghi, non si sentiva più così abbattuto, come quando si era recato nello studio A-113. Sollevato, si avvicinò alla scrivania, si sedette sulla poltrona a rotelle e poggiò le mani sul piano di lavoro.

Per un paio di minuti Denis stette immobile in completo silenzio, godendosi la sensazione di leggerezza e leggerezza.
Un paio di minuti prima di immergersi di nuovo nel lavoro e, cosa più probabile, scontrarsi con un'altra manifestazione della degenerazione umana.

"No, non è la cosa più probabile," - pensò Denis, - "è una cosa certa".

Lui aprì un cassetto ed estrasse un block notes con una rilegatura di cuoio. Dopo aver preso un penna, Denis trovò la pagina giusta e lesse la prima riga".

"Imbecilli morti"

Emesso un sospiro, Sceptunov fece un clic con la penna e aggiunse a quattro decine di cognomi altri tre:

Tverdohlebov
Bogatyrskiy
Novgorodov

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