I Lupi alle Porte
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SCP-105 stava cercando di risolvere un cruciverba, quando bussarono alla sua porta. Non era una visita programmata, il che era preoccupante, ma almeno stavolta non c'erano esplosioni. Entrarono due donne in abiti eleganti, seguite da alcune guardie. Le donne sembravano gemelle, però c'era una sottile differenza che Iris non riusciva a cogliere. Avevano la pelle scura e i capelli ricci, i completi che indossavano erano grigi e a righine rosa. Una delle due portava un tablet come se stesse impugnando un'arma.

«Buongiorno, signorina Thompson» la salutò una delle donne.

La ragazza non era abituata a farsi chiamare così: per il personale, era sempre stata Iris o SCP-105.

«Buongiorno» rispose.

La donna indicò la sua compagna quasi identica a lei e disse:

«Questa è la signorina Sale. In quanto a me, puoi chiamarmi O5-10»

Iris fu colta alla sprovvista. Era un trucco? Aveva sentito parlare del Comando O5, ma non ci si aspettava mai che incontrassero di persona le anomalie.

«Io… salve»

La donna le rivolse un ampio sorriso e affermò:

«Volevo ringraziarti di persona per le azioni che hai intrapreso la settimana scorsa»

«Oh, ecco, ho solo…»

Iris iniziò a farfugliare una risposta, ma la donna la interruppe con un cenno della mano.

«Hai fatto quello che dovevi, ti capisco, ma il fatto che ne sei stata in grado? È stato notevole, signorina Thompson. E ha sollevato non poche discussioni»

«Discussioni?»

SCP-105 si chiedeva dove stesse andando a parare e a che gioco stesse giocando quella donna.

«Sei stata di grande aiuto. E siamo del parere che potresti tornarci ancora più utile. Tu e altri come te. Abbiamo revisionato i fascicoli sulla SSM Omega-7 e ci piacerebbe…»

Iris era pallida e inorridita:

«No, non può dire sul serio»

O5-10 rispose:

«Sono più seria che mai. Non hai visto come sono andate le cose, negli ultimi nove anni. Ci sono più anomalie ogni anno e siamo alle strette. Stiamo sorvegliando le porte meglio che possiamo, ma gli ululati sono sempre più forti. Non possiamo ignorare le risorse che abbiamo già. Stiamo assemblando una nuova squadra speciale mobile. In qualità di persona anomala con esperienza sul campo, vorremmo affidarti il comando di uno dei gruppi sul campo»

Iris si portò una mano alla tempia, cercando di calmarsi. Soltanto pensare a SCP-076-2 le faceva battere il cuore a mille.

«Non avete imparato nulla dall'ultima volta?»

O5-10 sorrise:

«Sì, abbiamo imparato parecchio. Ecco perché stavolta possiamo fare in modo che funzioni»

«Siete pazzi. Abele ha ucciso tutta la squadra, i suoi stessi compagni. E volete riprovarci?»

La donna scosse la testa:

«Non abbiamo alcuna intenzione di impiegare ancora SCP-076-2. Era un ovvio errore»

«Lei dice?»

SCP-105 strinse gli occhi. Non si fidava di lei: era troppo entusiasta, si stava sforzando troppo di convincerla. Il fatto che quella donna si dichiarava una Sovrintendente le diceva che la situazione non era proprio come la descriveva. Un'autorità così importante avrebbe dovuto imporglielo, non negoziare con lei.

«Vogliamo te e altri come te. Agenti con abilità anomale di cui possiamo fidarci. Persone al nostro servizio perché lo vogliono, non perché hanno un collare esplosivo o altre coercizioni»

L'espressione di O5-10 era sincera. Certo, era ovvio che non stava dicendo tutta la verità. Non era lontanamente sicura di non impiegare Abele come voleva far credere a Iris. Era una pessima bugiarda e SCP-105 le leggeva il senso di colpa per quell'omissione negli occhi, ma era comunque sincera. Se non credeva in tutto quello che stava dicendo a Iris, credeva nel concetto alla base, nell'idea di quella nuova squadra. Era questo che impediva a Iris di fidarsi di lei. La donna in verde che l'aveva convinta a unirsi alla SSM Omega-7 non era mai stata sincera. Sarebbe stato un tiro alla sorte, se avesse creduto in qualunque cosa uscisse dalla sua bocca. O5-10 continuò il suo discorso:

«Ti ricordi cosa provavi, quando usavi la tua fotocamera? Quando esploravi le tue capacità? Conosco quella sensazione per esperienza: non c'è niente di paragonabile»

Quell'affermazione punse Iris sul vivo, perché le mancava la fotografia. Le mancava imparare le cose nuove che poteva farci. Le mancava poterci giocare e basta. Era stato un gioco così divertente; no, era stato più che un gioco. Era stato una magia. Una magia che poteva toccare, una magia che faceva parte di lei. Era l'argomento che la donna in verde aveva tirato in ballo per indurla a collaborare. Ebbene, SCP-105 aveva quattordici anni a quel tempo. Giovane, ingenua e stupida. Gli ultimi nove anni le erano stati di lezione. Perciò rispose:

«No. Mi spiace, ma non posso rifarlo. Lei non sa cosa ho visto. Ho perso tutti i miei amici»

O5-10 si strinse nelle spalle:

«È ovvio che la scelta è tua, ma procederemo a prescindere. Dobbiamo farlo. La situazione diventa più disperata ogni giorno che passa. Se non sarai tu, sarà qualcun altro. Magari qualcuno che è solo un bambino. Qualcuno che non sa in cosa si sta cacciando»

Iris sentì un brivido scenderle lungo la schiena.

«Non potete farlo. Lei non capisce com'era, non sa come ridurrebbe chiunque scegliate»

«Hai ragione: non lo so. C'è solo una persona che lo sa davvero. L'unica che può aiutare chiunque scegliamo»

SCP-105 voleva strozzare quella donna, spezzarle il collo. Sarebbe stato facilissimo: prima che la guardia potesse anche solo sfoderare la pistola, avrebbe potuto ucciderla. Abele le aveva insegnato bene. Invece, trattenne la sua rabbia dentro di sé. In tono freddo, sibilò:

«Stronza. Maledetta stronza»

O5-10 non disse niente per un attimo, poi sorrise:

«Allora, ti unirai al progetto?»

Iris annuì, temendo cosa avrebbe potuto dire.

«Molto bene. Il capo della tua scorta di sicurezza verrà a farti visita presto, ti darà ulteriori istruzioni. Benvenuta a bordo, signorina Thompson!»

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