Cominciò con una parola. prima o poi si sarebbe espansa fino a diventare qualcosa di più grande. Avrebbe avvolto la realtà e sarebbe diventata il cuore dell'universo. Avrebbe connesso i mondi tra loro e ne avrebbe unito le genti. Ma sarebbe cominciato con una parola, e un uomo.
La parola venne incisa nella roccia. L'uomo vi stava sopra e, nel fondo dei suoi pensieri, sentì qualcosa di turbolento. Non sapeva di aver appena mutato il corso di tutti i mondi, ma poteva sentire che qualcosa era diverso. Il mondo era diventato un po' più ordinato.
Cominciò ad intagliare altre parole. Le rocce attorno a lui divennero un dizionario. In poco tempo, l'uomo venne circondato dalla lingua. Le parole si estendevano per miglia in ogni direzione, e non era ancora soddisfatto. Iniziò a cercare altra cose da incidere. Scrisse parole nella sabbia ai suoi piedi. Le incise su alberi e in campi. Tutti lo credevano impazzito. Per loro era un uomo folle che disegnava simboli senza significato ovunque andasse. E lo era. ma era anche qualcos'altro.
Altri cominciarono ad incidere. Seguirono il suo esempio, osservarono le sue tecniche, e cominciarono a crearsi un alfabeto tutto loro. Presto non ci fu un luogo al mondo che i fabbri di parole non avessero toccato. Uno ebbe l'idea di unire due parole assieme, e una frase venne formata. Seguirono i periodi, poi i paragrafi e le pagine e le storie.
Ma ogni lavoro era temporaneo. Le rocce venivano erose dal vento e dalla pioggia, la sabbia veniva riappiattita dalle onde del mare, e il legno venne arse in cenere. I discepoli si disperarono a vedere il loro lavoro distrutto, ma l'uomo continuò a scrivere, così anche loro continuarono a scrivere. Le storie si accrebbero fino a diventare belve che ingoiavano intere catene montuose. Ma l'uomo non era ancora soddisfatto. Mentre i suoi discepoli creavano epiche e poemi, lui continuò ad incidere una parola alla volta. Viaggiò, non si fermò mai tranne che per chinarsi e segnare la terra. i suoi discepoli, se così si potevano ancora chiamare, videro ciò come follia. Avevano tutte le parole di cui avevano bisogno per creare bellissime prose. Potevano far inginocchiare un uomo con una frase. A che gli servivano nuove parole?
Fino a quel momento, avevano spogliato la terra. Non vi erano più foreste, montagne o spiagge. Vi era solo una pagina di pietra arida. Gli uomini avevano passato anni ad incidere il loro capolavoro in miglia di roccia. Una volta terminato, avrebbero cancellato il loro lavoro e avrebbero cominciato da capo. Ognuno si spinse per battere l'altro, così da padroneggiare le proprie abilità letterarie. Erano tutti devoti alle parole. Solo uno, però, era devoto alla Parola.
Centotrentasette anni dopo che l'uomo incise la prima pietra, si fermò, appoggiò i suoi strumenti ai suoi piedi, si distese e morì. Nessuno se ne rese conto. Da tempo aveva ormai abbandonato i loro pensieri. Coloro che avevano memoria di lui lo ricordavano come uno stolto balbettante rimasto nel passato. Nessuno apprezzò il suo vero genio.
Come atto finale, incise sulla roccia. Come tutto il resto, era solo un simbolo. Tre linee e quattro curve. Eppure era il più potente di tutti.
Il terreno attorno cominciò a creparsi. Si espanse ed emerse, ingoiando interi appezzamenti di terra, le storie contenute su di loro e i narratori. La roccia si aprì al vuoto. I cieli divennero neri e discesero a banchettare. In milioni morirono per il fuoco per la paura e per l'odio, e la loro prosa morì con loro. E quando tutto era finito, quando i cieli si ripreso il loro posto legittimo e la terra si reclamò, il mondo era diventato una parola. La parola più grande, una che avrebbe riecheggiato per tutta la creazione. Era diventato la Biblioteca.