Il Re è Morto
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«Prego, sedetevi. Mettiamoci al lavoro. So che siete tutti impegnati e apprezzo che vi siate ritagliati del tempo per…»

«Dacci un taglio, O5-3»

«Uhm… molto bene. Credo che sappiamo tutti qual è il problema in questione: il recente disguido che si è verificato durante il nostro dispiegamento militare»

«Certo, “disguido” è proprio il termine da usare. Sai, perché la chiusura quasi totale di tutti i siti a causa di un intervento militare è…»

«Posso continuare, O5-8? Grazie. Stavo dicendo, gli avvenimenti recenti hanno causato un rilassamento del protocollo. Molti dei nostri siti hanno dovuto agire nell’isolamento quasi totale da ogni struttura di comando principale e le decisioni amministrative sono spettate a membri del personale che, in circostanze normali, non sarebbero in alcuna posizione di comando. Siamo riusciti a riportare le sezioni primarie alla normalità e ora la Sicurezza dei Siti è sotto la nostra giurisdizione»

«Scusa se te lo dico, O5-3, ma lo sappiamo già. Vai al punto»

«Ecco, uno dei principali siti di raccolta, il nostro complesso del personale primario, e due delle nostre più importanti strutture di contenimento per anomalie umanoidi si sono ritrovati sotto il totale controllo amministrativo del dottor Kondraki. Durante il suo periodo di comando, il numero totale di infrazioni della sicurezza, delle fughe di informazioni, dell’uso improprio delle risorse e delle brecce nel contenimento in quell’area ha superato la somma di tutte le infrazioni e le falle nella sicurezza avvenute nell’intera Fondazione negli ultimi cinque anni»

«In condizioni normali, questo avrebbe comportato la terminazione immediata, ma si è rivelata un’impresa difficile. Sembra che il dottor Kondraki incuta così tanto timore e rispetto che la sua rimozione ostile potrebbe scatenare una piccola rivolta nei siti sotto il suo comando. È anche abile a livelli inquietanti, quando si tratta di sfuggire ai pericoli e alla morte quasi certa. Anche se garantissimo il suo ritiro non terminale, la Marshall, Carter e Dark ha fatto dichiarazioni che ci danno motivo di credere che possano reclutare o catturare il dottor Kondraki»

«Quindi state dicendo che potrebbe stare per nascere una seconda Insorgenza del Caos?»

«Oh, ma porca troia, sapete che è tutta una dannata copertura per…»

«Non stiamo dicendo niente del genere, e comunque vorrei chiedere a tutti voi di mantenere un tono civile. Quello che sto dicendo è che ci occorre mobilitare un agente sotto copertura. Qualcuno di insospettabile, che possa uccidere Kondraki senza lasciare le prove che è un omicidio, che possa agire senza perdere la concentrazione sull’incarico. Qualcuno di fidato, esperto e sicuro di farcela»

«Il problema è che, al momento, sono tutti in missione. Chi potrebbe occuparsi di questo, fra quelli che abbiamo in questo sito?»

«Conosco la persona giusta»


«Ehi, Clef!»

«Ehi, Konny. Com’è andato l’esperimento?»

«Amico, è stato grandioso: un classe D si è trasformato in vapore!»

Il dottor Clef annuì, facendosi venire una lieve sfocatura sconcertante sui margini della testa. Il suo sorriso sfuggente si allargò quando superò il dottor Kondraki.

«Sembra uno spasso. Ora devo scappare, ma ti raggiungo tra poco»

Il dottor Kondraki rise, facendosi schricchiolare le nocche:

«Ah, non è un problema: avevo già intenzione di farmi una dormita nell’ufficio»

Si allontanò fischiettando, quando un piccolo sciame di farfalle apparve all’improvviso da un muro e iniziò a seguirlo. Se si fosse voltato, avrebbe visto il dottor Clef che lo fissava mentre andava via con un’espressione che avrebbe quasi potuto sembrare pentita, se non fosse stato per il sorriso. Kondraki era il re del mondo: era riuscito a scaricare tutte le sue ricerche su Bright e Iceberg e aveva persino rifilato tutti i suoi doveri amministrativi a dei bravi schiavetti terrorizzati che lavoravano sodo. Tra l’altro, era da settimane che non riceveva notizie dei tredici pezzi grossi al comando centrale; sembrava che gli O5 avessero finalmente capito che i suoi metodi, per quanto fossero brutali, funzionavano. SCP-408 volò davanti a lui, il piccolo sciame di farfalle cambiava colore a caso mentre il dottore raggiungeva la porta del suo ufficio. Entrò, lanciò il suo logoro berretto a visiera sull’attaccapanni e fece per sedersi alla sua scrivania. Poco prima di accomodarsi, notò il dottor Gears in piedi alla sua destra, con una cartella in mano. Sobbalzò, mentre lo sciame di SCP-408 continuava a volargli intorno, pronto a creare un diversivo da un momento all’altro.

«Cristo, Gears! Saluta o di’ qualcosa, che cazzo: avrei potuto spararti!»

Gears annuì, porgendogli la cartella:

«Ne prendo atto. In futuro, cercherò di essere più cospicuo sulla mia presenza. C’è stato uno sviluppo con SCP-408 di cui devi essere informato subito»

Il dottor Kondraki prese la cartella con riluttanza, borbottando mentre si sedeva e ne sfogliava i contenuti. Si fermò alla seconda pagina e si piegò in avanti, seduto sul bordo della sedia:

«Che diamine significa “terzo stadio vitale”? SCP-408 non ha mai dato segni di una cosa del genere!»


«Perché è diventato un problema? Sappiamo di questa instabilità da parecchio tempo, ma siamo stati con le mani in mano»

«Il dottor Kondraki e SCP-408 hanno un legame unico che la Fondazione ha trovato intrigante. È saltato fuori che un blando squilibrio chimico ha dato al dottor Kondraki una traccia al feromone che ha un leggero effetto ipnotico su SCP-408»

«Ed ecco perché lo seguono per tutto il tempo»

«Proprio così, O5-6. All’inizio, non riuscivamo a trovare l’impronta chimica esatta, ma di recente l’abbiamo decifrata e sintetizzarla è stato piuttosto facile. Dovremmo essere in grado di fornire un nebulizzatore sperimentale del feromone alle Squadre Speciali Mobili entro l’anno prossimo. Dopo questo sviluppo, l’esistenza continuata del dottor Kondraki è stata ritenuta meno essenziale»

«Abbiamo ancora il problema di Kondraki, il “Re delle Farfalle”. Quegli insetti non lo lasciano solo un secondo»

«Abbiamo già la situazione in pugno. Tutti i siti riceveranno un rapporto su un “terzo stadio vitale” che potrebbe essere una minaccia di classe Keter. Ogni singola istanza di SCP-408 sarà prelevata e contenuta senza eccezioni. Kondraki obbedirà, se non vuole fare i conti con la Giunta di Revisione. Appena SCP-408 sarà contenuto a dovere, inizierà la fase due»

«A proposito, ho ancora qualche dubbio: Kondraki mangerà la foglia per forza. Voglio dire, il tuo cosiddetto “agente speciale” si occupa quasi solo di scartoffie da un pezzo. Inoltre, Kondraki sospetta sempre qualcosa»

«Sì, il nostro agente è stato inattivo per un certo periodo, ma non è la sua prima missione di questa portata. Tra l’altro, nonostante i loro screzi iniziali, in un certo senso Kondraki si fida di lui. Non ci deluderà»


«Che significa che non posso entrare nell'unità di contenimento? Ho sempre avuto accesso a SCP-408, sai che questo rapporto è una stronzata!»

L'agente Dimitri Strelnikov fece un sorriso colmo di disagio, torcendosi le mani:

«Spiacente, doktor, ma ho le mani legate. Se il Comando O5 mi dice “che nessuno entri”, non faccio entrare nessuno. Il Capo della Sicurezza deve dare il buon esempio, senza dubbio mi capisci»

Kondraki imprecò e tirò un calcio alla porta di contenimento, prima di voltarsi e guardare il Russo dritto negli occhi:

«Senti, quante volte ti ho tirato fuori dai guai, eh? Lasciami solo controllare le farfalle, così mi accerto che vada tutto bene, d’accordo?»

Dimitri scosse la testa, costringendosi a sorridere:

«Non so come scusarmi, ma gli ordini sono ordini. Nessuno entrerà e nessuno uscirà per tre settimane. L’ordine è firmato da un O5, non ci si può fare niente»

Kondraki sbraitò, prendendo il suo cappello e urlando oscenità per vari secondi, poi afferrò la maglia dell’omone russo:

«Stammi a sentire, sono il cazzo di capo…»

Dimitri lo interruppe di colpo afferrandogli il braccio e torcendolo. Poi si frappose tra Kondraki e la porta di contenimento, con le mani dietro la schiena e i piedi paralleli. La sua faccia era una maschera di pietra.

«Le stavo parlando da amico, doktor, adesso le sto parlando da Capo della Sicurezza. Lasci quest’area immediatamente, doktor Kondraki, o sarò costretto a rimuoverla con la forza»

Kondraki era ancora fuori di sé diverse ore dopo, quando bussarono alla sua porta. Prima che dicesse “vaffanculo”, il dottor Clef entrò e si richiuse la porta alle spalle. Osservò l’ufficio, fischiando:

«Accidenti, dovevi proprio sparare al soffitto così tante volte? Certo, il computer si può ancora riconoscere a metà, non sarebbe stato meglio?»

Kondraki scosse la testa, rigirandosi una cartuccia per fucile a pompa tra le dita.

«Non adesso, Clef, non sono davvero dell’umore adatto»

Clef si accomodò su una delle poche sedie rimaste intatte e ghignò al dottore paonazzo dalla rabbia:

«Cose che capitano, Konny, lo sai. Forse è colpa di qualche casinista in fondo alla gerarchia, sai come le cazzate burocratiche salgono fino in cima. Abbi solo pazienza»

Kondraki si alzò e iniziò a camminare in giro per la stanza.

«So cos’hanno in mente. Hanno già provato a uccidermi più volte, ma me la cavo sempre. È così stupido, cazzo! Revocano tutte le mie ricerche, tentano di delegare ogni cosa, così quando non ci sarò più non lascerò un vuoto; ma non ho intenzione di farmi togliere di mezzo da quei tredici palloni gonfiati. Ho mostrato il potenziale bellico di innumerevoli oggetti anomali. In più, sono sempre un passo davanti a loro – sghignazzò e fissò il vuoto – Credono che separarmi da SCP-408 mi lasci indifeso? Stronzate. Stronzate, ti dico! Inoltre, nessuno ha le palle per vedersela con me! Per la puttana, ho cavalcato SCP-682!» rise, guardando Clef.

Alto annuì, distogliendo lo sguardo.

«Sì, sei davvero troppo pazzo da uccidere»

Entrambi ridacchiarono per qualche secondo, prima di tacere. Kondraki fissò Clef, il suo sorriso si spense lentamente mentre tornava dietro la sua scrivania.

«Allora dimmi, amico, perché hai passato così tanto tempo dietro una scrivania? Sembra strano che un “uomo d’azione” come te possa accettare di stare seduto in mezzo ai documenti, senza protestare»

Clef fece spallucce, sorridendo a trentadue denti:

«Be’, sai, sto ricaricando le batterie, molesto semi-umani, la solita roba»

La risata era forzata, il resto della conversazione era falso. Quando Kondraki prese il suo fucile a pompa e sparò a pochi centimetri dall’orecchio di Clef, fu quasi un sollievo.


«Non c’è da preoccuparsi delle ripercussioni? Kondraki è ben noto per la sua tendenza a fare danni collaterali»

«Abbiamo deciso che, alla luce della costante minaccia potenziale che rappresenta, le conseguenze immediate sono controbilanciate dai vantaggi a lungo termine»

«E la bomba nucleare del sito è menzionata da qualche parte nei piani d’emergenza?»

«Non in quelli principali»


-BRECCIA NELLA SICUREZZA DEL PERSONALE DI LIVELLO 1-
-SPARI-
-SPARI-
-DANNI STRUTTURALI AL PERSONALE DI LIVELLO 1: PORTE DEL PERSONALE 1-3-
-SPARI-

«Figlio di puttana! Che sta succedendo?»

Dimitri si ingobbì sul quadro di comando dell’allerta del sito, osservando i vari allarmi che scattavano, diversi schermi della sicurezza che inquadravano la scena dell’incidente. Sembrava che Clef e Kondraki fossero bloccati di nuovo in uno scontro a fuoco. Soltanto che quella sparatoria sembrava più violenta del solito. Tanto per cominciare, stavolta stavano sparando proiettili veri. Dimitri accese il microfono per sentire cosa si stavano dicendo, facendosi investire dalle esclamazioni e dagli echi degli spari:

«Avevi intenzione di intrufolarti e cogliermi di sorpresa? Oooooh, stai perdendo colpi!»

<Tre forti esplosioni>

«Konny, ti giuro che non ho idea di…»

«Oh, e adesso dovrei credere ad una sola parola che esce da quel cesso polimorfico?»

<Un’esplosione>

«Konny, datti una cazzo di calmata!»

Dimitri sospirò e si grattò una tempia, avvicinandosi all’interfono della sicurezza.

«Ci saranno molti fogli da compilare» borbottò, tirando su la cornetta.

Ma, prima che componesse il numero della squadra di sicurezza, gli suonò in mano. Sconvolto, per poco non lo fece cadere prima di premere il tasto della trasmissione. L'agente Strelnikov ascoltò in silenzio per trentotto secondi; annuì una volta e riattaccò la cornetta. Guardò gli schermi, poi l’interfono e deglutì. Dopodiché spense tutto e andò a bere un caffè. Era la prima pausa caffè che si prendeva da mesi.


«Stiamo lasciando troppi dettagli al caso. E se evita l’agente operativo in qualche modo? Kondraki ha dimostrato di essere bravo a difendersi, l’operazione potrebbe ritorcersi contro di noi in fretta»

«Se leggi la diciottesima pagina della terza sezione, vedrai una versione dettagliata e molto più chiara delle azioni. Lo scontro principale servirà a valutare il livello di degrado delle capacità combattive di Kondraki a causa del suo uso prolungato di SCP-408»

«Oh… mi sembra giusto, ma così non sarà più guardingo?»

«Sì: si concentrerà sul soggetto sbagliato»


Kondraki corse lungo il corridoio, stando a ridosso del muro. Il suo braccio sanguinante pulsava, ma continuò a scappare, aiutato dalla leggera pendenza. Non poteva più sentire Clef, ma sapeva che era lì da qualche parte, in attesa di tendergli un’imboscata. Sorrise coi denti insanguinati, mentre svoltava l’angolo. Sapeva dove sarebbe stato al sicuro e avrebbe potuto riorganizzarsi: nell’unico posto in cui nessuno avrebbe mai osato sparare un colpo, in cui nessuno avrebbe mai rischiato di scatenare l’ira funesta della Fondazione a causa dei danni collaterali. Barcollando in avanti, si gettò sulla porta d’acciaio. Ansimando, cercò la maniglia, spalmando sangue sulla placca di ottone con scritto “DOTT. GEARS”. Gears sollevò in fretta lo guardo dal suo schermo quando Kondraki zoppicò dentro, grondando sangue mentre richiudeva la porta.

«Dottor Kondraki, sembri in difficoltà, oltre che ferito»

L’uomo sanguinante rise e ansimò, appoggiandosi alla porta:

«Oooohh… cazzo, Gears, non hai… la minima idea… di quanto sia… felice… di sentirti»

Gears si alzò e raggiunse di corsa la porta, aiutando Kondraki ad attraversare l’ufficio.

«Siediti. Hai bisogno di cure mediche immediate. È in corso una breccia nel contenimento? Contatterò la sicurezza»

Kondraki trasalì a quelle parole e afferrò il camice da laboratorio del ricercatore più anziano:

«No! Niente sicurezza! Fammi solo… sedere»

Kondraki si accasciò sulla sedia dell’ufficio, sospirando e rabbrividendo mentre si massaggiava la spalla.

«Hanno… cercato di mandare Clef a uccidermi! Riesci a crederci? Sapevo che ci avrebbero provato, prima o poi. Ma porca troia, se fa male! Hai degli antidolorifici, Gears?»

Lo scienziato più anziano scosse la testa, guardando Kondraki:

«Mi dispiace, ma non tengo medicinali a portata di mano nel mio ufficio. Tutte le sostanze chimiche necessarie per gli esperimenti sono custodite…»

«Lo so, lo so. Cristo - Kondraki si strofinò il volto, a occhi chiusi – Mi serve… solo un secondo per riorganizzarmi. Poi riprenderò il controllo: aprirò qualche porta» sospirò, riprendendo fiato.

Non sentì lo schiocco del grilletto finché il proiettile non gli perforò la tempia. La pallottola di calibro quarantacinque lacerò lo scalpo e bucò il cranio proprio mentre Kondraki pensava:

“Cosa?”

Mentre tutti i suoi ricordi, sogni e piani gli scorrevano davanti agli occhi, Kondraki fu consapevole di dov’era un libro che aveva messo al posto sbagliato settimane prima e sentì il profumo del suo dopobarba nello stesso momento. Poi tutto quanto, dopobarba, libro e cervello, uscì dal buco esplosivo nel lato sinistro del teschio dell’ormai ex dottore. Si contorse una volta, prima di cadere in avanti, colpendo la scrivania con tanta forza che, se fosse stato vivo, si sarebbe procurato una contusione. Gears rimise la pistola nella tasca del suo camice. Guardò il pavimento, impassibile, mentre la sua vittima gli imbrattava la scrivania di sangue. Alzò lentamente una mano e la mise sulla spalla del morto. Chiuse gli occhi per una manciata di secondi, prima di riaprirli. A quel punto, pulì la sua pistola e riposizionò le mani di Kondraki.


«Ho ancora dubbi sulla scelta operativa. La sua ultima azione di combattimento non è stata quattro anni fa?»

«Combattimento, sì. Il controllo di soggetti ribelli non è considerato un’azione di combattimento»

«Se è così, allora quando è stato attivo per l’ultima volta?»

«Temo che quest’informazione sia ancora riservata»

«D’accordo, proviamo con questo. Che copertura ci inventiamo?»

«In casi come questo, i vecchi metodi sono i migliori»


-Avviso di Morte del Personale-

Nome: Dott. Benjamin Kondraki

Causa del Decesso: Ferita da Arma da Fuoco Autoinflitta

Informazioni: Il soggetto era noto per mostrare un estremo disturbo bipolare e paranoico, in concomitanza con uno squilibrio chimico. Il soggetto è entrato in uno stato psicotico durante una conversazione con un suo collega. Il soggetto ha tentato di uccidere diversi membri del personale, poi ha cercato di prendere in ostaggio un membro del personale senior. Secondo i rapporti, il soggetto era incoerente e in uno stato di agitazione estrema e ha minacciato più volte di suicidarsi durante l’episodio. Il soggetto ha dichiarato in diverse occasioni la sua intenzione di assassinare il membro del personale senior, prima di puntarsi la pistola alla tempia. Le squadre della sicurezza sono intervenute troppo tardi per impedire l’azione del soggetto.

Post-Azione: I servizi di sepoltura devono essere tenuti immediatamente. Si stanno svolgendo i colloqui di lavoro per sostituire il soggetto.

Stato del Caso:
Chiuso


«Si è sparato? Sul serio, Gears? Sul serio?»

«Sì»

«Guardami dritto negli occhi. Guardami dritto negli occhi e dimmelo»

«Si è sparato»

«Non puoi dire stronzate a uno che dice sempre stronzate, Gears»

«…»

«Almeno ucciderlo è stato difficile per te?»

«…»

«Sai una cosa? Non rispondermi. Non voglio saperlo, dico davvero»

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