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Originale: The High Court with the Magic Army
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PRIMA
«Ho intenzione di parlare con gli altri Sovrintendenti. Voglio che tu venga con me» disse O5-10.
Sale sapeva che quel momento sarebbe arrivato, da quando avevano fatto visita agli oracoli. La sua prima reazione fu entusiasmo controllato. Com'era tipico dei Tuttofare, aveva conosciuto solo alcuni dei Sovrintendenti. Persino quando si lavorava così vicino al Comando O5, non ci si scordava mai quanto incredibili fossero davvero. Chi non sarebbe stato curioso?
Poi si chiese perché O5-10 volesse farlo. Alcuni dei Sovrintendenti si portavano soci dappertutto, ma O5-10 era una tipa solitaria. E il voto per la SSM Alfa-9 era imminente. Sale si rese conto che la sua capa si aspettava di morire. O5-10, l'Archivista, la custode delle fini del mondo, era sempre stata una fatalista. Quello era un gesto di addio.
O5-2
«Avevo consigliato di aspettare» disse la Giardiniera, in tono gentile.
Incontrarono O5-2 nel giardino che conteneva SCP-006. Lì, intorno alla fonte della giovinezza, la vegetazione cresceva fitta, rigogliosa e aliena. C'erano specie che vivevano lì e in nessun altro posto: rifugiati primordiali da epoche passate. O5-2 era un'anziana donna bianca che sembrava una nonna. Era una dei Sovrintendenti più vecchi, forse una dei primi dodici.
Indossava abiti borghesi, uno scialle grigio lavorato a maglia decorato con fiori rosa e un cappello di paglia che nascondeva quasi del tutto le cicatrici sul suo volto. Sale la invidiava. Essendo l'esca di O5-10, si muoveva come lei, sorrideva come lei e indossava i suoi stessi vestiti aderenti e comprimenti. Si domandò se anche O5-2 impiegasse esche fra i Tuttofare: un piccolo manipolo di nonne con lo stesso scialle a fiori.
«Secondo me, il voto passerà. È solo una questione di come. Hai dalla tua parte O5-4, O5-9, me e te. Il tuo problema sarà superare i quattro voti» disse O5-2.
«O5-7 sostiene il progetto Resurrezione» affermò O5-10.
«Ma certo. Non si è mai pentita dei tempi della Commissione Bowe, ma è una stratega fino all'osso. Se il suo voto sarà contrario, aspettati un attentato alla tua vita nei prossimi giorni» la avvertì O5-2.
O5-10 sembrava sbigottita:
«Non lo farebbe mai!»
«Certo che no. O5-7 è come un barometro. Se si schiera contro di te, vuol dire che sa qualcosa. Dovresti parlarne con lei al più presto»
O5-3
Fu una dei rappresentanti di O5-3 a fare visita a O5-10, circondata da agenti della SSM Alfa-1, la Rossa Mano Destra. Quella squadra speciale mobile era l'unità operativa personale del Comando O5: in parte un terrificante squadrone inquisitorio, in parte le guardie del corpo dei Sovrintendenti. O5-3 non ne faceva grande uso, poiché preferiva altri metodi di sicurezza, ma elargiva agenti e risorse a tutti i suoi assistenti.
Sale conosceva quella rappresentante alla lontana: era una donna nippoamericana ben vestita, il cui nome in codice era "Selce". Selce consegnò una busta a O5-10. Conteneva una chiavetta decorata con l'adesivo di una faccina sorridente, che O5-10 intascò senza spiegazioni, e un biglietto di costosa carta da lettere.
Scusa, ma questa non è la mia battaglia. Se ti serve altro, sei libera di rivolgerti a me.
— O5-3
O5-4
Il messaggio dell'Ambasciatore le avvisò che il punto di incontro era "un posto che non era fatto per gli umani". Saltò fuori che si trattava di un locale di Waffle House, da qualche parte nell'Iowa. Era notte fonda e di fuori c'era la neve. Sale osservava gli avventori del locale, mentre aspettavano. Una donna con un berretto a visiera, orecchini a cerchio e scarpe da tiptap. Un omone imponente con la pelle verdastra. Un uomo ingobbito a sei tavoli di distanza.
Sale distolse lo sguardo, poi si voltò ancora e l'uomo ingobbito era a cinque tavoli di distanza. Poi fu a tre tavoli di distanza. Sale era addestrata per valutare i dettagli in fretta: gli occhi dell'uomo erano del colore sbagliato. I suoi vestiti erano della taglia sbagliata. Il suo naso aveva solo una narice. Gli altri clienti le davano la stessa impressione: anche da lontano, c'era qualcosa di strano. L'unica eccezione era la cameriera, che le fissava con uno sguardo intenso.
«Signora?» chiese Sale.
«Va tutto bene» mormorò O5-10.
«Ciao»
Sale alzò lo sguardo e vide O5-4, che le sorrideva come se nulla fosse.
«Scusatemi per l'attesa»
«Nessun disturbo» rispose O5-10.
Sale guardò ancora l'uomo ingobbito: era a sei tavoli di distanza. La cameriera guardò O5-4, sospirò e si voltò. O5-4 sembrava lo stesso di sempre: il suo completo e le sue scarpe erano immacolati, per nulla rovinati dalla nevicata. Non sembrava neppure che avesse freddo. Era quello il tratto distintivo di O5-4: tutti i Sovrintendenti sembravano sovrannaturali a volte, ma O5-4 lo era davvero. Molte persone lo trovavano irritante: troppo misterioso. Anche se era insolitamente aperto sulle sue informazioni private.
Sale sapeva che veniva da Toronto, che era un Aborigeno, che alla nascita era stato una femminuccia, che era stato un eccezionale agente operativo della Fondazione e che gli piaceva fare giochi di prestigio, in cui però non era bravo. Non sapeva così tante cose nemmeno su O5-10. Tuttavia, O5-4 non parlava mai del suo tratto più notevole: una proprietà anomala che gli consentiva di percorrere distanze enormi in tempi dalla brevità impossibile. Sale lo capiva: O5-4 era come un vampiro in un mondo in cui nessuno sapeva alcunché sui vampiri. Perché dire alla gente dei crocifissi e dell'aglio? Tutti i Sovrintendenti erano così, ma O5-4 più di tutti.
«Cos'è questo posto?» gli chiese.
O5-4 prese il menù e rispose:
«È un locale di Waffle House alle tre del mattino. Un posto di erroneità ed entità innaturali. Ma mi sto ripetendo»
«Quindi non siamo in pericolo?»
O5-4 rise:
«Signorina, siamo sempre in pericolo. Il mondo è un posto pericoloso. Se la minaccia è più velata qui che altrove, almeno tutti seguono gli stessi schemi, o sbaglio?»
Sale guardò la sua capa. O5-10 sembrava indifferente. La sosia insisté:
«Questo sembra SCP-1670. Dovrebbe esserci una regola sull'avere due anomalie uguali»
«Lo terrò a mente, la prossima volta che ci parlo»
«Con chi?»
«Eh»
O5-10 interruppe la discussione:
«Ti ho chiesto di incontrarmi perché voglio sapere il tuo voto»
O5-4 sembrava stupito:
«E perché mai? La mia opinione rimane quella di sempre. Non vedo alcun motivo per cui dovrei oppormi all'uso di anomalie»
«Potrebbe mettersi male. Volevo chiederti se vuoi astenerti»
La cameriera servì dei vassoi a tutti e tre, anche se non avevano ordinato. Uova al tegame per O5-10, uova in camicia per Sale, che era proprio quello che aveva pensato di ordinare, e una pigna di cialde affogate nello sciroppo d'acero per O5-4. Egli ci affondò la forchetta e rassicurò la collega:
«Apprezzo la tua preoccupazione, ma non sono in pericolo. Mi spiace solo poter fare ben poco per aiutarti»
O5-10 esitò, prima di annuire:
«Capisco. Sai della…»
O5-4 la interruppe con una risatina sdegnata:
«Possibile minaccia di assassinio? Sì. Che spreco. È più divertente quando tutti i giocatori sono seduti al tavolo, non trovi?»
«Ci sono solo tredici posti. Ciascun giocatore può essere sostituito» rimarcò O5-10.
O5-4 mangiò un altro boccone di cialde e rispose:
«Dipende tutto dal tavolo a cui ti riferisci. In ogni caso, puoi stare certa che avrai il mio voto. E che non sarò io a pugnalarti alle spalle»
Concluse l'ultima frase con un sorriso.
O5-5
Incontrarono il Merlo nella struttura più impegnata della Fondazione dopo il Sito-19. O5-10 e Sale dovettero farsi strada in un alveare di attività per trovare l'ufficio giusto. O5-5 era nel mezzo di una discussione con un uomo tarchiato che sembrava a disagio. Quando vide le due donne fuori dall'ufficio, sorrise sotto i suoi baffi brizzolati:
«Entrate pure!»
Indossava una cravatta nera e gialla decorata con disegni di merli. Sul suo cappello grigio, c'era una spilla a forma di merlo. Tutti sapevano che O5-5 era proprio fissato con quegli uccelli. Sale osservò che, in realtà, quello era l'ufficio dell'uomo tarchiato. Le sembrava un segretario. Di certo non era autorizzato a partecipare alle discussioni del Comando O5. O5-10 parlò al collega con una cordialità forzata:
«Credevo che fossi da solo. Tornerò appena…»
O5-5 strizzò l'occhio al segretario e la interruppe:
«Oh no, va bene così. Cosa posso fare per te?»
«Sono venuta per chiederti quale sarà il tuo voto» rispose O5-10.
«Riguardo alla SSM Alfa-9?»
O5-10 annuì. O5-5 scosse la testa:
«Oh, no. Per carità, no. Una proposta del genere non dovrebbe mai passare»
Lo stomaco di Sale si rivoltò. Si aspettava che O5-5 si astenesse. Non era favorevole ai progetti del genere, ma se li trovava abbastanza interessanti, di solito era disposto a farsi da parte. Se la sua reazione era quella, apriti cielo.
«C'è qualcosa che potrebbe convincerti del contrario?» gli chiese O5-10.
«Uhm… ne dubito. Se questo progetto va in porto, metterà in pericolo l'intera Fondazione»
O5-10 fece per ribattere, ma O5-5 non le diede il tempo di parlare. Diede una poderosa pacca sulla spalla del segretario spaventato e aggiunse:
«Tra un anno, potrei dirti che te l'avevo detto, fra le rovine di ogni ufficio, sopra il cadavere di questo poveraccio!»
«Giusto» sibilò O5-10, gelida.
O5-5 sorrise e proseguì:
«D'altro canto, chissà? Mi è già capitato di sbagliarmi. Magari funzionerà. O magari la fine del mondo per come lo conosciamo non sarà così male»
O5-10 fece una smorfia contrariata. La giovialità di O5-5 scomparve:
«Scherzi a parte, mi dispiace, O5-10. Ma non voterò per il progetto Resurrezione»
O5-10 annuì:
«Grazie per il tuo parere»
«Non c'è di che»
Detto questo, O5-5 si volse al segretario:
«Allora, dove eravamo rimasti?»
O5-10 e Sale uscirono dall'ufficio, mentre l'impiegato faticava a trovare una risposta.
O5-6
Incontrarono l'Americano a una stazione affollata da centinaia di persone davanti a centinaia di schermi. Lì, impegnato a camminare avanti e indietro e a gridare ordini, O5-6 era come a casa. Era un uomo bianco abbronzato con un completo bianco, un bastone bianco con l'impugnatura a forma di testa di lupo e il suo inseparabile cappello di paglia della Stetson. Era ovvio da dove venisse il suo nome in codice. In quel momento, stava supervisionando le conseguenze di una breccia nel contenimento. Uno schermo raffigurava un incendio, un altro mostrava una torbida inondazione scolorita; su un terzo schermo, si vedeva un mare rosso. O5-6 coordinava tutte le operazioni:
«Richiamate le squadre dal Settore 17 e mandatele nel Settore 8. Il Settore 17 è perduto, ho visto di cosa sono capaci le tagliatelle. Mandate un'altra squadra nel Settore 5: non possiamo permetterci un altro alluvione di fettuccine»
O5-10 e Sale osservavano O5-6 mentre dirigeva le sue forze armate con maestria e rapidità. Quando sembrò che la breccia nel contenimento fosse sotto controllo, si avvicinò alle due donne e le salutò:
«Qui siete libere di parlare: mi fido di tutti, in questa stanza»
«Ho ricevuto l'allerta della breccia nel contenimento mentre venivo qui. L'hai gestita bene» si complimentò O5-10.
O5-6 ridacchiò:
«Stai cercando di blandirmi?»
O5-10 fece per obiettare, ma lui la fermò con un cenno:
«Sto scherzando. Ho letto il rapporto sulla SSM Alfa-9 che mi hai mandato. Sarei stato più contento se me l'avessi inviato prima di avviare il progetto Resurrezione»
O5-10 chinò lo sguardo:
«Per quello chiedo scusa. Ho interpretato male la situazione. Non volevo renderti il lavoro più difficile»
O5-6 annuì:
«Il tuo non è l'unico rapporto che ho ricevuto in questi giorni. Me ne sono arrivati parecchi soltanto dall'ufficio di O5-8. Sembra che non approvino l'Ultima Speranza»
«Qual è il rapporto che ti è sembrato più convincente?»
«Tutti i rapporti mi sono sembrati convincenti. Vedo parecchi vantaggi e parecchi svantaggi. La tua iniziativa potrebbe essere un disastro in agguato»
«Sì, credo che i vantaggi compensino i rischi»
«Lo apprezzo, ma sono comunque altri rischi che si aggiungono a quelli con cui abbiamo già a che fare»
O5-6 indicò gli incendi che si vedevano agli schermi:
«L'Insorgenza del Caos ha fatto breccia nel contenimento di SCP-4503 per la terza volta, quest'anno. Si prendono gioco di noi, perché siamo vulnerabili»
«Con tutto il rispetto, secondo me è proprio per questo che ci serve la SSM Alfa-9» ribatté O5-10.
«O magari significa solo che non possiamo permetterci altri rischi. Se ne vale la pena, trova un modo per dimostrarlo»
O5-7
La Verde era una paffuta donna tailandese che si vestiva come se avesse fatto esplodere un mercatino dell'usato. Al contrario di O5-6, non avrebbe mai potuto essere scambiata per una stella del cinema. Però indossava il suo potere come una seconda pelle. Stava sulla prua di una nave da guerra, intenta a osservare l'orizzonte. La sua sciarpa verde menta sventolava nelle correnti d'aria. O5-7 indicò dei cannoni montati su enormi torrette e chiese:
«Riconoscete questi?»
Sale non aveva idea di cosa fossero. Erano lucenti, blu e cromati: sembravano usciti da un racconto di fantascienza neoclassica. O5-7 spiegò, in tono ammirato:
«Si chiamano Cannoni-L. Sparano fulmini anomali. Non sono fatali e non si disperdono in acqua. Usano tantissima acqua, perciò il posto migliore in cui usarli è l'oceano. Li usiamo per sottomettere le anomalie acquatiche»
«Pistole stordenti arcane» disse Sale.
«Erano compresi nel progetto Zeus. Armamenti anomali: fulmini dal cielo, giusto? Il progetto Zeus sembrava piuttosto promettente, prima che il Comando O5 lo scoprisse e lo bloccasse»
«Ho notato il parallelismo» commentò O5-10, beffarda.
«Hanno costruito solo cinque di questi gioiellini, ma abbiamo imparato molto. Se bloccano il progetto Resurrezione, avremo imparato molto anche stavolta. E potremo ritentare fra dieci anni»
«Potremmo non avere altri dieci anni» protestò O5-10.
«Siamo quasi immortali: abbiamo tempo»
«E se non lo fossimo? E se la fine fosse dietro l'angolo?»
O5-7 la mise a tacere con un gesto della mano:
«Parli proprio come l'ultimo O5-10. Mi ricordi che la conoscenza può davvero essere troppa: sapere tutte quelle fini del mondo ti ha mandata in paranoia. Guardati intorno. Cosa vedi?»
«Vedo il mare e l'alba»
«Vedi il mondo. È ancora qui. Nonostante tutto, siamo ancora qui»
Ci fu un lungo silenzio, rotto solo dalla brezza oceanica che soffiava intorno a loro. O5-10 chiese:
«Hai aiutato il progetto Resurrezione più di chiunque altro. Come hai intenzione di votare?»
O5-7 sorrise e fece spallucce:
«Non lo so»
La nave da guerra salpò, verso l'alba.
O5-8
Incontrarono il Novello in un ufficio affollato, ingobbito sulla sua sedia e circondato dai suoi rappresentanti. Sale percepiva il disagio nei loro sguardi. Aveva sconsigliato a O5-10 di andare da lui: O5-8 non avrebbe mai sostenuto il progetto Resurrezione. Nove anni prima, O5-8 era stato il Sovrintendente reclutato più di recente, come adesso lo era O5-10. Sale ricordava che, ai tempi, era un uomo ambizioso e molto energico.
Una delle sue prime azioni era stata l'approvazione di un piano del dottor Kondraki che aveva condotto alla distruzione del Sito-19. Non si era mai ripreso da quella figuraccia. Adesso erano i rappresentanti di O5-8 a dirigere il suo ufficio, oltre che a parlare per lui. La prima che parlò fu Abete, una donna intransigente che O5-8 aveva scelto nove anni prima come la sua addetta al controllo dei danni:
«Non riesco a credere che sia venuta qui. Sai come si dovrebbero fare queste cose, ma hai deciso di infrangere le regole»
Il secondo a prendere la parola fu Salice, che lavorava sull'infrastruttura della Fondazione e, secondo le voci di corridoio, non era stato eletto a Sovrintendente per poco. Rimproverò O5-10:
«Sei nuova. Un Sovrintendente può fare tutto quello che vuole, ma non dovrebbe. Non avevi alcun diritto di avviare un progetto simile. Prima saresti dovuta venire dal Comando O5»
Dopodiché parlò Corniolo, che parlava per O5-8 a tal punto che molti credevano che fosse lui O5-8:
«Non so cosa diavolo è venuto in mente a te e al tuo personale. Nei programmi del Comando O5 ci sono parecchi progetti che sono davvero validi: più manodopera, espandere le squadre speciali mobili che abbiamo già, rinnovare le operazioni attuali, invece di cominciarne di nuove. Come cazzo si fa?! Diglielo anche tu, Sale! Non sei stupida»
Sale distolse lo sguardo. Era abituata alla paura e al rispetto che O5-10 incuteva; l'atteggiamento del personale di O5-8 la inquietava. O5-10 guardò O5-8 e lo sfidò:
«Se hai un parere da esprimere, voglio che sia tu a dirmelo»
Salice sbottò:
«Parliamo noi per O5-8, lo sai. Abbiamo…»
«Uscite» mormorò O5-8.
Calò il silenzio.
«Non O5-10 e la sua esca, il resto di voi. Uscite dalla stanza»
Salice sembrava sbigottito:
«Ma…»
O5-8 strinse i braccioli della sua sedia:
«Fuori!»
Abete scosse la testa e uscì. Corniolo la seguì con calma. Salice rimase seduto per un attimo, prima di alzarsi; riusciva a malapena a trattenere la sua rabbia. In pochi istanti, nell'ufficio rimasero solo O5-8, O5-10 e Sale. O5-8 parlò con voce rauca:
«Hanno ragione: il tuo progetto fallirà. Quello che facciamo è sbagliato. Tredici persone che controllano la sorte della Fondazione e dell'intera umanità? È uno scherzo crudele. Nessuno di noi merita questa carica»
I due Sovrintendenti si fissarono in silenzio per qualche istante, prima che O5-8 sibilasse:
«Ma tu te ne andrai prima di me»
O5-9
In passato, la Forestiera era stata Donna Whetu Taylor, una Neozelandese Maori e rinomata geologa. Aveva attirato l'attenzione della Fondazione quando aveva scoperto la presenza di anomalie in autonomia. Stava elaborando una teoria unificata delle anomalie. Non era perfetta, ma impressionò il Comando O5 a tal punto che fu messa in una lista molto insolita: la lista per sostituire il Sovrintendente più sfortunato.
O5-9 portò le due donne a visitare SCP-2697, il bacino idrografico di un torrente in Nevada che bruciava di fuoco anomalo una volta all'anno. Quando il loro elicottero atterrò, sollevò una nuvola di cenere grigia. Sale seguì le due Sovrintendenti attraverso la polvere. O5-9 sembrava impaziente e imbarazzata:
«A parte le nostre protezioni, che non posso studiare, questa è solo la seconda volta che mi avvicino così tanto a un'anomalia, da quando mi sono unita al Comando O5. La prima volta è stata con quell'oracolo»
O5-10 annuì. Sale le osservava, intrigata. Secondo le regole, i Sovrintendenti non avevano il permesso di venire a contatto con le anomalie. Nella pratica, finché non lo facevano in pubblico, chi poteva fermarli? Ma, per quanto il Comando O5 non avesse davvero limitato il suo accesso, O5-9 veniva tenuta in disparte più degli altri. Le tre donne camminavano attraverso un boschetto di pioppi dalle foglie un po' bruciacchiate.
Se non fosse stato per la cenere sul terreno, nessuno avrebbe potuto immaginare che lì fosse divampato un incendio boschivo, qualche giorno prima. O5-9 si fermò per esaminare un coniglio. Come la maggior parte degli animali di SCP-2697, sembrava molto incuriosito dalle intruse. Una delle sue zampe era bruciata quasi del tutto e si vedeva l'osso. O5-9 fece per toccarlo, esitò e chiamò un agente per chiedergli di tenere il coniglio per lei. Mentre analizzava la creatura, O5-9 commentò:
«Notevole: la zampa è del tutto funzionale. La maggior parte del pelo non sembra neanche bruciata. Qui ci sono due anomalie: la prima esiste per contenere la seconda, qualcosa sotto i nostri piedi, pericolosa per tutte le forme di vita»
Tese la mano per farla annusare al coniglio e proseguì:
«Questi animali sono agenti del mondo paranormale. Ci tengono al sicuro e vengono ricompensati per questo»
Indicò la zampa del coniglio, su cui la cenere stava facendo crescere della carne sull'osso scoperto, e spiegò:
«Questo posto sarà anche un'anomalia, ma ha i nostri stessi scopi: sicurezza, contenimento, protezione. Perché non prendiamo coscienza di questa affinità?»
O5-10 tacque. O5-9 sorrise nella brezza:
«Ecco perché volevo venire qui. Volevo vedere che non siamo soli»
Dopo quella gita, andarono in un bar. O5-9 beveva come una spugna e O5-10 non era da meno. Sale le guardava in silenzio. O5-9 confessò:
«Devo ammettere che sono frustrata, a volte: siete tutti così circospetti! Sai, nessuno mi ha spiegato niente di tutto questo. All'inizio credevo che fosse perché ero nuova. Poi hanno aggiunto te, che sei…»
O5-10 guardò nel suo bicchiere e affermò:
«Sono una di loro, mentre tu non lo sei»
«Almeno sei un'amica. Gli altri sono sempre riservatissimi. Mi date l'impressione che vogliate essere all'altezza della vostra reputazione da "consiglio onnisciente di possibili cattivoni". Mi stupisce che non abbiamo gatti da accarezzare e baffi da lisciare. Ehi, aspetta: O5-5 ha davvero i baffi»
«Sai, una gatta l'avevo. L'ho data in adozione quando mi sono unita al Comando O5»
O5-9 scosse la testa:
«Dio santo, se questo è il genere di informazioni private che ti lasci sfuggire quando ti ubriachi, campa cavallo!»
Rimasero in silenzio per qualche secondo. Poi O5-9 disse:
«Mi dispiace per la tua gatta»
«Non è niente, sta bene»
«Allora, perché sono diversa?»
O5-10 sembrava combattuta. Alla fine, svuotò un altro bicchiere e respirò a fondo:
«Oh, al diavolo! Se non ne ho ancora per molto, consideralo il mio regalo di addio. Gli altri Sovrintendenti hanno paura di te»
O5-9 alzò un sopracciglio, perplessa:
«Perché mai dovrebbero avere paura?»
«Perché pensiamo tutti allo stesso modo. È naturale che succeda, quando si scalano i ranghi della Fondazione. La tua visione dell'universo è diversa dalla nostra. E pure la visione che l'universo ha di te»
Volse lo sguardo a Sale e le ordinò:
«Aiutami a spiegarglielo»
Sale era sbigottita, ma obbedì:
«Non hai alcun sostenitore personale e il Comando O5 sa che non attaccherai nessuno. Il fatto è che hanno scelto te per sostituire il Sovrintendente SCP-963-2, non qualcun altro»
«Oh?» mormorò O5-9.
«Una grandissima parte dell'anomalo dipende dal punto di vista. Tutti quei maghi autodidatti nella Mano del Serpente e nella Coalizione. Le nostre procedure speciali di contenimento più esoteriche, basate sui pensieri. La nostra intera Divisione Antimemetica. Il Comando O5 ha paura di perdere il tuo punto di vista unico. Hanno anche paura di ciò che il tuo punto di vista potrebbe fare: sono convinti che cambierai tutto, che sarai spazzata via dall'esistenza o una combinazione di entrambe le cose»
Rimasero in silenzio a lungo. Poi O5-9 chiese a O5-10:
«Distruggerò il mondo?»
«Tutti noi distruggiamo il mondo, in un modo o nell'altro» rispose O5-10.
«Lo salveremo?»
O5-10 fissò il suo bicchiere vuoto e sospirò:
«Chi lo sa?»
O5-10
L'Archivista ordinò a Sale di tenerla d'occhio mentre dormiva, quella notte. Si svegliò diverse volte e biascicava stranezze, prima di riaddormentarsi. Sembrava molto più che ubriaca: pareva malata, forse delirante. Sale non l'aveva mai vista così. Teneva pillole amnestiche mirate in una tazzina, accanto alle sue pillole di caffeina, in caso O5-10 si lasciasse sfuggire qualcosa che a lei non era concesso sapere. Le riprese audiovisive l'avrebbero verificato più tardi, ma c'era un motivo se Sale aveva passato l'esame per diventare una Tuttofare.
«Prima la manderanno a vedere la piaga… e poi chissà… prima l'Incidente Zero e Adam, poi O5-9, e se lo schema non cambia… e se non bastasse? Solo rovi… per quanto tempo? Se non troviamo un'altra occasione… la Regina Nera lo sa per forza… ha chiuso la Via… tutti i suoi uccellini sparpagliati… nella Biblioteca del Viandante… se potessi leggere quel catalogo… magari O5-4… sono già comparse le prime crepe, i tarassachi…»
Alla fine, O5-10 dormì per molte ore. Sale la osservava al buio. Con l'immaginazione, scompose l'aspetto di O5-10, come aveva già fatto parecchie volte. Il naso, le lentiggini sbiadite, i capelli ricci, le mani esili; era stato inquietante, quando l'avevano modificata per assumere le sembianze di O5-10. Condividevano solo alcuni tratti di base: erano africane, vivevano negli Stati Uniti ed erano donne cis. In origine, Sale era più bassa e pesante di O5-10, la sua pelle aveva una tonalità diversa, i suoi capelli erano meno crespi e i suoi occhi erano di un'altra sfumatura di marrone.
Quella era la faccia che ricambiava il suo sguardo allo specchio da quasi cinque anni. Il suo lavoro era essere la sosia di O5-10. Se la sua capa fosse stata liquidata per via del progetto Resurrezione, le avrebbero chiesto di mantenere quell'aspetto e spacciarsi per O5-10? L'avrebbero fatta tornare com'era prima, rimpiazzata da un'esca compatibile col nuovo O5-10? Era questo che voleva? Mentre Sale meditava, le ore passavano. O5-10 si svegliò di nuovo alle prime luci del mattino. Scattò in piedi come un proiettile: si guardava intorno, nel panico. Era fradicia di sudore. Fissò Sale e le disse:
«Se muoio, devi dire al prossimo O5-10 di andare al Fiore. Deve scoprire cosa hanno fatto Caino e Abele e perché. Tutto questo ha una causa e Caino sa qual è. Devi dire al mio successore di parlare del Fiore con SCP-073»
Si sedé sul letto, ansimante, e fissò il pavimento. Sale capì al volo che non avrebbe dovuto sapere quello che O5-10 stava dicendo. Inorridita, allungò la mano e afferrò le sue pillole amnestiche. O5-10 le schiaffeggiò il dorso della mano e gliele fece cadere. Afferrò Sale per il colletto ed esclamò:
«Non dimenticare! Ricorda! Promettimi che ricorderai!»
«Promesso» rispose Sale.
O5-10 la guardò negli occhi; respirava a fatica. Poi lasciò la presa, si sdraiò e tornò a dormire.
O5-11
O5-11 usava i suoi rappresentanti come nessun altro Sovrintendente: si confondeva tra loro. Neppure i suoi Tuttofare sapevano quale fosse il vero o la vera O5-11. Forse non importava. O5-10 e Sale incontrarono due dei (forse) rappresentanti. Il Postino le salutò con garbo. Secondo le voci di corridoio, una volta era davvero un postino. Per via del suo nome in codice e visto che era nervoso tutto il tempo, il suo personale scherzava dicendo che tutte le anomalie canidi contenute dalla Fondazione lo agitavano.
Il Postino supervisionava la gestione del personale di classe D: ogni assunzione di massa, ogni uso del protocollo 12, ogni valutazione per la cancellazione della memoria o la terminazione. La Bugiarda era seduta sul bordo della scrivania del Postino. Quel giorno, la sua pelle era pallida come quella di un cadavere. Indossava un completo nero aderente gessato di rosso dalla scollatura profonda. Come suggeriva il suo nome in codice, la Bugiarda teneva banco del Dipartimento di Disinformazione della Fondazione. Il suo trucco austero accentuava il suo sguardo intenso e il suo ghigno feroce.
«Benvenute! Ci dispiace che siamo potuti venire solo noi due! Vi saluta il Senatore»
Il Postino si schiarì la voce:
«Apprezzo che abbia chiesto a me, O5-10. Però, per come stanno le cose ora, auguro il meglio a entrambe le parti. Hai già parlato con quasi tutti i Sovrintendenti, dubito di poter dire qualcosa che non ti abbiano già detto meglio»
La Bugiarda scosse la testa:
«Infatti, così tanti Sovrintendenti! Sei proprio fortunata, Sale. Devi aver scoperto così tanti segreti succulenti! Ti piacerebbe scoprirne un altro?»
Sale sorrise, divertita:
«Da te? Perché no?»
La Bugiarda si sporse verso di lei e le sussurrò all'orecchio:
«Dico tantissime cose vere. Mi aspetto che tra poco scoprirai altri segreti più emozionanti. Vorrei rubare la scena finché posso. Dunque, ecco metà del mio segreto. Forse l'hai già indovinato, grazie al mio nome in codice: sono il Diavolo»
«Questa l'ha già sparata Alto Clef»
«Ma quella era solo metà del segreto! Indovina l'altra metà!»
Sale si sentiva scettica:
«Sei anche Alto Clef?»
La Bugiarda scoppiò a ridere:
«La tua esca è simpaticissima, O5-10! Quaggiù mi sento sola: dovresti portarla qui più spesso»
«Ci penserò» rispose O5-10.
All'improvviso, la Burgiarda si fece seria e scosse l'indice:
«Per l'appunto, mie care, sono Alto Clef, oltre che il Diavolo. Se lo raccontate in giro, nessuno vi crederà mai. Neanche gli altri Sovrintendenti. Ecco perché O5-7 credeva di potersi avvicinare a me in quel modo. Vergognoso! Prima farmi indossare ancora quel grasso corpo maschile, poi ricattarmi con mia figlia? Che crudeltà. Spero che non c'entraste niente. Ma anche se fosse, lo sopporterò, perché sono fedele alla Fondazione. E voi?»
«Ma certo»
La Bugiarda sospirò:
«Non fraintendetemi: il Diavolo non potrebbe mai dirigere la Fondazione. Sono sotto il controllo di Dio. Tornata al mio ruolo passato, ma solo per il momento. Il ruolo dell'Accusatrice e dell'Avversaria. Gli altri hanno opinioni contrastanti. In quanto a O5-11, si asterrebbe dal voto; quindi tocca a me scegliere. Non posso sostenere il progetto Resurrezione. Non posso proprio»
«Capito» disse O5-10.
Il Postino spinse da parte alcune delle sue risme di scartoffie e, con un'espressione esasperata, sbuffò:
«Sei sempre la benvenuta qui, O5-10, ma potrei riavere il mio ufficio, per favore?»
O5-12
Il Contabile mandò l'agente Troy Lament a rappresentarlo. I tre stavano sotto la pioggia. L'agente Lament non era un Tuttofare, ma ci era vicino. Era uno dei pochissimi agenti operativi della Fondazione a cui, di solito, erano assegnati progetti che erano di vitale importanza e potevano rivelarsi fatali al contempo. Erano gli agenti inestimabili, ma sacrificabili. A volte i progetti erano persone. Nel caso di Troy, quelle persone erano il dottor Gears e il dottor Mann. L'agente Lament non lo sapeva, ma anche lui era un progetto del Comando O5. Era un successo: l'ennesimo agente che non ricordava il suo vero nome e la sua biografia, né la famiglia che si era lasciato alle spalle. Troy si rivolse a Sale:
«O5-12 mi ha detto che non è autorizzata ad avere informazioni sul suo conto, signora. Presuma che qualunque cosa le dica sia disinformazione, per favore. Ci sta?»
«Posso chiederti perché O5-12 ha mandato te come rappresentante?»
«No»
Sale sorrise:
«Posso farti una domanda personale?»
«Dipende da qual è la domanda»
Sale lo scrutò con attenzione:
«Mi è stato detto che O5-4 ti ha offerto la posizione di comandante della SSM Alfa-9, prima che O5-7 la desse a Sophia Light. Perché hai rifiutato?»
L'agente Lament si sfregò via la pioggia dagli occhi e rispose:
«Se non lo sa già, non credo che dovrei risponderle, signora»
«Allora il verdetto di O5-12 è contrario» disse O5-10.
L'agente Lament allargò le braccia:
«Mi spiace, ma O5-12 non vuole che ritentiamo col Vaso di Pandora. Crede che usare le anomalie sia il baliato dell'Insorgenza del Caos. Una squadra speciale mobile di anomalie va troppo contro il vero scopo della Fondazione»
«Capisco» rispose O5-10.
L'agente Lament sembrava a disagio:
«Un'ultima cosa: O5-12 ha detto che la ritiene preziosa per il Comando O5 e che non dovrebbe imboccare strade sbagliate come questa. Sto parafrasando moltissimo, a dirla tutta. Ha detto che le consiglia di scusarsi, tirarsi indietro e vivere per lottare ancora domani»
O5-10 annuì:
«Grazie per il passaparola, agente Lament. Ringrazia O5-12 da parte mia, per favore»
«Sì, signora»
Ci fu un rombo di tuono. Le due donne cercarono un riparo. O5-10 aveva un'aria contemplante, mentre la pioggia le infradiciava i riccioli. Sale la guardò e rabbrividì.
O5-13
Tamlin era una persona slegata dai vincoli dello spazio e del tempo e capace di vedere il futuro. Di solito, il voto dell'Arbitro si passava tra i Sovrintendenti ed era usato solo come spareggio. Quando O5-13 decideva di votare di persona, tutti ne prendevano nota, perché significava che il corso degli eventi nella Fondazione stava per cambiare.
O5-10 sperava che O5-13 reputasse quella votazione un cambio di rotta di tale portata e che appoggiasse la sua causa. C'erano molte strade percorribili per fare visita a O5-13: sotto il Kilimangiaro, governato dal vento e dalla nebbia. Sotto Uluru, col permesso degli Anangu. Nella fossa delle Marianne, via sommergibile. Infine sotto l'Olimpo, dove andarono loro due.
Tutte quelle strade portavano a un lago blu incandescente. Nel lago c'era un castello di bronzo semi-sommerso, più immenso di qualunque altro, un castello per giganti. O5-10 e Sale salirono su una barca a remi sulla sponda del lago. O5-10 sussurò un versetto in una lingua straniera. I posti liberi della barca furono occupati da fantasmi pallidi e luccicanti. La barca navigò verso il castello.
Sale vide delle scritte incise sulle pareti dell'edificio, in mezzo a numerose tubature in cui scorreva l'acqua del lago. Le scritte si deformavano, quando provava a leggerle. Distolse lo sguardo, finché la barca non percorse una cascata rovesciata all'approdo del castello. Un portone colossale si aprì. Sopra di esso c'era una scritta: "Chiunque muoia non potrà andarsene".
Sale aveva sentito dire che quel castello non era sempre stato un posto manipola-mente, ma quel giorno era in forma smagliante. Le stanze ruotavano, si liquefacevano, si fondevano e si rovesciavano. Sale non era più sicura di cosa fosse reale. In un punto, c'era un altare a un'ombra che si chiamava "la vecchia Agata", in un altro punto c'era una tana di scoiattoli con ali da farfalla. O5-10 sembrava orientarsi benissimo in quel labirinto. Sale barcollava dietro di lei. Entrarono in una stanza piena di libri, orologi senza mani e un camino in cui ardeva un fuoco rosso rubino. O5-13 le salutò.
Quasi tutti vedevano O5-13 come un uomo dai capelli rossi dai lineamenti variabili. Alcuni lo vedevano come una donna. Con sua grande inquietudine, Sale lo vide come un sosia di lei e O5-10, ma coi capelli rossi e gli occhi verdi. Indossava un camice da laboratorio e un turbante ed esibiva un sorriso amichevole e innocente. O5-10 e O5-13 si parlarono.
Sale non capiva quello che diceva: faticava a concentrarsi su qualsiasi cosa. Prese uno dei libri che occupavano le mensole. Era un diario scritto a mano. Controllò un altro libro, poi un altro ancora. Ciascuno era scritto in una lingua diversa, ma con la stessa calligrafia. Sale non riusciva a concentrarsi. Alla fine dell'incontro, si ricordava solo una delle cose che O5-13 aveva detto:
«No, non voterò sulla faccenda del progetto Resurrezione. Per questa volta»
O5-1
Il Fondatore fu il Sovrintendente più difficile da visitare. O magari O5-10 aveva voluto più tempo per reggersi forte. Una magione coronava la cima di una collina, circondata da ordinati laboratori bianchi e boschi pacifici. Un lato della villa si affacciava su una scogliera ripida. A Sale ricordava alcune case al mare per ricchi con viste mozzafiato che valevano milioni.
Ma il panorama che si poteva ammirare dalla villa di O5-1 era una città movimentata: una vista sul resto dell'umanità. O5-10 e Sale furono accompagnate fino a uno studio impressionante. I muri erano decorati con mappe e foto in bianco e nero incorniciate. Entrò un uomo pallido e ben vestito. A Sale ricordava qualcuno, anche se non sapeva chi. L'uomo le strinse la mano e si presentò:
«Mi chiamo Aaron. Ti starai chiedendo se sono O5-1 o se sono un'esca come te. Dirò solo che O5-1 vi saluta. Siete qui per chiedere il suo voto?»
«Sì» annuì O5-10.
Aaron stappò una bottiglia arancione senza etichetta e riempì tre bicchieri e sorrise:
«È cognac, un'annata unica. Tecnicamente, non esiste più sulla Terra. Non siate timide: se non bevo coi visitatori, non lo si può bere mai»
Sale assaggiò un sorso. Sapeva di miele e di qualcos'altro, un ingrediente alieno e impossibile da identificare. Aaron osservò la sua espressione e spiegò:
«È un ricordo del Giardino»
Attraversarono un labirinto di laboratori luminosi ed entrarono in un ascensore di vetro. Aaron sorrise:
«Per come l'ho presentato, ho fatto sembrare suggestivo quel cognac, vero? Non era mistico, era solo cognac buonissimo. Ma sembrava anomalo, vero?»
Sale annuì, imbarazzata. Aaron ridacchiò:
«È tutta una questione di punti di vista. È una fatina o un umanoide volante in miniatura? È un orrore arcano manipola-mente o un motivo memetico anomalo? È un dio primordiale oscuro o un'anomalia con un numero di serie a quattro cifre?»
Scesero in una struttura sotterranea bianca e luminosa. Anche le pareti e il soffitto erano di vetro temprato. La struttura brulicava di attività, fra ricercatori, agenti e prigionieri di classe D. Aaron aggiunse:
«Tra l'altro, questa struttura contiene ciò che sto per mostrarvi. No, non è SCP-001. Non è niente di così interessante»
L'ascensore scese sotto la struttura e si fermò in una caverna buia. La grotta era enorme, molto più vasta del lago di O5-13. Quando i suoi occhi si abituarono al buio, Sale si accorse che c'erano facce dappertutto. Metà della caverna era occupata da una galleria di statue. Erano troppo immense per essere state costruite lì, sottoterra. Aaron sbuffò:
«Odio questo posto. È un'anomalia ordinaria, classificata e numerata per motivi storici. Abbiamo completato le ricerche su di essa nel 1985»
Nelle profondità della caverna, ardeva un fuoco. Oltre le fiamme, Sale intravide una processione di gigantesche ombre che si muovevano a passo lento nell'oscurità.
«Cosa sono?» chiese.
Aaron sospirò:
«Non ha importanza. Siamo la Fondazione: quello che facciamo è contenere le anomalie. Non le vestiamo e non diamo loro potere. Se dipendesse da me, avrei spianato questo posto tantissimo tempo fa: sarebbe stata una liberazione»
Si avvicinarono al fuoco. Un gruppo di ombre formò cerchio intorno al falò. La più insolita era un uomo barbuto seduto su un trono di pietra intagliata. L'ombra di una donna disse:
«Qui è dove veniamo a ricordare tutte le epoche cancellate e dimenticate, quando l'intera umanità si radunava intorno a fuochi come questo. Qui ricordiamo a noi stessi come ci si sente ad avere paura»
Un'altra ombra disse:
«Proteggiamo la normalità, non la scegliamo. Usare di più le anomalie è un passo pericoloso. Un passo che potrebbe condurci sulla strada del provare a diventare degli dei, come è successo all'Insorgenza del Caos»
«Cosa mi consigliate?» chiese O5-10.
L'uomo barbuto la fissò:
«Sai cosa sta per succedere. Spero che non ti penta di quello che hai fatto e che intendi fare. Non farci ricadere nell'oscurità»
I tre tornarono in superficie in silenzio. Aaron strinse la mano a O5-10 e le disse:
«Non posso dirle come voterà O5-1, signora, ma è stata ascoltata. Forse ci rivedremo»
DOPO
I Sovrintendenti parteciparono alla riunione del Comando O5 in sicurezza: ciascuno di loro era in videochiamata e raffigurato in penombra. Sale e gli altri Tuttofare personali ebbero il permesso di assistere all'assemblea. Il dibattito fu rapido. Più i tredici Sovrintendenti discutevano, più la frustrazione di Sale cresceva, perché O5-10 diceva pochissime cose in difesa della SSM Alfa-9. Forse si era già arresa. Il Comando O5 votò.
Favorevoli: O5-2, O5-4, O5-9, O5-10
Contrari: O5-1, O5-5, O5-6, O5-7, O5-8, O5-11, O5-12
Astenuti: O5-3, O5-13
Il progetto Resurrezione era finito. Sale si sentiva vuota: tutta quell'anticipazione, solo per essere stroncato sul nascere. Ora ci sarebbero stati dei sicari. Se fossero state fortunate, sarebbero stati solo sicari con l'ordine di ucciderle. O5-8 prese la parola:
«C'è un'altra questione di cui voglio discutere. O5-2 e O5-4 hanno agito in modo appropriato, ma i loro alleati no. È con rammarico che propongo la censura di O5-9 e O5-10»
Sale trasalì, terrorizzata: il Comando O5 non avrebbe mai censurato O5-9, ma O5-10? Guardò la sagoma in penombra di O5-8 e si sentì pervasa dall'odio. Pensava che avrebbe dovuto essere un po' più empatico: nove anni prima, la testa che rischiava di farsi tagliare era stata la sua. Ma forse era proprio per quello che non aveva alcuna empatia. Finalmente, O5-10 parlò:
«Non si tratta di me. Non si tratta di ripetere i vecchi sbagli. Sappiamo tutti che siamo cambiati. Alla radice, si tratta di SCP-076-2: la ribellione di Abele fu un tradimento che non dimenticheremo mai. Ma la SSM Alfa-9 non ruota intorno a SCP-076-2, bensì intorno a SCP-105. Durante l'assalto al Sito-17, durante il quale si è scontrata con agenti della Coalizione, le sue azioni sono state notevoli. Iris è andata ben oltre il senso del dovere, in quanto combattere per la Fondazione non era neanche più il suo incarico. Dal punto di vista potenziale, SCP-105 è un'agente ideale: capisce come lavoriamo, mantiene la calma sotto attacco ed è leale. Se la ingabbiamo di nuovo, ci resterà fedele. Iris è un'anomalia. Il dottor Jack Bright risiede in SCP-963-1, un vaso per anime a cui abbiamo dato un numero di serie. Tilda Moose, che è una maga, è la direttrice del Sito-19. Noi tredici beviamo l'acqua di SCP-006. Cosa c'è di più anomalo dell'eterna giovinezza? SCP-105 non è diversa da noi Sovrintendenti. Guardate quanto è cresciuto il progetto Resurrezione, quanto è stato rapido a crescere. Che sia spaventoso o promettente, nessuno di noi capisce appieno le ramificazioni di questo sviluppo. Non rinnegherò questo progetto: è un'idea di cui è giunto il momento»
Ci fu silenzio. L'orologio ticchettava. Sale sentiva il suo cuore martellarle nel petto, mentre fissava lo schermo, in attesa che qualcuno rispondesse. Finalmente, O5-1 sospirò e disse:
«Molto bene. Finché non possiamo dimostrare l'efficacia o il pericolo dell'Ultima Speranza, il mio voto cambierà da contrario ad astenuto»
Tornò il silenzio. Sale si rese conto di cos'era successo. O meglio, di cosa stava succedendo. In tono sbalordito, O5-8 rimarcò:
«Il voto rimane quattro contro sei, la proposta non passa comunque»
O5-6 lo corresse:
«Quattro contro cinque: mi astengo. Spero che tu sappia quello che fai, O5-10»
O5-7 ridacchiò, divertita:
«Confesso che, nonostante la mia ambivalenza sui suoi meriti, il progetto Resurrezione mi piace sul serio. Cambierò il mio voto da contrario a favorevole. Credo che ora siamo a cinque contro quattro»
O5-8 era così arrabbiato da tremare:
«Bastardi! C'è qualcun altro? Qualcun altro vuole sostenere questo sogno assurdo?»
Ma faceva male a mostrarsi così aggressivo. Ora Sale lo capiva; anche O5-8 doveva averlo capito. O5-11 rimase in silenzio, ma il suo voto passò da contrario ad astenuto. Un attimo dopo, anche il voto di O5-5 passò da contrario ad astenuto. O5-8 scosse la testa. Quando parlò, il tuo tono di voce non era più arrabbiato. Anzi, era mortificato:
«Amici miei, vi chiedo scusa. Quando guardo questi piani, non vedo gli errori altrui, ma i miei. Rivedo il Sito-19 in fiamme. Ma capisco che il mio giudizio è stato compromesso. Mi fiderò di voi. Cambierò il mio voto da contrario a favorevole. Che Dio ci aiuti»
Sale fissò lo schermo di O5-8: faceva attenzione a mantenere neutrale l'espressione della sua faccia in penombra. Anche lui si era reso conto, quasi troppo tardi, che gli altri Sovrintendenti non si sarebbero mai convinti, ma che avrebbero lasciato che succedesse in ogni caso: volevano solo che O5-10 facesse il grande salto. Volevano che mettesse tutto in gioco, quando avrebbe dovuto tirarsi indietro. La voce computerizzata di O5-12 parlò:
«Eh, entrambe le parti hanno fatto argomentazioni valide. Ma ritengo ancora che la SSM Alfa-9 sia troppo pericolosa da avallare e temo i rischi che comporta più di quanto voglia punire O5-8 per il suo errore politico. Il mio voto rimane contrario»
«È una presa di posizione rispettabile» commentò O5-1.
E così, erano giunti al voto finale: sei contro uno. O5-1 ammonì:
«Stai molto attenta, O5-10: se le conseguenze del progetto Resurrezione saranno disastrose come temiamo, se la Fondazione crollerà, sarai tu la prima a essere schiacciata»
La riunione si concluse. Le ombre si alzarono dalle loro sedie e spensero le rispettive videochiamate. Sale fece un'ultima riflessione, appena O5-10 uscì dalle camere del Comando O5. Se qualcuno avesse mandato dei sicari, il loro bersaglio non sarebbe stato O5-10: l'opposizione avrebbe attaccato direttamente la SSM Alfa-9. Ma quella era una preoccupazione per dopo. Per il momento, Sale sorrise. Il progetto Resurrezione era ufficiale.