E Cos'Era un'Anima per Quel Mondo Bianco e Vuoto
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“Un mese. Al massimo.”
“Non ho diritto nemmeno a… non so, dei dettagli?”
”Anche se fossi autorizzato a parlarne, temo di non conoscere personalmente i dettagli.”
“C-come faccio a sapere dove ho sbagliato?”
"Non so cosa intende dire con questo. I suoi errori le sono stati ampiamente spiegati."
"…Ok."


Non mi servono i ricordi della mia vita prima di questa. Anche solo la prospettiva è dolorosa. Qualunque fosse il significato che avevo prima di questo è stato rimpiazzato da utilità, potenziale o altro, e va bene così. Non avevo nulla su cui spendere il mio stipendio quando vivevo nel mondo reale, perciò che senso aveva che lo ricevessi? Va bene così. È ragionevole, e va bene così.

Ho speso qualcosa fra i due e i sei anni qui, prendi o lascia qualche anno che può essersi confuso nei miei ricordi, o esserne stato cancellato. Era evidente quando mi hanno assunta che lo scopo dell'organizzazione non era solo scientifico come credevo inizialmente, ma anche questo era ok. Era un lavoro importante, a cui non mi spiaceva dedicarmi, nonostante avessi qualche dubbio di natura etica all'inizio. Ero qui perché qui volevo essere. Questa era la mia intenzione, e mi faceva sentire a mio agio e sicura di me.

Non avevo nemmeno nessun problema con quello che facevamo; ho avuto comunque spesso lo sfortunato piacere di lavorare con anomalie sapienti, quindi suppongo che devo tenerne conto quando parlo della Fondazione, prima di dire qualcosa di troppo egocentrico. Lavoravo nel dipartimento di Ricerca sul Campo del Sito-81, e trascorrevo le mie giornate bruciando la mia laurea in biologia nell'umidità del midwest, rintracciando persone ed animali negli squallidi vicoli di Indianapolis e nei fitti boschi di Bloomington. Le creature anomale non crescono sugli alberi, dopotutto, e ogni progetto occupava mesi del mio tempo. Le giornate erano lunghe e la paga bassa, ma era ciò che volevo fare, e ciò che stavo facendo.

In effetti, più ci penso, più realizzo quanto mi sentirei senza scopo se non fossi stata assunta dalla Fondazione o da un'organizzazione simile. Potrei passare le mie giornate sgobbando su un lavoro qualunque dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, come facevo da adolescente e fino alla metà dei vent'anni, ma che lavoro sarebbe? Aiutare qualche compagnia senza nome a fare soldi? No, preferisco fare qualcosa di importante, anche se significa fare cose che il mondo reale disapproverebbe.

Dopo che i casini legali causati dagli eventi in Corea hanno spezzato la spina dorsale della Fondazione, il contenimento delle anomalie umane ha preso il posto degli esperimenti sugli animali presso il grande pubblico, e nessun ragionamento logico ha potuto dissuadere il loro attivismo distruttivo e al vetriolo. Per un po', arrivai a desiderare di aver avuto un'educazione differente - qualunque cosa, purché diversa dalla biologia - solo per poter chiudere un occhio sulla "morale discutibile" della Fondazione e compilare moduli in qualche ufficio polveroso. Qualunque cosa non fosse di pubblico dibattito. Qualunque cosa non coinvolgesse soggetti senzienti.

Detto questo, ero combattuta. Le anomalie umane con cui avevo lavorato - ed erano state solo tre, in tutta la mia carriera - non si comportavano come persone. Una persona non gridava e scalciava quando iniziavi una normale conversazione, una persona non tentava di uccidere il dottore che si occupava di lei, una persona non trascorreva ore ululando al soffitto di notte, fermandosi solo se veniva sedata a forza; sono gli animali a fare quelle cose. Lavoravo con degli animali, che all'epoca riuscissi ad ammetterlo o no. Giusto?

Più pensavo ai concetti coinvolti, più realizzavo che sarebbe stato semplicemente stupido ignorare come l'ambiente abbia la capacità di indurre o causare un comportamento. Ovviamente una persona agisce come un animale quando la metti in gabbia, l'ho spiegato al mio supervisore un po' di anni fa: gli esseri viventi si adattano al contesto in cui vivono, questo lo sapevo, e quando l'ambiente in cui vivono è progettato per indurre un certo comportamento, come puoi in buona fede dare la colpa alla vittima per i risultati?

Non l'ha presa bene. Era un segno evidente, e preoccupante, di empatia aveva detto, e aveva detto che mi avrebbe trasferito ad un "ambiente di lavoro che inducesse meno stress" (per la mia sicurezza", ovviamente). Mi avrebbe rimesso la testa a posto, aveva detto. L'amnesticizzazione era sempre un'opzione.

Ora come ora, non sono più certa su quale sia la mia opinione.

Non ebbi più a che fare con gli umanoidi in seguito. Facevo ricerca sui classe Safe in un laboratorio tranquillo: nulla di senziente, o sapiente. La mia paga era diminuita, ma non mi importava. Ho ignorato le notizie e le voci e tutto quello che non era il mio lavoro. Dopo un po', la mia testa sembrava più leggera. Le settimane si confondevano fra loro più in fretta di prima, e mi resi conto che ormai lasciavo raramente il Sito: la mia vita era diventata un ciclo fra laboratorio, alloggi e refettorio, di nuovo e di nuovo e di nuovo, ed era accettabile, persino comodo. Ero utile - mi sentivo utile, e lo vedevo nelle mie abitudini quotidiane tanto quanto nel mio lavoro.

Ho scoperto che non c'è differenza fra utilità in laboratorio e utilità sul campo. Questa organizzazione non può funzionare con l'ammortizzatore della personalità; possederla significa ostruire gli ingranaggi e fermare l'orologio, e in questa data ed epoca più che mai, siamo un orologio che non deve fermarsi. L'orologio non deve smettere di funzionare come un unico congegno, e non ha importanza quali ingranaggi controllo; tutto ciò che importa è continuare a funzionare.

Il problema non è che la Fondazione non mi vede come un essere umano, nonostante quello che i giornali vogliono farvi credere. Che lo abbiano sempre fatto o meno è ovviamente in dubbio, ma a questo punto, le spinte dall'esterno e l'estenuante, inesorabile influenza dell'esposizione al pubblico hanno fatto sì che almeno ci provassero; no, il problema non è che la Fondazione non mi vede come un essere umano. La questione è che io stessa non mi vedo più come un essere umano, e questa mia convinzione è lo strumento più potente a loro disposizione.

Ma va bene così, davvero;

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