Un possibile futuro…
Jack Bright si fece strada oltre il cartello olografico di "Chiuso ai Visitatori" e salì sulle lucide scale di carbonato, camminando fino alla monorotaia. C'era una macchina ad aspettarlo. Un grosso pulsante rosso sul pannello di controllo recitava "Premere qui."
Lui lo fece, e l'elegante trasporto argenteo scivolò silenziosamente per il lato della montagna. La vista fuori dai finestrini di vetro-diamante era spettacolare: le tonalità vermiglie del sole al tramonto si riflettevano sulle sottili linee dell'ascensore orbitale collegato a Sunlight One, la prima piattaforma di lancio permanente per le colonie dello spazio profondo. Uno zeppelin passò come un fantasma dietro il versante della montagna, uno dei nuovi modelli superpesanti in grado di trasportare duemila passeggeri attraverso l'Atlantico nel comfort più totale. Era l'alba di una nuova era.
Ma era il passato che era andato a incontrare, non il futuro.
Scese dalla monorotaia, quindi seguì le istruzioni ricevute tramite e-mail e seguì il passo montano tra i picchi, fino a dove una cascata precipitava in un chiaro laghetto alpino. C'era un vecchio in piedi su una piattaforma prospiciente la cascata, che guardava una targa d'ottone ora racchiusa in una custodia di vetro-diamante per proteggerla dagli elementi. I suoi capelli erano bianchi, la schiena incurvata a causa dell'età, ma gli occhi che si girarono per salutare Jack erano ancora acuti e intelligenti come il primo giorno che si incontrarono.
"Ciao, Alto", disse Jack.
"Alto… Alto Clef. Ecco un nome che non avevo sentito da un bel pezzo.", disse beffardo Clef. Rise, una risata lunga e dura, e poi tossì con forza dentro un fazzoletto, ansimando. Il candido panno si macchiò di sangue. "Nuovo corpo? Ti sta bene."
Jack annuì in risposta, poi si affiancò al suo vecchio amico. Guardò la placca. "In questo luogo spaventoso, Sherlock Holmes vinse il Professor Moriarty, il 4 Maggio 1891", recitava.
"Divertente, eh? Quell'uomo non è mai nemmeno esistito, e hanno messo un memoriale in suo onore. Cascate di Reichenbach, l'ambientazione dell'ultimo grande canto del cigno di Sir Arthur Conan Doyle. L'ultima storia di Sherlock Holmes… almeno finché i suoi fan e i suoi editori non gli hanno fatto scrivere altre storie, quei cazzoni lamentosi." Indicò la turbinante acqua bianca, molto più in basso. "Immagina, Holmes e Moriarty, il maestro detective e il Napoleone del crimine, lottando fino all'ultimo respiro, afferrandosi e colpendosi mentre precipitavano verso il loro fato. Una fine adatta a due grandi uomini."
"E questo dovrebbe significare qualcosa?", chiese Bright. Mise la mano nella tasca del cappotto, toccando la pistola di piccolo calibro che vi aveva nascosto. La nota diceva di venire disarmato, ma lui non era sopravvissuto così a lungo comportandosi da stupido.
Clef mise la mano nella tasca del cappotto, vi estrasse un pezzo di carta rosa sporca e lo passò a Jack. L'uomo più giovane lo lesse con attenzione, poi annuì. "Quanto tempo ti resta?"
"Due mesi al massimo", disse Clef.
"Abbiamo ancora parecchie dosi di Cinquecento," disse Jack. "Potrei fare in modo che una andasse perduta e recuperata dalla GOC. Come favore a un vecchio amico."
"Non penso", replicò duramente Clef. "Arriva un momento in cui un uomo realizza che è ora di morire. Per me… questa realizzazione è arrivata la settimana scorsa, quando mi è arrivato il rapporto su come quel giovane Kroger abbia abbattuto un Tipo Verde di Livello 4 da solo. L'ha abbattuto in un modo a cui io non avrei mai pensato: davvero furbo. Quel ragazzo non era neanche nato quando ho iniziato questo lavoro. E poi mi ha colpito: ho fatto tutto ciò che potevo. Tutto ciò che posso fare d'ora in poi è occupare spazio e intralciare i giovani che porteranno avanti il lavoro." Sorrise. "Quindi, tempo di morire."
"Percepisco… un'accusa personale… in queste parole", replicò lentamente Bright.
"Sì." disse Clef.
"Tu pensi che io, essendo immortale, tratterrò la Fondazione, impedendole di andare avanti."
"Sono impaurito", disse Clef, "dalle implicazioni del fatto che uno dei più potenti e influenti membri della Fondazione è lui stesso un SCP. Mi preoccupo dell'eventualità in cui… non oggi… non fra un centinaio d'anni… ma un giorno, avrai vissuto talmente a lungo e sarai diventato talmente strano da non essere più umano. E per allora potresti essere diventato troppo potente per essere fermato. Quindi, questa minaccia deve essere estirpata alla radice ora."
"E se non diventassi mai una minaccia?"
"Lo farai", disse fermamente Clef. "Nessuno che può vivere a lungo come farai tu può restare umano."
"E quindi sei venuto per cercare di uccidermi." concluse Jack Bright.
"Sono venuto per ucciderti", lo corresse Clef. "Non per provarci."
"E come progetti di farlo? Hanno provato a uccidermi per più di cento anni. Penso che nemmeno tu abbia trovato un modo."
"Non io. È stato Kroger." Clef sorrise. "Come ho detto, quel ragazzo è davvero un furbone."
"Capisco… e il tuo piano?"
Clef glielo disse. Gli spiegò, passo dopo passo, il piano di Kroger per uccidere Jack Bright. Non tralasciò alcun dettaglio. Gli disse esattamente come e perché avrebbe funzionato, perché il piano era a prova di bomba e, alla fine, Bright stesso dovette ammettere che Clef aveva ragione. Quel piano avrebbe funzionato. L'avrebbe ucciso.
"È un buon piano", disse. "Ma c'è un problema."
"E quale sareb-"
Prima che Clef potesse finire la frase, Bright estrasse la pistola e gli sparò, due colpi nel petto, uno in testa. Un perfetto Mozambico.
Il vecchio si accasciò e capitolò oltre la ringhiera, nell'acqua. Jack rimise la pistola nel cappotto. "Addio, Alto", disse. Si girò e camminò fino alla monorotaia, asciugandosi la faccia. Era di certo acqua della cascata, ma nonostante le Cascate di Reichenbach fossero d'acqua dolce, sapeva comunque un po' di sale.
Era sulla monorotaia quando le implicazioni delle parole di Clef lo colpirono.
"Non sono stato io. È stato Kroger."
Qualcun'altro sapeva come uccidere Jack Bright.
Questa realizzazione improvvisa gelò il suo cuore preso in prestito. Afferrò strettamente il bracciolo del sedile della monorotaia, fino a farsi sbiancare le nocche.
No… non solo qualcun altro. Se lo sapeva Clef, probabilmente l'intero GOC sapeva come uccidere Jack Bright. Un'organizzazione estesa in tutto il mondo, formata da migliaia di piccole celle, più organizzata di Al Qaeda, dedicata a trovarlo e a ucciderlo…
Improvvisamente fu consapevole di quanto era vulnerabile su questa monorotaia. Quel piccolo spazio chiuso, fissato alla rotaia… un luogo perfetto per un'esecuzione.
Chiuse gli occhi e aspettò il colpo fatale.
Non arrivò.
Invece, la monorotaia giunse in fondo alla montagna, e le sue porte si aprirono. Il suo autista era lì ad aspettarlo, con la sua limousine corazzata. "Direttore Bright?" Lyn mise la sua mano sulla spalla di Jack, preoccupato dal volto pallido e dalle mani tremanti del Direttore. "Sta bene?"
"Sì", disse Jack. Guardò in alto, verso il versante della montagna, la lontana cascata. "Sto benissimo" Mentre l'autista si allontanava, qualcos'altro venne in mente a Jack Bright, qualcosa che lo fece ridere rumorosamente a causa della sua amara ironia.
Anche Jack Bright sapeva come uccidere SCP-963.
Altrove…
"Mister Kroger?", chiese l'uomo con l'uniforme nera.
"Eccomi", disse Kroger.
"No", disse l'uomo con l'uniforme nera. Passò a Kroger un foglietto. Era bianco, ad eccezione di un singolo, vorticoso simbolo di un nero assoluto. Kroger capì.
"Mister Treble Clef?", chiese l'uomo con l'uniforme nera.
"Eccomi", replicò Clef.
"Meglio." L'uomo con l'uniforme nera annuì. "Ho una richiesta…".