Crediti
Skitter Marshall si sentiva freddo, bagnato e miserabile. La pioggia cadeva incessante, mentre tremava e fissava un edificio dall'aspetto innocuo. La casa a più piani davanti a lui sembrava uguale a tutte le altre: mattoni rosso scuro, porta bianca immacolata, e un numero civico in rilievo di colore dorato. La sola differenza, per un osservatore casuale, era che tutte le finestre erano oscurate; ma la vera differenza, come Marshall ben sapeva, era che non era affatto un edificio. Dietro il muro di mattoni non c'era altro che uno spazio vuoto, un condotto d'aerazione che finiva direttamente nella metropolitana di Londra. Era un segreto di pulcinella, in realtà: per la maggior parte della gente era solo una curiosità, una della tante piccole bizzarrie della città. La verità sull'edificio era registrata presso il catasto, e la porta non si sarebbe neanche dovuta poter aprire; non portava in nessun posto se non a una caduta verticale, e non era segnata come punto d'accesso alla metro.
Eppure, per qualche ragione, aveva una serratura.
Skitter aveva già ispezionato due volte l'edificio; non era riuscito a sbirciare nel buco della serratura, che non si apriva sull'altra lato. Lo spazio fra la porta e l'intelaiatura era troppo stretto per vederci attraverso… eppure un varco c'era: la maniglia della porta girava ed aveva un suo peso, e se la scuotevi l'intelaiatura si muoveva impercettibilmente. Si trattava a tutti gli effetti di una porta verso il nulla, e il suo mistero non cessava di intrigare Skitter. Era tornato lì il giorno successivo dopo averla scoperta, aveva infilato nel buco una pistola a grimaldello e l'aveva azionata, eseguendo una leggera rotazione; non aveva funzionato, ma la cosa non lo aveva sorpreso. Era più probabile che fosse una serratura a cilindro piuttosto che a perno, ma doveva esserne sicuro; sarebbe dovuto tornare con un set completo di grimaldelli, e ovviamente non poteva agire con altre persone attorno, avrebbe dato nell'occhio. Sfortunatamente, si trovava a Londra: c'erano persone ovunque, sia di giorno che di notte.
E così, Skitter aveva dovuto attendere una notte buia e tempestosa per forzare la serratura.
Accese una piccola torcia e se la infilò in bocca, poi aprì la borsa degli attrezzi. I grimaldelli, anche se tecnicamente legali nel Regno Unito, erano comunque sospetti nelle mani di chiunque non fosse un fabbro autorizzato, e Skitter non lo era. Però amava le serrature, o piuttosto, amava scassinare le serrature: era qualcosa nella rotazione della chiave, nel delicato scorrere di un cilindro sull'altro; era il brivido di ridere in faccia alla gente che aveva osato nascondere i suoi possedimenti. Skitter non perdeva occasione di scassinare una serratura, e di solito non mancava di premiarsi dopo averne aperta una. Ciò consisteva normalmente nell'impossessarsi di oggetti fisici; in genere proprio quelli che il lucchetto intendeva proteggere. Non c'era malizia dietro il furto, era un semplice gioco. Apri il lucchetto e vinci un premio.
Skitter iniziò ad applicare pressione sulla chiave, tastando e spingendo i cilindri con un uncino. Uno, due… nove cilindri in tutto; un numero persino eccessivo, poteva richiedere tempo. Rabbrividì leggermente, avvicinandosi e facendo scudo con il corpo alla serratura. Forzare una serratura con diverse parti mobili non era più difficile, ma solo più laborioso. Skitter fece scattare il primo cilindro su e giù. Era pesante, con una molla resistente: un set di strumenti più sottile si sarebbe certo piegato e spezzato prima ancora di—
SNAP
"Merda."
Skitter appoggiò gli strumenti sul pavimento bagnato, estraendo delicatamente i pezzi di grimaldello rotto. Anche se imprecava sottovoce, aveva un ghigno dipinto sulla faccia. Questo era un nuovo modello; divertente. Tirò fuori un grimaldello più robusto, a mezzo rombo, e riprese da capo a a rastrellare i cilindri. Non applicò la torsione fin dall'inizio, saggiando invece le resistenze prima di iniziare a fare sul serio.
click click click
La pioggia gli cadeva sui capelli, scivolando giù e sgocciolandogli dal mento. I primi tre cilindri erano saldamente incuneati, in posizione. Il quarto, tuttavia, rifiutava di muoversi. Skitter lo oltrepassò, muovendosi verso il quinto.
click click
Il quinto e il sesto scivolarono in posizione, ma anche il settimo non si muoveva; di nuovo, Skitter passò al successivo.
click click
L'ottavo e il nono cilindro riposavano sul filo sottile creato dalla chiave di torsione. Skitter iniziava a non sentirsi più le dita; l'acqua ghiacciata scrosciava su di lui, e gocciolava nel buco della serratura. Ancora il quattro e il sette, ed era fatta.
click click click click
Ma non volevano saperne di stare al loro posto. Skitter cambiò le dita, applicando una torsione e reggendo la chiave a rombo con la destra. Non c'era spazio per un altro grimaldello largo; con la sinistra prese un uncino sottile, e lo inserì con cautela. Sollevò il settimo cilindro con quello largo, e il quarto con quello sottile. Facendo molta attenzione, li smosse su e giù, senza smettere di applicare una torsione.
click click click click CLICK
"HA!"
Skitter ghignò, estrasse i grimaldelli dalla serratura e li ripose con il resto degli strumenti, mentre teneva il lucchetto aperto con la chiave di torsione. Rabbrividì di nuovo: per il freddo, ma anche per l'eccitazione. Raccolse gli strumenti, li rimise in tasca e si rialzò, scuotendo la pioggia dai capelli. Guardò a sinistra, poi a destra: nessuno in vista. Allora riportò lo sguardo sulla porta e, tenendo ferma la chiave con una mano, girò goffamente la maniglia con l'altra per aprire uno spiraglio. Con la porta ancora socchiusa, liberò la chiave e la mise in tasca, quindi spalancò la porta.
La prima cosa che sorprese Skitter fu che ci fosse effettivamente qualcosa dietro; si era aspettato un punto di manutenzione non segnalato, o un qualche tipo di percorso di evacuazione. Al loro posto c'era un lungo corridoio diritto, con muri, pavimento e soffitto di pietra nera lucida. Non c'era una fonte di luce evidente, eppure Skitter non aveva difficoltà a vedere l'interno. Dal passaggio veniva un soffio d'aria calda, che sovrastava la pioggia gelida.
La seconda cosa sorprendente era la giovane ragazza dietro la porta. Teneva fra le mani un grosso libro, e molti altri spuntavano dalla borsa a tracolla che portava in spalla. Il suo volto era intensamente concentrato: scorreva le pagine del libro avanti e indietro, avanti e indietro. Fece qualche passo in avanti, a pochi metri da uno Skitter ancora confuso, poi alzò lo sguardo dal volume. Inarcò un sopracciglio.
"Non credevo che qualcuno sapesse di questo posto, a parte me."
Skitter sbatté le palpebre, due volte, quindi riuscì a formare una risposta.
"Cosa?"
"Questa scorciatoia. Era nascosta bene. Come sei riuscito a trovarla?"
"Io, uh… ecco, la porta aveva una serratura. E… non aveva senso, suppongo"
"Sembra sensato. Porta dritta ai magazzini della Biblioteca Britannica; va bene per qualche lettura leggera, quando non ho voglia di fare il viaggio fino all'altra Libreria. E in questo modo eviti le multe per i ritardi. Bene, divertiti."
La ragazza aprì di scatto un ombrello, passò di fianco a Skitter, ed era scomparsa nella pioggia prima ancora che lui potesse voltarsi. Lui si voltò di nuovo verso il lungo corridoio, con un solo pensiero che gli correva in testa.
Questo era strano.
Col tempo, Skitter tracciò come meglio poteva una mappa delle scorciatoie di Londra. Erano sempre connesse da un punto all'altro lungo percorsi impossibili, immancabilmente separati da lunghi corridoi di pietra nera. L'unica costante, apparentemente, era dove le scorciatoie non erano; non si trovavano mai dove le persone si riunivano regolarmente, né vicino a cabine telefoniche, e non erano mai in prossimità l'una dell'altra. Anche se le scorciatoie collegavano punti all'interno dell'area metropolitana di Londra, non c'erano mai percorsi che portavano dentro o fuori dalla City, né il tragitto di una scorciatoia intersecava mai i confini dell'area. Skitter aveva speso una settimana a vagare per lo Square Mile senza trovare un singolo punto sospetto.
Aveva imparato a intuire la loro posizione. Vicino alle scorciatoie c'era una specie di elettricità, che gli causava strani brividi lungo la schiena o la pelle d'oca ad un braccio solo. E così, tutto da solo, imparò a cercare quelle sacche di bizzarria in giro per il mondo.
A volte c'erano altre persone in quelle scorciatoie: la maggior parte di loro appena lo avvistavano si voltavano e tornavano da dove erano venuti, altri si fermavano brevemente a conversare prima di andarsene per i loro affari; altri ancora parlavano un po' più a lungo, così iniziò a fare domande: come avevano scoperto delle scorciatoie? Per cosa le usavano, quali secondo loro erano le più utili? Quasi tutte le persone disposte a parlare si erano semplicemente imbattute in esse, in un modo o nell'altro; ma Skitter sospettava che fossero quelli che restavano in silenzio ad avere più cose da raccontare.
Così, continuò a cercare.
Un giorno come tanti altri, Skitter trovò una lettera. Non era stata inviata al suo appartamento; l'aveva semplicemente trovata infilata nella porta di una scorciatoia che usava particolarmente di frequente. La busta era rifilata e aveva un sigillo di cera rossa, con la scritta Mister Skitter Marshall in corsivo ed inchiostro nero sul davanti. Skitter lacerò la busta, seduto a gambe incrociate nella fioca illuminazione della scorciatoia, e lesse il messaggio all'interno:
al destinatario del Skitter Marshall, lo;
lei è stato dichiarato ai Sensi del diritto presentemente alla conseguenza di senza indugio di molti sono qui per. Via senza indugio, dunque in un palese e diretto dell'argomento in oggetto. Una qualche Eredità razionale della compagnia
MARSHALL, CARTER E DARKE LTD.
è sono desiderio di molti. Assunzione dal. prelevamento il giorno
GIUGNO 26
dal posto dei Residenti.
imminente Per incomprensibili, quindunque, messaggio dall'Incipiente.
"Hai ereditato un compito. Spero tu riesca a portare il fardello in modo degno."
da AMOS MARSHALL di morte
Corpuscolo privodigrazia;
Il A-78xD Collettivo Eidolonici Uniti
(profondità per incomprensibile)
Skitter non sapeva cosa pensare della nota; la sua incoerenza rendeva incomprensibile qualunque messaggio intendesse comunicare. Ne aveva concluso che fosse una richiesta di farsi trovare a casa il 26 Giugno. Per quanto bizzarro e inusuale fosse il messaggio, strano e inusuale voleva dire interessante, e per Skitter, interessante era abbastanza. Passarono i giorni, come i giorni tendono a fare.
La notte del 25 Giugno, Skitter Marshall andò a letto nella sua abitazione.
La mattina del 26, si svegliò in un letto che non gli era familiare.
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