SCP-IT-003
voto: +14+x

Elemento #: IT-003
Livello3
Classe di Contenimento:
keter
Classe Secondaria:
none
Classe di Disturbo
keneq
Classe di Rischio
pericolo

Procedure Speciali di Contenimento: SCP-IT-003 non è contenibile con nessun mezzo noto alla Fondazione. Stante, tuttavia, la significativa gravità e area d’influenza delle sue capacità anomale, si rendono necessarie delle attività di sorveglianza territoriale dell’intera penisola italiana, al fine di prevenire eventi di scomparsa legati a SCP-IT-003. La sorveglianza territoriale viene svolta automaticamente dall'installazione IAG RWSH-Imago-0031 dedicata, tramite procedure di Sorveglianza e Tracciamento2 degli individui identificati come possibilmente influenzabili da SCP-IT-0033. A tali individui è assegnata, in base alle loro caratteristiche psicologiche, una Classe di Rischio4 numerata da 1 a 5, dove 1 è il rischio minimo e 5 è il rischio massimo.

Sintesi dei principali fattori di rischio
CCL: Coefficiente di Csíkszentmihályi-Lundini, utilizzato nella valutazione ponderale della classe di rischio del soggetto. Come regola empirica, a maggior coefficiente corrisponde maggior entità di rischio; parimenti, un coefficiente negativo rappresenterà approssimativamente una riduzione del rischio.
Fattori di Rischio CCL
Disordine Ossessivo-Compulsivo della personalità 0.5
Sindrome da Workaholism 0.5
Episodi passati di narcolessia 0.4
Disturbo da dismorfismo corporeo 0.3
Predisposizione a stati psicologici di flusso 0.25
Disturbo di personalità passivo-aggressivo 0.25
Disturbo d'ansia sociale 0.2
Personalità di tipo introverso 0.1
Dislessia -0.075
Discalculia -0.075
Gelotofobia -0.1
Agorafobia -0.25
Analfabetismo -0.5

Il dispiegamento dei protocolli di S&T viene coordinato dal Centro di Direzione Operativa dislocato presso il Sito Deus (Unità-003, SIR-II). Tale unità è inoltre responsabile dello svolgimento di indagini pertinenti gli eventi di scomparsa incontrovertibilmente causati da SCP-IT-003; le operazioni esplorative ed eventuali tentativi di recupero all'interno dello stesso ricadono a loro volta sotto la giurisdizione della SSM-XII "Transitio Realitatis".

I protocolli operativi di S&T si svolgono in ottemperanza alle direttive S5:DIRS/OP-IT-003 di più recente promulgazione5. Ulteriori informazioni sui dettagli delle procedure S&T sono disponibili al personale autorizzato presso il proprio coordinamento SIR di riferimento.

Ogni istanza di SCP-IT-003-1 eventualmente recuperata sul campo in seguito a operazioni di sorveglianza o esplorazione dev'essere indirizzata al Sito Iride, che ne disporrà il contenimento presso una cella standard per umanoidi.

Descrizione: SCP-IT-003 è un fenomeno di distorsione anomala del tessuto spaziotemporale, che si manifesta prettamente all’interno di ambienti architettonici deputati all’archiviazione documentale6 e in grado di esercitare le proprie attività anomale solo su soggetti psicologicamente attratti dall’esecuzione di procedure burocratiche.

Il tipico evento di SCP-IT-003 genererà:

  • Un’estensione spaziale anomala, replicante le caratteristiche architettoniche del luogo di manifestazione. Lo spazio è accessibile tramite varchi, i quali si manifestano in corrispondenza degli angoli di stanze e corridoi ciechi, in special modo in locali sotterranei; altresì, seppur con una maggiore rarità, è stata riscontrata la manifestazione dell'anomalia su pareti del tutto casuali all'interno del luogo di manifestazione.
  • Un'improvvisa insorgenza, nei soggetti rientranti nelle CdR che entrino in contatto visivo con SCP-IT-003, di uno stato catatonico transitorio, seguito a breve termine da uno stato ipnopompico peculiare, culminante in episodi anomali di sonnambulismo che conducono i soggetti esposti a entrare in SCP-IT-003 seguendo il più breve percorso disponibile. L’accesso allo spazio anomalo nell’area di manifestazione di SCP-IT-003 sembra richiudersi immediatamente dopo essere stato attraversato dall'individuo interessato. La durata dello stato catatonico, e dunque la velocità di transizione allo stadio successivo, si riduce con l’aumentare della Categoria di Rischio: i soggetti appartenenti alle CdR più elevate, dunque, hanno maggiore probabilità di entrare in contatto con SCP-IT-003, prima dell’arrivo dei soccorsi.

Le più recenti stime conseguite dagli studi condotti sull'anomalia attestano come, storicamente, il numero totale di individui residenti sul suolo italiano che siano stati affetti da SCP-IT-003 sia pari a █████. Considerate le significative alterazioni biologiche e psichiche cui alcuni di questi individui risultavano essere soggetti a seguito di un loro recupero da SCP-IT-003, si è reputato opportuno classificarli come SCP-IT-003-1, ipotizzando inizialmente che il fenomeno fosse da attribuirsi a un effetto non meglio identificato, recato dalla permanenza all'interno SCP-IT-003.

SCP-IT-003-1 è la designazione della generica istanza umanoide proveniente da SCP-IT-003, nella quale le mutazioni fisiche, dovute alla permanenza del soggetto all'interno dell'anomalia, hanno sortito modificazioni fisiologiche e anatomiche radicali: aventi altezza media7 di 1,8 m e un peso medio di 160 kg8, esse esibiscono un piano anatomico ambiguo, conservando in misura variabile alcuni tratti della normale anatomia mammifera umana, e presentandone, al contempo, altri apparentemente simili a quella di un crostaceo decapode, con un'accentuata somiglianza ai granchi della famiglia Macrocheira; le istanze, inoltre, mostrano la presenza di organi apicali dalla struttura e funzionalità esotiche. Il cranio di SCP-IT-003-1 è di forma generalmente ovale, e può possedere occhi, bocca e orecchie aventi anatomia e funzionalità analoghe a quelle umane; può altresì esibire organi di senso anomali che presentano forma e funzione paragonabili ai medesimi tratti ritrovabili nei comuni crostacei decapodi9. L’entità possiede un busto umanoide, coperto da un carapace di forma ovale, del diametro di 1,5 m. Preposte alla locomozione sono invece le quattro paia di arti inferiori, che si dipartono dal bacino tramite articolazioni apposite. Due paia di chelipedi, la cui lunghezza misurata è 2 m per il paio superiore e in media di 80 cm per il paio inferiore, costituiscono gli arti superiori di SCP-IT-003-1.

Il paio superiore presenta eterochelìa10, con le chele più grandi che risultano di dimensioni doppie rispetto alle corrispettive; particolarità aggiuntiva delle chele superiori sta nella flessibilità della loro struttura, che ne incrementa le capacità prensili, fornendo all'istanza una capacità di manipolazione mediamente paragonabile a quella della mano di un umano non anomalo. Il paio di chele inferiori, invece, esibisce una impressionante variegatezza di sviluppi anatomici e funzionali: esse si presentano generalmente come decidue; in base a dinamiche non pienamente comprese11, il tessuto germinale alla base di questa coppia di estremità sembra rispondere alle necessità dell'istanza di sviluppare estremità recanti funzione analoga a quella di utensili di cancelleria. Tali estremità possono secernere, in misura e modalità variabili, apparentemente dietro stimolo parasimpatico di SCP-IT-003-1, un fluido blu dalla loro punta maggiore12.

L’interezza dell’esoscheletro di SCP-IT-003-1 è costituita da una miscela essiccata di carta dipinta di arancione e colla vinilica13; al di sotto di esso, SCP-IT-003-1 possiede un’epidermide umana, con sospetta presenza di un endoscheletro. Considerata la non disponibilità di esemplari deceduti sui quali eseguire esami autoptici, non è stato possibile raccogliere ulteriori dati riguardanti l’anatomia interna di SCP-IT-003-1.

Le istanze di SCP-IT-003-1 presentano alterazioni di natura psichica, tali per cui esse risultano attratte in maniera ossessiva dall’esecuzione di pratiche di natura prettamente burocratica14. SCP-IT-003-1 ricerca attivamente attività burocratiche da eseguire e tenderà a dedicarvisi se non ostacolato, fino a esaurimento di ogni incarico. Durante il lavoro, SCP-IT-003-1 sembra entrare in uno stato di trance analogo a quello manifestato dai soggetti esposti a SCP-IT-003-1, utilizzando i chelipedi superiori per maneggiare la documentazione e quelli inferiori per scrivere, tramite l’ausilio del fluido da esse secreto, svolgente la funzione di inchiostro.

SCP-IT-003-1 è in grado di completare in breve tempo qualsiasi attività burocratica cui decida di dedicare la propria attenzione. La velocità di completamento del singolo incarico varia in base alla sua complessità, secondo un intervallo temporale che si estende dai 2 ai 30 secondi.


ADDENDUM IT-003/1

Un primo contatto con SCP-IT-003 e le istanze da esso prodotte è avvenuto a partire dal 13/04/1984, a seguito della raccolta, da parte degli agenti SIR-II stanziati in loco, di una serie di segnalazioni riguardanti un “uomo-granchio” che, a detta dei testimoni oculari, avrebbe infestato i locali dell’archivio storico di S█████ (FR), spaventando alcuni dipendenti e inducendoli al licenziamento; numerosi impiegati presso il suddetto luogo risultavano altresì scomparsi da diversi giorni, senza che l’arma dei Carabinieri fosse riuscita a reperire indizi su ciò che potesse essere loro accaduto. Raccolte le informazioni, in data 23/04/1984 gli agenti SIR-II stanziati in loco le hanno inoltrate alla dirigenza del Sito Iride; seguiva l’ordinanza di chiusura dei locali e la momentanea sospensione dei dipendenti dall’attività lavorativa. Nei giorni successivi, la dirigenza ha predisposto l’intervento di un distaccamento SIR-I presso S█████, con lo scopo di eseguire una prima perlustrazione dei locali d’archivio. Segue il videolog relativo.

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Data e ora d’inizio registrazione: 24/04/1984, 09:35

Luogo di registrazione: Archivio Storico di S█████ (FR)

Agenti presenti sul posto: Maurizio Muciaccia, Squadra alfa, agt. no 4; Giovanni Lucci, Squadra alfa, agt. no 13; Annunziata Esposito, Squadra alfa, no 5.

Coordinatore dell’operazione (stanziato presso il quartier generale): Ten. Jacopo Rossi


Maurizio Muciaccia: … vrebbe star registrando, ora. Quartier generale, ricevete l’immagine?

Jacopo Rossi: Riceviamo, agente.

M.M.: Molto bene. Procediamo, allora.

Gli agenti s’inoltrano oltre il portone d’accesso all’archivio, attraversano un corridoio in pietra e salgono due rampe di scale in marmo. Giunti a un ampio pianerottolo, rompono i nastri della polizia che coprono la porta ed entrano. L’interno è un lungo corridoio, sul quale si aprono diversi ingressi. Imboccato l’ultimo a sinistra, gli agenti entrano nell’archivio documentale. L’ambiente è piuttosto vasto, pieno di scaffali alti fino al soffitto e zeppi di faldoni ingialliti.

Per qualche minuto, gli agenti perlustrano l’area, senza trovare nulla. A un certo punto, l’agente Lucci richiama gli altri.

G.L.: Avete visto anche voi?

M.M.: Visto cosa?

G.L.: Laggiù. Quel muro.

L’agente Esposito inquadra la parete di fondo dell’archivio, macchiata di muffa e ricoperta di crepe.

A.E.: Vedo solo che il comune non fa lavori di ristrutturazione con cadenza regolare.

All’improvviso, la parete scompare, rivelando quella che sembra essere una copia esatta della sala in cui si trovano gli agenti, ma senza una fine visibile. All’interno, un umanoide granchiforme, apparentemente morto, è accasciato contro uno scaffale. L’agente Lucci, nonostante i richiami dei suoi colleghi, si avvicina all’area, poi ci entra e la parete si riforma dietro di lui.

L’agente Esposito corre verso il muro e comincia a tastarlo con la mano.

A.E.: Merda. Vieni qui, aiutami.

M.M.: A fare cosa, esattamente? La Sezione non è in grado di gestire situazioni del genere. Dobbiamo fare rapporto e lasciare il lavoro a chi di dovere.

A.E.: Ma… Giovanni… (le si incrina la voce) Non possiamo lasciarlo lì.

Ten. Jacopo Rossi: L’agente Muciaccia ha ragione. Non correte rischi inutili. Tornate al quartier generale, immediatamente.

L’agente Esposito si allontana dal muro, esegue due respiri profondi e si schiarisce la voce.

A.E.: Ricevuto.

M.M: Capisco come ti senti, ma…

A.E.: No, sto bene, non ti preoccupare. Andiamo.

L’agente Muciaccia rimane in silenzio per un istante, poi annuisce e si avvia verso l’uscita dell’archivio, seguito dall’agente Esposito. I due raggiungono poi l’ingresso principale ed escono. La registrazione viene interrotta.

Vista la natura dell'anomalia individuata durante la perlustrazione, la gestione del caso è stata trasferita al Sito Deus; il quale ha predisposto l'invio di un distaccamento SSM-XII "Transitio Realitatis" sul luogo interessato dall’anomalia, al fine di condurre ulteriori indagini. Seguono alcuni brevi passaggi trascritti dei videolog registrati nel corso della missione.

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Data e ora d’inizio registrazione: 25/04/1984, 22:35

Luogo di registrazione: Archivio Storico di S█████ (FR)

Agenti presenti sul posto: Sergente Carlo Lattanzi; Agt. Moreno Verdi; Agt. Carla Rossignoli; Agt. Marzia Addesse; Agt. Paola Tremonti; Agt. Alessio Datti.

Equipaggiamento utilizzato: No. 1 Sistema Cella della Realtà Portatile, var. 3-A/ “Porta-Alchemica”15; No. 3 sistemi di schermatura inibipatici indossabili16; No 4 Capsula Molare Strock; No 4 fucili d’assalto M16.


Gli agenti, guadagnato l’ingresso del locale, raggiungono l’archivio e lo perlustrano per qualche minuto; infine, si avvicinano alla zona di scomparsa dell’agente Lucci.

Moreno Verdi: (Illuminando la parete con una torcia) La zona è pulita, signore.

Carlo Lattanzi: Bene. Procedete.

Gli agenti posizionano la Cella della Realtà “Porta-Alchemica” vicino alla parete e la attivano. Il muro scompare immediatamente, rivelando l’area retrostante. Gli agenti si mettono in fila indiana ed entrano. Uno di essi rimane fuori, accanto alla Cella.

Dopo una breve perlustrazione, gli agenti osservano come l’ambiente oltre il varco sia una replica esatta dell’archivio documentale di S█████. Unica differenza sta nell’umanoide granchiforme accasciato contro uno scaffale, già segnalato dagli agenti SIR-I incaricati di effettuare la prima perquisizione.

Carla Rossignoli: (Accovacciandosi accanto al granchio umanoide) Uhm… sembrerebbe morto.

L’agente Rossignoli incastra la canna del fucile sotto uno degli arti del granchio, sollevandolo; poi lo lascia andare. L’arto ricade inerte sul pavimento.

Carla Rossignoli: Sì, direi che è morto. O svenuto, quantomeno.

Carlo Lattanzi: Beh. Direi che non abbiamo più molto da fare qui, per ora. Carichiamo l’umanoide sul furgone e andiamocene.

Gli agenti tornano da dove sono venuti e salgono sul furgone.

00:21

La camera inquadra il volto dell’agente Addesse. Dietro di lei si sentono grida e rumori confusi. L’agente Addesse sposta la camera per inquadrare l’umanoide granchio, posizionato su un lettino nel retro del furgone e ben legato a esso tramite apposite cinghie. L’entità è sveglia e, urlando, si agita furiosamente, nel tentativo di liberarsi. Due agenti gli si avvicinano e lo trattengono con le braccia, costringendolo in posizione supina. L’agente Datti si avvicina all’umanoide e gli infila una siringa nel collo, tra le giunture della corazza.

Umanoide: Non potete fare questo! Non siete autorizzati! Dovete attenervi alle procedure.

Alessio Datti: (Spingendo lo stantuffo) Continuate a tenerlo fermo…

Umanoide: Per interagire con me o un mio collega dovete prima consultare lo sportello otto, poi consegnare il talloncino A-8-22/III-16 con timbro al piano secondo, scala K… interno… sedici, dove verrete reindirizzati allo sportello… trenta… cinq…

L’umanoide crolla addormentato. Gli agenti lo lasciano andare.

Alessio Datti: (Passandosi una mano sulla fronte e sbuffando) Ecco, fatti un bel sonno, testa di cazzo.

Moreno Verdi: Meno male che ha funzionato.

Alessio Datti: (Riponendo la siringa in un astuccio di plastica) Avevamo contromisure più efficaci in ogni caso.

Carla Rossignoli: Un bel peperino, si direbbe.

Carlo Lattanzi: Gli passerà la voglia, quando l'avremo sbattuto in contenimento.

Marzia Addesse: Ho registrato tutto, così poi diamo una copia del materiale a quelli dell’Iride.

Carlo Lattanzi: Molto bene.

La registrazione viene interrotta.



Nelle ore successive ai fatti sopra riportati, gli agenti partecipanti alla missione hanno consegnato l’entità crustaceiforme al Sito Iride, che ne ha predisposto il contenimento temporaneo in una cella standard, in attesa di ulteriori studi.

ADDENDUM IT-003/2

A seguito delle informazioni raccolte durante indagini condotte su nuovi eventi di scomparsa attribuiti alla manifestazione anomala sopracitata durante i mesi di Maggio e Giugno, tra il 5 e il 9/07/1984 la dirigenza del Sito Deus ha stilato e approvato le Procedure di Sorveglianza e Tracciamento, dando il via all’operazione di contenimento del neo-ufficializzato SCP-IT-003. Al momento della stesura del seguente rapporto, sono stati individuati 25 accessi a SCP-IT-003, distribuiti omogeneamente sul suolo italiano, senza un apparente criterio17; ipotesi tutt’altro che improbabile è che possano essercene almeno altrettanti in attesa di essere scoperti.

Missioni esplorative condotte nelle istanze rinvenute, pur avendo consentito il recupero di un altro esemplare vivente di umanoide granchiforme (da ora in avanti rinominato SCP-IT-003-1-B; la nomenclatura SCP-IT-003-1-A è invece assegnata al primo umanoide rinvenuto), non hanno condotto ad alcun chiarimento ulteriore riguardo la natura di SCP-IT-003.

Contemporaneamente alle suddette operazioni, il Sito Iride ha condotto osservazioni approfondite su SCP-IT-003-1-A e SCP-IT-003-1-B, giungendo a una comprensione delle caratteristiche psicofisiche più rilevanti delle entità in questione, nonché all’ipotesi secondo cui tali entità fossero esseri umani trasformati dall’anomalia; nel tentativo di confermarla, SCP-IT-003-1-A e B sono stati sottoposti a colloquio con lo psicologo dott. Maurizio Imbruglia.


Interviste condotte su SCP-IT-003-1-A e B

Intervista 1

Data: 2/05/1984

Ora d’inizio registrazione: 16:23

Intervistatore: dott. Maurizio Imbruglia

Intervistato: SCP-IT-003-1-A (da ora in avanti indicato, per brevità, come Istanza A)


La telecamera inquadra l’Istanza A, chiusa a chiave entro una stanza blindata cubica e provvista di una vetrata in plexiglas. L’umanoide, indossante una camicia di forza, è legato tramite cinghie a una sedia metallica. Il dottor Imbruglia è seduto fuori dall’inquadratura, nella zona esterna alla cella.

Maurizio Imbruglia: (schiarendosi la voce) Ma può sentirmi?

Voce maschile fuori campo: Il microfono che ha davanti comunica con un altoparlante posto nella cella, dottore. Parli scandendo bene le parole e non ci saranno problemi.

M.I.: Capisco. Dunque… uhm… Istanza A. Mi conferma che riesce a sentirmi?

L’Istanza A smette improvvisamente di agitarsi e alza la testa verso il soffitto. Per qualche secondo, osserva l’altoparlante montato sopra di sé, poi si rivolge al dottor Imbruglia e annuisce.

Istanza A: Buongiorno. Mi mostri il numeretto, per favore.

M.I.: Il numeretto?

Istanza A: Lei è il numero 145631-B, in fila per lo sportello 14, è corretto?

M.I.: (schiarendosi la voce) Istanza A, sarebbe in grado di spiegarmi dove si trova, in questo momento?

Istanza A: (guardandosi intorno) Sono l’impiegato matricola 1547896-324/KC-87-OP, assegnato e correntemente operativo presso il piano sesto, Fila Y, sportello 14, sezione P, ala ovest, Area III/X-2, addetto all’autorizzazione richieste di appuntamento per richiedere autorizzazione per appuntamento con l’impiegato matricola 1547896-324/KC-87-OQ. Mi mostri il numeretto, per favore. Devo confermare che non abbia saltato la fila.

M.I.: Istanza… Istanza A… ci è stato riferito che avrebbe tentato più volte di… uhm, solo un secondo. (Il dottor Imbruglia muove alcuni fogli) Dicevo, avrebbe tentato più volte di… cito testualmente, “utilizzare le proprie appendici, avente foggia di chela di crostaceo, per incidere sul proprio carapace una serie di codici, frasi rimandanti a pratiche burocratiche non meglio identificate e indirizzi email sconosciuti, presumibilmente inventati”. Posso chiederle cosa l’ha spinta a compiere un simile gesto?

Istanza A: Mi mostri il… (torna a contorcersi). Liberatemi. Tra due minuti e cinquantatré secondi devo recarmi nell’archivio 1342675981349-H, piano quindicesimo, per compilare dell’importante documentazione. Devo compilare. Devo compilare. Devo compilare.

L’Istanza A tenta, a questo punto, di mordere il tessuto della camicia di forza, senza riuscire ad arrivarci.

Istanza A: Ho dell’arretrato. Non posso avere dell’arretrato. Devo compilare. Altrimenti non avrò la promozione. Mi piace compilare. Lo odio. Lo odio. Lo odio.

Istanza A comincia a borbottare frasi incomprensibili e, nonostante i tentativi del dottor Imbruglia, non riesce a riprendere l’intervista. La registrazione viene, di conseguenza, interrotta.



L’Istanza A, in stato confusionale, è stata in seguito ricondotta alla sua cella, dove è stata nuovamente legata. Nelle due ore successive, l’umanoide ha seguitato a richiedere di essere liberato e/o di ricevere in consegna dei documenti da firmare; conseguentemente alla ripetuta negazione delle richieste, è piombato in uno stato afasico18, rendendo impossibile l’esecuzione di ulteriori colloqui.

Intervista 2:

Data: 3/05/1984

Ora d’inizio registrazione: 10:02

Intervistatore: dott. Maurizio Imbruglia

Intervistato: SCP-IT-003-1-B (da ora in avanti indicato, per brevità, come Istanza B)


La telecamera inquadra l’Istanza B, situata nella stessa stanza in cui era stata precedentemente collocata l’Istanza A. L’Istanza B, tuttavia, non è legata in alcun modo e siede con aria rilassata.

M.I.: Buongiorno, Istanza B.

Istanza B: A lei. Come posso aiutarla?

M.I.: Dunque… come prima domanda, vorrei chiederle: sarebbe in grado di descrivermi il luogo in cui si trova, in questo momento?

Istanza B: Ma certo. Per ottenere una risposta più dettagliata, è pregato di mettersi in coda allo sportello Richiesta Descrizione, piano duemilionesimo, Fila CD/98-Tre-III, sezione 9Q/5432L, ala sud-sudest.

M.I.: Lei è dunque consapevole di non trovarsi più all’interno del… uhm… del luogo in cui è possibile eseguire il tipo di operazioni di cui mi sta parlando?

Istanza B: Certo. Per ottenere una risposta più dett…

M.I.: Non ne ho bisogno, grazie. Ora… stando alle ricostruzioni condotte dalla SIR-I circa gli eventi di scomparsa avvenuti a [REDATTO], il mese scorso, si ipotizza che la sua identità corrisponda a quella di Lorenzo T███████ o a quella di Giuseppe V█████. Conferma di rispondere a uno di questi due nomi?

Istanza B: No. Quindi, non ha bisogno di risposte più precise?

M.I.: Bastano queste, grazie.

Istanza B: In tal caso, deve compilare un modulo che attesti la sua volontà di non volere risposte più precise. Può richiederlo al…

M.I.: Ci penserò più tardi, grazie. Lei è stato trovato a vagare all’interno di un’istanza di SCP-IT-003, in data 30/04, in stato confusionale. Saprebbe ricostruire gli eventi occorsi durante la sua permanenza all’interno dell’anomalia?

Istanza B: Mi spiace, ma lei ha esaurito le domande a richiesta libera. Per proseguire con il colloquio, deve compilare il modulo che ho menzionato poc’anzi.

M.I: (dopo un attimo di silenzio) Ascolti, lei non si trova più all’interno di SCP-IT-003. Qualunque cosa fosse costretto a fare là dentro, ora non è più importante. Capisce che lei, qui, è al sicuro? Che possiamo aiutarla a tornare alla sua forma umana?

Istanza B: Le ripeto che, per proseguire con… (smette di parlare e si guarda intorno per qualche istante) Dove sono? Dove sono i miei documenti? Devo compilare.

M.I.: Istanza B, mi guardi negli occhi e faccia un respiro profondo.

Istanza B: (alzandosi dalla sedia) Devo compilare. Datemi i miei documenti. Questo non è il mio cubicolo. Datemi dei documenti. Devo compilare.

L’Istanza B comincia a correre in cerchio nella stanza, indifferente ai richiami del dott. Imbruglia. Dopo qualche minuto, i tre agenti SPeV-I assegnati all’area fanno irruzione nella cella, immobilizzano l’Istanza A e la sedano, portandola via su una barella. La registrazione viene interrotta.



Al risveglio nella sua cella di contenimento, l’Istanza B ha mostrato un rapido recupero dallo stato delirante manifestato durante il colloquio, ma da allora rifiuta di condurne altri.

ADDENDUM IT-003/3

In data 7/08/1984, ore 23:43, una distorsione spaziale di 2 Nortia, durata 3,5 secondi, è stata rilevata dai sensori del Sito Angerona, presso la sala server. La SSM-XII, allertata dell’accaduto, ha raggiunto l’area interessata, rinvenendovi una terza istanza di SCP-IT-003-1. Al momento del recupero, l’entità si è identificata come l’agente SIR-I Giovanni Lucci19, mostrando il suo tesserino di riconoscimento, in seguito rivelatosi autentico. Temporaneamente contenuto presso una cella standard del Sito Angerona, l’agente Lucci è stato immediatamente sottoposto a interrogatorio. Segue il log relativo.

Data: 7/08/1984

Ora d’inizio registrazione: 02:21

Intervistatore: dott.ssa Fabiola Di Torrice

Intervistato: SCP-IT-003-1-C, Giovanni Lucci (da ora in avanti indicato, per brevità, come Istanza C)


Fabiola Di Torrice: Buonasera, agente Lucci. Spero perdonerà l’eccessiva prudenza che stiamo usando nei suoi confronti, ma capisce che la situazione in cui ci troviamo è quantomeno inusuale.

L’agente Lucci, al di là del plexiglas, osserva rapidamente la piccola stanza in cui si trova, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo alla dottoressa.

Istanza C: Non si preoccupi. Conosco bene certe procedure. È tutto a posto.

F.D.T.: Bene. È pronto a cominciare?

Istanza C: Vorrei… vorrei prima farle una domanda, se possibile.

F.D.T.: Prego, chieda pure.

Istanza C: Ecco… Nuccia… volevo dire, l’agente Annunziata Esposito… è a conoscenza che io mi trovo qui, al momento?

F.D.T.: La notizia del suo ritrovamento non è ancora uscita dai confini del Sito Angerona. In ogni caso, il modo in cui tali informazioni verranno diffuse non dipende da me, ma dalla dirigenza. L’agente Esposito verrà resa edotta del suo salvataggio solo se verrà ritenuto necessario.

Istanza C: Quindi… quindi, non posso vederla, ora?

F.D.T.: Purtroppo no, agente Lucci.

Istanza C: (sospira) Capisco. Beh, che le devo dire, dottoressa. Sono a completa disposizione per ogni domanda.

F.D.T.: Dunque. In realtà, di domanda, ne avrei una sola. Cosa le è successo, là dentro?

Istanza C: (ride) È meglio se si va a fare un caffè, dottoressa. La storia è molto, molto lunga.

[DATI CANCELLATI]





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    Attivazione annullata. Credenziali accettate. Benvenuta, Annunziata Esposito.




    Elemento #: IT-003
    Livello4
    Classe di Contenimento:
    keter
    Classe Secondaria:
    thaumiel
    Classe di Disturbo
    ekhi
    Classe di Rischio
    minaccia


    Procedure Speciali di Contenimento: SCP-IT-003 non è contenibile con nessun mezzo noto alla Fondazione. Le Procedure di Sorveglianza e Tracciamento sono da considerarsi applicabili al solo scopo di impedire eventi di scomparsa attribuibili all’attività anomala di SCP-IT-003.

    Descrizione:20 SCP-IT-003 è la denominazione assegnata a una struttura non euclidea, presumibilmente collocata nella Noosfera e avente dimensioni esterne non definite, la cui attività anomala si manifesta nel piano di realtà osservabile mediante uno spazio ricorsivo interdimensionale21, le cui caratteristiche sono dettagliatamente elencate nel documento sovrastante. Gli interni di SCP-IT-003 si presentano, per configurazione architettonica e planimetria delle singole aree, come analoghi a quelli di un edificio di fattura umana, rivestente scopi di natura a un tempo burocratica e aziendale. SCP-IT-003 sembrerebbe essere costituito da un numero teoricamente infinito di piani, ognuno di essi suddiviso in un numero non calcolabile di ali, settori e sottosettori.

    SCP-IT-003 è popolato da gruppi di istanze di SCP-IT-003-1, ricoprenti il ruolo di impiegati all’interno delle varie sezioni di SCP-IT-003. Ognuno di essi è deputato allo svolgimento di un compito specifico, come la compilazione/catalogazione/realizzazione di documenti cartacei, servizi di sportello, compiti d’ufficio o d’archivio et similia. Le finalità effettive dei servizi erogati da SCP-IT-003 sono tuttora ignote.

    La permanenza in SCP-IT-003 per un tempo superiore alle sei ore provoca uno o più tra i seguenti effetti negli individui esposti22:

    • Sintomi di paranoia, confusione, panico, ansia o simili;
    • Stati catalettici temporanei;
    • Accessi di rabbia, aggressività;
    • Trasformazione in SCP-IT-003-1 o istanze a esse analoghe23.

    L’ingresso a SCP-IT-003 è possibile soltanto attraverso SCP-IT-003-2, ed esclusivamente agli individui rientranti nelle Categorie di Rischio: tentativi di accesso forzato all’area24, sia dall’interno di SCP-IT-003-2 che all’esterno, si sono rivelati infruttuosi.


    RESOCONTO PARZIALE OPERAZIONE WEBER

    A seguito delle testimonianze fornite da SCP-IT-003-1-C nel corso della serie di colloqui orali tra lui e la dottoressa Fabiola Di Torrice, in data 11/08/1984 le dirigenze dei Siti Angerona e Deus hanno stilato le linee guida della missione ribattezzata Operazione Weber; scopo della spedizione era esplorare SCP-IT-003 e documentarne nel dettaglio le proprietà anomale, con l’obiettivo secondario di localizzare e portare in salvo quante più vittime civili possibili rinvenute all’interno dell’anomalia.

    Considerata l’impossibilità di utilizzare dispositivi atti a garantire un accesso forzato all’interno di SCP-IT-00325, i membri della neo-istituita Squadra Weber sono stati scelti tra gli appartenenti alla SSM-XII rientranti nelle categorie di rischio da 1 a 3, per minimizzare i potenziali rischi da esposizione agli effetti anomali di SCP-IT-003. In via del tutto eccezionale, l’Istanza C, Lucci Giovanni, è stato incluso nella Squadra, considerata la sua natura apparentemente collaborativa e la quantità di informazioni possedute su SCP-IT-00326.

    La spedizione esplorativa denominata Missione Weber ha avuto inizio ufficialmente in data 15/08/1984. Seguono gli estratti più significativi dei vidolog dell’evento, registrati dalle bodycam in possesso di ogni agente.

    Data e ora d’inizio registrazione: 11/08/1984, 14:21

    Luogo di registrazione: Sito Deus; interni di SCP-IT-003

    Agenti presenti sul posto: Agt. Emma De Filippo, SSM-XII (CdR 1); Sergente Carlo Lattanzi, SSM-XII (CdR 1); Agt. Marta Rossi, SSM-XII (CdR 2); Agt. Roberto Magalli, SSM-XII (CdR 3); Agt. Ursula Ricci, SSM-XII (CdR 1); SCP-IT-003-1-C, Giovanni Lucci (CdR 2).

    Equipaggiamento utilizzato: No. 6 sistemi di schermatura inibipatici indossabili27; No. 5 fucili d’assalto M16; No. 5 Capsula Molare Strock; No. 6 bodycam a trasmissione inter-dimensionale ver. 2.04 “Bifrost”28.



    14:21

    La registrazione viene avviata da ciascun agente all’inizio dell’operazione. Le camere inquadrano l’istanza SCP-IT-003-1 manifestatasi in data 10/08/1984 presso l’archivio catastale di C███████ (CA). Gli agenti e l’Istanza C sono collocati di fronte al varco, con gli occhi coperti da una benda. Il capitano della SSM-XII, Camillo Morelli29 esegue un breve discorso d’incoraggiamento alla squadra, poi rimuove le bende e si fa da parte. Gli agenti e l’Istanza C, vittime dello stato ipnopompico indotto da SCP-IT-003-2, entrano in silenzio nell’istanza. Dopo aver avanzato per un numero imprecisato di metri all’interno della manifestazione spaziale ricorsiva, l’area comincia progressivamente a mutare aspetto e dimensioni, assumendo una struttura analoga a quella di una sala d’aspetto, con lunghe file di poltroncine che attraversano un pavimento in piastrelle bianche, ceste piene di giornali e pareti grigie.

    Emma De Filippo: Ah, ce l’abbiamo fatta davvero, stavolta.

    Ursula Ricci: (massaggiandosi le tempie) Mado’, che mal di testa.

    Emma De Filippo: Davvero? Io mi sento bene.

    L’agente Marta Rossi si piega in due e vomita sul pavimento.

    Marta Rossi: (pulendosi la bocca) ‘Tacci tua, Emma. Sto malissimo.

    Carlo Lattanzi: (con la voce tremante) Bene, se avete finito di lamentarvi, direi che è il momento di dare il via all’esplorazione. Istanza C… volevo dire, agente Lucci… vuole fare gli onori di casa?

    Nella sala scende il silenzio per un istante.

    Roberto Magalli: Che scherzo di merda sarebbe, questo?

    Marta Rossi: Non è possibile… era esattamente in mezzo a noi, cazzo. Non può essere sparito.

    Ursula Ricci: Lo dobbiamo trovare. Senza di lui, non dico che la missione sia compromessa, però…

    Carlo Lattanzi: No, hai ragione. Perlustriamo questo posto. Indossate i caschi inbipatici e preparate le armi. (rimane in silenzio per qualche istante) Aspetta un secondo. Dov’è il mio equipaggiamento?

    Marta Rossi: Anche il nostro è sparito.

    Roberto Magalli: Merda.

    Carlo Lattanzi: D’accordo, sentite, facciamo una cosa per volta. L’area sembrerebbe priva di rischi. Perciò, al momento direi di concentrarci sulla ricerca dell’Istanza C. Poi penseremo alle armi.

    Ursula Ricci: Mi sembra un po’ rischioso, signore.

    Carlo Lattanzi: L’alternativa è rimanere immobili qui finché morte non sopraggiunga. Conoscevamo tutti i rischi di questa missione e sapevamo che non sarebbe stato possibile un nostro recupero nei casi d’emergenza come questo; ciò non significa che dovremmo arrenderci immediatamente. Adesso mettiamoci in marcia.

    Gli agenti si mettono in fila indiana e s’inoltrano nell’area, passando in mezzo alle file di poltroncine rosse. La stanza sembra non avere una fine, mentre il soffitto si alza a volte di pochi centimetri, altre di chilometri, per poi tornare all’altezza originale. Durante l’esplorazione, alcuni agenti si scambiano qualche parola, ma per la maggior parte del tempo tutti rimangono in silenzio.


    15:45

    Dopo diverse ore di cammino lungo una direzione rettilinea, nel corso delle quali l’ambiente non è mutato, gli agenti si siedono per riposarsi. Quando tutti hanno preso posizione, una porta aperta si materializza sulla parete di fronte a loro e un’istanza di SCP-IT-003-1 entra nell’area.

    Roberto Magalli: (bisbigliando, rivolto a Ursula Ricci, seduta vicino a lui) È C?

    Ursula Ricci: Cazzo ne so. Mi pare che C avesse un colore diverso, comunque. Un arancione più… scuro? Non saprei.

    L’istanza raggiunge la fila ove gli agenti sono seduti e fa un inchino.

    SCP-IT-003-1: Benvenuti alla Sede Centrale dell’INPS, signori.

    Marta Rossi: (sgranando gli occhi) Come, scusi?

    SCP-IT-003-1: INPS, signorina. L’Istituto Nootico per la Precessione del Sogno. Sono l’addetto alla sorveglianza, impiegato matricola 2468782-211/AZ-02-PA, e sono qui per mettervi al corrente delle procedure necessarie da eseguire per entrare nella nostra sede. Vogliate perdonarmi se non mi sono manifestato prima, ma ho ordine di attendere che i nuovi arrivati prendano posto a sedere, prima di rivolgere loro la parola.

    Carlo Lattanzi: È stato lei a sequestrarci l’equipaggiamento?

    SCP-IT-003-1: Armi di ogni tipo e dispositivi di schermatura mentale non sono ammessi, all’interno delle nostre strutture. I miei assistenti ve li hanno momentaneamente sequestrati mentre voi eravate in trance e riposti nella cassetta 29463871374793-Q, piano ventimiliardesimo, Sezione H-453 fattoriale, Settore J-8976. Vi saranno riconsegnati nel momento in cui guadagnerete l’uscita dall’Istituto, oppure potete richiederli immediatamente indietro, seguendo la Procedura 86-2/C/K8-23-A; qualora decideste di richiedere l’applicazione della suddetta, tuttavia, vi informo che non sarete autorizzati a proseguire oltre e verrete rimandati nel vostro luogo d’origine.

    Gli agenti si guardano e si scambiano cenni d’intesa.

    Carlo Lattanzi: Perfetto. In tal caso, richiediamo l’applicazione della Procedura… uhm… insomma, vorremmo riavere il nostro equipaggiamento ed essere riportati indietro.

    SCP-IT-003-1: (inchinandosi) Molto bene, signori. In tal caso, siete invitati a prendere l’ascensore e a dirigervi verso il piano sotterraneo 401 fattoriale, Corridoio A-212434534532, Sportello SD-F-34-III/IV-T. Grazie e arrivederci.

    Carlo Lattanzi: Aspetti! Potrebbe cortesemente rip…

    SCP-IT-003-1 scompare nel nulla. Dietro di lui, la porta si trasforma in un ascensore.

    Ursula Ricci: Francamente, non c’ho capito un cazzo.

    Carlo Lattanzi: (sospirando e poggiandosi contro lo schienale della sedia) Agente Ricci, modera il linguaggio, per cortesia.

    Roberto Magalli: Che facciamo, signore?

    Carlo Lattanzi: (alzandosi in piedi) Che domande. Andiamo a riprenderci le armi, così potremo andarcene di qui.

    Gli agenti seguono il sergente fino alle porte metalliche dell’ascensore. Il sergente preme un tasto e le porte si aprono.

    Marta Rossi: E l’Istanza C?

    Carlo Lattanzi: Ce ne occuperemo quando saremo tornati nella nostra dimensione e ci saremo riorganizzati.

    L’agente Rossi annuisce e segue gli altri nel cubicolo. L’interno ha lo stesso colore argenteo delle porte, un tappeto rosso sul pavimento e uno specchio sulla parete di fondo. Su uno stipite accanto all’ingresso c’è un microfono.

    Carlo Lattanzi: Qualcuno si ricorda che piano ci è stato detto di raggiungere?

    Roberto Magalli: piano sotterraneo 401 fattoriale.

    Il sergente ripete il numero del piano nel microfono. Le porte si chiudono e l’ascensore comincia a scendere.

    Emma De Filippo: 401 fattoriale… avete idea di che numero enorme stiamo parlando?

    Ursula Ricci: No e non voglio saperlo, francamente.

    Gli agenti restano in silenzio per diversi minuti. D’un tratto, il sergente Lattanzi prende la parola.

    Carlo Lattanzi: State tutti bene, voialtri? Avvertite sensazioni di stordimento, disorientamento, o intrusione mentale?

    Gli agenti confermano la bontà del loro stato di salute.

    Carlo Lattanzi: (annuendo) Bene. Non so cosa accadrà da qui in avanti, perciò tenetevi pronti. Finché non riavremo indietro i caschi, saremo vulnerabili. Ricordate le esercitazioni di meditazione. In condizioni del genere, concentrarsi sul qui e ora è fondamentale.

    Emma De Filippo: Faremo del nostro meglio, signore.

    Carlo Lattanzi: (sospira) E speriamo che sia abbastanza.


    17:12

    L’ascensore si ferma e le porte si aprono. Un altoparlante annuncia che il piano prescelto è stato raggiunto.

    Ursula Rossi: Finalmente, cazzo.

    Gli agenti, preceduti dal sergente, escono in fila indiana dall’ascensore, ritrovandosi in un corridoio grigio e vuoto, illuminato da luci gialle che si accendono sul soffitto. Non sono visibili apparati d’illuminazione nell’area.

    In silenzio, gli agenti attraversano il corridoio, fino alla porta con maniglione presente sul lato opposto. Oltre questa, si apre un ambiente piuttosto vasto, col pavimento in piastrelle grigie e il soffitto color crema. Sui muri destro e sinistro si aprono innumerevoli sportelli, ognuno marcato da una sigla e occupato da un’istanza di SCP-IT-003-1. Di fronte ad alcuni è presente una coda composta da diverse decine di esseri umani. Tra quelli visibili, la maggior parte appare confuso, terrorizzato o in stato di shock; una minoranza mostra rabbia, impazienza o irritazione. Anche in questo caso, il luogo sembra estendersi all’infinito davanti agli agenti, scomparendo in una nebbia giallastra che si solleva a diverse decine di metri di distanza.

    Roberto Magalli: Diamine. Tutte queste persone…

    Carlo Lattanzi: Sono coloro che vengono attratti dall’anomalia. Solo una parte di essi, probabilmente.

    Marta Rossi: Propongo di dividerci. Due di noi scorteranno queste persone all’ascensore e, da lì, alla sala d’aspetto. Gli altri…

    Carlo Lattanzi: No. Hai visto quanto ci abbiamo messo, a scendere. Impiegheremmo ore per portarne via due, tre al massimo. E a che pro, se non sappiamo nemmeno da che parte si esce? Concentriamoci su ciò che stiamo facendo.

    Ursula Ricci: Qualcuno ricorda a che sportello dovevamo andare?

    Emma De Filippo: Figurati. Quel granchio di merda parlava più veloce di mia sorella sotto Adderall.

    Ursula Ricci: Non sapevo che tua sorella fosse…

    Emma De Filippo: (facendo un gesto di noncuranza con la mano) Nah, tranquilla. È morta tipo cinque anni fa, di overdose. Mi stava sulle palle. Non me ne importa niente.

    Carlo Lattanzi: Finito di fare salotto? Accodiamoci a uno sportello qualsiasi e chiediamo. Tanto sono tutti uguali.

    Roberto Magalli: Non che abbiamo altra scelta.

    Gli agenti si incamminano.

    Ursula Ricci: (sottovoce) Mi spiace, per tua sorella.

    Emma De Filippo: Ti ripeto che non ti devi preoccupare. Comunque, grazie.

    Gli agenti attendono in coda. Gli individui davanti a loro sembrano in stato di shock e non rispondono ai tentativi di comunicazione.


    18:35

    Gli agenti raggiungono lo sportello. Il sergente si rivolge all’istanza operante presso di esso.

    Carlo Lattanzi: Buonasera. Siamo qui per richiedere indietro l’equipaggiamento che ci è stato sequestrato all’ingresso. Noi siamo gli agenti…

    SCP-IT-003-1: Mi mostri il numeretto, per favore.

    Carlo Lattanzi:… il numeretto?

    SCP-IT-003-1: Se non ha il numeretto, non posso parlare con lei. Vada a prenderlo e poi si rimetta in coda.

    Carlo Lattanzi: Ma è ridicolo. Sono in fila da più di un’ora. Ho rispettato il mio turno. La prego, è solo questione di pochi minuti.

    SCP-IT-003-1: Sono desolato, ma questa è la procedura. Può prendere il numeretto al piano sotterraneo 13 fattoriale, previa richiesta del Modulo Rosso (Assegnazione Turni) presso il piano 10 fattoriale, Corridoio CR-389, Sportello CH-A-12-I/I-A.

    Carlo Lattanzi: (sospira) Senta, non potrebbe fare uno strappo alla regola? Siamo molto di fretta e… ah!

    Una scia di fumo rosso fuoriesce dalle orecchie del sergente e avvolge SCP-IT-003-1, venendo assorbita dal suo corpo. L’istanza sorride. Il sergente esce dalla fila, si piega in due e vomita sul pavimento.

    SCP-IT-003-1: Ci vediamo più tardi, signori.

    Gli agenti si precipitano dal loro superiore.

    Emma De Filippo: Sergente! Sergente, tutto a posto?

    Carlo Lattanzi: Sì, non preoccupatevi. Qualunque cosa sia successa, mi ha solo fatto venire la nausea. (Sputando in terra e tornando verso l’ascensore) Muoviamoci.

    Gli agenti seguono il sergente.

    Roberto Magalli: Ho appuntato le nostre prossime destinazioni sulla mia agenda, signore.

    Ursula Ricci: Te la porti proprio dappertutto, quella cosa.

    Roberto Magalli: L’organizzazione è fondamentale.

    Ursula Ricci: (scuotendo il capo) Beh, se non altro, stavolta è stata utile.

    Gli agenti entrano nell’ascensore e, seguendo gli appunti di Magalli, impostano la loro destinazione verso il piano sotterraneo 10 fattoriale.


    19:59

    La squadra raggiunge la sua destinazione. Il piano è strutturato esattamente come quello che hanno lasciato, con la differenza che, al centro del corridoio, c’è un’altra coda di persone, anche queste in stato confusionale o di paranoia. Senza rivolgere la parola a nessuno, gli agenti aspettano il loro turno e giungono davanti a una macchina a forma di sfera bitorzoluta, di colore arancione e con una larga fessura rettangolare che si spalanca sul suo lato superiore. Due braccia crustaceiformi sbucano dai lati del dispositivo. Dalla fessura fuoriesce un talloncino numerato, le braccia lo afferrano con le chele prensili e flessibili e lo porgono al sergente. Preso il numeretto, la squadra raggiunge lo sportello CH-A-12-I/I-A e si mette nuovamente in fila.

    Roberto Magalli: (borbottando mentre scrive sull’agenda) Presenza del numeretto… preso talloncino quattordici barra A… dispositivo provvisto di braccia, forse costrutto meccano-biologico…

    Ursula Ricci: (scuotendolo per una spalla) Robe’. (scuotendolo ancora) Robe’? (lo scuote per la terza volta) Ehi.

    Roberto Magalli: (sollevando la testa di scatto) Oh. Scusami, ero un po’ assorto.

    Ursula Ricci: Eh, ho notato. Tutto bene, sì?

    Roberto Magalli: Sì, certo. Perché me lo…

    All’improvviso, la persona che sta parlando con l’impiegato allo sportello comincia a urlare.

    Sconosciuto: Non ne posso più! Cos’è questo Modulo Blu, adesso? Sono qui dentro da quasi dodici ore, ho fatto la spola per centinaia di piani e non ho ancora concluso un cazzo. Ne ho pieni i coglioni delle vostre scartoffie! Qualsiasi cosa sia questo posto, voglio che mi facciate uscire adesso. Mi sono spiegato? Adess…

    Lo sconosciuto smette improvvisamente di parlare e si porta le mani alla gola. Subito dopo, inizia a fluttuare a pochi metri dal suolo e il suo corpo raggrinzisce fino a disintegrarsi. Una luce rossa pervade brevemente il corpo dell’impiegato, che emette un mugolio compiaciuto.

    SCP-IT-003-1: Il prossimo.

    Marta Rossi: Porca troia.

    Emma De Filippo: Signore, sarà il caso di proseguire? Non sarebbe meglio cercare un altro modo?

    Carlo Lattanzi: Nulla ci garantisce che questo “altro modo”, se anche esistesse, sarebbe più sicuro di quel che stiamo facendo ora. Anzi: abbiamo appena visto, ora con quel vecchio e prima con me, cosa accade se proviamo a mettere in discussione il regolamento di questo posto. Dobbiamo solo stare calmi e fare attenzione. Vedrete che riusciremo a uscire senza problemi. D’accordo?

    L’agente De Filippo fa una smorfia e annuisce.

    Emma De Filippo: Sì, signore.

    Carlo Lattanzi: Molto bene. Ora fate silenzio e restate dietro di me. Tra poco tocca a noi.


    20:11

    SCP-IT-003-1: (rivolto al sergente) Buonasera, signore. Numeretto, prego.

    Carlo Lattanzi: (estraendo il talloncino) Ecco a lei.

    L’istanza umanoide prende il foglietto con una mano a forma di pinzetta, poi se lo avvicina al volto e, con un arto a forma di lente d’ingrandimento, lo esamina per qualche secondo. Al termine dell’operazione, le estremità delle sue appendici superiori mutano in mani umane e l’istanza posiziona il foglietto in una cesta color arancione, posta alle sue spalle. La cesta emette un grugnito, si appallottola su se stessa emettendo un forte crepitio, poi torna alla forma originale.

    SCP-IT-003-1: Sono l’impiegato matricola 47463967-691/FO-12-LM, addetto alla consegna e ricezione dei Moduli Cromatici. Come posso esservi utile?

    Carlo Lattanzi: Avremmo bisogno del Modulo Rosso.

    SCP-IT-003-1: Ma certo. Avete l’Autorizzazione Ocra?

    Carlo Lattanzi: Mi scusi?

    SCP-IT-003-1: L’Autorizzazione Ocra serve per richiedere il Modulo Rosso. Potete richiederla presso il Settore 32-K/A-1000 di questo piano.

    Ursula Ricci: (bisbigliando) Non è possibile, Cristo dio.

    SCP-IT-003-1: (sporgendosi dallo sportello) Ho sentito la sua amica bisbigliare. Cos’ha detto?

    Carlo Lattanzi: (sorridendo) Deve essersi sbagliato. Io non ho sentito niente.

    Per qualche secondo, l’istanza umanoide fissa il sergente Lattanzi, con la fronte aggrottata. Poi sembra rilassarsi.

    SCP-IT-003-1: Come stavo dicendo: potete richiedere l’Autorizzazione Ocra presso il Settore 32-K/A-1000 di questo piano. Per raggiungerlo, andate in fondo alla stanza, prendete la prima a destra, imboccate la trentaseiesima rampa di scale sulla sinistra; vi ritroverete su un pianerottolo sul quale si affacciano esattamente millequattrocento corridoi. Prendete il trecentoventiseiesimo di questi (contandoli in senso antiorario, s’intende), poi imboccate la prima svolta a sinistra, poi la cinquantesima porta sulla destra. Da lì, chiedete in giro.

    Carlo Lattanzi: (gridando) Come sareb… (tirando un respiro profondo) … Volevo dire, potrebbe spiegarsi meglio, cortesemente? A chi dovremmo chiedere?

    SCP-IT-003-1: Ascolti, le mie competenze non si estendono a tutta la struttura. Nel luogo ove vi ho indirizzato potrete ottenere ulteriori indicazioni per la richiesta dell’Autorizzazione Ocra. Ora, cortesemente, devo chiedervi di allontanarvi dallo sportello: state bloccando la fila.

    La Squadra esce dalla coda e si raggruppa poco più in là.

    Marta Rossi: (sbuffando) Io non ci capisco più niente. E sono esausta. Signore, non sarebbe meglio se ci riposassimo per un po’? Abbiamo con noi delle provviste di emergenza, direi che è arrivato il momento di usarle.

    Il sergente si guarda in giro, poi fa una smorfia e annuisce.

    Carlo Lattanzi: Va bene, ma non qui. Cerchiamo un posto dove non c’è nessuno. Vorrei evitare che finiste polverizzati, capite.

    Roberto Magalli: Ho trascritto le indicazioni dateci dall’istanza anomala. Possiamo iniziare ad avviarci e vedere se riusciamo a trovare un luogo per accamparci strada facendo.

    Carlo Lattanzi: Direi che è una buona idea. Muoviamoci, allora.


    22:11

    Seguendo le indicazioni dategli allo sportello, la squadra raggiunge il pianerottolo, dalle cui pareti, a raggiera, si diparte un numero enorme di corridoi molto stretti e bui. L’agente Magalli osserva per qualche istante l’agenda; poi, per diversi minuti, si mette a contare a bassa voce, indicando ciascuna strada con un dito, finché non trova quella giusta. Prima di imboccarla, tuttavia, gli agenti si siedono a terra e consumano le loro provviste. Dopodiché, rialzatisi, entrano in esso, in fila indiana, con il sergente Lattanzi a fare da capofila e l’agente Rossi a chiuderla. All’interno non si vede nulla e le pareti sono talmente strette che quasi sfiorano le spalle degli agenti. Il sergente Lattanzi accende una torcia.

    Marta Rossi: (bisbigliando) Sergente, possiamo… possiamo accelerare l’andatura?

    Carlo Lattanzi: Perché? Che succede?

    Marta Rossi: (voltandosi di spalle) C’è un… oh, che strano. Eppure, mi era parso…

    Emma De Filippo: Cosa? Cos’hai visto?

    Marta Rossi: No, niente. Credevo di aver sentito qualcuno dietro di me, ma… non c’è nessuno. Lascia perdere, forse la stanchezza sta cominciando a darmi alla testa.

    Carlo Lattanzi: Potrebbe essere un effetto dell’anomalia. Sbrighiamoci.

    Giunta a un bivio, la squadra svolta a sinistra, ritrovandosi in un corridoio più largo e ben illuminato da una luce giallastra. Sul soffitto non sono visibili lampade di alcun tipo. Nella zona sembra non esserci nessuno, ma dalle innumerevoli porte che si affacciano sulle pareti arriva un vociare confuso e monotono.

    Carlo Lattanzi: Ok, ci siamo. Agente Magalli, quale porta dovevamo prendere?

    Roberto Magalli: (sussurrando, mentre scrive sull’agenda) Imboccato corridoio trecentoventisei… svoltato con successo a destra. Sergente Lattanzi avanza richiesta di… (solleva improvvisamente lo sguardo dalle pagine) Oh! Mi scusi, sergente. Cinquantesima porta a destra.

    Ursula Ricci: (osservando l’agente Magalli con la fronte aggrottata) È proprio necessario che ti appunti ogni cosa?

    Roberto Magalli: È fondamentale.

    Ursula Ricci: Capisco. Beh. Andiamo? Ma… sergente?

    Mentre gli agenti parlavano, Lattanzi si è avviato a passo svelto lungo il corridoio, ha raggiunto la porta e si è messo a bussare energicamente sulla superficie lignea. Il resto della squadra corre verso di lui. Durante il breve tragitto, l’agente Rossi continua a voltarsi di spalle.

    Marta Rossi: Siete proprio sicuri che non ci stia seguendo nessuno?

    Emma De Filippo: Non è il momento, Marta. Ricorda l’addestramento. Respiri profondi e resta concentrata.

    Marta Rossi: Hai ragione. Sì. Provo.

    La squadra si riunisce vicino alla porta. Su di essa è affisso un foglio strappato da un quaderno, tenuto attaccato con un pezzo di nastro adesivo. Sulla superficie campeggia la scritta “Torno subito”, realizzata in inchiostro blu.

    Carlo Lattanzi: Dio, ma dove sarà andato questo idiota, adesso? Che avrà avuto da fare, di così importante?

    Elena De Filippo: Signore, si calmi, per fav…

    L’agente Lattanzi tira un calcio alla porta, sfondandola.

    Carlo Lattanzi: Forza, seguitemi.

    Gli agenti si scambiano delle occhiate dubbiose, poi seguono il sergente all’interno. La stanza è piccola, a pianta quadrata. Al suo centro si erge una scrivania grigia, ricoperta di documenti fittamente riempiti di caratteri in una lingua sconosciuta. Dai muri a destra e a sinistra della scrivania vi sono due larghe fessure rettangolari dall’interno oscuro; in corrispondenza dei loro lati più corti, due chele di granchio si protendono dalla superficie grigia della carta da parati, allungandosi fin quasi a toccare la scrivania. In fondo alla stanza c’è un’altra porta, socchiusa.

    Roberto Magalli: Oh, quante carte… (si avvicina ai documenti e comincia a scartabellarli) Scrittura molto ordinata. Stesso inchiostro. Neanche una sbavatura o correzione. Magnifico. Assolutamente magnifico.

    L’agente Magalli siede e comincia a prendere appunti sull’agenda.

    Carlo Lattanzi: C’è nulla di utile, là in mezzo?

    Roberto Magalli: (senza alzare la testa dal foglio) No, non si capisce nulla, di quello che c’è scritto.

    Carlo Lattanzi: Bene. In tal caso, vediamo cosa c’è oltre.

    Il sergente apre la seconda porta.

    Carlo Lattanzi: Gesù. Cristo.


    22:49

    Oltrepassata la soglia, la squadra si ritrova ai margini di un colossale stanzone zeppo di scaffali, ognuno dei quali è carico di libri, faldoni e risme di documenti ingialliti. Le strutture si innalzano per centinaia di metri sopra le loro teste, scomparendo, per l’ultimo tratto, oltre la cappa di foschia giallastra che ricopre la parte superiore dell’area. Avventurandosi all’interno, la squadra scorge innumerevoli istanze SCP-IT-003-1 arrampicarsi sugli scaffali, scartabellare i documenti e poi ridiscendere con un balzo, tenendo tra le braccia chili di carta consunta.

    Emma De Filippo: Sergente… rischiamo di perderci, qui dentro.

    Carlo Lattanzi: Lo so. Sto solo aspettando che… ah, ecco! Scusi! Ehi, mi scusi!

    Il sergente avanza a passo svelto verso un umanoide che è appena sceso sul pavimento a pochi metri da lui, atterrando in posizione perfettamente eretta.

    SCP-IT-003-1: Mh? E lei come ci è arrivato, qui?

    Carlo Lattanzi: Uhm, scusi se la disturbo. Arriviamo dallo… dallo sportello…

    Roberto Magalli: Sportello CH-A-12-I/I-A, piano 10 fattoriale, Corridoio CR-389.

    Carlo Lattanzi: Quello che ha detto lui. Cerchiamo informazioni su come ottenere l’Autorizzazione Ocra.

    SCP-IT-003-1: (reclinando il capo e agitando le antenne) Spiacente, signori, ma io non so di cosa parliate. Questo, come vedete, è l’Archivio Reclami n. 16753947qiu857q-B-66-ç/TR; e io rivesto, appunto, il compito di archivista. Temo siate nella sezione sbagliata della Sede.

    Ursula Ricci: Ma l’impiegato allo sportello ci ha detto di venire qui!

    SCP-IT-003-1: (sorridendo) Deve aver capito male, signorina. Quest’area è interdetta al pubblico. Niente di grave, comunque. Prendendo la porta giù in fondo, potrete tornare alle zone consentite.

    Emma De Filippo: (con voce tremante) Quale porta? Non si vede nemmeno la parete di fondo.

    SCP-IT-003-1: Signorina, ma che dice? È proprio lì, guardi.
    L’umanoide indica, con una grossa chela, il corridoio dietro di sé. In fondo a esso, in mezzo a due file di scaffali, è ben visibile il perimetro dell’archivio e una porta bianca.

    Emma De Filippo: Oh, che strano. Non l’avevo vista.

    SCP-IT-003-1: (inchinandosi) Se non c’è altro, signori, vi devo lasciare. Altri impegni mi attendono.
    Ciò detto, l’istanza sorpassa di corsa la squadra e scompare dietro la prima svolta.
    La squadra raggiunge la porta e la spalanca. Oltre la soglia si apre un altro pianerottolo, sul lato opposto del quale si diparte un singolo corridoio ben illuminato, con una singola porta chiusa al suo termine.

    Marta Rossi: Dite… dite che ci siamo?

    Emma De Filippo: Lo spero. Non ne posso più, di quei granchi del cazzo. Mi fanno venire la nausea, ogni volta che li guardo. Prima c’è mancato poco che non rimettessi sul pavimento.

    Carlo Lattanzi: Dai ragazzi, solo un ultimo sforzo.

    Ursula Ricci: (sospirando) Spero solo di non sbucare in un altro labirinto di corridoi.


    01:22

    La Squadra sta attraversando un intrico di corridoi, sui quali si affacciano innumerevoli porte, tutte identiche. Il luogo è pieno di istanze di SCP-IT-003-1, che trasportano carrelli colmi di fogli o che tengono faldoni sotto le braccia mentre si spostano da una zona all’altra. Dai pochi uffici aperti s’intravedono ulteriori umanoidi granchiformi chini su scrivanie ricolme di documenti. Ognuna di esse compila detti documenti a grande velocità con le mani a forma di matite, penne, righelli, bianchetti o gomme da cancellare; per poi consegnarli, raggruppati in spesse risme, agli esseri umani seduti di fronte a essi. Altre persone vagano per i corridoi, alcune disorientate, altre muovendosi a passo svelto verso una direzione precisa. Tutt’attorno si odono urla di protesta, suppliche, lunghe procedure burocratiche snocciolate con tono asettico, domande concitate e risposte apatiche. I membri della Squadra, tutti a parte l’agente Magalli, sembrano preoccupati o ansiosi. L’agente De Filippo, in particolare, si guarda continuamente le spalle e sobbalza ogni volta che scorge un umanoide-granchio.

    Emma De Filippo: Signore, la prego… ci siamo chiaramente persi. Dobbiamo fermarci a chiedere indicazioni.

    Carlo Lattanzi: E finire in un altro circolo vizioso di numeretti e documenti? No, grazie. E poi, l’agente Magalli sa perfettamente dove stiamo andando, giusto? Agente Magalli?

    Roberto Magalli si guarda intorno con aria estatica. Nel frattempo, senza guardare il foglio, scrive a gran velocità sull’agenda.

    Roberto Magalli: Non è meraviglioso? Guardate quanta efficienza! Guardate che macchina perfetta. Ogni entità un ingranaggio. Ogni bisogno umano soddisfatto.

    Carlo Lattanzi: Agente, che succede? Si sente bene?

    Ursula Ricci: No, cazzo! Sono ore che è così. Nessuno di noi sta bene, Gesù Cristo. Io ho i nervi a fior di pelle, quell’altra c’ha i giramenti de testa, Emma sembra che sta a scappa’ da ‘no stalker e lei non pensa lucidamente.

    Carlo Lattanzi: Come si permette di rivolgersi a un superiore in questo modo? Le aspetta un bel provvedimento disciplinare, quando torneremo a casa.

    Ursula Ricci: Ma insomma, non si rende conto che stiamo girando a vuoto da quasi dodici ore? Non… cristo… io non ricordo nemmeno più cosa dovevamo chiedere! E lei? Se lo ricorda, per caso?

    Roberto Magalli: (sorridendo) Frustrante, nevvero? Sì, continuate. Continuate ad arrabbiarvi. Ad affliggervi. È il Suo nutrimento.

    Il sergente afferra Roberto Magalli e lo spinge contro il muro.

    Carlo Lattanzi: Adesso basta. Agente Magalli, se lei è a conoscenza di ciò che succede qui… se… se è in contatto con l’anomalia… le ordino di riferirmelo. Ne va della sopravvivenza di tutti noi.

    L’agente Magalli, per tutta risposta, solleva la penna e comincia a scrivere sulla divisa del sergente.

    Roberto Magalli: Richiesta perentoria da presentarsi al Raccordo 4-8-IC/TRE,86-II. Settore 89/22. Piano 1234 fattoriale. Previa richiesta del…

    Il sergente si allontana. Roberto Magalli si volta e comincia a scrivere segni incomprensibili sul muro.

    Roberto Magalli: È così bello… compilare. Fatemi compilare. Fatemi compilare per sempre. O parlare. Sì, parlare con le persone. Indirizzarle. Guidarle verso una destinazione che porta a una destinazione che porta a una destinazione che porta alla fine. Un collassabile dentro un collassabile, che rivela altri collassabili, che rivelano la verità ultima. È la fine del Sogno. È meravigliosa. È frustrante. È giusta.

    Mentre dice queste parole, l’agente Magalli si trasforma lentamente in un’istanza di SCP-IT-003-1. A mutazione ultimata, sviene. Immediatamente, una coppia di umanoidi-granchio sbuca dal muro, afferra Magalli e lo trascina oltre la suddetta parete.

    Carlo Lattanzi: Che… cosa… che significa, tutto questo? (Urlando) Che succede? Ditemelo! Qualcuno me lo dica!

    Il sergente corre verso il primo umanoide-granchio che vede e lo aggredisce, cercando di atterrarlo. Durante la colluttazione, il suo corpo s’illumina di rosso e raggrinzisce, per poi cadere a terra, scheletrico e morto. Il granchio che aveva aggredito sorride, raccoglie il cadavere e lo schianta contro il muro. All’impatto, il corpo si accartoccia e si trasforma nel dispositivo sferico da cui la squadra ha preso il numeretto nel piano 10 fattoriale. Il granchio infila all’interno dell’apparecchio i pezzi di carta straccia che stava trasportando e, poco dopo, questi fuoriescono sotto forma di foglio integro. A questo punto, l’istanza prende il foglio e si allontana.

    Nel corso di questi accadimenti, l’agente De Filippo è svenuta, mentre l’agente Rossi, sconvolta, è crollata a sedere sul pavimento, con la testa fra le mani. In capo a pochi istanti, entrambe vengono raggiunte e prosciugate da altre istanze di SCP-IT-003-1. Il cadavere della De Filippo viene manipolato da una delle due entità, che lo accartoccia in una struttura semisferica irta di zampe aracnidi, provviste di artiglio prensile; contemporaneamente, l’altro umanoide si carica la salma scheletrica dell’agente Rossi in spalla ed entra in un ufficio. Si odono alcuni rumori mollicci provenire dall’interno, poi due lunghi arti muniti di chela si affacciano dall’architrave, rimanendo sospesi al di sopra dell’ingresso.

    A questo punto, l’unica camera rimasta a fornire segnale è quella dell’agente Ricci; la quale, dopo aver assistito alla scena, fugge per diversi minuti attraverso i corridoi, schivando le istanze di SCP-IT-003-1 che tentano di afferrarla. A un certo punto, inciampa e cade a terra. La trasmissione si interrompe definitivamente.



    A seguito dell’esito dell’Operazione Weber, la dirigenza dei Siti Deus e Angerona ha sospeso l’organizzazione di ulteriori missioni esplorative. I componenti della Squadra Weber sono stati dichiarati deceduti in azione, fatta eccezione per SCP-IT-003-C, tuttora classificato come scomparso. Ulteriori indagini su SCP-IT-003 sono sospese fino all’avvenuta scoperta di un metodo di esplorazione sicuro per missioni future.

    ATTENZIONE

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      ATTENZIONE: rilevata intrusione nel sistema. Inoculazione agente memetico letale J-Weber in corso…

      Credenziali revisionate e accettate. Inoculazione arrestata. Benvenuto, Amministratore Annunziata Esposito.





      AGGIORNAMENTO 17/09/1984

      Il filmato seguente, del quale sono proposti gli estratti più rilevanti, è stato ricevuto dal centro di comando del Sito Deus nella notte tra il 12 e il 13/09/1984. A seguito dell’attento esame delle immagini e dell’audio, la dirigenza ha ritenuto opportuna la somministrazione di Amnestici di Classe C agli addetti alla sorveglianza notturna dell’area, nonché di secretare il ritrovamento.

      La bodycam si accende all’improvviso, mostrando una scrivania ingombra di carte, scritte in una lingua incomprensibile. Un arto a forma di penna biro sta riempiendo con delle firme illeggibili le centinaia di spazi bianchi presenti sul foglio. La voce dell’agente Giovanni Lucci viene ricevuta dall’altoparlante.

      Giovanni Lucci: (mentre scrive) Ah, si è riaccesa, finalmente. Mi chiedevo quando e se sarebbe successo. (Mette da parte il foglio, completamente riempito, e ne prende un altro) Non so se qualcuno stia ancora ricevendo le immagini, dall’altra parte. Si perde la cognizione del tempo, a stare qua dentro… a essere… una di queste cose. A pensare come loro. Forse sono qui da decine di migliaia di anni e la Fondazione non esiste più. O forse è passata soltanto un’ora e mi state tutti guardando con gli occhi sgranati, laggiù, nel centro di comando. (Mette da parte il secondo foglio e ne prende un terzo) Sto pensando a cosa dire, sapete. Ho come la sensazione che dovrei sfruttare questa occasione per… non so. Lasciare una testimonianza. Io che, per non si sa quale misteriosa ragione, sono l’unico, tra questi esseri bizzarri, ad aver conservato una parvenza di senno. Non so come io ce l’abbia fatta, dopo quello che ho vis…

      La porta della stanzetta si spalanca ed entra un uomo di mezza età dall’aria nervosa, con un plico di documenti in mano. Lucci lo prende, lo consulta, riempie gli spazi di firme, timbri e lunghe righe di caratteri sconosciuti, poi porge di nuovo il tutto all’uomo, assieme a un fascicolo aggiuntivo.

      Giovanni Lucci: Lo consegni all’ufficio di fronte. Lì riceverà ulteriori indicazioni per ottenere il colloquio che desidera.

      L’uomo guarda i fascicoli, poi Lucci, poi il pavimento. Infine, scoppia a piangere.

      Giovanni Lucci: Su, su, non faccia così. Va tutto bene. Andrà tutto bene.

      Uomo: (singhiozzando) Lasciatemi andare. Per favore. Non ce la faccio più. Ho fame. Ho sete.

      Giovanni Lucci: Può acquistare il cibo necessario al suo sostentamento facendo domanda allo sport…

      L’uomo scatta in piedi, rovesciando la sedia.

      Uomo: Ne ho abbastanza, delle vostre stronzate! Cosa volete da me, eh? Soldi? È per le cassette, non è vero? Quelle che ho in casa. Vi prego, non… non arrestatemi. Le distruggerò, d’accordo? Vi pagherò. Farò tutto quello che volete, lo giuro! Ma non ditelo a mia moglie.

      Giovanni Lucci: Signore, io non ho idea di cosa lei stia parlando. Per favore si calmi, altrimenti…

      L’uomo si porta una mano al petto e cade a terra, incosciente. Lucci si alza e si china su di lui. Immediatamente, dal corpo incosciente esala un fumo rossastro, che oscura temporaneamente l’obiettivo. Quando l’immagine torna nitida, il corpo è scomparso. Lucci chiude la porta e poi torna a sedere.

      Giovanni Lucci: So che cosa state pensando. Che sono un mostro. In realtà, sono solo uno dei pochi cui è stato concesso il privilegio dell’illuminazione. L’onore e l’onere di contribuire all’evoluzione di questa macchina perfetta. E pensare che, un tempo, ho odiato questo posto al punto da volerne scappare. Speravo di uscire di qui per errore, cascando oltre i muri fino alla mia dimensione di origine, come gli altri due che avete recuperato. Invece, ho trovato un altro modo. Vi ho già raccontato della trafila infinita di procedure burocratiche che ho dovuto seguire per potermene andare. Una cosa talmente lunga e contorta che solo quelli come me potrebbero sopportarla. Beh. Non me ne sono pentito, nonostante tutto. Perché solo scappando ho potuto provare quel senso di calore… di appartenenza… che mi si è acceso dentro quando i miei simili mi hanno preso e riportato qui. Nel mio ufficio. Erano tutti così contenti, che fossi tornato. Come il figliol prodigo. E quando ho rivisto l’Afflitto… allora, finalmente, ho capito.

      L’obiettivo oscilla e trema. Nella stanza si espandono dei forti crepitii e rumori gorgoglianti.

      Giovanni Lucci: Ah, sta succedendo, finalmente. Ho assorbito energia a sufficienza. Ora sono pronto.

      L’obiettivo smette di funzionare, per poi riavviarsi pochi secondi dopo, inquadrando una stanza grigia dalla forma cangiante, ora cubica, ora sferica, ora ellittica. La parete destra è occupata da un’ampia vetrata, oltre la quale s’intravede un cielo giallastro, illuminato da stelle rosse. Al centro della stanza vi è una tavola rotonda molto ampia, dai colori iridescenti, attorno alla quale sono sedute nove istanze di SCP-IT-003-1. Il loro aspetto, tuttavia, appare sensibilmente alterato, rispetto a quello standard: i loro carapaci sono rigonfi e parzialmente incrinati; e sul corpo di alcune entità sono visibili porzioni di carne polposa che trasbordano da profonde crepe nella corazza. La totalità di esse possiede una quantità indefinita di chele, che spuntano da ogni parte del corpo; due bocche enormi si aprono sulla loro testa ricoperta di antenne, in luogo degli occhi. Le istanze stanno in silenzio e tengono il viso rivolto verso l’alto con espressione assente, aprendo e chiudendo ritmicamente le chele. D’un tratto, si ode una vibrazione sommessa e i corpi dei Dirigenti si gonfiano ulteriormente. Alcune istanze scoppiano, riducendosi a un ammasso di carne biancastra e pulsante, da cui spuntano sottili appendici tentacolari.

      Giovanni Lucci: (con la voce impastata, gorgogliante) Ora capite, che questa è l’unica forza che muove l’uomo. La frustrazione. Quel costante peso che grava sulle nostre coscienze, a ricordarci che l’Universo non è fatto per noi. Che non è nato per soddisfare i nostri bisogni. Il Cosmo è solo qualcosa che esiste. Qualcosa cui dobbiamo sottostare. Sopportare. E nutrire. Nutrire con quella rabbia che soffochiamo ogni giorno, distorcendola nella forma del desiderio.

      La parete in fondo, di fronte all’agente, si apre con un risucchio e un’istanza di SCP-IT-003-1 entra nella sala, recando con sé quattro carrelli, pieni fino all’orlo di fogli dattiloscritti. Li divide in risme e ne consegna due a ciascuna delle istanze sedute attorno al tavolo, Lucci incluso.

      Giovanni Lucci: Ed è così che finirà. Per tutti. Verrà il giorno in cui ogni essere umano si sarà seduto attorno a questo tavolo e avrà firmato l’ultimo dei tanti contratti che sigliamo nella nostra infinitesima esistenza. Spesso, senza nemmeno leggerli. Ma questo! Questo sarà l’unico a condurli nella direzione giusta.

      Le creature cominciano a firmare; a ogni firma lasciata, lanciano grida d’irritazione mentre i loro corpi si gonfiano ulteriormente. L’obiettivo ricomincia a tremare.

      Giovanni Lucci: Qualche parola voglio riservarla anche a te, Nuccia. So quanto mi ami. Anche io ti ho amato con la stessa forza, un tempo. E so anche che mi starai cercando, in questo momento. Magari starai hackerando qualche documento segreto della Fondazione. Curiosa e incosciente, come sempre. Ecco, se lo stai facendo, per favore, fermati. Ci sono cose che non dovresti vedere. Non finché non sarai pronta.

      Lucci firma i documenti. Nel frattempo, tutte le altre istanze umanoidi si sono trasformate in un ammasso informe di carne pulsante. Fuori dalla finestra, il cielo diventa rosso, poi verde; il vetro s’increspa come la superficie di uno stagno e, da esso, vengono fuori delle strutture longilinee, dal colore cangiante e dalla forma incomprensibile, che inglobano i corpi delle istanze. L’obiettivo si oscura per qualche istante, poi riprende a funzionare, mostrando un ammasso caotico di colori rimescolantisi gli uni negli altri. La distesa informe assume, a intermittenza e per pochi istanti, strutture definite, di diversa natura: un deserto di pietre incise con ideogrammi incomprensibili, in mezzo al quale vagano limuli colossali; un infinito oceano di inchiostro, dal quale vengono fuori creature dalle fattezze di granchio; gli interni di SCP-IT-003 e la sua struttura esterna, simile a un icosaedro dalle forme cangianti.

      Giovanni Lucci: Questi ultimi istanti di coscienza li affido a voi. Voi, che state ascoltando, o leggendo, le mie parole. Ammirate la vera forma del cosmo.

      Per un attimo, SCP-IT-003 si trasforma in una struttura simile a una rete neuronale, ma composta dagli stessi prolungamenti informi che hanno prelevato gli umanoidi dall’ufficio, poi torna come prima. Infine, ogni struttura perde la sua forma, ritornando allo stato indefinito iniziale. Lucci emette delle grida laceranti. L’inquadratura oscilla e la trasmissione diventa via via più disturbata. A un certo punto, il segnale s’interrompe definitivamente.

      L’osservazione meticolosa delle immagini inviate da SCP-IT-003-1-C ha condotto a un’ulteriore riformulazione delle capacità anomale di SCP-IT-003; l’attuale definizione, per quanto non confermabile a causa delle problematiche soprariportate, è considerata come la più completa e accurata disponibile al momento.

      Elemento #: IT-003
      Livello5
      Classe di Contenimento:
      keter
      Classe Secondaria:
      apollyon
      Classe di Disturbo
      amida
      Classe di Rischio
      critico


      Procedure Speciali di Contenimento: [DATI INACCESSIBILI]

      Descrizione: SCP-IT-003 è un’entità noosferica presumibilmente originatasi da un evento di concezione collettiva archetipica inconscia, le cui capacità anomale includono [DATI INACCESSIBILI]. L'influenza di SCP-IT-003 è potenzialmente estendibile all’interezza del genere umano, a seguito di eventi ripetuti di accrescimento ed evoluzione [DATI INACCESSIBILI] tramite assorbimento del sentimento umano di frustrazione attraverso SCP-IT-003-1; l’avvenuto raggiungimento di una “forma critica” potrebbe portare a un Evento di Comunione Ergodica di Classe BK “Uno-in-Tutto”30. SCP-IT-003, nello specifico [DATI INACCESSIBILI]

      ATTENZIONE: VIOLAZIONE DI SISTEMA RILEVATA.


      RILASCIO DELL'AGENTE MEMETICO LETALE J-WEBER INIZIALIZZATO.

      POSIZIONE GEOGRAFICA DELL'UTENTE NON AUTORIZZATO LOCALIZZATA. TASK FORCE ALPHA-WEBER CONTATTATA E INVIATA PRESSO LE COORDINATE.



































































      Frattale-coi-granchi-3.jpg

      Rilevata negativizzazione dei segni vitali.
      Rimozione delle protezioni memetiche in corso…

      Rimozione completata. Protocolli di sicurezza ristabiliti.


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