Ringraziamenti: La riscrittura di questo articolo è stata decisamente travagliata e sfiancante, ma sono abbastanza soddisfatto del risultato finale. Un ringraziamento speciale a tutti coloro che mi hanno recensito e aiutato: Ardi0177,
QuantumCryptographer (preziosissimo),
Heloderma Horridum,
ILARS,
ThatGuyRichard,
DrMeleda,
Siddartha Alonne,
Dr Zeno
Grazie davvero di cuore a tutti.
Elemento #: SCP-014-IT
Classe dell’Oggetto: Safe
Procedure Speciali di Contenimento: SCP-014-IT è collocato nella cassetta di sicurezza 014/A, presso la Sezione Storico-Archeologica del Sito Plutone. L'oggetto è sigillato ermeticamente in una custodia ignifuga.
A causa dell’estrema fragilità di SCP-014-IT, la sua consultazione è proibita al personale non autorizzato1.
Descrizione: SCP-014-IT è una copia manoscritta de La Divina Commedia, risalente alla prima metà del XIV secolo2. Il volume presenta, tra i Canti XXXII e XXXIII del Paradiso, un capitolo aggiuntivo di trentatré pagine, da ora in avanti designato come SCP-014-IT-1.
SCP-014-IT-1 è la narrazione poetica del viaggio di Dante in un'area chiamata Cielo de’ Sospesi, nel quale risiederebbero trentatré entità senzienti, cui il poeta si riferisce come Le Prigioniere. A questi elementi è stata assegnata la designazione collettiva SCP-014-IT-2.
La lettura delle terzine riguardanti SCP-014-IT-2 trasmette dettagliate immagini mentali delle entità in esse rappresentate, nonché una serie di informazioni riguardanti le proprietà anomale in loro possesso. Test di lettura di SCP-014-IT-1, effettuati sulla stessa terzina da membri del personale di Classe D, hanno dimostrato come lo stato psicologico dei soggetti non modifichi in alcun modo l’immagine visualizzata3.
Nota del dott. Ascanio Fontana: Al fine di poter disporre di una documentazione quanto più completa possibile sulle proprietà memetiche di SCP-014-IT-1, un'équipe di ricercatori di adeguato profilo psicologico si è alternata nella lettura dell'elemento anomalo, ricavando una grande quantità di informazioni su SCP-014-IT-2. La documentazione risultante è stata acclusa di seguito.
RICHIEDI ACCESSO AL FILE[ACCESSO NEGATO - AUTORIZZAZIONE DI LIVELLO 4 RICHIESTA]
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Nota del dott. Ascanio Fontana: Questi plichi di documenti e lettere ci sono stati affidati dalla Medicea Accademia dell'Arte Occulta (MADAO) in data 24/04/202█, assieme allo stesso SCP-014-IT. La consegna è avvenuta presso la sede ufficiale dell’Accademia, su invito del Curatore.
Per una maggiore comodità di lettura, tutti i testi originariamente scritti in volgare fiorentino sono stati riadattati in italiano corrente.202█
Interpretando il sentimento di amicizia dei membri tutti della Medicea Accademia delle Arti Occulte, porgiamo i nostri ossequi alla Fondazione SCP.
Con la presente, rendiamo nota l’esistenza di un importante manufatto da noi recuperato nel 1498. L'Accademia lo ha efficacemente custodito per secoli; tuttavia, allo stato attuale delle cose, riteniamo che le informazioni in esso riportate (preziose e, a un tempo, pericolose) possano risultare di particolare interesse per la Fondazione Italiana. Di conseguenza, la Medicea Accademia ha deciso all'unanimità di far pervenire l'oggetto alla Vostra istituzione, quale simbolo della Nostra sempre viva amicizia e disponibilità alla collaborazione reciproca. Confidiamo che le Vostre tecnologie e il Vostro personale altamente specializzato possano sfruttare, comprendere e proteggere il manoscritto nel miglior modo possibile.
Abbiamo inoltre ritenuto opportuno consegnarVi, assieme all'artefatto, un’accurata documentazione riguardante la sua provenienza e le sue capacità.
Certi della Vostra disponibilità, Vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Il Curatore
Liber Girolami
DENOMINAZIONE D'UFFICIO: LET-014
Autore: Dante Alighieri (attribuzione incerta)Data: 1317-1320 (presunta)
Luogo: Firenze, Toscana
Dimensioni: 0,21 x 0,30 m
Tecnica: Inchiostro ferrogallico4, pigmento d'oro e pigmento d'argento su carta di cenci5.
Luogo di esibizione: Palazzo Medici-Riccardi, Firenze (non esposto)
Descrizione: Trattasi di una copia manoscritta de La Divina Commedia, con copertina rossa in pelle di capra, sulla quale non compaiono né il titolo né il nome dell'autore. Le pagine sono in carta di cenci, mentre il testo è stato steso a mano con inchiostro ferrogallico. All'interno del volume sono inoltre presenti alcune illustrazioni miniate in oro e argento, il cui autore non è ancora stato identificato.
Eccezionalità: L’oggetto presenta un fascicolo aggiuntivo di 33 pagine, collocato tra i Canti XXXII e XXXIII del Paradiso. Nelle pagine è riportato un elenco in terzine di numerose entità anomale potenzialmente presenti nella penisola, la cui lettura trasmette un’immagine mentale delle entità stesse.
Conservazione: Nonostante le eccellenti operazioni di restauro condotte nei secoli, il manoscritto ha comunque riportato degli inevitabili (e non rimediabili) danni da invecchiamento. Le pagine in carta di cenci mostrano un vistoso ingiallimento; l'inchiostro si è disgregato in più punti, rendendo illeggibili alcune righe di testo; sulla copertina sono presenti diverse macchie di muffa. Non sono invece stati individuati fori di tarlo o altri segni che possano far pensare a un'infestazione. Il Canto aggiuntivo è stato interessato in misura molto minore da questi fenomeni, tanto che ogni terzina risulta ancora leggibile.
Queste problematiche hanno reso il documento molto delicato e predisposto al danneggiamento da contatto; di conseguenza, la sua consultazione diretta è fortemente sconsigliata. Qualora fosse ritenuta indispensabile, l'operatore dovrà eseguirla in un ambiente sterilizzato, avvalendosi di pinzette per voltare le pagine. Obbligatorio, inoltre, l'utilizzo di mascherina chirurgica, cuffia e guanti in lattice, in modo da evitare contaminazioni indesiderate. Al termine delle sessioni di lettura, l'operatore avrà inoltre cura di sigillare ermeticamente il volume nella sua custodia ignifuga, nonché di riporlo nell'apposita sezione [C.E.C.]Giudizio Critico: Nonostante i danni inferti dal tempo, l'opera conserva ancora la sua bellezza, a cominciare dalla pregevole fattura della copertina, decorata ai bordi e sul dorso con elaborati disegni color oro. Il testo è vergato in modo preciso e impreziosito da eleganti illustrazioni miniate. Il Canto aggiuntivo appare invece scritto con maggiore fretta (i versi spesso non seguono una linea diritta, la calligrafia è più irregolare e vi sono diverse macchie d'inchiostro sulle parti bianche delle pagine), ed è privo di decorazioni.
Nel complesso, l'opera risulta di eccellente fattura e, per le sue curiose proprietà anomale, rappresenta indubbiamente uno dei cimeli più preziosi dell'Accademia.Tutore A.L.
Provenienza: 23 Marzo 1498: Il volume viene recuperato presso il convento di San Marco, in Firenze, a seguito dell’arresto del padre priore Girolamo Savonarola6 da parte del reggimento di "palleschi"7 incaricato di tenere la zona sotto assedio. Scoperto il manoscritto in una tasca interna della toga del frate, i palleschi lo fanno pervenire a Pier Soderini8; il quale, valutatane la natura anomala, decide di affidarlo all'Accademia.
25 Marzo - 24 Aprile 1498:( L'Accademia si dedica a una serie di approfondite indagini sul Liber Girolami.
30 Aprile 1498: Alla luce delle scoperte effettuate nel corso delle indagini, l’Accademia decide di secretare il Liber Girolami, auspicando che l’avanzare dei secoli e l’evolversi del progresso scientifico avrebbero alfine consentito di sfruttare al meglio le pericolose informazioni in esso contenute.
24 Aprile 202█: Desecretato e consegnato alla Fondazione SCP per ulteriori studi.
[INIZIO ESTRATTO]
24 Aprile 1498
In data odierna, presso la sede della Medicea Accademia dell’Arte Occulta, in Firenze, ha inizio un interrogatorio straordinario nei confronti di Padre Girolamo Savonarola. A questo processo io, [TESTO DANNEGGIATO] partecipo in qualità di redattore di verbale. Con me vi sono il gonfaloniere Pier Soderini e il Tutore M.F., che ricoprono la carica di giudici. Tre Assistenti dell’Accademia sono invece presenti in qualità di testimoni. Padre Savonarola, prelevato in mattinata dalla sua cella nella Torre di Arnolfo, è stato fatto sedere su uno sgabello di legno, dinanzi al consesso tutto.
Il Tutore avvia l’udienza.
Tutore: Come di certo avrete notato, Padre Savonarola, questo non sarà un interrogatorio come tutti gli altri. Niente torture, niente minacce. Solo un’amichevole chiacchierata tra me e voi.
Savonarola: Ci credo poco.
T: Io sono una persona di parola, Padre. La conversazione sarà scevra d’ogni crudeltà, come dicevo. Tuttavia, qualora dovesse dimostrarsi insincero o reticente, farò in modo che le sessioni di tortura durante il processo regolare vengano intensificate. Alessandro VI ha lasciato ai legislatori fiorentini la piena libertà di condurre il vostro interrogatorio, ma sono sicuro che non esiterebbe a contattare l’Inquisizione, qualora lo ritenesse necessario a strapparvi una confessione con maggiore rapidità. E francamente, Padre, gli inquisitori sono belve dalle quali vi consiglio di stare alla larga.
S: Capisco. In tal caso, penso che potrei essere disposto a collaborare. Ma a una condizione.
T: Ossia?
S: La mia condanna non si può più ritirare, questo lo so per certo. Tuttavia, una cosa penso che possiate farla: concedermi una morte onorevole. Inventatevi quello che volete, su di me. Accusatemi di qualsiasi cosa vi venga in mente. Ma, nel momento in cui vi darò le informazioni che desiderate, basta con le torture. Basta con le umiliazioni. Lasciatemi riposare fino al giorno in cui il mio corpo verrà dato alle fiamme. Questo processo è un vergognoso teatrino: che non lo siano anche i miei ultimi giorni di vita.
Interviene Pier Soderini: Un teatrino? Vi avverto, frate: badate bene a ciò che dite.
S: Smettetela di schermirvi. Sono mesi che il mondo si è messo contro di me. Volete sbarazzarvi della mia persona a tutti i costi. Prendiamo in esame la mia scomunica, ad esempio. Io so riconoscere molto bene la fattura dei documenti ecclesiastici. E quello che annunciava la mia scomunica era falso. Sono sicuro che sia stato quel porco di Cesare Borgia a imbastire questo bieco complotto ai miei danni, magari con il vostro aiuto. D’altronde, Alessandro VI è talmente succube del figlio che non avrebbe avuto le forze di ostacolarlo in nessun modo.
Interviene ancora Pier Soderini: Non vi permettete di proseguire oltre con queste calunnie!
S: E che dire delle presunte lettere intercettate dal Moro, palesemente false anche quelle, nelle quali io avrei tentato di ingraziarmi i Franc…
T: Basta! Questo non è il luogo né il momento per parlare di certe cose. Diteci ciò che vogliamo sapere ed esaudiremo la vostra richiesta. Vi basta, questo?
S: Sì. Sì, mi basta, a dire il vero. Parlerò.
T: Ottimo.
S: Immagino che vogliate sapere del libro, vista la premura che avete impiegato nel tenerlo nascosto ai membri del partito mediceo. Scommetto che avete istruito i giudici affinché evitassero intenzionalmente domande al riguardo, vero?
T: Vi ricordo che siamo noi a condurre questo interrogatorio. Risparmiatevi certi commenti e limitatevi a collaborare.
S: Sta bene. Parlate, dunque.
T: Abbiamo due sole domande per voi, Savonarola. Domande molto semplici. La prima: dove vi siete procurato il libro. La seconda: cosa intendevate farne.
S: Cosa intendevo farne! Se anche ve lo spiegassi, non ci credereste.
T: Temo di dover insistere affinché raccontiate tutta la storia.
S: Non basterebbe una vita. I segreti dello Zolfo e del Mercurio. La forza del Pensiero. Le angosciose profondità del Cosmo. Cose terribili. Indescrivibili. I nostri obiettivi sono così grandi che le vostre piccole menti non riuscirebbero a contenerne la rivelazione.
T: Devo dunque dedurre che non siete interessato alla vostra incolumità, Padre?
S: Lo sono, ma sono anche preoccupato per il trattamento che riserverete al libro, e al suo possessore.
T: Vogliamo proteggere quel manufatto, e ci impegniamo a non fare alcun male a chiunque abbia avuto contatti con esso.
S: Me escluso, immagino.
T: Voi siete… un caso particolare.
S: Ed ecco la conferma di quel che già sospettavo. Perché volete eliminarmi a tutti i costi? Non capite che le mie prediche erano un tentativo di condurre il popolo alla salvezza? Sono invero così piccole, le vostre menti? E comunque, non vedo perché dovrei fidarmi della vostra parola. Per quanto ne so, alla mia morte getterete il libro tra le fiamme.
T: Posso assicurarvi che questo non accadrà. Lo abbiamo letto, Savonarola. Conosciamo il suo contenuto. Sappiamo che al mondo esistono forze invisibili, che sfuggono alla nostra comprensione. La mia istituzione si occupa proprio di questo: nascondere ciò che il mondo non è pronto a vedere, ed esporlo ai pochi che, invece, lo sono. Non temete: è nel mio stesso interesse fare in modo che questo volume rimanga intatto.
S: Nasconderlo? No, voi non capite. Dobbiamo agire subito! Dobbiamo redimerci dei nostri peccati, ripristinare l’equilibrio universale, edificare una nuova Gerusalemme! Solo così le porte dell’Inferno si chiuderanno e gli orrori che si celano nelle loro profondità spariranno per sempre.
T: Che intendete? Spiegatevi meglio.
S: Spiegarvi? Non ci arrivate da solo? Quelle cose che vedete nel libro sono demoni. Creature d’indicibile depravazione, che senza posa si contorcono negli abissi del Cielo dei Sospesi.
A questo punto, Savonarola china la testa e comincia a mugolare frasi incomprensibili, agitando le mani e respirando affannosamente. Il Tutore si china su di lui e prova a calmarlo, ma senza successo. Dopo qualche attimo, il frate sembra riprendersi.
S: Chiedo scusa. Io ho l’impressione di vederli ovunque, ormai. Tormentano i miei sogni, i miei momenti di veglia. Non riesco a pensare ad altro che a quei mostri. Stanno per arrivare. Loro stanno per…
T: Adesso cercate di calmarvi, per favore. Sono sicuro che vi siate semplicemente lasciato suggestionare dal libro. Lo capisco. Leggerlo può essere straniante, per alcuni. Ma non è niente di pericoloso, lasciate che vi spieghi. Vedete, certi manufatti possiedono caratteristiche…
S: Non è suggestione. È verità. L’Inferno stenderà la sua ombra sulla terra e l’uomo non sarà pronto ad affrontarlo. Solo Dio sa con quanta forza io abbia provato a convertire le folle. A riattizzare le braci della Bontà nelle loro menti. Dall’alto del mio pulpito, raccontavo al volgo degli orrori descritti nel libro. Spiegavo loro ciò che li attendeva. Tuttavia, quando il mio discorso aveva termine… quando scendevo in mezzo a loro e li guardavo negli occhi, dentro di essi trovavo solo ombra. L’ombra del mondo terreno, delle egoistiche preoccupazioni carnali. Il Peccato. Non credevano. Non fino in fondo, almeno. Li ho messi di fronte alla corruzione spirituale dei governanti, dimostrando quanto il Demonio sia ormai parte integrante della società: non mi hanno ascoltato. Ho fatto bruciare sulla pubblica piazza libri eretici, abiti lussuosi, dipinti che esaltavano il paganesimo: non mi hanno ascoltato. In un'occasione ho persino provato a fargli leggere il libro, cosicché potessero vedere i demoni coi loro occhi. Ma gran parte di quella plebaglia non sapeva leggere; e i pochi che ne erano in grado, mi hanno accusato di trarli in inganno con la stregoneria. Se solo si fosse aperto un altro portale… se solo avessero potuto vederlo… allora tutto sarebbe stato diverso. Ma non sono riuscito a trovarne nemmeno uno. E poi siete arrivati voi. Voi e quel cane incestuoso del Borgia. Avete distrutto ogni cosa! Ho fallito. Mi dispiace.
T: Portale? Ma che state farneticando? Voi siete pazzo, Savonarola.
S: No. Per niente. Tuttavia, non sono in grado di spiegarvi con esattezza quel che sta accadendo. La missione di cui sono stato investito. È tutto troppo complesso. Troppo grande. Ma c'è chi potrà farlo al posto mio. Questa persona è sempre stata migliore di me, nell’insegnare. Andate da lei e avrete le risposte che cercate. Sul libro, sul nostro credo. Ogni cosa. Dovete però giurarmi che non le arrecherete alcun danno e che la proteggerete.
T: Ve l’ho già detto, Padre. Avete la nostra parola che all’individuo in questione non verrà torto un capello. Possiamo compilare e firmare un contratto che cementi il nostro accordo, se la cosa vi può far sentire meglio.
S: Mh. Sta bene. Nonostante tutto, voglio fidarmi. Sempre meglio che il libro sia nelle vostre mani, che nelle mani dell’Inquisizione. Loro non farebbero altro che bruciarlo. O peggio… proverebbero a combattere i demoni. Ma le loro menti sono contaminate dal Male, e verrebbero annientate dinanzi alla sua manifestazione.
T: Sono felice che abbiate compreso. Adesso rivelateci l’identità di quest’uomo.
S: Non è un uomo. È una donna. L’unica che abbia mai amato. Il suo nome è Laura Alighieri.
[FINE ESTRATTO]
[…] In data 25 Aprile 1498, il gonfaloniere Pier Soderini inviava un plotone di Assistenti dell’Accademia nell’abitazione di Laura Alighieri, situata presso [ILLEGGIBILE], in Firenze. La villa, tuttavia, risultava chiusa a chiave e con le finestre sbarrate. Guadagnatisi la possibilità di mettere piede all’interno attraverso lo scassinamento di una porta di servizio, gli agenti si ritrovavano in un vasto salone lussuosamente ammobiliato. In fondo alla suddetta stanza si apriva l’ingresso a una piccola cucina e, attraverso una scalinata, si poteva giungere al piano superiore. Qui gli agenti registravano la presenza di una camera padronale, due stanze da letto più piccole – probabilmente appartenenti alla servitù – e un bagno.
Nell’armadio della camera padronale era presente una leva nascosta, la cui attivazione permetteva al mobile di spostarsi automaticamente da un lato, rivelando un piccolo laboratorio alchemico.
[…] Alla fine della perquisizione, gli Assistenti rinvenivano i seguenti manufatti:
I: Una copia in ottimo stato di conservazione del Rosarium philosophorum, di Arnaldo da Villanova9 ;
II: Una copia in ottimo stato di conservazione de L'Albero della Scienza, di Raimondo Lullo10 ;
III: Un vasto assortimento di vetreria alchemica […];
IV: Un diario personale di Laura Alighieri, nascosto in uno scomparto segreto al di sotto del banco da lavoro del laboratorio.
Nessuna traccia, invece, della donna stessa, né della servitù. Tuttavia, a giudicare dalla presenza di cibo fresco nelle dispense e dalla scarsità di polvere sui mobili, gli agenti ipotizzavano che la Alighieri avesse lasciato l’abitazione in fretta e furia, portando con sé i vestiti e alcuni effetti personali; probabilmente con l’intenzione di tornare più avanti a prendere il suo diario e gli oggetti alchemici, ritenendoli ben nascosti.
Successivamente alla perquisizione, gli agenti interrogavano le donne del vicinato, con l’intenzione di saperne di più sul fato della Alighieri. Le dame, tuttavia, non risultavano in grado di fornire alcuna informazione utile, se non che la Alighieri era stata vista salire su un carro posteggiato di fronte la villetta nel pomeriggio del 23 Aprile, avvolta in un mantello e con un piccolo fagotto tra le mani. Nessuna testimonianza veniva invece reperita riguardo il destino della servitù.
[…]
A seguito di quanto venuto fuori da questa perquisizione, il gonfaloniere ha autorizzato l’esecuzione di altre indagini, per tentare di localizzare la donna; sebbene le probabilità risultino, sin dapprincipio, estremamente basse.
Firma il verbale l’Assistente [ILLEGGIBILE]
Così come lo Zolfo e il Mercurio, trasformandosi costantemente l’uno nell’altro, costituiscono il Fluido Universale che percorre il mondo e genera ogni fenomeno osservabile, anche l’uomo è un eterno perpetuarsi di Bontà e Peccato, di intenti puri e intenti malvagi; i quali sono definibili come energie scaturenti dalle attività mentali, e dunque facenti parte del flusso cosmico. Questo processo – questo ciclico trasformarsi della Bontà in Malvagità e viceversa – io lo chiamo Pensiero.
[…] Perciò ogni cosa del creato, inclusa la contraddittoria complessità della mente, fanno parte di un Uno indivisibile e diviso. Esistere equivale a prendere atto dell’eterno equilibrio delle cose, di cui anche il Pensiero fa parte. Chi è più veloce del Pensiero? Chi può controllare le strade impalpabili percorse dalla mente?
Il Mercurio e lo Zolfo, a loro volta, sono frutto degli incomprensibili fenomeni mentali che imperversano nella mente di Dio. Ogni oncia del cosmo fa parte del Suo Divino Pensiero; dal quale, inevitabilmente, discendono la Bontà e la Malvagità. Il Peccato, quindi, non è da estirpare. Anzi, costituisce una delle basi che regolano l’equilibrio energetico del mondo.
[…] Il Pensiero umano, in quanto parte dell’universo, è anche parte di Dio. In linea di principio, quindi, un individuo potrebbe elevarsi al di sopra della realtà materiale con la sola forza della mente, raggiungendo altri piani di esistenza attraverso un contatto col grande Cervello Universale. Perseguire tale scopo, però, sarebbe tutt’altro che semplice. Occorrerebbero, prima di tutto, un’enorme Intelligenza e una Fede altrettanto grande; unitamente a una certa predisposizione naturale al pensiero astratto. In altre parole, soltanto un Poeta che riponga una fiducia assoluta nel potere della Chiesa e di Dio potrebbe aspirare a raggiungere le infinite profondità della Sua mente. Quale sia il modo esatto per poterlo fare mi è ancora ignoto. Ma il mio avo sapeva, o l’ha scoperto accidentalmente.
È così che il Canto Perduto ha preso forma sotto le sue dita.
Le ultime strofe del Canto Perduto sono diverse. Non inducono visioni, come tutte le altre. Nemmeno l’inchiostro con cui sono state vergate è lo stesso. Probabilmente sono state scritte da Dante quando il suo collegamento con la dimensione esteriore si era ormai interrotto.
[…] I versi finali descrivono queste… Porte pel Mondo. Oggetti sferici di colore verde, attraverso cui Le Prigioniere sarebbero in grado di accedere alla penisola italica a partire dal Cielo dei Sospesi. A ognuna di esse è associata una Porta diversa. Sfortunatamente, però, Dante non riporta né i luoghi, né i periodi delle possibili apparizioni di queste sfere, nel Canto Perduto.
[…] Le sfere sono chiaramente degli addensamenti nel mercurio, capaci di distorcere lo spazio e il tempo; accorciando, di conseguenza, l’abissale distanza che intercorre tra la Terra e il Cielo dei Sospesi.
Sono certa che esistano. Non è pensabile che Dante abbia inserito delle informazioni inventate, o peggio, delle menzogne, all’interno del testo più importante che abbia mai scritto. Ma se esistono, allora vuol dire che la penisola corre un grave pericolo. Devo assolutamente trovare un modo per localizzarle. Stasera devo incontrarmi con Girolamo: forse confrontarmi con lui potrà essermi d’aiuto.
[…] Essendo quindi il magnetismo una delle molteplici manifestazioni fisiche del Fluido Cosmico, ed essendo le sfere un addensamento di quest'ultimo in un punto specifico, è chiaro come esse possano concentrare in sé una grande quantità di forza magnetica. Questo fenomeno potrebbe teoricamente essere sfruttato per individuare le Porte, utilizzando una bacchetta di [TESTO GRAVEMENTE DANNEGGIATO]
Il Cielo dei Sospesi - questo loco gelato e nero di cui Dante parla nel Canto Perduto - deve allora essere l’Inferno. Non l’Inferno degli uomini, però: bensì quello dei demoni. Il luogo in cui riposano quando non tormentano i dannati. In cui banchettano e complottano contro i vivi, avvinti gli uni attorno agli altri in orrende orge.
Queste nefande abominazioni sembrerebbero intenzionate a invadere il nostro mondo. È addirittura possibile che alcune di esse siano già tra noi, come Lupi travestiti da Agnelli. Ciò vorrebbe dire che l’equilibrio dell’universo si sia in qualche modo alterato; che una prevalenza di Peccato nelle menti degli uomini abbia indebolito la barriera frapposta tra questo mondo dall’Inferno. Possibile che questo sia uno degli oscuri progetti di Satana per cancellare la Bontà dall’universo, favorendo l’insorgere di un’era del Peccato? Possibile che abbia trovato un modo per – ho paura persino a scriverlo – uccidere Dio e divenire il nuovo Cervello Cosmico?
La storia del Canto Perduto si tramanda nella mia famiglia da generazioni. Si dice che Dante in persona, prima di morire, lo abbia consegnato a uno dei suoi figli maschi, che provvide successivamente a cucirlo in una copia miniata della Commedia. Di certo il Sommo auspicava che, un giorno, qualcuno sarebbe riuscito ad affrontare la minaccia che aveva preannunciato; o, quantomeno, a rendere nota la sua esistenza all'umanità.
[…]
Mio padre aveva paura del libro. Diceva che doveva restare nascosto. Che certi orrori non si potevano affrontare. Lo teneva chiuso a chiave in un baule sotto il letto. Penso che intendesse affidarlo in eredità a uno dei miei fratelli. Ma quando è morto loro si trovavano altrove, a condurre l’umile vita da ecclesiastici che si erano scelti. Così, il Canto Perduto me lo sono preso io. Per studiarlo. Per capire cosa vi fosse scritto, di tanto terribile, da aver suscitato un tale orrore in un uomo come mio padre.
All'inizio, ero determinata. Mi dicevo che la verità andava perseguita a ogni costo. Che solo così l'uomo poteva aspirare ad avvicinarsi a Dio. Ma ora che ho finalmente compreso ogni cosa… vorrei tanto aver lasciato quel libro dove stava, dimenticato in mezzo alla polvere.
Nota del Tutore: All’interno del diario di Laura Alighieri venne ritrovata la seguente lettera, apparentemente parte di una corrispondenza privata con Girolamo Savonarola. Il breve scritto presenta numerose cancellature, aggiunte e modifiche: probabilmente è una prima bozza del testo definitivo, pervenuto poi al frate domenicano. Nessun’altra epistola è stata rinvenuta nell’abitazione.
Caro Girolamo,
purtroppo è proprio come temevo. Dopo aver vagato per ore nelle campagne fiorentine, seguendo le vibrazioni sempre più forti della bacchetta, ho localizzato, all'interno di un piccolo querceto, la Porta di cui avevamo sospettato l’esistenza. Lo so, non avrei dovuto espormi a un simile pericolo, ma la curiosità e l’esigenza di agire erano troppo forti. La notte e gli arbusti hanno offerto un riparo sufficiente al mio corpo esile, consentendomi di osservare in sicurezza gli orrori scaturiti dalla sfera mercurica. Ma come descriverti l’immonda creatura che ne è strisciata fuori, emettendo versi talmente alieni che una mente più fragile sarebbe impazzita al solo udirne una flebile eco? Come descriverti la sua sagoma contorta, che pareva cambiare forma a ogni movimento? Ancora adesso il terrore mi pervade: stanotte non ho dormito, per paura che quel demonio sarebbe riapparso a tormentarmi nei miei incubi.
La buona notizia, però, è che la creatura pareva impossibilitata a uscire completamente dalla Porta; tant’è che ben presto ne è stata risucchiata, svanendo nell’aria assieme a essa. Non so come interpretare questo fenomeno. Forse le tracce di Bontà rimaste nelle menti degli uomini riescono, in qualche modo, a respingere la pura Malvagità dei demoni, ristabilendo così l’equilibrio tra le due forze. Mi pare una spiegazione debole, però. Come se mancasse un dettaglio.
In ogni caso, abbiamo ancora tempo per agire. Se riuscissimo ad allontanare gli uomini dalla Malvagità, potremmo ribilanciare i flussi energetici dell’universo; e allora avremmo scongiurato una delle più perverse azioni dell’Avversario.
Tu sei l’unico che può fermare tutto questo. L’unico che, durante le riunioni della confraternita, presso [CANCELLATO] abbia dato credito alle mie teorie sul Canto Perduto. Gli altri alchimisti erano convinti che fosse un falso. Che l'avessi stregato io mediante un rito demoniaco, per tentare di acquisire prestigio con la fittizia scoperta di un'apocalisse imminente. Tu, invece, non hai dubitato nemmeno per un secondo della mia sincerità. Mi hai sostenuto e dato forza per anni. Insieme abbiamo condotto in segreto le nostre ricerche, insieme abbiamo scoperto i terribili segreti del Canto Perduto. Abbiamo condiviso corpo e mente, Pensiero e Azione, divenendo una cosa sola, trasmutati dall’Amore. Adesso, però, mi ritrovo nell’insopportabile condizione di chiederti di proseguire da solo. Poiché la forza della tua parola è più forte di quella di chiunque; e la Parola, in quanto parte dell’universo, ha il potere di influenzarlo in modi inaspettati. Poiché tu sei il nuovo Messia di questo mondo.
Assieme a questa lettera ti verrà consegnata anche la Commedia. Va’ e usala come testimonianza dell’imminente disastro. Porta ovunque il Verbo di Dante Alighieri; parla dell'imminente Avvento dei demoni; ammonisci gli umili e i potenti, allontanandoli dal Male che ha contaminato i loro cuori; mostra loro i poteri del libro. Porta con te anche la bacchetta: se dovessi percepire l’aprirsi di una Porta, fai in modo che il popolo la trovi e la veda. Non importa se alcuni verranno uccisi dall'abominio che ne uscirà. Importa solo che quante più persone possibili assistano a quegli orrori.
Che Dio sia con te, amore mio.
Laura Alighieri, 1484
Igne Natura Renovatur Integra
Nota di S5-8: Alla luce di quanto riportato nella Documentazione della MADAO, è ipotizzabile che esista un collegamento tra SCP-014-IT e SCP-003-IT. Nello specifico, il cosiddetto Cielo dei Sospesi potrebbe essere identificabile con lo spazio extra-dimensionale menzionato nel documento relativo a SCP-003-IT; mentre SCP-014-IT-2 potrebbe essere un collettivo di entità realmente esistenti, non identificabili con nessuna delle anomalie finora rinvenute sul suolo italiano o internazionale.
A seguito di tali considerazioni, l'accesso all'Addendum 014/1 è stato interdetto al personale con livelli di autorizzazione inferiori al 4.
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