Giovanni C.
Porca troia, si sono bevuti i cannibali.
cosa
i sarchiti??
No, gli altri, quelli senza magia.
Attorno al tavolo era seduta l'intera Commissione.
Il Presidente stava fumando una sigaretta, mentre guardava distrattamente la pioggia che cadeva sulla finestra.
"Può ripetere, Cristini?"
"Porca troia, Presidente. Porca. Di. Una. Troia. Siamo fottuti, semplicemente fottuti."
Cristini, alzatosi in piedi con i palmi delle mani puntati sul tavolo, era paonazzo e con il fiatone. Tutti i presenti erano vestiti con completi firmati, ma le cravatte erano state posate sul tavolo accanto ad appunti, fascicoli e tablet, ed i colletti erano stati sbottonati per ben tre bottoni in basso. E in nessuna riunione del Consiglio d'Amministrazione della Febris Farmaceutica si era mai scesi oltre il secondo bottone. Tranne in un'unica eccezione, il 5 febbraio 1987, e ai presenti quella riunione ricordava totalmente quel giorno. Qualcosa stava per cambiare irrimediabilmente.
"Presidente, avrà visto cosa ci hanno riferito i nostri intermediari! La Fondazione li ha scoperti!" urlò sgomento Cristini, sventolando un fascicolo.
"Quel virus ci è costato sedici mesi di lavoro e ora è nelle mani della Fondazione, insieme a qualsiasi traccia dei contatti, dei messaggi, delle transazioni!"
"Aspetta un momento" intervenne l'uomo seduto alla sua sinistra. "Abbiamo utilizzato dei programmi di rittografi-, decofigra-"
"Crittografia, Mauro. Server protetti e criptati." disse apaticamente un altro dirigente.
"Sì, quello, grazie Giorgio, non mi veniva il termine. Beh, i ragazzi che abbiamo assunto ci avevano giurato che erano a prova di hacker e-"
"E il cazzo, Mauro!" sbottò Cristini. "Si può scrivere quello che vuoi, ma hanno preso i loro computer, hanno tutti i messaggi tra le mani e il nostro nome, sicuro come la morte, è uscito fuori!"
Un mormorio si diffuse nella stanza. Il Presidente continuava a rimanere girato, in silenzio.
"Giovanni, calmati. Abbiamo avuto sfiga ma non è detto che la Fondazione si stia armando per venirci a prendere." mormorò Mauro. "Da quanto si dice in giro, in America hanno un intero deposito di roba sequestrata a quel tipo lì, ma ancora è in circolazione. Noi siamo un'intera azienda, questo dovrebbe tranquillizzarci, no?"
Rise nervosamente.
"D'altronde, cosa possono fare? Arrestarci? Portarci in tribunale per Stregoneria fraudolenta?"
Tutti, tranne Cristini e il Presidente, risero di gusto, rompendo momentaneamente la tensione che si era creata finora.
"Vaffanculo Mauro. Vaffanculo!"
Cristini era fuori di sé.
"È possibile che sia l'unico stronzo qui che stia prendendo questa storia seriamente?" sbraitò. "Qui stiamo rischiando tutto! La nostra carriera, ogni scoperta fatta in quarant'anni da quando ci siamo ficcati nella tana del Bianconiglio, i fondi e l'autorità che ci siamo sudati! Persino gli affari nei Porti Liberi con gruppi che si pisciano addosso quando vedono un cerchio e tre frecce! Gruppi dieci volte più grandi di noi!"
Un rivolo di saliva si incastrò tra i peli della sua barba, per poi venire spazzato via con un brusco gesto della mano.
"E se pensate che i nostri problemi siano solo per quel virus, vi ricordo, signori miei, che abbiamo perso la nostra gallina dalle uova d'oro! Quella cos-"
"Cristini."
Il Presidente aveva pronunciato quel nome con tale fermezza che Giovanni Cristini, Direttore del Settore di Ricerca, si strozzò quasi nel fermarsi nel mezzo del suo discorso.
"Un'altra parola del genere sul Prodigio, e lei potrà direttamente richiedere ai suoi ricercatori una seconda gabbia."
Lo sguardo di tutti si posò sull'unica sedia vuota. E tutti deglutirono.
"M-mi scusi, Presidente. Ma, se me lo concede, lei non sta afferrando la gravità della situazione. Come ho appena detto, un nostro prodotto è ora nei laboratori della Fondazione, insieme a tutte le prove che ci ricollegano ad esso, e abbiamo perso irrimediabilmente ogni possibilità di poter ricreare la Foinixina e commercializzare il prodotto che ci avrebbe reso ricchi oltre ogni misura, un vero e proprio filtro dell'immortalità."
"E quel che è peggio è che non solo ora abbiamo potenzialmente la Fondazione a bussare alle nostre porte mentre ne stiamo parlando, ma abbiamo anche creato un precedente con un'altra organizzazione."
Cristini concluse con un sospiro e si sedette. Tutti gli altri membri del Consiglio si scambiarono brevemente uno sguardo tra loro e infine, l'attenzione fu rivolta verso il Presidente.
Finalmente il Presidente ricambiò lo sguardo. Spense la sigaretta in un posacenere di cristallo.
"Cristini, sa cosa trovo più preoccupante di un paio di mail e di una molecola perduta?"
L'uomo si alzò dalla poltrona e si diresse verso il ripiano degli alcolici della stanza.
"Sa cosa trovo più preoccupante della Fondazione stessa?". Un paio di cubetti di ghiaccio tintinnarono nel silenzio generale.
"Abbiamo piegato le leggi della biochimica e della biofisica, eppure lei e i suoi colleghi avete ancora paura di ogni possibile ripercussione o conseguenza."
Agitò il bicchiere lentamente, osservando con cura la mescita del liquore ambrato.
"Ma Presidente, la Fondazion-"
"Non prendetemi per stupido, so benissimo quali risorse abbiano a disposizione i nostri nemici, ma noi abbiamo il favore di un Dio. Un Dio vero che ci ha mostrato la via per il successo, un Dio che parla e agisce."
"Riponete la vostra fiducia e il vostro timore nella Grande Febris, e vedrete che nulla ci toccherà. Avete avuto fede e per questo avete ricevuto in dono conoscenze e poteri per cui uomini hanno speso futilmente le loro intere vite senza avvicinarvisi di un solo millimetro."
Fissò tutti quanti gli uomini seduti al tavolo e tutti rabbrividirono. I suoi occhi, dalle inconfondibili iridi nere, ora erano braci di fuoco verde.
"Così come possiamo estirpare i nostri nemici in nome di Febris, così possiamo mettere radici profonde nella terra e i nostri nemici giungeranno da noi senza spade e lance, ma supplici."
"Intensificate il vostro operato: avvicinatevi ai potenti e gettate altra legna nel fuoco della loro superbia e del loro odio. Date loro la chiave per il loro paradiso e fatevi pagare con il peso della riconoscenza. Create legami che ci possano rendere indissolubili, che il nome della Dea e di questa Attività non possano essere pronunciati senza che ad essi si associ il nome di città e palazzi. Diventiamo eterni. Abbiate fede."
Le palpebre si chiusero per la prima volta dopo un paio di minuti e il fuoco sparì così come era apparso. Il Presidente sorrise e si sedette nuovamente, con il bicchiere ancora nella sua mano.
Giovanni Cristini, Mauro Delfino, Giorgio Adelmi, e tutti gli altri membri del consiglio si alzarono in piedi applaudendo. La paura era scomparsa dai loro cuori e nei giorni seguenti, un progetto prese piede. Se tutto fosse andato secondo i piani, non avrebbero mai più avuto paura.
Nemmeno della Fondazione.