Serata Fuori tra Ragazze - Scatenare l’Inferno
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Spider capì di essere nella merda fino al collo quando la donna alta che accompagnava KTE-11971-Tizzone Verde si sedé accanto a lei e provò a offrirle da bere. Avrebbe dovuto essere solo una serata fuori tra ragazze. La Divisione PHYSICS stava per avviare un allenamento di prontezza fisica che sarebbe durato almeno un mese. Quella sera era la sua ultima occasione per avere del tempo libero, prima di dover sopportare tre mesi di esercizi estenuanti. Spider aveva suggerito la serata fuori a Kitten e Fox, sia come mezzo per sfogarsi un po', sia come occasione per conoscere meglio le sue colleghe taciturne.

Se solo Kitten non fosse stata impegnata alla base con qualche preparazione d'emergenza per l'addestramento. Se solo Fox non avesse dovuto fare i conti con un'emergenza all'ultimo minuto con uno dei suoi subordinati. Se solo Spider non avesse visto una fottuta Entità Minaccia Nota che ingollava cicchetti in un bar come una studentessa universitaria nelle vacanze di Pasqua! Forse pedinare quelle donne era stato uno sbaglio, ma i comunicati parlavano chiaro: KTE-11971-Tizzone Verde era un bersaglio da Risposta di Livello Tre. Qualunque agente la avvistasse "in giro" doveva mantenere il contatto finché non arrivavano le squadre d'Assalto per la cattura e l'interrogatorio (o l'eliminazione).

Il problema era che Spider era una perita, non una spia. Il suo spionaggio faceva schifo e lei lo sapeva. In fondo, non poteva imparare un granché con un seminario di due settimane. Identificare la squadra di agenti che sorvegliava il bersaglio e deviarla con un Sogno di Loto? Lo sapeva fare. Tenere d'occhio quattro donne in un bar affollato? A quanto pareva, non era tanto brava a fare quello. Aveva sospettato che la situazione stesse per precipitare quando il gruppo nell'angolo le aveva lanciato un'occhiata furtiva e aveva iniziato a discutere con aria seria. Quando la spilungona castana dalle gambe lunghe e il sorriso ammiccante si avvicinò, Spider capì di essere fottuta. La nemica fece un ghigno seducente e la salutò:

«Ehi, posso offrirti da bere?»

Spider tenne la faccia mezza voltata e mezza rivolta alla donna mora e rispose:

«No, sono a posto. Sto aspettando un'amica»

La nemica si accomodò sullo sgabello accanto a lei e le rivolse uno sguardo sensuale e ardente:

«Posso essere io la tua amica. Potrei essere la tua migliore amica al mondo, tesoro»

«Non serve, non sono proprio interessata»

Le altre donne del gruppo, tra cui l'Entità Minaccia Nota, si alzarono dai loro posti e uscirono dal bar. Spider trasalì: un errore grave. La nemica si infilò una mano nella tasca della giacca e disse:

«Bene. Adesso abbiamo due opzioni: possiamo uscire in silenzio dalla porta sul retro e fare due chiacchiere, oppure potrei fare baccano e disturbare la brava gente che vuole passare una bella serata. A te la scelta»

«Scelgo la prima» mormorò Spider.

«La porta sul retro. Subito»

Spider si alzò dallo sgabello e uscì dalla porta, stando attenta a tenere le mani lontane dai fianchi. Il vicolo dietro la birreria era buio e silenzioso: non c'era nessuno in vista. C'erano molti angoli bui lontani dai lampioni.

"Non è un brutto posto per un'esecuzione" pensò.

Il campanellino nella sua tasca tintinnò. Spider tirò un sospiro di sollievo che diventò subito un sobbalzo di stupore, appena la sconosciuta la afferrò e la trascinò nel vicolo. Torse il colletto di Spider, la spinse contro il muro di mattoni e ringhiò:

«Chi diavolo sei e perché ci stai seguendo?»

Il silenzio che seguì fu interrotto dallo scatto della sicura di una pistola automatica che veniva tolta. Una voce femminile, quella di Fox, sghignazzò:

«Credo che una domanda migliore sia "chi diavolo sei e che cazzo credi di fare alla nostra amica?"»

"Grazie al cielo, finalmente sono arrivati i rinforzi" pensò Spider.


"Oh, merda, avrei dovuto immaginare che avesse rinforzi" pensò l'agente Adams.

La sua mente offuscata dagli alcolici stava facendo gli straordinari. Era un assalto coordinato? Un incontro casuale? Un mero colpo di sfortuna? Un borseggio finito male? Si portò con disinvoltura la mano al cellulare nella tua tasca posteriore e disse:

«È tutto a posto, potete avere il mio portafoglio e…»

Qualcuno le tirò un calcio nelle ginocchia dal basso e le sbatté la faccia contro il cemento. Andrea sentì sapore di sangue, terra e polvere di cemento. Oppose resistenza, ma un paio di mani forti le premé le braccia contro la schiena e, con fare esperto, le strinse le giunture dei polsi: quella morsa prometteva conseguenze dolorose, se si fosse dimenata ancora. Una voce grave ringhiò:

«Kitten, perquisiscila. Spider, che diamine sta succedendo?»

La donna cinese rispose:

«Tre donne sono appena uscite dalla birreria. La bionda è quella sul comunicato che girava la settimana scorsa, l'avviso che la Fondazione ha riattivato la sua forza d'assalto speciale»

"Oh, cazzo!" pensò l'agente Adams.

«Merda, KTE-11971?» ringhiò la voce grave.

La canna della pistola fece pressione sulla nuca di Andrea, mentre un altro paio di mani la perquisiva con cura.

«Adesso dov'è?»

«Forse è fuori dall'entrata. Hanno una berlina rosso scuro. Ce ne sono tre, compresa l'entità. Avevano un supporto perimetrale, ma li ho mandati a inseguire Sogni di Loto mezz'ora fa»

«Va bene - disse la voce roca - Se aspettiamo le squadre d'Assalto, si spaventeranno. Sbrigheremo il rapimento lampo di persona. Kitten abbatte una guardia, io l'altra. Tu prendi il bersaglio»

«E questa qui?» chiese una terza voce.

Quella lì era atona e inespressiva. Una sorta di voce "grigia". La voce roca rispose:

«Preferisco non ucciderla, se posso farne a meno. Passami la tua pistola elettrica»

Qualcosa scattò, nel cervello di Andrea. Sapeva che muoversi era un suicidio, con una pistola premuta contro la sua nuca e le braccia bloccate dietro la sua schiena. Ma se quello che i nemici avevano detto era vero, se la SSM Sigma-4 era distratta e stavano per attaccare Iris, Blaire e Chelsea, doveva fare qualcosa. Se si fosse mossa abbastanza in fretta, forse avrebbe potuto spingere via la sua aggreditrice e liberarsi della canna della pistola prima che l'altra persona sparasse. Non aveva buone probabilità, ma era la sua unica possibilità. L'agente Adams stava contraendo i muscoli per muoversi, quando ci furono un abbagliante lampo blu e uno scatto secco.


Ci fu un lampo di luce, poi uno scatto elettronico. Spider si voltò e vide una sagoma in penombra nel vicolo: una donna bionda. Aveva un cellulare in mano e aveva appena scattato una foto della scena. Spider ricordò una specifica riga del comunicato su KTE-11971: "Il soggetto ha capacità limitate di alterazione della realtà: può inserire una mano nelle fotografie per muovere e manipolare gli oggetti raffigurati".

«Oh, merda» mormorò la Cinese.

Portò la mano all'unica arma che aveva: il coltello rituale nel suo stivale destro. Sentì un forte grido dietro di sé. Con la coda dell'occhio, vide una mano spettrale sbucare dal nulla e lottare con Fox per sottrarle la pistola. La donna per terra si mosse con una velocità terrificante. Contorse il suo corpo e, in qualche modo, fece perdere la presa a Fox. Col palmo della sua mano, tarpò la mandibola di Fox e la mandò a sbattere contro Kitten. Quest'ultima spinse via la stordita Fox per liberarsi la visuale e alzò la pistola elettrica.

Uno sparo risuonò per il vicolo. Kitten si accasciò a terra, premendosi il fianco. Un proiettile appiattito tintinnò per terra. La donna ansimava, lasciata senza fiato dall'impatto del proiettile. La bionda stava a pochi metri di distanza. Le sue mani tremanti e sanguinanti tenevano la pistola di Fox. La puntò subito alla testa di Spider.

«Ferme dove siete, bastarde!» urlò.


Il cuore di SCP-105 batteva all'impazzata, le sue mani erano insanguinate. Voleva vomitare, ma Beatrice le aveva sempre detto che un urlo forte e determinato era più efficace dei proiettili, quando lo scopo era convincere il nemico a pensarci due volte prima di attaccare. La donna cinese, che si stava inginocchiando, si immobilizzò. Stava stringendo un pugnale in mano: un coltello da caccia ricurvo con un manico che sembrava fatto di osso o avorio.

"Cosa diceva l'agente Lombardi sui nemici con un coltello? Era a partire da sei o da nove metri che possono colpirti? O era finché la pistola è nel fodero?"

La nemica la guardò negli occhi. Le due si fissarono per un lungo istante. La Cinese posò a terra il coltello e si tenne le mani sopra la testa. Gli unici rumori erano il respiro affannoso di Andrea, i gemiti della donna dai capelli rossi che faticava ad alzarsi e i sussulti della donna muscolosissima coi capelli castani e le lentiggini.

Si accesero dei fari e Iris sentì uno stridore di pneumatici. Vide una berlina rosso scuro imboccare il vicolo. Blaire aprì la portiera del passeggero e Chelsea gridò:

«Salite!»

L'agente Adams si alzò in piedi e le raggiunse di corsa; sfrecciò verso la portiera posteriore, si precipitò oltre SCP-105 e si tuffò di testa sul sedile posteriore della macchina. Iris indietreggiò lentamente, senza smettere di puntare la pistola contro le tre sconosciute. Salì sul sedile del passeggero anteriore e sbatté la portiera.


L'Entità Minaccia Nota salì a bordo della berlina e fuggì. Spider esitò. Kitten e Fox erano entrambe a terra. E se le avesse inseguite?

«Merda!» esclamò.

Kitten sobbalzò e si strinse il fianco. La esortò a gran voce:

«Vai! Bado io a Fox! Non lasciarle scappare!»

"Giusto!"

Spider raccolse la sua secespita e inseguì la berlina rossa. Si sfilò il cellulare di tasca e apri la scansione digitale del suo grimorio. Forse non c'era molto contagio fra le cellule epiteliali sul colletto della sua giacca e la donna mora ben vestita che ce le aveva lasciate sopra, ma se avesse agito in fretta e non avesse perso di vista la macchina, avrebbe potuto usare comunque la connessione per rintracciarle. All'improvviso, però, urtò una donna asiatica alta, con una giacca di pelle nera, una coppola di lana e corti capelli corvini. Spider si lasciò sfuggire uno squittio di sorpresa che diventò un grido disperato, quando il suo cellulare le scivolò di mano e cadde in un canale di scolo.

«Cazzo!» imprecò.

Allungò la mano per recuperare il telefono, ma ormai era fuori portata. Poteva vederlo, a pochi centimetri dalle sue dita, con lo schermo ancora illuminato. Alzò lo sguardo e vide che era troppo tardi: la macchina era sparita. Spider si guardò in giro, furiosa, in cerca della donna che l'aveva urtata. Anche lei, però, era scomparsa.

«Chow soola!» imprecò.


«Porca troia! State tutte bene?» chiese Blaire.

Andrea spinse via le mani della dottoressa Roth e protestò:

«Sto bene, sto bene. Sono solo un po' frastornata. Iris?»

SCP-105 fece un respiro profondo e irregolare e adagiò la pistola sul suo grembo. Per qualche strano motivo, l'agente Adams fu compiaciuta, quando vide che c'era la sicura.

"Brava bambina" pensò.

«Chi erano quelle? La Chiesa? L'Insorgenza?» domandò Chelsea.

Andrea ci rifletté e si rese conto di un dettaglio: avevano chiamato Iris "KTE" e un numero.

«La Coalizione» mormorò.

La dottoressa Elliott sbarrò gli occhi, spaventatissima:

«Cazzo!»

Blaire si rivolse a SCP-105:

«Iris, devi farmi un favore»

«Cosa?» chiese la bionda.

«Prendi la pistola, smontala e getta tutti i pezzi fuori dal finestrino»

«Buona idea: la Coalizione Globale dell'Occulto mette localizzatori in tutte le sue armi» spiegò Andrea.

«Accidenti» commentò Iris.

SCP-105 estrasse il perno di ritegno dalla pistola e smontò il carrello; lasciò del sangue sull'acciaio. L'agente Adams corrugò la fronte. Afferrò la mano della bionda e la mise alla luce.

«Stai sanguinando»

Iris deglutì e rispose:

«Sto bene, è solo… ricordi quando ho detto che infilare la mano in quel telefono era come affondarla nella sabbia bagnata? Mi sono graffiata la mano mentre lo facevo»

Andrea prese la pistola e spiegò:

«Gli stregoni della Coalizione possono rintracciarti col sangue. Dobbiamo pulire l'arma. Blaire?»

«Ci penso io»

La dottoressa Roth tirò fuori un fazzoletto di pizzo dalla sua borsetta e iniziò a strofinarci con cura la pistola. Chelsea, nel frattempo, si faceva domande:

«Come diavolo ci hanno trovate? C'è una talpa? Siamo stati violati?»

Andrea non le rispose ad alta voce, ma pensò:

"È stata solo sfortuna, se quello che dicevano quelle tre è vero. È un fottuto peccato: mi piacevano quei bar"

Si mise le dita in tasca, in cerca del suo telefono, e si accorse che le sue aggreditrici gliel'avevano sottratto.

"Accidenti, il dottor Clef mi farà un culo così per questo!"

«Iris? Stai bene, cara?» chiese Blaire.

SCP-105 non rispose. Stava avvolgendo la sua sciarpa nuova di zecca intorno alle sue nocche sbucciate, per evitare di sporcare la macchina di Chelsea e i suoi vestiti di sangue. L'agente Adams le poggiò una mano sulla spalla e le sorrise:

«Ehi, sei stata brava in quel vicolo. Grazie»

Iris annuì e sussurrò:

«Figurati»

La macchina proseguì lungo l'autostrada. Chelsea domandò:

«E ora cosa facciamo?»

Blaire scosse la testa:

«Non possiamo tornare alla casa sulla spiaggia; inoltre, conoscono la tua macchina. Scusa, cara, ma devi mollarla»

«Ah, maledetti! Avevo appena finito di pagarla!»


Lasciarono la berlina accanto alla strada, fuori dalla città. Blaire smontò la pistola e gettò i pezzi nel fiume, mentre l'agente Adams scavalcò lo steccato ed entrò in un parcheggio aperto di notte. Dopo qualche minuto trascorso armeggiando con dei cavi, le quattro donne si ammucchiarono su un furgoncino e si allontanarono nel buio. Il proprietario precedente del furgoncino ci aveva lasciato dentro delle coperte. SCP-105 si avvolse in una di esse e poggiò la testa contro il finestrino appannato, mentre il furgoncino attraversava il deserto, in direzione del Sito-17. Iris passava di continuo dal sonno al dormiveglia, mentre ascoltava il rilassante suono del motore del furgoncino e la conversazione sottovoce fra Blaire e Andrea:

«E la roba che avete comprato al centro commerciale?»

«Manderò qualcuno a prendere le nostre cose nella casa sulla spiaggia. Per ora, torniamo al sito. Ho dei rapporti da scrivere»

«Il Comando O5 non sarà contento, Andrea. Diranno che sei stata irresponsabile e hai messo in pericolo una risorsa importante»

«Avranno ragione. Ma saranno ancora meno contenti del fatto che la Coalizione sa che abbiamo reintegrato la SSM Omega-7. Quella che ci stava pedinando ha detto che abbiamo riattivato la nostra "forza d'assalto speciale". Qualcuno ha vuotato il sacco sul progetto Resurrezione»

«Grandioso, è proprio quello che ci serviva»

Le due rimasero in silenzio per un po'.

«Ehi, Andrea?»

«Sì, Blaire?»

«Tutto sommato, è stata comunque una serata migliore di quella volta al Molotov II»

«Ve la siete proprio legata al dito, vero?»

SCP-105 si addormentò, con la vista del deserto che le scorreva davanti e il sottofondo di Andrea che ridacchiava.


Guidarono il furgoncino attraverso il cancello e lo lasciarono nel parcheggio sotterraneo. Gli addetti alla sicurezza avrebbero gestito la liquidazione del veicolo: in quello erano bravi. A quell'ora, il Sito-17 era silenzioso. Quasi tutti i ricercatori e i membri del personale dormivano. Solo i guardiani notturni erano svegli e in giro. Varcarono i cancelli e gli scanner d'identità, poi presero l'ascensore dai muri d'acciaio, che scese in fretta nel sottosuolo e si aprì su un corridoio bianco e sterile, con righe colorate sottili dipinte sui muri. Blaire disse all'improvviso:

«Ho fame. Volete mangiare?»

«Io sì» ammise Andrea.

«Sì» concordò Chelsea.

SCP-105 annuì in silenzio. Si diressero alla mensa del Sito-17: rabbuiata e ferma, a quell'ora della notte. Blaire frugò nei frigoriferi e riuscì a trovare pagnotte e tramezzini. Chelsea sgomberò un tavolo e Andrea riempì dei bicchieri al distributore di bevande zuccherate nell'angolo. Iris prese posto al tavolo; fissò le proprie mani insanguinate a lungo. Poi, quando Blaire le mise davanti un tramezzino al tacchino e formaggio svizzero, scoppiò in lacrime. La dottoressa Roth le avvolse le braccia intorno alle spalle con gentilezza e la abbracciò.

«Va tutto bene. Sei stata brava, Iris» la confortò.


Le interviste e i resoconti finirono quattro ore dopo. SCP-105 fu interrogata su tutto ciò che era successo dal momento in cui lei e l'agente Adams avevano lasciato la struttura. Raccontare quella giornata fu due volte più sfiancante che viverla. Il Sito-17 stava passando al turno di giorno, quando la guardia di sicurezza chiuse la porta dell'unità di contenimento di Iris alle sue spalle. SCP-105 si accasciò sul letto, senza neanche prendersi il disturbo di svestirsi. Si girò sulla schiena e fissò il lontano soffitto della sua camera troppo alta. Sapeva di essere stata brava: aveva intrapreso un'azione decisiva, usando la fotocamera del suo cellulare per disarmare la nemica da lontano. Forse aveva salvato la vita di Andrea e, quasi di certo, si era creata un'occasione per scappare.

"Allora perché ho la nausea?" si chiese.

Forse erano solo i postumi della sbornia. O magari era perché vedere quella pistola puntata alla testa dell'agente Adams le aveva ricordato la volta in cui aveva visto una pistola puntata alla tempia di un suo amico.

«Non ce la faccio più! Avete letto il rapporto del dottor Dantensen: i miei poteri sono svaniti» aveva frignato SCP-105.
 
«So che Dantensen avrebbe detto di tutto per far liberare te e le altre ragazze. Ma so anche che non puoi scappare per sempre. Ti troveranno, Iris. E la prossima persona che manderanno non sarà generosa come me» aveva risposto Adrian.
 
«Non mi interessa! Preferisco morire, piuttosto che tornare là!»
 
Adrian aveva risposto, con empatia:
 
«Lo so. Ma lasceresti morire me?»
 
Adrian aveva gettato un'istantanea per terra, aveva sfoderato la sua pistola e se l'era puntata alla tempia. Aveva detto:
 
«Conterò fino a tre, dopodiché premerò il grilletto. Lì c'è una foto dei meccanismi interni della mia pistola. Sai cosa fare. Uno…»
 
«Adrian?»
 
«Due…»
 
«No!»
 
«Tre»
 
Il cane della pistola aveva emesso un forte scatto. SCP-105 era caduta in ginocchio, con la fotografia in una mano e il percussore della pistola nell'altra. Aveva lasciato cadere etrambi e aveva iniziato a piangere. Beatrice le aveva avvolto le braccia intorno alle spalle e le aveva sussurrato:
 
«Va tutto bene. Sei stata brava, Iris»

SCP-105 si rotolò sulla sua branda. Non avrebbe chiuso occhio per molte ore. E, per la prima volta da tanti anni, non si sarebbe svegliata in tempo per la colazione.


«Allora è andata così, eh? Peccato che non abbiate potuto fare la vostra festa in pigiama, ragazze» scherzò il dottor Clef.

«Ma vaffanculo!»

L'agente Adams stava ancora facendo i conti con la sua spalla contusa e il suo naso sanguinante, oltre a orribili postumi da sbornia, venti ore senza sonno e il suo ego ferito. Non era dell'umore adatto per le stronzate. Alto scosse la testa, serio:

«Non ti è concesso liquidarmi con un insulto. Non questa volta, Andrea. Per la puttana, sei uscita a bere con un'anomalia! Che diavolo ti è saltato in mente?»

«Avevo due compagne e la SSM Sigma-4 di guardia»

«E non ti sono serviti a niente. La strega della Coalizione li ha fatti sballare per ore. L'ipotesi più sensata è che li abbia incantati subito prima che entraste nel terzo bar»

«Il Nottingham» precisò Andrea.

«Magari ha usato le due fermate precedenti per scovare i vostri rinforzi, così avrebbe potuto liberarsene. Se fosse stata meno clemente, avremmo potuto avere la morte di un'intera squadra speciale mobile sulla coscienza, te ne rendi conto?»

«Sì» sbuffò lei.

Il dottor Clef fece una smorfia di scherno:

«Peraltro, metà del Comando O5 vuole ancora stroncare l'Ultima Speranza sul nascere e tu cosa fai? Gli dai un incidente da usare contro di noi, ancora prima che il progetto parta! Dunque, ne è valsa la pena di giocare a Sex and the City con SCP-105?»

L'agente Adams serrò i denti e li sfregò, in preda alla rabbia. Strinse la presa sui braccioli della sua sedia così forte da farla scricchiolare. Domandò:

«Alto, posso parlare liberamente?»

«L'hai sempre fatto a prescindere, ma sì, dimmi pure» rispose lui, impassibile.

«Ieri sera, Iris si è squarciata le mani per salvarmi la vita. Poi ha sparato a una donna, per salvarmi la vita di nuovo. Ha scelto di aiutarmi, quando tutto ciò che doveva fare era andarsene. E sai perché? Perché abbiamo fatto amicizia. Perché abbiamo legato su stupidaggini come comprare vestiti e uscire a bere. Non perché un Sovrintendente l'ha forzata con l'intimidazione a riunirsi a una squadra speciale mobile di cui non ha mai voluto fare parte»

Il dottor Clef sbarrò gli occhi, incredulo:

«Stai dicendo che quanto è successo ieri sera è stato un passo avanti?»

«Sto dicendo che le due cose più importanti in ogni esercito sono la fiducia e il lavoro di squadra. Senza quelli, non ci sono soldati, ci sono coscritti o fanatici. Un fanatico è disposto a morire per una causa, ma un soldato è pronto a uccidere per salvare chi gli sta accanto»

La lancetta dei secondi dell'orologio a muro ticchettava. Il dottor Clef scosse la testa e le chiese:

«È questo che dovrei dire ai Sovrintendenti per giustificare l'incidente? Che è stato un esercizio di formazione dei rapporti finito male?»

L'agente Adams intrecciò le dita:

«Alto, se non fosse per il fatto che, in qualche modo, la Coalizione sapeva che stiamo assemblando l'Ultima Speranza, quello che è successo ieri sera sarebbe stato svalutato come un'innocua bravata. La vacanza in Brasile era diversa?»

Il sorriso del dottor Clef diventò predatorio:

«La differenza tra ieri sera e la vacanza in Brasile è che avevo il pieno sostegno del Comando O5 ed ero il "cocco" di una Sovrintendente. A te chi copre le spalle, Andrea?»

«Solo tu» rispose lei.

Il dottor Clef le rivolse uno sguardo gelido.

«Fuori»

L'agente Adams obbedì. Alto si coprì la faccia con entrambe le mani e tirò un lungo sospiro lento. Sconsolato, disse:

«Non avrei mai dovuto permetterti di trascinarmi in questo progetto»

«Stai avendo ripensamenti?» gli chiese una voce femminile.

«Mi sto rendendo conto di quanto è profondo il mare di merda in cui mi hai ficcato» ribatté lui.

Una delle piastrelle del soffitto scorse avanti e si calò un proiettore. Sul muro dell'ufficio del dottor Clef, apparve l'immagine di una donna tailandese di mezza età con indosso un elegante accappatoio verde. Stava sorseggiando una tazza di cioccolata calda.

«Clef, ti ricordo che coinvolgere l'agente Adams in questa operazione è stata una tua idea. Se la tua pupilla è meno brava della media, è solo colpa tua» affermò O5-7.

«Non è che è meno brava della media. È bravissima a fare tutto nel modo sbagliato!» si lamentò Alto.

O5-7 ridacchiò:

«È lo stesso commento che ti feci dopo quella buffonata col pugno d'acciaio gigante. Ti ricordi cosa mi rispondesti?»

Il dottor Clef si citò:

«Che se non volevi lasciarmi fare le cose a modo mio, non avresti neanche dovuto affidarmi l'incarico. Dannazione, ora so come ti facevo sentire. Ci stai provando gusto»

O5-7 annuì a occhi chiusi:

«Ci puoi scommettere. Vederti litigare con un'agente ostinata ma talentuosa è una soddisfazione personale»

Alto si stravaccò sulla sua sedia ed emise un grugnito svogliato:

«È tutto?»

O5-7 scosse la testa:

«No, affatto»

La Verde si stravaccò a sua volta sul suo divano e spiegò:

«Mi viene da pensare che il fattore decisivo nella scappatella di ieri sera sia stato che gli aggressori erano disorganizzati e ignari. Non possiamo sperare che vada così anche in futuro. Adesso che la Coalizione Globale dell'Occulto ha avuto conferma che stiamo lavorando al progetto Resurrezione, si adatterà. La prossima volta, non ci saranno solo tre agenti fuori servizio con armi leggere»

«Secondo me, se la SSM Alfa-9 fosse al completo e al massimo delle forze, potrebbe tenere testa a una squadra d'Assalto. Ma non sarà così per almeno qualche settimana» rimuginò il dottor Clef.

«Mentre la Coalizione può raggiungere la prontezza massima in quarantotto ore, il che lascia una finestra di un mese in cui siamo vulnerabili; a meno che non adottiamo misure estreme» concluse O5-7.

«Vuoi che proceda alla Fase 2?»

«Ti ordino di procedere alla Fase 2. Prima che il Comando O5 voti»

Il dottor Clef protestò:

«È troppo presto: non abbiamo ancora confermato che le nuove strutture di memoria reggono. E se…»

«Fallo, Clef. O5-7, chiudo»

Il proiettore si ritirò nel soffitto e la piastrella tornò a posto. Il dottor Clef si concesse un attimo per maledire la sua sfortuna. Mise il cappello sulla sua crapa sempre più pelata e afferrò il suo camice. Si precipitò fuori dall'ufficio e si parò davanti all'impiegato dalla faccia brufolosa che il Dipartimento delle Risorse Umane aveva assegnato a lui e ad Andrea come assistente amministrativo. Esclamò:

«Peone! Cancella i miei impegni per il resto del pomeriggio e di' a chiunque telefoni di andare a cagare!»

Il ragazzetto mugolò:

«Ehm… sì, dottore. Che… cosa dovrei dirgli che sta facendo?»

Il sorriso di Alto diventò molto più allegro:

«Digli che sto chiedendo un completo a un cane» rispose.


Ore 20:30
Birreria e Ristorante di Nottingham

Mentre l'agente operativa della Coalizione stava distesa a terra, intenta ad allungare il braccio nella fognatura per recuperare il suo cellulare, Alison Chao alzò il colletto della sua giacca in pelle, si aggiustò SCP-268 sulla testa e si allontanò; attraversò le Vie con fare esperto, senza alcuna difficoltà. La situazione si stava evolvendo più in fretta del previsto. La Regina Nera decise che era giunto il momento di svelare la verità sui recenti sviluppi a certa gente.

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