Prima Volta
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Il caffè è orribile oggi, in vita mia non ho mai bevuto qualcosa di così disgustoso. Mi farà star male per tutta la giornata, ma almeno mi terrà sveglia. Ho dormito molto male, a causa del litigio con Andrea. Inoltre, con il lavoro enorme che ho da fare…
Un'altra giornata di merda…

— Giorno Maureen!

La faccio entrare. Abituale camice bianco che cade sotto le ginocchia, rossetto impeccabile, capelli perfettamente pettinati.

— Dottoressa Molinari.

Lei sospira.

— Oh, per l'amor di Dio, Maureen, non essere tanto formale!

Arrossisco. Odio arrossire.

— Mi dispiace, Alice. Non prendere il caffè, è orribile.

Ride e si avvicina, aranciata in mano.

— Oh, non hai dormito bene?
— Si vede tanto?

Guardo il mio riflesso nel vetro. I miei occhi sono persi nelle occhiaie nere, e i miei capelli ricci sono pettinati male. Sospiro.

— Dannazione…

Alice sorride.

— Ancora per colpa di Andrea, eh? Bah, lascialo perdere. Ne troverai altri.

Faccio spallucce. Alice si siede di fronte a me e mi dà un bicchiere d'aranciata.

— Ecco, ti darà delle vitamine: oggi c'è molto lavoro da fare, soprattutto per te. La Subterranea Materia deve recuperare un'entità senziente in Molise e hanno bisogno di uno psicologo per poter comunicare con essa. Non ne sappiamo molto, solo che è un bambino in grado di bruciare. Il direttore mi ha dato il rapporto, vuoi leggerlo?

Do una rapida occhiata al dossier. Delle voci da bambino e delle fiamme in fondo a una caverna. Secondo le informazioni, l'entità è un bambino in grado di bruciare, ma nessun membro della SIR-II è andato abbastanza lontano per interagire con il bambino e quindi non si sa se è ostile.
— Sono sicuri che devo farlo io?

Alice mi fissa negli occhi.

— Maureen, hai una laurea in psicologia infantile, sei più capace di me ad occuparti di quest'entità. Dimentica Andrea, dimentica i tuoi problemi con lui, dimentica tutto! E, per l'amor di Dio, inizia ad avere fiducia in te stessa!
— Non so se…

La porta si apre di nuovo e entra un dottore di altezza media, circa 65 anni, capelli bianchi, camice bianco. È il dottore Santandrea, il mio superiore.

— Dottoressa Callassi!

Sobbalzo violentemente.

— Dottor Santandrea, ehm… Buongiorno… ehm… si sieda, prego.

Rifiuta l'offerta e fa spostare Alice per piegarsi in avanti, mettere le mani sul tavolo, e fissarmi direttamente negli occhi.

— Da quanto ho sentito la dottoressa Molinari non è riuscita a convincerla. Quindi, dottoressa Callassi, lasci che le spieghi qualcosa di molto importante: se lei è qui, è perché ha le conoscenze richieste per lavorare con noi, l'abbiamo scelta per questo e ora abbiamo bisogno di lei per il recupero di questa entità. Non potrà mai lavorare bene se pensa che la dottoressa Molinari la aiuterà per sempre, non è il suo supervisore; anzi, non ha più bisogno di un supervisore! Smetta di piangersi addosso come una mocciosa e si metta al lavoro, o si tolga dai piedi e lasci il posto a qualcuno che non mi faccia perdere tempo.

Mi sento come una bambina rimproverata. Non mi piace, ma disobbedire ad un superiore non è possibile. Allora mi alzo e prendo il dossier che mi ha dato Alice.

— Bene, dottor Santandrea. L'ospedale è stato avvertito?
— Sì. Dato che l'entità deve essere recuperata in Molise, è necessario che lei prenda un elicottero. La SSM-VII arriverà fra trenta minuti e la condurrà là insieme alla SSM-VIII, che ha il dossier completo e che ne sa quindi più di me.

Mi alzo ed esco dall'ufficio con un cenno di testa per Alice e Santandrea, e cammino nel corridoio leggendo il rapporto. Prima di andare sul tetto, decido di andare alla toilette per sistemarmi e diventare quantomeno presentabile. Non voglio dare a Lucchesi una immagine ancora più brutta degli psicologi di questo Sito. Non so perché a lei non piace Alice.

— Buongiorno, dottoressa Callassi!

Sono appena uscita delle toilette, finalmente decente e pettinata un po' meglio, quando una voce mi chiama.

— Buongiorno.

Nicola Trevisano, lo specialista delle cose che bruciano. Ha lavorato sul caso di SCP-044-IT e lo dimostra la cicatrice che gli copre metà del volto.

— Anche lei va sul tetto? — gli chiedo, intrigata.
— No, ma so che arriverà una nuova anomalia pirocinetica e quindi tocca a me gestirlo. Ho sentito che lei deve andare sul luogo di recupero.
— Sì: da psicologa, devo andarci.
— Le dispiace se la accompagno?


Una brezza gelida ci accoglie sul tetto. Immaginavo che facesse più caldo. D'un tratto, nel cielo mattutino, l'elicottero della SSM-VII, che trasporta anche gli esperti della SSM-VIII diventa visibile.

Il velivolo atterra con un rumore assordante, producendo un vortice di polvere che obbliga me e il dott. Trevisano ad indietreggiare e chiudere gli occhi. Non sono un'esperta nel campo, ma dalle sue enormi dimensioni è facile capire che è adibito al trasporto di molte truppe e anomalie potenzialmente ostili.

Una rossa scende, casco nella mano. Sulla sua tuta ignifuga, il simbolo della Turmae Angelorum; è seguita da un gran bell'uomo con occhi eterocromatici che ha il simbolo della Subterranea Materia sulla sua uniforme.

— Dottore Trevisano, piacere. — gli dice il mio collega.
— Tenente Lucchesi, SSM-VII, il piacere è mio.

Ho già sentito parlare di lei. Non le piace Alice, ma non so perché.

— Le presento la mia collega, la dottoressa Maureen Callassi.

La donna si limita a un cenno con la testa, mentre l'uomo eterocromatico mi sorride.

— Buongiorno, dottoressa, io sono il Capitano Elia Contadi della SSM-VIII e coordinerò l'operazione sul campo. Immagino sia già stata informata della natura dell'intervento e del perché lei sia stata convocata.

— Ero stata avvisata, sì. Un'entità pirocinetica senziente, molto probabilmente un bambino, che si trova in una caverna in Molise. — rispondo.

Non riesco a trattenere un'occhiata preoccupata al velivolo, chiedendomi se sia in grado di reggere le fiamme nel caso io non sia in grado di tenere a bada l'entità; Lucchesi sembra accorgersene, perché dà un colpetto al suo elicottero e sbotta:

— Le pareti sono state rinforzate contro le fiamme, non c'è motivo di preoccuparsi. Ora salga, dobbiamo sbrigarci.

Ci sono dei soldati nell'elicottero. Non ho il tempo di controllare quali siano della SSM-VII e quali della SSM-VIII perché il tenente Lucchesi mi dà un'uniforme militare, forse più adatta ad un viaggio in elicottero. Rapidamente scendo e vado a cambiarmi nella casupola delle scale, mettendo la pesante divisa ignifuga e gli anfibi al posto della camicetta, della gonna e dei tacchi alti che portavo in ufficio. Quando sono pronta, torno al velivolo e Lucchesi mi dà una borsa per riporre i vestiti e mi fa sedere vicino a un colosso con gli occhi azzurri.

— Ha saputo qualcosa di questa missione?

Dico quel che so, quindi non molto. Fortunatamente, il capitano Contadi sembra saperne di più del dottore Santandrea.

— Dunque, le confermo che l'entità è un bambino maschio sui dieci anni. — mi spiega con un forte accento molisano. — Alcuni speleologi l'hanno visto mentre facevano una spedizione, hanno informato la polizia e un nostro infiltrato ci ha passato tutte le informazioni. La SSM-VII ci porterà sul posto, mentre noi della SSM-VIII ci occuperemo di raggiungerlo e recuperarlo; lei, dottoressa Callassi, deve fare in modo che lui stia tranquillo e non ci carbonizzi mentre lo trasportiamo. Se è tutto chiaro, possiamo partire.

Si siede. Le pale dell’elicottero iniziano a girare; Lucchesi grida qualcosa ai piloti e il velivolo decolla. Noto che qualcuno dei soldati sembra agitarsi ma penso siano quelli della SSM-VIII, abituati ad essere sottoterra e non sopra le nuvole.

— Andiamo in Molise, — mi spiega il capitano Iadanza. — l’entità si trova là.

Annuisco senza dire niente. Vorrei approfittare dello spettacolo delle nuvole ma l’elicottero non ha finestre, tranne quella per i piloti. Non posso alzarmi senza motivo, rischierei di cadere o darei semplicemente fastidio a tutti; quindi rimango seduta ad aspettare. Non so quanto tempo impiegheremo per arrivare in Molise.

Sospiro. Era il mio sogno fare un volo in elicottero, ma oggi darei tutto per essere a casa. Non sono mai andata sul campo, è la prima volta.
So che ci vuole una prima volta per tutto; ma doveva davvero cadere su di me questa missione?

Sembra di sì…

Quindi sono una psicologa, portata in un elicottero della SSM-VII, che deve aiutare la SSM-VIII a recuperare una entità.

Perché ho accettato? Cosa potrei dire all'entità quando la troveremo, perché hanno bisogno di me e non di un altro più competente e sicuro di sé?
Che diamine dovrei dirgli quando sarò là sotto? "Sono una psicologa, sono qui per aiutarti"?

Ma per favore.

"Ti troveremo un posto dove stare"?

Non se ne parla.

"Faremo qualcosa"?

Meh.

Guardo le pareti. Non so quanto tempo ci vuole per andare in Molise, ma non dovrebbe volerci molto, l'Umbria non è così lontana; magari avremmo fatto meglio ad andare via terra con un camion o qualcosa del genere. Chiudo gli occhi. Sono stanca, ho passato una notte bruttissima a litigare con Andrea, non so nemmeno se sono pronta per questa missione.

Alice, perché non l’hai fatto tu?


Non so quanto tempo ho dormito quando qualcuno mi sveglia. Apro gli occhi e vedo il capitano Contadi che prova a mettere un tipo d’imbracatura. L’elicottero è in volo stazionario.

— Dottoressa Callassi?

Sbadiglio.

— Siamo arrivati?
— Sì. Siamo pronti ad atterrare, la miniera è a circa 50 metri.

Annuisco per mostrare che ho capito. Il tenente Lucchesi mi dà un’imbracatura.

— Oh, a proposito, ha già fatto paracadutismo?

Scusi?

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