I nostri dèi non si aspettavano che saremmo progrediti così tanto. Si aspettavano che l'umanità sarebbe durata per una generazione, magari un paio di generazioni con la fortuna dalla nostra. Crearono un aldilà per chi trapassava—una magione amorevole, straripante di qualunque cosa si possa desiderare. All'apparenza infinita, ma "all'apparenza" è la chiave di volta qui.
Larga trenta chilometri e lunga quattordici, la magione è innegabilmente colossale, ovviamente. Ma definirla infinita sarebbe un'esagerazione.
Eppure, ogni persona deceduta veniva inviata in quella dimora. Le prime generazioni erano soddisfatte, così come lo erano quelle immediatamente successive.
Un paio di secoli dopo, però, cominciò a risultare un poco affollata. Non forniva lo spazio essenziale per ciascuno. Certo era vivibile; d'altro canto non c'era alternativa.
Andò riempiendosi, lasciando sempre meno spazio in cui potersi muovere od anche solo pensare in solitudine. Nonostante fossero nell'aldilà, in cui semplicemente non si può morire, le anime affollavano sempre più lo spazio tra quelle mura. Si giunse ad un punto in cui non era più possibile muoversi.
Gli dèi non volsero a noi il loro sguardo; ci lasciarono crescere, espandere i nostri orizzonti. E noi lo facemmo.
Carestia. Guerra. Conquista. Tutto questo portò a morte e morte ancora e di più. Il mondo crebbe. Le popolazioni esplosero in numero. I vivi prosperarono mentre i morti pativano.
Passando tra ossa frantumate, carni liquefatte e nervi sfilacciati, ne giunsero sempre più.
E così è stato e così sarà, da sempre e fino alla fine dei tempi.