Onde La Serpe Dimora
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Ricerca di "Intercambio culturale Nova Cannæ, 1981"…

3 testi trovati.
Dei dimenticati è la città;
Circa i volti del divino;
Onde la Serpe Dimora;

Selezionato: Onde la Serpe Dimora


Onde la Serpe Dimora

1 Lo scriba dedicò la propria vita alla preservazione del sapere: fosse esso impresso su tavola o papiro, nella sua collezione avrebbe trovato rifugio. Lo raccolse in una lunga vita di viaggi, trascorsa a solcare mari e lande. 2 Si addentrò nel profondo cuore dell’Africa come nelle contrade del lontano Oriente e, terminato il suo errare, fece lieto ritorno alla sua dimora, ora archivio di molte conoscenze ed immersa in un dolce aroma d’inchiostro. Gli anni del suo riposo furono interrotti solo dall’arrivare di ulteriori erranti lì giunti all'udire sul suo conto. 3 Essi erano sia nomadi che nobili, sia guerrieri che schiavi, lì recatesi col duplice scopo di consultare gli scritti del venerabile come di donare a quella raccolta. 4 Arrivarono anime pie, anime smarrite, anche anime empie, tali da disseminare scritti nefandi che in mano sbagliata avrebbero prodotto boccioli da sterpaglia che erano. Anche se erano trasparenti le loro intenzioni, lo scriba non negò a nessuno di costoro l'accoglienza nella sua casa.
5 Uno di questi, un uomo del consolato lì giunto per affidargli le sue lodi, durante il colloquio avvertì un leggero sibilo che si faceva strada fra gli scaffali, diede consiglio allo Scriba di farlo tacere e se ne andò. Questi, ricercando per la sua dimora la fonte di tale melodia, la trovò rintanata fra due assi: era un magro serpente, lì giunto seguendo il profumo dell’inchiostro di cui la casa era permeata. 6 Impietosito, rifiutò di arrecargli danno, anzi lo avvolse in un abbraccio di lana e gli diede parte del suo pasto. Negli anni a venire, la sua presenza intimoriva ogni passante ma lo scriba rasserenava ciascuno proclamando: "Lascia la vita al suo crescere qua sommersa dove può farlo."

7 Mentre i due erano immersi nella quiete del loro rifugio, la patria fu trafitta da un nemico che partendo dalla lontana sponda opposta, che aveva aggirato il mare per marciare su di loro dal settentrione. Tale marcia presto raggiunse lo scriba e gli mise di fronte il patetico spettacolo della schiacciante sconfitta di molti prodi in armatura contro l’invasore. 8 Il nemico infine penetrò nell’abitazione allo scopo di sradicare quel cimelio di cui la cittadina faceva vanto, in tal modo diede alle fiamme quegli scritti frutto di impareggiabile dedicazione. Lo Scriba, ora vecchio e disarmato, non poté che osservare impotente il rogo della sua unica ragione di vita. Così cadde a terra in ginocchio, e bagnò il terreno con lacrime amare, lacrime che sperava potessero essere sufficienti per estinguere l'incendio.
9 Facendo però ricorso ad un briciolo della sua concentrazione, poté chiaramente distinguere, fra i suoi singhiozzi e i crepitii del fuoco, un flebile sibilo, che si faceva man mano sempre più esile fra quelle spesse nubi. Asciugandosi il volto, si precipitò in soccorso del suo compagno, avventurandosi tra le macerie ancora ardenti di quella che, una volta, era stata la sua casa. 10 Lo trovò esanime, vivo ma stremato dal calore mentre cercava di dirigersi verso la salvezza. Lo Scriba si avvolse l’amico attorno al collo e si affrettò verso la porta. Uscito poté finalmente dare aria ai polmoni e prendere coscienza delle piaghe lasciate dal fuoco sui suoi arti, ma questo nuovo terrore fu presto interrotto da un tonante ruggito. 11 Era un grigio pachiderma che sfoggiava due lunghe lance d’avorio e si preparava a schiacciarlo. In gioventù li aveva visti mansueti e liberi nella loro terra, ma l’invasore li aveva soggiogati e condotti tanto lontano per portare distruzione: ora la sua zampa incombeva su di loro, quando la Serpe si destò e aprì le fauci al colosso, mandandolo in fuga. 12 Chiuse poi le fauci e sibilò allo Scriba tremante: "Fui ridotto in forma miserabile e tu non mi negasti rifugio. La tua accoglienza verrà ora ricambiata. Seguimi dunque, ove i tomi si impilano in torri e sorreggono il cielo."

13 Il dolore nelle sue gambe si lenì, così che esse potessero condurlo dove la Serpe gli indicava. Nel tragitto vide le salme malridotte di cari concittadini come di lontani stranieri, così ridotti dalla marcia dell’invasore, ma preferì chiudere gli occhi e passare oltre tale desolazione. 14 Infine, smarrito il senso del luogo e del tempo trascorso, il Serpente scese dalle sue spalle e, prima di evadergli dalla vista lo esortò a compiere gli ultimi passi. Egli, temendo l’abbandono da parte del suo unico compagno, corse lungo la sua scia nella sabbia pur di raggiungerlo e correndo ne rivide gli occhi sottili e gentili che ora lo esortavano ad ammirare la meraviglia attorno a loro. 15 Riconobbe le architetture del lontano oriente in quel loco, viste in gioventù e che ora gli portavano tale nostalgia. Ma la vista che gli portò lacrime dolci agli occhi fu la collezione smisurata di scritti, incisioni e pergamene che popolavano il luogo dandogli una calda quanto spettrale vita, impilandosi l’uno sull’altro immergendosi nel cielo stellato.

16 Non prestando attenzioni agli sfregi sul suo corpo ora curati, il Viandante errò nella selva di papiro senza mai perdersi, grazie alla fidata guida della Serpe, che accompagnò il viaggio con il suo dolce sibilo. Addentrandosi vide i ripiani attorno a lui mutare e divenire sempre meno alieni nella natura e più vivi nella memoria. Riconobbe infine le colonne tipiche del suo focolare e dopo queste, la sua dimora. 17 Era una valle ora rasa al suolo e coperta da un vello d’un bianco innaturale, ora priva dei segni della vita che vi abitava come del passaggio del nemico; Lo Scriba cadde in ginocchio e le lacrime tornarono, ancora amare. Il Serpente lo confortò con un caldo abbraccio e con la lingua gli indicò un singolo seme lì abbandonato e gli ordinò: "Coltiva questo seme, conduci qui tuoi simili dolenti ed abbiate cura del suo albero. Del suo legno fatene una abitazione, dei suoi frutti una foresta, chiamatela casa e accoglietevi le genti che vi condurrò." 18 Al che Lo Scriba asciugandosi il volto su quella sabbia implorò al Serpente "Come ti aspetti che abbia la forza di farlo? Ogni cosa è perduta e con essa il lavoro d’una lunga vita consacrata a ciò che ora è cenere. Ti supplico abbi altri a cui affidare questo compito!". La Serpe rispose avvicinando il muso allo sguardo del compagno: "Amico, fui l’apice della creazione e poi fui misero ma la tua pietà e la tua cura mi ridiedero forza. I miei occhi già erano poggiati su di te quando scrivesti la tua prima parola e sbagliasti e so che non per questo non ne scrissi altre e non ne ebbi in fine orgoglio. È raro ricevere una nuova occasione poiché il tempo che le vostre vite impiegano non lo concedono, ma se sei disposto a mandare avanti la tua opera, allora tutto il tempo che ti sarà necessario sarà il dono che ti farò." 19 Spronato da quelle parole, Lo Scriba raccolse le sue energie, asciugò nuovamente il viso e con le mani inumidì una zolla di terra che poi ammorbidì con cautela, infine raccolse il seme e lì lo ripose. Così che Giano pestasse i piedi su quelle terre, una prima mano facesse sbocciare il primo germoglio che avrebbe dato nuova vita a Cannæ.

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Perdonatemi possibili inesattezze, ma la mia memoria non è più quella d'un tempo ~L.S.

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