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Originale: Number One with a Bullet
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DUE GIORNI PRIMA
«Vuoi la Tuta? Ne sei sicuro?» chiese il cane.
«L'agente Adams ne avrà bisogno, soprattutto se la Coalizione inizia a intensificare i suoi sforzi» rispose il dottor Clef.
Il professor Kain Pathos Crow rivolse un ringhio arrabbiato al suo vecchio "amico". Sbatté la zampa contro un pulsante sul suo quadro di comando e l'Uovo Ambulante, finalmente ultimato, si ripiegò nella sua configurazione da stoccaggio e rotolò su per la rampa.
«Dovresti rimuoverla dalla squadra speciale: non è pronta» affermò, stizzito.
«Sarà pronta, Kain, e sarà una delle risorse migliori che la Fondazione abbia mai avuto. Consideralo un presentimento» disse il dottor Clef.
Il professor Crow ribatté:
«Non ho intenzione di mettere a rischio la mia invenzione più importante per uno dei tuoi presentimenti, Alto. Ho passato mesi, anzi, anni…»
Il dottor Clef lo interruppe:
«So cosa ti preoccupa, ma l'agente Adams può farcela. Le serve solo quella stupida tuta»
Kain lo fulminò con lo sguardo. Pilotò la sua piccola piattaforma fluttuante oltre una grande cisterna d'acqua, dove una coppia di ricercatori in camice bianco sembrava comunicare con due esemplari di SCP-2735, mostri marini da incubo con lunghi tentacoli e macchie luminose su tutto il corpo. Il cane abbaiò:
«Chelsea!»
«Sì, professore?»
Una donna sulla trentina fece capolino da dietro una scrivania dove, a quanto pareva, stava lavorando al computer. Aveva gli occhi grandi e uno sguardo sorpreso, mentre si sistemava gli occhiali, che le erano scivolati giù per il naso. Il professor Crow le chiese:
«Potresti dare la Tuta al dottor Clef?»
«Non abbiamo finito del tutto con…»
«Invece sì. Non serve che mettiamo tutti i marchi e i numeri. Quello che abbiamo adesso basterà»
«Giusto»
La dottoressa Elliott corse in un'altra stanza, da cui subito dopo provennero rumori di cianfrusaglie spostate. Il dottor Clef chiese:
«Non è la tizia che stava con Andrea e SCP-105 in quello stupido incidente del giro dei bar?»
Il professor Crow rispose:
«Era l'autista per la fuga; è anche una ricercatrice bravissima. Hai intenzione di portarmi via anche lei?»
«Non prevedo di farlo: la tuta dovrebbe andare bene»
«Non intendevo questo. Mi hanno promesso che avrebbero riavviato il progetto Olimpia. Sono passati giorni e non ci sono state ancora novità. Come mai?»
Il dottor Clef rise:
«Sei un po' impaziente, eh? Senti, al tuo posto non mi preoccuperei ancora. Le tue ragazze torneranno da te molto presto»
La loro conversazione fu interrotta dal ritorno della dottoressa Elliott; teneva una custodia argentata sotto un braccio e un casco nero e lucido sotto l'altro. Col fiatone, disse:
«Ecco qua. Ci sono pannelli solari flessibili nel tessuto: dovrebbero alimentare la Tuta per la maggior parte del tempo, ma dovrete attaccare la spina una volta ogni…»
Il dottor Clef la interruppe e prese la custodia e l'elmetto:
«Mi arrangerò, grazie. Ehi, guarda il lato positivo, Kain: se mi sbaglio, forse moriremo tutti, allora potrai dirmi che me l'avevi detto»
«Solo se non tutti i cani vanno in paradiso» replicò Kain, impassibile.
GIORNO 1
La voce del dottor Clef risuonò dall'altoparlante:
«Allora, Andrea, ti piace la tuta?»
«Sembro il personaggio di un videogioco» si lamentò l'agente Adams.
La tuta era attillata, nerissima e pure un po' troppo luccicante: da quel che aveva capito, ciò era dovuto alle cellette fotovoltaiche flessibili incorporate nel tessuto. Soltanto l'aspetto da "tutina per spie gnocche" bastava a far rabbrividire Andrea per l'imbarazzo, ma a peggiorare le cose c'erano anche i pezzi che emanavano un lieve bagliore e i bordini rossi decorativi.
«Che diavolo è questo costume?»
«Rimasugli di un progetto abbandonato dal periodo del Vaso di Pandora. È un po' complicato, ma immaginala come un'armatura da combattimento potenziata» spiegò il dottor Clef.
«D'accordo»
L'agente Adams alzò le mani e strinse i pugni. Nonostante il taglio aderente, non sembrava che la tuta ostacolasse i suoi movimenti.
«Queste saranno fornite anche alla SSM Alfa-9?» chiese.
«No, solo a te. Tecnicamente, tutta l'attrezzatura in quella stanza è sottoposta a procedure speciali di contenimento. In questo caso, la procedura è "se l'agente Adams la rompe o la perde, è nella merda fino al collo". Quindi abbine cura, intesi?»
«Sissignore»
Andrea si sforzò di mettere tutto il suo sarcasmo in quel saluto militare. Il dottor Clef ridacchiò:
«Va bene. Partiremo dagli stimoli sensoriali. Mettiti il casco, chiudi gli occhi e conta fino a dieci. Quando li riaprirai, il sistema visivo dovrebbe essersi acceso»
L'agente Adams indossò il casco e lo agganciò. Calzava la sua testa alla perfezione, come se fosse fatto apposta per lei; quasi di certo lo era. Seguì le istruzioni del dottor Clef e chiuse gli occhi:
«Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due; uno»
Andrea alzò le palpebre. Qualcosa scattò dietro i suoi occhi. Il mondo esplose in colori dolorosi. La luce le perforava gli occhi come un colosso che sfondava un muro. L'agente Adams barcollò, i suoi nervi ottici sfolgoravano per il sovraccarico di informazioni. Afferrò la visiera dello spoglio casco nero e cercò di toglierselo con tutte le sue forze. La voce del dottor Clef rimbombò, fin troppo fragorosa:
«Andrea! Andrea! Ascoltami! Focalizzati! Concentrati! Concentrati sulla mia voce!»
L'agente Adams richiuse gli occhi, fece dei respiri profondi e provò a rallentare il battito sfrenato del suo cuore con tutta la sua forza di volontà. Trasalì:
«Troppi colori! Non ci vedo!»
«Andrea, ascoltami! Sta sparando stimoli dritto nella tua corteccia visiva! Tutto, dai raggi gamma agli infrarossi! Devi solo filtrare!»
«Ma come?!»
L'agente Adams piagnucolò, mentre pestava il visore del casco contro il pavimento di cemento. Le lacrime le offuscarono la vista e la disorientarono ancora di più, il che non era affatto d'aiuto.
«Non riesco a controllarmi!»
Il dottor Clef sbottò:
«Invece sì! È proprio come passare da una stanza buia a una stanza illuminata. I tuoi occhi cambieranno il modo in cui vedono la luce. Il tuo cervello cambierà il modo in cui elabora i dati. Devi solo dargli il tempo di abituarsi. Apri gli occhi, Andrea. Non avere paura»
L'agente Adams mugolò; il tono del dottor Clef diventò beffardo e altezzoso:
«O non sei altro che una burocrate acqua e sapone che ha fatto carriera solo con la sua bellezza, come credono tutti?»
"Ma vaffanculo, Alto!"
Alzare le palpebre di quei pochi millimetri scarsi fu la cosa più terrificante che avesse mai fatto. Quando lo fece, volle gridare. Non lo fece. Si rifiutava di mostrare ancora la sua debolezza a quello stronzo sorridente. L'esplosione di informazioni non sembrò diminuire. Più che altro, sembrava che si stesse abituando alla quantità folle di dati che si riversava nel suo cervello. Iniziò a selezionare i pezzi importanti, a filtrare gli scarti e a ignorare il rumore per concentrarsi sui colori. In quei pochi istanti, riuscì ad alzarsi, respirare e a rallentare il suo cuore impazzito finché non tornò a battere con calma. L'agente Adams volse lo sguardo alla finestra antiproiettile della stanza di osservazione.
«Dottor Clef?»
Sentì uno scatto metallico.
«Sì, Andrea?»
«È pregato di non insultare più le segretarie, o farò rapporto ai suoi superiori per un altro corso di sensibilità»
Sentì il dottor Clef ridacchiare:
«Capito, agente Adams»
GIORNO 2
«Bene, Andrea, sembra che abbia imparato a gestire la prima delle cose che il casco può aiutarti a fare. Ora è il momento della seconda» annunciò Alto.
Nella stanza di osservazione, la finestra diventò nera, dopodiché si accese un filtro di luce polarizzata. Una delle pareti della stanza delle prove si illuminò e raffigurò uno schema di luci vorticanti. L'agente Adams riconobbe subito i caratteristici motivi a forma di orchidee e vermi di un Rischio Memetico di Berryman-Langford. Si lasciò sfuggire uno strillo di sorpresa e chiuse gli occhi.
«Apri gli occhi, Andrea» ordinò il dottor Clef.
«Ti sei bevuto il cervello?! C'è un rischio cognitivo in questa stanza!» urlò l'agente Adams.
«Sarai protetta dai suoi effetti nocivi. Apri gli occhi»
L'agente Adams aprì gli occhi. Non era del tutto immune ai motivi che vorticavano sullo schermo. Più che altro, riuscì a capire cosa stavano cercando di fare e fu in grado di negarlo. L'immagine sul muro cercava di dire al suo cuore di fermarsi ma, come una bambina che si tappava le orecchie con le dita e si metteva a gridare a squarciagola, Andrea seppe ignorare quella voce in qualche modo. Il dottor Clef si complimentò:
«Congratulazioni, Andrea: ora sei una delle poche persone non inoculate che hanno visto un Agente Memetico Letale di Berryman-Langford senza morire. Come ci si sente?»
«Perché non vieni qui e lo vedi coi tuoi occhi?»
Alto ridacchiò:
«Mi sa che passo. Molto bene. Adesso proveremo alcuni rischi uditivi, poi ripeteremo gli esercizi di ieri coi raggi ultravioletti e le onde corte»
«Credo di iniziare a prenderci la mano. Secondo me, però, gli infrarossi sarebbero più utili: ci sono pochi umani che emettono raggi ultravioletti o gamma»
«Ho i miei motivi, Andrea. Te li spiegherò dopo. Per ora, continuiamo la lezione»
GIORNO 3
«Bene, Andrea, credo che basti così col casco. Ora è il momento di provare la tuta» disse il dottor Clef.
Premé un pulsante; dall'altro lato della stanza, una mitragliatrice pesante sbucò da una botola e fece fuoco. L'agente Adams barcollò all'indietro e fu spinta a terra dalla forza delle pallottole, che la investivano come pugni fulminei.
«Ho capito! La tuta è antiproiettile, lasciami rialzare!» urlò.
«Ma certo che è antiproiettile. Questa è solo la prima parte della prova» spiegò Alto.
Si aprì un'altra botola sul muro, da cui fece capolino la canna di un fucile di grosso calibro.
"Oh, merda" pensò Andrea.
Il fucile sparò. Qualcosa scattò dietro i suoi occhi. L'agente Adams sentì l'impatto nel suo braccio sinistro. Provò dolore per un istante, poi fu come se tutta la sofferenza fosse sparita. Sapeva che il braccio le faceva male, ma non le importava: era solo dolore. La canna del fucile si girò. La pallottola successiva la colpì alla fronte; la donna cadde e sbatté la nuca. Scosse la testa, mentre vedeva le stelle. Sopra di lei, si aprì una botola sul soffitto. E poi un pianoforte a coda le cadde addosso. La mitragliatrice smise di sparare e il fucile si ritrasse nello sportello. Il silenzio era rotto solo dall'eco delle note del pianoforte. Col suono di tante corde che si spezzavano, un pugno sfondò il legno scheggiato, seguito da un altro pugno, poi da una testa e da un paio di spalle. Il dottor Clef parlò:
«Dunque, ricapitoliamo: la tuta ferma la penetrazione, ma non l'impatto, dei proiettili di calibro cinquanta. Inoltre, si irrigidisce in risposta agli impatti su aree più ampie. Oltre a questo, potenzia la tua forza e velocità fino a…»
Metà del pianoforte in frantumi fu lanciata contro la finestra della stanza di osservazione. Alto ridacchiò:
«Immagino che l'abbia già scoperto. Prossimo esercizio!»
GIORNO 4
«Bene, Andrea, parliamo di armi da fuoco» annunciò il dottor Clef.
«Hai intenzione di spararmi di nuovo?»
L'agente Adams era ancora furibonda per il pianoforte a sorpresa.
«No. Oggi sarai tu a sparare»
Uno dei murì si aprì, rivelando un'armeria nascosta dietro di esso. Le pareti e il soffitto erano rivestiti di quella che sembrava la corazzatura di una nave da guerra e la trappola per proiettili era un cono blindato lungo quanto un campo da calcio.
«C'è una pistola Mark-7 sulla linea di tiro. Vai a prenderla» ordinò Alto.
L'agente Adams andò alla linea di tiro, prese la pistola e controllò canna e caricatore. Fece scattare il carrello e sghignazzò:
«Dovrebbe essere una passeggiata. Sono sempre stata brava al poligono di tiro»
«Lo so, ma questa esercitazione è un po' diversa. Bersagli a comparsa da distanze sconosciute. Il tuo obiettivo è centrarne ciascuno dieci volte. Pronta?»
Andrea assunse la posa di tiro e annuì:
«Pronta»
«Via»
Si accese la luce rossa e gli altoparlanti emisero un ronzio. Sull'estremità di un braccio meccanico, si alzò un cerchio bianco largo quanto un pallone da pallacanestro. L'agente Adams alzò la pistola, tracciò il bersaglio e allineò il mirino col centro del cerchio. Espirò a metà e mise l'indice sul grilletto; all'improvviso, però, il bersaglio si ritrasse. La luce rossa lampeggiò e gli altoparlanti ronzarono. Il dottor Clef dichiarò:
«Zero punti. Prossimo bersaglio»
«Cosa? Aspetta!»
Spuntò un altro bersaglio sull'estremità di un braccio meccanico. L'agente Adams puntò la pistola e prese la mira; il bersaglio si ritirò. Luce rossa e ronzio. Alto sospirò:
«Zero punti. Smetti di pensare, spara e basta. Il tuo corpo è allenato: conosci i movimenti. Concentra la mente sul trovare i bersagli e lascia che la tua memoria muscolare faccia il resto»
«Ma…»
Un terzo bersaglio sbucò fuori. Andrea si girò e fece fuoco. Mandò a segno due colpi, prima che il bersaglio si ritirasse. Il dottor Clef esclamò:
«Due punti! Devi sparare più in fretta!»
L'agente Adams protestò:
«È una pazzia! È impossibile fare fuoco dieci volte in così poco tempo!»
«No. È impossibile per loro. Stai indossando una tuta da combattimento sofisticata: le tue abilità vanno ben oltre quelle di qualsiasi umano. Puoi farcela. Prossimo bersaglio!»
Un impeto di rabbia divampò nel sangue di Andrea. Qualcosa scattò dietro i suoi occhi. Colpì il bersaglio successivo ancora prima che si estendesse del tutto. Il secondo e il terzo colpo seguirono altrettanto in fretta. Il quarto proiettile deformò il margine del bersaglio, quindi l'agente Adams abbassò la canna della pistola e sparò il quinto e il sesto proiettile al centro. Riuscì a centrare il bersaglio ancora due volte, prima che sparisse dietro le berme.
«Otto punti. Niente male. Prossimo bersaglio»
«Ma ho finito le munizioni!» protestò Andrea.
Luce Rossa. Ronzio. Il dottor Clef la esortò:
«Ricarica più in fretta! Zero punti!»
L'agente Adams imprecò, mentre prendeva un caricatore dalla linea di tiro e lo ficcava nel calcio della pistola.
GIORNO 5
«Bene, Andrea, cinque minuti di pausa»
«Che diavolo è successo?»
L'agente Adams mise la sicura e svuotò il caricatore della sua arma, poi ispezionò i danni. Il grilletto penzolava nel ricevitore inferiore e non opponeva resistenza alla pressione del suo dito. Il dottor Clef spiegò:
«Hai premuto il grilletto prima che l'otturatore tornasse a posto. Così facendo, devi aver rotto qualcosa nel meccanismo. Eri più rapida del ciclo di sparo dell'arma»
«La carabina Mark-19 ha una velocità ciclica di novecentocinquanta colpi al minuto» ribatté Andrea.
«Sì, lo so. Sei più veloce tu»
L'agente Adams posò il fucile sul tavolo e confessò:
«D'accordo, ora sono un tantino inquieta. Che diavolo è questa tuta, comunque?»
Alto indugiò a lungo, poi ammise:
«Immagino che ti meriti una spiegazione. Molto bene. Cambiati e vediamoci di fuori. Tanto è l'ora di pranzo»
Il dottor Clef frugò nel suo cestino del pranzo e chiese:
«Quale vuoi, tacchino o manzo?»
«Tacchino, senza allucinogeni» scherzò Andrea.
Alto rise:
«L'ho fatto solo una volta, era per un seminario»
«I muri erano vivi e la mia borsa cercava di mangiarmi. E tu gridavi di essere un dio vivente. Non ho alcuna intenzione di ripetere quell'esperienza»
«Hai gestito le allucinazioni meglio degli altri. Il povero Chang artigliava la tovaglia»
Il dottor Clef porse uno dei due tramezzini ad Andrea e si schiarì la voce:
«Dunque, parliamo di affari. Cosa sai della Commissione Bowe?»
«Pochissimo. Sono arrivata dopo»
«Uhm… capito»
Alto rimuginò su quella risposta; aprì un vasetto di maionese e iniziò a spalmarla in quantità su entrambe le fette del suo pane. Poi iniziò a raccontare:
«Tanto tempo fa, la Fondazione non era l'organizzazione internazionale e autonoma che è oggi. Aveva bisogno di aiuto, soprattutto coi fondi e la manodopera. Trovò entrambi grazie al generale Bowe»
«Ne ho sentito parlare. Però non so molto di lui»
Il dottor Clef sparpagliò patatine fritte nella metà superiore del suo tramezzino e proseguì:
«Ecco, il generale Bowe era il capo della branca di ricerca paranormale segreta dell'esercito degli Stati Uniti. Era un fanatico della guerra fredda: credeva con tutto se stesso che l'Unione Sovietica fosse un impero del male, che i Russi fossero mostri senza dio e stronzate varie. Si rivolse alla Coalizione, ma l'ONU non era interessata ad aiutare l'America ad allestire un arsenale privato. Il generale Bowe aveva bisogno di abbastanza risorse per soddisfare le sue esigenze, ma fuori dall'egida delle Nazioni Unite»
«Noi?» chiese Andrea.
«La Fondazione» confermò Alto.
Tirò fuori i pomodori dal suo tramezzino e li gettò sul tovagliolo.
«Era il connubio perfetto, non trovi? La Commissione Bowe ci dava i soldi e una scorta illimitata di condannati a morte, noi le davamo le armi. Da qui le ricerche; da qui l'aumento di squadre sul campo e forze di sicurezza. Ma soprattutto, da qui la SSM Omega-7: una squadra speciale mobile composta da anomalie umanoidi»
«Ma il Vaso di Pandora fallì: Abele sterminò la squadra»
«Sì. Il generale Bowe voleva dei soldati, ma ebbe un sociopatico e una quindicenne. A lui serviva qualcuno che fosse bravo a uccidere, ma anche controllabile. SCP-076-2 era bravo a uccidere, ma non lo si potrebbe mai controllare. SCP-105 obbediva agli ordini, ma non diventò mai un'assassina, nonostante tutti i loro sforzi per renderla tale. Così uno degli altri ricercatori escogitò un approccio diverso»
«La tuta?» chiese Andrea.
«Più o meno. Invece di trasformare un'anomalia in un soldato, si addestra un soldato e gli si dà il potere di un'anomalia. La tuta con cui ti stai esercitando è il risultato finale di quel progetto»
L'agente Adams intrecciò le dita, mentre Alto metteva il sale e il pepe sul suo tramezzino. Gli domandò:
«Allora perché tutti sanno di Iris e Abele, ma nessuno ha mai sentito parlare di questa tuta prima d'ora?»
Il dottor Clef richiuse il tramezzino e schiacciò le due fette di pane per spappolare le patatine fritte, dopodiché rispose:
«Era in fase di prototipazione, quando SCP-076-2 massacrò il Vaso di Pandora e il Comando O5 bloccò la militarizzazione delle anomalie. La tuta non è stata completata, finché non ho chiesto a Kain di resuscitare uno dei suoi vecchi progetti per te»
Andrea rimuginò:
«Non ho mai conosciuto il professor Crow. Forse dovrei consultarlo per i miglioramenti alla tuta»
Il dottor Clef si accigliò:
«Miglioramenti? Perché diamine alla tuta servono dei miglioramenti?»
«Non mi sta del tutto comoda, tanto per cominciare: si alza un po' quando mi muovo. E ci vuole una vita per mettermela e togliermela. Peraltro…»
Alto la interruppe:
«Andrea, quello su cui devi concentrarti è tenere SCP-105 in vita e stare pronta a spararle in testa se diventa cattiva, che è il tuo lavoro. Il mio è fare i conti coi secchioni e i burocrati. Se vuoi che Kain migliori la tuta, gli mandi la richiesta tramite me. Intesi?»
L'agente Adams alzò gli occhi al cielo:
«Capito»
GIORNO 6
«Bene, Andrea, oggi ti dirò perché l'intero poligono di tiro è blindato come un carro armato» annunciò il dottor Clef.
«Presumo che abbia a che fare col fucile gigante sul tavolo al lato»
«Hai indovinato. Prendilo»
L'agente Adams imbracciò il cannone. Anche se la tuta sollevava la maggior parte del peso, l'arma era parecchio ingombrante.
«Che diavolo spara questo arnese?»
«Cartucce da venti millimetri. Le stesse degli aerei da combattimento»
«Cosa devo farci? Far esplodere un carro armato?»
«Anche, oppure potresti combatterci la Coalizione Globale dell'Occulto»
Andrea si entusiasmò:
«Ti ascolto»
«Bene. Un soldato d'Assalto in Tuta Bianca della Coalizione è un carro armato umano, in pratica. Può correre a più di novantacinque chilometri orari. I proiettili fino al calibro cinquanta, a volte anche oltre, gli rimbalzano addosso. Può paracadutarsi da un aereo o da un elicottero o teletrasportarsi con l'aiuto di un taumaturgo. Ma sai qual è il vero problema? È invisibile»
Il dottor Clef premé un pulsante sul suo quadro di comando. Dal nulla, sul poligono di tiro, apparvero sei manichini in armature bianche. Andrea sobbalzò per lo stupore e bestemmiò:
«Cristo!»
«Gesù è troppo impegnato per aiutarti. Dunque, la nostra tecnologia dell'invisibilità è meno avanzata di quella della Coalizione, ma dovrebbe bastare per l'addestramento. Un PALVESE, il sistema mimetico di una Tuta Bianca, rifrange la luce visibile e gli infrarossi, ma si riesce a intravedere la sua sagoma negli ultravioletti e nelle onde corte. Nulla di tutto questo ha importanza, perché sono anche avvolti da un rischio cognitivo compulsivo che ti impedisce di notarli. E se riesci a superare entrambe le difese, devi comunque trovare un proiettile abbastanza grosso da perforare l'armatura»
Andrea iniziò a capire e affermò:
«Questa tuta mi rende forte e veloce come una Tuta Bianca! Il casco percepisce gli ultravioletti e le onde corte e filtra i rischi cognitivi. E il fucile?»
Alto le rispose in tono basso e cupo:
«Al momento, quel fucile è la nostra possibilità migliore di penetrare l'armatura di una Tuta Bianca senza distruggere tutto il quartiere di una città. Sarò sincero con te, Andrea: anche con tutti questi potenziamenti, hai solo una possibilità su due di sconfiggere una Tuta Bianca in un faccia a faccia. E le squadre d'Assalto della Coalizione sono composte da otto soldati, più il comandante, tutti in Tuta Bianca»
«Quindi sono i loro pezzi grossi?»
«Cazzo, no! I pezzi grossi sono le Tute Arancioni. Ma niente può affrontarle, quindi non ci proveremo neanche. Se vedi una sorta di robot da cartone animato che fa versi da mostro, scappa subito»
Andrea tamburellò la punta del suo stivale sul pavimento, intimorita:
«Questo non mi aiuta affatto a sentirmi sicura di me. Mi stai dicendo che sono fottuta»
«No, ti sto dicendo che hai circa una possibilità su cento di vincere contro una squadra d'Assalto della Coalizione. È meglio delle possibilità di chiunque altro nella Fondazione, che sono uno zero assoluto, spiazzante e spietato. Ora mettiti sulla riga e accendi i tuoi sensori. Sto per rendere i bersagli invisibili. Quando dirò "via", avrai dieci secondi per sparare e distruggerli tutti»
«Tutto qui?» chiese Andrea, sarcastica.
L'agente Adams inserì un caricatore grosso come una rubrica telefonica nella sua gigantesca arma.
«Eh, no! Dovrai fare tutto mentre ti sparano addosso!»
Si aprì una botola e una mitragliatrice pesante di calibro cinquanta emerse da quel maledetto sportello. Andrea imprecò. Si rannicchiò dietro una barricata di cemento appena una fitta raffica di proiettili iniziò a crivellare tutto quanto.
DA: Vicedirettore Alto Clef, divisione di Formazione e Sviluppo
A: Comando O5
OGGETTO: Squadra Speciale Mobile Tav-666, operazione "Elpìs"
La risorsa Samekh ha ultimato l'addestramento di familiarizzazione con l'equipaggiamento della Fase 2. L'attuale tasso di integrazione è stimato a 1/4.
Per il momento, le terapie amnestiche e l'innesto di falsi ricordi continuano a reggere. Ai sensi degli ordini preesistenti in vigore, la risorsa Samekh rimane ignara della sua identità precedente.
Continuerò a monitorare i progressi della risorsa Samekh e a fornire addestramento e supporto, secondo le necessità.
— Dott. Clef
MESSAGGIO PRIORITARIO: PALIZZATA "SERRAGLIO ROTTO" (REPPRI-5PALBM)
ALLE 18:27 DELL'ORA LOCALE, L'IA COSCRITTA "GRAPE" HA RILEVATO RICERCHE SU INTERNET CHE INDICANO UN POSSIBILE INCIDENTE "SERRAGLIO ROTTO" (MINACCIA ANOMALA IN LIBERTÀ). UN AGENTE DELLA FONDAZIONE È STATO INVIATO ALL'OSPEDALE DI ██████ █████ A ████████████, NEL MICHIGAN. CONFERMATO FOCOLAIO DI SCP-008 IN NATURA.
LA SSM BETA-5 ("BAMBINAI") SI DEVE PREPARARE ALLO SCHIERAMENTO IMMEDIATO. ELEMENTI DELLA SSM ALFA-9 ("ULTIMA SPERANZA") E DELLA SSMA LAMBDA-2 ("NESSUN NOME INSERITO") DOVRANNO ACCOMPAGNARE LA SSM BETA-5 COME OSSERVATORI.
DA: Comando O5
A: Dott. Alto Clef (Comandante, Squadra Speciale Mobile Tav-666)
OGGETTO: RE: Squadra Speciale Mobile Tav-666, operazione "Elpìs"
La risorsa Resh-2 deve essere rimossa dallo stoccaggio e restituita alla risorsa Resh. La risorsa Samekh deve essere schierata con l'equipaggiamento della Fase 2 come scorta armata della risorsa Resh.
Le risorse Resh e Samekh si schiereranno con la SSM Beta-5 come osservatrici. Facciamo fare un po' di esperienza sul campo a SCP-105, prima che veniamo (con buone probabilità) bloccati per sempre.
— O5-7
Tornare a indossare attrezzatura militare la fece sentire stranamente bene. L'equipaggiamento era cambiato, ma il suo scopo no: accertarsi che la sua strumentazione più essenziale fosse trasportata con comodità e che fosse facile da raggiungere. SCP-105 strinse con forza i suoi stivali e infilò le estremità delle stringhe sotto le lingue. Adrian le aveva insegnato un bel trucchetto per accertarsi che le stringhe non scivolassero e che le scarpe non si slacciassero. Ci erano voluti alcuni tentativi per ricordarsi come funzionava, ma una volta che lo imbroccava, la stretta degli stivali sulle sue caviglie sembrava idonea. Iris stava infilando una maglietta blu a maniche lunghe sopra la canottiera, quando lo spogliatoio delle donne si aprì e la signora Emma Peel entrò. Solo che non era la signora Emma Peel, era l'agente Adams, con indosso un tutina nera attillata.
«Come cavolo ti sei conciata?»
«Tecnologia anomala. È una sorta di super-tuta»
Andrea posò una custodia per pistole e un casco che sembrava quello di un Power Ranger.
«Sembri Catwoman» ridacchiò Iris.
L'agente Adams sospirò:
«Mi beccherò mille commenti stupidi, vero?»
«Guarda il lato positivo: tutti saranno così impegnati a fissarti che nessuno vorrà spararmi»
«Grazie tante» borbottò Andrea.
Infilò la sua maglia tattica nel suo armadietto, tirò fuori gli inserti delle piastre e li gettò sul pavimento; maneggiava le pesanti piastre di ceramica come se fossero carte da gioco. SCP-105 indossò la giacca antisommossa e chiese:
«Non indosserai le piastre?»
L'agente Adams indossò il giubbotto antiproiettile e chiuse i fermagli, poi rispose:
«Non fermeranno niente che non rimbalzi contro questa maledetta tuta. Oh, a proposito, ti ho portato una vecchia amica»
Le indicò la custodia per pistole. SCP-105 deglutì. Aprì i ganci della custodia e aprì il coperchio, con calma e con fare riverente. All'interno c'era una fotocamera Polaroid, sprofondata nella gommapiuma. Iris passò un dito sull'ammaccatura sullo spigolo in basso a sinistra. Andrea si allacciò il cinturone per pistole intorno alla vita e disse:
«Siamo riusciti a trovare alcune cartucce di pellicola originale per Polaroid nei nostri depositi. Non siamo sicuri che funzioni dopo tutti questi anni, così ti abbiamo portato anche tre scorte di pellicola nuova. A posto?»
«Sì, siamo a posto»
SCP-105 controllò i cinturini e li strattonò un po', poi si appese la fotocamera e la sua custodia protettiva a tracolla. Sentire quel vecchio peso familiare sulla sua spalla fu una sensazione meravigliosa: era come tornare a casa dopo un lungo viaggio all'estero. L'agente Adams le rivolse una smorfia fiduciosa:
«Ehi, non temere: sarà una passeggiata. Non faremo altro che sederci e guardare da lontano la SSM che lavora. Andrà tutto liscio, passeremo un paio di giorni in montagna vestiti di nero e…»
Iris fece una battuta sorniona:
«Alcuni meglio di altri. Dovresti controllare sul serio se puoi indossare i pantaloni sopra quel costumino»
Andrea brontolò:
«Dannazione, alla sezione di Ricerca e Sviluppo mi sentiranno, quando torneremo!»
MESSAGGIO PRIORITARIO: PALIZZATA "SERRAGLIO ROTTO" (REPPRI-5PALBM)
ALLE 22:00 DELL'ORA LOCALE, COMINCIA L'OPERAZIONE "CAMPO GRANADA".