Dare Spettacolo
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Daniel Navarro, il nuovo operativo SSM Sigma-3, stava sfruttando il suo nuovo status di agente super-segreto per esplorare un edificio abbandonato. Quella che agli inizi del XX secolo era stata utilizzata come raffineria di rame, era stata trasformata all'inizio del XXI in una casa d'arte dedicata al patrimonio industriale del Giappone. Navarro aveva difficoltà a non distrarsi dal suo obiettivo ultra segreto.

Navarro si avvicinò al muro est e lo esaminò, dandogli qualche colpetto. Trovò un punto in cui lo stucco gli restava sulla punta delle dita. Uno dei mattoni adiacenti vibrò leggermente, ma solo per un momento.

Pulendosi il presunto stucco sui pantaloni, Navarro cercò qualcosa nella sua tasca. "Ragazzi, dovreste provare con qualcosa di un po' più resistente se questo è tutto ciò che serve per scrostarlo. Vediamo, la password è…"
Scandì lentamente delle parole giapponesi.

Alcuni dei mattoni crepitarono. Uno crepitò più intensamente degli altri e poco dopo un mattone adiacente uscì dal muro rivelando una sottile increspatura alle sue spalle. Navarro lo aiutò a liberarsi dalla parete e ritirò rapidamente la mano quando questo cominciò a trasformarsi in una persona.

"Suppongo che me lo dovrò far andare bene" affermò una donna dall'accento inglese mentre si toglieva dalla gonna un po' di malta finta. Disse rapidamente al muro una frase in giapponese e altri mattoni iniziarono a sporgere. I mattoni emersi formavano un anello. Si trasformarono in persone e rimossero i mattoni che stavano sostenendo.

Il portale ondulato risplendeva leggermente, assorbendo la poca luce che c'era e rifrangendo la visuale. Dietro di loro c'era una piccola area costituita principalmente da tubi che probabilmente era stata bloccata a causa della rivitalizzazione dei mattoni.
Navarro annuì alla donna ed entrò nel portale. Sembrava di camminare attraverso cemento fresco. Poteva sentire l'aria fredda della raffineria su una caviglia mentre l'altro piede era piacevolmente al caldo.
Il portale si estendeva sul suo viso come un elastico, ma Navarro continuò ad avanzare fino a quando non si strappò per poi rendersi conto di essere finito in un altro luogo.

Proprio come quella dell'isola giapponese che aveva appena lasciato, un tempo la struttura nella quale si trovava serviva da raffineria. Le differenze chiave erano che questo posto era ancora attivo e che invece di raffinare rame, raffinava idee. Vari edifici spuntavano dalle strade ghiaiose. I loro piani e livelli si estendevano dal piano terra unendosi per formare varie figure. L'area era disseminata di cervelli completi di colonne vertebrali, bobine spirali e cani fatti di mattoni, malta e legno che si fondevano agli edifici. Sopra di lui si trovava la cupola angolata che delimitava l'area. Il "corretto" termine giapponese non si poteva tradurre altrettanto bene in inglese, ma secondo il suo informatore veniva definita la Soffitta di Okayama.

Dietro di lui una ringhiera di sicurezza impediva agli spettatori di precipitare nelle altre dimensioni tascabili. Afferrò la ringhiera e si sporse per dare un'occhiata di sotto. Dei riflessi anomali di Hiroshima, Shimane, Tottori e Yamaguchi si espandevano sotto di lui, contorcendosi e fondendosi in alcuni punti formando la Cantina Chūgoku. Anche nella vastità di una dimensione tascabile, il Giappone aveva trovato il modo di sovraffollarla. Sopra di lui, sfocate ma ancora distinguibili, le altre regioni che componevano l'isola di Honshū si libravano sopra la Cantina Chūgoku. Sotto alcuni aspetti gli ricordava la Biblioteca del Viandante, anche se la Biblioteca riusciva a mantenere sempre un'aria distinta di ordine e organizzazione pur avendo una disposizione caotica. Qui le dimensioni tascabili si fondevano soltanto alle estremità.

Infilando una mano in tasca, Navarro si girò e si addentrò nella Soffitta. In fondo alla strada, un piccolo gruppo di uomini giapponesi leggermente ubriachi in giacca e cravatta uscì da un edificio a forma di mecha umanoide. Chiacchieravano mentre dietro di loro l'edificio faceva un saluto militare unendo le gambe. Uno di loro si girò e rispose al saluto, anche se barcollava leggermente. Emettendo poco più del rumore di spostamento di ghiaia, la terra consumò l'edificio fino a quando non rimase altro che un semplice appezzamento piatto di terra. L'uomo mosse il braccio per concludere il saluto e si affrettò a seguire i suoi compagni.

Verso il centro della Soffitta gli edifici erano più ammassati, i mattoni diventavano legno o pietra unendo le varie forme degli edifici in modo imperturbabile. In mezzo ad un branco di animali di pietra che non riconobbe, c'era un edificio perfettamente cuboidale, con una porta al centro della parete. Sul porticato c'era un cartello fiammeggiante che Navarro non riusciva a leggere. Era molto figo, però.

Un auricolare incastrato probabilmente troppo in profondità diede vita ad una piccola scinitilla che lasciò un po' di amarezza nella bocca dell'agente. "Era ora che arrivassi."

Navarro annuì soltanto. Il fatto che la Sigma-3 avesse mandato un solo uomo in un territorio conosciuto solo parzialmente non era un'ottima idea, soprattutto se detto uomo era un nuovo arrivato. Così ora aveva una nuova migliore amica che lo rimproverava a distanza. Che bello. Navarro non riuscì ad individuarla guardandosi in giro e probabilmente era un buon segno.

Un altro gusto shockante. "Il negozio non ha clienti in questo momento. È un momento perfetto per entrare in azione. Urla se ti servono rinforzi."

Fece un altro cenno col capo al suo compagno invisibile ed entrò nell'officina. Il posto risplendeva di un fioco bagliore che diventava sempre più intenso man mano che si avvicinava al bancone. Dietro ad esso si trovava un'imponente figura umanoide, probabilmente alta circa tre metri. Gli elementi che più lo caratterizzavano erano la pelle grigia a chiazze marroni, varie braccia e la mancanza del volto. Quando si voltò per guardare Navarro, fu come guardare dentro una fornace.

Alzò un paio di braccia in segno di saluto, il fuoco nella sua testa sporgeva dai bordi delle "labbra". Il fumo che fuoriusciva componeva parole in diverse lingue.

שלום こんにちは Bounjour Hola Привет مرحبا Hello 你好 Guten tag

Navarro non riuscì a trattenere il sorriso. "Ehilà".

Il golem annuì e poi fumò, Come posso aiutarla?

"Ho sentito delle belle voci riguardo questo posto e vorrei vedere cosa puoi offrirmi", disse Navarro. "Si dice che collezioni vari articoli, ma che la tua specialità siano gli ordini personalizzati."

È vero. Vuole vedere la mia merce??

"Assolutamente."

Una sezione del bancone si ritrasse ed il golem indicò la porta sul retro. Navarro la varcò e si trovò affiancato da due montagne di metallo. A sinistra c'era una serie di scaffali con un vasto assortimento di oggetti, mentre a destra una coppia di cubi impilati verticalmente con un oblò su una delle facce. Entrambi producevano un forte frastuono e Navarro riuscì ad intravedere una berlina parzialmente smontata spuntare dal cubo superiore.

Navarro alzò un sopracciglio. "Che sta succedendo qui?"

Il golem recuperò una scala da dietro i cubi e la poggiò su di essi. Gli fece cenno di salire e Navarro salì fino a quando potè vedere l'interno dell'oblò del cubo inferiore. Quella che sembrava un'enorme quantità di termiti era raggruppata intorno a strani macchinari. Salendo più in alto scoprì che il secondo cubo conteneva un esercito di formiche, impegnate a smontare la berlina e a trasferire i pezzi ricavati alle termiti sottostanti.

"Immagino che sia questa la fonte della sua collezione di oggetti?" chiese Navarro con un palese sorriso sul volto.

Il golem annuì lentamente mentre Navarro scendeva, poi ripose la scala. Il fumo arrivava a piccole raffiche. Sono abbastanza abili. Ogni tanto gestiscono le richieste. Ma in realtà sono minuterie. Il negozio è il mio, e la mia specialità è la fucina.

"Quindi lavori solo il metallo?"

Sono capace di lavorare molti materiali. Ma sono specializzato nella lavorazione del metallo.

"Quindi, se ti procurassi, ad esempio, un legno iper-denso. Potresti ricavarne qualcosa?"

Puoi essere più specifico?

Navarro era leggermente accigliato. Sperava di poterci girare attorno più a lungo poichè sentiva qualcosa di strano sul dorso della lingua. "Sei in grado di lavorare il legno di lama?"

Ci riesco. Lo faccio.

Il gusto nella bocca di Navarro si intensificò fino a diventare particolarmente fastidioso. "Navarro, c'è un gruppo di persone che sta attraversando la strada," disse la voce nel suo orecchio. "Sembrano diretti verso di te."

"Interessante" disse Navarro. Cercò di non apparire teso. O turbato. "Ci lavora spesso con questi materiali?"

No. Ho iniziato solo di recente quando Le altre parole sparirono prima che Navarro potesse leggerle. Il golem smise di agitare le braccia e si alzò in piedi con la goffaggine che potrebbero avere diverse centinaia di libbre di roccia viva. Le mie scuse. Riservatezza del cliente.

"Navarro, mi senti? Sono entrati nell'edificio. Hanno delle armi nella fondina. Se non dici niente, dovrò presumere che la tua radio sia rotta e sarò costretta ad intervenire"

Navarro si schiarì la gola e cercò di individuare il comunicatore. "Rilassati, Cartwright".

? Il golem inclinò la testa.

"Aspetterò fuori, come minimo."

"Scusami, nulla" disse Navarro un po' più forte. "Solo una cosa, uh, quanto legno di lama hai in magazzino? Ho in mente un bel progettino."

Il golem si raddrizzò e fumò una frase alla volta. Non ne ho un accesso diretto. Sono in grado di lavorare solo ciò che il mio cliente mi procura. Le mie scuse.

"Capisco. Che peccato. Ok, va bene se do un'occhiata ai ciondoli?"

Certamente.

Navarro esaminò varie cianfrusaglie, solo per divertimento personale. La Fondazione non sarebbe interessata ad un mucchio di oggetti anomali casuali. Per il momento erano preoccupati solo per l'improvvisa comparsa di SCP-143 nell'arsenale della Yakuza. Sollevò quella che sembrava una specie di pistola a raggi quando si udì un suono provenire dalla stanza principale.

Il golem dovette camminare all'indietro in modo che Navarro potesse leggere ciò che aveva da dire. Mi scusi. Devo occuparmene.

"Certo, prenditi il ​​tuo tempo."

Navarro mirò una delle lampade a soffitto e fece finta di sparare. La posò per guardare qualcos'altro ma il golem tornò rumorosamente.

Le mie scuse più profonde. Il cliente desidera conversare con me da solo. Questioni riservate. Dovrò chiederle di lasciare il negozio.

Navarro osservò il trio fermo alla porta. "Sì, va bene. Non preoccuparti. Almeno questa visita ha saziato la mia curiosità."

Quattro mani strinsero le sue. Non esiti a tornare. Riceverà uno sconto per l'incomodo.

Fece un ampio sorriso. "Lo apprezzo molto. Alla prossima."

שָׁלוֹם

Navarro fece un rapido cenno agli uomini, ci passò di fianco e abbandonò la stanza principale. Resistette all'impulso di scavalcare il bancone ed uscì dal negozio. Cartwright era fuori ad aspettarlo.

"Aveva l'albero?"

Navarro scosse la testa ed iniziò a camminare cercando un'edificio facilmente scalabile nelle vicinanze. "No, ma mi ha dato una traccia."

Alcuni minuti dopo, gli agenti Cartwright e Navarro erano seduti su una gigantesca tigre di marmo fissando la porta di un edificio cubico. Prima o poi le triadi, o almeno le persone che Navarro credeva fossero triadi dopo aver riflettuto a fondo mettendo molte uova in quel paniere, avrebbero dovuto lasciare l'officina del golem. A quel punto sarebbero stati pronti a seguirli, possibilmente fino ad una posizione in cui Sigma-3 potesse comunicare con una delle SSM più grandi e più forti cosicchè potessero colpirli nel loro punto debole metaforico.

Navarro estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne prese una. Era già a metà quando si rese conto che non era un'altra delle sue operazioni da solista. "Ti dispiace se fumo?"

"In effetti sì" disse Cartwright. Guardò il bastoncino procuratore di cancro per un momento. "Ho smesso di fumare qualche anno fa. Inoltre il fumo può attirare l'attenzione."

"Oops, scusa." La ripose rapidamente nella scatola e se la mise in tasca. Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante chiese: "Allora, da quanto tempo stai con Sigma-3?"

Cartwright restò immobile per un momento, come se la domanda l'avesse congelata. "Dobbiamo farlo proprio ora?"

"Sssssi?" Navarro dondolava avanti e indietro. "Voglio dire, dobbiamo solo stare seduti qui. Chissà quanto tempo ci metteranno quei tizi. Potremmo anche conoscerci, no? Visto che siamo nella stessa squadra e robe così."

Il suo sguardo tornò alla porta. "Senti. Non sono proprio entusiasta ad averti "nella stessa squadra e robe così". Sono pienamente consapevole della tua tendenza a dare spettacolo. Gran parte del motivo per cui ti è stata affidata questa missione è perché non è così importante se prendi fuoco spontaneamente in una realtà tascabile rispetto al farlo a, ad esempio, Salem."

Navarro sentì la sua faccia scaldarsi. "Stai semplificando eccessivamente la situazione! E anche quella volta non successe nulla di particolarmente negativo. Abbiamo preso il cattivo e nessun civile è stato ferito."

Si strinse nelle spalle. "Tutto ciò che so è che non hai una buona reputazione e tentare di sparare con quella merda nel bel mezzo di un pedinamento non è esattamente di buon auspicio".

Navarro incrociò braccia e gambe e guardò l'officina sottostante. Non erano tanto le accuse a dargli fastidio, quanto il fatto che per lo più fossero corrette. Chiuse gli occhi e cercò di pensare a Disneyland. Tutto ciò che ottenne fu la sensazione mentale di stare in piedi in fila, con il rimpianto di esserne diventato parte.

I minuti si allungavano mentre il duo Sigma si agitava sulla cima delle curve grezze del tetto. Navarro si mise a succhiare una sigaretta spenta che molto presto iniziò a masticare. Quando il trio della potenziale triade finalmente uscì dall'edificio, gemette con sollievo e sputò quello schifo sfilacciato.

Seguire il trio dai tetti fu una vera avventura. Arrampicarsi sulla testa di una tigre di marmo, sulla coda di una scimmia e sui rami di un albero li aveva lasciati quasi senza fiato. Cartwright aprì violentemente la finestra dell'edificio successivo e invece di scavalcarla o aggirarla, ci saltarono attraverso atterrando su un cranio distorto delle dimensioni di un silo.

Le loro prede si erano dirette in un vicolo e stavano scendendo delle scale non illuminate. Navarro entrò in una delle tre cavità oculari del cranio e continuò fino al foro nasale mentre Cartwright cadde nell'occhio. Si precipitarono verso le scale e osservarono l'oscurità.

Cartwright diede un colpetto a Navarro e indicò verso l'alto. Un cartello spiegava in diverse lingue che bisognava semplicemente pensare a quale delle destinazioni si volesse raggiungere una volta entrati. Sotto c'era una lista di possibilità, e sotto ad esso c'era un avviso a lettere cubitali che indicava di non utilizzare luci.

"Hai capito?" chiese lentamente Cartwright.

Navarro guardò la grande torcia con una barra che la attraversava. Inclinò la testa e poi guardò Cartwright. "Dargli fuoco?".

"Sì, ben fatto". Entrò nell'oscurità. La sua voce già ovattata disse: "Cerca di non perderti".

Dopo aver dato un ultimo sguardo alle istruzioni, Navarro tentò di seguire la triade. Fece del suo meglio per non pensare a quanto fosse buio e a quanto sarebbe stato facile sbagliare strada. Fece un po' meno del suo meglio per evitare di chiedersi cosa sarebbe successo se avesse illuminato le scale. Notò che non riusciva a sentire i passi di Cartwright, nonostante avesse solo pochi secondi di vantaggio. Si chiedeva quanto fosse fitta l'oscurità e se la luce sarebbe stata in grado di penetrarla.

Passarono ancora alcuni secondi prima che schioccasse le dita per produrre una piccola fiamma. La scala si contorceva, girava e ruotava su se stessa. Si fermò e si voltò. Sopra di lui le scale si arrotolavano verso l'alto e si diramavano in vari percorsi. Sotto di lui, un punto che supponeva, o almeno sperava, fosse Cartwright sembrava essere a un miglio di distanza. Si trovava su una strada completamente diversa.

Navarro sospirò e spense la fiamma. Non c'era niente da fare se non scendere e sperare di poter usare di nuovo la scala per arrivare dove voleva andare inizialmente. Dopo una trentina di secondi o poco più di buio, riuscì a vedere una luce. Era il bel tipo di luce segnaletica che indicava una rampa di scale e poneva fine al suo destino potenzialmente fatale. O almeno così sarebbe stato, se il rettangolo fosse diventato più grande. Per i successivi venti secondi sembrava rimanere a quaranta metri di distanza. Si voltò, aspettandosi per qualche motivo di poter vedere qualcosa nel buio pesto. Quando si girò nuovamente, si trovava proprio di fronte alla fonte di luce. La tentazione di guardare di nuovo dietro di sé si intensificò, ma fu in grado di ignorarla e proseguì attraverso la cortina di luce gialla.

La stanza era fiocamente illuminata ed era disseminata di poltrone a sacco occupate da persone che sembravano essere completamente ubriache. L'aria puzzava di fuoco acre, e anche un respiro poco profondo pareva pesante. Un rapido sguardo gli fece notare che era tutto in giapponese. Il che non sarebbe stato così male in una realtà tascabile giapponese, ma tutto il resto della Soffitta era multilingue.

Il suò orecchio crepitò. "Navarro, dove sei? È successo qualcosa sulle scale? Non posso più aspettare, li seguo"

Capì. Aveva detto al tunnel di portarlo dove stavano andando le triadi. Invece dell'uscita corretta da cui probabilmente erano usciti, lo aveva scaricato proprio nel bel mezzo della loro destinazione finale. Si chiedeva se ciò fosse accaduto perchè aveva prodotto della luce o se le triadi non avessero mai pensato di provare a camminare direttamente nel loro piccolo covo di drogati.

Navarro si girò per tornare indietro, ma la porta conduceva soltanto ad un corridoio. Sentendo diverse persone dietro di lui parlare in giapponese, probabilmente a lui, tirò fuori una sigaretta. Le diede un bel morso e creò una scintilla. Fece un lungo tiro e valutò le sue opzioni.

  • Scappare sarebbe potuto andar bene. Se non fosse ancora spossato a causa del parkour disordinato e l'assurda scalinata.
  • Cercare di contrattare era fuori discussione, non era in grado di parlare giapponese, nemmeno per salvarsi la vita. Che era ciò che avrebbe tentato di fare, se avesse saputo parlarlo.
  • Sparare era fuori questione, per una serie infinita di ragioni. Non gli piaceva particolarmente l'idea, ce n'erano troppi, pochi proiettili, e se quello che aveva sentito sulla Polvere Spirituale era vero non importava quanta potenza di fuoco avesse.

Navarro poteva sentire i polmoni bruciare. Le chiacchiere alle sue spalle erano diventate urla. Urla molto arrabbiate. Erano il tipo di urla che incitavano ad aprire il fuoco. L'inglese cominciò a fluire dalle bocche degli uomini, chiedendo chi fosse, come fosse arrivato qui. Facevano domande da ubriachi chiedendo se fosse appena apparso dalla porta o se l'avessero solo immaginato. Nonostante si fosse odiato per questo meno di trenta minuti fa, Navarro dovette accettare l'ultima opzione.

  • Dare spettacolo.

L'angolo del portico esplose ed un proiettile si conficcò nel muro. Le tenebre oscurarono la visione di Navarro, i suoi polmoni cercavano di uscirgli dal petto. Inciampò mentre si girava e sentì delle risate distanti. Riusciva a vedere una luce sprigionata dalle mani di uno dei membri della triade.

Finalmente poteva espirare. Dalla sua bocca uscì un fumo nero e denso, che si raccolse come una cortina davanti a lui. Per lo meno, presuppose che fosse nero. Praticamente tutto lo era a questo punto. Partì un colpo di pistola ed il fumo si diradò leggermente, ma continuava ad espandersi nella stanza. Per quanto volesse riprendere fiato, sapeva di doverlo prima espellere tutto altrimenti avrebbe avuto a che fare con un bell'enfisema.

Quando finalmente sentì di aver svuotato i suoi polmoni, inalò tutta l'aria possibile e indietreggiò. Sentiva come se qualcosa fosse strisciato all'interno del suo cervello mentre l'ossigeno finalmente lo raggiungeva di nuovo. I colori riapparirono quasi più accesi di prima. Non che i colori della stanza fossero particolarmente vivaci, in primo luogo.

Navarro inciampò nella porta mentre il gas nero continuava a diffondersi. Altri colpi di pistola e scariche di energia facevano contorcere ulteriormente il fumo, anche se questo persisteva. Una volta che potè respirare normalmente, Navarro accese una piccola fiamma sulla punta del suo dito. Chiuse un occhio e fece finta di prendere la mira, sparando vivacemente con la sua pistola a dito.

La piccola palla di fuoco si librò nell'aria e, anche se Navarro non vide il risultato del contatto con il gas, dato che aveva chiuso freneticamente la porta, sapeva cosa significasse il leggero sfrigolio dall'altra parte del legno.
Ci fu una breve pausa, e poi un forte botto fece comparire una crepa sulla porta.

Navarro sbirciò nella stanza, avendo difficoltà ad aprire la porta dato che ora uno spesso strato di una strana schiuma catramosa rivestiva… ogni cosa. Ridacchiò e la chiuse, poi iniziò a girovagare nella speranza di trovare un'uscita. Seguì il suono di una musica martellante.

La prima porta che attraversò lo condusse in un nightclub, lui suppose si trattasse solo di un club, dato che la dimensione tascabile non sembrava avere un ciclo diurno. La testa iniziava già a fargli male a causa del volume della musica. I buttafuori lo notarono subito e si precipitò verso quella che sembrava l'uscita, scusandosi con un orribile pronuncia giapponese, mentre si faceva strada tra la folla. Grazie alla musica era improbabile che qualcuno si fosse accorto del trambusto nel retro, e grazie alla folla era anche al sicuro dai colpi di pistola.

Si precipitò fuori dalla porta d'ingresso e si mise subito a correre. "Cartwright! Ho scoperto dove si trova il nascondiglio delle triadi. Se dispieghiamo una squadra d'assalto ora potrebbero riuscire a prenderli prima che si liberino."

"Liberino? Da cosa? E dove sei stato, come ci sei arrivato?"

"Ne parliamo dopo. Devo correre ora."

L'ingresso del club si aprì con un'esplosione. Letteralmente, le porte si aprirono facendo fuoriuscire una palla di fuoco che ne distrusse i cardini. Un piccolo gruppo di uomini munito di pistole corse fuori ed uno di loro fluttuava dietro gli altri. Guardò Navarro ed alzò una mano.

"Correre molto, molto veloce!" sibilò senza interrompere la comunicazione.

Navarro svoltò ad un vicolo alla prima occasione e girò alla strada successiva. Le gambe lo stavano abbandonando, proseguì dirigendosi verso i confini esterni della Soffitta. Di tanto in tanto, sentiva urla e colpi di pistola, ma col passare del tempo sembravano perdere vigore dato che si stava allontanando sempre più dal club. Alla fine avranno voluto evitare di attirare troppa attenzione e Navarro non li vide né sentì più. Arrivò alla ringhiera sul bordo della Soffitta e ansimò.

"Per favore, dimmi che hai chiamato dei rinforzi", disse alla radio tra una boccata d'aria e l'altra.

"Stanno arrivando ma non sanno dove andare."

"Club verso il centro della città. Grande, non ha porte d'ingresso."

Pausa di statico. "Perché non ha le porte?"

"Non c'entro io per quello!" Navarro sorrise. Guardò oltre la ringhiera. "Tuttavia, ne ho intrappolati alcuni in una delle stanze sul retro. Difficile da non vedere, ma la porta sarà un po' difficile da aprire. Capirai qual'è da una roba nera sparsa dappertutto.

"Non saprei nemmeno come reagire."

"Provoco spesso questa reazione. Quindi, uhm. Vado, um. A cercare di riprendere fiato. Cercherò di non dare nell'occhio nel caso in cui mi stiano ancora cercando. Ci vediamo dopo, Cartwright."

"Giuro che se mi fanno storie per questo casino…"

"Sono sicuro che andrà tutto bene" disse Navarro. Si scavò nell'orecchio e in qualche modo riuscì ad estrarre l'auricolare. Si appoggiò alla ringhiera e guardò in basso. "Huh. Quello lì è Aldon?"

Da proseguire tangenzialmente in: Organi Organici ~MAI~ »

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