Si erano lasciati il rifugio alle spalle da qualche minuto. Durante la sosta avevano tirato fuori l'attrezzatura. Non era più necessario sembrare degli alpinisti qualunque.
"Non è strano che un posto del genere sia chiuso?" Chiese ad un tratto la Dottoressa Lombardi.
"Al contrario, è normale che in inverno siano chiusi, anche se alcuni, a volte, lasciano aperta una piccola struttura per il pernottamento. Tanto meglio per noi." Rispose il tenente al comando della squadra. "Comunque stiamo attenti, potremmo incontrare qualche escursionista nonostante il rischio valanga previsto. Nel dubbio, siamo dell'esercito e stiamo facendo un esercitazione su neve."
La dottoressa lo guardò preoccupata. "Pensavo che il rischio valanga fosse una notizia falsa per permetterci di svolgere l'operazione con più tranquillità."
"Eh, più o meno… Cambiamo argomento. Sergente, faccia un riassunto di quello che sappiamo."
Il sergente Fanucci rispose immediatamente "Svariate sparizioni di escursionisti, tracce di sangue umano e impronte di grosse dimensioni. La creatura pare camminare in posizione eretta."
"So che non è molto ragazzi, ma sapete bene come funziona. Se un lavoro è facile non lo danno a noi." Riprese il tenente Demichelis dopo essersi girato per guardare la sua squadra. "Dobbiamo scoprire chi o cosa ha fatto tutto ciò, catturarlo e portarcelo a casa. Useremo armi tranquillanti e ricordate che la zona intorno al Monviso è abitata e ci sono spesso turisti anche in inverno, quindi gli elicotteri sono disponibili solo in caso di emergenza e per il trasporto del bersaglio. Detto questo, ci stiamo dirigendo verso la zona dove si pensa si siano verificati la maggior parte degli attacchi. Occhi aperti e orecchie ancor di più, una bestia di quelle dimensioni farà rumore avvicinandosi. Dottoressa, lei è l'esperta di animali, le vite di tutti noi potrebbero dipendere da quanto saranno accurate le informazioni che ricaverà dalle tracce che troveremo. Quindi massimo impegno. Ed ora duma c'anduma, non c'è tempo da perdere" I cinque membri della sua squadra e la scienziata fecero un cenno affermativo e ripresero a camminare.
"Che sia un bigfoot?" Chiese Gallo con tranquillità, cercando di rilassare un poco l'atmosfera.
"Ah si! Il famoso bigfoot del cuneese." Confermò Fanucci sghignazzando.
Camminavano oramai da un paio d'ore. La zona bersaglio era molto vasta e non ben definita. In fondo non avevano nessun testimone oculare. Soltanto i racconti di chi aveva trovato resti e tracce.
L'area da controllare era di grandi dimensioni e di difficile navigazione, ma i membri della Conseguentia Glacialis non si sarebbero di certo dati per vinti perché le probabilità erano contro di loro o perché ci avrebbero potuto mettere dei giorni. In fondo fare fatica era la loro specialità.
Inoltre quasi tutti gli attacchi dovevano essere avvenuti per forza di cose su sentieri escursionistici o per lo meno battuti. Se la creatura voleva nascondersi ciò sarebbe poco importato, ma in caso fosse stata a caccia il campo si restringeva parecchio.
Teoricamente rimanere nel silenzio più completo avrebbe aiutato molto, in pratica non chiacchierare durante operazioni così lunghe era non solo difficile, ma anche deleterio. La squadra β in particolare aveva la fama di comportarsi in modo rilassato e approssimativo, ma i risultati ottenuti indicavano altrimenti. La stessa dottoressa Lombardi in breve capì che nonostante l'aria distratta ogni membro della squadra stava tenendo d'occhio una fetta ben precisa dell'area circostante. All'inizio preferì non partecipare ai loro discorsi, ma scoprì presto che ciò le avrebbe impedito di pensare troppo alla fatica che stava facendo.
"…in pratica la mia intera famiglia viene da Brescia. Immagino di aver assorbito un poco dell'accento."
"Capisco. Ora è tutto chiaro. Ci credo che mi suonava famigliare." Le disse l'agente Gallo.
"Ostia, che coincidenza!" Lo canzonò Fanucci con la classica espressione bergamasca per infastidirlo.
"Ennio, non iniziare." Disse la Ferri. Aveva assistito a quello spettacolo fin troppe volte.
"Vabbene." Disse questo con un'intonazione volutamente bambinesca che stonava decisamente con il fatto che era un uomo alto quasi due metri.
"In quanto secondo in comando dovresti cercare di mantenere l'ordine, non fomentare le liti."
"Ok, non sarò organizzato e preciso come te, ma questo mi pare un poco eccessivo. E comunque vedrai che prima o poi potrai gestire una squadra come vorrai te." Il sergente Fanucci diede un'occhiata divertita al tenente Demichelis.
"Oh, vedi di non gufarmela." Commentò questo.
"No grazie, mi trovo bene qui dove sono." Riprese Sara.
"Anche io." Ammise Fanucci.
"Lo prenderò come un complimento." Disse nuovamente il tenente.
"E fai bene capo." Aggiunse l'agente Pavese da dietro.
"A proposito." Riprese il tenente. "Anzi, no, non centra assolutamente nulla. Avete fatto fare quella revisione alle motoslitte? Sapete, per tutta la questione dello 'strano rumore che prima non facevano'."
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi intervenne l'agente Piazza. "Sì signore, ho fatto richiesta ai ragazzi del garage all'Area-33."
"Oh, meno male. Meno di due anni che sei nella squadra e ti sei già reso più utile di tutti questi altri pelandroni." Rispose scherzosamente Demichelis. Al commento seguirono le risate di buona parte della squadra.
Effettivamente Eric Piazza era il più giovane e meno esperto all'interno del gruppo. E in effetti ne aveva anche l'aspetto, col viso giovane e ben rasato. Cinzia, ovvero la dottoressa Lombardi, dovette ammettere che era anche molto carino, ma avrebbe tenuto il commento per sè.
Proprio in quel momento si sentì un flebile rumore. Come una specie di rantolio. La giovane scienziata nemmeno se ne accorse, ma gli agenti si erano tutti girati nella stessa direzione e avevano alzato le armi.
Senza fiatare Demichelis indicò ai compagni di avanzare nella direzione del suono, che pareva provenire da poco a destra del sentiero che stavano percorrendo. Cercando di non far rumore si avvicinarono, spostarono un paio di cespugli quando la videro. Una giovane donna accasciata contro un albero. Questa li guardò e sussurrò qualcosa.
Era messa male, aveva una fasciatura d'emergenza alla gamba, doveva aver strappato un qualche abito per farla. Aveva inoltre gli occhi lucidi, come se avesse la febbre. Gallo, il medico della squadra, le si avvicinò con cautela.
Era in forte stato di agitazione, era fondamentale che l'agente non le provocasse un attacco di panico. "Hey, tranquilla, siamo qui per aiutarti." Molto probabilmente detto da un uomo con un giubbotto antiproiettile addosso e un fucile a tracolla non dovette sembrare molto convincente, perchè la ragazza lo guardò diffidente. Però era anche abbastanza lucida da capire che non avrebbe potuto fare molto.
"Sono un medico. Lascia che ti controlli la gamba."
"Va bene." Disse lei; la voce ancora titubante.
"Vedrai che andrà tutto bene. Da quanto sei qui fuori?"
"Da ieri pomeriggio… non ho potuto camminare a causa della gamba. ho… ho cercato di muovermi verso valle, ma non ho potuto fare altro che strisciare per qualche decina di metri." Grugnì di dolore.
Gallo finse di essere sorpreso, sperando di aiutare a tranquillizzarla. "Qualche decina? Nelle tue condizioni? Mica è roba da poco!" Lo sguardo di lei rese chiaro che non aveva bevuto il bluff.
"Okay, scusa." Continuò lui, mentre cercava una benda per sostituire quella messa da lei. "Dammi un attimo e vedrai che la mettiamo a posto quella gamba… ma dimmi. Come sei finita in questa situazione?"
Lei fece una smorfia di dolore, non solo fisico. "Non so se sia il caso di raccontralo… ma siete dei militari, no? Potreste aiutarmi a ritrovare mio fratello. Lo ha preso!"
"Chi?"
"La bestia… non era una bestia normale, camminava come una persona. So che sembra strano a dirlo, ma vi assicuro che è la verità!"
"Tranquilla, ti crediamo. In effetti siamo qui per questo. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni che sembrerebbero corrispondere." Intervenne Demichelis. Avrebbe dovuto farle delle domande, ma notò che era impallidita. "Gallo. È bianca come un lenzuolo, come sta?"
"Ha perso molto sangue, e se ha passato qui fuori la notte come dice deve aver anche sofferto molto il freddo. Mi stupisce che non sia morta d'ipotermia, è pieno inverno e non ha con sè vestiti molto pesanti. Inoltre deve aver vissuto un'esperienza traumatica." Il medico non riuscì a evitare di lanciarle un'occhiata compassionevole.
"Capito, cosa consigli di fare?"
"Dobbiamo portarla in un posto caldo. Prima deve riposarsi, poi le potrai fare le tutte le domande che vuoi."
"Rischia di non farcela?" Demichelis non avrebbe voluto parlare così davanti a lei, ma doveva saperlo.
"A mio parere non dovrebbe avere grossi problemi se riusciamo a portarla in un posto caldo."
Demichelis doveva fare una scelta. Raggiungere al più presto uno spiazzo dove far arrivare l'elicottero per prelevarli, interrogare la ragazza con calma all'Area-33 e tornare nei giorni seguenti, rischiando però la salute della giovane e perdendo del tempo prezioso, oppure portarla in un riparo nelle vicinanze, cercare di aiutarla, farle le domande in serata e contattare l'Area-33 per farsi mandare una squadra medica che potesse portarla via in sicurezza. In questo modo la mattina sarebbero già stati sul posto per riprendere subito la caccia. Bisognava anche tenere in conto che mancavano poche ore al tramonto e che con loro avevano anche una scienziata che non era abituata a compiere sforzi prolungati.
Ormai da due anni prendere questo genere di decisioni era diventato il suo pane quotidiano. "Ok, ci dirigeremo verso dei ruderi qui vicino. Sono abbastanza integri, dovremmo riuscire ad accendere un fuoco e passare tranquillamente la notte. Tuttavia l'elicottero non può avvicinarsi a causa della boscaglia e dei pendii ripidi tutt'intorno. Chiamerò l'Area-33 perchè mandi una squadra medica attrezzata per prelevare la nostra nuova amica al più presto."
"Ricevuto." Rispose Gallo. "Giuseppe, Eric, venite qui. Dobbiamo trasportarla senza farle muovere troppo la gamba. Passatemi anche dell'acqua, deve bere al più presto." Si girò verso di lei e le sorrise. "Tranquilla, andrà tutto bene."
Per la prima volta sorrise anche lei. "Grazie."
Sara Ferri osservò gli altri prepararsi al trasporto. Si sentiva a disagio. Si sentiva osservata. Si guardò attorno, ma non vide nulla. Diede una scrollata di spalle e si mise in marcia assieme agli altri.
Forse avrebbe dovuto guardare meglio.
Il trasporto della ragazza ferita aveva necessitato molta più cura e tempo di quanto avrebbero sperato. Arrivarono ai ruderi che era ormai il tramonto. Mentre il sole spariva piano dietro un colle l'aria si riempi di riflessi rosei ed arancioni, assumendo l'aspetto magico che lasciava sempre a bocca aperta chi non vi era abituato.
Il tenente Demichelis adorava questi momenti. Gli ricordavano il perché avesse iniziato ad andare in montagna con suo padre, e il perché avesse accettato di renderla parte del suo lavoro.
"Tenente, è ora." Lo chiamò Gallo dall'entrata della meglio conservata tra le strutture. Roberto gli fece cenno di aver capito. Era passato più volte in mezzo a queste case diroccate in vita sua, ma non si era mai veramente chiesto chi vi avesse abitato e cosa gli fosse successo. Beh, un quesito da porsi la prossima volta.
Entrato nella casa notò subito con piacere che la ragazza aveva un aspetto visibilmente migliore. In meno di un'ora era stata medicata al meglio di quanto Gallo potesse fare con il suo kit da campo e tutti i membri della squadra avevano contribuito volentieri a rifocillarla con parte delle proprie razioni. Ora stava bevendo qualcosa da un thermos davanti al fuoco che avevano acceso.
"Ciao, stai meglio?" Intervenne Demichelis.
"Oh, sì, abbastanza. Mi hanno detto che deve farmi delle domande."
"Si, è vero, ma per favore dammi del tu. Per iniziare, chi sei, perché eri da queste parti e cosa ti è successo?"
"Mi chiamo, Anna… Anna Martini… ero venuta a fare un'escursione con mio fratello Marco, nulla di serio, non avevamo nemmeno attrezzatura da arrampicata."
"Siete in vacanza da queste parti?"
"No, abitiamo in un paese giù in provincia, siamo venuti a passare una giornata in montagna."
"Capito. Prego, continua."
"Ok… ieri pomeriggio, mentre stavamo tornando verso valle, siamo stati… non so come dire, sono sicura di quel che ho visto, ma…"
"Tranquilla, non ti prenderemo per pazza." Interruppe Gallo.
Lei lo guardò un attimo, poi riprese a parlare. "Siamo stati attaccati da una creatura. Non l'ho vista bene, è successo tutto così in fretta… È stato orribile."
"Avevi detto che ha preso tuo fratello, se non erro." Disse Demichelis per incoraggiarla a continuare.
"Si! Cioè… credo. La creatura l'ha colpito, poi mi ha preso per una gamba e mi ha lanciato contro un albero, procurandomi quella ferita. Quando mi sono alzata non c'erano più, né la creatura, né mio fratello. Deve averlo preso! Non mi avrebbe mai lasciata sola…"
"Mi dispiace. Faremo tutto il possibile per aiutarti, però devi dirmi di più su questa creatura."
Anna prese un bel respiro. "Come ho detto, era enorme e pelosa. Non ho visto molto altro, ma da come si è mossa mi è sembrato che camminasse con postura eretta. Mi dispiace davvero, non so dirvi altro."
"Tranquilla, raramente abbiamo tutte le informazioni che vorremmo sul nostro bersaglio."
"Bersaglio? Intendi dire che siete qui per dargli la caccia?"
Demichelis fu un attimo restio sul condividere informazioni, ma la ragazza era già coinvolta pesantemente, sarebbe cambiato ben poco. "Esatto, ci sono state molte sparizioni in zona recentemente. Abbiamo pensato che ci fosse qualcosa di strano. Tu ce ne hai dato la conferma."
"Ma voi chi siete? Lavorate per l'esercito o cosa?"
"Mi spiace, ma non posso scendere nei dettagli."
"Quindi ora cosa succederà?"
"Innanzitutto, passeremo qui la notte, così avrai tempo di riposarti. Domattina ti porteremo fino ad una radura adatta all'atterraggio dell'elicottero. I nostri colleghi ti porteranno in una struttura medica dove potranno curarti al meglio."
"Capisco. Vi devo ringraziare. Mi avete salvato la vita."
"Anche quello fa parte del lavoro, ma è stato un piacere. Ora scusami ma devo raggiungere Pavese qui fuori per il primo turno di guardia. Ci vediamo domattina."
"A domani."
A quel punto il tenente uscì dal rudere in cui si trovavano. Il sergente Fanucci tirò fuori dallo zaino un mazzo di carte e fece cenno agli altri di avvicinarsi. La Ferri e Piazza lo raggiunsero mentre la dottoressa Lombardi decise di infilarsi subito nel suo sacco a pelo. La giornata l'aveva davvero stancata. Gallo invece si avvicinò alla loro ospite.
"Scusa il disturbo, ma prima di lasciarti dormire vorrei ricontrollare che le bende non debbano essere cambiate."
"Certo fai pure… grazie."
Gallo sorrise. "Non serve ringraziare, fa-"
"Fa parte del vostro lavoro, si, l'avete detto."
"In particolare del mio in quanto medico."
"Te lo concedo, ma non bisogna darle per scontate certe cose."
"Forse, in ogni caso sono felice che tu stia bene."
Il sorriso della ragazza si spense. "Spero di poter dire presto lo stesso di mio fratello."
"Vedrai che lo troveremo." Non ci credeva davvero, ma cercò di non darlo a vedere. Suo fratello era probabilmente morto. C'era un motivo se non si era trovato nessun testimone degli attacchi, prima di allora. Sperava di non dover essere lui a dare la notizia a quella povera ragazza.
L'elicottero dall'Area-33 li aveva raggiunti poco prima dell'alba. Faceva freddo, ma era stata una fortuna che avessero deciso di muoversi così presto, era quasi sicuro che entro un'ora avrebbe iniziato a nevicare e ciò avrebbe reso l'operazione molto più difficile.
Anna si voltò a salutare con un gesto della mano gli altri membri della squadra, prima di salire sull'elicottero con l'aiuto degli infermieri e di Gallo. Poco dopo scese un uomo che si avvicinò al tenente Demichelis.
"Roberto." Lo chiamò.
"Ah, Pino. Come mai sei venuto fin quassù?" Rispose Demichelis.
"Di sicuro non per ammirare il panorama. Sono qui per chiederti come procede." Con un gesto invitò Demichelis ad allontanarsi leggermente dal resto della squadra.
"Avete già ricevuto il mio rapporto parziale."
"Certo, ma ci sono cose che non vengono scritte nei rapporti. Non trovi sia strano che la ragazza sia l'unica persona sopravvissuta agli attacchi?"
"Si. Abbastanza." Rispose l'altro.
"Anche a noi giù alla 33. Cosa ne pensi?"
"Che non mi piace, ma che la ragazza è sincera… A proposito, la registrazione dell'interrogatorio." Demichelis porse all'uomo un piccolo registratore.
"Grazie. Credi che la creatura possa semplicemente essersi sbagliata e aver pensato che fosse morta?"
"Può essere, in effetti se non avesse chiesto aiuto difficilmente l'avremmo trovata. Sarebbe l'opzione migliore. Le alternative sono… preoccupanti."
"Si, molto. Se questo non fosse un errore potrebbe indicare che la creatura è più intelligente di quanto pensassimo."
Il volto dei due uomini si rabbuiò.
Dopo poco Demichelis ruppe il silenzio. "Beh, è stato un piacere vederti. Prendetevi cura di quella ragazza, ha passato un paio di giorni terribili."
"Certamente. State attenti quassù, le previsioni meteorologiche dicono che inizierà presto a nevicare."
"Già. Buon viaggio Pino. Ci ribecchiamo all'Area-33."
"Certamente."
A quel punto, Pino si girò e si diresse verso l'elicottero. Roberto invece si riavvicinò al resto della squadra. Sarebbero partiti a breve.
Il tenente Roberto Demichelis della SSM-X si toccò la corta barba e si aggiustò il cappello. Era nervoso anche se cercava di non darlo a vedere, ormai aveva un pessimo presentimento su questa missione.
Il gruppo procedeva a passo costante, ma la leggera nevicata che li aveva accompagnati fino ad allora si era velocemente trasformata in una bufera. Il vento era assordante e la visibilità minima. Il confine tra il terreno innevato e il cielo era diventato sempre più sfocato fino a quasi scomparire.
Dopo una rapida occhiata al GPS, il caporale Ferri parlò al resto del gruppo. "Siamo nella zona bersaglio, signore, ma oramai ogni traccia sarà ricoperta dalla neve. Non credo troveremo nulla."
"Ha ragione Sara. È più facile che sia lui a trovare noi." disse un membro della squadra in tono sarcastico.
"Taci Beppe!" Fuoriuscì una voce dal fondo del gruppo. Era l'agente Piazza. "Vedi come lo fottiamo quell'affare." Ad Eric toccava tenere d'occhio la dottoressa Lombardi, che a causa del terreno difficile stava faticando a tenere il passo, e si trovava quindi ad essere l'ultimo della fila.
"Dovremo camminare ancora a lungo?" chiese quest'ultima.
"Non ne ho idea. Dipende da cosa troveremo. Potremmo addirittura doverci accampare o raggiungere un bivacco per la notte." Le rispose con noncuranza Demichelis.
A questo punto alla dottoressa nemmeno interessava dove si trovassero, tutto era bianco, ma si trovavano in una pietraia e sottovoce aveva invocato in malo modo ogni santo del calendario. Inoltre sperava davvero di non dover dormire sopra quel dannato monte per la seconda volta.
Per lo meno i vestiti pesanti che aveva indosso la tenevano al caldo. A volte non le pareva nemmeno che si stessero muovendo, ma gli altri sembravano avere tutto sotto controllo. A lungo andare si sarebbe abituata anche al vento, ma per ora le dava parecchio fastidio: era questo rumore continuo e non riusciva semplicemente a ignorarlo come si fa con altri rumori di sottofondo, questo era molto più tangibile, portava freddo, una pressione sulla sua faccia, neve, un respiro… un respiro?
Si girò appena in tempo per vedere un'enorme sagoma torreggiare dietro la squadra della SSM-X. Anche Piazza e Gallo dovevano averlo sentito perché si erano già girati con i fucili tranquillanti puntati. "Attenti!" gridò Gallo prima di venire lanciato a 3 metri di distanza da un colpo della creatura. L'altro agente si buttò nella neve evitando per poco la zampa dell'animale.
Tutti i membri ancora in piedi della squadra a questo punto si erano girati e avevano iniziato a tempestarlo di dardi tranquillanti. Gli ci volle qualche istante per rendersi conto della futilità delle loro azioni. I colpi semplicemente rimbalzavano al contatto con la creatura. Questa, senza scomporsi, caricò nella direzione della squadra con la forza di un treno. Nonostante le ciaspole, i movimenti degli agenti della Fondazione erano rallentati dal mezzo metro di neve in cui si trovavano, ma quelli della creatura di 3 metri che li aveva aggrediti no.
Alcuni provarono a reagire, ma non servì a molto. Erano stati sbaragliati in meno di 20 secondi. Il sergente Fanucci sganciò una granata dalla cintura, ma si rese subito conto che avrebbe potuto ferire, o addirittura uccidere, metà della squadra. "Cazzo!" Urlò, prima di reimbracciare il fucile e ricominciare a sparare, questa volta con proiettili veri.
La creatura lo ignorò completamente. Questa si mosse con agilità e sollevò da terra la dotteressa Lombardi, buttatasi nella neve all'inizio dello scontro, che inizò a sbraitare un misto tra urla e insulti verso la creatura, la quale se la caricò in spalla e corse via, sparendo in mezzo alla tormenta assieme alla giovane ricercatrice.
"Dannazione!" Urlò Sara mentre si rialzava. "Avevamo i sensori termici, com'è possibile che si sia avvicinato senza essere notato?!"
"Non sono mai stati affidabili durante le tempeste, lo sai." Le rispose Demichelis. "Però ha commesso un grosso errore, il segnalatore della Dottoressa ci permetterà di tracci-"
"Leonardo!" Urlò Pavese. Leonardo Gallo era disteso in mezzo alla neve che lentamente si stava colorando di rosso intorno a lui. Gli altri membri della squadra si avvicinarono. Gli artigli della bestia avevano perforato il giubbotto antiproiettile e ogni strato di vestiario, fortunatamente non erano penetrati in profondità nella carne. La ferità era però molto estesa, e l'uomo sanguinava copiosamente dal petto. "ARGH… Chiamate il medico!"
"Sei tu il medico!"
"Cazzo è vero. Stupida ironia figlia di buona donna." Disse ansimando. Non poteva proseguire la missione.
Lo sconforto generale era evidente, ma il tenente Demichelis non gli lasciò il tempo di prendere il sopravvento. "Piazza! Pavese! Portatelo al Bivacco Boarelli, comunicheremo alla base di mandare un elicottero a prelevarvi il prima possibile. Io, Fanucci e Ferri tenteremo di rintracciare quell'imitazione scadente di King Kong e salvare la dottoressa Lombardi." Disse ad alta voce. "Sissignore!" Risposero all'unisono i membri della squadra. Entro 2 minuti entrambi i gruppi erano pronti a partire.
Il vento e la tempesta furono sostituiti di colpo da un'irregolare soffitto di pietra. La dottoressa Lombardi fece in tempo a rendersi conto di essere in una grotta quando venne lasciata a cadere sul duro pavimento.
La creatura la stava fissando. Si sarebbe aspettata dei lineamenti scimmieschi, invece si ritrovava di fronte una faccia che ricordava molto quella di una persona. "Salve." disse questa con un ghigno inquietante.
"Sai parlare!?" disse sbalordita la scienziata. I lineamenti erano grotteschi, quasi parodici, ma non per questo meno umani. Pareva camminare anche come un umano, ma le similitudini si fermavano lì, la creatura era alta almeno 3 metri ed era coperta su quasi tutto il corpo da una folta pelliccia. E puzzava. Molto.
"Ma certo, ora mi diresti come ti chiami?"
"Perché dovrei?"
Come staranno gli altri? Verranno a tirarmi fuori da questo casino? Certo che lo faranno, è il loro dannato lavoro.
"Perché mi piace conoscere ciò che mangio." disse la bestia prima di scoppiare a ridere.
La dottoressa non sapeva bene cosa rispondere, fu a quel punto che notò il fuoco acceso e le ossa accumulate in un angolo, alcune sembravano pulite di recente. Non aveva modo di fuggire o di combattere la creatura, la sua unica speranza era temporeggiare e sperare in un salvataggio rapido. "Mi chiamo Cinzia… Cinzia Lombardi. E tu hai un nome?"
"Certo, ma non lo uso più. Non da quando mi sono liberato dei miei miseri limiti umani."
"Vorresti dire che una volta eri un essere umano?"
"Si, però poi, finalmente, il mio corpo è mutato e si è adattato al mio spirito, a chi ero davvero, a ciò che volevo essere." Disse con tono fiero e deciso.
"Quindi quello di un mostro cannibale?" Disse lei trattenendo il disgusto. Dannazione perché non arrivano?
"Non mi piace molto come suona, però è abbastanza accurato." Le disse con un sorriso stampato sul volto.
La bestia aveva scelto il momento giusto per attaccare: visibilità nulla, difficoltà di comunicazione, vento possente e neve alta a rendere difficoltoso il movimento.
Era fuggita in un lampo senza lasciare traccia e i membri della SSM-X avevano dovuto dimezzare le loro forze, ma chiaramente non aveva pensato a tutto.
"Il segnale del tracciatore sottocutaneo della dottoressa Lombardi la pone a 700 metri da noi in linea retta, tuttavia il terreno non è lineare e parrebbe esserci un forte dislivello tra noi e loro." Disse Ferri.
"Capisco, beh, siamo addestrati per operare nel terreno difficile e questa zona non è certamente il peggio che poteva capitarci. Tenete a portata di mano imbraghi e corde, potrebbero servire." Detto questo il Tenente Demichelis si mise in marcia seguito dagli altri due.
Era vero che il segnalatore li avrebbe quasi certamente condotti alla bestia; la domanda che si poneva il tenente Demichelis era se sarebbero riusciti a riportare a casa la dottoressa viva e vegeta o avrebbero dovuto portarcela in un sacco nero.
Gallo tirò un colpo di tosse.
La tempesta infuriava ancora, il vento era talmente forte da fare male alle orecchie nonostante il passamontagna. La ferita era stata bendata, ma aveva già perso molto sangue e non aveva la forza per continuare a camminare, quindi i suoi due compagni avevano scelto di portarlo assieme. Ognuno lo teneva con un braccio, mentre nell'altra mano impugnava il fucile.
"Fortuna che sei mancino Beppe. Già hai una mira terribile, se avessi dovuto tenere il fucile solo con la mano che non usi col cazzo che avresti beccato qualcosa." Disse Gallo prima di mettersi a ridacchiare.
"Ah Ah, molto simpatico." Gli rispose Pavese in tono sarcastico. "Ora ti butto nella neve e te la fai da solo fino al bivacco."
"Beh dai, se è allegro non sta troppo male." Intervenne Piazza sorridendo. Una raffica di vento più forte delle altre li fece barcollare.
"No ragazzi, non ce la farò." disse il medico.
"Ma stai zitto. È una roba da nulla. E poi, ti sei lamentato per due anni che ti sentivi solo e tutte 'ste cose qua e ora che ti sei trovato una ragazza vuoi rimanere ammazzato?" Chiese Pavese per sdrammatizzare.
"Come? Di che diavolo stai parlando?"
"Su Leo, abbiamo visto come guardavi la ragazza che abbiamo salvato!" Intervenne Piazza.
"E soprattutto come lei guardava te." Riprese Pavese.
"Allora siete due ciechi, era solo gratitudine, le abbiamo salvato la vita dopotutto."
"Sì sì, certo, come no. Ti conviene sbrigarti prima che Eric te la porti via con il suo famoso fascino alla James Bond." Disse ridacchiando Pavese.
"Non farei mai una cosa simile!" Rispose in fretta Piazza.
"Siete davvero persone orribili… Vi voglio bene." Disse Gallo.
"Alè, ora inizia con le smancerie." Disse fintamente seccato Pavese.
"No, sul serio, non arriverò mai al bivacco, morirò qui, al freddo, ma per lo meno ci sarete voi."
"Intendi quel bivacco?" Disse Piazza indicando la struttura venti metri davanti al trio.
"Oh… Ok, magari non morirò." Disse Gallo abbozzando un sorriso.
"Questo è lo spirito, Leo! Andiamo. Vedrai che l'elicottero arriverà a breve."
La dottoressa Lombardi era indecisa. Sarebbe stato meno spiacevole fissare la creatura che voleva mangiarla, il fuoco che l'aspettava o le ossa degli sfortunati che l'avevano preceduta? Nel dubbio il suo sguardo faceva avanti e indietro tra i tre.
La bestia sembrava divertita dalla disperazione che traspariva dallo sguardo della sua prigioniera.
"Non mi sembri molto tranquilla, dovresti provare a calmarti ed accettare la fine della tua esistenza. Spera che la tua carne sia buona, altrimenti avrai fallito anche nel tuo ultimo atto come essere vivente."
Per qualche motivo la Lombardi non trovò la battuta divertente, stava per piangere, ma non avrebbe voluto. "Bastardo."
"Che maleducata. Beh, sempre meglio del ragazzo che ho mangiato ieri: se ne è rimasto in un angolo a fissarmi con gli occhi sbarrati fino a quando non gli ho spezzato il collo prima di metterlo a cuocere. E prima che tu me lo chieda, per quanto mi alletti l'idea di provare a cucinarne uno vivo, credo che muovendosi renderebbero poco uniforme la cottura. Inoltre, già odio spogliare il cibo da morto, figuriamoci da vivo."
"Vedrai, i miei colleghi arriveranno e ti faranno il culo." Disse la ricercatrice oramai in lacrime.
"Ne dubito. Da quel poco che ho potuto vedere mi sembrano una bella banda di coglioni. Mi sarei aspettato di meglio dalla tanto temuta Fondazione."
"Dannato, non osare dir… aspetta…" le ci volle un attimo per formare una frase di senso compiuto "Come conosci la Fondazione?" Lo sguardo della giovane ricercatrice era cambiato in un batter d'occhio.
"Oh oh, sei saltata come una molla quando l'ho detto. Beh è una lunga storia."
"Ed io ho molto tempo per sentirla." disse lei canzonandolo.
La creatura diede uno sguardo alla brace che si stava formando nel falò, indicando che era quasi pronto. "Mi spiace dirlo, ma no, non ce l'hai."
L'arrivo all'entrata della grotta era stato più agevole e veloce del previsto, potevano vedere un bagliore all'interno, doveva trattarsi di un corto incavo nella roccia. Il forte vento andava a loro favore adesso, non avrebbe potuto sentire il loro odore, se anche ne fosse stato in grado.
"Bene. E ora cosa facciamo? Sappiamo che non possiamo ferirlo e che i dardi tranquillanti sono inutili." Disse il sergente Fanucci.
"E riuscire a sottometterlo fisicamente è fuori questione." Aggiunse il caporale Ferri.
Nessuno dei due sembrava essere intimorito nonostante ciò che era successo all'ultimo incontro ed erano in grado di pensare lucidamente. Era in questi momenti che il tenente Demichelis si sentiva veramente fiero della sua squadra, però non poteva distrarsi. Non adesso. Doveva formulare un piano. Ci vollero pochi secondi prima che gli si stampasse un largo sorriso sul volto.
"Oh no, odio quando fa quel sorrisetto." Disse la Ferri.
Immediatamente lui rispose "E fai bene. Ho avuto un'ideuzza." Mentre parlava aprì il suo zaino e iniziò a cercare qualcosa all'interno. "Prendete i vostri dardi soporiferi e passatemeli, dopo di che, ascoltate bene, dovremo agire in fretta."
"Ora di fare la pappa!" Disse la bestia con aria sinceramente rallegrata.
La dottoressa Lombardi non riusciva più a trattenere le lacrime, ma non avrebbe chiesto pietà a quel mostro. Mai e poi mai. "Non la passerai liscia." Disse singhiozzando.
"Forse, ma tu non lo saprai mai, mia cara."
In quel momento un piccolo oggetto rotolò sul pavimento della grotta. Cinzia era confusa, le sembrava una flashbang, forse erano arrivati i soccorsi? Ma non avrebbero certamente tirato una flashbang nella grotta se sapevano che lei era all'inter-
Lo scoppio fu atroce.
La creatura era disorientata, non vedeva e non sentiva. Come due treni Demichelis e Fanucci entrarono nella grotta e placcarono da dietro il gigante peloso spedendolo contro una parete. A quel punto la Ferri entrò a sua volta nella grotta correndo. Teneva in mano il Camelbak del tenente Demichelis, ora riempito con il tranquillante dei dardi.
Si lanciò sulla schiena della creatura sforzandosi per arrivagli sulle spalle e gli ficcò in gola la borsa di plastica trasparente. La creatura si dimenò ancora per un qualche secondo prima di appoggiarsi con tutto il suo peso alla parete e infine accasciarsi a terra.
Il tenente tirò un sospiro di sollievo. "Veloce e pulito." Poi si girò verso la dottoressa. "Ehy, come va?"
Questa era ancora in preda agli effetti della flashbang lanciatale davanti. "Brutti incoscienti che non siete altro, dannazione."
"Beh, deve ammettere che ha funzionato."
"Lasciamo perdere." La dottoressa tentò di alzarsi e Demichelis si avvicinò per aiutarla. Si riprese subito quando le venne in mente quel che aveva detto la bestia. "Tenente, dobbiamo parlare, è importante."
"Mi dica."
"Questa creatura, era un essere umano, sa della Fondazione."
"Come scusi?"
"Ha sentito bene. Deve chiamare l'Area-33 immediatamente!" Disse lei concitatamente.
"Capito." Demichelis tirò fuori la sua radio. "Qui Demichelis a Comando, mi sentite?"
"Forte e chiaro tenente, situazione?"
"Missione compiuta, la creatura è sedata e la dottoressa Lombardi sana e salva."
"Sana un cazzo." Sibilò lei sottovoce. Le fischiavano ancora le orecchie.
"Ricevuto tenente, ottimo lavoro. Manderemo un elicottero alla sua posizione, E.T.A. 15 minuti.
Inoltre la informo che i suoi uomini sono stati recuperati e Gallo è già nell'infermeria dell'Area-33 sotto le cure del dottor Belmonte."
"Grandioso, grazie mille. Devo informarla che questa creatura potrebbe rivelarsi più problematica del previsto."
"In che senso?"
"Lo scopriremo presto credo."
L'Area-33 era piccola, angusta e costantemente soggetta ad assalti da parte di umidità e muffa. Essere di servizio lì era considerato una sfortuna all'interno della Fondazione, a meno che non si vivesse nelle vicinanze permettendoti di risiedere a casa. La struttura in sé oramai iniziava a essere vecchiotta e aveva subito ben pochi interventi di rinnovamento negli anni.
Forse è proprio questa impressione che tutti avevano dell'Area ad aver reso lo staff uno dei più efficienti e precisi. Le tristi stanze in cemento e l'attrezzatura erano sempre immacolate e ben tenute, il che era davvero stupefacente considerando tutta la sporcizia che si portavano dietro le squadre della SSM-X al ritorno dalle missioni, e il personale della struttura aveva tentato di rendere quello squallido edificio il più accogliente possibile tramite l'aggiunta di piante, divanetti e altri mobili nelle stanze comuni e nei dormitori. E funzionava, l'atmosfera dell'Area risultava molto più vivace.
Tuttavia lo stesso non si poteva della zona che conteneva i pochi laboratori e le celle di contenimento temporaneo, situati principalmente nel sottosuolo. Il corridoio che portava a queste ultime era, in particolare, molto stretto e l'aria era sempre molto fredda. Camminando tra quelle pareti ci si sentiva come intrappolati tra due blocchi di cemento. E nonostante ciò, l'ambiente risultava pulito e ben tenuto come il resto dell'Area.
Per questo la Dottoressa Lombardi rimase stupita dell'umidità e della muffa presenti nella cella assegnata a Tau-38.
Sembrava quasi che avessero appositamente infilato la creatura che l'aveva rapita allo scopo di mangiarla nella cella più squallida di tutta l'Area. E forse era davvero così, avrebbe dovuto ringraziare i responsabili del contenimento quando li vedeva.
Quando entrò nella stanza, Tau-38 alzò il capo e la fissò un'attimo. Il movimento fece tintinnare le grosse catene con cui era legato alla parete. "E così hanno mandato te? Quali torture mi proporrai per invogliarmi a dire ciò che so?"
"Torture? Noi non facciamo certe cose." Le bruciava dover trattare decentemente quell'affare, ma era il suo lavoro.
"Sarà. Io ho sentito dire altrimenti." Puzzava terribilmente.
"In verità ho parlato con i miei superiori, e più informazioni ci fornisci più piacevole sarà la tua permanenza al Sito Iride. E comunque non mi sembri poi molto preoccupato."
"Certo che no, sono indistruttibile, lo dovresti aver capito a quest'ora. Facciamo così. Io ti inizio a raccontare ciò che so fino a quando ne avrò voglia e poi continueremo domani." Disse con fare annoiato.
"So che ti piace sentirti parlare, ma parlerai solo quando ti si farà una domanda, e dovrai rispondere alla domanda e nient'altro."
"Ok. Va bene. In fondo mi piace anche la tua di voce, bocconcino."
La dottoressa fece una smorfia prima di parlare. "Come sei venuto a sapere della Fondazione?"
"Dritta al punto, vero? Comunque, per farla breve me ne hanno parlato i miei capi al CFO."
A Cinzia si strinse il cuore. La famigerata organizzazione metteva timore a molti dei ricercatori più giovani, lei compresa. Si fece coraggio e continuò. "E cosa volevano da una bestia come te? O eri ancora umano al tempo?"
"Oh, ero ancora umano, ero anche un bell'uomo sai? In ogni caso lavoravo per loro, ero un archeologo. Non piacevo ai miei colleghi, soprattutto da quando avevano scoperto che mangiavo alcune delle nostre cavie umane di tanto in tanto, ma ero un ottimo archeologo e quindi decisero di tenermi. Ne sapevo quanto metà della mia sezione messa assieme."
"Quindi lavoravi davvero per il CFO?!" Si rese in quel momento conto che era una scoperta importantissima, avrebbero potuto ricavare una quantità incredibile di informazioni utili.
"Si, ma poi me ne sono andato per seguire le mie passioni. O per lo meno il mio palato." disse ridendo.
Ignorando la battuta, la Lombardi proseguì. "Non credo proprio che i fascisti siano il tipo da permettere ai dipendenti di 'andarsene'. O sbaglio?"
"No, ma io non ho mai detto di averli interpellati in proposito. E poi una volta ottenuta questa forma difficilmente avrebbero potuto fermarmi."
"Beh, noi l'abbiamo fatto."
Per la prima volta la creatura smise di sorridere. "Vuoi che continui a parlare oppure no? In ogni caso, durante uno scavo alla ricerca di certe anomalie in Egitto, trovai una pietra, sembrava un rubino. Le iscrizioni nella cripta dicevano qualcosa sulle linee di 'Scopri il vero te stesso, ma attento potrebbe non essere ciò che vorresti' o simile. Non credo debba spiegarle quale sia stato l'effetto che ha avuto su di me."
"No, non serve. Cosa ci facevate in Egitto? E cosa è successo alla pietra?"
"Storia troppo lunga. Per quanto riguarda la pietra, l'ho distrutta. Non volevo che nessun altro ne usufruisse, il destino aveva deciso che la trovassi io dopotutto."
Questa risposta frustrò non poco la scienziata. "Egocentrico e pure egoista. Grande accoppiata."
"Sono solo due delle mie molte qualità."
A questo punto entrambi tacquero.
"Allora?" Chiese dopo poco la dottoressa Lombardi.
"Uh? Ah no, abbiamo finito per oggi."
"Decido io quando abbiamo finito!" Urlò lei.
"Ne dubito." Disse la creatura tornando a ghignare.
Cinzia si rese conto che quel coso non avrebbe ripreso a parlare. Non aveva alcun modo per fargli dire più di quel che voleva. Rassegnata, uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
Non serviva una laurea per intuire che la dottoressa Lombardi fosse davvero incazzata. Bastava guardarla camminare.
"Dottoressa Lombardi, tutto bene?"
Cinzia si fermò un attimo e si girò verso la fonte della voce. Il tenente Demichelis era seduto su un divanetto in una delle zone comuni dell'Area-33. La invitò ad avvicinarsi.
"Problemi?" aggiunse lui.
"No… cioè SÌ! Quel dannato coso non vuole rispondere alle domande, se non quando e come vuole, e sa che non abbiamo alcun tipo di leva su di lui."
"Beh sì, è un bel problema. Dove vai così di fretta?"
"La situazione è cambiata e credo che di colpo questa sia diventata una questione di alto livello."
"Che intendi dire?"
"Che apparentemente lavorava per il CFO."
"Il CFO? Sul serio? Quel coso? Beh, di sicuro i modi sgarbati corrispondono."
Cinzia non riuscì a trattenere una risatina. "Beh ora devo andare, si riposi, se lo è meritato."
"E tu vedi di non esagerare col lavoro. Hai vissuto una brutta vicenda."
Cinzia decise di ignorare quel consiglio, salutò e ritornò sui suoi passi lasciando l'agente alla sua bibita. Doveva conferire coi suoi superiori.
Era notte e come ogni notte l'attività dell'Area-33 diminuiva significativamente, portando uno strano silenzio nei suoi corridoi in cemento armato.
Tau-38 stava cercando di dormire, ma quelle catene che aveva ai polsi e alle caviglie erano davvero scomode.
Dannata Fondazione e le sue celle del cazzo.
Sentì un rumore ed aguzzò l'orecchio. Passi. Venivano dal corridoio.
Poco dopo la porta si spalancò rivelando una figura umana in controluce. "Oh, oh. Vedo che vi siete decisi a passare alle maniere forti. Cos'è? Avete paura di farlo alla luce del giorno? Preferite l'oscurità della notte per torturare le creature che tenete prigioniere?"
La figura non rispose, scese i tre scalini all'entrata della cella, posò una tanica per terra e si chiuse la porta alle spalle.
La mattina presto, la dottoressa Lombardi si stava dirigendo verso la cella di Tau-38. Aveva una lunga lista di domande scritta dal direttore. Non sapeva proprio come convincere la creatura a risponderle, ma avrebbe dovuto provarci lo stesso.
Aprì la porta della cella e fu investita da un forte odore di bruciato. Alzò gli occhi per vedere i resti in parte carbonizzati della creatura designata Tau-38.
"Merda." Cinzia suonò subito l'allarme e venne presto raggiunta da due agenti della sicurezza dell'Area. In breve mezza struttura si dovette mobilitare, dal dottor Belmonte che avrebbe dovuto eseguire l'autopsia, o quanto più ci si avvicinasse per un disastro del genere, ai poveri DanNatI che avrebbero dovuto ripulire la cella.
"Sembra che sia bruciato." Disse con la sua solita calma il dottor Belmonte. Questi era alto e magro, coi capelli oramai bianchi e radi. Era diventato medico capo dell'Area-33 ben prima che Cinzia ci iniziasse a lavorare.
"Non l'avrei mai detto." disse ironicamente la giovane ricercatrice. Uno dei suoi primi incarichi stava andando di male in peggio. "Ma come è potuto succedere? La sua cute sembrava impenetrabile durante la cattura!"
Ignorando l'ansia della giovane, l'anziano medico continuò senza variare di tono. "Vedi questi bordi? A prima vista ti direi che l'hanno fatto bruciare dall'interno. Farei qualche analisi in più in laboratorio, ma non vedo molte alternative."
"B-bruciato dall'interno?! Com'è possibile?"
"Beh, è molto semplice, se lo riempi di qualcosa che prenda fuoco facilmente e hai un'accendino a portata di mano…"
"Mio Dio, dev'essere stato terribilmente doloroso. Aspetti, intende dire che è stato fatto di proposito?"
"Decisamente." La tranquillità nella voce del dottore turbò nuovamente Cinzia. Sapeva che in gioventù era stato medico in una SSM, doveva averne vissute di cotte e di crude.
"Quindi cosa facciamo?"
"Direi che bisogna scoprire chi è stato e come abbia fatto."
Più facile a dirsi che a farsi.
Cinzia era davvero confusa. Perché avrebbero dovuto assassinare Tau-38? Aveva deciso di riposarsi, ma non riusciva proprio a prendere sonno. Sapeva che a pochi sarebbe davvero importato della sua morte, magari qualcuno ne sarebbe stato addirittura felice, lei compresa, ma rischiare il proprio lavoro e la propria vita per ucciderlo era un'altra cosa.
Allora… doveva avere a che fare con la sua affiliazione al CFO. Erano pochissimi però a saperlo… lei e i suoi superiori, i quali avevano ancora più interesse a mantenerlo in vita. A dire il vero c'era qualcun altro che sapeva.
Il tenente Demichelis!
Ma perchè avrebbe dovuto farlo? Non aveva senso… a meno che non avesse un qualche conto in sospeso col CFO. In fondo lei sapeva poco della sua vita e della sua carriera nella Fondazione. Voleva tanto che non fosse vero, ma non sapeva come potesse essere altrimenti.
Arrivò in quel momento il dottor Belmonte. "Dottoressa Lombardi, eccola, la stavo cercando. Per uccidere Tau-38 hanno usato del carburante. Lo avranno forzato a berlo per poi fargli ingoiare qualcosa che lo innescasse. Lento, doloroso e poco pulito. Un lavoro poco professionale oserei dire."
"Carburante? Grazie mille dottore." A quel punto il medico si diresse verso l'infermeria per controllare la situazione dei suoi due più recenti ospiti.
Carburante… ce n'era molto nell'Area-33, ma non tutti avrebbero potuto reperirlo facilmente. Tra questi ovviamente c'erano i membri della SSM-X, che dovevano spesso rifornire le loro motoslitte. Un'ulteriore conferma dei suoi sospetti. Era tutto ciò che le serviva.
Doveva confrontarlo. Credeva sinceramente che Demichelis che non avrebbe mai fatto del male a una collega, anche se a rischio di perdere il lavoro, ma ciò non la rassicurò più di tanto.
L'infermeria dell'Area-33 era, come al solito, quasi del tutto vuota. Belmonte quando poteva rimetteva in sesto i suoi pazienti il prima possibile e li rispediva a casa o nel loro alloggio. Per questo i 3 membri della SSM-X non ci misero molto a trovare il loro collega ferito.
"Guarda come se la gode il più furbo di tutti."
Leonardo Gallo si girò di scatto. "Ennio! Che piacere vederti."
"Vedervi" Lo corresse Pavese.
"Siamo venuti a vedere come stavi." Aggiunse Piazza.
"Mi fa davvero piacere che siate venuti a trovarmi. Non c'è molto da fare qui intorno."
"Immagino." Riprese Fanucci. "Come va la ferita?"
"I dottori dicono che mi rimetterò in fretta, è estesa, ma parecchio superficiale. Ho sentito che avete preso il pezzo di merda."
"Già, era rintanato in una grotta con la Lombardi pronta per essere grigliata."
"Come avete fatto a metterlo K.O.?" Chiese Gallo, sempre rivolto a Fanucci.
"Uno dei soliti piani bislacchi di Roberto."
"Ah, beh, sono sempre efficaci alla fine."
"Vero, dopotutto la promozione a tenente non gliel'hanno data perché si sa allacciare gli scarponi."
"Parlando d'altro," Intervenne Pavese. "La tua nuova amica come sta?"
"Anna? Mi dicono abbastanza bene, anche se ci metterà un po' prima di rimettersi completamente e poter camminare da sola."
"Le hanno detto di suo fratello?"
"Si, povera ragazza. Non l'ho ancora incontrata, ma immagino che sarà distrutta."
"Ti toccherà andare a consolarla." Disse Pavese con fare malizioso.
"Falla finita, non è divertente. Ha perso suo fratello."
"Scusa Leo, hai ragione. C'è altro che possiamo fare per te?"
"Portatemi del cibo vero. Gli stereotipi sul cibo d'ospedale sono tutti veri."
"Va bene ragazzi, è tempo di razziare la mensa." Concluse Fanucci mettendo le mani sulle spalle dei suoi due sottoposti.
La dottoressa Lombardi prese un respiro profondo e bussò alla porta del dormitorio della Squadra β della Consequentia Glacialis.
"Avanti."
Cinzia spalancò la porta e vide il tenente Demichelis sdraiato su una branda che leggeva. Era da solo, dannazione, sperava davvero di non trovarsi da sola con lui. Dei testimoni le avrebbero fatto comodo. Sempre che la lealtà al loro ufficiale superiore non fosse abbastanza da convincerli a mentire.
"Ciao Cinzia… c'è qualcosa che non va?"
Lei non seppe bene cosa dire, quindi si fece coraggio e andò dritta al punto. "Sei stato tu ad uccidere Tau-38?"
Lui rimase interdetto, chiaramente stupito dalla domanda. "Cosa?"
"Ho detto: sei stato tu ad uccidere Tau-38?" Ribadì lei.
"No, perché avrei dovuto farlo?"
"… ammetto di non saperlo, ma le prove puntano a te. Eri l'unico a sapere che fosse un membro del CFO e ad avere anche accesso al carburante con cui è stato ucciso!"
Demichelis Ridacchiò. "Mi sa che l'indagine ti ha dato un po' alla testa. Queste sono prove circostanziali al meglio. E decisamente una conclusione affrettata." Parlava in modo calmo e sicuro. "Cosa mi cambiava che fosse del CFO? Personalmente ho avuto ben poco a che fare con loro. Inoltre perché, io, che ho accesso illimitato all'armeria e quindi a svariati tipi di esplosivi, avrei dovuto usare della benzina per ucciderlo? Mi bastava togliere la sicura ad una granata e ficcargliela in gola. Molto più semplice e veloce."
Cinzia non poteva controbattere. Aveva ragione. Era stata affrettata. E se ne vergognava non poco.
Arrossì. "Scusa."
"Tranquilla… hai detto che hanno usato del carburante?"
"Si."
Demichelis prese la propria radio. "Eric ci sei?"
"Sissignore." rispose la voce dell'agente Piazza attraverso l'apparecchio.
"Forse ho un'idea su come identificare il nostro friggi gorilla. Prendi qualcuno e vai a dare un'occhiata alle telecamere dell'hangar veicoli. Vedi se qualcuno ha prelevato del carburante senza autorizzazione la notte scorsa, potrebbe essere il nostro uomo." Piazza confermò di aver capito e chiuse la comunicazione. "… o donna." Aggiunse ironicamente guardando la dottoressa lì di fianco.
"Molto divertente. Prenderai mai qualcosa seriamente?"
"Io prendo tutto seriamente." Rispose dopo aver posato la radio.
"Considerando cosa c'è in ballo non mi sembri molto serio al momento."
"Posso prendere seriamente la roba e comunque scherzarci sopra. Inoltre avrò tutto il tempo di sembrare serio da morto."
"Non troveremo nulla. Lo sai."
"Dannazione, non essere sempre così pessimista Giuseppe!" Rispose Piazza.
Giuseppe Pavese alzò le spalle. "Se lo dici tu. Credi davvero che non abbia cancellato le registrazioni o evitato in qualche modo le telecamere?"
"Immagino di sì, ma c'è davvero poca attività qui la notte. Se si vede qualcuno nei pressi dell'hangar è quasi sicuramente il colpevole."
"Se lo dici tu."
"Per ora ho solo visto un paio di inservienti, ma non demordo, c'è ancora parecchio da revisionare."
"Ecco, ci siamo. C'è qualcuno." Continuò Piazza. "Hm, dal portamento mi sembra un soldato, o per lo meno un ex soldato. Tuttavia mi pare anche abbastanza giovane. Cerco un'altra inquadratura. Ora che ho individuato l'orario corretto non ci metterò molto."
Tacque per qualche minuto. "Eccolo! Ok, capelli scuri… sai cosa Giuseppe? Mi sembri quasi tu-" La frase venne interrotta da un colpo alla testa che lo fece finire per terra.
Eric non fece nemmeno in tempo a scostarsi i capelli biondi dagli occhi. Il secondo colpo di piccozza fu l'ultima cosa che vide.
Ora è una questione personale
Dannazione! Dannazione! Dannazione!
Giuseppe Pavese tenne uno sguardo impassibile mentre passava il posto di controllo all'uscita dell'Area-33. Aveva finito il suo turno, non era strano che se ne andasse, molti andavano a bere qualcosa in città dopo aver finito di lavorare.
Tuttavia l'interno della sua mente era il contrario della sua faccia.
Dannata bestia pelosa. Per colpa sua ho dovuto uccidere un agente della Fondazione e far saltare la mia copertura… No… ho dovuto uccidere un amico.
Sapeva bene che non avrebbe mai dovuto affezionarsi ai suoi 'colleghi', ma davvero non aveva potuto fare altrimenti. Non con tutto quello che avevano passato. Non con tutti i bei momenti trascorsi insieme.
Oramai era fatta, dal momento in cui aveva riconosciuto Tau-38 come uno degli obiettivi di massima priorità del Consiglio sapeva che non si poteva tornare indietro. Sapeva che sarebbe andato tutto a puttane.
Dannazione, Eric perché sei così sveglio? Ancora qualche ora e sarei potuto sparire nel nulla… eri così sveglio.
Giuseppe era un informatore, non un assassino. Oramai però era inutile provare rimorso. Avrebbe dovuto contattare un paio di amici.
Mai il tenente Demichelis era rimasto senza parole come quando vide la testa aperta in due dell'agente Piazza. I corti capelli biondi inzuppati di sangue e materia grigia. Non riusciva nemmeno a distogliere lo sguardo, e non era sicuro di volerlo fare. Eric non meritava una fine del genere, era giovane, pieno di vita. Aveva un brillante futuro daventi a sè. E tutto ciò era andato a farsi fottere. A volte odiava davvero il suo lavoro.
Fu il caporale Ferri a smuoverlo da questa trance. "Signore? Abbiamo la conferma, è stato Pavese." Per una volta quella che pareva rabbia trapelava attraverso la solita compostezza della ragazza.
Roberto si girò verso di lei. "S-sì Sara… Ok. Prepara un fuoristrada. Caricalo di armi. Tante. Andiamo a prendere quel bastardo!"
Pochi minuti dopo la metà rimanente della Squadra β era in moto. Il sergente Fanucci alla guida, il tenente Demichelis di fianco a lui e il caporale Ferri sul sedile posteriore.
Cinzia era senza parole. Immaginava che sarebbe finita in modo orribile quando aveva trovato il cadavere di Tau-38 nella sua cella, ma non così…
"Dottoressa Lombardi, si prepari." Disse il dottor Belmonte dietro di lei.
"Cosa… come?"
"Si sbrighi, dobbiamo andare a impedire a quei tre di farsi ammazzare. Prenda questa." L'anziano medico le porse una pistola e si diresse verso un secondo fuoristrada seguito da due agenti della sicurezza.
"Ma… perché io?"
"C'è lei qui mi pare, no? Io non vedo nessun'altro."
Cinzia rimase in silenzio e salì sul fuoristrada.
Il fuoristrada procedeva sulla strada più veloce che poteva. Il piede di Fanucci schiacciato a tal punto che ancora un po' e avrebbe sfondato l'acceleratore. Alla curva seguente avevano intravisto l'auto di Pavese, quando da una strada laterale si inserì un furgone grigio coi finestrini oscurati. Sembrava un furgone qualunque, ma agli occhi esperti della Squadra β i rinforzi e l'armatura pesante furono subito evidenti.
"Amici di Pavese?" Chiese Ferri.
"Probabilmente, Sara. Senti, proveranno ad attaccarci appena affiancati, ma per farlo dovranno abbassare un finestrino. Devono pentirsene, intesi?"
"Sissignore."
Come previsto il furgone si avvicinò e un finestrino si aprì. Mezzo secondo dopo una tempesta di proiettili costrinse gli occupanti a richiuderlo. "Ahah, idioti." Commentò Fanucci.
"Già, ma idioti armati. Sara, quando hai caricato il fuoristrada hai preso uno di quei fucili di grosso calibro con proiettili perforanti e tutta quella roba lì?"
"Sissignore."
"Ottimo, me lo passeresti?"
Il tenente Demichelis prese il fucile, lo puntò contro il finestrino del guidatore del furgone. Era in vetro anti proiettile, ma il fucile era capacissimo di ignorare questo dettaglio. Infatti non appena premette il grilletto si alzò una nube di frammenti di vetro e cervello, presumibilmente quello del guidatore.
Il furgone sbandò e si ribaltò sul lato nel fosso a bordo strada.
Il tenente Sarni si riprese dal colpo. "Ragazzi state tutti bene?" Erano tutti un po' storditi, ma ricevette svariati grugniti di dolore in risposta.
Dannati agenti della Fondazione, dovevano aver colpito il guidatore.
Sarni tentò con successo di aprire il finestrino davanti a lui, o per meglio dire, sopra di lui dato che il furgone era ribaltato. Dovevano muoversi, erano un bersaglio troppo facile.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un oggetto in metallo che entrò dal finestrino e lo colpì in faccia. Lo guardò un attimo… Una granata senza spol… oh.
"Bersaglio eliminato signore." disse Ferri.
"Perfetto, un ottimo tiro, ora prendiamo Pavese." Demichelis si sentì pronunciare quelle parole con una determinazione mai provata prima. Lo conosceva da anni, l'aveva accettato nella sua squadra, erano diventati amici. Come aveva potuto fare una cosa simile?
Non sapeva bene se la domanda si riferisse a Pavese o a lui.
L'auto del traditore era ormai a qualche metro. Ennio Fanucci gli stava alle costole e la SSM guadagnava terreno, quando di colpo, l'auto di Pavese inchiodò. "Merd…" Provò a dire Fanucci prima di venire sbalzato in avanti.
Il fuoristrada su cui si trovava la dottorezza Lombardi sorpassò un furgone in fiamme rovesciato sul lato. "Ma che…"
"Non pensarci." Disse immediatamente Belmonte. "Devono essere amici del nostro traditore."
"Guardate là." Interruppe una delle due guardie che li aveva accompagnati. Indicava due veicoli fermi in mezzo alla strada. Erano entrambi ridotti molto male. Uno era il fuoristrada della SSM-X.
"Dannazione!" Cinzia scese dal fuoristrada non appena questo si fermò. Sembrava che il fuoristrada della Squadra β avesse tamponato l'auto di Pavese. Fu in quel momento che la sua attenzione si spostò sulle due figure accovacciate vicino ad un albero. Erano il caporale Ferri e il sergente Fanucci. Quest'ultimo non sembrava cosciente. "Sara!"
"Dottoressa Lombardi… credo sia solo svenuto, respira ancora, ha preso una brutta botta quando ci siamo scontrati contro l'auto di Giuseppe… dovrebbe star bene."
"Questo sarò io a determinarlo." Intervenne bruscamente Belmonte avvicinandosi all'uomo sorretto dalla Ferri.
"E il tenente? Dov'è?" Chiese Cinzia.
Sara le rispose con aria preoccupata. "Mi ha ordinato di badare a Ennio ed è andato dietro a Pavese, nel bosco."
"Dannazione, Cinzia prendi i due uomini della sicurezza e segui quell'incosciente!" Disse il medico, ancora intento a esaminare Fanucci.
Il tenente Demichelis aveva perso di vista Pavese da qualche minuto ormai, ma non poteva essere lontano. Se lo sentiva.
Tuttavia il bosco stava diventando fitto e gli alberi sembravano tutti uguali. Decise di non rallentare, non poteva rischiare di rimanere indietro. Superato l'ennesimo, identico albero qualcosa lo colpì sul retro della testa. Demichelis finì per terra prendendo una facciata e lasciando cadere il suo fucile. Si rigirò a pancia in su solo per trovarsi davanti Pavese con una pistola puntata alla sua testa.
"Bastardo!" Urlò, sputacchiando un po' di sangue. Doveva essersi morso la lingua cadendo.
"M-mi dispiace tenente." Disse piano Pavese. "Se non fosse stato per quel maledetto scimmione… tutto questo… non sarebbe dovuto succedere. Non voglio ucciderla!"
"Vaffanculo. Tu e i tuoi amici fascisti."
Pavese aveva le lacrime agli occhi. "Ero solo un informatore! Dannazione, non volevo uccidere nessuno. Eric era anche mio amico!"
"Bell'amico che sei stato. Forza, falla finita pezzo di merda." Disse Demichelis fissandolo negli occhi.
"Si, è giunto il momento di farla finita." C'era esitazione nella sua voce. "Il momento di fare giustizia."
E fu a quel punto che Giuseppe Pavese, agente della Fondazione, alpinista, compagno di bevute, infiltrato del CFO, traditore e assassino, si puntò la pistola alla tempia e premette il grilletto.
Il tenente Demichelis rimase di sasso vedendo il corpo di Pavese cadere davanti a lui. Lo sparò rimbombò nella silenziosa foresta per qualche secondo. Roberto si rese presto conto che la morte del vecchio amico non lo avrebbe soddisfatto come sperava, era solo un altro colpo allo stomaco. Rimase a osservarlo qualche minuto, in silenzio.
"Tenente!" La dottoressa Lombardi e le due guardie arrivarono di corsa. "Sta bene? Abbiamo sentito uno sparo."
"Si… credo."
"Ce l'ha fatta, l'ha ucciso!"
"N-no, non sono stato io… si è sparato." Rispose Demichelis con voce tremante.
Cinzia ci mise un attimo a capire e un attimo in più a comprendere le implicazioni di quanto le aveva detto. "… Beh, non importa ora. Dobbiamo riportare lei e la sua squadra alla base, siete tutti molto malconci."
"Ennio e Sara stanno bene?"
"Credo di si, c'è Belmonte con loro. Sono in buone mani."
"Lo so." Demichelis si alzò e diede un'ultima, dolorosa, occhiata al cadavere di Pavese prima di dirigersi verso la strada assieme alla dottoressa Lombardi.
Oggetto: Incidente Tau-38
Sunto: Durante indagini da parte della SSM-X (Squadra β, Tenente Demichelis) sul Monviso, la dottoressa Cinzia Lombardi (A supporto della SSM-X) è stata rapita dalla creatura bersaglio della missione. La creatura è stata in seguito catturata dalla SSM-X e denominata Tau-38. A causa delle sue conoscenze riguardo il Consiglio Fascista dell'Occulto, Tau-38 è stato terminato nella notte del 12 Dicembre 2019 dall'agente Giuseppe Pavese della SSM-X, rivelatosi essere un agente sotto copertura del Consiglio. L'agente si è poi tolto la vita una volta rintracciato dalla SSM-X.
Status del personale coinvolto:
2 membri della SSM-X deceduti (Agenti Piazza e Pavese)
2 membri della SSM-X feriti in modo mediamente grave (Agente Gallo, Sergente Fanucci)
Tau-38 deceduto
7 operativi del Consiglio Fascista dell'Occulto deceduti
Note: Non è risaputo quante e quali siano le informazioni fornite da Giuseppe Pavese al Consiglio Fascista dell'Occulto durante il suo servizio nella Fondazione. Con ogni probabilità tra queste sono incluse posizione e planimetria dell'Area-33.
"…per non parlare di tutti le informazioni che deve aver fatto trapelare in questi anni!" La voce del Sovrintendente dall'altra parte dello schermo era furiosa. Demichelis non sapeva quale fosse. Non gli importava. Si limitava a stare in silenzio.
"Avrebbe dovuto accorgersi che qualcosa non andava. Questo suo errore è costato la vita ad un suo agente e potrebbe avere enormi ripercussioni sull'intera Fondazione." Il Sovrintendente fece un respiro profondo cercando di calmarsi. "Detto questo, nessuno aveva mai sospettato di lui. Niente nei suoi regolari controlli psicologici indicava che fosse un agente infiltrato o che mentisse."
Col cazzo, avrei dovuto accorgermene, sono stato il suo caposquadra per anni. Cazzo! Come ho potuto permettere che accadesse? Dannazione!
"Ed è chiaro che è stata l'influenza che ha avuto su di lui il motivo per cui lei si trova qui e non all'obitorio assieme all'agente Piazza. Non posso farle nulla, se degradassi lei, dovrei degradare metà degli psicologi di questa dannata organizzazione. Fino ad oggi è stato un ottimo elemento, sarebbe uno spreco metterla in un ruolo che non la sfrutti al meglio, inoltre servirebbe solo a danneggiare ulteriormente quel poco che rimane del morale all'Area-33. Ma sappia che verrà tenuto d'occhio. Niente più errori, siamo intesi?"
Roberto annuì col capo.
"Bene. Arrivederci tenente."
Lo schermo si spense, lasciando la stanza al buio e il tenente Demichelis da solo coi suoi pensieri.