Lo Yeti del Monviso
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A caccia sul Monviso

Si erano lasciati il rifugio alle spalle da qualche minuto. Durante la sosta avevano tirato fuori l'attrezzatura. Non era più necessario sembrare degli alpinisti qualunque.

"Non è strano che un posto del genere sia chiuso?" Chiese ad un tratto la Dottoressa Lombardi.

"Al contrario, è normale che in inverno siano chiusi, anche se alcuni, a volte, lasciano aperta una piccola struttura per il pernottamento. Tanto meglio per noi." Rispose il tenente al comando della squadra. "Comunque stiamo attenti, potremmo incontrare qualche escursionista nonostante il rischio valanga previsto. Nel dubbio, siamo dell'esercito e stiamo facendo un esercitazione su neve."

La dottoressa lo guardò preoccupata. "Pensavo che il rischio valanga fosse una notizia falsa per permetterci di svolgere l'operazione con più tranquillità."

"Eh, più o meno… Cambiamo argomento. Sergente, faccia un riassunto di quello che sappiamo."

Il sergente Fanucci rispose immediatamente "Svariate sparizioni di escursionisti, tracce di sangue umano e impronte di grosse dimensioni. La creatura pare camminare in posizione eretta."

"So che non è molto ragazzi, ma sapete bene come funziona. Se un lavoro è facile non lo danno a noi." Riprese il tenente Demichelis dopo essersi girato per guardare la sua squadra. "Dobbiamo scoprire chi o cosa ha fatto tutto ciò, catturarlo e portarcelo a casa. Useremo armi tranquillanti e ricordate che la zona intorno al Monviso è abitata e ci sono spesso turisti anche in inverno, quindi gli elicotteri sono disponibili solo in caso di emergenza e per il trasporto del bersaglio. Detto questo, ci stiamo dirigendo verso la zona dove si pensa si siano verificati la maggior parte degli attacchi. Occhi aperti e orecchie ancor di più, una bestia di quelle dimensioni farà rumore avvicinandosi. Dottoressa, lei è l'esperta di animali, le vite di tutti noi potrebbero dipendere da quanto saranno accurate le informazioni che ricaverà dalle tracce che troveremo. Quindi massimo impegno. Ed ora duma c'anduma, non c'è tempo da perdere" I cinque membri della sua squadra e la scienziata fecero un cenno affermativo e ripresero a camminare.

"Che sia un bigfoot?" Chiese Gallo con tranquillità, cercando di rilassare un poco l'atmosfera.

"Ah si! Il famoso bigfoot del cuneese." Confermò Fanucci sghignazzando.


Camminavano oramai da un paio d'ore. La zona bersaglio era molto vasta e non ben definita. In fondo non avevano nessun testimone oculare. Soltanto i racconti di chi aveva trovato resti e tracce.

L'area da controllare era di grandi dimensioni e di difficile navigazione, ma i membri della Conseguentia Glacialis non si sarebbero di certo dati per vinti perché le probabilità erano contro di loro o perché ci avrebbero potuto mettere dei giorni. In fondo fare fatica era la loro specialità.

Inoltre quasi tutti gli attacchi dovevano essere avvenuti per forza di cose su sentieri escursionistici o per lo meno battuti. Se la creatura voleva nascondersi ciò sarebbe poco importato, ma in caso fosse stata a caccia il campo si restringeva parecchio.

Teoricamente rimanere nel silenzio più completo avrebbe aiutato molto, in pratica non chiacchierare durante operazioni così lunghe era non solo difficile, ma anche deleterio. La squadra β in particolare aveva la fama di comportarsi in modo rilassato e approssimativo, ma i risultati ottenuti indicavano altrimenti. La stessa dottoressa Lombardi in breve capì che nonostante l'aria distratta ogni membro della squadra stava tenendo d'occhio una fetta ben precisa dell'area circostante. All'inizio preferì non partecipare ai loro discorsi, ma scoprì presto che ciò le avrebbe impedito di pensare troppo alla fatica che stava facendo.

"…in pratica la mia intera famiglia viene da Brescia. Immagino di aver assorbito un poco dell'accento."

"Capisco. Ora è tutto chiaro. Ci credo che mi suonava famigliare." Le disse l'agente Gallo.

"Ostia, che coincidenza!" Lo canzonò Fanucci con la classica espressione bergamasca per infastidirlo.

"Ennio, non iniziare." Disse la Ferri. Aveva assistito a quello spettacolo fin troppe volte.

"Vabbene." Disse questo con un'intonazione volutamente bambinesca che stonava decisamente con il fatto che era un uomo alto quasi due metri.

"In quanto secondo in comando dovresti cercare di mantenere l'ordine, non fomentare le liti."

"Ok, non sarò organizzato e preciso come te, ma questo mi pare un poco eccessivo. E comunque vedrai che prima o poi potrai gestire una squadra come vorrai te." Il sergente Fanucci diede un'occhiata divertita al tenente Demichelis.

"Oh, vedi di non gufarmela." Commentò questo.

"No grazie, mi trovo bene qui dove sono." Riprese Sara.

"Anche io." Ammise Fanucci.

"Lo prenderò come un complimento." Disse nuovamente il tenente.

"E fai bene capo." Aggiunse l'agente Pavese da dietro.

"A proposito." Riprese il tenente. "Anzi, no, non centra assolutamente nulla. Avete fatto fare quella revisione alle motoslitte? Sapete, per tutta la questione dello 'strano rumore che prima non facevano'."

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi intervenne l'agente Piazza. "Sì signore, ho fatto richiesta ai ragazzi del garage all'Area-33."

"Oh, meno male. Meno di due anni che sei nella squadra e ti sei già reso più utile di tutti questi altri pelandroni." Rispose scherzosamente Demichelis. Al commento seguirono le risate di buona parte della squadra.

Effettivamente Eric Piazza era il più giovane e meno esperto all'interno del gruppo. E in effetti ne aveva anche l'aspetto, col viso giovane e ben rasato. Cinzia, ovvero la dottoressa Lombardi, dovette ammettere che era anche molto carino, ma avrebbe tenuto il commento per sè.

Proprio in quel momento si sentì un flebile rumore. Come una specie di rantolio. La giovane scienziata nemmeno se ne accorse, ma gli agenti si erano tutti girati nella stessa direzione e avevano alzato le armi.

Senza fiatare Demichelis indicò ai compagni di avanzare nella direzione del suono, che pareva provenire da poco a destra del sentiero che stavano percorrendo. Cercando di non far rumore si avvicinarono, spostarono un paio di cespugli quando la videro. Una giovane donna accasciata contro un albero. Questa li guardò e sussurrò qualcosa.

Era messa male, aveva una fasciatura d'emergenza alla gamba, doveva aver strappato un qualche abito per farla. Aveva inoltre gli occhi lucidi, come se avesse la febbre. Gallo, il medico della squadra, le si avvicinò con cautela.

Era in forte stato di agitazione, era fondamentale che l'agente non le provocasse un attacco di panico. "Hey, tranquilla, siamo qui per aiutarti." Molto probabilmente detto da un uomo con un giubbotto antiproiettile addosso e un fucile a tracolla non dovette sembrare molto convincente, perchè la ragazza lo guardò diffidente. Però era anche abbastanza lucida da capire che non avrebbe potuto fare molto.

"Sono un medico. Lascia che ti controlli la gamba."

"Va bene." Disse lei; la voce ancora titubante.

"Vedrai che andrà tutto bene. Da quanto sei qui fuori?"

"Da ieri pomeriggio… non ho potuto camminare a causa della gamba. ho… ho cercato di muovermi verso valle, ma non ho potuto fare altro che strisciare per qualche decina di metri." Grugnì di dolore.

Gallo finse di essere sorpreso, sperando di aiutare a tranquillizzarla. "Qualche decina? Nelle tue condizioni? Mica è roba da poco!" Lo sguardo di lei rese chiaro che non aveva bevuto il bluff.

"Okay, scusa." Continuò lui, mentre cercava una benda per sostituire quella messa da lei. "Dammi un attimo e vedrai che la mettiamo a posto quella gamba… ma dimmi. Come sei finita in questa situazione?"

Lei fece una smorfia di dolore, non solo fisico. "Non so se sia il caso di raccontralo… ma siete dei militari, no? Potreste aiutarmi a ritrovare mio fratello. Lo ha preso!"

"Chi?"

"La bestia… non era una bestia normale, camminava come una persona. So che sembra strano a dirlo, ma vi assicuro che è la verità!"

"Tranquilla, ti crediamo. In effetti siamo qui per questo. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni che sembrerebbero corrispondere." Intervenne Demichelis. Avrebbe dovuto farle delle domande, ma notò che era impallidita. "Gallo. È bianca come un lenzuolo, come sta?"

"Ha perso molto sangue, e se ha passato qui fuori la notte come dice deve aver anche sofferto molto il freddo. Mi stupisce che non sia morta d'ipotermia, è pieno inverno e non ha con sè vestiti molto pesanti. Inoltre deve aver vissuto un'esperienza traumatica." Il medico non riuscì a evitare di lanciarle un'occhiata compassionevole.

"Capito, cosa consigli di fare?"

"Dobbiamo portarla in un posto caldo. Prima deve riposarsi, poi le potrai fare le tutte le domande che vuoi."

"Rischia di non farcela?" Demichelis non avrebbe voluto parlare così davanti a lei, ma doveva saperlo.

"A mio parere non dovrebbe avere grossi problemi se riusciamo a portarla in un posto caldo."

Demichelis doveva fare una scelta. Raggiungere al più presto uno spiazzo dove far arrivare l'elicottero per prelevarli, interrogare la ragazza con calma all'Area-33 e tornare nei giorni seguenti, rischiando però la salute della giovane e perdendo del tempo prezioso, oppure portarla in un riparo nelle vicinanze, cercare di aiutarla, farle le domande in serata e contattare l'Area-33 per farsi mandare una squadra medica che potesse portarla via in sicurezza. In questo modo la mattina sarebbero già stati sul posto per riprendere subito la caccia. Bisognava anche tenere in conto che mancavano poche ore al tramonto e che con loro avevano anche una scienziata che non era abituata a compiere sforzi prolungati.

Ormai da due anni prendere questo genere di decisioni era diventato il suo pane quotidiano. "Ok, ci dirigeremo verso dei ruderi qui vicino. Sono abbastanza integri, dovremmo riuscire ad accendere un fuoco e passare tranquillamente la notte. Tuttavia l'elicottero non può avvicinarsi a causa della boscaglia e dei pendii ripidi tutt'intorno. Chiamerò l'Area-33 perchè mandi una squadra medica attrezzata per prelevare la nostra nuova amica al più presto."

"Ricevuto." Rispose Gallo. "Giuseppe, Eric, venite qui. Dobbiamo trasportarla senza farle muovere troppo la gamba. Passatemi anche dell'acqua, deve bere al più presto." Si girò verso di lei e le sorrise. "Tranquilla, andrà tutto bene."

Per la prima volta sorrise anche lei. "Grazie."

Sara Ferri osservò gli altri prepararsi al trasporto. Si sentiva a disagio. Si sentiva osservata. Si guardò attorno, ma non vide nulla. Diede una scrollata di spalle e si mise in marcia assieme agli altri.

Forse avrebbe dovuto guardare meglio.


Il trasporto della ragazza ferita aveva necessitato molta più cura e tempo di quanto avrebbero sperato. Arrivarono ai ruderi che era ormai il tramonto. Mentre il sole spariva piano dietro un colle l'aria si riempi di riflessi rosei ed arancioni, assumendo l'aspetto magico che lasciava sempre a bocca aperta chi non vi era abituato.

Il tenente Demichelis adorava questi momenti. Gli ricordavano il perché avesse iniziato ad andare in montagna con suo padre, e il perché avesse accettato di renderla parte del suo lavoro.

"Tenente, è ora." Lo chiamò Gallo dall'entrata della meglio conservata tra le strutture. Roberto gli fece cenno di aver capito. Era passato più volte in mezzo a queste case diroccate in vita sua, ma non si era mai veramente chiesto chi vi avesse abitato e cosa gli fosse successo. Beh, un quesito da porsi la prossima volta.

Entrato nella casa notò subito con piacere che la ragazza aveva un aspetto visibilmente migliore. In meno di un'ora era stata medicata al meglio di quanto Gallo potesse fare con il suo kit da campo e tutti i membri della squadra avevano contribuito volentieri a rifocillarla con parte delle proprie razioni. Ora stava bevendo qualcosa da un thermos davanti al fuoco che avevano acceso.

"Ciao, stai meglio?" Intervenne Demichelis.

"Oh, sì, abbastanza. Mi hanno detto che deve farmi delle domande."

"Si, è vero, ma per favore dammi del tu. Per iniziare, chi sei, perché eri da queste parti e cosa ti è successo?"

"Mi chiamo, Anna… Anna Martini… ero venuta a fare un'escursione con mio fratello Marco, nulla di serio, non avevamo nemmeno attrezzatura da arrampicata."

"Siete in vacanza da queste parti?"

"No, abitiamo in un paese giù in provincia, siamo venuti a passare una giornata in montagna."

"Capito. Prego, continua."

"Ok… ieri pomeriggio, mentre stavamo tornando verso valle, siamo stati… non so come dire, sono sicura di quel che ho visto, ma…"

"Tranquilla, non ti prenderemo per pazza." Interruppe Gallo.

Lei lo guardò un attimo, poi riprese a parlare. "Siamo stati attaccati da una creatura. Non l'ho vista bene, è successo tutto così in fretta… È stato orribile."

"Avevi detto che ha preso tuo fratello, se non erro." Disse Demichelis per incoraggiarla a continuare.

"Si! Cioè… credo. La creatura l'ha colpito, poi mi ha preso per una gamba e mi ha lanciato contro un albero, procurandomi quella ferita. Quando mi sono alzata non c'erano più, né la creatura, né mio fratello. Deve averlo preso! Non mi avrebbe mai lasciata sola…"

"Mi dispiace. Faremo tutto il possibile per aiutarti, però devi dirmi di più su questa creatura."

Anna prese un bel respiro. "Come ho detto, era enorme e pelosa. Non ho visto molto altro, ma da come si è mossa mi è sembrato che camminasse con postura eretta. Mi dispiace davvero, non so dirvi altro."

"Tranquilla, raramente abbiamo tutte le informazioni che vorremmo sul nostro bersaglio."

"Bersaglio? Intendi dire che siete qui per dargli la caccia?"

Demichelis fu un attimo restio sul condividere informazioni, ma la ragazza era già coinvolta pesantemente, sarebbe cambiato ben poco. "Esatto, ci sono state molte sparizioni in zona recentemente. Abbiamo pensato che ci fosse qualcosa di strano. Tu ce ne hai dato la conferma."

"Ma voi chi siete? Lavorate per l'esercito o cosa?"

"Mi spiace, ma non posso scendere nei dettagli."

"Quindi ora cosa succederà?"

"Innanzitutto, passeremo qui la notte, così avrai tempo di riposarti. Domattina ti porteremo fino ad una radura adatta all'atterraggio dell'elicottero. I nostri colleghi ti porteranno in una struttura medica dove potranno curarti al meglio."

"Capisco. Vi devo ringraziare. Mi avete salvato la vita."

"Anche quello fa parte del lavoro, ma è stato un piacere. Ora scusami ma devo raggiungere Pavese qui fuori per il primo turno di guardia. Ci vediamo domattina."

"A domani."

A quel punto il tenente uscì dal rudere in cui si trovavano. Il sergente Fanucci tirò fuori dallo zaino un mazzo di carte e fece cenno agli altri di avvicinarsi. La Ferri e Piazza lo raggiunsero mentre la dottoressa Lombardi decise di infilarsi subito nel suo sacco a pelo. La giornata l'aveva davvero stancata. Gallo invece si avvicinò alla loro ospite.

"Scusa il disturbo, ma prima di lasciarti dormire vorrei ricontrollare che le bende non debbano essere cambiate."

"Certo fai pure… grazie."

Gallo sorrise. "Non serve ringraziare, fa-"

"Fa parte del vostro lavoro, si, l'avete detto."

"In particolare del mio in quanto medico."

"Te lo concedo, ma non bisogna darle per scontate certe cose."

"Forse, in ogni caso sono felice che tu stia bene."

Il sorriso della ragazza si spense. "Spero di poter dire presto lo stesso di mio fratello."

"Vedrai che lo troveremo." Non ci credeva davvero, ma cercò di non darlo a vedere. Suo fratello era probabilmente morto. C'era un motivo se non si era trovato nessun testimone degli attacchi, prima di allora. Sperava di non dover essere lui a dare la notizia a quella povera ragazza.


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