Apprendere

Kalefheit per un mercante era come un'oasi, il nome significa Cuore di Kalef. Tra i mercanti aleggiavano fiabe di ricchi stolti che acquistavano ciarpame per dieci volte il suo valore e di poveri, che passavano dalla fame alla lussuosa pensione nel arco di un giorno.

Pertanto, due uomini cavalcavano nel deserto diretti a est, uno in cavallo e uno in cammello, nella speranza di ritrovarsi avvolti in sete colorate terminata la traversata. Mancavano ancora te giorni di viaggio ed un solo villaggio , Mideia, tra loro e la città, quando i due scoprirono due uomini morti con il volto a terra. Le scorte di entrambi erano state evidentemente razziate e la sabbia circostante era annerita dal sangue asciugatosi.

“Un seguace di York ha avuto fortuna!” Disse un uomo all'altro con un forte accento.

“No. Vi è ancora molto da saccheggiare. L'uomo che li ha uccisi gli ha rubato l'acqua, forse perfino i cavalli. Ma osserva il suo fagotto.” Mentre il primo uomo, Kerrek, era scarno e esile con forme aguzze, il secondo era imponente e tarchiato. Di nome faceva Goreth.

Riversarono il contenuto del fagotto sul suolo e lo scoprirono ricolmo di artefatti. A Kerrek si illuminarono gli occhi, in quanto vedeva denaro dove Goreth vedeva meraviglia. Tra i contenuti vi era un semplice cambio di vestiti (che Kerrek aggiunse al suo vestiario), una tazza da caffè in metallo logoro impressa con le lettere della lingua antica (‘ITT Industries — Bell & Goss- il secondo nome era reso illeggibile dalla ruggine), una pipa lucidata a punto (nella tazza vi era infilata una busta di tabacco, ma nessuno dei due ne riconosceva l'utilità, perciò la scartarono) ed un libro verde.

“Hmm… Cosa offrirebbe un uomo di Kalefheit per una reliquia del mondo antico?" Gli occhi di Kerrek si spalancarono dall'eccitazione.

“Cibo, acqua, la fortuna e la figlia?” Goreth terminò la battuta. I due risero e si diedro un forte abbraccio.

Kerrek esaminò la pipa, nel mentre che Goreth apriva il libro. Osservò la pagina e scrutò l'unica frase che vi era. Scorse la pagina fino alla fine e poi fece retrofront, scoprendo vuote le altre pagine. Corrugò il cipiglio e tornò all'unica pagina su cui erano scritte parole, rimembrando quanto non aveva più utilizzato sin dall'infanzia. Lesse ad alta voce.

“Che cosa significa, Goreth?” Kerrek, come molti, non sapeva leggere.

Goreth si imbronciò e scosse la testa. “Non lo so. Ma dobbiamo proseguire, amico. Possiamo arrivare a Mideia prima del tramonto.”

I due appesero quanto trovato alle cavalcature e si rimisero in marcia con passo fulmineo. Il cibo era terminato e Kerrek confidava di trovarne prima di doversi accampare. Uno era di fronte all'altro di tre spanne e questi sognava un pasto. Se si fosse voltato, avrebbe forse chiesto a Goreth cosa gli passasse per la testa. A chiunque non lo conoscesse, egli sarebbe parso turbato. Ma quell'uomo di rado manifestava altre emozioni e francamente, egli era piuttosto avvolto nei pensieri.

Il libro non era un tomo e non era in alcuna maniera pesante. Ma avrebbe potuto aprirlo ad ogni pagina eppure l'aveva aperto proprio all'unica pagina che non fosse vuota. Che coincidenza bizzarra…

Prima che Goreth potesse pensarvici oltre, cadde dal cavallo e morì.

Kerrek, per quanto irritato, si concesse una risata subito dopo, ricordandosi che lui avrebbe ucciso Goreth comunque, in modo da non dover dividere i profitti. Aveva pianificato di farlo nel corso di due notti, durante i riposi nel tragitto tra Mideia e Kalefheit. Ciò gli era egualmente beneficioso, in quanto ora la sua unica preoccupazione era legare il cavallo di Goreth al suo cammello.

Non si accorse però — e come avrebbe potuto? — che se Goreth fosse vissuto un altro giorno ed un'altra notte, egli sarebbe diventato più ricco di quanto i due avrebbero mai potuto sperare.

Ma invece si diresse a Mideia.


Kerrek non volle fare affari in quel villaggio. Era povero e nessuno lì aveva grande bisogno di reliquie. E anche mettendo che qualcuno avrebbe voluto comprare da lui, un abitante di Kalefheit avrebbe offerto il doppio dell'ammontare. Ma necessitava di cibo. O piuttosto, voleva del cibo, e si accorse che comprarne a Mideia gli fosse più conveniente che a Kalefheit. Almeno finché non avesse messo su un gruzzolo.

Così decise di vendere uno degli artefatti che aveva trovato con Goreth. Non avrebbe accettato meno di quanto sarebbe voluto per comprare uno dei polli che aveva visto addentrandosi nel villaggio, poi avrebbe mangiato, dormito, cavalcato e si sarebbe arricchito.

Sedendosi sul velo che aveva disteso, annunciò ad alta voce. “Reliquie! RELIQUIE! Amici miei, non avete ancora visto gli utensili di un re? Posate dunque gli occhi su tali oggetti leggendari!”

Nel mentre che mostrava la pipa ad un anziano (“Per cos'altro potrebbe essere, amico? Per allattare orfani in fasce! Occorre versare il latte di una capra a scelta nell'apertura e lasciare che il piccolo beva dalla punt…”), una ragazzina, di otto anni al massimo, osservò la merce meravigliata. L'anziano si allontanò scuotendo la testa. Kerrek si accigliò e si voltò verso la ragazza.

“Cosa cerca, signorina?” La sua voce era ricolma di acido sarcasmo, che spinse indietro la ragazzina.

“La mia mamma mia ha detto di prendere un pollo da mangiare per stasera. Mi ha dato questo.” La piccolina mostrò una moneta. I suoi contorni erano piatti ma irregolari.

A Kerrek si accesero gli occhi al pensare dell'oro degli stolti che aveva di fronte e ringraziò York per la stolta di fronte a lui. “Bene signorina, di certo a tua madre non dispiacerà se dai un'occhiata veloce.” Il tono era passato dall'aspro al paternale, quasi animato e gioioso. “Osserva le meraviglie di fronte a te e dimmi quale attira la tua attenzione.”

Afferrò il libro. Strana bimba. "Ah, il tomo dell'incantatore! Vedo che hai buon occhio." Lei aprì il libro e fu sorpresa.

“Mia nonna mi ha fatto vedere queste lettere!”

“No!”

“Sì! Me le ha mostrate prima che morisse. So che suono fanno!”

Che inutilità. “Sarà il destino, signorina! Senza dubbio tua nonna ha voluto che prendessi il libro, lo avrà mandato lei!”

“Davvero?” “Certamente! Portalo alla tua famiglia, mostragli cosa hai trovato. Vale molto di più che un vecchio pollastro. Questa è magia.” La ragazza inspirò dall'eccitazione.

“Ma, ho solo-” Si interruppe e posò gli occhi sulla moneta. Gli occhi le si spalancarono. Kerrek si poggiò su un ginocchio per averla al livello degli occhi. “No, signorina, non posso ostacolare il destino! Ecco, prendi il libro. Mi accontenterò della moneta, per quanto il Tomo dell'Incantatore valga il suo peso in argento!Stupida ragazzina. “Buona fortuna, buona fortuna. Torna a casa, avanti, di certo la tua famiglia ti ricoprirà di lodi per la magia che hai portato nelle loro vite!” La ragazzina cominciò a galoppare con un enorme sorriso in volto, per poi tornare verso il mercante.

“Cos-“ Avvolse le braccia attorno alla sua cintola per abbracciarlo, per poi tornare a galoppare tenendosi il libro stretto al petto.

“Stupida.” Kerrek arrotolò il velo e lo legò al suo cavallo. Vece saltare in aria la moneta, la afferrò e si diresse verso il pollaio.


“Stupida!” Le urlò sua madre. La voce riecheggiò in tutta la capanna. “Stupida, stupida, STUPIDA!” Colpì la ragazza in viso. “NON POSSIAMO MANGIARE UN LIBRO!”

“Ma i libro è-“ “MAGICO?” Le diede un altro schiaffo. “NON C'È NESSUNA MAGIA, SIA MALEDETTO ABIRT, STUPIDA, INUTILE BAMBINA!” Afferrò il libro e lo gettò fuori dalla porta.

“DORMI FUORI! VEDI SE IL LIBRO TI TIENE IN VITA!”

La ragazza sgusciò fuori dalla porta in lacrime. Trovò il libro per terra e lo fissò, prima di colpirlo più forte che poté con il suo pugno. Altri del villaggio la guardarono dalle loro capanne. Continuò a piangere ancora per un po'. Passarono alcuni minuti prima che si calmasse abbastanza da aprire il libro. Alla luce del tramonto, disse ad alta voce le lettere che sua nonna le aveva insegnato più di un anno fa. Ma vi era scritto poco, e quel poco era decisamente non magico. Dopo di ché, su travolta da un nuova emozione e si addormentò in lacrime —


— per poi svegliarsi nel luogo più incantevole che potesse immaginare.

Era una landa meravigliosa, con un paesaggio vivido do alberi e valli e montagne all'orrizonte. Degli uccelli dei colori dell'arcobaleno le volarono sopra nel mentre che osservava gli animali cosparsi per la valle di fronte a lei. Guardò verso l'alto e vide più stelle che mai, nonostante fosse ancora giorno e vi fossero ben due soli.

“Scusami, signorina.”

Si volto è fu sorpresa dall'uomo di fronte a lei.

Era alto, quasi il doppio di lei, e molto più vecchio. La sua barba era lunga ma ordinata e gli pendeva sul petto con un colore bianco acceso. I suoi capelli erano dello stesso colore, come lo erano le sopracciglia, le quali erano folte e puntavano verso l'alto. La sua voce era soffice e profonda, ma amichevole e dal tono davvero calmo. Anche il volto era amichevole per quante rughe e screpolature vi fossero attorno al suo sorriso.

Ma ancora più straordinario era il suo mantello. Era di un verde brillante e ondeggiava mostrando varie sfumature, da uno smeraldo acceso che quasi sembrava ossidiana ad un verde oliva ed ogni altra tonalità. La ragazza era stupefatta.

“Ma salve.”

“Sei- sei l'incantatore?” Balbettava e per quanto lui sembrasse amichevole, lei non sapeva come comportarsi. Ma sorrise e si sentì subito meglio.

“Credo proprio di esserlo… Posso chiederti chi tu sia?”

“Aleia.”

“Che nome adorabile… Aleia. Allora, Aleia, sai dove ti trovi?” La ragazza si guardò attorno. Non aveva mai visto questi animali prima d'ora, tanto meno una veduta tanto bella.

“Sono in Paradiso?”

“Ha!” La risata del vecchio era vigorosa, profonda e per nulla beffarda. Quasi come quella di un giovane.

“No, mia cara, non ti trovi in Paradiso. Sei fin troppo giovane per visitare l'aldilà. Quello è un posto per gente vecchia come me. Sei dentro al libro che hai trovato, Aleia.”

“Il libro…”

“Il libro. Mi faccio chiamare il Custode del Libro, ma puoi chiamarmi come gradisci. E in questo caso, presumo, che "incantatore" mi calzi.”

“Nel libro c'erano delle parole.”

“Sai leggere, Aleia?”

“Mia nonna mi ha mostrato le lettere, ma so solo alcuni dei suoni che fanno. Non leggo tanto bene.”

“Saresti tanto gentile da parlarmi, Aleia? Non ho compagnia da molto tempo e adorerei parlare con una giovane come te.”

Allora percorsero le fantastiche foreste e valli mentre il Custode del Libro rispondeva alle domande di Aleia. Aveva trovato un libro magico e questo pensiero la emozionava.

Era magico!”

“Proprio così. Vedi Aleia, quando ricevevo ancora visite, erano tempi molto diversi, la gente aveva tutto ciò di cui aveva bisogno e sapeva tutto ciò che poteva sapere.”

“Il Mondo Antico?”

“Esatto. Ma è da molto tempo che non ho visitatori e sono tanto lieto che tu sia arrivata. Mi chiedo cosa sia accaduto all'altro uomo, non si è ancora fatto vivo… Ah vabbè. Arriverà pure lui prima o poi. Quel che voglio chiederti Aleia, è se pensi di fare ritorno.”

“Oh, sì, Custode del Libro. Questo luogo è meraviglioso!" Lui sorrise lieto.

“Ma devi promettermi una cosa, Aleia.” La sia espressione mutò. “Feci uno sbaglio nel Mondo Antico e non lascerò che accada mai più… Devi promettermi che continuerai ad essere felice nel tuo mondo. Potrai visitare quanto tu voglia e di fatto spero che tu lo faccia. Ma devi ricordarti di questa promessa e vivere nel tuo mondo quanto nel mio.” Aleia annuì sorridente. “Bene.” Il Custode del Libro tornò a sorridere.

“Custode del Libro?”

“Sì, piccolina?”

“Cosa significavano le parole? Non le conosco tanto bene.”

“Erano, ‘È Nato Un Eroe’. Quanto ne sai delle lettere che tua nonna ti ha mostrato?”

“Non molto Custode del Libro. Anche lei ne sapeva poco.” Il sorriso scomparve e l'incantatore sembrò interrogarsi.

“Credo che possiamo cominciare da qui. Aleia, lascerai che io ti insegni a leggere?”

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