La Tela Del Ragno
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Una nostra squadra di agenti è recentemente riuscita a localizzare una sede attiva del Consiglio Fascista dell'Occulto. L'attacco inizierà il prima possibile.

In fondo al lungo e buio corridoio, la porta blindata si aprì.

Prima, però, degli agenti della SIR-II entreranno nella struttura, sotto copertura, per recuperare alcuni oggetti importanti studiati del CFO.

Un uomo, armato di fucile e vestito con un giubbotto antiproiettile, iniziò a percorrere il corridoio.

Quello di cui si occuperà lei, Nibbio, è un contenitore con alcuni campioni di un'arma biologica al momento sconosciuta. Per questo ci serve averla intatta e studiarla. Si chiama "Aracne".

L'uomo percorse il corridoio fino alla fine, poi estrasse una carta magnetica dalla tasca.

La zona del laboratorio sembra non essere molto sorvegliata; per questo ci andrà da solo.

Inserì la carta in un lettore. La porta blindata si aprì.

Buona fortuna.

L'uomo avvicinò alla bocca il microfono degli auricolari.

— Sono entrato. — Disse.

— Eccellente, Nibbio. — Rispose l'agente Duca della Fondazione SCP.

Nibbio si diresse verso l'armadio dove erano tenute le tute contro il rischio biologico. Ne prese una a caso e la indossò rapidamente. Intanto, un ricercatore si stava vestendo.

— Buonasera. — Lo salutò Nibbio, per non apparire scortese. L'altro però non ricambiò il saluto, ma si mise lo zaino in spalla e uscì.

Poi si avviò verso la porta che conduceva al laboratorio ed entrò nel tunnel di decontaminazione. Una voce robotica annunciò l'inizio del lavaggio chimico. Dopo trenta secondi, la porta all'estremità opposta del corridoio si aprì, e Nibbio si trovò nel cuore del laboratorio.

— Sono arrivato. Ora cerco il pacco. —

Quello che doveva trovare era un cilindro contenente numerose fiale di un veleno anomalo, Aracne. Sapeva esattamente dove si trovava, grazie alle riprese delle telecamere recuperate dagli hacker della Fondazione. Aprì il frigorifero 9 e ne estrasse il contenuto. Era il contenitore cilindrico che cercava.

Lo aprì per controllarlo, e scoprì che era vuoto.

— Il contenitore… è vuoto. —

— Controlla negli altri frigoriferi. —

Aprì tutti i frigoriferi, uno alla volta, e nessuno conteneva quello che cercava.

— Non c'è. —

— Come non c'è? Controlla meglio. —

Non c'è. Controlla se dalle riprese risulta che l'abbiano spostato —

— …sì, un momento. — Duca controllò velocemente le riprese del laboratorio. — Il pacco è stato prelevato pochi minuti fa. —

— È quello che ho visto svestirsi appena prima di entrare. — Rispose Nibbio mentre tornava nel tunnel di decontaminazione. — L'ho visto in faccia, possiamo ancora trovarlo. Cercalo con le telecamere. —

— Non so quanto riuscirò a restare oltre alle loro difese informatiche prima che venga cacciato fuori dal sistema. —

— E tu cercalo finché puoi. —

Nibbio uscì di corsa dal tunnel, si tolse la tuta di dosso senza metterla a posto e si lanciò di corsa fuori dalla stanza. Percorse tutto il corridoio che separava il laboratorio dal resto del sito ed entrò in un corridoio abbastanza trafficato.

— C'è troppa gente, e ormai l'uomo col pacco sarà lontanissimo. —

— Aspetta, forse l'ho trovato. —

— Dove devo andare? —

— Non so se è lui, dammi un attimo. —

— Non abbiamo un attimo. —

Duca ignorò la fretta di Nibbio e continuò a osservare le riprese.

— È lui. Vai nel corridoio a sinistra. —

Nibbio si lanciò verso sinistra attraverso il gruppo di persone, correndo verso la meta.

— Come non detto, sono stato cacciato dalla rete della loro base. Adesso non c'è più nessuno a guardarti dall'alto. —

— Dov'era l'uomo l'ultima volta che hai guardato? —

— Era nel corridoio degli uffici. Non è troppo distante dall'uscita. —

Nibbio, che prima della missione aveva imparato a memoria la pianta dell'edificio, identificò mentalmente il luogo. Ci arrivò in meno di un minuto.

— Bene, ora siamo alla cieca, Nibbio. Idee? —

— Ho l'impressione che possa essere uscito da quella grande porta sulla strada che si trova alla fine del corridoio. —

— …ah. — Rispose Duca, leggermente imbarazzato.

Nibbio uscì dal sito, che era costruito all'interno di un grande capannone abbandonato nella periferia di una cittadina del Piemonte. Percorse il viottolo di ghiaia che raggiungeva l'ingresso dell'edificio e arrivò su una strada piuttosto trafficata. Pochi metri più avanti, alla fermata del bus c'era l'uomo con lo zaino. Il fondo di questo era deformato da quello che aveva tutta l'aria di essere un oggetto cilindrico piuttosto pesante.

— È qui. La fermata dell'autobus. —

— E l'uomo con… —

— È qui. —

Duca capì che Nibbio non poteva parlare liberamente, essendo vicino all'uomo con Aracne, che avrebbe potuto sentirlo.

— C'è molta gente. E sta arrivando l'autobus per la stazione dei treni. —

— Fai attenzione all'uomo. —

L'autobus si fermò. Nibbio osservò con attenzione l'uomo e, quando lo vide salire, fece lo stesso. Poco dopo le porte si chiusero.

— Sono salito. —

— Lui c'è? —

— Si. —

L'autobus proseguì fino alla fermata successiva. Quando si fermò, l'uomo si alzò e scese: si era accorto di essere seguito. Nibbio uscì dall'autobus, mentre l'inseguito si infilò in un vicolo, nel tentativo di far perdere le tracce. Ma non fu così.

Nibbio impugnò la pistola e la puntò all'uomo, che a sua volta era armato e fece lo stesso con la sua alla fronte di Nibbio. I due si fissarono negli occhi, senza muoversi di un millimetro, con le armi puntate l'uno contro l'altro.

— E adesso cosa si fa? — Provocò Nibbio.

L'altro non rispose, ma iniziò a camminare all'indietro, sempre tenendo la canna puntata sulla fronte di Nibbio, e raggiunse un tombino sul marciapiede.

— Non muova anche solo un dito o le sparo! — Mise in guardia Nibbio.

— Allora ci vedremo all'Inferno. —

L'uomo si chinò sopra la grata del tombino ed estrasse il contenitore con Aracne dallo zaino, senza perdere Nibbio di mira.

— Che peccato. Dovevo portarlo con me, ma come si usa dire… — L'uomo tolse il tappo lasciò scivolare le provette nel pozzetto, che si frantumarono rilasciando tutto il contenuto nelle fognature.

— … o di tutti, o di nessuno. —

Nibbio restò immobile, mentre il suo nemico si rialzava in piedi.

— I miei compagni stanno per arrivare — Disse Nibbio. — Allora cosa farai? —

— Possiamo restare così a… —

L'uomo, parlando, gesticolò con la mano armata. Nibbio approfittò immediatamente dell'errore, saltò di fianco e premette il grilletto. Il suo nemico non riuscì a reagire in tempo e cadde all'indietro, morto.

Nibbio guardò nel tombino, e scoprì che tutte le provette erano rotte.

— Duca, sei ancora lì? —

— Sono sempre qui. Cosa succede? —

— L'uomo con Aracne ha distrutto tutti i campioni prima che potessi fermarlo. —

Duca rimase in silenzio qualche istante, poi commentò.

— Dannazione. Riesci a recuperare qualcosa? —

— No, è finito tutto in un tombino. Irrecuperabile. —

— Allora torna alla stazione. —


Nibbio guardò nervoso il tabellone del binario 3: l'interregionale per Bologna sarebbe arrivato fra pochi minuti. Intanto ripensava alla sua missione appena conclusa: era fallita. Doveva recuperare Aracne, che era stato preso da qualcun altro.

Chi poteva essere quell'uomo? Della Fondazione non di certo, altrimenti sarebbe stato a conoscenza della sua presenza nella struttura del CFO. Del CFO nemmeno, infatti dai registri di laboratorio recuperati risultava che Aracne avrebbe dovuto restare nel laboratorio almeno fino alla settimana successiva.

Forse si trattava di un trasferimento segreto? Improbabile, di certo non sarebbe stato mandato un uomo da solo, e di sicuro non sarebbe uscito a prendere un autobus, ma un furgone blindato con tutta l'attrezzatura per trasportare del veleno pericoloso. A questo punto, poteva essere dell'ALDA, oppure…

Nibbio venne distratto dalla voce di un uomo al telefono, dietro di lui.

— No, l'abbiamo perso. Era quasi arrivato alla stazione, ma ha trovato un… magazziniere, no?, che lo inseguiva… — L'uomo attese la risposta dall'altra parte della linea, poi riprese: — La seconda. Proprio così. —

Due parole erano sufficienti. Quel "magazziniere" non era solo un magazziniere: era uno della Fondazione, Nibbio, detto in gergo tipico dell'ALDA. Inoltre, collegò il "La seconda" all'espressione "Scappato, Morto o Catturato?" che aveva già sentito dire. Insomma, quell'uomo era più che sospetto.

Nibbio si girò e tirò un rapido sguardo all'uomo al telefono, soprattutto per analizzare le tasche e un eventuale pistola presente. Ma fu sfortunato: l'uomo stava già guardando dalla sua parte, e i loro sguardi si incrociarono.

— Esattamente. E poi… Sta arrivando il treno, ti richiamo quando sono salito. — L'uomo concluse la telefonata e si diresse a passo svelto verso il sottopassaggio. Nibbio lo seguì e, una volta scese le scale, si trovò nel corridoio sotterraneo, deserto. Estrasse rapidamente la pistola e la puntò all'uomo.

— Per lei la seconda o la terza? — domandò ironico Nibbio.

— Fondazione? —

— Non c'è bisogno che io specifichi. Lei? —

— Per il momento facciamo ALDA. —

— Ottima scelta. Vada verso l'uscita là in fondo, — Nibbio indicò con la mano non armata la fine del sottopassaggio, dietro di lui. — io la seguo. —

— Oh, che gentile. —

Dalle scale che portavano al binario 3 provenne il rumore di passi. Nibbio nascose immediatamente l'arma, mentre una famiglia di quattro persone percorse il corridoio e raggiunse l'uscita che conduceva alla stazione. L'uomo dell'ALDA approfittò della situazione e li seguì.

— Oh, no… — Disse fra sé e sé Nibbio, che iniziò subito a correre dietro all'uomo dell'ALDA.

Purtroppo, appena girò l'angolo delle scale, non vide l'uomo. Si guardò intorno, e non lo trovò.

La domanda che occupava la sua testa non era però dove fosse andato l'uomo dell'ALDA. Era sicuro di averlo già visto da qualche parte. Ma non riusciva a capire chi fosse.


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