L'Astro Nascente
voto: +15+x

Quando era entrato nella Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio, Mattia era rimasto colpito da quanta enfasi venisse data, oltre che alla preparazione fisica, anche all'aspetto psicologico; l'arma più importante per un giorgita, aveva imparato, era una "mente affilata come la lama di una spada", capace di discernere fra manifestazioni angeliche e diaboliche, oltre che fra avversari e alleati. Si era anche reso conto, tuttavia, dell'esistenza di aree grigie che sfuggivano a facili dicotomie. Se non c'era dubbio che i Sarkiti, coi loro riti efferati, e i seguaci del Dio Frantumato, coi loro idoli sacrileghi di molle e ingranaggi, fossero da bollare come eretici, dare giudizi univoci su enti come la Fondazione non era altrettanto semplice; il suo fine, proteggere l'umanità dalle anomalie, era in teoria nobile, ma contaminato da un approccio scientista e secolarizzato, che la spingeva a contenere e accumulare più che neutralizzare, senza distinzioni fra reliquie sacre e creazioni del demonio. Una visione così miope era una potenziale fonte di guai, ma le risorse del gruppo potevano alla bisogna rivelarsi utili e, in tempi moderni, i rapporti con la Confraternita oscillavano da un mutuo e freddo lasciar vivere a occasionali alleanze di comodo.

L'ultimo di questi patti risaliva a pochi mesi prima, quando la Fondazione aveva lanciato un blitz su scala globale contro la Quinta Chiesa. Trattandosi di un nemico comune, la Confraternita aveva garantito il suo appoggio e squadre composte da membri di entrambe le organizzazioni erano state dislocate per fare irruzione in luoghi sospettati di ospitare congreghe quintiste. Quello di attendere a queste operazioni era il primo incarico ufficiale di Mattia, ma la sua speranza di partecipare in prima linea nella moderna crociata contro l'eresia era stata disillusa. I neo-cavalieri venivano destinati principalmente alle retrovie ed i quintisti, nonostante l'enorme influenza della loro setta, non erano granché versati nel combattimento, il ché significava che gli scontri tendevano a terminare prima che lui avesse modo di sfoderare le armi.

L'ennesimo assalto si era concluso e Mattia, armato e bardato di tutto punto, ma privato della possibilità di dare un contributo concreto, non poteva fare a meno di sentirsi un po' ridicolo. Come tutti i confratelli indossava una veste antiproiettile con l'effige della croce e la scritta "in hoc signo vinces"; tutti meno il vescovo Cisalli naturalmente, visto che la fede era sempre stata sufficiente per fargli da scudo. Le armi in dotazione includevano, invece, pistole benedette e un'arma bianca e il capo armeria aveva insistito affinché Mattia scegliesse un'alabarda dall'asta corta: "L'alabarda è l'attributo di san Mattia, ti porterà fortuna" gli aveva detto gioviale. Beh, sì, ma perché con quella era stato decapitato quando aveva subito il martirio; questo fatto, unito alla consapevolezza che Mattia fosse il santo patrono dei macellai, aveva un nonsoché di macabro, che gli faceva guardare quell'arma con una certa apprensione.

Cisalli impartì alcuni ordini nella direzione di Mattia. "È il momento di fare la tua parte." pensò sarcastico, per poi rimproverarsi che simili sentimenti non erano degni di un cavaliere. A sua discolpa, le mansioni da recluta, come ispezionare l'area al termine di ogni blitz, gli erano ormai venute a noia. La suddetta area era, stavolta, un complesso di edifici agricoli, con una casa padronale, stalle e un fienile. Mattia volse lo sguardo ai soldati della Fondazione intenti a radunare i prigionieri, che sarebbero stati interrogati a turno da ambo le parti, come da accordi. Non l'avrebbe mai ammesso coi confratelli, ma la Quinta Chiesa era la setta che più lo inquietava; sebbene tutte le eresie andassero contrastate, di molte si poteva almeno comprendere la distorta filosofia. A parte la comune fissazione per il numero cinque, nessuna apparente logica emergeva dalle pratiche quintiste; ogni congrega aveva i propri costumi, ogni adepto i propri fini, cani sciolti responsabili della creazione di alcuni degli artefatti più stravaganti e, spesso, rivoltanti in cui la Confraternita si fosse mai imbattuta. Riservò un'occhiata carica di disgusto a quell'accozzaglia di individui improbabili, una cacofonia di tuniche variopinte che faceva male agli occhi; molti esibivano, nonostante la recente sconfitta, espressioni sognanti e stralunate, frutto dell'assunzione di chissà quale sostanza infernale.

Seguendo gli ordini, Mattia e un altro cavaliere si diressero verso il fienile, ma una breve ispezione bastò a constatare che non conteneva nulla di interessante. "Un'altra missione andata a buon fine." sospirò il confratello, che iniziò a incamminarsi verso il campo base. Mattia gli disse di voler fare un ultimo tentativo e che l'avrebbe raggiunto di lì a poco, ma la verità era che aveva solo una gran voglia di stare da solo; si sedette su una balla di fieno e lasciò libero sfogo ai suoi pensieri. Quando, da seminarista, era stato segnalato alla Confraternita dai suoi insegnanti, venendo di conseguenza a conoscenza dei giorgiti e della loro missione, aveva avuto l'impressione di essere qualcuno di importante, parte di una élite dedita alla protezione della fede; negli ultimi tempi, invece, si vedeva sempre di più come l'ultima ruota del carro. Era la sua superbia a parlare, lo sapeva, ma per quanto si ripetesse che un soldato di Dio dovesse adempiere al proprio compito con animo puro, senza egoistiche fantasie di gloria, questo non gli impediva di sentirsi irrilevante e non indispensabile.

Era sul punto di ricongiungersi con gli altri, quando il suo finissimo udito captò qualcosa: un suono attutito, una flebile melodia, appena percettibile dietro gli scricchiolii del legno e gli spifferi fra le travi. Balzò in piedi e fece alcuni passi, ma la melodia diventava sempre più debole man mano che si allontanava dal punto in cui l'aveva sorpreso; capendo all'improvviso il suo errore, scostò la balla di fieno su cui si era seduto, rivelando una botola nascosta nel pavimento polveroso. Si maledisse per quanta poca cura, accecati dallo sconforto, lui e il suo compagno avessero messo nell'ispezione di poco prima. Aprì la botola, scoprendo l'inizio di una scalinata di pietra. La scelta più logica sarebbe stata chiamare rinforzi; gli uomini di fede, tuttavia, restano pur sempre uomini, soggetti alle stesse ambizioni e tentazioni di chiunque altro, incluse… le fantasie di gloria. Senza indugiare oltre, il cavaliere iniziò la sua discesa nell'oscurità.

Salvo diversa indicazione, il contenuto di questa pagina è sotto licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 License