Crediti
Il dottor Daniel Aeslinger invidiava i suoi colleghi fuori dalla Fondazione. Loro dovevano solo fronteggiare la vita del ventunesimo secolo che erodeva la sanità mentale del genere umano: secondo lui, era già più che abbastanza con cui avere a che fare. Anche senza le anomalie che scorrazzavano per il mondo, gli umani erano bravissimi a incasinare le loro menti, senza un aiuto esterno. Cosa si otteneva, aggiungendo pure il trauma di scoprire che la realtà era una farsa? Una gatta da pelare per gli psicologi come lui.
Posò la sua valigetta nell'ufficio di riserva che gli avevano assegnato al Sito-103 e si strofinò gli occhi. Era stato sveglio per tutto il volo, il suo corpo si era rifiutato ancora una volta di recuperare tutto il sonno di cui aveva un bisogno disperato. Gli succedeva sempre quando prendeva voli lunghi, si rifiutava con testardaggine di cedere alla stanchezza. E, quando si addormentava, veniva svegliato da un colpo di tosse o da qualcuno che parlava. Lo mandava su tutte le furie, ma Daniel si rifiutava di prendere i sonniferi: teneva da parte i farmaci per quando servivano davvero.
Borbottando che aveva voglia di caffè, tornò fuori per andare a prenderlo alla macchinetta nel corridoio. Quando tornò nell'ufficio, qualcuno era seduto alla sedia dall'altro lato della scrivania. Era un quarantenne che indossava un impeccabile completo nero. Sembrava che facesse sul serio, ma non del genere di tipi che fanno sul serio che chiedevano alle signore se a volte si ritrovavano in difficoltà perché non avevano abbastanza contenitori per gli avanzi.
«Benvenuto, dottor Aeslinger»
Daniel si affrettò a posare la tazza di carta sulla scrivania e gli strinse la mano.
«La ringrazio. Lei chi è?»
«Sono il dottor Manwell Cutler e faccio parte del Comitato Etico. Ha già sentito parlare di noi?»
Il dottor Aeslinger rimase impassibile e annuì:
«Credo che tutti vi conoscano, dottor Cutler. I misteriosi burattinai della Fondazione, quelli che di fatto controllano tutto in questa organizzazione, dalle nostre procedure e linee guida alla qualità e l'intensità dell'acqua al sapore di caffè che mi sono appena versato. Per così dire»
Il dottor Cutler alzò un sopracciglio, ma Daniel non riuscì a capire se era perplesso o divertito. Magari entrambi.
«Be', di certo è un modo per definirci. Però no, non controllano tutto. In realtà, preferiamo che la Fondazione si regoli da sola il più possibile. Tuttavia, ci sono volte in cui dobbiamo affermare del controllo, come adesso»
Adesso toccò a Daniel alzare il sopracciglio, anche se pochissimo. Andò alla sua sedia e si accomodò, con fare circospetto:
«Oh? Allora adesso mi dirà il vero motivo per cui sono qui?»
Il dottor Cutler sorrise:
«Sì, è proprio quello che sto per fare. Vede, anche se è qui per fare una valutazione psichiatrica di alcuni membri del personale del Sito-103, temo che il plurale sia diventato singolare»
«Singolare?»
Il dottor Aeslinger bevve un sorso del suo caffè e sobbalzò con un gemito, appena si scottò la lingua:
«Ahi! Mi dimentico sempre che in alcuni siti il caffè delle macchinette è bollente e in altri è tiepido. Dannazione!»
Il dottor Cutler pazientò, finché Daniel non ebbe finito di lamentarsi del caffè.
«Sì. Domani arriverà il dottor Tennison: si occuperà dei membri del personale che dovevano consultarla. Lei, invece, si concentrerà su un solo individuo»
Daniel si rallegrò, perché sentiva profumo di sfida:
«Oh? Di chi si tratta? Dev'essere o un derelitto, o qualcuno di importantissimo per voi»
Il dottor Cutler si mise le mani sulle ginocchia e sorrise. Non era insolito che gli squali scoprissero i denti.
«Che definizioni appropriate, dottor Aeslinger! Magari il paziente è entrambe le cose. A prescindere, lo incontrerà fra circa tre quarti d'ora» annunciò, guardandosi l'orologio.
Daniel sospirò. Sarebbe stata una sfida, ma anche l'ennesimo cambio di programma. Non era bravo a cambiare programma; significava sforzarsi di stare all'erta, mantenendo sempre la concentrazione per farci i conti. Pure in quel momento, riusciva a percepire il suo cervello che ricalcolava in tutta fretta come sarebbe andata la giornata, come il navigatore di una macchina che cercava di riportarlo in autostrada, dopo che aveva fatto una deviazione a Weirdsville, famosa per le sue mucche a tre teste e i polli che prendevano fuoco; il dottor Aeslinger scosse la testa, tornando alla realtà. Il dottor Cutler lo stava fissando con una velata aria divertita che glielo fece subito stare antipatico. Cercando di infilare una nota di antagonismo nella sua voce, Daniel chiese:
«Dunque, posso sapere chi dovrò valutare?»
«Ma certo, dottor Aeslinger. Sono certo che è il minimo di cortesia che merita»
Ci fu un silenzio colmo di disagio. Daniel, ora infastidito sul serio, si azzardò:
«E chi è il vincitore?»
«Lo chiameremo Bill»
«Quindi non è il suo vero nome»
«È importante?»
«Lo è per me, dottor Cutler. Il nome di una persona ha un certo potere, sa?»
Il dottor Cutler rise:
«Immagino che sia così, per uno psicologo. Per ora le basti Bill, dottor Aeslinger. Si ricordi cos'è successo al gatto»
«Il gatto? Quale gatto? Mi sono perso qualcosa?»
«Così sembrerebbe. La curiosità uccise il gatto»
«Ah, il proverbio. Mi scusi, a volte questi dettagli mi sfuggono proprio»
Il dottor Cutler scosse la testa:
«Sì, a quanto pare. Be', non la tratterrò oltre. Immagino che voglia prepararsi. Troverà quasi tutte le informazioni che le servono nel messaggio che ha appena ricevuto»
«Non ho nessun nuovo…»
Il cellulare del dottor Aeslinger emise una notifica tintinnante, segno che c'era un nuovo messaggio. Il dottor Cutler fece un sorrisetto beffardo:
«In bocca al lupo, Daniel»
Si alzò e andò alla porta, ma si fermò quando il dottor Aeslinger lo richiamò:
«Sa, "dottor Cutler", se ha intenzione di fingersi uno del Comitato Etico, cerchi almeno di non sbagliare le coniugazioni»
Il dottor Cutler si voltò, perplesso:
«Come, scusi?»
«Ha detto che non "controllano" tutto, alla terza persona plurale. Non so se ho incontrato un membro del Comando O5 prima d'ora, ma le garantisco che non mi piace il vostro modo di fare»
Il dottor Cutler andò sulla difensiva:
«E cosa le fa credere che abbia a che fare coi Sovrintendenti e che non abbia solo sbagliato la voce del verbo?»
«Nessuno con lo stipendio della Fondazione potrebbe permettersi un completo di Brioni, a meno che non sia tra quelli che pagano il suddetto stipendio. La prossima volta, cerchi di mimetizzarsi meglio. Ma sarà un'impresa, narcisista com'è, vero?»
«Touché, dottor Aeslinger. Il suo spirito di osservazione è acuto come mi avevano garantito. Cerchi di farne buon uso, d'accordo? Ci farebbe un favore»
Dopo un cenno di saluto, uscì e si richiuse la porta alle spalle. Rimasto solo, il dottor Daniel Horatio Aeslinger rimpianse di non avere una maglietta pulita. Valutò anche l'opzione di assumere una dose di amnestici e trovare un posto come psicologo di paese in Alaska. Gli orsi erano senz'altro una compagnia migliore dei suoi colleghi.