«Ho parlato con Dio»: sull'esistenza degli esseri-concetti
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Buongiorno, e benvenuti. Per coloro che non mi conoscono, sono il dottor Valbeaugris, direttore del Dipartimento delle Teorie Fondamentali qui all'Aleph. Sì, probabilmente avrete già sentito parlare di me, ma non è questo il punto.

Vorrei invece chiedervi: che cos'è la vita?

E vorrei avvertire che il primo che si azzarderà a rispondere "un cancro", o qualsiasi altra stronzata nichilista di questo calibro, verrà espulso dalla sala dall'agente Prad qui presente. Un abuso di autorità, dite? Meglio prevenire che curare.

Insomma, come definiamo la vita? Ancora una volta, non cercate di rispondere alla domanda "Perché la vita?". Dite semplicemente "Perché no?", e andrà tutto bene per voi. Ma sto divagando. La vita è definita come l'esistenza di strutture materiali chiamate "esseri viventi". Fin qua, non vi insegno nulla di nuovo. Nel 1994, la NASA definì l'essere vivente come un "sistema chimico auto-mantenuto capace di seguire l'evoluzione darwiniana". Formidabile, non è vero? Per altri, la vita è "quella che pratica l'idrogenazione dell'anidride carbonica". Appassionante, no?

Benissimo.

Adesso, vi chiedo di trovare cos'hanno in comune tutte queste definizioni. E come dico sempre ai miei ricercatori, osate pensare al di fuori degli schemi precostituiti.

Niente?

Ah, sì, giovanotto? Si presenti, la prego. Incantato, dottor Capelle. Queste definizioni tengono conto solo del mondo materiale? Ah ha! Lei è assunto.

Tutte le nostre definizioni attuali sulla vita si basano su interazioni chimiche, essenzialmente materiali. Certo, è evidente: come potrebbe esistere una cosa senza un supporto materiale, per di più una cosa così complessa come la vita? Be', questo senza contare sulle scienze anomale. Abbiamo osservato l'esistenza di diverse entità immateriali dotate di coscienza, riflessione, sentimenti ed emozioni. Ho chiamato l'argomento di questa conferenza: gli esseri-concetti.

Cosa sa la Fondazione su questi esseri-concetti? Non tante cose, purtroppo. Esse sono delle entità coscienti con un grado d'intelligenza variabile, e il cui unico mezzo di comunicazione con il nostro mondo materiale è quello di piegare la realtà. Cosa sa il mio dipartimento sugli esseri-concetti? Be', neanche noi sappiamo tante cose, ma abbiamo delle teorie su di loro. Vi parlerò soltanto dell'approccio basato sulla teoria dei ponti singolari, poiché rappresenta la mia specialità. E se non sapete nulla su cosa sia un ponte singolare, … be', la mia nota su SCP-274-FR e il mio dossier di ricerca non sono stati consigliati a caso.

Insomma.

Presumo che tutti qui sappiano almeno a grandi linee il funzionamento di un cervello: sono le comunicazioni tra i neuroni attraverso le sinapsi che creano il pensiero. Tali comunicazioni si effettuano all'interno di un neurone grazie ad un potenziale di azione elettrico, mentre tra due neuroni grazie a dei neurotrasmettitori chimici. Adesso, dovreste sapere, secondo la teoria, che i ponti singolari sono onnipresenti. Ne esistono un numero incalcolabile, ripartiti in tutta la nostra realtà per mezzo di punti fissi. Tutto questo, il Trattato della Singolarità lo spiegava già nel XVIII° secolo. Ma la ricerca è progredita, e ormai possiamo affermare che i ponti singolari "comunicano" tra loro, influenzano quelli a loro vicini e, in generale, non sono sistemi isolati e indipendenti. Spero che cominciate a notare parallelismi con il cervello umano: i ponti singolari sarebbero i neuroni degli esseri immateriali. Quanto alle sinapsi, la loro forma non è ancora interamente stabilita. Attualmente, stiamo lavorando sulle minuscole variazioni di volume che i ponti singolari subiscono costantemente: sembrerebbe che ognuno di essi reagisca alle variazioni di volume dei loro vicini.

Una domanda? Sì, questo significa che ci sono esseri il cui cervello ha teoricamente le dimensioni dell'universo. Ci ritorneremo su questo punto.

Dicevo, dunque: come potrebbe un ponte singolare essere influenzato dai suoi vicini? Sembrerebbe che le nozioni della realtà propria e della realtà relativa ci siano per qualche motivo. È necessario un piccolo promemoria: secondo la nostra teoria, i ponti singolari sono vettori di anormalità. Come diavolo sarebbe? Be', per la loro stessa natura: dei punti di convergenza per tutte le realtà dell'universo. In questi punti, le leggi di differenti realtà si "mescolano" tra loro, e ne risulta quindi un'anomalia soggettiva. La realtà relativa è ciò che quantifica questa anomalia soggettiva, è la quota di realtà "estranee" trasferite dai ponti singolari in una realtà specifica. Ciò si traduce quindi in un certo valore di realtà relativa che circonda ciascun ponte singolare, ed è più o meno importante a seconda delle dimensioni del suddetto ponte singolare. Sarebbe questa «aura di anormalità» ciò che i ponti singolari vicini sarebbero in grado di individuare, e che servirebbe per fornire delle sinapsi agli esseri-concetti.

Per la maggior parte di voi, questa comunicazione tra ponti singolari è solo un fatto come molti altri. Ma per la mia squadra di ricerca, rappresenta il lavoro di molteplici vite. Questa comunicazione implica che i ponti singolari non sono dei semplici punti fissi dello spazio, ma sistemi reali governati da proprie leggi. Questo significa anche che la semplice esistenza degli esseri-concetti rafforza la teoria dei ponti singolari. Ma sto continuando a divagare.

Ritorniamo alla questione posta poc'anzi: sì, il cervello di un essere-concetto potrebbe teoricamente occupare l'intero universo – qui definito come l'insieme di tutte le realtà. Ma non è così. No, non nascondete la vostra delusione. Tutti gli esseri-concetti osservati finora non occupavano teoricamente più di cinquecento milioni di ponti singolari.

Sì, è comunque molto.

Ma, prima di parlare sull'osservarli, a cosa somigliano gli esseri-concetti? La questione è più complessa di quel che sembra, tuttavia, globalmente, vi sono due approcci riguardo la loro esistenza. Il primo approccio vuole che gli esseri-concetti nascano, come indica il loro nome, da un concetto creatosi nel cervello di un essere materiale intelligente — come gli Uomini. La propagazione di quest'idea in un grande numero di cervelli permetterebbe, da un processo prossimo ad un piegamento della realtà, la nascita di un essere-concetto, ad immagine del concetto inerte d’origine. In effetti, l'influenza dei ponti singolari sul cervello umano è sotto studio, e non è impossibile che la cosa sia reciproca. Questo processo darebbe quindi alla nascita di un essere-concetto parassita. Ma poiché la sua coscienza è basata sui ponti singolari, e questi collegano tutte le realtà dell'universo, il nostro neonato essere-concetto dovrebbe avere accesso a tutte le realtà. Questo però non è il caso, da cui il nome di essere-concetto parassita: per il momento, può solo cogliere la realtà in cui è apparso, il numero di ponti singolari che occupa non lo rende abbastanza intelligente da cogliere diverse realtà.

Sì? Sì, come un neonato vivente. Laddove i bebè umani imparano a non superare certi limiti, i giovani esseri-concetto imparano a dispiegare la loro coscienza in molteplici realtà.

A questo stadio, gli esseri-concetti sono mortali. Se il concetto sul quale viene creato sparisse totalmente, anche l'essere-concetto associato farebbe la stessa fine. A questo stadio, quindi, l'essere-concetto deve occupare più ponti singolari possibili — notate che, come SCP-225-FR, alcuni esseri-concetti preferiscono perseguire uno scopo materiale piuttosto che cercare l'immortalità, ma rimangono comunque una minoranza. E per occupare più ponti singolari, insomma, l'essere-concetto deve farsi conoscere dal maggior numero di esseri materiali intelligenti – come gli Uomini – che influenzeranno per lui i ponti singolari: diffondendo il concetto su cui è stato creato. Sì, a questo stadio, dipende dagli esseri materiali. Per questo, egli prende il controllo di un essere fisico, da cui ancora una volta il nome di essere-concetto parassita. Tutto dipende dal numero di ponti singolari che già occupa, ma gli animali più intelligenti sono raramente degli obiettivi di scelta, poiché rimangono meno influenzabili. Arrivato ad un certo numero di ponti singolari occupati, finalmente la "potenza di calcolo" di un essere-concetto aumenta drasticamente e gli permette di comprendere tutte le realtà dell'universo allo stesso tempo; ciò significa che potrebbe piegare tutte queste realtà allo stesso tempo, se ne avesse voglia.

Noi chiamiamo questo un essere-concetto fondamentale. Questi esseri-concetti non dipendono più dagli esseri materiali. Sono anche immortali, poiché presenti in tutte le realtà dell'universo. Generalmente, dimenticano molto rapidamente la loro esistenza fisica come essere-concetto parassita, per divenire qualcosa di "vaporoso", ben più adatto al loro ambiente intangibile, ma molto meno comprensibile per noi altri esseri umani.

Sebbene questo valga per entrambe le classificazioni, questi ultimi sono particolarmente differenti dall'Uomo. Infinitamente differenti, direi. La nozione del tempo per loro diventa estranea. Sappiamo che gli esseri-concetti possono provare dei sentimenti, ma non sappiamo a cosa corrispondano questi sentimenti. Gli esseri-concetti, le cui menti sono infinitamente più grandi di quelle degli Uomini, non sono socievoli, e l'idea stessa di società per loro è incomprensibile. E lo stesso vale per le istituzioni che circondano la società. Il loro individualismo è inoltre rafforzato dal fatto che ovviamente non si riproducono. Non sappiamo nemmeno come vivono i loro sensi, che ancora una volta, non hanno strettamente niente a che vedere con la vista o il tatto. L’idea stessa di spazio è a loro estranea. E questo considerato che loro sono lo spazio.

Veniamo dunque al secondo approccio. Più recente e meno sviluppato, pone gli esseri-concetti come esseri immutabili. Questi non apparirebbero attraverso concetti creati da esseri materiali, ma semplicemente esisterebbero. Entrambe le categorie sarebbero anche impermeabili, ma per comprendere pienamente questo approccio, permettetemi un ultimo promemoria della teoria dei ponti singolari. Poiché l'anormalità corrisponderebbe solo a elementi di realtà "estranee" trasposte in una realtà, e questo è un punto controverso, quest'ultimo è soggettivo. Tecnicamente, voi, me, questa sala conferenza, tutto questo è anomalo in un'altra realtà. Ciò implica che, affinché un oggetto sia oggettivamente non anomalo, dovrebbe essere trovato esattamente allo stesso modo in tutte le realtà dell'universo. Tuttavia, solo i ponti singolari soddisfano questa descrizione. Pertanto, secondo la teoria, i ponti singolari sono gli unici fondamenti non-anomali dell'universo. Per andare più lontano, si potrebbe dire che "l'Universo" non sia altro che la megastruttura dei ponti singolari, e che ciò che noi chiamiamo "realtà" non siano altro che delle declinazioni corrotte. Questo significherebbe, in base al secondo approccio, che gli esseri-concetti sono gli unici esseri non-anomali dell'universo, esseri fondamentali che sarebbero sempre esistiti, che vivono nelle fondamenta dell'Universo stesso, e che sarebbero apparsi dopo il Big Bang.

Buongiorno, crisi esistenziale. Cosa? No, niente.

Veniamo al titolo di questa conferenza. Mi scuserete per il suo aspetto clickbait, ma quanto segue vi stupirà. Sì, ho "parlato con Dio". Nietzsche aveva torto, non l'abbiamo ucciso.

Erano in corso le nostre ricerche sugli esseri-concetti fondamentali. Ne avevamo osservati diversi, ma la comunicazione si era rivelata impossibile. Persino pericoloso – ricordatevi che comunicano solo tramite le pieghe della realtà. Stavamo iniziando a disperare quando uno di loro ci trovò visibilmente da solo. Stranamente, le sue pieghe della realtà erano comprensibili. E lui poteva comprendere le nostre. Abbiamo conversato per lungo tempo con lui. Sebbene non abbia compreso appieno il concetto di tempo, ha ammesso che molti anni di comunicazione con gli umani sono stati la base per il suo discorso sorprendentemente chiaro. Poi ci ha parlato della separazione della Luna in due, del Roveto Ardente, di Mosè che separò il Mar Rosso, della Rivelazione sul Monte Sinai… Abbiamo parlato con un essere-concetto che si faceva passare per il dio delle tre grandi religioni monoteiste. Abbiamo parlato con Dio.

Vedete, alla maggior parte degli esseri-concetti fondamentali non frega nulla degli esseri materiali. Voi vi interessereste alla vita degli insetti del vostro giardino? Ecco. Se abbiamo potuto determinare almeno un punto comune tra gli esseri-concetti e gli esseri umani, è che entrambi possono provare noia. E, malgrado le mie contestazioni, un ricercatore gli ha chiesto: «Perché?».

E Dio ha risposto.

«Mi annoiavo.»

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