Introduzione all'Antimemetica
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Il Ricercatore Junior Kim lavorava alla Fondazione da sole quattro ore e si sentiva già polverizzato, come se un’incudine gli fosse stata lanciata in testa durante quel seminario introduttivo. È ora di pranzo, e ha trovato un angolino in fondo alla caffetteria in cui nessuno gli darà fastidio, dove poter buttare giù un po’ di cibo non anomalo, bere del caffè apocalitticamente forte e provare a digerire le dure lezioni di quel mattino.

Sul suo cellulare della Fondazione, Kim scorre i pochi file SCP per i quali ha una chiave d’accesso: la maggior parte devono essere delle battute, o almeno è quella l’impressione quando li si legge. Battute molto brutte, da humour nero, che fanno accapponare la pelle.

Kim è uno degli undici Ricercatori appena reclutati, e gli altri dieci siedono insieme ad un tavolo, parlottando animatamente. Ci sono anche un paio di istruttori, qui e lì, che addentano il proprio sandwich. Oltre queste persone, la caffetteria – abbastanza spaziosa da poter accogliere duecento o più persone – è deserta, cosa che Kim trova abbastanza strana. Il Sito 41 è un enorme complesso di tre edifici sotterranei dal considerevole volume, sepolto sotto le foreste del Colorado centrale. Quindi dove sono tutti quanti?

Un uomo dall’abito grigio entra nella caffetteria, incrocia lo sguardo di Kim e si incammina slanciato verso di lui. Il completo dell’uomo è impeccabile: oltre l’abito, il ferma-cravatta e un orologio in platino grosso come un mattone lo rendono profondamente fuori luogo. Al Sito 41 si fa perlopiù lavoro sul personale: allenamento, educazione al lavoro, ricerca, sviluppo, analisi, e persino il contenimento di pochi SCP Safe. Degli amministratori delegati non dovrebbero neanche trovarsi qui. Chi è, dunque? Un burocrate sperduto in cerca dell’eliporto? O un ricercatore o istruttore che si veste come se fosse al lavoro che vorrebbe, piuttosto di quello che ha davvero?

“Tosto come primo giorno, eh?” dice l’uomo, porgendo la mano. “Alastair Grey. Con la E.”

“Kim”, dice Kim. “Paul Kim.”

“Felice di conoscerti. Di dov’è il tuo accento, se posso chiedere?”

Kim esita un attimo. “New York”, dice. “Sono di New York. Lei è mica il direttore del sito?”

“Mi sembri teso.”

“Beh, immagino sia normale, non trova?” chiede Kim. “Sa com’è la prima introduzione a questo mondo, come un’atomica sul proprio ego. Quasi tutto quello che credevo di sapere del mondo si è rivelato falso: salta fuori che ho passato la mia intera vita adulta ‘protetto’ da nozioni ‘pericolose’, come se il mondo esterno fosse… una piscina di palline per bambini. Uscirne è stato… umiliante, prima di tutto. Inoltre…” Si ferma di nuovo. “Ehi, ma quindi cos’è che fa qui, lei? Non ha risposto alla mia domanda, prima.”

“Tu non hai risposto alla mia”, dice Grey.

“Sì che l’ho fatto”, dice Kim. “Vengo da—”

E si ferma, il proprio flusso di pensiero che finisce nel nulla, scomparendo in aria. La risposta alla domanda di Grey è sulla punta della lingua, ma proprio non riesce a farsela uscire di bocca. “Strano”, dice, scuotendo la testa.

A questo punto, nota che Grey non ha indosso il proprio badge. Potrebbe sicuramente essere un errore involontario, seppure estremamente serio. Eppure per arrivare ad essere degli amministratori bisogna sicuramente essere estremamenti scrupolosi in tutto, no?

“Chi è lei?” chiede ancora una volta Kim.

“La storia della tua vita è stata davvero intrigante.”

“Cosa?”

“Parlavi quattro lingue”, gli dice Grey. “Ora solo una, e presto nessuna. Un intelletto troppo acuto per specializzarsi, educato con una fusione di biochimica e letteratura comparativa; sentivi che saresti morto se non avessi trovato concetti più strani e bizzarri da infilarti in testa. Sei stato in tutto il mondo, affamato di conoscenza, e ogni paese in cui sei mai stato era come un nuovo mondo alieno. Hai anche giocherellato con nozioni di antropologia, ma c’è troppo mondo per poter essere esplorato appieno da una sola razza umana, figurarsi un solo essere umano. C’è troppa razza umana. Dovremmo diminuirne un po’ le fila.”

Kim annuisce. “Potrebbe scusarmi un attimo?” Si alza e si affretta verso il tavolo in cui siede l’istruttrice conosciuta quella mattinata. Avvicinandosi, Kim avverte una crescente sensazione elettrica. Prova ad afferrarle la spalla e scuoterla, e riesci a muoverla un po’, ma è come nuotare nella melassa. “Ehi! C’è un problema, un intruso, credo persino che sia un SCP. Dottoressa, mi guardi! Ehi!” Nessuna reazione. Kim continua a scuotere lei, poi prova con gli altri nuovi arrivati, ma tutti continuano a parlottare fra loro e a fare supposizioni su come sarà il loro nuovo lavoro, completamente ignari del suo urlare nelle orecchie e sbattere le mani. “Ehi, gente! Ascoltatemi, vi prego! No, no, no, no, no.”

Si gira. Grey si è alzato e ha cominciato a camminare verso di lui, sempre con quel sorriso sicuro di sé. Stavolta c’è sicuramente qualcosa che non va: ora riesce a vederlo attraverso i tavoli, come una proiezione virtuale in realtà aumentata all’interno dei bulbi oculari di Kim.

La paura lo trafigge quando si accorge di poter vedere Grey anche a occhi chiusi: un’apparizione in quella che per Kim era stata da sempre un’oscurità completamente privata e personale. L’unico modo per evitare Grey è guardare dall’altra parte, ma anche allora Kim sente un formicolio elettrico nel retro degli occhi.

Kim cerca di chiamare al telefono uno dei nuovi arrivati: il telefono squilla, ma oltre questo nulla accade. Nessuno reagisce.

“Tutto ciò non ha senso”, mormora Kim.

“Ti ricordi tuo padre?” gli chiede Grey.

“Non ho mai conosciuto mio padre”, dice Kim, indietreggiando lentamente. “Mia madre mi ha cresciuto da sola.”

Il bianco sorriso di Grey è quasi magnetico. “Queste persone amavano la tua prospettiva unica sul mondo, stavano per assegnarti allo studio degli antimemi anomali. Ma ora non si ricordano della tua esistenza. E tu non esisti.”
Kim dice, principalmente a sé stesso: “Non ci sono SCP pericolosi in questo Sito, è un sito per Safe. Quindi o tu non sei pericoloso, o nessuno sa che esisti. E se nessuno sa che esisti, o sei qui da poco, oppure… sei… Cos’è un antimeme?”

“Tosto come primo giorno, eh?”, dice Grey.

“Sei senziente?” gli chiede Kim.

“Mi sembri teso”, dice Grey.

Kim si mette a correre. Esce dalla caffetteria, gira l’angolo e corre la breve distanza che lo separa dall’ascensore alla fine del corridoio. Preme con veemenza il bottone “giù”, e aspetta. La porta dell’ascensore è in metallo lucido, quasi uno specchio; Kim scorge un viso sulla superficie e quasi casca a terra in preda allo shock, perché è un viso che non aveva mai visto prima, ed è il suo. “Oh Dio! Oh, no, no, no”, riesce a balbettare. “Ma che cazzo, ma che cazzo —”

Grey arriva nel corridoio svoltando l’angolo, sempre passeggiando, nel momento in cui l’ascensore si apre. Kim vi si tuffa dentro e tira un pugno al bottone del piano più profondo, il livello 8. Un gesto istintivo, seppur in retrospetto potrebbe razionalizzarlo. (Non può montare in macchina e andarsene: è meglio se Grey rimane nel Sito, piuttosto che a piede libero nella ‘realtà razionale’ di tutti i giorni, e per farlo la cosa migliore è scappare nell’angolo più profondo e buio per il quale ha accesso, e aspettare lì Grey. E chiudere tutte le porte dietro di lui, aspettando di morire…) L’ascensore inizia la sua discesa, e l’apparizione di Grey – sempre visibile attraverso i pavimenti e le porte – sparisce sempre più in alto, rimpicciolendosi a causa della distanza e della prospettiva, ma sempre sorridendo caldamente a Kim.

Kim cammina avanti e indietro. Non ricordo la mia faccia. Ha detto che si è mangiato tutte le mie seconde lingue, ma non ricordo di aver imparato altro che l’Inglese. Quindi— si sta mangiando le mie memorie. Consuma informazioni. E non posso contattare nessuno direttamente, il che vuol dire che sono da solo.

Non sono stato addestrato per questo.

Dà una testata di frustrazione contro una parete dell’ascensore, e si fissa le scarpe. Ma non posso saperlo. E se fossi stato addestrato, solo che ora non lo ricordo più? E se lavorassi qui da anni, e //pensassi che questo è il mio primo giorno? E se lo avessi già incontrato altre volte? E se tutti nel sito lo avessero già incontrato diverse volte e… e nessuno se lo ricorda? È questo quello che fa un antimeme?//

Kim si ricorda della caffetteria quasi vuota, i chilometri di corridoi totalmente vuoti, uffici vacanti e abbontante spazio di laboratorio. Forse non sta solo mangiando le mie memorie: fore mangia intere persone, le rimuove completamente dalla storia. Forse usa questo sito come terreno di caccia da anni, ed ecco il perché è così vuoto, forse ha quasi finito di sterminarci tutti?

Ho bisogno di trovare aiuto. Devo avvisare qualcuno. Ma come? Non posso parlare a nessuno, non posso telefonargli. Dovrei— dovrei scrivere un file SCP.

Ma qualcuno ci ha sicuramente già pensato.

Tira fuori il cellulare, scorre la lista: quasi diecimila file SCP, un centinaio dei quali etichettati “antimemetica”.

Kim si concentra. Grey con la E. G-R-E-Y. 4-7-3-9.

SCP-4739

Classe dell’Oggetto: Keter

Procedure Speciali di Contenimento: Il formato non importa ora, sono a corto di tempo. Se stai leggendo queste righe, sei già stato isolato dalla maggior parte della Fondazione, e ogni tentativo di cercare aiuto è inutile. Sei dentro le fauci di 4739, ora, dopo essere stato ingerito e prima di essere digerito. È imperativo che tu raggiunga il laboratorio S041-B08-053 prima possibile e che continui la ricerca per trovare un modo per contenere o uccidere Grey, prima che uccida te. Non leggere quello che segue finché non sei nell’ascensore.

Descrizione:

In quel momento, l’ascensore si apre, arrivato al livello sotterraneo 8. Alastair Grey è lì ad aspettarlo, ancora con il suo disarmante sorriso sul viso. Fa un passo in avanti.

Disperato, Kim scaglia il cellulare a piena forza contro la fronte della creatura, prendendolo in pieno con pezzo di metallo. Grey si sbilancia all’indietro e sbatte la testa contro il muro dietro di sé. Nel tempo che gli ci vuole a rimettersi in piedi, Kim è già fuori dalla vista, correndo a perdifiato nel corridoio a sinistra, ormai solo un distante eco di passi sul cemento.

Dopo due svolte a quarantacinque gradi, la stanza 53 è in piena vista, dritta in fondo al corridoio. La porta assomiglia alla porta stagna di un sottomarino. Kim scorge il tastierino numerico da lontano: quattro cifre. Prova 4739 e la porta si apre al primo tentativo. Il meccanismo della porta di sicurezza impiega numerosi, agonizzanti secondi per aprirsi.

“Dai, dai!”

“Ricordi tua madre?” sente Grey dire dal fondo del corridoio.

“Non ho mai conosciuto i miei genitori, sono un orfano”, sbratta Kim, cercando di riprendere il fiato. Per una frazione di secondo si chiede perché mai Grey parli dei suoi genitori, d’un tratto, ma non ha tempo per soffermarvisi.

La porta stagna si apre. Kim vi si infila velocemente, richiudendola dietro di sé e bloccando il meccanismo, come se ciò gli potesse rimediare anche solo un secondo in più. Il laboratorio all’interno è d’uno spazio considerevole, ovviamente senza finestre, e stracolmo di equipaggiamento scientifico fino al soffitto. Ci sono pezzi di spesso vetro rotto sparsi sul pavimento. In un angolo, un terminale d’accesso; Kim lo sblocca, e ad aspettarlo c’è lo stesso file:

Descrizione: SCP-4739 è un potente agente antimemetico letale ad azione prolungata che assume l’aspetto di un amministratore delegato maschio di discendenza Caucasica che si fa chiamare “Alastair Grey”. SCP-4739 è attratto da dei densi cluster di informazione conservata biologicamente o, in altre parole, persone estremamente esperte, complicate e/o interessanti. SCP-4739 isola la propria vittima dal mondo includendola in un campo antimemetico che rende impossibile per altri ricordare o percepire la vittima stessa o azioni da essa compiute. SCP-4739 consuma poi le memorie e la conoscenza della vittima, fino a che questa entra in stato vegetativo e muore. Questo processo avviene in un arco di tempo compreso fra i 15 minuti e le 2 ore, ed è stato descritto come “il morbo di Alzheimer accelerato.”

Si pensa che SCP-4739 non sia senziente, nonostante imiti il comportamento di un essere senziente al punto che un osservatore non attento lo può scambiare per tale. Le sue vittime possono muoversi e agire liberamente, visto che è impossibile fuggire una volta catturate, né chiedere aiuto esterno. Ogni forma di comunicazione, quali note scritte, graffiti e mail elettroniche possono essere scritti e spediti, e persistono nella realtà, ma l’effetto di SCP-4739 si propaga con ogni messaggio, rendendo impossibile per un osservatore esterno percepire tali messaggi se non una volta che essi stessi sono in balìa di SCP-4739.

Il file SCP che stai leggendo in questo momento è stato creato ed è mantenuto da vittime di SCP-4739, essendo questo visibile solo alle vittime di SCP-4739. Se stai leggendo questo file, SCP-4739 ti ha già preso: sei ora isolato dalla Fondazione in generale, e costituisci una sorta di Fondazione in un solo individuo. Hai fra i 15 minuti e le 2 ore per arrivare al Sito 41, livello sotterraneo 8, laboratorio 053, per studiare la ricerca già effettuata in merito, e continuare la ricerca fino a che non trovi un modo per contenere o decommissionare SCP-4739 o, più probabilmente, morire. Se il tuo campo di studio non è relato al contenimento antimemetico, ci scusiamo profondamente, e consigliamo di cominciare a studiare l’argomento. Velocemente.

SCP-4739 ha consumato ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| ||||| |||| ricercatori della Fondazione da quando abbiamo cominciato a contarli, il 3 Agosto 2013. (Se stai leggendo questo documento, ti preghiamo di aggiungere una tacca.) Stimiamo che almeno il 50% delle vittime non raggiungono mai questo file, quindi il vero conteggio delle vittime potrebbe essere più del doppio del numero sopra riportato.

“Ma come lo uccido?” urla Kim. Comincia a scorrere le pagine di ricerca effettuata, caotica e arrangiata alla bell’e meglio perché nessuno ha mai trovato i secondi necessari a dargli un’ordine. Ci sono dozzine di ricerche con modalità diverse, a cui dozzine di persone hanno contribuito in successione, tutte che finiscono con una qualche variazione della stessa sentenza finale: “Proverò a fare X. Se stai leggendo, X non ha funzionato e sono morto, il che vuol dire che l’approccio X non ha efficacia, e dovrai pensare a qualcos’altro.”

Legge tutto. Nessuno è riuscito a sconfiggere fisicamente Grey. Nessuno l’ha potuto bloccare, evitare, rallentare, ragionarci o ridirezionarlo ad un altro obiettivo. C’è chi ha provato ad avvelenare i propri ricordi con idee indigeribili, dargli in pasto i propri pensieri goccia a goccia per rallentarlo, rimpiazzare le proprie memorie più velocemente di quante lui potesse assorbirne, e anche somministrargli troppe memorie in un colpo solo con lo scopo di farlo scoppiare. Suicidarsi con una overdose di amnestici di Classe-A. Nulla ha funzionato. Più di un centinaio di persone, la maggior parte delle quali con alti titoli di studio, sono caduti nelle fauci di questo essere, hanno combattuto brevemente e, chi più chi meno, sono morti con dignità.

Non ci sono piste vergini da seguire.

“Sono fottuto!” conclude Kim. Guarda verso la porta: Grey non è ancora nella stanza, ma lo può vedere camminare con tranquillità nell’ultimo tratto del corridoio. È un essere totalmente intangibile, le ostruzioni fisiche gli sono irrilevanti. Non può essere ferito.

Kim si palpa la tasca in cui teneva il cellulare.

Aspetta un attimo.

Torna sul file. Trova i log dei tre o quattro tristi poveracci senza speranza che sono morti confrontando fisicamente Grey. Coltello da combattimento e Glock. Mazza da baseball (Kim si guarda intorno, e infatti nota la mazza per terra, rotolata sotto un tavolo). Un uomo, un esperto di botanica anziano molto fuori dal proprio campo di specializzazione, dice che avrebbe provato semplicemente a scagliargli addosso la cosa più pesante che avrebbe trovato; questo spiega la tv CRT sfasciata, e lo strato di spesso vetro frantumato vicino alla porta. C’è persino il filmato di sorveglianza del tentativo del botanico: ottiene, letteralmente, nulla. Grey è un fantasma olografico, e lo schermo lo attraversa senza interagirvi minimamente, sfasciandosi ai piedi di Grey quando arriva a terra. L’uomo spende il resto del video accovacciato in un angolo, perdendo lentamente la ragione mentre Grey lo osserva placidamente.

La differenza, però, capisce Kim con gli occhi strabuzzati, è che un cellulare della Fondazione è un mattone di metallo pieno di informazioni. E prima di me nessuno ha provato ad usare le informazioni come arma a distanza.

Kim cerca di nuovo fra gli esperimenti – molti dei quali sono sparsi qui e lì nel rapporto – in cui le vittime hanno provato ad usare una diversa fonte di informazioni per portare l’attenzione di Grey altrove. L’idea generale sembra essere quella di sovraccaricare Grey portandolo a qualcosa con troppa informazione: l’internet, o un feed con terabit di dati in streaming da un esperimento di un acceleratore di particelle, o un blocco di dischi rigidi contenenti le prime decine di miliardi di cifre decimali del pi greco. Nessuno però era riuscito a spostare la sua attenzione su questi: ignora muri di schermi pieni di dati; trasportare elettromagneticamente un flusso di dati direttamente verso di lui con radio o laser non ha avuto alcun effetto. E nessuno era riuscito a trovare un modo per usare la propria mente come relè per le informazioni in questione trasformandole in memorie supplementari. Un percorso di indagine archiviato come inefficace e impossibile.

Kim osserva che i dischi rigidi sono ancora sul tavolo, proprio lì accanto al computer. È una rastrelliera piena a metà, un blocco metallico cuboidale dal peso di una palla da bowling. Una delle armi contundenti più inefficaci alle quali si possa pensare.

Kim afferra i tre cavi ethernet più lunghi che trova e comincia ad intrecciarli per formare una catena.

Allora si ricorda chi egli sia, dove si trovi, e quali siano le sue responsabilità: si avvicina al terminale, apre nuovamente il file, si aggiunge alla lista delle vittime e scrive nel dettaglio cosa sta per provare a fare perché potrebbe non essere l’ultimo a trovarsi in questa situazione, e il mondo deve sapere che anche questo non ha funzionato.

*

Grey attraversa la porta blindata per trovare la maggior parte degli equipaggiamenti scientifici nella stanza buttati a terra per fare spazio all’ammasso di dischi rigidi neri e argentei che Paul Kim sta roteando sopra la testa, attaccato ad una catena di due metri composta di cavi ethernet, producendo un suono basso e sommesso. Grey non è abbastanza intelligente per smettere di muoversi in avanti, e viene colpito dalla rastrelliera dritto sulla tempia, di punta, come una mazza chiodata.

Grey assorbe qualche trilione di cifre nell’impatto, ma non sono abbastanza: un lampo verde, un rumore come di un treno della metropolitana che va in corto circuito e Grey è ridotto ad un cumulo in un angolo della stanza, la testa con un bozzo verso l’interno dalla forza del colpo e il complesso di dischi rigidi parzialmente distrutto sul pavimento tutto intorno.

Kim pensa che ora come ora non gli vengono in mente battute intelligenti, che sia la storia a sceglierne una decente.

*

“Stava divorando la scala gerarchica della Divisione Antimemetica”, gli dice Wheeler dopo l’incidente. “Era solo questione di tempo prima che arrivasse a qualcuno di pericoloso. Congratulazioni per aver dimostrato un livello basilare di competenza quando ce n’è stato bisogno. Dozzine di altri non lo hanno fatto.”

Kim è ancora scosso, ma lo shock sta sparendo più velocemente di quanto si fosse aspettato.

Salta fuori che Marion Wheeler è il capo della Divisione Antimemetica. Il nuovo capo di Kim.

“Vorrei dire che è stata pura fortuna”, dice Kim. “Vorrei poter dire che ho solo lanciato il cellulare per puro istinto, pura memoria muscolare. Era il mio primo giorno, e ho avuto fin troppa fortuna. Vorrei poter dire queste cose, ma eccomi qui, a registrare queste parole, ma nessuno di queste sarebbe vera, giusto?”

Wheeler aspetta pazientemente, senza dire nulla.

“Lei non è il mio nuovo capo”, dice Kim. “Solo il mio capo. Questo non è per nulla il mio primo giorno. Lavoro qui da… beh, dev’essere da più di dieci anni, giusto? Credo di essere stato un ricercatore professionista di antimemetica, almeno dalla metà del 2000, solo che la prima cosa che Grey si è mangiato sono le mie memorie della mia esperienza alla Fondazione fino al mio primo giorno. Eppure…”

“Vedo molta poca fortuna in quello che è successo oggi”, dice Wheeler. “L’istinto e la memoria muscolare sono soltanto forme più profonde di addestramento; come dicevo, un livello basilare di competenza, l’abilità di rimettere insieme i pezzi di quelle che erano la tua vita e le tue conoscenze, e più velocemente di quasi tutti gli altri: è questo quello che cerchiamo di imprimerti. E a volte, per fortuna, attecchisce.”

“Questa non è nemmeno la prima volta che abbiamo avuto questa conversazione”, continua Kim. “Ci sono stati altri incidenti, con altri SCP dai poteri amnestici. Non è la prima volta che sta lì seduta a guardarmi mentre rimetto insieme i pezzi.”

“E non è ancora diventato stancante”, ammette Wheeler, con qualcosa che potrebbe avvicinarsi ad un sorrisino.

“Quanto ci metto di solito per un recupero completo?”

“Qualche mese”, dice Wheeler. “Ma se devo essere onesta, la gente in questa divisione è competente il giorno che arriva come lo sarà mai: arrivi qui come un talento naturale, o per nulla. Il resto sono piccoli aggiustamenti e chimica.”

“Quindi quello che mi stai dicendo che non ti importa del mio stato mentale e che mi vuoi di nuovo al lavoro subito”, dice Kim.

Wheeler annuisce. “Ho bisogno di un aggiornamento al file SCP, tanto per cominciare. Voglio che inquadri il modello predatorio di Grey e come lo hai sconfitto nei dettagli. Voglio che scopri che fine hanno fatto i corpi – inceneriti, disintegrati, o lasciati a marcire nei corridoi avvolti da un campo antimemetico. E ho bisogno di contromisure per quando tornerà.”

“Non è morto? Aspetta”, dice Kim. “Mi sa che so cosa stai per dire. Mi sta tornando in mente: ‘le idee non muoiono’.”

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