Crediti
SCP-105 provava a far passare la mano attraverso una fotografia da molte ore. Era una normale istantanea: l'aveva scattata con la sua Polaroid pochi minuti prima, come aveva fatto con le ultime dozzine di foto. Eppure, quando provava a inserirvi la mano, faceva fatica. A volte la sua mano non le attraversava proprio. Più spesso, ciò che le appariva davanti era una versione fantasma della sua mano: sfocata, tremolante e difficile da vedere. Iris gettò la foto sulla scrivania, con un grugnito di frustrazione. Il ricercatore anonimo incaricato di sorvegliare il suo allenamento alzò un sopracciglio e fece una domanda laconica:
«Serve una pausa?»
SCP-105 scosse la testa:
«Voglio risposte»
Il ricercatore tamburellò la sua penna sulla sua cartelletta e rispose:
«Be', dal punto di vista fisiologico, stai bene. Quindi il problema deve essere psico…»
Iris lo interruppe:
«Non intendevo questo. Voglio delle vere risposte: chi è a capo di tutto questo? Chi è il nuovo generale Bowe?»
«È molto probabile che siano informazioni riservate»
«Probabile?»
Iris lanciò un'occhiata sospettosa al ricercatore, che fece spallucce. Avrebbe voluto togliere il sorriso da quella faccia banale a suon di ceffoni. Disse:
«Chiunque stia facendo la parte del generale Bowe, voglio vederlo»
Il ricercatore anonimo fece un sorriso cordiale:
«Non credo che ce ne sia davvero bisogno. Perché non fai un altro tentativo? Vuoi ripartire dall'inizio dell'esercizio del 6 novembre?»
SCP-105 scosse la testa:
«No, qui ho finito»
Si alzò e andò alla soglia. C'era una telecamera di sicurezza sopra la porta: Iris fissò la lente scura e impassibile e disse:
«So che sei là fuori. Dobbiamo incontrarci. Devo parlare con te, o l'intero progetto fallirà»
Altrove, il "nuovo generale Bowe" si svegliò a chissà quale ora, lontana un milione di chilometri dal suo corpo. Il mondo reale era rumoroso, ma indecifrabile, dall'altra parte di un precipizio nebbioso. La direttrice Light pensava che il suo cuore stesse battendo all'impazzata, ma era difficile da capire.
"Cos'è stato stavolta? Magari un sogno" pensò.
Sophia tentò di ripercorrere gli eventi, ma niente di ciò che le tornava in mente aveva senso: immagini di sangue e mani che la afferravano, con l'eco lontano di una voce che l'accusava di aver mandato tutto a puttane. Il tempismo non poteva essere stato casuale. L'annuncio che il Comando O5 aveva approvato la SSM Alfa-9 era pervenuto la sera prima. La direttrice Light era stata sveglia per ore, impegnata a fare telefonate, e non ricordava più cos'era successo dopo. Quindi sì, doveva essere stato un sogno.
Per chissà quanto tempo, Sophia rimase seduta sotto le coperte, con le braccia avvolte intorno al corpo, intorpidita e indifferente persino a due sveglie e allo squillo del telefono. Lo trovava ironico: riusciva a essere il ritratto della compostezza durante una crisi, ma appena il suo cervello partoriva l'immagine sbagliata in sogno, non avrebbe saputo riscuoterla neanche la fine del mondo. A un certo punto Vaux, il suo assistente, bussò alla porta per accertarsi che fosse viva e dirle che stava bene, che non stava succedendo nulla di urgente, che aveva cancellato gli impegni della direttrice Light per quella mattina e che sarebbe arrivato più tardi con cibo e caffè. Poi se ne andò e la lasciò sola. Sophia si chiedeva spesso quale straordinario atto di altruismo avesse fatto, per meritare quell'uomo.
Verso mezzogiorno, la direttrice Light arrivò finalmente nel suo ufficio, annebbiata e a disagio, ma si era riscossa quasi del tutto. Vaux alzò lo sguardo dalla risma di scartoffie su cui stava sgobbando come un campione e le chiese con cortesia:
«Come stai?»
«Nessun sintomo insolito. Mi sento alquanto normale. L'esame del sangue?»
«La tua visita medica è pronta quando vuoi»
«Bene. Grazie, Vaux»
L'assistente sorrise e disse qualcosa che il cervello di Sophia non elaborò. La direttrice Light fletté la mano sinistra; sperava di non essersela storta di nuovo nel sonno: a volte, un vecchio infortunio che aveva subito comprometteva la funzionalità di quella mano. Odiava la fisioterapia. Sospirò e chiese:
«Che succede?»
Vaux sfogliò le scartoffie e rispose:
«Hai ancora due appuntamenti che non ho potuto togliere di mezzo. Il direttore Aktus ti ha mandato dei fascicoli sui suoi ultimi rapporti. Abbiamo novità dal Comando O5 e domani devi incontrarti con gli altri direttori per discutere su questi aggiornamenti. Il professor Crow è stato qui stamattina»
«Ha detto cosa voleva?»
«Non ancora. C'erano la dottoressa Elliott e la direttrice Moose con lui. Volevano vederti, ma ho detto che eri al telefono con un Sovrintendente»
«Grazie. C'è dell'altro?»
«Era anche previsto un incontro con SCP-073, ma la direttrice Moose ha provato a farsi incaricare di reclutarlo nella SSM Alfa-9. Le ho concesso il compito. Ha già finito e Caino si è unito alla squadra. Il sommario del rapporto è nella tua casella di posta. Il tuo primo appuntamento è con la direttrice Moose: dice di avere una preoccupazione»
«Riguardo a cosa?»
«Non l'ha detto. Secondo me, si tratta del progetto Resurrezione in generale»
La dottoressa Light annuì:
«Dovrò parlare con Caino… ehm… con SCP-073, molto presto»
«Ho già fissato l'incontro per la settimana prossima»
«Grazie. Con chi è il mio secondo appuntamento?»
Vaux controllò i suoi promemoria:
«Oh! La SSM Tav-666»
«Cazzo»
Saltò fuori che Vaux aveva ragione sulla direttrice Moose, come al solito. Due minuti dopo l'una, la direttrice Light entrò nella sala riunioni, con indosso la sua uniforme normale: una camicia bianca, pantaloni neri, un bel paio di scarpe all'inglese e occhiaie infossate. La direttrice Moose era già lì; camminava avanti e indietro per la stanza e indossava un completo troppo stretto per la sua alta statura. Aveva due occhiaie infossate, proprio come quelle di Sophia.
Non ci si era aspettati che quella donna dal nome buffo rimanesse a lungo la direttrice del Sito-19: nessuno era durato tanto, a parte l'agente Strelnikov, che doveva essere provvisorio e alla fine aveva chiesto di essere sostituito. Finora, Tilda Moose aveva resistito per un anno, ma l'impatto che quella carica stava avendo su di lei era ben visibile. L'unico oggetto nella stanza era un pacco avvolto nella carta marrone. Senza preamboli, Tilda le disse:
«Ho ottenuto gli oggetti che avevi richiesto. Sono vicini alle tue specificazioni. Non è stato facile, ma funzioneranno, anche per i non maghi come te. Li ho controllati di persona. Ci sono le istruzioni sull'imballaggio»
«Grazie mille. Se c'è qualunque cosa che posso fare per te…»
Tilda scosse la testa:
«L'hai già fatto: grazie per avermi lasciata avvicinare a Caino»
«Quello è merito di Vaux. Nel rapporto c'è scritto che è andata bene»
«Hai già avuto il rapporto?»
La direttrice Light si mise a sedere:
«Un altro merito di Vaux. Cos'hai fatto, per convincere SCP-073 a unirsi alla squadra?»
Tilda le rivolse uno sguardo buffo:
«Non ho dovuto fare niente: ha accettato subito. Ammetto di essermi stupita. Visti tutti i trascorsi con Abele e la SSM Omega-7…»
Sophia ci rifletté:
«Magari i Sovrintendenti gliel'hanno chiesto per primi? Non mi lamenterò, se per una volta le cose vanno per il verso giusto»
«Non andrà sempre così» affermò Tilda, secca.
La direttrice Light fece spallucce:
«Lo so, è improbabile»
«È di questo che volevo parlarti: la SSM Alfa-9. Mi hanno mandato i rapporti, la settimana scorsa. Li ho letti da cima a fondo. Cercavo un motivo valido per ricreare qualcosa di pericoloso come il Vaso di Pandora. Ho trovato un sacco di manovre politiche, intrighi che vanno avanti da anni, e Iris che ha sparato a insorti non identificati durante un assalto qui, al Sito-17. Nient'altro. Tutto tranquillo, sul fronte anomalo. Eppure l'Ultima Speranza è stata creata lo stesso. L'hanno approvata ieri sera»
Sophia rispose:
«Anch'io ho esitazioni, ma credevo che tu fossi contenta che la Fondazione stia adottando un approccio diverso sull'uso delle anomalie»
«Perché io stessa sono anomala? È proprio per questo che la ritengo un'idea troppo pericolosa»
Lo sapevano in pochi, ma Tilda era un Tipo Blu: una maga paranormale, nel gergo della Coalizione Globale dell'Occulto. Era stata nella Mano del Serpente, prima di unirsi alla Fondazione. La direttrice Moose sospirò:
«Non fraintendermi. Per citare qualcun altro, i rischi straordinari richiedono giustificazioni straordinarie. Qui vedo il rischio, ma non la giustificazione straordinaria»
La direttrice Light annuì:
«Credo che sia il rischio a lungo termine. Forse addirittura a medio termine, giusto? Le nostre risorse ordinarie sono agli sgoccioli. È raro che quelle anomale siano anche solo sfiorate. Per giunta, stiamo ancora identificando possibili anomalie, quasi tutti i giorni. Forse non abbiamo la giustificazione straordinaria per ora, ma l'avremo. A meno che il Comando O5 non sappia qualcosa che ignoriamo»
«Sai che sono una donna d'affari, ma per alcuni non basterà»
Sophia domandò:
«Perché hai accettato di partecipare al progetto Resurrezione? Avresti potuto rifiutare»
«Perché capisco come funzionano le anomalie là fuori, nel mondo reale. Nessuno dei vostri attuali agenti sul campo sa neanche cosa sia un Tipo Blu. So che state considerando Aleksander Foxx, che lavorava per la Marshall, Carter e Dark. Questo è già un rischio. Se posso impedire che diventi un disastro, almeno in qualche modo, sono obbligata a provarci. Immagino che tu abbia pensato la stessa cosa, quando ti sei fatta coinvolgere»
Tilda non aveva torto. Entrambe le donne rimasero in silenzio per un minuto, prima che la direttrice Moose aggiungesse:
«Ieri sera, dopo che il Comando O5 ha approvato l'Ultima Speranza, un Tuttofare è venuto da me. Ha detto di chiamarsi Fedeltà: non è tanto sottile»
«Cosa ha detto?»
«Mi ha raccontato com'è successo. Mi ha detto che non è stato il buonsenso dei Sovrintendenti a dare il via libera alla proposta, bensì una disputa politica. E una paura esistenziale che nessuno di loro voleva ammettere di avere. I Sovrintendenti stavano aspettando che capitasse qualcosa del genere e, una volta che è successo, avevano solo bisogno che qualcuno tirasse fuori dal cilindro un progetto che a loro piaceva. La colpa ricadrà su di noi, se le cose vanno male. Anzi, quando le cose andranno male»
La direttrice Moose tacque di nuovo; fissava il tavolo e tamburellava le dita sullo schienale di una sedia vuota. Sophia chiese:
«Quella persona ero io?»
Tilda scosse la testa:
«Stando alle parole di Fedeltà, è stata una Sovrintendente, che si è offerta di prendersi la colpa se l'Ultima Speranza va a finire come il Vaso di Pandora. Ha detto che è stata O5-10»
O5-10? La direttrice Light era un po' stupita: aveva parlato solo con O5-7 per tutta la durata del progetto Resurrezione. Tuttavia, in effetti, aveva senso: O5-7 non le era mai sembrata una che si metteva in gioco per progetti del genere. Ecco perché metteva in gioco le persone come lei e il dottor Clef, in sua vece. Incuriosita, Sophia domandò:
«Perché hai chiesto di reclutare SCP-073 di persona?»
«Per strappare il cerotto. E per evitare che qualcun altro rovinasse tutto»
La direttrice Light annuì. Tilda sospirò:
«Ci saranno delle conseguenze: nessuno ha dimenticato la SSM Omega-7. Non aspettarti che sia un bene»
«Ci sto pensando. Abbiamo un sacco di preparativi di cui occuparci»
Tilda smise di tamburellare il dito sulla sedia e si alzò:
«Devo tornare al lavoro. Buona fortuna, Sophia. Ci vediamo presto. Non indugiare: potremmo avere meno tempo di quanto crediamo»
La direttrice Light non aveva alcuna intenzione di procrastinare.
L'appuntamento successivo, quello con la SSM Tav-666, arrivò troppo in fretta. Stavolta, seduti al lungo tavolo delle conferenze, c'erano l'uomo più brutto e trasandato del mondo e la sua esatta opposta: una donna attraente e ben pettinata. Sophia conosceva bene quell'uomo, mentre di quella donna aveva solo sentito parlare. La direttrice Light esordì:
«Scusa se ti ho fatto aspettare, Alto»
Il dottor Clef rispose col suo solito sorriso smorfioso:
«Sophia, ti presento la mia ex segretaria, che ora è la mia pupilla: Andrea Adams»
Sophia tese la mano e sorrise:
«Piacere di conoscerti, Andrea. Ho sentito parlare molto di te. Ottimo lavoro, per aver salvato SCP-105 da quel rapimento lampo della Coalizione»
Mentre le due donne si stringevano la mano, le labbra dell'agente Adams si contrassero in una lievissima smorfia imbarazzata. Le espressioni del dottor Clef erano molto più leggibili. Sophia ripeté:
«Chiedo scusa per l'attesa. Avete sentito la notizia?»
«La votazione del Comando O5? Sì! Che Dio ci aiuti» rise Alto.
«Non te l'aspettavi? Dagli ordini…»
«I Sovrintendenti non ordineranno mai qualcosa che ritengono una buona idea. O una cattiva idea, quando va bene. Ciò non significa che l'Ultima Speranza non sarebbe stata controversa. Secondo me, la proposta è passata a malapena»
La direttrice Light fletté la mano sinistra, ripensando alle parole di Tilda.
«La SSM Alfa-9 è ancora molto impopolare»
«Ci puoi scommettere. E ora sapranno tutti che esiste»
Sophia annuì:
«In questo caso, abbiamo un problema in crescita e mi serve la vostra opinione»
La direttrice Light aprì una cartella sul suo tablet e lo girò per mostrare lo schermo agli altri due:
«Il dottor Maynard Maddox, direttore del Sito-88. L'agente Richard Gillian, dell'unità 18. Ce ne sono altri e non sappiamo chi sono»
«Cosa hanno fatto?»
«Sono volpi nel pollaio»
Il dottor Clef prese il tablet e strinse gli occhi, mentre leggeva i dati.
«Traditori. A chi sono affiliati?»
«Qualche anno fa, l'agente Gillian ha lavorato con una spia sotto copertura e ha avuto incontri discutibili con l'Insorgenza del Caos. Riguardo al direttore Maddox, non ne sono sicura. Entrambi hanno fatto trapelare informazioni fuorvianti, una delle quali ha condotto a un assalto al Sito-88 da parte di nemici sconosciuti»
«Ce ne sono altri?» chiese l'agente Adams.
«Sì. La maggior parte di loro sta prendendo tempo. Sono stata attaccata al Sito-77. SCP-1501 non faceva breccia nel contenimento da mesi, prima dell'incidente, e le indagini hanno rivelato segni ovvi di un sabotaggio. Era un attentato alla mia vita»
Il dottor Clef passò le foto ad Andrea e chiese:
«Nessun sospettato?»
«La direttrice Gillespie mi ha garantito che suo nipote Ralph Roget, il direttore ad interim del Sito-77, sta indagando» rispose Sophia.
«Bene»
La direttrice Light fece una smorfia scoraggiata:
«Il ragazzo ha ventidue anni. Insomma, mi fido del giudizio della direttrice Gillespie; più o meno. Il punto è che ci sono parecchi doppiogiochisti che percepiscono la SSM Alfa-9 come una minaccia senza precedenti: il progetto Resurrezione li sta facendo reagire. Sono un pericolo per il progetto in generale, non solo per me. Potete occuparvene voi?»
«Possiamo iniziare con un'indagine sulle comunicazioni in uscita e le persone che escono dai siti» rispose Alto.
«È fattibile?»
Il dottor Clef sghignazzò e disse:
«Abbiamo una risorsa che può gestirlo»
L'agente Adams trasalì. Sophia tirò un sospiro di sollievo:
«Bene. C'è dell'altro?»
Andrea rispose:
«Non molto, ma se hai intenzione di farti sparare addosso di nuovo, dovresti comprare un giubbotto antiproiettile. Ho sentito che li fanno pure colorati, di questi tempi»
La direttrice Light sbuffò:
«Oh, certo. Me lo ricorderò»
Il dottor Clef accompagnò la direttrice Light alla terza riunione del giorno. Continuò a fare una serie di commenti concisi per tutto il tragitto, finché non raggiunsero la sala conferenze sicura nel cuore del Sito-17. Gli addetti alla sicurezza, i segretari e chiunque altro avesse autorizzazioni inferiori al Livello 4 sarebbero stati relegati fuori per le due ore successive. Il dottor Clef sembrò ancora più infastidito quando valutò il rinfresco, fornito dai cuochi del sito. Alto sospirò, irritato:
«In città c'è un ottimo locale di frittelle, perché non mangiamo lì?»
«Cos'ha il cibo che non va?» chiese Sophia.
A lei era sembrato abbastanza buono, dal menù digitale. Il dottor Clef mise quattro biscotti sul proprio vassoio e borbottò:
«È immangiabile, ecco cosa. Non vale la pena di fare una riunione in qualsiasi posto, se non puoi ordinare pollo e cialde e farti rovesciare il caffè addosso da una cameriera ubriaca»
«Perché sei fissato con le riunioni nelle tavole calde? Anzi, perché siete tutti fissati con le riunioni nelle tavole calde?»
A risponderle fu Shirley Gillespie, la direttrice del Sito-77, che apparve accanto a loro:
«Non mi piace la formalità. Le tavole calde sono accoglienti. Si può avere una chiacchierata onesta, quando si è solo in due a un tavolo. Ma in una stanza come questa?»
La direttrice Light si accigliò:
«Qui c'è sicurezza, per dirne una»
Il dottor Clef guardò la stanza e il suo vassoio con un'espressione disgustata e la schernì:
«Sei così certa che nessuna delle nostre guardie è una talpa dell'Insorgenza? Vabbè, leviamoci questa riunione dai piedi»
I tre si allontanarono dal tavolo del rinfresco per raggiungere gli altri direttori. Erano tutti lì, nell'espansiva sala conferenze del Sito-17. Si trattava di tutti quelli che erano stati invitati al primo incontro. La direttrice Moose salutò Sophia con un cenno del capo, quando arrivarono. Gli altri erano Jack Bright, Jean Karlyle Aktus e i due direttori che Sophia aveva appena conosciuto: Jonathan Nardieu e Marcia Cortez. C'era una grande assente che mancava all'appello: Maria Jones.
La direttrice dell'ASIR stava lavorando a numerosi incarichi segreti e non solo per il progetto Resurrezione; poco dopo la notizia che il Comando O5 aveva approvato l'Ultima Speranza, la direttrice Jones aveva mandato un messaggio di scuse a Sophia, in cui spiegava che sarebbe mancata per qualche tempo. La direttrice Light non ce l'aveva con lei: in fondo, Maria era la donna che aveva dovuto chiudere i fascicoli della SSM Omega-7. Quella faccenda doveva toccarla da vicino.
Il dottor Clef aggirò il tavolo, tirò una pacca sulla spalla del dottor Bright e fu ricambiato con un pugno (quasi del tutto) amichevole dal collega di vecchia data, che in quel momento era nel corpo di un Indiano trentenne. Si sedé accanto alla direttrice Gillespie, a un angolo del tavolo, e assunse una posa stravaccata che comunicava che non gli interessava altro che il cibo sul suo vassoio. A Sophia sembrava giusto: tecnicamente, Alto non faceva parte della SSM Alfa-9, del resto. Avevano già avuto il loro vero appuntamento.
La direttrice Light rifletté e constatò che il dottor Clef non aveva torto sulla sicurezza. Metà dei direttori coinvolti nel progetto Resurrezione erano radunati nella stessa stanza: era il tipo di cose che gli addetti alla sicurezza sconsigliavano e Sophia era incline a concordare. Tuttavia, per quel progetto, sarebbe stato un rischio necessario. La velocità era essenziale e non potevano fare un granché per proteggere le videoconferenze dalle fughe di notizie.
Sophia non poteva fare a meno di lanciare rapide occhiate alla direttrice Gillespie. Non era passato tanto tempo dalla breccia nel contenimento in cui erano state intrappolate insieme, eppure Shirley si comportava come se nulla fosse. Teneva gli occhi chiusi, mentre sorseggiava il suo tè. Per il resto, erano tutti più o meno impegnati a mangiare ma, una volta ogni tanto, i loro sguardi guizzavano su di lei. A volte le loro espressioni erano ostili. Altre volte, erano compassionevoli. Per la maggior parte, comunque, sembravano solo curiose. La direttrice Light si prese un attimo per masticare con calma un pezzo di patata e lo inghiottì nonostante la bocca secca e la gola chiusa. Aspettò una naturale pausa nella conversazione, prima di salire sul leggio e sistemare il microfono. Esso emise un breve fischio e calò il silenzio. Sophia iniziò il discorso:
«Grazie a tutti per essere venuti. Come sapete, l'Ultima Speranza è stata appena approvata ufficialmente come squadra speciale mobile. Tutti voi avete un'influenza enorme sul futuro di questo progetto, che a sua volta influenzerà il futuro della Fondazione. Ora la nostra prima risorsa, SCP-105, si sta allenando. Ci saranno altre anomalie»
Tacque in attesa di qualche domanda. Non ce ne fu alcuna. Imbarazzata, tentò di stimolarli:
«Dunque… ehm… qualcuno vuole discutere su qualcosa, per cominciare?»
Ci fu un attimo di silenzio, dopodiché un uomo di mezza età alzò la mano.
«Sì, Jonathan?»
Il direttore Nardieu annuì, si alzò in piedi e aprì un taccuino rilegato a spirale consunto. Si schiarì la voce e parlò:
«Dunque, ho revisionato alcune riprese delle sessioni di allenamento di SCP-105. Iris è già al livello di alcuni dei nostri agenti di SSM, solo dopo un mese di addestramento. È come se avesse una sorta di memoria fotografica, se mi concede il doppio senso. Mi chiedevo: è naturale o è qualche mutazione secondaria della sua proprietà anomala?»
Il dottor Bright scoppiò a ridere:
«Mutazione secondaria? Quanti anni hai, dodici?»
Il direttore Nardieu sembrava stupito di essere stato contraddetto:
«Non capisco cosa intendi»
«Questa è la terminologia degli X-Men, lo sai benissimo»
Marcia Cortez prese la parola:
«Sono d'accordo con Jack: dobbiamo stare attenti alla nostra terminologia. Se vogliamo che l'esperimento funzioni, dobbiamo restare più professionali che possiamo»
La direttrice Moose interloquì:
«Se è una supereroina, Iris è a pezzi. Le sue proprietà anomale non funzionano più come prima, da quando si è scontrata con la Coalizione qualche giorno fa»
A quel punto, il direttore Aktus ipotizzò:
«Magari è spaventata. È stato un incidente molto insolito, ancora più insolito della breccia nel contenimento che ha dato inizio a tutto questo trambusto»
Karlyle era stato il primo ad arrivare, quella mattina, ma non aveva mai alzato lo sguardo dai fascicoli che stava leggendo sul suo tablet, prima di quel momento. La direttrice Cortez azzardò:
«Magari sta fingendo di nuovo»
Il direttore Nardieu negò:
«La valutazione psichiatrica del dottor Glass dice di no»
Marcia scosse la testa:
«Simon è sempre stato troppo empatico con le anomalie umanoidi»
Detto ciò, lanciò una strana occhiata di scuse al dottor Bright, che però era così concentrato sul suo pranzo che sembrò non accorgersene. Jonathan disse:
«SCP-105 è solo una ragazza con un'abilità speciale, non può essere tanto pericolosa per noi. Abbiamo tutti a che fare con molto peggio tutti i giorni»
«Bombe nucleari camuffate da ragazze dolci» borbottò il dottor Clef.
«Come, scusa?»
Alto sbottò:
«Dico che non dobbiamo sottovalutare un'anomalia, solo perché sembra una ragazza carina. Iris Thompson è pericolosa. L'unica domanda è se lo è per noi o per il nemico»
«Be', magari se non la trattassimo come una bestia in gabbia…»
La direttrice Light si affrettò a interrompere il dibattito:
«Riprendiamo il discorso. Le prestazioni di SCP-105 sono degradate. Potrebbe essere solo perché non usa le sue proprietà anomale da nove anni. Potrebbe anche essere dovuto alle fasi della luna o all'allineamento dei pianeti o qualcos'altro che non sapremo mai. Fatto sta che non abbiamo abbastanza dati. Quindi proseguiamo. Shirley, Jean, a che punto sono gli altri progetti per la SSM Alfa-9?»
La direttrice Gillespie posò il suo bicchiere di plastica e si tamponò la bocca col tovagliolo:
«La maggior parte delle anomalie utilizzabili a mia disposizione sono state negate. Ho alcuni "casi grigi": anomalie che, come indicano le nostre ricerche precedenti, hanno un buon potenziale per avere usi più violenti. Ma a parte quelli, parecchie negazioni»
Karlyle annuì:
«Anche le mie proposte sono state respinte in gran parte, nonostante la tua approvazione. Purtroppo non ho ancora molto altro da aggiungere, anche se ho ricevuto una nuova lista di anomalie da valutare»
Il direttore Nardieu si schiarì la voce:
«Per quello che vale, non intendo lamentarmi, ma detto tra noi: abbiamo richiesto l'accesso a più di duecento anomalie. Ora nella nostra lista ce n'è a malapena una dozzina! Oltre a Iris, abbiamo Caino, un antico manipola-realtà stanco e debole, una mano mozzata e cos'altro?»
Il direttore Aktus fece spallucce:
«Immagino che vogliano partire in piccolo. Tuttavia, ci hanno promesso altre anomalie. Mi hanno già suggerito SCP-1985 e SCP-2099 come possibilità»
Jonathan reclinò il capo, intrigato:
«L'esploratrice di apocalissi e il cervello in un barattolo? D'accordo, niente male, ma sono comunque solo due»
Il direttore Aktus guardò Jonathan e continuò:
«Tuttavia, sono escluse le risorse anomale secondarie che non rientrano nelle serie SCP e che, di conseguenza, hanno meno barriere da superare. Andrea Adams e la sua tuta, il professor Crow e i suoi progetti, Aleksander Foxx e l'IA Alexandra. Poi abbiamo Chelsea Elliott, Everett Mann, le farfalle illusorie di Zyn Kiryu e così via»
«E anch'io, siccome sono un Tipo Blu» aggiunse la direttrice Moose.
I direttori Nardieu e Cortez fecero espressioni smarrite. Tilda bevve dell'acqua e spiegò:
«È il gergo della Coalizione. Significa che un tempo lanciavo un sacco di incantesimi. Se qualcuno tra voi non lo sa, una volta ero nella Mano del Serpente. E poi ci sei tu, Jack»
Il dottor Bright si affrettò a contraddirla:
«No, nessuno di noi due è un'arma anomala o una risorsa della SSM Alfa-9. Sono qui nella mia veste di direttore del personale e ritengo che sia meglio se questa… ehm… squadra speciale, resta piccola. È già più numerosa di quanto non sia mai stata la SSM Omega-7»
Il direttore Nardieu si stupì:
«Non eri nel Vaso di Pandora?»
Il dottor Bright scosse la testa:
«No, non ero nella squadra. Come direttore del personale, facevo parte del gruppo che si occupava delle nuove aggiunte alla SSM Omega-7»
Jonathan si accigliò:
«Però il Vaso di Pandora contava pochissime anomalie»
«Sì, per un buon motivo. Invece questa nuova squadra ne ha già troppe. È probabile che ce ne diano altre, ma non ce ne servono affatto altre»
«Ma…»
Il direttore Aktus li interruppe:
«Il fatto che ci hanno assegnato SCP-073 è un grosso voto di fiducia. Sapete cosa pensa il Comando O5 di Caino»
La direttrice Gillespie guardò nel suo bicchiere e commentò:
«Non posso dire di essere sicura che dovremmo tornare a mettere anomalie a capo di altre anomalie, a parte l'ovvia eccezione di Jack. Ma SCP-105? Viene da pensare che, per un progetto simile, potremmo trovare qualcuno di più esperto che faccia da caposquadra»
Il dottor Bright incrociò le baccia:
«Sono d'accordo, ma non ha importanza: l'ordine di mettere Iris a capo della squadra viene dall'alto. Non possiamo farci niente»
Karlyle argomentò:
«SCP-105 è solo a capo di uno squadrone, non è a capo dell'Ultima Speranza: quelli siamo noi»
Il direttore Nardieu annuì:
«Credo davvero che non ci sia motivo di preoccuparci. Insomma, guardate quei video! Iris è la soluzione perfetta. Penso…»
Jack lo interruppe senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo vassoio:
«Sappiamo cosa pensi: stai sbavando, in pratica»
Jonathan stritolò la sua forchetta:
«Come, scusa? Mi stai accusando di essere poco professionale? Perché se è così, voglio…»
La direttrice Light intervenne:
«Nessuno ti sta accusando di nulla, era una battuta di cattivo gusto. Vero, Jack?»
«Di pessimo gusto» concordò il dottor Bright.
«Bene. Ora che ci siamo chiariti, c'è dell'altro?»
Il direttore Nardieu annuì e la fissò:
«C'è un altro problema su cui ragionare: SCP-105 ha chiesto di parlare col "nuovo generale Bowe". Credo che si riferisca a te»
Sophia guardò lo schermo del suo tablet. C'era un filmato ancora in corso, in cui una sagoma bionda sgranata immergeva la mano in una fotografia istantanea e il fantasma di una mano riemergeva a diversi metri di distanza. La direttrice Light serrò le labbra:
«Lo so, avrei dovuto farlo prima»
La direttrice Cortez corrugò la fronte:
«Sei sicura che dovremmo prendere confidenza con queste anomalie così in fretta?»
Sophia fece spallucce:
«Forse no. Ma se non possiamo fidarci di Iris, il progetto Resurrezione sarà condannato dal primo istante. Parlerò con lei»
«Charles Vaux? È il segretario della dottoressa Light»
Vaux alzò lo sguardo e vide una donna attraente con un competo grigio ardesia, apparsa nella stanza davanti al suo ufficio.
«Oh! Agente Adams, non sapevo che fosse qui»
«Oh, mi scusi, è una vecchia abitudine. Come si chiama il suo cane?»
«Mango»
«È carino. È allevato dalla Fondazione?»
«Sì. Prima è stato addestrato come cane da guardia, poi come cane da fiuto, ma era troppo amichevole»
«Si vede: sembra buono come il pane. Posso?»
Quando Vaux annuì, l'agente Adams si chinò e accarezzò la testa del pitbull. Mango tirò fuori la lingua e ansimò, poi rotolò sulla schiena per chiedere un grattino sulla pancia. Vaux fece un sorriso sereno e chiese:
«Voleva qualcosa, agente?»
Andrea si inginocchiò accanto al cane e disse:
«Avrei una domanda sulla sua capa»
Vaux si accigliò:
«Sulla dottoressa Light?»
«Mi permetta di andare dritta al punto. Sa cos'è la SSM Tav-666»
«Sì»
«Sa qual è il nostro lavoro»
«Ma certo»
«D'accordo. Sappiamo che organizza una sorta di servizio medico per la dottoressa Light quasi con regolarità, spesso dopo che si prende una pausa dal lavoro. È stato attento a omettere questo dettaglio dai fascicoli. Questo ha suscitato qualche preoccupazione»
Vaux corrugò la fronte:
«Non ho il permesso di parlare dei problemi medici della mia capa»
«Prende farmaci? Antidolorifici, qualcosa di più forte?»
Nessuna risposta. L'agente Adams rincarò la dose:
«Charles, possiamo darci del tu?»
«No»
«Molto bene. Signor Vaux, per quanto ne sappiamo, io e il dottor Clef siamo i primi che l'hanno scoperto. Se la dottoressa Light ha un problema di salute, dobbiamo saperlo, perché là fuori c'è gente che può scovare questa debolezza e usarla contro di lei»
«Glielo chieda di persona»
«È incinta?»
Vaux rimase impassibile. Andrea strinse gli occhi:
«Senta, me lo dica ora, da segretario a segretaria, e non finirà in nessun guaio per questo. La sua capa potrebbe non finire nei guai. Che diamine, forse non dovremo neanche fare rapporto ai Sovrintendenti, a seconda di cos'è. Ma se non me lo dice sottobanco, allora dovrò fare un'indagine ufficiale. A quel punto, qualcuno se la passerà male»
Vaux si irrigidì. Mango si mise seduto, con orecchie abbassate e le spalle alzate. Si allontanò dall'agente Adams e trottò accanto a Vaux, per adagiare la testa sul ginocchio del padrone. Vaux tese la mano e accarezzò con gentilezza la testa del suo adorato pitbull. Il segretario parlò lentamente:
«La dottoressa Light ha una malattia mentale che, in certe occasioni, confonde la sua percezione della realtà. Questo è nella sua cartella clinica»
Andrea annuì. Vaux proseguì:
«I sintomi di questa condizione somigliano agli effetti delle sostanze altera-mente usate dalla Fondazione. Quindi, per un lungo periodo, la dottoressa Light mi ha fatto condurre analisi del suo sangue per verificare che non contenesse tracce di amnestici, dopo i suoi episodi. Più di recente, gli esami del sangue sono stati per droghe e veleni. In ogni caso, può immaginare perché preferisce che non lo sappia nessuno, tantomeno il Comando O5»
L'agente Adams annuì ancora e chiese:
«Ha mai avuto un risultato positivo?»
«Non ancora. Ma il progetto Resurrezione è in cantiere da un mese»
«Appena le capita un riscontro, mi avvisi»
Vaux sorrise, con la mano avvolta intorno al guinzaglio di mango, il ritratto stesso dell'obbedienza:
«Sarà la seconda persona a cui lo dirò»
Fecero uscire SCP-105 dalla sua unità di contenimento la mattina presto e la scortarono attraverso il Sito-17, fino a un ufficio in cui non era mai stata prima. L'ufficio era spoglio, ma l'arredamento era bello e la stanza era spaziosa. Dunque apparteneva a qualcuno di importante: un direttore. Iris sapeva che il Sito-17, come il Sito-19, aveva uffici per molti più direttori dell'attuale persona a capo della struttura. I siti più grandi della Fondazione non potevano essere gestiti da una sola persona. L'ultima volta che SCP-105 si era informata, il Sito-17 non aveva neanche direttori ufficiali. Quindi avrebbe potuto essere chiunque. Una volta che Iris arrivò, un uomo nero con un pitbull al guinzaglio aprì la porta. Dietro di lui, entrò una donna bianca. SCP-105 non riconobbe nessuno dei due.
«È un vero piacere conoscerti, Iris» la salutò la donna.
Era bassa e sfregiata, manteneva uno sguardo serio e teneva i capelli spostati dietro le orecchie. Avrebbe potuto essere una soldatessa, ma se era ciò che SCP-105 sospettava che fosse, non lo era.
«Lei è il nuovo Bowe» disse Iris.
La donna sembrò stupita abbozzò quasi un sorriso:
«Non proprio. Mi chiamo Sophia Light. Sono la direttrice del progetto Resurrezione»
Si strinsero la mano in fretta, ma con fermezza. SCP-105 disse:
«Ho sentito parlare di lei: è una ricercatrice»
La dottoressa Light si sedé e rispose:
«Lo sono stata: ho trascorsi in microbiologia e malattie infettive. Sono stata la direttrice di un piccolo sito sulle isole Svalbard per gli ultimi tre anni»
Iris ricordava quell'arcipelago a Nord della Norvegia: ci era stata. Si sedé a sua volta e domandò:
«Ci sono gli orsi polari, lassù?»
«Ogni tanto. Il Sito-41 è quasi tutto sottoterra, quindi non sono un problema. Il mio assistente mi diceva che avrei dovuto addestrarli come orsi da guardia. Come si scrive nei fascicoli di ricerca, "non è stato tentato"»
«Potrei sbagliarmi, ma non credo che ci fosse un sito alle Svalbard, quando ero nel Vaso di Pandora»
La SSM Omega-7 era andata lì una volta e, ai tempi, non c'era nessun sito locale: erano volati a Longyearbyen. Iris aveva vagato per le strade con gli altri umani della squadra, oltre le case colorate e le linee tranviarie sospese. Vedeva montagne marroni, lisce e appuntite in lontananza e sentiva l'odore del mare. Abele era rimasto sull'aereo: non gli interessava il turismo.
«Hai ragione: il Sito-41 fa parte di una dozzina di siti per molteplici anomalie costruiti negli ultimi cinque anni» rispose Sophia.
Iris elaborò l'informazione:
«O5-10 mi ha detto che state trovando anomalie a un ritmo allucinante»
«Dobbiamo pur metterle da qualche parte»
SCP-105 annuì. Ci fu un attimo di silenzio, prima che la dottoressa Light riprendesse la parola:
«Come… ehm… finora, che te ne pare del tuo allenamento?»
Iris rimase di stucco: cosa ne pensava?
«Io… ecco, è… uhm… sono felice di riavere la mia Polaroid. E tutta questa tecnologia nuova è pazzesca. Televisori digitali! iPhone!»
Sophia annuì:
«E la tua recente fatica con la tua proprietà anomala?»
«Non saprei»
SCP-105 avrebbe voluto essere di nuovo nella sua unità di contenimento. Era un pensiero che invadeva spesso la sua mente, in quei giorni. Non voleva tornarci, ma si sentiva a suo agio lì, con le sue coperte e i libri e il riscaldamento acceso, da sola nel suo buco. Era un pensiero strano. Lo scacciò, stanca all'improvviso, e chiese:
«Ha importanza? Non sto fingendo. So che non uscirò e che ormai ho passato la maggior parte della mia vita qui. Che io ricordi. Non sto provando a scappare, voglio solo sapere. Questa squadra ha davvero bisogno di me?»
«Non voglio metterti troppa pressione, ma il motivo per cui la squadra esiste sei tu. L'idea della SSM Alfa-9 è stata ispirata da quello che sai fare»
«Questo… questo è… è…»
«Iris?»
SCP-105 fremé e balbettò, incapace di controllarsi:
«Questo è troppo!»
La dottoressa Light alzò le mani:
«Scusa, non è quello che intendevo»
«Ah, no? Avete messo in piedi voi tutto questo, perché sapevate che avrei fatto… cioè, pensavate che potessi…»
Non voleva finire nessuna delle frasi che le balenavano per la mente. SCP-105 si alzò di scatto dalla sedia e percorse metà dell'ufficio. Si aspettava che le guardie appostate di fuori corressero dentro per immobilizzarla. La dottoressa Light trasalì, ma quella fu la sua unica reazione. Le disse con calma:
«Iris, quello che voglio dire è che sì, l'Ultima Speranza ha davvero bisogno di te»
«Perché?»
Sophia sospirò:
«Perché sei l'unica sopravvissuta anomala del Vaso di Pandora. Perché rappresenti ciò che avremmo potuto conseguire, se avessimo gestito bene le cose. Perché sai com'è, in un modo che nessun altro capisce. Perché non c'è nessun altro come te nella Fondazione. Ci serve un capitano per questa squadra di anomalie e tu sei perfetta per l'incarico. Voglio aiutarti»
«A fare cosa? Combattere meglio sul campo?»
«Quello o qualunque altra cosa. Di cosa hai bisogno? Cosa vuoi sapere?»
SCP-105 smise di camminare avanti e indietro e fece dei respiri nervosi:
«Gran bella domanda. Quando Andrea mi ha portata fuori, il mese scorso, in quei bar. Era tutto vero, giusto?»
«Cosa?»
«Non era una messa in scena, vero? Insomma… no, no, certo che non lo era»
Iris si sbatté un palmo in faccia e strinse i denti, in preda all'imbarazzo. La dottoressa Light spiegò:
«Ho rimproverato il dottor Clef di persona, quando siete tornate. Non dico che l'agente Adams non avrebbe dovuto farlo. Avrebbe dovuto avvisarmi, così le avrei detto di portare più addetti alla sicurezza. Ma di certo era tutto vero. Cosa ti fa venire un dubbio del genere?»
«Mi sembrava finto»
SCP-105 si tolse la mano dal volto e si mise a fissare un punto del muro. Sophia negò:
«No, vai avanti»
Iris deglutì:
«Insomma, ho trascorso gli ultimi nove anni in una gabbia. È una gabbia di lusso, ma non è il mondo reale. E poi, all'improvviso, avete bisogno di me, vengo trascinata fuori per rivedere il mondo e, be', mi sembra quasi una finzione. Un film. La luna»
La dottoressa Light annuì:
«Non è tanto diverso da qui»
«Non saprei. Forse ero troppo emozionata per godermelo. Forse credevo solo che fosse diverso»
Sophia le rivolse uno sguardo carico di empatia:
«A volte, quando la Fondazione assume nuovi membri del personale, somministra loro amnestici di Classe-A. Dimenticano tutto. Affermano che è più preciso, è più facile addestrare gli agenti, riduce le possibili obiezioni al modo di lavorare. È successo ad alcuni miei amici. Non mi è mai piaciuto questo approccio»
Lo stomaco di SCP-105 si rivoltò come una calza. Ne aveva sentito parlare, ma nessuno aveva mai voluto affrontare l'argomento. Di certo, non un direttore.
«Perché è orripilante?»
«Secondo me, non è neppure molto efficace. Per fare parte della Fondazione, si deve proteggere. Per essere bravi a proteggere, bisogna avere un interesse sincero per il mondo là fuori. Sapere per cosa vale la pena lottare. Senza quello, non si fa altro che obbedire a ordini»
SCP-105 fece un triste sospiro:
«Meno male che i vostri agenti non sono le vostre anomalie, allora»
«Al momento, lo sono. Iris, dobbiamo fare di meglio con te. E noi, le persone al potere, dobbiamo farlo funzionare. Che diamine, anche se le tue abilità svanissero domani, comprendi la SSM Omega-7 e dove le cose sono andate male. Sai quali torti abbiamo fatto alle anomalie, in passato. Quindi ascolta: andrà tutto bene»
«Come fa a esserne così certa?»
«Non lo sono, ma posso fare ogni cosa in mio potere per esserlo. E anche tu»
«Come?»
La dottoressa Light sorrise:
«Non sei solo un'anomalia. Non dovevamo scegliere per forza te come caposquadra della SSM Alfa-9. L'abbiamo fatto in parte perché sarebbe quello il tuo posto, se fossi qualunque altro agente. Insomma, qualunque altro agente con le tue capacità uniche. Il punto è che fai parte della Fondazione, tanto quanto noi»
Iris non credeva a una sola parola di quello che diceva Sophia. Le sembrava l'ennesimo tentativo di manipolarla, anche se la dottoressa Light era sincera di per sé. Avevano manipolato anche Abele: gli avevano dato il controllo sulla composizione del gruppo d'assalto della SSM Omega-7, gli avevano concesso di pavoneggiarsi in giro per il Sito-17, avevano assecondato le sue pulsioni omicide, finché si rendeva utile. Finché non avevano più saputo intrattenerlo. E a lei era successo quel che le era successo.
"No, no! Non ripensarci più. Non adesso" pensò.
Tanto, che importanza aveva? Non sapeva come si sentiva riguardo a tutto ciò. Sapeva solo di essere stanca. Sospirò e chiese:
«Che avete intenzione di fare?»
«Innanzitutto, ti prenderai una pausa da qualunque cosa c'entri con le sperimentazioni. Anche se saremo di nuovo al punto di partenza quando torni, andrà bene. Abbiamo tutti bisogno di staccare la spina»
A Iris sfuggì un mezzo sorriso:
«Credevo che voi ricercatori non lo faceste mai»
Pur sapendo che era un espediente per blandirla, funzionava. Non le sarebbe dispiaciuto un periodo di riposo. La dottoressa Light si reclinò all'indietro sulla sua sedia. Giocherellava con una penna e fissava il vuoto:
«In quanto all'immediato futuro, ho qualche idea»
«Per esempio?»
«Ti piacerebbe rivedere un vecchio amico?» chiese Sophia.
«Iris, lui è SCP-073»
«Ciao» salutò lei, agitata.
Non lo vedeva dai tempi del Vaso di Pandora. Caino ricambiò il saluto:
«Ciao, Iris»
SCP-073 fece un sorriso gentile. I suoi occhi sembravano molto vecchi ed esausti, nonostante la giovinezza dei suoi lineamenti. Era proprio come Abele, ma più maturo, stanco e caloroso. La direttrice Moose li osservava con attenzione. SCP-105 le lanciò una rapida occhiata e Tilda fece spallucce:
«So che voi due vi conoscete già. SCP-073 ha intenzione di aiutarci. Tra l'altro, intervisterà tutti dopo ogni missione. Si farà un'impressione di come sono andate le cose, di cosa è andato bene e su quali aspetti potremmo migliorare»
«E ricorderà» concluse Iris.
Caino le rivolse un caldo sorriso:
«Abbiamo già fatto questa danza. Il ritmo è cambiato, ma è ancora la nostra canzone»
«Come te la sei passata?» gli chiese lei.
La voce di SCP-105 tremava un po'. La ragazza sentiva un lieve pizzicore negli occhi.
«Sono stato bene. Non molto impegnato. Mi piace la quiete. Però mi sei mancata»
All'improvviso, le lacrime di Iris iniziarono a scorrere a fiume. SCP-105 abbracciò l'antico vagabondo:
«Anche tu mi sei mancato. Non ho mai potuto dire addio, neanche a te»
Caino ricambiò l'abbraccio, dapprima con imbarazzo, poi con affetto. Per quanto le sue braccia metalliche gli permettessero di trasmettere dolcezza.
«Non fa niente. Ora siamo qui»
«Pronta» disse Iris.
«Via» rispose il ricercatore.
SCP-105 si accucciò su un ginocchio, alzò la fotocamera e poggiò il gomito sul ginocchio, mentre premeva il tasto per scattare la foto. Ci fu un rapido scatto e Iris si rannicchiò di nuovo dietro il muro, in attesa per quei pochi ma interminabili secondi che l'immagine si scaricasse sull'iPad. Una volta che accadde, SCP-105 poté identificare le chiavi appese al gancio. L'immagine era un po' sfocata, ma fu comunque in grado di distinguere i numeri sulle linguette verdi.
Affondò la mano nello schermo e sganciò con delicatezza la chiave etichettata "207" dal pannello forato. Con calma e con attenzione, la trasportò dall'altra parte della stanza e la buttò nella buca delle lettere della porta di una stanza d'albergo. Un uomo nero in equipaggiamento militare afferrò le chiavi al volo, prima che toccassero terra. In silenzio, lo squadrone raggiunse il secondo piano della struttura di addestramento. Si fermavano a ogni porta per controllare che non ci fossero imboscate. Alla fine, raggiunsero la stanza d'albergo 207. L'uomo di punta sollevò una piccola telecamera fino alla finestra e sussurrò alla ricetrasmittente:
«C'è una mina antiuomo attaccata alla porta»
«Mandami il fermo immagine» esortò Iris.
«Aspetta un secondo: lo trasmetto»
SCP-105 premé un'icona sul suo iPad e aspettò che l'immagine si scaricasse. Era vero: c'era proprio una mina antiuomo davanti alla soglia, connessa a un filo legato alla porta. Sussurrò:
«Dannazione, non credo di poter togliere l'innesco»
L'uomo di punta chiese:
«Dovremmo fare rumore?»
«Dammi un minuto»
Iris esaminò la foto nei minimi dettagli e sorrise:
«Mandami una foto ingrandita dello specchio a figura intera: vedo il retro della mina nel riflesso!»
I tre erano in piedi nell'ufficio del direttore Nardieu. La direttrice Cortez chiese:
«Ha funzionato?»
«Sì. Una mossa furba» rispose Jonathan.
La direttrice Light fece spallucce:
«Iris avrebbe incontrato Caino a prescindere»
«Quindi li hai fatti incontrare in quel momento per far credere a SCP-105 che fosse una ricompensa per lei. Per una volta, io e Jonathan siamo d'accordo: è stato furbo»
Sophia sbuffò:
«Non sono così furba. Potrei aver sospettato che contribuisse, quindi ho accelerato le cose»
Il direttore Nardieu allargò le braccia:
«Sono proprio contento che abbia funzionato. Finalmente abbiamo un successo: l'Ultima Speranza può ancora volare. Posso offrire da bere a una di voi due? No? Be', vogliate scusarmi, ma devo parlare con la mia segretaria. Se avete bisogno di me, avvisatemi»
Le due donne guardarono Jonathan andarsene; una scorta di sicurezza fece per seguirlo, ma lui fece cenno alle guardie di lasciarlo stare. La direttrice Light chiese:
«Tutti i direttori del Sito-17 sono così incuranti della loro incolumità?»
Marcia incrociò le braccia:
«Non proprio, ma ci vuole una certa fiducia per co-dirigere una struttura come il Sito-17. Finché si fida di me, si fida di te ancora di più»
«Davvero? Perché?»
«Perché dirigi la squadra speciale mobile dei suoi sogni. E perché sei famosa»
«Oh, Cristo! Marcia, dico solo che capisco le tue riserve sulla SSM Alfa-9: sono ragionevoli nella maniera più assoluta. Ma voglio ringraziarti per l'aiuto e le risorse. Per la tua consulenza»
La direttrice Cortez fece spallucce e si morse il labbro:
«Se il Comando O5 non mi stesse col fiato sul collo, sarebbe diverso»
«Ma certo. Grazie lo stesso. Oltre a quello, scusa se ho trasformato il tuo sito in uno zoo»
«Hai detto che prima o poi se ne andrà, giusto?»
«In un modo o nell'altro. Ci sto lavorando. Buona serata, Marcia»
«Altrettanto, Sophia»
La direttrice Cortez si sedé per sfogliare mucchi di scartoffie. La direttrice Light uscì dall'ufficio e disse all'addetto alla sicurezza fuori dalla porta:
«Accompagnami al reparto del personale, per favore»
Purtroppo le sue due guardie del corpo personali, reclutate da siti separati e consigliati da O5-7 in persona, dovevano pur sempre dormire. Se Vaux fosse stato presente al suo arrivo, Sophia gli avrebbe fatto prendere appunti. Se non ci fosse stato, mezzora sul tapis roulant le avrebbe fatto bene: le girava la testa. Il loro elenco provvisorio delle anomalie era pronto. Non era ancora scolpito nella pietra e, anche se le anomalie avessero accettato, ci sarebbero stati direttori, ricercatori e altre parti interessate da placare.
«Ascensore o scale, direttrice?» chiese la guardia.
«Scale»
Era solo un piano, se ricordava bene. Avrebbe fatto dare un'occhiata alle nuove reclute anche al dottor Clef o all'agente Adams; anzi, no, senza dubbio ad Andrea. Così la SSM Tav-666 avrebbe avuto il tempo di prepararsi: ne avevano assolutamente bisogno. A un certo punto, qualcosa la riscosse dalle sue riflessioni: la guardia era davanti a lei e camminava troppo piano, o forse troppo in fretta. Sophia si guardò intorno, consapevole all'improvviso di essere una donna minuta, rimasta da sola con un uomo imponente che non si comportava come previsto. C'erano soltanto loro due nella tromba delle scale. Il passo della direttrice Light doveva essere cambiato. La guardia sapeva che Sophia aveva mangiato la foglia.
«Questo è per Asher» mormorò.
A quel punto, la buttò giù dalle scale con un calcio. La direttrice Light ruzzolò e rimbalzò. Il suo cranio sbatté contro il cemento. Sophia vide le stelle, quando si schiantò contro il muro in fondo alla rampa di gradini. Distinse a fatica la sagoma del coltello tattico della guardia. L'uomo scendeva le scale a passi pesanti e misurati, sempre più vicino a lei. Sophia rantolò e tossì. Quando l'aggressore la raggiunse, piegò le gambe e lo spinse via con entrambi i piedi. La direttrice Light si rialzò, ma la guardia le afferrò il polso sinistro per mantenere l'equilibrio.
"Oh, no!"
Il cervello di Sophia si riempì di adrenalina. All'improvviso, si ritrovò a rabbrividire e a farfugliare:
«No no no no no no»
Si sentì più in imbarazzo che mai, nonostante il panico del momento. Poi, meraviglia delle meraviglie, la guardia lasciò la presa, forse per lo stupore. Quando la direttrice Light si riscosse, l'uomo le afferrò la parte superiore del braccio, ma quello era gestibile. In un attimo, Sophia elaborò la strategia migliore: la guardia indossava gli stivali, quindi schiacciargli i piedi non avrebbe rotto le ossa, ma l'avrebbe distratto. Poi doveva fargli allentare la presa.
Dunque agì: gli calpestò il dorso del piede, gli tirò una ginocchiata sui testicoli, sferrò un pugno pigro verso la sua testa e si mise la mano libera in tasca. La guardia alzò la mano per parare il pugno e Sophia gli svuotò la bomboletta di spray al peperoncino in faccia. Ora doveva scappare: le guardie erano addestrate con lo spray alla capsaicina, quindi aveva guadagnato solo una decina di secondi. La direttrice Light si mise ancora la mano in tasca e ne tirò fuori un braccialetto di piume blu, per gentile concessione della direttrice Moose. Lo indossò e diventò invisibile.
Alle sei e quaranta del pomeriggio, la sicurezza del Sito-17 fu avvisata che una delle sue guardie era un disertore che aveva attaccato una ricercatrice del personale senior. Riceverono questo avviso quando la suddetta ricercatrice del personale senior si materializzò fuori dal loro ufficio. L'agente ribelle fu trovato e arrestato. La direttrice Light fu portata in una camera blindata e furono convocate le sue guardie del corpo. Un medico la ispezionò, poi fece una rapida telefonata con una distratta O5-7, che le chiese come stava e le dava l'impressione di star parlando con due persone allo stesso tempo. Arrivò anche la direttrice Cortez, che si scusò, il che commosse Sophia. La sicurezza del Sito-17 avviò subito un'inchiesta. La direttrice Light consigliò:
«Cercate Asher: ha menzionato un certo Asher»
Sophia aspettò nella camera blindata per tre ore, durante le quali tentò di non perdere il contatto con la realtà, con scarsi risultati. Le sue guardie avrebbero capito, ma era imbarazzante. E se non avesse potuto fidarsi neanche di loro? Quella volta, ci era mancato fin troppo poco. Mentre lei era tormentata dalla paranoia, la sicurezza del sito si sparpagliò per raccogliere informazioni: sulla guardia, sui suoi piani, su potenziali alleati o trappole nel Sito-17. Poi le consegnarono quello che avevano scoperto.
Il disertore si chiamava Robert Blankenship, aveva l'autorizzazione di Livello 2 e aveva lasciato una lettera di suicidio nel suo alloggio. Non si aspettava di sopravvivere alla sua impresa. Nella lettera, descriveva suo fratello, Asher Blankenship, reclutato nel 1999 assieme a lui dopo aver militato nella marina a Whidbey Island, nello Stato di Washington. I due fratelli avevano trascorso la maggior parte delle loro carriere con la Fondazione; erano assegnati a località diverse, ma nonostante ciò trovavano modi per tenersi in contatto. Asher era un tiratore scelto abilissimo, Robert era solo idoneo. Entrambi erano fedelissimi.
Asher era stato reclutato nella SSM Omega-7. SCP-076-2 l'aveva strappato a metà. Al dipartimento psichiatrico, credevano che Robert avesse superato il trauma: avevano annotato che si era placato quando il Vaso di Pandora era stato soppresso. La direttrice Light fece una smorfia:
«E così, quando ha sentito che sarebbe stato riformato…»
«Si è sentito in dovere di impedirlo»
Arrivò il direttore della sicurezza del Sito-17 in persona. Era un uomo basso dall'aria mortificata che non smetteva un attimo di sistemarsi il colletto della camicia.
«Come fa a essere sicuro di tutto ciò? Se non stava agendo da solo…»
«Abbiamo verificato tutto. Non stava… ehm… dunque, tutte le armi che aveva con sé erano quelle di ordinanza. Sapeva dove trovarla, il suo livello di autorizzazione glielo consentiva. Ha nascosto la sua faccia a tutte le telecamere, una volta che si è ribellato, ma per farlo ha usato apparecchiatura della Fondazione, quindi abbiamo potuto rivelare la sua faccia senza problemi. Gli strumenti che ha usato sono spariti quattro giorni fa dall'armeria del sito, a cui aveva accesso»
«Quali erano i suoi piani, dopo avermi uccisa?»
«Aveva intenzione di eliminare il più possibile dell'infrastruttura dell'Ultima Speranza e "farcela da solo". Parole sue»
La direttrice Light sospirò:
«Quindi stava agendo da solo. È un sollievo. Apprezzo la vostra diligenza. Per favore, fate un altro controllo della fedeltà alle vostre guardie attuali, quando potete. Cambierò le mie abitudini di sicurezza. Se fosse stato un sicario più bravo, a quest'ora sarei morta e sepolta»
«Direttrice, cosa dovremmo fare con lui?»
«Chi?»
«Robert Blankenship. Abbiamo intenzione di tenerlo al fresco ancora qualche giorno, per vedere se dice qualcos'altro. Dopodiché, cosa vuole che facciamo?»
Sophia chiuse gli occhi e strizzò le palpebre:
«Chi altro lo sa?»
«Nessuno, al di fuori di questa stanza e tre dei miei uomini migliori. Ma la voce potrebbe comunque spargersi»
Il destino del ribelle era segnato.
«La prassi parla chiaro: terminatelo»
Il direttore della sicurezza sembrava sbigottito:
«Come vuole, direttrice»
Forse Sophia aveva esagerato. Avrebbe potuto essere misericordiosa, ma in tutta onestà, che si aspettava? Le guardie di O5-7 la affiancarono, mentre si dirigeva all'uscita della camera blindata. Uno dei due le tenne la porta aperta. Se si scherza col fuoco, si rischia di bruciarsi. La direttrice Light si fermò e chiese:
«Asher Blankenship aveva qualche altro fratello?»
«No, solo uno»
«Robert, o chiunque altro dalla SSM Omega-7? Hanno parenti o amanti vivi alla Fondazione?»
Il direttore della sicurezza la fissò a lungo, prima di rispondere:
«Non lo so, direttrice. Le farò mandare una lista»
Quanto doveva essere lunga quella lista? Sarebbe bastata? E gli amici di Asher? I colleghi? Sophia chiuse gli occhi: ci sarebbe stata lei, su quella lista. Parecchie volte.
«La ringrazio. Questo è tutto»