Il Tradimento dei Pini
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⎰ "STRAGE DELLO SQUADRONE MACCHIA" ⎱



Sei seduto davanti ad un grande pino, in una fredda e gelida notte d'Ottobre, corre l'anno 1966.
Ettore, il tuo camerata e amico di lunga data, è appena stato colpito in pieno volto.
Hai in mano il tuo fucile mitragliatore e sei circondato da urla e spari.
Il tuo squadrone di recupero era venuto per un compito semplice, investigare su uno strano fenomeno anomalo della zona, ma qualcuno vi ha teso un'imboscata.
Senti la tua rabbia ribollire, il tuo cuore inizia a battere all'impazzata e il fischio dei proiettili non ti terrorizza più.
Imbracci il fucile e come i tuoi commilitoni inizi a tirare sventagliate di colpi, ma la luce accecante dei fari delle automobili ti disorienta, davanti a te vedi delle ombre e degli uomini dietro a scudi balistici; sono quelli della Fondazione, li riconosci subito.
Senti il pesante rinculo sollevare l'arma e renderla ingovernabile, ti metti al riparo e senti qualcosa di caldo colare dalla testa.
"Non mi avranno colpito" pensi tra te e te; tocchi e senti un bruciore, guardi i tuoi guanti e sono imbrattati di sangue.
Ti guardi intorno spaventato e vedi i volti dei tuoi compagni, illuminati dai fari del nemico.
Alessandro, Lucio, Ennio e il capitano Macchia, e in quel momento senti quest'ultimo lanciare un verso di dolore, lo hanno colpito al braccio.

"UOMINI! FATEGLI SENTIRE LA FURIA DI UN FIGLIO DI ROMA!"

Immediatamente, i tuoi compagni lanciano all'unisono un urlo di guerra e tu, trasportato, unisci la tua voce alla loro.
Senti le tue mani gelide venire riscaldate dallo scoppio delle pallottole, senti la tua gola bruciare, senti gli aghi di pino cadere su di te con il loro aroma resinato.

Il capitano dà un ordine

"LE ANOMALIE!"

Sai cosa fare, come un automa spezzi due involucri sferici che hai attaccato all'uniforme e due vermicelli simili a dei cobra escono, muovendosi velocemente verso gli uomini della Fondazione.
Senti delle urla provenire dalle schiere nemiche, poi un altro ordine giunge

"CORRETE!"

E il capitano inizia ad addentrarsi all'interno dell'oscura foresta di pini, corri come non hai mai corso, con l'aria gelida della notte che entra ed esce dalle tue umide narici ad intervalli regolari.
Il tuo cuore batte all'impazzata, il mondo ti pare rallentare, guardi quindi i tuoi compagni con il sorriso stampato sulle labbra; siete vivi, siete sopravvissuti a quel disastro, inizi a immergerti nei tuoi pensieri mentre il tuo corpo fatica a tenere il passo.

All'improvviso, vedi molteplici bagliori arancioni e senti potenti boati.
Non è ancora finita.
Il capitano urla di ripararsi, ma Ennio, il veterano del gruppo, combattente della guerra in Abissinia e in Albania, viene colpito da decine e decine di colpi.
Senza accorgertene, urli il suo nome, poco prima che il suo corpo martoriato cada a terra in una calda pozza di sangue.
Una voce amplificata risuona nella silenziosa foresta.

"Siete circondati, arrendetevi ora o riapriremo il fuoco".

Sai benissimo che non avete possibilità, se sparate ora morirete di certo.
Il capitano vi guarda e tira fuori un fazzoletto in velluto bianco, lo mette su un bastone e lo sventola come una bandiera bianca, il tuo cuore affonda in una pesante e incalcolabile disperazione.

"Ora uscite fuori uno alla volta con le mani bene in vista"

Il capitano vi guarda, prende qualche ago di pino e con fare austero inizia a pregare.
È la fine, Lucio, il più giovane del gruppo, abbandona il suo fucile, nero come l'uniforme che porta, e si avvia verso gli agenti della Fondazione, scomparendo in mezzo alla luce dei fari.

"Esca il prossimo"

Il capitano prende la baionetta e la fissa sul suo fucile, il tuo sguardo si ferma su Alessandro, l'ultimo del gruppo rimasto insieme a te e il capitano, ti guarda con aria disperata e con le lacrime agli occhi; "quel codardo" pensi nella tua testa mentre ti prepari e fissi la baionetta come il tuo capitano.
Ti alzi, stai per morire e lo sai, ma sai anche che è la cosa giusta, che la lealtà fino alla morte è sempre stata il tuo obiettivo, prendi un profondo respiro per assaporare per l'ultima volta quest'aria tanto fresca, ti spargi il sangue caldo sulla faccia per sentirne il macabro torpore.
Guardi il capitano che ti fa il saluto romano, simbolo dei nostri valorosi antenati e di un'era della quale non potrai vedere il ritorno.
Ti lanci contro i traditori con baionetta sguainata e un potente urlo che infrange la tua già sofferente gola.
I fari ti accecano per un momento, ma vedi perfettamente il tuo obiettivo, un uomo in borghese con in mano un megafono.
Senti le esplosioni degli spari, senti il dolore lancinante provocato dalla tua carne lacerata e il sangue riversarsi copioso sul terreno.
La tua faccia colpisce violentemente il suolo, il dolore è tale che non senti più il corpo.
Mentre il caldo sapore ferroso del sangue ti riempie la bocca, vedi l'ombra del tuo magnifico capitano cadere contro l'uomo in borghese, il disperato assalto finale ha avuto successo, puoi finalmente riposare.
I tuoi occhi si chiudono come il sipario di uno spettacolo, e il tuo cuore, finalmente, cessa di battere.
Vedi in lontananza una luminosa sagoma bianca e la raggiungi uscendo dalla nebbia che ti avvolge.

"Papà, finalmente sei tornato"

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