Il peso delle responsabilità
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Accendo la luce e guardo lo specchio di fronte a me. Mi ci avvicino e tolgo la maglietta prima di mettermi di profilo e respirare profondamente, gli occhi chiusi. Devo rimanere calma.

Inizia a vedersi. Inizio a ingrassare e fra qualche settimana, non potrò più nascondermi. Non sento movimenti, è ancora troppo piccolo. O piccola, non so ancora cosa sarà, è troppo presto per dirlo. Renato spera sarà una figlia, io spero sarà un figlio. In ogni caso, non è una buona notizia.

Non volevo essere incinta, non volevo avere tanti problemi. Volevo andare in una clinica, ma se qualcuno mi avesse vista li, l'avrebbe spifferato a tutto il regno, la vergogna ultima. Li sentivo già tutti, "ooooh, ma che assassina, sopprime la vita che cresce dentro di lei, è una svergognata", ma senti anche quelli che pensano che ho soldi, l'età, il ragazzo e che avere un bambino non è altro che l'ultimo passo per avere la vita perfetta. "Stai per avere 31 anni, hai un lavoro, il tuo fidanzato ti ama, lo ami pure, dovete farlo". Che se non lo faccio, non sono una donna "normale", ma sono mai stata normale una volta nella vita?

La risposta è sempre la stessa: no, non sono normale, non lo sono mai stata, come una potrebbe esserlo quando il padre, il nonno, e forse altri antenati sono o erano a capo di un regno? E il solo pensare al fatto che un giorno toccherà a me mi spaventa, soprattutto ora che non sono più da sola nel mio corpo.

Rimetto la maglietta, non voglio più vedere le mie trasformazioni fisiche, mi spaventa. So che un giorno dovrò rivelarlo, dovrò dirlo a mio padre, a tutto il regno, mostrare la mia pancia e temo le reazioni, di tutti loro, dei nostri nemici, delle altre potenze con cui siamo in contatto. Ovviamente, ci sono delle persone che sanno, Renato, mamma, Alyssa e sono tutti contenti per me, soprattutto Renato, il che è normale, è lui il padre, ma io non sono contenta, sono terrorizzata, ho troppe interrogativi.

Sono incinta da quattro mesi e non so cosa fare di quel bambino quando nascerà. Più che altro, ho paura di come papà reagirà, se sarà contento, fiero, o, al contrario, arrabbiato, furioso, o stressato al punto da avere una nuova crisi d'ansia. Ho anche paura dalle reazioni della matrigna, che non apprezzo molto. Lucia ci tiene al trono, e l'arrivo del mio futuro figlio potrebbe stravolgere i suoi piani di metterci la sua stessa figlia. Pure lei potrebbe reagire male e decisamente non sono pronta per un ennesimo litigio.

— Italia?

Qualcuno bussa alla porta, ha una voce maschile piuttosto rauca. Gli dico di entrare e mi siedo sul letto.

— Buongiorno, Dottor Spallacci.

L'assistente di mio padre entra nella mia stanza e capisce subito che non sto bene.

— Cosa succede?

Andrea Spallacci ha orecchie e spie dappertutto, sa tutto ciò che accade al castello e, soprattutto, sa tutto su mio padre e sembra essere l'unico che riesce a calmarlo. Non gli direi mai tutta la verità su di me, specie sul mio stato mentale, ma dopo il divorzio dei miei genitori e prima che mamma ottenesse la nostra custodia, quando eravamo al castello e dovevamo sopportare le crisi di papà, era lui che si occupava di me e Alyssa.

— Sto bene, grazie, dottore.

Scuote la testa; ha perfettamente capito che mento. Si siede vicino a me e con uno sguardo mi fa capire che è disponibile per ascoltarmi.

— Italia, mi sono occupato di te e di Alyssa per anni; quasi vi conosco meglio di vostro padre e so quando non state bene.

Metto la testa sulla sua spalla, un gesto che non ho mai osato fare con mio padre. Con lui, mi sento al salvo, mi sono sempre fidata di lui.

— Quanti anni hanno i suoi figli adesso, dottor Spallacci?
— Italia, un giorno dovrai chiamarmi Andrea. Simone sta per avere 43 anni e Alice 37.
— Hanno figli anche loro?

Annuisce.

— Si, ho cinque nipotini, tre da Simone e due da Alice; il più vecchio ha 18 anni e il più giovane ne ha 4.
— Come ha reagito quando ha saputo che Alice fosse incinta?

Non ci mette più di due secondi a capire.

— Quando è previsto il parto, Italia?
— Non lo so ancora, fine luglio o inizio agosto.
— Come ti senti?

Oltre a essere l'assistente di mio padre, è lo zio di Renato, anche se non parla più a suo fratello da anni. Andrea ha lasciato la sua famiglia perché suo padre l'ha rinnegato vista la sua assenza di poteri, da quel che ho capito, quindi Andrea ha offerto i suoi servizi alla mia famiglia. Cosa che suo padre non ha accettato, dato che apparentemente mio nonno gli ha fatto qualcosa. Non ho mai cercato a saperne di più, è un ennesimo problema che non ho voglia di cercare di risolvere, me ne frego completamente. Sembra che nel passato, la mia famiglia e quella di Renato siano state nemiche, ma, sinceramente, io voglio solo vivere la mia storia con Renato il più a lungo possibile. Penso che Andrea potrebbe capirmi.

— Non so cosa fare.
— Renato lo sa?
— Certo, pure Alyssa e mamma lo sanno.
— L'hai detto a tuo padre?

Scuoto la testa e vuoto il sacco. Ho bisogno di parlare con qualcuno.

— Non voglio, ho paura delle sue reazioni. Parlare tranquillamente con lui è troppo complicato, sono 30 anni che vado coi piedi di piombo con lui, non so mai come reagirà, non so mai cosa dire e come dirlo, non so… E poi ci sono Lucia e sua figlia, se arrivo dicendo che sono incinta, potrebbero dire che voglio rubargli il trono anche se non ci si siederanno mai e lo sanno, ci sarà una marea di pettegolezzi e tanti occhi fissi su di me. Si vedrà per forza che sono incinta, tutti vorranno sapere quando sarà il parto, tutti commenteranno sul futuro erede al trono. Oddio che evento, Italia Piazza è incinta! Se non dico niente, mi verrà detto che avrei dovuto mettere tutti al corrente, poi riceverò sempre commenti su come devo crescere il bambino, su cosa fare, cosa non fare, sarò sorvegliata e giudicata dappertutto. Potrei mentire, sì, perché questo lo so fare, ma a un certo punto, non potrò più mentire.

Mi metto a piangere.

Vorrei essere come Alyssa, è la seconda, sa che non si siederà mai sul trono, ne è perfettamente cosciente e se la prende comoda, vive la sua vita. Non ha nessuna carica, non deve mostrarsi esemplare, non deve comportarsi come se fosse perfetta. Alyssa non ha il destino del paese tra le mani, ha sempre vissuto la sua vita senza farsi domande. Va per strada con il suo ragazzo del momento, fischia canzoni come quello del treno o dell'ape sapendo perfettamente che ci sono telecamere che la seguono, non ha paura di mostrarsi in costume di bagno al mare, non ha nessun complesso e non ha paura del giudizio né delle repercussioni dei suoi atti. Io non posso, perché essendo io la prima, sono l'erede al trono, tutti mi conoscono e devo "comportarmi bene" non solo perché sarò regina, ma anche perché servo d'esempio a tutto il regno. Sono la vetrina di Capitanata e se mi comporto male, il regno sarà visto male.

— Ho paura, Andrea. Ho 30 anni, perché non posso fare come tutte le mie coetanee, perché non posso vivere semplicemente e non farmi queste domande sulla mia gravidanza e il futuro del mio bambino? Sono stanca, Andrea.

Mi abbraccia, accarezzando i miei capelli. Papà non lo ha mai fatto.

— Italia, ti stai facendo domande perfettamente normali. Pure Alice se l'è fatte, avere un figlio non è una cosa da poco. Ovviamente a un certo punto si vedrà, non potrai nasconderlo, ma niente ti obbliga a rispondere. Sei una principessa, ma hai il diritto a una vita privata. Non vuoi rispondere su quando sarà il parto? Non rispondere. Hai voglia di farti i capelli verdi? Fallo. Vuoi farti un tatuaggio di un ragno gigante sulla spalla? Fallo, in ogni caso, ci saranno sempre gente pronta a giudicare: quando fai qualcosa, quando non lo fai… Nessuno può chiederti di essere perfetta, Italia, perché nessuno lo è. Neanche tuo padre può, perché è tutto tranne che perfetto, e, sinceramente, chiederti di essere perfetta non ha nessun vantaggio.

Asciugo le mie lacrime.

— Perché mi sta dicendo queste cose?

Mi fissa con un sorriso e i suoi occhi verde chiaro mi ipnotizzano.

— Perché hai soppresso tutte le tue emozioni negative, hai dovuto nascondere tutto e iniziare a mentire, per proteggerti, proteggere tuo padre, le tue sorelle, la tua famiglia. Le bugie prolungate non fanno bene a nessuno, Italia. Soprattutto, non fanno bene a te. Non sei ancora regina, smettila di preoccuparti di responsabilità che non sono tue, le due uniche responsabilità che sono davvero tue siete tu e il tuo bambino. È già abbastanza, non credi?

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