"Assalto"
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“Occhi aperti Bull,” Sussurrò Skunkboy nella sua radio. “Sono tornati.”

L'agente Bullfrog del Team di Valutazione 735 “Candela” alzò la testa per guardare attraverso il suo binocolo al campo dell'Insorgenza del Caos sottostante. Il Team Candela era accampato su una cresta con vista sulla struttura dell'Insorgenza da una settimana. Soffriva il prurito, era stanco, era allo stretto e puzzava in modo atroce. Era abbastanza sicuro che l'interno della sua tuta grigia a questo punto potesse essere considerato un'area a rischio biologico.

La parte più frustrante di ciò, decise, era che non succedeva nulla. Nella settimana precedente, l'Insurgency non aveva fatto un cazzo. Avevano addestrato qualche nuovo soldato, certo, e avevano fatto molte corse attraverso i percorsi ad ostacoli, avevano sparato e avevano fatto saltare degli IED1, ma niente che non avesse visto in una dozzina di campi d'addestramento del terzo mondo nelle decadi precedenti. Per quanto strano possa sembrare strano ad un esterno, quella missione dietro le linee nemiche era… noiosa.

Fino ad ora.

“Quella è un'auto davvero di lusso,” mormorò Bullfrog. “Quelli sono cerchioni cromati?”

“Ruotano.” Mugugnò Skunkboy. “Diecimila dollari al pezzo. Merda, quel tizio ha speso più sulle sue ruote di quanto guadagnerò mai io in un anno.”

“Elegante,” Concordò Bullfrog. Alzò un sopracciglio al fermento sottostante e emanò un basso fischio sorpreso. “Skunkboy. Guarda là.”

“Cazzo,” sussurrò Skunkboy. “Si, sembra serio. Pensi che dovremmo segnalarlo?”

“Lo faccio io.”


“Dimmi quel che devo sapere”

L'Assistente Direttore Tariq Ahmed Khalid, capo della branca di Kabul della Divisione PHYSICS, si sedette a capo del tavolo delle conferenze di palissandro intarsiato, picchiettando l’estremità della sua sua penna stilografica contro la sua coscia, il suo severo sguardo semita gelato in una smorfia perpetua. Sullo schermo orizzontale di fronte a lui, un'immagine satellitare mostrava approssimativamente dieci miglia quadrate dell'Hindu Kush: ripide montagne color caffelatte ricoperte di neve, che portano ad una pianura verdeggiante. E, al centro, un piccolo, ma distinto campo terrorista d'addestramento in una gola nascosta.

Il giovane aiutante al computer portatile premette furiosamente sulla sua tastiera per qualche momento, prima di finalmente mostrare una diversa immagine del campo d'addestramento, sovrapponendola alla vista satellitare. “Bene, signore” disse nervosamente. “Eccolo qui. Siamo stati a conoscenza di questa struttura dell'Insorgenza del Caos per le ultime tre settimane. Una settimana fa, siamo riusciti a far arrivare un Team di Valutazione della Divisione PHYSICS nell’area…”

“Ho familiarità con l’operazione,” Disse fermamente Khalid. “Dimmi cosa hanno trovato.”

“… sì, signore,” inghiottì il giovane. “Bene, signore… hanno trovato prove di uso di armi… scorte di armi illegali… campo d’addestramento e indottrinazione… e trenta minuti fa, hanno fatto rapporto con quest'immagine.” Una seconda fotografia apparve sullo schermo, vicino alla prima. Mostrava una grande e costosa auto di lusso nera arrivata al cancello del campo d’addestramento. Due uomini in vesti da combattimento, dotati di fucili d’assalto di modello AK, stavano trascinando un terzo uomo fuori dal retro dell’auto, mentre una terza guardia trasportava un piccolo oggetto cubico di qualche tipo. Sullo sfondo, altri due prigionieri stavano venendo portati via con le mani ammanettate davanti a loro.

“PHYSICS ha fatto un ricerca sulle le loro facce e i loro profili VERITAS. Abbiamo una corrispondenza,” Continuò l’aiutante. Mostrò l'immagine di un uomo di mezz’età, con un vestito grigio, seduto in un negozio di caffè da qualche parte in Francia. “Philip Anderson. Ente Caritatevole Manna. Stanno svolgendo un’operazione umanitaria nella regione… se non fosse per la loro sfacciata noncuranza per gli interessi della Seconda Missione, li avremmo invitati a entrare nella Coalizione—”

“Ho molta familiarità con le politiche e le operazioni dell'ECM,” Interruppe di nuovo Khalid. “Dimmi perché ci riguarda.”

“… beh, signore. Un membro di alto rango di un’altra organizzazione paranormale è stato catturato dall’Insorgenza del Caos. Ho pensato… ”

“Puoi fare meglio di così, David,” Insistè Khalid. “Dimmi perché ci dovrebbe importare.”

Il giovane prese un profondo respiro prima di proseguire. “Perché, signore, soccorrere un membro di altro rango dell'Ente Caritatevole Manna ci darebbe un vantaggio nel prossimo giro di negoziazioni con loro. Potrebbe darci una possibilità di portarli dalla nostra parte… fare in modo che accettino gli interessi della Seconda Missione ed entrare nella Coalizione. Loro hanno risorse—”

“So delle loro risorse,” disse Khalid, “Chi abbiamo disponibile?”

“Um. Secondo le mie informazioni, signore, il prossimo Team d’Intervento Rapido disponibile è il Pugnale Distrutto, stanziato in Irlanda.”

“Meglio fargli uno squillo al più presto allora. È piena notte laggiù adesso.”


L’allarme squillò nell’orecchio di “Fox” come il grido di una qualche bestia torturata. La donna dai capelli rossicci sbattè il suo palmo sul pulsante, silenziando i coro di “The Immigrant Song” dei Led Zeppelin. Gemette mentre accendeva la lampada da notte, cercando di concentrare i suoi occhi annebbiati sul testo che le scorreva davanti.

Una frase in un grosso carattere rosso attirò immediatamente la sua attenzione: “ALLERTA PRIORITARIA.” Si svegliò immediatamente, seduta sul bordo del letto e leggendo il rapporto due volte, per essere sicura che avesse afferrato tutto. Solo allora schiacciò il pulsante sul muro del suo alloggio per suonare l’allarme nei dormitori generali.

Le ci vollero sessanta secondi per percorrere il corridoio fino ai dormitori dove dormiva il Team d’Assalto Pugnale Distrutto. Fu soddisfatta di vedere, che al momento del suo arrivo, l’intera squadra era già fuori dal letto e vestita (anche se un paio di loro stavano ancora tirando su le magliette e i pantaloni della tuta quando aprì la porta.) “Bene, questo è urgente,” disse torvamente, lanciando copie del rapporto ai suoi tre capi squadra. “Un mucchio di buffoni dell’IdC hanno rapito un pezzo grosso dell'ECM. Ce lo riprenderemo.”

“Tute grigie, signora?” chiese “Jackal”. L’XO2 di Fox era un tipo alto e dinoccolato che sembrava un giocatore di basketball professionista, con pelle color ebano e capelli rasi. Sembrava ancora più impressionante in piedi vicino alla sua minuta comandante.

“Bianche,” disse Fox. “Ci andiamo giù pesante questa volta. Tecnologia di Generazione Più Due completa. Preparatevi.”

“Whew,” sibilò Jackal. “Fanno sul serio, vero?”

“Sì. Questa volta per davvero. Andiamo.”

Come capo squadra, Fox si prese la precedenza sulla doccia, levandosi la canottiera e l’intimo con incurante facilità, prima di entrare nella stanza di asciugatura, dove forti getti di aria riscaldata le asciugarono al pelle in qualche momento. Passò la sua tessera d’identificazione (tenuta sulla stessa catena delle sue piastrine) attraverso lo scanner di sicurezza. Le luci della pesante porta d’acciaio lampeggiarono di verde per un momento prima di aprirsi sulla stanza in cui la Tuta Bianca riposava.

Le tute bianche non erano bianche, non più di quanto le tute nere fossero nere (le tute grigie, coincidentalmente, erano grigie di base). Il termine era, invece, inteso come indice della visibilità della sua tecnologia avanzata. Le tute nere sembravano ordinarie, vestiti di tutti i giorni che casualmente erano antiproiettile (“anti” fino ad un certo livello.). Le tute bianche sembravano super soldati fantascientifici di un videogioco.

Lo strato più interno della tuta bianca era una veste in un pezzo, simile ad una muta da gara, che le calzava confortevolmente contro la pelle. Si prese un momento per accertarsi che i tubi di sostegno fossero correttamente allineati (cosa che poteva diventare molto importante durante missioni di lunga durata), e si aggiustò la misura attorno alle spalle e ai fianchi, per impedire che la veste pizzicasse al di sotto dell’armatura aderente. Dopo di che, non fu difficile arrampicarsi all’interno della tuta bianca dispiegata. Chiuse le placche pettorali manualmente, spostando le spalle per ottenere una buona e solida calzatura, poi infilò le sue mani nei guanti e premette col mento il pulsante “chiudi” nel suo casco.

La tuta le si strinse intorno con un forte ronzio elettrico, seguito dagli acuti suoni di centinaia di minuscoli morsetti che si bloccano al loro posto. Chiuse gli occhi e aspettò i trenta secondi che ci misero i sistemi del computer integrato per energizzarsi, dopo di che aprì gli occhi per ritrovarsi a vedere il mondo in luminosi e falsi colori, mentre il sistema OCULUS della tuta si attivava.

Una colonna di testo scorse lungo il lato sinistro del suo schermo per farle sapere che la sua tuta stava funzionando correttamente: tutto leggeva verde. Fece cautamente il suo primo passo fuori dalla camera. La tuta non si era piegata spezzando ogni osso del suo corpo, e non si era nemmeno bloccata intrappolandola in un quarto di tonnellata di acciaio e materiali compositi.

Finora tutto a posto.

“Tutto bene, Iron Man?” chiese Jackal, mentre la sua tuta finiva la sua sequenza di attivazione.

Fox ghignò. “Tony Stark supplicherebbe per avere una di queste.”


“Questa è la parte che odio davvero,” brontolò l’Agente Arsegike, mentre i dodici membri del Team d’Assalto Pugnale Distrutto si assemblavano in un cerchio argentato dipinto sul pavimento di quello che una volta era stato un hangar per aerei. C’erano svariati uomini e donne in camici bianchi che gironzolavano, controllando l’equipaggiamento e le rune che energizzano il cerchio di trasferimento: maghi dal Centro della Taumatologia Unificata.

“Semplicemente chiudi gli occhi e pensa all’Inghilterra,” disse Ferret, ghignando. “Sarà finita prima che tu lo sappia.”

“Questo è quello che ho detto a tua mamma la scorsa notte,” brontolò Arsegike.

“Allora, squadra!” Urlò Fox, mentre entrava nell’hangar. “Ultima occasione per tornare indietro se avete dimenticato qualcosa. Armi. Munizioni. Razioni. Energia. Assicuratevi di avere tutto quello che vi serve, perchè tornare indietro sarà molto più difficile che uscire di qui. Squadra Alpha?”

“Sembra a posto, capo.”

“Bravo?”

“Tutto in ordine.”

“Charlie?”

“Siamo pronti.”

“Bene,” disse Fox, prendendo un respiro profondo. “Visori giù. Da qui in avanti, niente facce, niente voci. Siamo pronti ad andare, Ops3?”

“Pronti ad apportare al suo comando, signora” disse il capo magister.

“Mettetevi in ginocchio, squadra.”

I dodici membri del Team d’Assalto Pugnale Distrutto caddero in ginocchio al centro del cerchio: una dozzina di robot supereroi dotati di enormi fucili fantascientifici, inginocchiati come cavalieri davanti ad un altare.

Fox chiuse il visore del suo casco, aspettò la conferma che la sua riserva d’aria interna fosse in funzione, dopo di che disse “Eseguire”, e strinse lo stomaco più forte che poteva.

Ci fu un forte flash di luce viola, la nauseante sensazione di essere rivoltati come un calzino e essere sballottati attraverso un collettore deca-dimensionale. Da qualche parte in Inghilterra, un campo di grano si increspò e ondeggiò, mentre il contraccolpo del teletrasporto fece in modo che una zona circolare larga dieci metri venisse spianata. Da qualche parte in Scozia, un plesiosauro confuso fece spuntare la testa dall’acqua e realizzò che non si trovava più nel Periodo Giurassico.

Il suolo scivolò via e Fox si ritrovò a precipitare verso terra da diecimila metri al di sopra di una catena montuosa afgana.

Tutto come previsto.


“Eccoli là. Ho visuale sul team,” riportò Skunkboy. “Sembra a posto. Conto dodici agenti, nessun aborto o parziale.”

Attraverso i sensori VERITAS, i dodici membri del team d’assalto brillavano fortemente, come stelle cadenti contro il cielo notturno. Formarono tre stretti diamanti prima di virare, lentamente e girarsi per avvicinarsi all’area bersaglio.

“Perchè non si teletrasportano per terra?” si domandò il cecchino. “Gli risparmierebbe il salto HALO4.”

“Margine d’errore,” spiegò Spider. “Nonostante i nostri migliori sforzi, possiamo ancora sbagliare di dieci metri dal bersaglio. E se quei dieci metri fossero sotto terra…”

“… capito.” Skunkboy rabbrividì. “Quindi, hai mai visto un Team d’Assalto in tute bianche eliminare un bersaglio?”

“Non posso dire di averlo visto, no,” ammise Spider.

“Allora sali qui sopra e fammi da avvistatore. Non vorrai perdertelo questo”


James Krantz non era un terrorista. O almeno, non pensava di esserlo. Dopo tutto, i terroristi erano marroni e facevano cose tipo indossare asciugamani sulla testa e farsi esplodere con delle bombe e pregare Allah. James era un tizio bianco da un sobborgo nei dintorni di Chicago che per puro caso è stato reclutato da un uomo in una tuta scura che gli ha detto, senza mezzi termini, che poteva o andare con loro e aiutare a salvare il mondo, o poteva morire. James era un ateo. Certo, era in Afghanistan a imparare come creare bombe e sparare alla gente, ma non doveva farlo a degli americani. I terroristi facevano cose del genere. James non era un terrorista.

Eppure. c’erano momenti in cui se lo domandava. Come stanotte, camminando intorno al perimetro del campo (qualcuno doveva farla la guardia) portando un AK-47 (un buon fucile d’assalto, niente di più), indossando una sciarpa intorno al naso e alla bocca (solo per tenere la sabbia e la polvere fuori). Quella sembrava una cosa molto terrorista da fare. Ma James amava l’America. I terroristi odiavano l’America. Giusto?

Stava ancora rimuginando su questo dilemma quando l’uomo in armatura potenziata scese dal cielo con una pistola in una mano e gli sparò tre volte.


“Esibizionista,” mormorò Fox, nel momento in cui atterrò a poche iarde da Jackal.

“Ha funzionato, no?”

“Ti stavi solo mettendo in mostra.” Fox prese il telo del suo paracadute e iniziò a raccogliere il tessuto svolazzante. “Rapporto della situazione.”

“Tutti sono a terra. Un atterraggio errato: Cartman è a dieci klick5 troppo a sud. Ci raggiungerà in tempo per l’estrazione,” rispose Jackal. Prese il paracadute di Fox e lo ripose, assieme al suo, dietro una vicina roccia.

“Bene, prenderò io il suo posto nell’elemento di sicurezza. Capi squadra?”

“Alpha pronto,” disse Jackal.

“Bravo pronto.”

“Charlie. Un attimo… tutto a posto. Ci siamo.”

“Via,” ordinò Fox.

Jackal partì di scatto, le gambe che pompavano furiosamente, con altri tre membri dell’elemento d’assalto poco dietro. Sfondò la rete metallica, corse attraverso le esplosioni di tre mine claymore (le palle d’acciaio che rimbalzavano sulla sua armatura come biglie su un pavimento di cemento) e passò di spalla attraverso il muro di mattoni, sfondando il cemento e il rebar come fossero carta velina. Corse dritto in mezzo a tre uomini sorpresi, seduti attorno ad un tavolo che giocavano a carte. Iniziarono ad estrarre i fucili, ma c’erano altri tre membri dell’elemento d’assalto che potevano abbatterli, quindi Jackal li ignorò e continuò a correre.

Il suo slancio lo portò dritto attraverso una stanza e il muro opposto, sfondando il cartongesso con un forte e cartaceo crunch. Scivolò attraverso il pavimento in piastrelle sul fianco, come un giocatore di baseball che scivola verso al seconda base, e schiaccio una carica cava sul terreno, mentre i tre uomini nella stanza che aveva appena liberato caddero con colpi di fucile in testa e nel torso. Gli altri membri del suo team lo raggiunsero nella cucina, prendendo posizioni di sicurezza per vedere su e giù dal corridoio.

Si prese qualche momento per verificare che la carica fosse piazzata correttamente, puntandola lontano dalle aure vitali che poteva vedere attraverso la termocamera VERITAS. “Al tre,” disse. “Mi occupo io del bersaglio. Uno… due… tre.”

Inviò il codice di detonazione e si preparò all’impatto. La bomba esplose, tagliando un buco circolare nel pavimento, rivelando una cantina scura illuminata da una singola lampadina che stava oscillando pazzamente. Tre uomini erano riuniti intorno ad un quarto, che era legato ad una sedia con degli elettrodi attaccati alla faccia. Uno degli interrogatori stava tenendo una stampa di un frattale vivacemente colorato, e la visione di Jackal si sfocò immediatamente, quando il suo visore rilevò un possibile rischio cognitivo visivo e passò fuori dalla modalità a luce visibile.

“FATE SPAZIO!” urlò Jackal. Si lasciò cadere nella stanza, afferrò il bersaglio e lo schiacciò sul terreno coprendolo col suo corpo, dopo di che attivò la carica anti-uomo attaccata alla sua schiena. Diecimila minuscoli (ma veloci) dardi di tungsteno esplosero dalla sua armatura in uno schema a semisfera, penetrando carne, ossa e cemento con eguale facilità, maciullando il personale dell’Insorgenza del Caos.

Subito dopo tutto nella stanza divenne molto silenzioso. Solo il rumore smorzato di armi da fuoco fece sapere a Jackal che tecnicamente la battaglia stava ancora infuriando.

Due minuti dopo, anche quello cessò.


“Wow,” sussurrò Spider. “È stato… impressionante.”

“Veloci, vero?” concordò Skunkboy.

“Quel tizio doveva davvero fare quella cosa con la finestra?”

“No, ma ha funzionato.”

“Va bene, ragazzi, abbastanza chiacchiere.” disse Bullfrog. “In un paio d’ore, avremo dodici membri di un Team d’Assalto diretti nella nostra direzione e che necessiteranno un’estrazione. Spider?”

“La Centrale ha un elicottero in arrivo,” disse la maga. “Mi aiutereste a mettere in sicurezza la LZ6?”

“Certo. Skunkboy, Kitten, tenete un occhio sul campo. Fatemi sapere se succede qualcosa. ”

“Certo, Capo. Chi Osa Vince e tutta quella merda.”


“Bene!” urlò Fox. “Abbiamo trenta minuti! Prendete quel che potete e uscite dal cazzo di edificio. Jackal? Come sta la nostra donzella?”

“È ancora incosciente,” disse Jackal, con aria un poco mortificata. “Credo di avergli scoppiato i timpani. Scusa, Fox.”

“È vivo, giusto? Non preoccupartene.” Fece un passo sopra il corpo gemente di un operativo dell’Insorgenza del Caos e gli sparò nel retro della testa con noncuranza. “Ferret? Arsegike?”

“Abbiamo gli altri due prigionieri,” arrivò la risposta. “Ma uno di loro continua a blaterare qualcosa che non ha senso. Qualcosa a proposito di un acquario.”

“Sto arrivando,” disse Fox. “Nessun altro?”

“La tuta di Shatner ha preso un colpo e si è bloccata. Sta bene, ma non penso di poterla riparare. Magari se avessimo avuto due persone a fargli da supporto da entrambi i lati…”

“Col fiato dell’Insorgenza del Caos sul collo? Fanculo. Aprite la sua tuta e preparate le cariche per l’autodistruzione. Tutti gli altri, continuino a prendere ogni informazione che riuscite a trovare. Fox, chiudo.”


“Bene, eccoli che arrivano,” disse Skunkboy. “E non un secondo troppo presto, per giunta. Il sole sta per sorgere.”

Mentre il sole sorgeva, undici agenti in armatura potenziata nera (portando i tre prigionieri recuperati e un uomo mezzo nudo dall’aria imbarazzata che indossava quel che sembrava un incrocio tra un costume e una canottiera da wrestling) finalmente emersero dagli edifici fumanti del campo d’addestramento e vennero su per la collina verso il Team di Valutazione facendo jogging. O almeno, sembrava facessero jogging, finchè non capivi che la facile e aggraziata falcata procedeva a circa cinquanta miglia orarie.

Saltarono sulla facciata della collina uno a uno e fecero un cenno muto ai membri del Team Candela. L’ultima ad arrivare fu un’esile figura femminile che indossava le strisce rosse da comandante su casco e spalle.

“Siamo pronti ad andare?” chiese Bullfrog.

“Un momento,” disse Fox. “Centrale, qui Pugnale Sei Effettivo. Sto sterilizzando il sito ora.”

“Pugnale Sei, Centrale. Procedi”

Premette un controllo sul suo guanto sinistro. In basso, un flash di forte luce blu, seguito da un rumoroso crack come quello di un tuono, indicò che la sfortunata tuta bianca dell’Agente Shatner era stata distrutta… come l’edificio in cui era stata lasciata, che collassò in una nuvola di bianco-calda polvere incandescente.

“Bene,” disse Fox. “Ora possiamo chiamare il nostro passaggio verso casa.”


“Il team Pugnale Distrutto ha fatto rapporto alle ore 0548. Sono nei dormitori adesso, riparando, raggruppandosi e preparandosi per il viaggio di ritorno per l’Irlanda,” spiegò David. “In generale, un’operazione riusc—”

“Quindi è stata un’operazione riuscita. Gran cosa. Niente di interessante o inusuale che dovrei sapere?” chiese Khalid.

“Uhh… oh, c’era una cosa. Abbastanza divertente, in verità. Il team ha ritardato di dieci minuti per trovare l’animale domestico di uno dei prigionieri. Una specie di lumaca marina. Apparentemente, non se ne sarebbe andato senza. Afferma che può parlare,” ridacchiò il giovane.

“Davvero?” chiese con calma Khalid, bevendo un sorso del suo caffè. “Qual è il suo nome?”


“Molto scortese da parte loro,” disse Lord Blackwood, ondeggiando le sue branchie piumose. “Assolutamente non il modo di trattare un essere umano civilizzato. Mi ha ricordato di T.S. Lawrence nelle mani dei Turchi, anche se fortunatamente, io sono riuscito a scappare senza soffrire nessuno degli oltraggi subiti da quell’illustre gentiluomo.” Il colorato nudibranco abbassò la sua testa nella tazza da tè che era stata piazzata nella sua vasca, colorando l’acqua di un pallido marrone. “In generale, questa non è stato la vacanza estiva che avrei scelto.”

“Sono solamente lieto che tu ne sia uscito tutto d’un pezzo,” disse Khalid. “Hai sempre avuto un talento per finire nei guai.”

“Stupidaggini. Non c’è mai stato alcun vero pericolo, apparte finire il rum e il tè forse. A proposito, come sta il caro Anderson? Brav’uomo, ma non esattamente un tipo avventuroso.”

“Philip Anderson si riprenderà, anche se avrà qualche perdita d’udito,” riportò Khalid. “Starà bene.”

“Ottimo, ottimo. Per Giove, questa è stata davvero una settimana bizzarra, vero?”

“Lo è stata, lo è stata,” concordò Khalid. “Immagino di non poterti convincere a rimanere un po’ più a lungo? Non hai ragione di tornare alla Fondazione.”

“Sciocchezze. Gli ho dato la mia parola. E la parola di un gentiluomo è vincolante quanto una quercia. Tra l’altro, la mia governante si starà preoccupando per me. Soffre di terribili crisi quando sto via troppo a lungo.”

“Se proprio devi,” disse Khalid, inclinando la sua testa educatamente. ”Avrò un corriere per portarti indietro in mattinata.”

“Assurdità. Avrò anche qualche annetto, ma c’è ancora vita in queste vecchie ossa. Se non potessi godermi un tonificante pomeriggio sabbatico come una piccola passeggiata verso casa, mi vergognerei di chiamarmi Blackwood.

“In quel caso, ci vediamo in giro, vecchio amico,” disse Khalid, alzandosi in piedi.

“Anche a te, mio amico arabo. Inshallah, e che possa Allah sorriderti, pace nel suo nome,” disse Lord Blackwood.

Khalid si alzò e uscì dalla piccola stanza interrogatori, chiudendo la porta dietro di sé, Il suo aiutante, David, si schiarì la gola nervosamente.

“Non sapevo fosse Mus—”

“Non lo sono,” interruppe Khalid. “E non sono nemmeno arabo. Ma Theodore è un poco fissato nei suoi modi. Viene dall’era in cui è stato educato. È in buona fede.”

“Ah. E um. Come ha conosciuto questa lum—”

Khalid fissò il suo aiutante con lo sguardo intransigente, prima di girarsi seccamente dall’altro lato e camminare lungo il corridoio.

“È al di sopra del tuo livello di sicurezza,” disse.


“Sai,” disse Bullfrog meditatamente. “Questi tizi dovrebbero smetterla di costruire i loro campi in capisaldi terroristi conosciuti. Cioè, quando qualcuno fa saltare un misterioso campo nell’Hindu Kush, a nessuno importa un cazzo. Ma se succedesse, ad esempio, in Montana? Qualcuno farebbe delle domande.”

“Si, ma avrebbero a che fare con vicini ficcanaso… le tasse di proprietà dell’IRS… cervi che gli cagano in giardino…” sottolineò Fox. “Inoltre, potremmo ancora farli scoppiare. Dovremmo solo pretendere che fosse un laboratorio di metanfetamina o qualcosa.”

“Immagino sia vero,” disse Bullfrog. “All’Insorgenza del Caos”

“E possano sempre essere a corto di munizioni,” concordò Fox.
Sollevò la sua birra e ne bevve un sorso. Non buona quanto quella originale, ma dopotutto, era impossibile trovare vera Guinness ovunque al di fuori di Dublino.

“Quindi,” chiese lei. “Come sta andando la nuova ragazza?”

“Spider? Non male. Ha molto da imparare, ma impara in fretta. Probabilmente uno dei migliori maghi con cui abbia avuto il piacere di lavorare.”

“Davvero? Pensi che considererebbe una carriera nell’Assalto?”

“Hey, non ti ho trascinato fuori da una caverna in Argentina perché tu potessi portarmi via la mia maga”

“Da come ricordo, ero io a trascinare te fuori da quella caverna, non il contrario.”

“Più che altro ci stavamo trascinando a vicenda,” ridacchiò Bullfrog.

“Vero, vero.” Fox finì il resto della sua birra e si alzò, stiracchiandosi le braccia sopra la testa. “Dobbiamo prendere il primo volo di ritorno in Irlanda alle 0600. Vuoi unirti a me nella mia stanza per un bicchierino?”

“Il nostro volo è alle 0400,” sottolineò Bullfrog. “Probabilmente dovrei dormire un po’ anch’io.”

“Dai, Bull. Sono mesi dall’ultima volta che ci siamo visti. Abbiamo molto da recuperare.” La piccola e graziosa rossa fece un sorrisetto all’uomo più grosso, mentre passava gentilmente un dito sulle sue scapole.

Bullfrog sorrise. “Va bene,” disse, con uno scaltro sorriso consapevole. “Un drink.”

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