Giorni Da Ricordare
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2020

Era una sera d'ottobre e già faceva un freddo boia. Il fatto che si trovassero in una stretta valle montana a malapena illuminata dal sole durante il giorno non aiutava. Uno dei due ragazzi si accese una sigaretta, provocando immediatamente la reazione dell'altro. "Non dovresti fumare quando siamo di turno. E poi sai che mi dà fastidio."

"Sì, lo so, Alberto, lo so." Rispose il primo ridacchiando.

"Infame."

I minuti passavano e la sigaretta si accorciava, poi ad un tratto dal limite del bosco si sentì un rumore. I due alzarono le canne delle mitragliette e scandagliarono gli alberi più vicini con sguardo attento. "Un animale selvatico?"

"Forse."

Poi sentirono una voce provenire dal bosco. "Salve!" Subito dopo ne uscì un tizio con una giacca rossa da montagna e un cappello. Si avvicinò barcollando e iniziò a parlare biascicando. "Salve… salve, ragazzi. Come state? Non è che… che mi potreste indicare la direzione del paese? Credo di… sì, credo di essermi perso." Il suo alito caldo sapeva di superalcolico.

"Ha bevuto." Disse disgustato Alberto.

"Certo che ho bevuto!" Aggiunse l'uomo ridacchiando.

"Eh, te pareva, Alberto, che altro vuoi che facciano da 'ste parti?"

Alberto riprese a parlare. "Senti, vecchio, vattene."

"Oh, del vecchio lo dai a tuo nonno." Per poco l'uomo non cadde per terra. "E se vuoi che me ne vada, dimmi da che parte devo andare."

Il ragazzo sospirò. "E va bene, Nico, tieni d'occhio la zona, io provo a spiegarglielo."

"Ma non perderci tempo."

D'un tratto l'uomo spalancò gli occhi ed assunse un'espressione preoccupata, guardando all'incirca verso il portone della struttura incastonata nel lato della montagna alle spalle dei due ragazzi. "Dio mio, cosa diavolo è quello?!"

I due si girarono, ma non fecero in tempo a rendersi conto che non c'era nulla che l'uomo estrasse una pistola silenziata e sparò un colpo in testa ad entrambi. Nello stesso momento una terza guardia, posizionata su una balconata al di sopra del portone, cadde a gambe all'aria con un buco in pieno petto. L'uomo si girò verso i cadaveri dei due ragazzi. "Coglioni."

L'auricolare che teneva coperto col cappello prese vita. "Terzo bersaglio abbattuto, signore."

"Ottimo lavoro, Sara. Manda avanti gli altri, tu coprici le spalle e poi raggiungici."

Subito quattro figure vestite di scuro uscirono dalla boscaglia e si avvicinarono al tenente Demichelis della SSM-X.

"Eccoci, signore, siamo pronti." Intervenne l'omone a capo del gruppetto.

"Perfetto. Il portone è probabilmente bello spesso. Ci conviene scalare la parete rocciosa ai lati e arrivare su quella balconata da lì. Non dovrebbe essere un problema per noi."

"Ma chi ha progettato quest'entrata?"

"Non saprei, Ennio, probabilmente è pensata per uno scontro in piena regola piuttosto che per un'infiltrazione. Nel dubbio ringrazia che il progettista sia un idiota poco previdente. Ok, sbrighiamoci." Detto questo, il tenente fece segno di avanzare.

I cinque agenti della Fondazione si mossero velocemente fino ai lati del portone e inziarono a salire sfruttando i pochi appigli nella roccia con fare esperto. Una volta raggiunta la balconata, forzarono la porta e penetrarono nell'avamposto del Consiglio Fascista dell'Occulto per poi scendere una scaletta metallica che li condusse direttamente dall'altro lato del portone. Di fronte a loro si parava un breve condotto con una saracinesca aperta alla fine. "Ottimo. Se le nostre informazioni sono corrette, non dovrebbe esserci molto personale, una decina al massimo togliendo i tre amici lì fuori. Tessa, tu aspetta il caporale Ferri qui, coprirete l'ingresso. Gli altri con me."

Superata la saracinesca si trovarono in un piccolo garage con alcuni veicoli da trasporto cargo e personale al suo interno; sul lato opposto, due corridoi di dimensioni diverse. Si assicurarono che non ci fosse nessuno e poi si appostarono ai lati dei corridoi che proseguivano oltre.
Una volta raggiunti da Tessa e Ferri, Demichelis indicò quello all'apparenza adatto al passaggio di veicoli e si girò verso il sergente Fanucci. "Questo immagino porti alla zona stoccaggio, ce ne occupiamo io e Gallo. Tu, Ferri e Barna prendete quello più piccolo; immagino porti a dormitori e altre zone dedicate al personale. Tessa, tieni d'occhio l'uscita; se ne vedi passare uno disarmato, fermalo, se armato, seccalo. Se questa struttura ha un minimo di senso logico, ci sarà un collegamento tra i due rami alla fine, quindi se ci sbrighiamo dovremmo riuscire a bloccare le rimanenti forze nemiche in un fuoco incrociato."
Il tenente quindi indicò di procedere con un gesto della mano e si addentrò all'interno del tunnel di maggiori dimensioni.

Passò poco prima che incontrassero un muletto e delle casse, come a voler confermare l'ipotesi di Roberto. Proseguirono un paio di minuti e raggiunsero la fine del passaggio e trovando un magazzino alla loro sinistra. Com'era previsto, e probabile data l'ora, non c'era nessuno. Gli addetti erano probabilmente in branda e quindi sul percorso preso dal sergente Fanucci. Demichelis provò a contattarlo per sapere come andava, ma la radio non prendeva. La cosa non lo stupì, erano sottoterra dopotutto, e si sentì stupido anche solo per aver provato; in ogni caso, Roberto si fidava del suo sottoposto e sapeva di non doversi preoccupare. Prendendo la porta dall'altro lato del corridoio probabilmente si sarebbero ricongiunti con l'altro passaggio e quindi il resto della squadra. Stava per indicare a Gallo di procedere in quella direzione quando quella stessa porta si spalancò rivelando un uomo grigiastro dalle membra semitrasparenti e gelatinose. Un uomo grigiastro armato di mitragliatrice. Gallo e Demichelis si buttarono a capofitto dietro ad una cassa in metallo rinforzato, convenientemente situata accanto ad una delle pareti del corridoio dove si trovavano, appena prima che iniziasse a piovere piombo.

La raffica si fermò. Anomalia e agenti della Fondazione entrambi in attesa della mossa del lato opposto. In lontananza si iniziarono a sentire raffiche di colpi, ad indicare che anche dall'altro lato lo scontro era entrato nel vivo, probabilmente a causa del rumore prodotto dalla mitragliatrice.

"Merda. Stai bene?" Chiese Gallo sottovoce.

"Sì, tu?"

"A posto. È uno di quegli uomini gelatina?"

"Direi di sì. Hai il caricatore di colpi incendiari?"

"Sì. Lo sai che appena sbuchiamo da qua dietro quello ci apre il deretano, vero? Sta giusto aspettando che ci muoviamo tenendoci sotto tiro."

Demichelis fece uno dei suoi sorrisetti beffardi che infastidivano tanto il capitano Planieri. "Infatti non sbucheremo. Tieni il caricatore incendiario a portata di mano, ma non inserirlo per ora. Voglio che pensi che non siamo preparati. Quando te lo dico, spara alla cieca da dietro l'angolo senza sporgerti; distrailo. E occhio alle dita." Disse mentre inseriva nel fucile il proprio caricatore di colpi incendiari.

Demichelis diede il segnale e Gallo iniziò a sparare a caso nella direzione in cui si trovava il soldato anomalo del Consiglio. In tutta risposta una pioggia di colpi iniziò a colpire la cassa e il pavimento vicino al fucile dell'agente. Demichelis si buttò di scatto per terra, comparendo di mezzo busto dal lato opposto della cassa, e prima ancora che l'essere potesse girarsi scaricò l'intero caricatore sulla creatura. Si sentì il click che indicava la fine dei colpi e poi nulla al di fuori degli scoppi che echeggiavano dall'altro corridoio.

"Ha funzionato?"

"Non sono morto, quindi credo di sì." Disse il tenente rialzandosi.

I due si avvicinarono a quel che rimaneva dell'umanoide, un'ammasso fumante dal colorito misto marrone e grigiastro.
"Ci è andata bene, se faceva in tempo a cambiare di densità eravamo nei guai."

"Meglio non pensarci, in tutta onestà. Muoviamoci. Dobbiamo rincongiungerci con gli altri. Io vado per primo. Nessuno è uscito dal magazzino nonostante il trambusto quindi dubito ci sia qualcuno, ma nel dubbio tu guardaci le spalle."


"Dannati."

Gli sporchi Fondini avevano colpito all'improvviso, durante la notte, come gli infidi vermi che erano. Per i suoi camerati non c'era stato scampo, sorpresi appena giù dal letto, e per quel che ne sapeva, l'uomo accovacciato dietro una console nel centro nevralgico della struttura era l'ultimo ancora in vita. Non poteva contare sul ritorno del suo camerata anomalo dal corridoio che da dietro la sua posizione portava alla zona di stoccaggio, se la sarebbe dovuta cavare da solo. Sentiva gli agenti della Fondazione. Stavano per entrare nella stanza dove si trovava. Strinse forte il proprio fucile. Doveva balzare fuori ed eliminarli tutti con una sola raffica. Tre… due… la porta dietro di lui si spalancò facendolo girare di scatto, ma invece della tanto desiderata figura del suo camerata anomalo si trovò di fronte la canna di un fucile. "Non ci provare."

Demichelis quasi sperava che il fascista si muovesse così da potergli sparare senza pensarci due volte. Anche se cercava di non darlo mai a vedere ai suoi sottoposti, oramai il sangue gli ribolliva anche solo a sentir nominare il CFO. Avrebbe voluto premere il grilletto e sparpagliare le cervella di quel bastardo sulla console dietro a cui si era rannicchiato. Ma questo posò il fucile per terra ed alzò le mani. Deluso e sollevato allo stesso tempo, fece cenno al sergente Fanucci, che a quel punto aveva raggiunto Gallo e il tenente Demichelis con il resto della squadra, di occuparsi del prigioniero. L'omone capì al volo e sbattè il loro nuovo amico su un tavolo prima di legargli le mani dietro la schiena. "Come mai ci avete messo così tanto? Io e Barna ci siamo occupati della guarnigione in quattro e quattrotto. Inizia a sapere il fatto suo la ragazza." Lei arrossì visibilmente per il complimento, forse sperando che nella luce fioca non si notasse.

"Al contrario, Ennio." Gallo rispose indignato. "Si dà il caso che noi abbiamo dovuto affrontare un soldato gelatina."

Ennio lo guardò con fare divertito. "Mamma mia, addirittura uno! Va bene, va bene, abbiamo tutti avuto da fare."

Gallo sospirò. "Almeno state bene o devo tirare fuori le bende e fare il mio lavoro?"

"Neanche un graffio, ovviamente. Non volevamo mica darti altro da fare, occupato come sei."

Gallo guardò il suo superiore e amico con sguardo paziente. "E ti pareva."

Demichelis intervenne. "Ok, va bene. Direi che la nostra parte l'abbiamo fatta. Barna, raggiungi l'agente Tessa e digli di confermare alla 33 il successo dell'operazione e avvisarli che possono mandare dentro la squadra per l'ispezione e la pulizia."


"Ah, Area dolce Area." Esclamò Fanucci con fare teatrale.

"Bene, ragazzi, voi andate pure a mollare l'equipaggiamento col sergente Fanucci." Disse Demichelis rivolto a Barna e Tessa, prima di girarsi verso il caporale Ferri. "Allora, Sara, che ne dici?"

"Che abbiamo rischiato molto e non sono ancora sicura di come lei abbia convinto Bianchi a lasciarcelo fare. Va bene che abbiamo dovuto approfittare subito della soffiata sulla carenza di personale nella base, ma non siamo una squadra d'assalto. Detto questo, abbiamo agito bene e abbiamo fatto un buon lavoro. Ne abbiamo anche ricavato un prigioniero."
L'espressione di Demichelis si contrasse.

Sara guardò il suo superiore con aria perplessa, uno sguardo che lui riconobbe subito.

"Ero tentato di ucciderlo."

"Roberto…" Iniziò lei passando immeditatamente ad un tono meno formale.

"Lo so, lo so, ma tutto il mio istinto mi diceva di farlo fuori. Anche se era praticamente indifeso, lo tenevamo in scacco e si stava arrendendo. Sentivo che avrei fatto un favore al mondo. Io non… lo so che non dovrei, ma dopo quel che è successo… me li sogno anche di notte tra un po' questi schifosi. Io…"

Lo sguardo di lei si raddolcì. "Abbiamo tutte le ragioni di odiare questa gente, ma nonostante tutto, non l'hai ucciso e non credo l'avresti mai fatto. Non sei fatto così."

"Forse. Lo spero. Magari devo solo prendermi una vacanza."

"Ci farebbe bene. Per addestrare Tessa e Barna ci siamo fatti in quattro quest'anno."

"Sì, ma stan venendo su bene, direi. Comunque, per ora mi accontenterò di dormire da qui a domenica mattina."

"…oh." Lo sguardo della ragazza si fece esitante.

"Cosa?"

"Devi andare a Roma. Il buco nelle attività della Squadra Beta non è casuale. Devi andare a fare la riunione periodica al Virtus, da buon ufficiale delle forze armate della Fondazione."

Lui fece per bestemmiare, ma si trattenne notando il personale dell'Area-33 che ronzava intorno ai due e limitandosi quindi ad un grugnito contrariato. Odiava davvero la roba burocratica, ma soprattutto odiava gli sguardi diffidenti e pieni di sufficienza che gli venivano rivolti sin dall'incidente che quasi un anno prima gli era costato due membri della sua squadra, da ogni superiore e parigrado che non lavorasse all'Area-33.

"Che bello."

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