Serata Fuori tra Ragazze - Ubriacarsi
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L'agente Adams marciava avanti e indietro col portamento di un generale che faceva un discorso alle sue truppe:

«Allora, il gioco di stasera si chiama "giro dei bar". Cinque bar, cinque baristi. Ricevuto?»

SCP-105 esitò a lungo, prima di rispondere con riluttanza:

«Ricevuto»

Blaire le rivolse un sorriso amichevole e rassicurante; Chelsea sembrava agitata, ma fece un ghigno speranzoso. Andrea continuò:

«Primo passo, la distribuzione degli incarichi. Chelsea, ti nomino autista. Hai il compito di portarci in macchina a ogni bar. Avrai anche la responsabilità di accertarti che beviamo abbastanza acqua da evitare disidratazione e postumi da sbornia. Per via del tuo ruolo, stasera non berrai. Capito?»

La dottoressa Elliott tirò un sospiro di sollievo e sorrise:

«Sì, per me va bene»

«Blaire, tu sei la mamma protettiva. Berrai assieme a noi, ma sentiti libera di andarci piano. Il tuo dovere principale sarà stare attenta agli stronzi e ai pervertiti. Allontanali da Iris con ogni mezzo che ritieni opportuno»

La dottoressa Roth la interruppe con una domanda, in tono spiritoso:

«Domanda, capitano: quali armi dovrei usare per dissuadere il nemico?»

Andrea si grattò la nuca:

«Armi? Uhm… cazzo, non lo so. Una mazza? Spray al peperoncino? Forse nessuna di noi dovrebbe armarsi, a parte Chelsea. L'alcol e le pistole non vanno d'accordo»

«Neanch'io vado d'accordo con le pistole, ma ho lo spray al peperoncino» disse Chelsea, in ansia.

L'agente Adams annuì:

«Molto bene, allora. Niente pistole. In ogni caso, io sarò la festaiola: ordinerò gli alcolici, pagherò per tutto e manderò ogni bel ragazzo da Iris - esitò, pensierosa - Maschi, giusto? Sei eterosessuale?»

SCP-105 rispose con timidezza:

«Ehm… sì? Ma non avevo davvero intenzione di…»

«Certo. Niente uomini, allora. Solo alcolici. Serata fuori tra ragazze. Bei tempi. Domande?»

Iris alzò la mano.

«Dimmi»

«Qual è il mio incarico?»

«Sei la festeggiata: decidi se ti stai divertendo, se vuoi restare e quando vuoi andartene. A tal proposito, dovremmo parlare dell'atmosfera che preferisci. Cerchi un posto squallido e pericoloso? Di prima classe e costoso? Alla moda e rumoroso?»

«Ehm… in realtà, non voglio niente di troppo eccitante» ammise Iris.

«Mi sembra giusto. Comodo e accogliente, allora»

Detto questo, Andrea chiuse gli occhi e iniziò a fare dei calcoli segreti con le punte delle dita. Poi chiese alla dottoressa Roth:

«Blaire, dimmi che ne pensi: partiremo da L'Armeria, andremo allo Spettro, faremo una fermata per bere un sidro al Nottingham, passeremo alle Ali d'Oro e finiremo al Velluto Blu»

La dottoressa Roth sembrò rilassarsi un po'. O meglio, non sembrava più tesa come prima.

«Oooooh! Che bell'itinerario! Sì, va bene. Nessuno di questi posti è troppo pericoloso per una prima esperienza»

Anche Chelsea sembrava più rilassata:

«Sì, credo che vada bene»

SCP-105 non sapeva spiegarsi perché, ma questo la confortava. L'atteggiamento felice e spensierato dell'agente Adams svanì e la sua voce diventò serissima:

«Bene, allora. Un'ultima cosa: ho predisposto un'unità della SSM Sigma-4, pedineranno i nostri spostamenti. Se c'è un pericolo, ce lo segnaleranno telefonandoci sul canale d'emergenza. Sarà un segnale acustico lungo e continuo, come se fosse l'allerta AMBER o una previsione del meteo d'emergenza. Se succede, seguiremo alla lettera tutte le istruzioni che ci daranno. Capito?»

«Sì» disse Blaire.

«Ho capito» rispose Chelsea.

«Bene. E… ehm… odio doverlo dire, ma Iris?»

«Se provo a scappare, la squadra speciale mobile mi friggerà il cervello» la anticipò SCP-105.

Ci avrebbe pensato il dispositivo epilettico nel suo cranio, che sostituiva i vecchi collari esplosivi. Se l'era fatto impiantare anni prima, in cambio di "privilegi", ai tempi in cui i "privilegi" comportavano poter passare un occasionale pomeriggio in un'area recintata, con una guardia armata che osservava tutte le sue mosse. L'espressione cupa dell'agente Adams si distese:

«Giusto. Ma, finché ci comportiamo tutte bene, credo che possiamo scordarlo e pensare solo a divertirci. Oh, aspetta! Un'altra cosa»

Andrea si infilò la mano nel taschino e lanciò un piccolo rettangolo di plastica a Iris.

«Congratulazioni, sei maggiorenne»

SCP-105 chinò il capo e guardò la piccola carta sul suo grembo. Se non era una carta d'identità ufficiale, era un fac-simile fatto benissimo.

«Giusto in caso ti chiedano i documenti. Però non ti consiglio di provare a usarla per prenotare biglietti aerei: non è così valida. Vado a fare la pipì, poi ce ne andiamo»

L'agente Adams sfrecciò fuori dalla stanza con troppa sicurezza, per essere una che aveva appena annunciato di andare in bagno. Il rumore della porta del bagno che si chiudeva fu seguito da un silenzio imbarazzante. Fu Chelsea a interromperlo:

«La prima volta che abbiamo fatto un giro dei bar, Andrea ci ha portate in un posto chiamato "Molotov II". Un uomo con tatuaggi enormi sulle braccia e strani marchi rossi sulla faccia ci ha provato con me. Andrea si è ritrovata a litigare con lui e tutti i suoi amici»

«Stasera non ci porterà in nessun posto del genere, vero?» chiese Iris.

Blaire si sedé sul sofà e le indicò sul cuscino accanto a sé:

«Cazzo, no! Se lo fa, la uccido. Allora, che ne dici del mondo?» le chiese poi.

«È diverso. In nove anni, è cambiato parecchio» ammise SCP-105.

«Non sai davvero quanto!» rise la dottoressa Roth.

Iris prese posto accanto a Blaire e si lisciò i jeans coi palmi delle mani:

«Ora sembra tutto così accelerato; tutti hanno questi telefoni strani, i computer sono più piccoli e la musica è più strana»

«Alla fine ti ci abituerai» la rassicurò Blaire.

«Io ci convivo, ma non ci sono ancora abituata» ammise Chelsea.

«Andrea sembra abituata» disse Iris.

«Andrea non è un esempio da seguire» la avvertì Blaire.

Chelsea si strofinò i gomiti con fare nervoso e borbottò:

«È più come un ottovolante»

«Be', sembra che ce ne andremo presto» affermò Blaire.

Si sentì il rumore di uno sciacquone dal retro della casa al mare. La dottoressa Roth si inclinò vicino a Iris e le sussurrò all'orecchio:

«Non sfidare mai Andrea a una gara di bevute. Sul serio, non farlo»

SCP-105 impallidì: se l'agente Adams beveva come faceva la spesa, sarebbe stata una serata dura. Andrea tornò nel soggiorno con fare determinato e gridò:

«Bene! Usciamo!»


Ore 18:00

L'Armeria

Dalla strada trafficata, varcarono la soglia ed entrarono in un bar quasi vuoto, illuminato di blu. I muri erano cosparsi di armamenti di ogni forma e dimensione: una katana giapponese qui, un fucile automatico Thompson là. I televisori appesi agli angoli trasmettevano una partita di pallacanestro. Dietro il bancone stava un uomo biondo dall'aria amichevole, con una camicia button down stirata con cura; stava conversando con una cameriera con una minigonna di plaid e una mezza maglietta. Salutò le quattro donne con la mano appena entrarono. L'agente Adams lo salutò, allegra:

«Ehilà, Dan! Come va?»

«Ehi! È bello rivederti, Andy! Hai portato delle amiche?» rispose il barista.

«Sì. Ti ricordi Blaire e Chelsea, giusto?»

«Certo»

Andrea mise un braccio intorno alle spalle di Iris e spinse la sbigottita ragazza davanti al gruppo:

«Questa è Iris. Sta festeggiando il ventunesimo compleanno»

«Bello! Congratulazioni. Mi fai vedere la carta d'identità?» chiese Dan.

In ansia, SCP-105 passò il documento a Dan, che lo lesse con attenzione e glielo restituì ammiccando:

«Bene, posso confermare che in effetti hai ventuno anni. Volete sedervi al bancone o a un tavolo?»

«In realtà, ti spiace se prendiamo i divani? Lì è un po' più accogliente»

«Ma certo. Vi porto qualcosa da bere. Offro io il primo giro»

Rivolse uno sguardo amichevole a Iris e la salutò con la mano, poi si diede da fare con qualche miscela complicata col suo agitatore per cocktail. L'agente Adams si stravaccò su un divano basso nell'angolo; mise i suoi décolleté coi tacchi a spillo su uno dei tavolini da caffè e stirò le braccia lungo i dorsi dei divani, come se volesse occupare più spazio possibile. Sorrise e spiegò:

«Dan è fantastico: ha iniziato qui come barista, poi è diventato il gestore. Non dirlo in giro, ma si sta accordando col proprietario attuale per comprare questo posto»

SCP-105 si sedé davanti ad Andrea e le chiese:

«Vieni qui spesso?»

«Andrea viene qui così spesso che, in pratica, paga il salario di Dan» rispose Blaire.

La dottoressa Roth si sedé accanto a Iris e schiaffeggiò i piedi dell'agente Adams:

«Metti giù i piedi, Andrea: è incivile»

L'agente Adams sbuffò, ma obbedì lo stesso.

«Non sei mia madre» protestò.

«Eccome se non lo sono. Se lo fossi, ti avrei educata molto meglio»

Chelsea, nel frattempo, si sedé su una larga poltrona dall'aspetto comodo, appoggiata al muro. Scandagliava il bar quasi vuoto con uno sguardo agitato. Poco dopo, Dan portò un vassoio con quattro bicchierini pieni di una miscela verde e bianca.

«Eccoci qua! I cicchetti li offre la casa, per la festeggiata e le sue amiche. Devo portarvi da mangiare, ragazze? Qualcosa per cena?»

«Un Old Fashioned e un cestino di patatine fritte per me. Voi?» chiese Andrea.

«Per me una birra Lager» disse Blaire.

«Per me solo acqua» ordinò Chelsea.

Iris esitò, prima di ammettere:

«Non saprei, davvero. Non ho idea di cosa sia tutta questa roba»

«Allora torno dopo. Salute!» esclamò Dan.

«Salute»

Andrea allungò la mano e prese uno dei bicchierini, poi fece cenno alle altre donne di brindare e disse:

«A Iris! Possa questa essere la prima di molte serate con nuovi amici. Salute»

«Salute» concordarono tutte.

L'agente Adams ingollò in un fiato il suo cicchetto e poggiò il bicchiere sul tavolo con forza. SCP-105 la fissò, stupefatta, e si voltò verso Blaire, che stava bevendo un sorso più piccolo e misurato. Chelsea, invece, si bagnò appena le labbra e rimise il suo bicchiere sul tavolo, dove fu subito afferrato da Andrea e svuotato in un singolo sorso.

"Non sfidare mai Andrea a una gara di bevute. Giusto" pensò SCP-105.

Iris bevve un piccolo sorso. La bevanda era dolce e frizzante, ma aveva uno strano retrogusto sgradevole che la ragazza intuì essere l'alcol. La bionda bevve un sorso più grande, poi decise di gettare al vento la prudenza e bevve il resto con due sorsate. La miscela era fredda, ma sembrò bruciare un po' la gola e si fermò nello stomaco come una brace tiepida.

«Cos'è questo?» chiese.

Andrea scoppiò a ridere:

«E che cazzo ne so? Dan è magico. È uno dei migliori baristi che conosca»

Iris mise giù il bicchiere. Si sentiva un po' barcollante, ma niente di grave. Nella partita di pallacanestro sembrò succedere qualcosa di emozionante, perché una delle poche persone nel bar, un ragazzo che indossava una maglietta di jersey rossa e bianca, gridò e fece un salto di gioia. SCP-105 diede un'occhiata al locale e vide una giovane donna cinese vestita tutta di nero. La Cinese si voltò per guardare il ragazzo rumoroso, poi diede un colpo d'occhio a Iris. I loro sguardi si incrociarono. La donna asiatica trasalì, poi le voltò le spalle e bevve.

"Sì, conosco la sensazione" pensò SCP-105.

Iris chinò lo sguardo e lesse il menù dei cocktail. Niente sembrava avere senso. Alla fine, scelse una bevanda dal nome interessante, proprio mentre Dan tornava con un grosso cestino di patatine fritte dai colori strani e tre bevande. Iris gli chiese:

«Mi scusi, com'è questo Moscow Mule

Dan sogghignò:

«Oooooh, sì. Credo che ti piacerà»

In televisione successe qualcosa di eccitante. Il ragazzo della pallacanestro fece un grido costernato. Iris diede un colpo d'occhio al bar: la donna cinese era sparita. SCP-105 corrugò la fronte, sospettosa. La porta del bagno delle ragazze si aprì e la Cinese tornò al suo posto. Iris si rilassò: falso allarme. Si sporse in avanti e assaggiò una patatina fritta. Era proprio buona.


«Il Moscow Mule è bello forte, eh? Bene, prossima fermata: lo Spettro

L'agente Adams rise e avvolse il braccio intorno alle spalle di Iris, mentre guidava la ragazza un po' barcollante attraverso il parcheggio, verso la loro macchina. Flaccida come un mollusco, Andrea scivolò sul sedile posteriore della berlina della dottoressa Elliott e si accasciò contro la portiera di sinistra. Nonostante i suoi movimenti ondeggianti, gli occhi di Andrea erano vispi e vigili. Non si poteva dire lo stesso per Blaire, che sembrava distratta; la dottoressa Roth si sedé accanto all'agente Adams e lasciò il sedile davanti a Iris. Chelsea controllò tutti gli specchietti, prima di uscire dal parcheggio e tornare nel traffico intenso, ma scorrevole.

«La prossima fermata è lo Spettro, giusto?» chiese.

«Sì! Entra nella tangenziale ed esci a… cazzo, non me lo ricordo più. Imposta il navigatore o non so»

«Mi ricordo come si va allo Spettro» sospirò Chelsea.

La dottoressa Elliott si fermò a un semaforo rosso, senza togliere le mani dagli angoli alti del volante. Andrea, intanto, ammazzava il tempo tamburellando le dita a ritmo di musica. Aveva gli occhi chiusi e la sua faccia era contratta in un'espressione molto concentrata, mentre si batteva le mani sulle cosce, sulla portiera e sullo schienale del sedile di Chelsea. Blaire si teneva le mani sulle ginocchia e guardava dritto davanti a sé, con un sorriso compiaciuto. SCP-105 appoggiò la fronte sul freddo vetro del finestrino e osservò il marciapiede. La donna cinese vestita tutta di nero era appoggiata a un lampione e stava facendo qualcosa col suo cellulare. I loro sguardi si incrociarono per un attimo, poi l'asiatica trasalì e si girò, fissando lo schermo del telefono.


Ore 19:30

L'Originale Bar e Rosticceria dello Spettro

«Il coperto costa dieci dollari, ma vi daranno due buoni da cinque dollari ciascuno. Se avete fame, potete prendere da mangiare, ma di solito li spendo per bere. È più che altro un modo per stare certi che tutti i clienti paghino per qualcosa» spiegò Andrea.

«È un problema?» chiese Iris.

«Lo Spettro è popolare tra le celebrità. A volte la gente viene qui solo per guardare»

Di fuori c'era una lunga coda, ma l'agente Adams la superò e si parò di fronte all'omone con la maglietta nera all'ingresso.

«Ehi, Kurt!» esclamò.

«Andrea! Come stai, bellezza? Stasera hai portato delle amiche?»

Il buttafuori tese la mano; Andrea gli batté il cinque e gli diede un abbraccio amichevole, dopodiché gli sbatté in mano due banconote da venti dollari:

«Ne ho qui tre. Pago per tutte loro»

Un tizio arrabbiato in giacca e cravatta grigie protestò:

«Ehi! Perché quella lì non deve mettersi in fila?»

Kurt ringhiò:

«Perché lei mi sta simpatica e tu mi stai sul cazzo. Entra pure, bellezza»

L'agente Adams fece segno alle altre tre donne di entrare. Ci fu un'esplosione di luci e rumore. Gli altoparlanti trasmettevano musica rock a tutto volume; cameriere coi jeans attillati e magliette nere si facevano strada con destrezza tra la folla, tenendo vassoi di tramezzini e pizzette da portare ai tavoli coi divani a ridosso delle pareti. Appese a ogni muro, c'erano fotografie incorniciate di celebrità, molte delle quali firmate col pennarello o con penna d'argento. Tutto il locale aveva un'atmosfera di pandemonio fuori controllo. SCP-105 tirò un sospiro di sollievo, quando Adrea le condusse oltre quel caos e salì una rampa di scale, fino a portarle in una tranquilla saletta al piano di sopra. Una giovane donna bionda vestita di cuoio nero si occupava del bar, mentre alcune persone si accalcavano davanti a un palco, sul quale un uomo con una lunga sciarpa di cachemire stava accordando la sua chitarra.

«Ciao, Trish. Chi è il musicista?» chiese l'agente Adams.

«Ciao, Andrea. È un tizio del posto»

«È bravo?»

«Non lo so: non l'ho mai sentito prima»

Andrea si accomodò su uno sgabello al bancone e fece segno alle altre donne di sedersi accanto a lei. Diede una pacca sulla spalla di SCP-105 e disse:

«Immagino che lo scopriremo stasera. Comunque, lei è Iris. Questa è la sua festa del ventunesimo compleanno»

Trish sorrise:

«Bello. Mi fai vedere la tua carta d'identità?»

Iris gliela porse. Trish le diede una rapida occhiata e gliela restituì. Alla bionda servirono due tentativi per rimettersela in tasca. La barista chiese:

«Allora, cosa bevete?»

«Non lo so. Whiskey alla cannella per tutte?»

«Non bevo niente» disse Chelsea.

«Ah, è vero. Allora un whiskey alla cannella per Iris e Blaire, io lo voglio doppio»

Trish alzò gli occhi al cielo e iniziò ad appoggiare i bicchierini sul bancone. SCP-105 si voltò verso le due ricercatrici della Fondazione e, più impacciata del previsto, domandò:

«Dunque, conosco Andrea, ma voi due cosa fate per la… ehm… sul posto di lavoro?»

Blaire sobbalzò:

«Oh! In effetti, non l'abbiamo mai detto. Sono l'assistente di Tilda»

«Chi è Tilda?» chiese Iris.

Una coppia di persone con indosso magliette di plaid e berretti a visiera salirono le scale e saltarono sul palco. Iniziarono a conversare col chitarrista; che fossero i suoi amici? Le rispose l'agente Adams:

«Tilda Moose, la direttrice del Sito-19»

Andrea prese i bicchieri pieni e ne passò uno a Blaire e uno a Iris; tenne quello più grosso per sé.

«Salute!» esclamò.

«Salute!» esultò Blaire.

L'agente Adams e la dottoressa Roth ingollarono tutto in un sorso. SCP-105 bevve un sorso prudente. Il sapore della bevanda le ricordava le caramelle alla cannella, ma col bruciore dell'alcol. Appena Trish si allontanò per servire dei clienti all'estremità opposta del bancone, Iris continuò le domande:

«Lavorate al Sito-19? È abbastanza lontano da qui, o sbaglio?»

Andrea, Blaire e Chelsea si scambiarono degli sguardi sorpresi, poi sembrarono capire. L'agente Adams fece un sorrisetto subdolo:

«Secondo voi dovrei dirglielo?» chiese.

La dottoressa Roth sogghignò:

«Lascia che lo scopra da sola: non oserei rovinarle la sorpresa»

SCP-105 osservò il contenuto del suo bicchiere e se lo versò tutto in gola in un colpo. Se ne pentì subito: sentì un bruciore improvviso nelle narici e iniziò a tossire. Andrea scoppiò a ridere e le batté una mano sulla schiena:

«Vacci piano, piccoletta: la notte è ancora giovane!»

Sul palco, il chitarrista si schiarì la voce e parlò al microfono:

«Buonasera a tutti, sono Tom Dylan Porter e questa è una canzone che chiamo Il tuo Amore è Come un Fiume»

L'agente Adams borbottò a voce alta:

«Oddio»

Il musicista la fulminò con lo sguardo, ma iniziò comunque a suonare la chitarra. Iris decise che non era niente male; Andrea non sembrava per nulla d'accordo. Tracannò cicchetti per tutta la durata dell'esibizione.


«Dio, che tortura. Dilettanti del cazzo!» brontolò Andrea.

Mentre barcollavano fuori dal locale, l'agente Adams andò quasi a sbattere contro una ragazza orientale con una giacca di pelle nera e un cappello a coppola di lana. SCP-105 fissava il mondo intorno a sé, che le appariva liquido e ondeggiante. Blaire era silenziosa e camminava con la schiena dritta e rigida, come se fosse diventata più compita nel corso della serata. Chelsea aveva lo sguardo spento e tormentato di un topo perseguitato da un gatto grosso e affamato. Le donne scaricarono Andrea sul sedile del passeggero davanti, poi Blaire e Iris presero posto dietro. Le labbra della dottoressa Elliott erano serrate, mentre l'agente Adams abbassò il finestrino e fece un respiro profondo nell'aria fredda della notte.

«Fate schifo!» gridò alla folla.

Iris guardò fuori dal finestrino e diede un'occhiata alla fila. La Cinese che Andrea aveva quasi urtato la stava fissando, arrabbiata. SCP-105 empatizzò con lei.


QUINDICI MINUTI PRIMA…

Veicolo di Comando, SSM Sigma-4 ("Categnacci")

«È l'incarico più noioso di sempre» sbuffò Harken.

L'agente operativo travestito da poliziotto prese il suo panino da fast food e mangiò un boccone con riluttanza, mentre teneva la mano libera sul freno a mano della finta volante.

«E vabbè. Adesso dove hanno intenzione di andare?»

Mario gli rispose:

«Stando all'itinerario? Una piccola birreria irlandese in periferia. Aspetteremo finché non dicono che stanno uscendo, poi andremo avanti»

Prese la sua radio e parlò a bassa voce nel ricevitore:

«Sigma-4, a rapporto»

Ci fu dell'interferenza e gli risposero:

«Unità uno: non è successo ancora niente di interessante»

«Unità due: nessun aggiornamento. Ho visto più azione al picnic di una chiesa»

«Unità tre…»

«Ehilà?!» urlò una voce femminile.

C'era una giovane donna cinese che bussava al finestrino del passeggero. Mario si voltò e la guardò negli occhi; Harken le diede un'occhiata e, senza farsi notare, mise mano alla sua pistola. Mario gli indicò di lasciar perdere con un cenno e abbassò il finestrino. Domandò:

«Sì, signorina? Posso aiutarla?»

L'asiatica appoggiò una mano sul tettuccio della macchina e chiese:

«Vorrei un'indicazione: sapete dov'è lo Spettro

«È dall'altra parte della strada» rispose Mario.

La Cinese alzò gli occhi al cielo e sorrise

«Oh, mi scusi. Grazie, agente»

«Si figuri»

Mario rialzò il finestrino, mentre la donna attraversava la strada di corsa. Pochi secondi dopo, il suo cellulare tintinnò: aveva ricevuto un messaggio. Controllò la notifica e riprese la radio:

«D'accordo, muoversi. Unità uno e due, procedete fino alla prossima fermata. Io scorterò il pacco»

Ci fu movimento su diversi tetti e in vicoli bui. Il gruppo perimetrale della SSM Sigma-4 si ritirò dalle loro postazioni di sorveglianza. Due agenti operativi si incontrarono con Harken e Mario: il resto si accalcò nei loro veicoli. In pochi secondi, furono per strada e si diressero alla tappa successiva dell'itinerario. Harken accese il motore, mentre Mario osservava l'ingresso dello Spettro: i due tiratori aspettavano di schierarsi al minimo segno di guai. Appena le quattro donne uscirono dal bar, Mario disse:

«Il pacco è in vista. Aspetta»

L'agente Adams andò quasi a sbattere con la giovane Cinese che gli aveva appena chiesto indicazioni, che si era messa in fila per entrare. A parte quello, le quattro donne salirono in macchina senza incidenti. Mario annuì:

«Tutto a posto. Tienile nel nostro campo visivo, ma non seguirle troppo da vicino»

«Ricevuto» disse Harken.

La volante della polizia che trasportava quattro agenti della SSM Sigma-4 entrò in tangenziale. Sul tettuccio della macchina, una runa blu splendé per qualche istante, poi svanì. Quando la macchina rosso scuro che trasportava il pacco prese un'uscita a destra, verso i sobborghi, Harken non se ne accorse nemmeno.


Ore 20:15

Ristorante e Birreria di Nottingham

C'era una grande folla radunata nella sala della piccola e pittoresca birreria, quando le quattro donne vi entrarono. Sembrava che i clienti stessero prestando molta attenzione a un uomo in piedi su un palco basso, intento a leggere domande di cultura generale a gran voce. Un uomo grasso e paonazzo con la barba da Babbo Natale le accolse con una smorfia e salutò l'agente Adams con un marcato accento irlandese:

«Ehi, tesoro. Stasera sei in ritardo per le curiosità»

Andrea borbottò:

«Oh, merda, era oggi? Scusa, Sean, me n'ero proprio scordata. Questa è Iris, sta feshtej… festeggiando… ventuno anni»

Sean rispose con uno scintillio amichevole negli occhi:

«Davvero? Non è bello? Ti spiace se guardo la carta d'identità, tesoruccio?»


Andrea si stravaccò sulla sua sedia e tracannò in due sorsate il suo doppio scotch con ghiaccio, mentre guardava in cagnesco gli altri avventori della birreria: sembravano davvero rapiti dalle curiosità di cultura generale. SCP-105 assaggiò un sorso di uno spaventoso liquido nero e spumeggiante che, a quanto le dicevano, era una birra scura ad alta fermentazione chiamata "chocolate stout". Le fu spiegato che si chiamava così per il sapore, ma non sapeva tanto di cioccolato.

Iris lanciò una rapida occhiata alle sue compagne. Chelsea stava fissando con uno sguardo intenso la sua coca alla ciliegia: se fosse stata un gatto, avrebbe avuto il pelo ritto. Blaire era di fuori: aveva detto di essere andata a fumare una sigaretta, ma forse si stava prendendo anche una pausa dall'agente Adams. Iris decise che tutta quella menata del "giro dei bar" stava iniziando a innervosirla: era solo rifare la stessa cosa ancora e ancora, andare da un locale strano in cui tutti conoscevano Andrea all'altro, ordinare l'ennesimo giro di alcolici dal sapore bizzarro che le davano il capogiro e le facevano schifo. Ascoltare un manipolo di persone rumorose che urlavano schiamazzi incomprensibili. Tentò di parlarne con la sua guardia del corpo:

«Ehi, Andrea?»

«Me lo dirai dopo, cara: devo svuotare la vescica»

L'agente Adams si alzò, traballante, e marciò fino al bagno delle ragazze. SCP-105 sospirò e fissò la sua birra con uno sguardo cupo. Chelsea le chiese:

«Ti stai divertendo?»

Iris esitò, prima di ammettere:

«Non proprio. È tutto davvero rumoroso. Mi sta venendo il mal di testa»

«Sì, ti capisco» bisbigliò la dottoressa Elliott.

La ricercatrice osservava la folla e si mordeva il labbro inferiore con fare nervoso. Alla fine, propose:

«Sai una cosa? Quando Andrea torna, dille solo che vuoi finirla dopo le Ali d'Oro. Quel posto è molto più quieto: è un localino per mangiare alette di pollo piccanti. Sarà un bel modo di concludere la serata»

SCP-105 fece un altro sospiro, dubbiosa:

«Se lo dici tu… immagino che andare per locali non faccia per me. Non che faccia per Andrea»

Chelsea fece spallucce, sconsolata:

«Andrea è… come dire? Unica»

«La singola persona più estroversa dell'intero universo?» suggerì Blaire.

La dottoressa Roth si sedé accanto a Chelsea, davanti a Iris. La dottoressa Elliott ammise:

«Non è un brutto modo di pensare a lei. È divertente averci a che fare, ma può essere davvero estenuante»

«Sul serio» confermò Blaire.

SCP-105 bevve un altro sorso di birra scura. Fece una smorfia per il gusto amaro e ingoiò a fatica. Decise di cambiare argomento:

«Allora, Chelsea, so cosa fa Blaire e cosa fa Andrea. Tu invece cosa fai alla… sul lavoro?»

La dottoressa Elliott deglutì, agitata:

«Faccio la botanica per mestiere, ma… ehm…»

Lanciò un'occhiata supplichevole a Blaire, che intervenne, in tono gentile ma fermo:

«Non può dirtelo in pubblico»

"Oh, allora è uno di quei lavori" pensò SCP-105.

Iris tentò di indovinare:

«Hai le stesse mansioni che ho io?»

«In un certo senso» rispose Chelsea, tesa.

La dottoressa Elliott giocherellava col colletto del suo maglione: si annodava un filo sbrogliato intorno al dito. Iris distolse lo sguardo dalla ricercatrice turbata, pentita di aver toccato un nervo scoperto. Mentre si guardava in giro, la porta della birreria si aprì ed entrò una donna cinese, con indosso una camicia blu, jeans neri e una sciarpa rossa. All'improvviso, SCP-105 si sentì raggelare il sangue: era la stessa ragazza asiatica che l'aveva guardata negli occhi due volte all'Armeria. I vestiti erano diversi, ma la faccia era uguale.

"Cosa diceva sempre Adrian? Una volta è un caso, due volte sono una coincidenza…"

«Tre volte sono un'azione del nemico» concluse, ad alta voce.

«Come hai detto?» chiese Andrea, appena tornata.

Iris la fissò e sussurrò:

«Non voltatevi, non guardatela in faccia, ma vedete la donna asiatica seduta in fondo al bancone?»

«Quella con la sciarpa rossa?» chiese Chelsea.

«L'ho già vista all'Armeria, ci osserva» rivelò la bionda.

L'agente Adams raddrizzò la schiena e il suo sguardo assente cedé il posto a un'espressione vigile e allertata:

«Sei sicura?»

SCP-105 annuì:

«Sicurissima. Fa parte della SSM?»

«Gli agenti della Sigma-4 sono tutti uomini»

Andrea tirò fuori il suo cellulare e compose un numero. Poi la sua faccia si incupì:

«Non rispondono»

«Suggerimenti?» chiese Blaire.

La dottoressa Roth aveva posato il suo bicchiere di sidro e stava facendo respiri lenti e profondi. Infilò la mano nella sua borsetta e tirò fuori una bomboletta di spray al peperoncino. L'agente Adams si sfilò due banconote dalla tasca, le piegò in due e le mise sotto una saliera.

«Potrebbe essere solo una coincidenza; o uno sbaglio. In ogni caso, credo che dovremmo pagare i conti e filarcela. Quando vi darò il segnale, voglio che vi alziate e usciate dal locale. Salite in macchina e aspettatemi lì. Se non arrivo entro… diciamo un quarto d'ora, andate via senza di me e chiamate l'artiglieria pesante»

«Cos'hai intenzione di fare?» le chiese Iris.

Andrea le strizzò l'occhio. Fece un respiro profondo e attraversò il bancone, fino a raggiungere la Cinese seduta alla sua estremità. Sfoggiò un ampio sorriso e la salutò:

«Ciao, posso offrirti da bere?»


Serata Fuori tra Ragazze

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