Fascicolo GdI-011-IT
Nome del Gruppo: Circolo di Liberalizzazione dell’Anomalo Nazionale
Denominazione Protocollare: Secondo CLAN
Descrizione: Fondato nel 1946, il Secondo CLAN era una ristretta rete di personalità di varia rilevanza nel panorama dell’anomalo. Nonostante il GdI si sia dissolto prima di ottenere alcuna coesione, esso costituì una delle prime preoccupazioni della Branca Italiana, ritenendolo effettivamente in grado di dare luogo a una rivoluzione socialista che con molta probabilità avrebbe reso l’Italia terreno di scontro tra le forze statunitensi e sovietiche.
Il Circolo tentò di svilupparsi lontano dallo sguardo della Fondazione, ma vaghe notizie della sua esistenza giunsero all’attenzione della Sovrintendenza, che deliberò dunque che l’Operazione Guanto Bianco desse massima priorità alla raccolta di informazioni quali organizzazione, risorse e fini precisi del gruppo.
Quanto segue è un estratto dell’Operazione Guanto Bianco. La registrazione è stata resa possibile tramite l’uso di uno sperimentale audioregistratore miniaturizzato grazie alle tecnologie di SCP-████ e SCP-███-IT.
Data: 10 Ottobre 1946
Personale coinvolto: Agente Nemo (Direttore Sezione Ispettorato e Ricerca)
Informazioni rilevanti: L’Agente Nemo è infiltrato a una festa di ritrovo del Circolo sotto le fattezze della baronessa Lucia Rosa dei Furianova1.
[INIZIO REGISTRAZIONE]
[Si sente vociare di sottofondo; l’Agente Nemo si aggira nel locale per una decina di minuti prima di essere avvicinato da uno dei presenti, la cui identificazione non è stata possibile]
Interlocutore: Buonasera, posso esserle d’aiuto?
Agt. Nemo: Oh, buonasera a lei. Sa, mi sarebbe molto utile se sapesse guidarmi un poco qui dentro. Il mio accompagnatore non si è fatto presente e ora sono qui, smarrita: non è che saprebbe presentarmi un po’ di questi volti?
Interlocutore: Ma certamente. Se non la disturba, potrei prima avere il piacere di conoscere il suo nome?
Agt. Nemo: Lucia. Lucia Rosa dei Furianova, il piacere è mio.
Interlocutore: Ah, ma quale onore allora! Mi perdoni, non avevo idea. Dunque lei deve essere parente del celebre barone!
Agt. Nemo: [Stizzita] Proprio, ma questo non è il tempo né il luogo per parlare di mio fratello.
Interlocutore: Ma certo, mi perdoni. Allora permetta che la accompagni, prego, di qua.
[L’interlocutore accompagna l’Agente Nemo per il locale, fermandosi occasionalmente a enunciare i nomi dei più prestigiosi presenti]
Interlocutore: Ecco, vede? Quello laggiù col baffone è Emilio Ferrante2. Ah! E questo che ci è appena passato accanto è il Cavaliere di Valois3, un tipo tosto, difficile da trattare. Oh, ed ecco che…
[L’Agente Nemo e il suo interlocutore sono interrotti dall’arrivo di Maria Contesi4]
Contesi: Buongiorno, Mario! Alla fine sei venuto.
Interlocutore: Maria, d’altronde non potevo ignorare quest’occasione e non me ne pento.
Contesi: Noto, noto. E chi è questa che ti porti appresso?
Interlocutore: Oh, lei è…
Agt. Nemo: Lucia Rosa dei Furianova, molto piacere.
Contesi: Non mi dica! Maria Contesi, molto piacere, non sa quanto. Ma dica, lei lo sa che fino a qualche anno fa intrattenevo un’intensa corrispondenza con suo fratello? Parlavamo tanto dei suoi progetti, le sue esplorazioni, ma apprezzava anche argomenti ideologici e lì, ah, sapesse quanto lo stuzzicavo. E lui si appassionava, si appassionava.
Agt. Nemo: [Ridacchia] Lo immagino bene, sì. D’altronde lui era un romantico e di corrispondenze simili, chissà quante…
[Cala un breve silenzio. Secondo la testimonianza dell’Agente Nemo, Contesi rimane indispettita dal commento]
Agt. Nemo: [All’interlocutore] Oh! Ma quello lì chi è?
Interlocutore: Dev’essere il Toscano5! E sembra che stia per dare il suo discorso!
[Nel locale cala il silenzio]
Fiorentino: [Parla al microfono] Buongiorno a tutti, signore e signori, è un piacere vedervi tutti qui riuniti. Ma, per quanto sia orgoglioso di questo ritrovo, non posso ignorare i dubbi che vedo aleggiare in questa casa e che mi pungono nell’orgoglio. Lasciate quindi che vi rinfreschi le idee, perché questa non è un’occasione di bieco complotto insurrezionale, che i tempi non ne sarebbero maturi, né tantomeno una festa per consolidare fantomatici legami massonici tra i presenti: in tono molto più realistico, vi dico che l’unico obiettivo è quello di stringerci insieme attorno alla sempre più attuale causa dell’anomalo, oggi più che mai a rischio di diventare un’arma dei governi contro i loro stessi popoli!
Per ben due volte in questo secolo i teatri delle guerre mondiali hanno nascosto scenari ben più oscuri: interessi internazionali, caste politiche che del tutto ignorando i principi della democrazia mercanteggiavano con il futuro delle nazioni in un’abietta corsa all’anomalo che avrebbe dovuto garantire loro la supremazia. Credete dunque che tutto si sia concluso con un pezzo di carta? Nulla di più sbagliato! Quelle firme hanno siglato solo la spartizione delle risorse mondiali tra le grandi potenze e nessuna nazione ne ha sofferto come la nostra! Tre grandi organizzazioni, infatti, si spartivano il campo dell’anomalo: l’Ordine di Giano, sorto da Roma per nobili ideali e sopravvissuto fino ad oggi, la Confraternita di San Giorgio, che il Papa governa e che allunga le sue dita fin nelle Americhe, e l’Istituto delle Anomalie, che sotto la dittatura ha fagocitato le altre due più antiche e nobili organizzazioni e nonostante ciò ci si poteva compiacere che almeno fosse un possedimento tutto italiano.
Oggi lo scenario è del tutto diverso! Il RIDIA è ceduto e non ne restano che le spoglie, divorate dall’ingresso della Fondazione americana, che non si fa scrupoli a nascondere alla Nazione e allo Stato i suoi avanzamenti e ha ridotto sotto la sua egida l’Ordine e la Confraternita. Cosa vi aspettate che succeda, quindi, ora che tutto il panorama anomalo italiano è asservito a una nazione straniera? Credete che si faranno scrupoli a darci la caccia? A usare le loro risorse per scopi oscuri? Sotto l’inganno della “protezione” ci lasceranno in catene, privati della nostra autonomia. Ed è qui che entriamo in gioco noi, gentiluomini conoscitori di questo sottobosco e testimoni delle sue meraviglie e opportunità: sta a noi stringerci ad anello e adoperarci per il futuro della rivoluzione sociale, ricordando che la dignità del cittadino dipende anche da questo, dalla sua consapevolezza di tutto questo mondo, delle sue ipocrisie, delle sue meraviglie, delle sue nuove prospettive. Per il progresso, per il popolo, oggi vi invito a essere uniti e abbandonare le vuote illazioni che saranno la nostra disgrazia!
[Gli astanti applaudono a lungo e profusamente.]
Fiorentino: La festa può continuare.
[Fiorentino si allontana dal microfono e torna a discutere con gli invitati]
Contesi: Tante belle parole, ma alla fine non ci ha mica detto cosa intenderebbe fare.
Interlocutore: Avrà sicuramente un piano: ha liberato l’Italia una volta, potrà farlo di nuovo.
Contesi: Non senza un supporto di un certo tipo: serviranno soldi, contatti… Che ne pensa la nostra baronessa? Intende supportarlo?
Agt. Nemo: Non lo so ancora. Perdonatemi, ma credo che andrò a parlarci di persona.
[L’Agente Nemo si allontana dai suoi interlocutori per intercettare Fiorentino, impegnato in una discussione]
Agt. Nemo: Scusi se la disturbo, signor Fiorentino, posso domandarle un colloquio in privato?
Fiorentino: Oh, certo! Come rifiutare? [Rivolgendosi agli interlocutori] Scusate.
[Fiorentino si allontana, seguito dall’Agente Nemo]
Fiorentino: Arriva al momento propizio, cercavo giusto l’occasione per andare a rinfrescarmi.
[L’Agente Nemo e Fiorentino si trasferiscono in una stanza vuota. Fiorentino chiude la porta]
Fiorentino: Spero non le dispiaccia se bevo un goccio mentre parliamo, per caso vuole un po’?
Agt. Nemo: No, grazie.
Fiorentino: Fa niente. Piuttosto, se non m’inganno, lei dev’essere la baronessa dei Furianova? A cosa devo la visita?
Agt. Nemo: Sono qui nell’interesse della mia famiglia per discutere la possibilità di associarci alla sua causa.
Fiorentino: E hanno mandato lei?
Agt. Nemo: Non avrebbero dovuto?
Fiorentino: No, no, mi perdoni. Solo non credevo che una tale bellezza fosse anche la forza diplomatica della famiglia.
[L’Agente Nemo rimane in silenzio]
Fiorentino: Oh, mi perdoni, mi piace scherzare. Allora, lei che ne pensa?
Agt. Nemo: Il suo discorso è di certo assennato, ed è toccante, ma resterebbero da risolvere dei dubbi assai rilevanti. Desidereremmo conoscere le sue intenzioni sul lungo termine e su quale tipo di supporto può contare.
Fiorentino: Dubbi legittimi. Immagino abbia già potuto apprezzare l’estesa rete di contatti d’ogni tipo che ho allestito durante la mia breve vita.
Agt. Nemo: Non vorrà dire che sono tutti dalla sua parte.
Fiorentino: Non ancora, non tutti, ma è per questo che siamo qui oggi.
Agt. Nemo: Certo, ma anche così che crede di ottenere? Una ribellione di cento uomini non porterà a nulla…
Fiorentino: [Interrompendo] Cento? Centomila! Un milione! Quelli che vede sono solo il megafono, ma ognuno di loro gode di ottime conoscenze e grande influenza: parliamo di grandi intellettuali, direttori di imprese, artisti d’avanguardia, combattenti! Ogni nicchia della società sentirà il richiamo della rivoluzione. Anche il partito è pronto a muoversi e ci sosterrà: se procederà tutto secondo i calcoli — e non ho motivo di credere il contrario — potremo sfruttare l’attuale instabilità per raccogliere un corpo di partigiani entro tre… anzi, due anni!
Agt. Nemo: Rivoluzione? Quindi è questo? Lei vuole una guerra civile?
Fiorentino: Chiaro, non posso presentarmi a quella folla con queste parole, ma posso certo contare sullo spirito ribelle dei Furianova, dico bene?
Agt. Nemo: Ma non teme di rilanciare il paese nel caos? Proprio adesso?
Fiorentino: Quando, se no? Crede che potremo mai emergere senza una lotta? Ma è una lotta necessaria per il progresso dell’umanità e questo, credo, la giustifica in ogni sua forma, purché raggiunga lo scopo.
Agt. Nemo: Sì, ma…
Fiorentino: Mi dica, lei in cosa crede?
Agt. Nemo: Io credo in questa causa, ovvio, e la supporto con tutto il cuore… ma come posso pensare di rilanciare la nostra Italia nella guerra? Mi sembra follia.
[Fiorentino rimane in silenzio per alcuni secondi]
Fiorentino: Lei mente con la stessa facilità con cui respira, signorina: glielo si legge negli occhi.
Agt. Nemo: Oh! Ma che razza…
Fiorentino: Dica, perché è qui, lei?
Agt. Nemo: Come mi offende! Gliel’ho detto che è per la famiglia!
Fiorentino: Continua a mentirmi. Su, sputi il rospo.
[Cala il silenzio. Secondo la testimonianza dell’Agente Nemo, Fiorentino fa per uscire]
Agt. Nemo: Io [Pausa] Volevo solo comprendere cosa vi muovesse. Cosa vi spinge così in là da rischiare il nome e la vita per questi folli progetti?
Fiorentino: Curioso sentirsi fare certe domande, proprio da un Furianova! Mi spinge la stessa cosa che spingeva suo fratello: la ricerca della libertà. Ma, mentre lui cercava la libertà per se stesso, io voglio che tutti gli uomini, donne e bambini di qui alla fine dei tempi possano vivere a pieno e senza restrizioni, che non è possibile finché continueranno a opprimerci e nascondere la verità per i loro oscuri fini.
Agt. Nemo: Ma come crede che la guerra possa portare questa libertà?
Fiorentino: Lei è cieca se non vede la violenza che queste organizzazioni perpetrano anche in tempi di pace.
Agt. Nemo: E cosa crede di fare una volta che avrà compiuto la sua rivoluzione? Restaurerà la dittatura per controllarli?
Fiorentino: Mi faccia il piacere, io intendo restituire alle persone comuni il loro diritto naturale di essere in controllo del proprio destino: il mio unico comandamento è che nessuno, ricco e prestigioso che sia, ha l’autorità morale per esercitare il proprio controllo su altri. Tutti, nessuno escluso, meritano di poter decidere del proprio destino e meritano gli strumenti per farlo. Questa è l’unica verità in cui credo e che mi guida!
Agt. Nemo: Ammesso che lei riesca in questo scopo, crede anche di riuscire a mantenere un ordine e una prosperità con il suo sistema?
Fiorentino: Perché, che prosperità vede adesso? Siamo totalmente in rovina e continueremo a vivere in rovina se terremo la testa piegata! [Pausa] Temo che il suo nome mi abbia tratto in inganno: è come tutti gli altri, dopotutto.
Agt. Nemo: Come sarebbe a dire?
Fiorentino: Ha paura, è tutto qui. Se anche domani trovassimo la soluzione a ogni nostra disgrazia, lei non la accetterebbe e si rintanerebbe nelle sue certezze, perché non sa cosa la aspetta al di là! Preferisce chiamarci pazzi, esaltati. E finché il sistema regge… no, finché il sistema regge per lei, ecco: tutto il resto vada alla malora!
Agt. Nemo: [Interrompendo] Che razza di…
Fiorentino: Ma sa che c'è? Quando si renderà conto, infine, che la rivoluzione era necessaria, sarà troppo tardi, perché il sistema l'avrà già rovinata.
Agt. Nemo: Adesso sta proprio delirando: sappia che non tollererò offese del genere!
Fiorentino: Allora suppongo che il CLAN potrà fare a meno della sua famiglia. Se solo ci fosse ancora suo fratello, d’altronde…
[Fiorentino apre la porta]
Agt. Nemo: Aspetti, ma dove va?
Fiorentino: Questa conversazione è finita, ho altra gente con cui parlare. La prego di non disturbare l’atmosfera.
[IL SEGUITO DELLA REGISTRAZIONE È OMESSO PER BREVITÀ]
In seguito all'operazione del 10/12/1946, l'Agente Nemo ha intrattenuto un colloquio con il direttore della SAD Primo Valenti per discutere le azioni da intraprendere per il contenimento del GdI. Di seguito è riportata la trascrizione audio del colloquio.
Data: 12 Ottobre 1946
Personale coinvolto: Primo Valenti (Direttore della Sezione Affari Diplomatici) e Nemo (Direttore Sezione Ispettorato e Ricerca).
Informazioni rilevanti: Il Direttore Nemo è chiamato a fare rapporto sugli esiti della missione del 10 Ottobre nell’ufficio del Direttore Valenti.
[INIZIO REGISTRAZIONE]
Valenti: Allora?
Nemo: È come credevi te: molte teste del Comitato6 sono confluite in questo secondo CLAN. Ci sono Macigno, Pasquale7, Latino8… la lista continua. Vogliono rovesciare il monopolio dell’anomalo, possibilmente renderlo pubblico: di certo ci guadagnerebbero in prestigio popolare, molti probabilmente sono attratti dalla possibilità di raggiungere i vertici dello Stato. Per altri ci sono ovvie prospettive di commercio che si aprirebbero. In ogni caso, nessuno sembra contento della nostra presenza.
Valenti: Chi li guida?
Nemo: Il Toscano tiene insieme la rete, ma non è detto che sia lui a dettare legge. Ci sono troppi nomi importanti lì in mezzo, la fama di guerra non può bastare a comandarli tutti.
[Segue qualche secondo di silenzio]
Valenti: Be’, è un bel grattacapo.
Nemo: Può diventarlo, ma non sono ancora attivi. Stanno cercando supporto, ma se tagliamo la testa al toro prima che inizi a correre nessuno si farà più venire certe idee.
Valenti: Cosa stai suggerendo?
Nemo: Dobbiamo eliminare i soggetti più problematici. Quattro o cinque scelti a modo basteranno.
[Il Direttore Valenti rimane in silenzio per alcuni secondi]
Valenti: No. Non possiamo azzardare un’azione simile. Se è vero come dici che lì è tutta gente che ci disprezza, rischieremmo di alimentare la rivolta. Si sentiranno braccati, messi all’angolo, e non avranno nulla da perdere. Li faremo arrestare come sovversivi, quelli che dici che sono più importanti, e gli altri molleranno l’osso.
Nemo: Dalle carceri saranno ancora più pericolosi: martirizzati e ancora vivi. Il loro prestigio crescerà e nel frattempo avranno anche provato che noi li temiamo e che non abbiamo la forza o la determinazione di ucciderli. Da uomo di guerra a uomo di guerra, dovresti sapere che l’unico motivatore più forte della gloria è la paura: devono accorgersi che non vale la pena rischiare tutto per farsi ammazzare come dei cani o si esalteranno e ci scapperanno di mano.
Valenti: La tua è tutta una scommessa! E io non intendo macchiarmi le mani per rischiare di alimentare una rivolta.
Nemo: Allora temo che abbiamo un problema. Perché la rivolta rischia di esserci e rischia di esserci adesso: sono già eccitati dalla vittoria della liberazione e sono pronti a imbracciare le armi. Un esercito di esaltati socialisti e di ambiziosi megalomani non si combatte con le esitazioni, ma con la fermezza.
Valenti: Ne abbiamo avuti vent’anni, di fermezza: è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso. Non so che razza di ordini ti abbiano dato gli Americani, ma qui è dell’Italia che si parla: abbiamo combattuto, ho combattuto, per questo Paese, per la sua pace e per la sua democrazia. Non permetterò che per una mera questione ideologica torni a bagnarsi di sangue: non lo permetterò ai compagni di CLAN, e stai certo che non lo permetterò nemmeno a te.
[Il Direttore Nemo rimane in silenzio alcuni secondi prima di rispondere]
Nemo: Io non combatto per questioni di ideologia, Primo. Io adempio solo al mio compito: preservare l’ordine sociale. Non mi interessano i fini degli Americani, né che a vincere siano i comunisti o i liberali, ma guardati intorno: per la prima volta in trent’anni il mondo conosce l’ordine e la stabilità. Trainata da queste condizioni, l’Inghilterra, la Francia, persino l’Italia, la Spagna, la Grecia, tutto il mondo potrà prosperare. Ma basterà un vento appena troppo forte per riaccendere le tensioni e rompere tutto.
Valenti: E per questo sei disposto a uccidere a sangue freddo? Da uomo di guerra a uomo di guerra, hai mai provato pena per una tua vittima? Ammazzeresti senza peso un qualunque soldato? Un compagno? Un innocente? Tutto in nome di questo ordine?
Nemo: Che importanza ha ciò che penso io? Non è compito del soldato farsi domande quando persegue un bene superiore: il benessere di qualunque persona non è niente in confronto a quello di una nazione o del mondo intero. La Fondazione garantisce di mantenere in equilibrio gli stati che occupa e questo è tutto ciò che conta. Nessun interesse personale deve abbagliare il nostro giudizio: non le nostre ambizioni, non la paura di uccidere e nemmeno l’attaccamento ai vecchi compagni. È ciò che va fatto.
[Segue un silenzio di mezzo minuto]
Valenti: Bene, rifletterò su questi dati. Sei libero di andare.
[FINE DELLA REGISTRAZIONE]
In data 22/10/1946, il Primo Sovrintendente diede l’ordine di far arrestare 8 tra i supposti capi del Secondo CLAN senza spargimenti di sangue. Nella lista figurava anche il nome di Edoardo Fiorentino, il quale riuscì tuttavia a sfuggire all’arresto rifugiandosi nel Porto Libero di Gorična. Secondo le ricostruzioni, una volta giunto lì Fiorentino sarebbe andato in cerca della Baronessa Lucia Rosa dei Furianova, credendola una spia della Fondazione, con l’obiettivo di vendicarsi su di lei o di estorcerle informazioni. In data 13/11/1946, Fiorentino venne ritrovato morto nella sua camera di albergo, dove era stato visto entrare in compagnia della Baronessa, accoltellato per un totale di 13 volte al petto e al collo; le autorità di Gorična hanno proceduto all’incriminazione e al processo della sospettata, la quale morì suicida nella sua cella due anni più tardi, ancora in corso di processo.
In seguito a questi eventi, pur avendo storicamente costituito una base per la formazione di successivi Gruppi di Interesse di stampo rivoluzionario e avendo ispirato numerose figure di rilievo nel panorama del socialismo anomalo, il Secondo CLAN andò incontro a un naturale scioglimento, fino a essere dichiarato inattivo dalla Fondazione nel 1948.

La Baronessa Lucia Rosa dei Furianova (1904-1948) è stata una scrittrice e poetessa di grande rilievo nel panorama anomalo del XX secolo. Profondamente legata agli ideali socialisti, fu costretta a vivere in clandestinità nel Porto Libero di Gorična nel 1923, braccata dal RIDIA; da lì pubblicò molte delle sue più celebri opere, riconosciute ad oggi come fondamentale contributo alla mobilitazione antifascista degli intellettuali legati al mondo anomalo. La sua controversa incarcerazione da parte delle autorità dal Porto Libero nel 1946 fu un evento di grande scalpore, seguito con attenzione da tutta la sfera anomala europea fino al suicidio della donna e la pubblicazione postuma della sua ultima opera.

Edoardo Fiorentino, detto “il Toscano” (1918-1946) è stato una delle più importanti personalità nel panorama anomalo della liberazione italiana. Tenente della Squadra d’Azione “Pugnus Ferri”, ne costituiva una delle più importanti figure di riferimento insieme al futuro Primo Sovrintendente, Primo Valenti. Gli fu offerta una posizione dirigenziale all’interno della nascente Branca Italiana, ma rifiutò tagliando ogni contatto.