SCP-102-IT-5

1996

Interpretando il sentimento di amicizia dei membri tutti della Medicea Accademia delle Arti Occulte, porgiamo i nostri ossequi alla Fondazione SCP ed i migliori auguri per la lieta ricorrenza.

Con la presente alleghiamo una custodia contenente l'oggetto per il quale richiediamo il Vostro supporto, che in questi cinquant'anni abbiamo sempre trovato oltremodo utile e prezioso, nella sincera speranza che anche stavolta non vogliate privarcene. L'oggetto in questione è una riproduzione de La Gioconda di Leonardo Da Vinci assai fedele, e tuttavia vi sono alcune differenze degne di nota che fanno apparire la Monna Lisa più simile a come la descrisse il Vasari.

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Le circostanze in cui recuperammo il ritratto e un'altra sua copia risalgono all'inizio del secolo scorso, quando H. Z., l'allora tutore dell'Accademia di Parigi, assoldò in gran segreto una milizia per sottrarli dalle mani di una stuola di preti della Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio. Il recupero previde l'irruzione in un casale nei pressi della Cattedrale di Notre-Dame, dove gli ecumenici stavano cercando di compiere un esorcismo su di essi. Tutti i dettagli vi saranno forniti a parte.

Il quadro è infatti la dimora di un'entità dalle fattezze di Lisa Gherardini, in grado di compiere semplici azioni all'interno della cornice come parlare, ridere, o sbadigliare, e di spostarsi a piacimento tra questa e l'altra copia in nostro possesso. In talune occasioni è persino riuscita a manifestarsi nella mente di un nostro giovane archivista, interagendo con lui a livello inconscio, ma causandogli nel frattempo una paralisi temporanea della muscolatura. Fino ad allora non aveva mostrato nelle nostre sedi alcuna abilità che potesse indurci a credere che si trattasse di un essere senziente. Le nostre fonti ci hanno informato che la Confraternita è convinta che si tratti del vero spirito della donna, residente nel quadro del Da Vinci sin dalla sua morte e trasferito in seguito in ciascuna delle riproduzioni; questo va in netto contrasto con quanto rilevato dai nostri accademici di stanza alla Scuola di Fontainebleau quasi cinquecento anni fa, che a quei tempi ebbero modo di studiare l'opera direttamente e confutarono la suddetta ipotesi. Ipotesi che ora, con l'evolversi della tecnologia, si ripresenta prepotentemente tra quelle da vagliare per comprendere appieno la natura dell'opera.

Abbiamo cercato di interrogarla e abbiamo tentato persino di impedirle di viaggiare tra un quadro e un altro. Non abbiamo avuto successo. È fattuale che un dipinto che abbia racchiusa in sé l'anima umana del proprio soggetto, conosciuto tra l'altro in tutto il mondo, faccia gola alla nostra Accademia. Vorremmo aggiungerlo alla nostra collezione e consentire ai nostri migliori allievi di poterlo studiare. Un simile pezzo d'arte sarebbe un unicum nella storia umana. È tuttavia la nostra più forte volontà accertarci della sua vera identità dal momento che, qualora l'ipotesi si rivelasse nulla, il ritratto non sarebbe per noi di alcun valore artistico-storico, in quanto ben eseguito ma volgare plagio. Crediamo che Voi abbiate i mezzi e le capacità per scoprirlo, e dunque di indagare con quali modalità sarebbe stata imprigionata nella tela e da chi.

In nome della Medicea Accademia, Vi chiediamo di aiutarci a risolvere questo caso. Certi della Vostra disponibilità, e nell'augurarVi nuovamente un futuro radioso,
Vi porgiamo cordiali saluti.
-Il Curatore

2001

Alla c. a. del Curatore della Medicea Accademia,

ho ricevuto le sollecitazioni da Voi inviate nelle ultime settimane: Vi sarà fornito un resoconto completo sugli studi inerenti a SCP-102-IT non appena ne avremo ultimato la compilazione. Vi invitiamo pertanto a portare pazienza ancora per qualche giorno, finché la documentazione non sarà disponibile. Siamo tuttavia già in grado di darVi un'anticipazione delle principali informazioni che abbiamo raccolto sulla natura del dipinto negli ultimi mesi.

Non appena il quadro è stato trasferito nelle nostre strutture, abbiamo provveduto a inserirlo in un contesto sociale in cui l'entità ospite potesse sentirsi a suo agio, libera di osservare i nostri migliori ricercatori intrattenere rapporti umani gli uni con gli altri. Nessuno dei nostri uomini è stato informato, cosicché ogni loro reazione in caso di contatto fosse spontanea e sincera. Lo scopo era quello di stimolarla a uscire dal silenzio, e la strategia si è infine rivelata vincente: confermiamo la sua natura senziente e sapiente.

Il soggetto è stato quindi messo nelle condizioni di dialogare in maniera controllata con alcuni membri del personale, i quali sono stati spinti a coltivare un rapporto di fiducia affinché potesse sentirsi al sicuro e aprirsi con loro. Per riuscirci ci sono voluti circa quattro anni, al termine dei quali siamo finalmente stati in grado di carpire le informazioni che andavamo ricercando.

Dopo aver ottenuto la fiducia della sedicente Monna Lisa e averla interrogata, quanto è emerso ci porta a credere che non si tratti veramente dello spirito della nobildonna fiorentina. Ciò di cui siamo fortemente convinti è che nella tavola risieda un demone di basso grado, inteso come un'intelligenza impalpabile capace di manipolare debolmente la realtà e di effettuare spostamenti spazio-temporali.

Ancora non siamo stati in grado di comprendere quali siano le finalità per cui è stato invocato, né da chi, né quando, né a quale prezzo, perché qualsiasi tentativo di chiederglielo non ha portato ad alcun risultato. A nostro avviso, sono due gli scenari più verosimili che possono aver avuto luogo e aver determinato il suo arrivo nel nostro piano di esistenza. Se davvero la tavola originale dipinta da Leonardo era già abitata dall'entità ai tempi in cui visse, dobbiamo supporre che sia stata incatenata al ritratto dal pittore stesso o da qualcuno a lui intimamente vicino; il trasferimento alle copie in vostro possesso dev'essere arrivato dopo, forse per mano proprio della Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio. L'altra ipotesi, sicuramente più grottesca e dalle numerose implicazioni storiche, è che sia stata la Confraternita stessa a richiamare il demone venendo meno alla sua tradizione cattolica, per motivi che non possiamo conoscere. Questo renderebbe plausibile che la CCSG sia entrata prematuramente in possesso della tecnologia necessaria per evocarne uno senza il sacrificio di vite umane.

Abbiamo intenzione di tenere ancora con noi il demone finché non riusciremo a far luce su tutti gli interrogativi rimasti, dopodiché, alla luce dell'Accordo Multilaterale per la Preservazione della Realtà, le nostre task forces provvederanno alla sua terminazione. Fino ad allora, non ci resta che lasciarci con la promessa da ambo le parti di continuare con fervore le nostre ricerche e di aggiornarci presto su eventuali novità in merito a questa faccenda.

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Con rinnovato affetto,
Vi porgiamo cordiali saluti.
-La Sovrintendenza S5, Fondazione SCP.

Sicurezza. Contenimento. Protezione.


2004

Giacomo Bondi
Agt. Speciale SIR-II
18/07/2004

Nell'aprile del 2002 ho ricevuto l'incarico ufficiale, da parte del mio comandante, di spingermi oltre nel mio lavoro di infiltrato che ormai da anni porto avanti alla curia diocesana del Patriarca di Venezia. Non essendo un presule, i miei compiti a Palazzo sono sempre stati molto umili: ho infatti iniziato a lavorare dapprima come semplice compilatore in amministrazione, per poi ottenere con il tempo una posizione dirigenziale superiore. Con il ritiro di Sua Eccellenza Reverendissima, il cardinale Marco Cé, ho richiesto e ottenuto di affiancare il Patriarca Scola nella sua Presidenza alla Conferenza Episcopale del Triveneto.

In un momento di leggerezza, al termine di un pranzo conviviale alla Pontificia Università Lateranense di cui era Rettore, ho chiesto a Monsignor Scola di poter ricevere lezioni private tenute da lui e di essere nominato diacono. Mi ha risposto positivamente qualche giorno dopo. Ho così ricevuto nei mesi a seguire una formazione di altissimo livello da parte di un grande insegnante, nell'ambito della filosofia e della teologia morale. Quegli incontri bisettimanali, tenuti in notturna nei suoi alloggi, ci hanno molto avvicinato, finché non gli ho chiesto di parlarmi più approfonditamente di alcuni temi, quali la natura dell'anima, le cerchie angeliche, le gerarchie dei demoni e persino della qabbalàh. A chiunque, a mio avviso, incalzato su questioni tanto specifiche, sarebbe dovuto suonare un campanello d'allarme, ma con lui non è successo. È rimasto colpito dalle mie conoscenze pregresse sulla materia — acquisite anche grazie ai corsi di preparazione tenutimi dalla Fondazione — e ha risposto pazientemente a tutte le mie domande. Alla fine temevo quasi mi bollasse come eretico, invece è stato disponibile, mi ha spiegato quanto sia importante per lui instradare chiunque sia alla ricerca della verità, e che ne avremmo riparlato in futuro.

Da quel giorno, Monsignor Scola mi ha tassativamente evitato per tre settimane, non rispondendo alle mie chiamate e andando via prima dalla Messa in modo che non potessi raggiungerlo in sagrestia. Persino il comandante, quando gli ho raccontato della mia fatica nel cercare di restaurare un rapporto, ha creduto che mi fossi rovinato la copertura e mi ha intimato di stare calmo e smetterla di insistere. Eppure, quella stessa notte, un uomo che lavorava insieme a me con il Patriarca è venuto a prendermi a casa e mi ha portato, con molta fretta, nella Chiesa di Santa Maria del Pianto. La scelta di questo edificio, perlopiù fatiscente e lasciato a sé stesso, mi incuteva un certo nervosismo: non capivo per quale motivo Sua Eccellenza mi avesse richiamato in un posto simile, quando avremmo potuto continuare a vederci nelle sue camere come avevamo fatto fino ad allora. Ma mi sarebbe stato chiaro poco dopo.

Monsignor Scola non sarebbe mai arrivato, quella sera. Sono sceso tramite una botola nascosta sotto l'altare nei sotterranei della chiesa; ad aspettarmi ho trovato altri due signori ben distinti, così impassibili che non avrei mai pensato fossero dei preti se non avessi visto il loro collarino ecclesiastico. Il loro compito era quello di insegnare, a me e a un molto ristretto gruppo di giovani, alcune nozioni fondamentali di fisica quantistica, alle due del mattino di ogni giorno, per cinque ore, sette giorni su sette, per un anno intero. Un impegno notevole. Benché io non avessi le basi per affrontare degli argomenti così specialistici, ero eccitato per essere riuscito a entrare nelle grazie del Patriarca. Ero riuscito, infatti, a essere incluso in una delle rare occasioni di reclutamento della Confraternita di San Giorgio.

A noi apprendisti era stato chiesto di fare voto di silenzio; non avremmo mai dovuto incontrarci al di fuori di quel contesto, né parlarci se ci fossimo incontrati, né avremmo dovuto indagare per conoscere l'altrui identità. Ho comunque inviato alla SIR-II un identikit dei presenti. Anche se non potevamo rivolgerci la parola, capivo dal loro sguardo che erano smaniosi quanto me di apprendere quante più nozioni possibili su materie tanto lontane da noi. In quelle occasioni ho imparato che tutto ciò che avevo sempre studiato sull'atomo e sulla sua indivisibilità era falso, che esistevano realtà ancora più piccole come i vari sapori dei quark, i fermioni e le forze elementari. Intendiamoci, non ci insegnavano a fare calcoli né ci chiedevano di imparare formule su formule: in sostanza, non ci preparavano per essere assunti al CERN. Ma non si trattava solo di questo.

Più andavamo avanti con le lezioni, più queste trascendevano dalla mera dimensione fisica per raggiungerne una decisamente più metafisica. E ciononostante riuscivo a percepirle entrambe come complementari, come se quegli uomini mi stessero trasmettendo la verità di una grande teoria del tutto, che mettesse insieme ciò che è fisico e ciò che è spirituale, che facesse combaciare queste due realtà fra di loro, quasi fossero due pezzi fondamentali dello stesso ingranaggio. Mi è stato poi spiegato che si trattava della Taumatologia, quella che oggi chiameremmo volgarmente magia, qualcosa che i preti detestano a tal punto da morire dalla voglia di studiarla: ne erano morbosamente e, dal loro punto di vista, colpevolmente… affascinati.

Parlavano infatti di una particella elementare della materia diversa da tutte le altre, un quanto che a loro avviso era la prova dell'esistenza di Dio: la particella EVE1. Sto sicuramente parlando di qualcosa che alla Sezione sugli Studi Esoterici e Taumaturgici conoscono benissimo, ma che per un agente abituato ad agire sul campo come il sottoscritto era pura fantascienza. L'idea alla base è quella di una particella di energia prodotta in quantità variabili da uno specifico tipo di materia, e cioè quella vivente. Più una entità è sapiente e dotata di un'anima o una coscienza superiore, più quantità di EVE sarà in grado di produrre. Un uomo ne genera quindi più di un animale, che ne genera a sua volta più di un vegetale; e anche tra elementi della stessa specie possono esserci differenze, per motivi che però mi sono oscuri.

Le particelle EVE sarebbero emanazione dell'anima, e pertanto la dimostrazione che Dio ci ha veramente creato a sua immagine, incarnando quella parte spirituale che è in noi e che condivide in sé e per sé la sua natura divina. Non a caso alcune persone sarebbero in grado di indirizzare queste particelle in maniera tale da distorcere la realtà e manipolare gli eventi, e non a caso alcune persone sono in grado di compiere miracoli o di squarciare il Velo di Maya. Ma se da un lato c'è chi questa benedizione l'avrebbe ottenuta per grazia divina, dall'altro c'è chi l'ha ottenuta scombussolando l'ordine divino, scendendo a patti con le forze demoniache e cedendo parte della propria libertà. Mai, in nessun momento, è stato possibile per me o gli altri apprendisti chiedere come fare per ottenere quella stessa benedizione. Sfruttare a piacimento quell'emanazione divina per i propri scopi è peccato, o almeno così ci è stato detto.

Quasi al termine di questo nostro percorso di dura preparazione teoretica, un giorno siamo stati invitati all'isola di San Giorgio Maggiore, dove ci hanno fatto entrare in un edificio a fianco della basilica che era chiuso al pubblico. Una rampa di scale molto ripida ci ha portato in degli uffici sotterranei. Se dovessi usare una sola parola per descriverli direi senza alcun dubbio che erano "umidi", e non sarebbe potuto essere altrimenti dal momento che ci trovavamo sotto la laguna. L'accesso era rigorosamente controllato da numerose guardie armate, e le porte ai piani inferiori erano blindate come bastioni. Il posto non era così grande come poteva sembrare ad una prima occhiata e, con le mie successive visite, posso dire con una certa fiducia che non ci siano là sotto camere di grande interesse. Uffici e uffici di ricercatori, tutti impenetrabili se non si è in possesso delle adeguate autorizzazioni.

Il motivo del nostro arrivo sull'isola è presto detto: il Patriarca, che non vedevo ormai da quasi un anno, doveva mostrarci una cosa. Entrati in una stanza che non aveva nulla di diverso rispetto alle altre, c'era appeso un quadro vuoto, con un'ambientazione asettica, un fiume e un villaggio in lontananza. Se inizialmente quella visione non aveva suscitato in me alcun sentimento, ricordo chiaramente di aver avuto un sussulto quando ho capito che si trattava dello sfondo del quadro della Gioconda. Sua Eccellenza in persona ha voluto tenere con noi una delle ultime lezioni del corso, ma il tenore era molto diverso dagli incontri che io e lui avevamo nel suo alloggio. Ci ha chiesto di indossare un particolare visore, pieno di cavi e fili collegati a un macchinario che faceva il rumore di un aspirapolvere.

Non ricordo il nome del visore, ma ci è stato chiesto di manovrarlo con attenzione, perché si trattava di una tecnologia di nuova generazione appena acquistata. Indossarlo mi aveva catapultato in un mondo fatto di luci: dei geyser luminosi mi esplodevano in faccia quando rivolgevo il mio sguardo verso gli altri e, sorprendentemente, anche quando fissavo il quadro. Ognuno di noi emetteva queste particelle, che ci avvolgevano e si riavvolgevano creando forme diverse da persona a persona. Sua Eccellenza, il dipinto e uno degli altri apprendisti — quello apparentemente più giovane — ne emettevano di più e più luminose, quasi tendenti al ciano. Le mie? Le più flebili. Togliere il visore non è stato semplice, probabilmente tutti ci chiedevamo cosa stessimo guardando. Così, per venire incontro alla nostra curiosità, il Patriarca si è seduto su una sedia più vistosa delle altre e ha iniziato a spiegare.

Le luci che avevamo appena visto non erano altro che l'energia EVE che stavamo producendo in quel momento. Ha poi aggiunto: "Ed è la ragione per cui siamo certi che questo dipinto è vivo". Comprensibilmente, sul viso dei ragazzi si era disegnato un ghigno di stupore, ma io avevo già capito dove volesse andare a parare. Dal momento che la tavola emetteva i quanti di EVE, significava che aveva in sé una coscienza, o per meglio dire un'anima. Ma per Sua Eccellenza non era solo questo, a suo avviso là dentro oltre all'anima vi era stato imprigionato anche uno spirito, ed entrambi erano quelli di una donna. Prima che potessimo chiedere la differenza fra le due entità, anima e spirito, lui ci aveva già illustrato le differenze. Nella visione della Confraternita, lo spirito veniva inteso come soffio vitale, l'anima come autocoscienza.

Da quasi un secolo la Confraternita aveva tentato di esorcizzare il quadro per restituire la donna nelle mani del Signore, ma fino ad allora era stato un fallimento. Senza timore di interromperlo, ho alzato la mano per fare tre domande che ritenevo fondamentali, e di cui sapevo che tutti bramavano la risposta: ho chiesto a chi appartenessero nel dettaglio lo spirito e l'anima, come fossero finiti nella tavola e come avesse fatto la Chiesa a scoprirlo prima ancora di avere tra le mani un visore come quello che avevamo appena indossato. Impassibile, come se fosse la cosa più naturale del mondo, il Patriarca semplicemente ci ha risposto "Lisa Gherardini, la Gioconda". Nuova ondata di stupore; anche io ho finto di essere incredulo. Poi ha camminato fino in fondo alla stanza, dove aveva poggiato una sua valigia in cuoio che era abituato a portarsi appresso, ci ha frugato dentro e ne ha estratto alcuni fogli.

Alla mia seconda domanda ha risposto subito dopo: a suo dire, SCP-102-IT era finita in quella tavola grazie a una sorta di incantesimo compiuto dall'autore del dipinto, e quei fogli che aveva tra le mani ne erano la prova. Dopo averci guardati uno ad uno, si è seduto nuovamente e li ha sollevati in modo che potessimo vederli. A colpo d'occhio, potevo vedere che la scrittura in quelle carte era sinistrorsa e speculare. Si trattava, come avrete probabilmente già immaginato, di uno dei codici di Leonardo Da Vinci. Più precisamente, del suo grimorio. La Chiesa ne era entrata in possesso nel 1550, quando è finito nelle mani di alcuni copiatori della corte di Enrico II di Valois; tuttavia, si è iniziato a comprenderne ogni sfaccettatura solo alla fine dell'800, dopo che la Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio aveva potuto approfondire le sue conoscenze sulla Taumatologia. "Ma allora la Gioconda del Louvre si trattava di un falso?" — ho chiesto. Sua Eccellenza ha scosso la testa, ma non ha aggiunto altro. Così ci ha portato nuovamente fuori dalla stanza.

In quel posto in piena Venezia ma così lontano da qualsiasi canto dei gondolieri, si cercava un modo per tirare fuori Lisa Gherardini da quel quadro: la ricerca dell'immortalità è un atto contro natura e contro Dio. Una ricerca che i volti di quegli studiosi potevano suggerire che fosse solo teorica, ma i miei sospetti che da qualche parte là in fondo fosse anche pratica crescevano di giorno in giorno; in fondo, immagino che ottenere dei risultati in quel frangente possa offrire loro una più larga comprensione sul funzionamento della Taumatologia.

Qualche tempo dopo ci è stato somministrato un esame su tutto quello che avevamo imparato. Era più difficile di quanto pensassi, non ho brillato. Ora che scrivo mi rendo conto che il risultato migliore era stato ottenuto proprio da quel ragazzo che aveva la traccia dell'EVE più splendente. In base all'esito del test siamo stati tutti assegnati a un piccolo dipartimento diverso, ma nello stesso locale.
Il gruppo a cui sono stato assegnato si occupava banalmente di tradurre e interpretare il grimorio, che conteneva nozioni generali sull'alchimia e indicazioni estremamente abbozzate su incantesimi e rituali. Per quanto fosse già stato tradotto quasi interamente, alcune parti erano sibilline per via dell'alto numero di abbreviazioni, cancellature e metafore che permeavano ogni pagina. Non solo: sembrava ormai chiaro a tutti che Leonardo non avesse poi cancellato le sue intuizioni sbagliate, ma le avesse lasciate lì a fianco a quelle corrette. Alcuni credevano addirittura che in mezzo a tutta quella serie di appunti e annotazioni avesse inserito volutamente degli elementi di disturbo, dei particolari volutamente falsi, al fine di confondere chiunque tentasse di leggerlo.

Il mio superiore si chiamava Padre Gregorio Bonfini, uomo burbero e indisponente. Ho provato a spiegargli che non avevo basi di filologia, crittologia o affini, ma sosteneva che questo non avesse la minima importanza. Per settimane sono stato impiegato per faccende di poco conto, dalle fotocopie alla compilazione dei documenti, "arte" di cui avevo fatto grande esperienza nella segreteria del Patriarcato. Tutti i miei colleghi, invece, erano ecclesiastici, e come ogni prete che si rispetti parlavano con me e mi raccontavano ogni cosa. Mi sentivo libero di sfogare la mia fame curiosa perché sapevo che la stessa albergava anche in loro, e sempre ne sono uscito sfamato. La Confraternita è in fibrillazione da qualche anno, ossia da quando SCP-102-IT ha iniziato a mostrarsi nuovamente nelle due tele in loro possesso. Stando ai registri, questo non accadeva da quasi cento anni, mentre ora si contavano oltre venti apparizioni a distanze temporali brevissime. Per questo motivo lo studio è ripreso, dopo essere rimasto in sospeso da allora.

Cerchio taumaturgico
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Il cerchio con cui si suppone che Leonardo Da Vinci abbia realizzato il vincolo.

Leggendo i fogli di Leonardo ho potuto farmi un'idea di come fosse riuscito a vincolare l'anima e lo spirito della Monna Lisa alla sua opera. Il meccanismo è complesso, e non ho la pretesa di ammettere che sia stato seguito pedissequamente in ogni sua parte. Ignoro se la CCSG abbia tentato o meno di riprodurlo. La procedura prevedeva di ricreare le condizioni in cui viene generata la vita, all'interno di un cerchio alchemico; queste condizioni altro non erano che un rapporto sessuale, sebbene inusuale, tra una donna e un uomo. Il soggetto del quadro, la donna, avrebbe dovuto avere un ruolo attivo nei confronti del pittore, l'uomo, usando un pennello di forma fallica come strumento di penetrazione fissato a un mutandone. Sembra che invertire i ruoli tipici dell'atto generativo possa svincolare l'anima da un corpo, affinché si leghi a qualcos'altro.

Un atto volontario di questo genere ha permesso infatti di legare l'anima al pennello come si lega il filo a un ago, e sarebbe stato poi all'artista creare un'opera che la rappresentasse fedelmente: l'anima doveva riconoscersi in sé stessa anche senza l'aiuto del corpo. Leonardo Da Vinci sosteneva anche, sentite la stranezza, che se l'uomo si unisce a una donna l'energia scaturita è creatrice, mentre se avviene il contrario l'energia è disgregatrice. Un atto immorale, se lo si considera nell'ottica della dottrina cattolica, ma iniziavo a capire il motivo di tanto interesse. E anche di tutte le battute a doppio senso che si facevano in ufficio.

Tre giorni fa, alcuni di noi sono stati invitati ad assistere a un evento esclusivo tenuto in una grande stanza a cui non avevo avuto accesso prima. Era stato propagandato in pompa magna, perché finalmente dopo anni si tornava a mettere in scena un esperimento su SCP-102-IT. Non ho dovuto sgomitare per ottenere un pass, perché Padre Bonfini ha voluto fare il mio nome tra i due che avrebbero dovuto parteciparvi. Ero sinceramente eccitato. Un sacerdote, probabilmente d'alto rango considerata la tunica rossa che indossava, sedeva in fondo alla sala, con tre uomini alla sua sinistra e alla sua destra. Ho riconosciuto il primo della mia classe in quello più vicino al prelato: era visibilmente invecchiato, come se in questi mesi avesse passato quindici anni. Al centro della stanza, due dipinti erano coperti da altrettanti teloni bianchi; sul pavimento, un cerchio alchemico del tutto identico a quello che avevo visto nel grimorio.

Quando ognuno dei posti è stato occupato, il sacerdote si è alzato, ci ha rivolto una benedizione solenne e ha iniziato a parlare. Ci ha tenuto a ricordare gli approcci tenuti dalla Confraternita per liberare la Monna Lisa dai quadri fino ad allora, in modo da poter illustrare al meglio le nuove strategie che avevano intenzione di attuare. Con l'aiuto di un proiettore, ha proiettato sul muro alcune vecchie fotografie. Le facce su ognuna di esse erano censurate, non mi è quindi stato possibile riconoscere alcuna persona d'interesse. Fatta eccezione per Vincenzo Peruggia.

Le prime immagini, infatti, sono state scattate nella sua pensione alla Cité Héron. Un uomo, fotografato sempre di spalle, viene immortalato nell'atto del dipingere. Padre Bonfini si è alzato in piedi e ha esposto brevemente come sono entrati in possesso del grimorio, di come hanno scoperto che nel quadro del Louvre si nascondessero un vero spirito e una vera anima, e del piano segreto per trafugarlo dal Museo. Ha poi elencato la vasta gamma di possibilità con cui al momento si crede che SCP-102-IT sia stata intrappolata nel dipinto. Il frate parigino ha cercato di sfruttare l'energia EVE residua nel pennello di Leonardo, acquisito in modalità che non mi sono chiare. Riteneva che copiando il quadro della Gioconda sarebbe riuscito a separare l'anima in una tavola e lo spirito in un altra, in modo da riuscire più agilmente ad esorcizzarli.

Ma qualcosa non sarebbe andato come previsto. L'ipotesi più verosimile è che aver riprodotto il quadro non abbia affatto diviso le due entità, ma piuttosto le abbia ancorate all'immagine stessa della donna. Non alla tavola, non al pigmento, bensì alla forma, alla sua rappresentazione stessa. Da quel momento in poi, ogni altro ritratto ed ogni altra autocromia2 hanno conservato le proprietà della prima copia, e sarebbe per questo motivo che le fotografie scattate in assenza della Gioconda non si dimostrano attive. Stranamente SCP-102-IT è stata liberata dalla sua immobilità e ha potuto muoversi, parlare, cantare, pregare, teletrasportarsi da un ritratto all'altro, mentre l'originale del Da Vinci tornava finalmente ad essere una scatola vuota. Il frate non si è dato per vinto e ha realizzato almeno dodici altri quadri tutti identici. Padre Bonfini ha raccontato sorridendo che lo scopo era quello di indebolire il tenace legame tra lo spirito e l'anima: moltiplicando tante volte le immagini con il pennello, sperava che non avrebbero avuto la forza di rimanere ancorati ad ognuna di esse; questo è quanto era stato suggerito da un gruppo di ricercatori oltreoceano.

Le diapositive successive mostravano tredici dipinti in cerchio, in quello che appariva come un palcoscenico, con una grande folla disposta intorno ad osservarli. Al centro di essi un grosso macchinario emetteva fumo e rendeva tutto scuro e non a fuoco. Eppure sono assolutamente sicuro di aver letto il nome di un marchio sull'impianto: era senza ombra di dubbio una macchina dei Laboratori Prometheus. Si trattava di un prototipo futuristico, che era stato pensato per la cattura di demoni — intesi come entità capaci di modificare il mondo fisico manipolando le forze elettromagnetiche. Non conoscendo appieno di cosa sia fatta un'anima, o men che meno uno spirito, hanno voluto tentare di utilizzarlo con SCP-102-IT, nella speranza che funzionasse. Non è stato così.

Dopo la fine del suo intervento, ho alzato la mano per fare una domanda. Per quale motivo non si poteva semplicemente bruciare ognuno dei ritratti, se l'intenzione era soltanto quella di uccidere definitivamente Lisa Gherardini? Dopo un attimo di silenzio, la risposta è arrivata dal sacerdote, sorprendentemente: "Non sappiamo se un atto del genere la uccida veramente o la intrappoli in un limbo da cui non esiste uscita". Non ha voluto aggiungere altro, ma in quel momento l'ho trovato un discorso sensato; è verosimile che sia un campo oscuro anche per loro. Oltre a me nessuno ha fiatato, quindi la serata è proceduta come da programma.

Il prelato ha scoperto i dipinti e ha radunato i suoi sei uomini intorno ad essi. Scopo dell'esperimento era quello di intrappolare SCP-102-IT in un'unica tavola, in modo che non fosse più libero di spostarsi da un luogo a un altro. Ha preso in mano il pennello e ha tracciato sul pavimento delle linee che congiungevano le due istanze, per poi inginocchiarsi a pregare. Un monaco molto anziano è passato in mezzo a noi e ci ha consegnato degli occhiali da sole scurissimi, e non ho opposto resistenza per indossarli. I sei uomini hanno estratto un coltellino e lo hanno usato per incidersi il braccio, facendo colare il sangue tra quelle linee. Da esse si è sprigionata una luce accecante, che faticavo a guardare nonostante le lenti protettive, e un forte vento ha iniziato a soffiare nella stanza. Potevo vedere come il mio ex compagno era in estasi, mentre proseguiva lo stillicidio dal suo braccio, e non sembrava turbato dal prodigio di cui lui stesso era artefice.

All'improvviso Lisa Gherardini si è materializzata nel dipinto. Urlava e si dimenava, come se mille mani cercassero di trattenerla e lei volesse provare a svincolarsi. Più gridava e più la luce diventava potente, più si muoveva e più i moti dell'aria divenivano impetuosi, tanto che alcuni degli astanti sono scappati spaventati per la potenza di quella visione. Il sacerdote era in piedi, con le braccia spalancate che guardava verso l'alto e chiedeva alla donna di piegarsi al suo volere in nome della Vergine Maria, fino a che SCP-102-IT non si è immobilizzato e ha semplicemente detto, con tutta l'energia che aveva: "No, non voglio!". In quel momento la luce ha cessato di fuoriuscire, il vento si è placato e una fortissima onda d'urto ha investito la stanza. Sono stato sollevato in aria così come tutti gli altri, e sono stato scaraventato in fondo sul muro, perdendo conoscenza.

Mi trovo ora all'Ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, ricoverato a quanto pare per una commozione cerebrale e per due vertebre incrinate; dal mio risveglio mi sento alquanto frastornato — anche se lucido — e c'è un terribile acufene a farmi compagnia. Chissà se passerà col tempo. Con il volo che ho fatto mi stupisco che il danno sia stato così lieve. A quanto pare il mio incidente è stato fatto passare come l'esplosione di una bombola del gas: di certo non si poteva confessare il contraccolpo di un incantesimo taumatologico.

Poche ore fa se ne andava dalla mia camera il monsignor Giuseppe Vompato, lo stesso sacerdote che aveva tenuto il rituale. Si è presentato, dicendosi preoccupato per le mie condizioni di salute. Non aveva neanche un graffio. Gli ho chiesto se oltre a me e a lui ci fossero altri superstiti e mi ha rassicurato di sì — anche se il gruppo originario ne era uscito decimato —, ma che non tutti sono stati fortunati come noi due. Mi ha spiegato che è normale che un incantesimo interrotto rilasci un grande ammontare di energia, ma che si era trattato di un errore assolutamente inatteso. Avevano calcolato tutto nei minimi dettagli, ma qualcosa era andato per il verso sbagliato: non avevano considerato che Lisa Gherardini dovesse anch'ella partecipare al rito come parte attiva, esattamente come aveva fatto cinquecento anni fa. La sua involontarietà espressa ha rovinato i loro piani, scatenando quel che ha scatenato.

Perché lo abbia raccontato proprio a me non è un mistero. Con una parte cospicua di ricercatori e prelati in meno a sua disposizione, credo che Vompato stia cercando di fare quadrato con chi ha partecipato alla sua dimostrazione. L'unica speranza esistente che permetta di scavalcare l'ostacolo in cui si erano imbattuti, almeno a suo dire, consiste nel ripetere l'esperimento con un numero maggiore di quadri legati a SCP-102-IT. Ho trasalito: con il pennello di Leonardo, è sufficiente trovare un pittore sufficientemente bravo per riprodurre il quadro innumerevoli volte. Unico problema, quel pennello sembra sparito. Il monsignore non è riuscito a trovarlo da nessuna parte, e nessuno sembra averlo visto dopo l'incidente. Ho chiesto come fosse possibile, e lui non riesce a spiegarlo. Ha farfugliato confusamente della possibilità che esista una cellula interna che si muove contro di lui, che qualcuno lo abbia rubato per rivenderselo o, peggio ancora, per rivendere le copie del dipinto.

Sto lasciando questa missiva all'agente Quadri con la massima urgenza, nella speranza che possa consegnarvela quanto prima. Sono preoccupato per le prossime richieste che mi arriveranno dalla CCSG; ho il timore che saranno sempre più pressanti, e la sensazione che non sarà facile dire di no se rimarrò all'interno dei loro giri. Sento che mi chiederanno presto di partecipare alla ricerca del pennello o delle altre copie della Gioconda, e non sarà facile sabotarli. Non riesco a immaginare se monsignor Vompato si sia avvicinato ancora di più alla soluzione, con le sue teorie, o se stia per fare l'ennesimo buco nell'acqua; non riesco a immaginare chi possa essersi impossessato del pennello e perché. Per questo motivo vi chiedo di richiamarmi in sede e riorganizzare insieme una strategia d'azione per i prossimi mesi, cosicché io possa essere preparato alle nuove sfide che mi troverò di fronte.

Nella speranza di essere stato esaustivo nel mio rapporto,
esprimo la mia più sincera volontà di proseguire con questa mia mansione.
In fede,
Giacomo Bondi


Figlio mio,
sono all'Undicesimo cielo nel sapere che stai bene. Tua mamma era preoccupatissima perché non riuscivamo a metterci in comunicazione con te. Anche tua sorella Gerarda, poco tempo fa, ha avuto un problema simile al tuo: è ancora molto spaventata, ma ne è uscita fortunatamente illesa. Credo che per un po' starà a casa da noi. Insieme a questi fiori, ti manda anche lei un caro saluto. Prenditi questi giorni per ristabilirti, e prima di tornare al lavoro vieni a salutarci. Ci manchi tanto.
Per sempre tuoi,
papà e mamma.

2014

L'Operazione Lupin III si configura all'interno delle varie azioni che hanno portato la SIR-II a recuperare la decima copia di SCP-102-IT. Una squadra, capitanata dall'Undicesimo Sovrintendente, si è introdotta nelle segrete del Castello di Verrazzano, a gestione MADAO, nella notte tra il 12 e il 13 settembre. Vista la semplicità dell'Operazione, gli agenti della squadra sono stati scelti fra un gruppo di novizi della SIR, essendo i membri esperti della stessa impegnati sul campo. Vista la volontà dell'Accademia di impedire a SCP-102-IT di viaggiare fra un quadro e l'altro, e dal momento che la Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio è alla ricerca delle sue riproduzioni per portare a compimento la sua terminazione, la Sovrintendenza S5 approva la missione.

[inizio trascrizione]

S5-11: Pesca, alla DRIA hanno fatto domande quando avete chiesto l'attrezzatura?

PESCA: Niente di particolare, boss. Erano soltanto curiosi di sapere perché hanno dovuto installare dei microfoni spia e un visore notturno in un medaglione.

KIWI: Valli a contraddire.

S5-11: E tu cos'hai risposto?

PESCA: Che ci servivano per una rapina. Non hanno battuto ciglio.

S5-11: Meglio così. Ribes, posizione?

RIBES: Io e Kiwi siamo alle porte di Greve del Chianti, e ci chiedevamo per quale motivo abbiamo dovuto scegliere come nomi in codice proprio i tipi di frutta e non, che so, i pianeti del sistema solare.

MORA: Perché sono nomi corti e facili da ricordare, Ribes.

FRUTTO DELLA PASSIONE: Permettimi di dissentire.

S5-11: Tu hai quel nome solo perché spero di non doverti mai chiamare in causa, stasera. Ripetiamoci ancora una volta i nostri ruoli. Io sarò chiaramente il coordinatore dell'operazione e vi impartirò gli ordini. Vi prego di non farmeli ripetere due volte.

PESCA: Io ti affiancherò nella gestione della trasmissione audio e video proveniente dalla strumentazione di Kiwi. Sto anche hackerando il sistema di sorveglianza del Castello; ho già la camera di alcuni corridoi.

MORA: Ho la mappatura delle fognature del paese stratificata decennio per decennio, e dovrei avere qui da qualche parte… sì, eccole, anche quelle del castello.

KIWI: Io devo solo entrare e rubare quel cazzo di quadro.

RIBES: Sto andando con Kiwi nel punto che ci avete segnalato. Ho la licenza di sparare a vista a chiunque si avvicini, e di scappare con l'auto appena l'operazione sarà conclusa.

FRUTTO DELLA PASSIONE: Farò detonare una carica di esplosivo nascosta nella tuta di Kiwi qualora la sua copertura dovesse saltare o se dovesse essere fatto prigioniero.

KIWI: Mi sta venendo voglia di spogliarmi. Posso, boss?

RIBES: Rivestiti, per favore.

S5-11: Un giorno vi racconterò di quando ho davvero dovuto infiltrarmi in una base nemica senza vestiti. Ti viene quasi il desiderio di venire scoperto, sai? Ma in questo caso non puoi proprio permettertelo, Kiwi. Posizione?

RIBES: Sto parcheggiando, ma il GPS segna che dobbiamo andare in aperta compagna. È il luogo giusto?

MORA: Sì, non preoccuparti. Dovrebbe essere a pochi minuti da dove siete ora.

PESCA: Avete indossato l'attrezzatura? La videocamera di Kiwi risulta ancora spenta.

KIWI: L'ho accesa. Vedi qualcosa?

PESCA: Sì, ora va.

KIWI: Boss, sei sicuro che debba andarci da solo? Ribes non può accompagnarmi?

S5-11: È meglio che Ribes rimanga a guardarti le spalle. Non dovresti incontrare grandi problemi, te lo assicuro. In questo momento tutte le energie dell'Accademia non sono concentrate qui, ma a Firenze, perché una delegazione della Fondazione si trova presso la loro base operativa per discutere del contenimento di un'anomalia. Non avrebbe senso concentrarsi in un magazzino in una circostanza così delicata. Anche le nostre squadre con più esperienza sono di stanza lì, è normale. Non è comunque detto che troverai via libera, quindi tieni gli occhi aperti e non sottovalutare la missione.

FRUTTO DELLA PASSIONE: Altrimenti… [colpo di tosse]

KIWI: Ma vai a fanculo.

FRUTTO DELLA PASSIONE: [ridendo] Mi piaci quando sei così aggressivo.

S5-11: Ed è per questo fondamentalmente che vi ho avvisati all'ultimo minuto. Nessuno si aspettava questo invito da parte della MADAO, e mi è sembrata un'occasione d'oro per agire.

PESCA: Sfrutta le falle nella difesa del nemico e vincerai.

RIBES: Sun Tzu?

PESCA: Chi?

[passa qualche minuto in cui Ribes e Kiwi procedono verso il luogo designato da Mora]

RIBES: Siamo arrivati ma non vedo niente.

MORA: Guardate per terra, dovrebbe esserci un tombino.

RIBES: Eccolo. [sforzandosi] Non riusciamo a sollevarlo.

S5-11: Forza, principesse, tirate fuori i muscoli.

KIWI: Vuoi venire ad aiutarci, boss?

RIBES: Aspetta, ho trovato una spranga. La uso per fare leva.

[suoni metallici]

KIWI: Tira, tira!

RIBES: Yes!

S5-11: Abbassate la voce, ragazzi. Kiwi, accendi il visore notturno e scendi là sotto.

KIWI: Ricevuto.

MORA: Stai per scendere in un sistema fognario in disuso che serviva il castello cinque secoli fa. Siamo distanti dall'obiettivo poco più di un chilometro, quindi c'è un po' da camminare.

S5-11: Ti senti bene?

KIWI: Per ora tutto okay.

MORA: Procedi dritto per cinquanta metri, poi gira a sinistra e poi nuovamente subito a destra.

RIBES: Attento ai coccodrilli.

KIWI: Coccodrilli non ce ne sono, ma mi aspetto l'assalto di un topo da un momento all'altro.

RIBES: Menomale che non ci sei andato nudo, allora.

KIWI: Mi aspettavo di sentire un odore stantio, di muffa, invece l'aria mi sembra abbastanza pulita.

MORA: Perché ti sei fermato?

KIWI: Ci sono delle bruciature per terra.

S5-11: In che senso?

KIWI: Ci sono delle bruciature, sono "fresche". Non ci sono erbacce.

S5-11: Continuo a non capirti. Intanto procedi, per favore.

KIWI: Queste cosa sono? Trappole?

PESCA: Sì, sono delle trappole per topi agli anticoagulanti. Le vedo dalla tua videocamera.

RIBES: Qualcuno vuole spiegare anche a noi cosa significa?

KIWI: Significa che di recente qualcuno è stato qui sotto per bruciare le erbacce e per fare una disinfestazione. Ne consegue che la strada, almeno occasionalmente, viene battuta per andare da qualche parte. Probabilmente nello stesso posto in cui sto andando io in questo momento.

S5-11: Calmati, Kiwi. Per adesso non hai ancora incontrato nessuno, no? Quindi non devi preoccuparti.

MORA: Fra dieci metri infilati nel canale cilindrico nel muro a sinistra, dovresti riuscire a proseguire a gattoni. Gira subito a destra e procedi dritto.

PESCA: Kiwi, il contapassi mi segnala che hai il battito accelerato. Vuoi fermarti un secondo a prendere una boccata d'aria?

KIWI: No, sono appena sceso. Ce la faccio.

[Kiwi prosegue nel percorso per altri centocinquanta metri, senza nessun tipo di impedimento]

PESCA: Fermati.

KIWI: Che cosa succede?

S5-11: Ahia.

PESCA: Ti attivo il visore termico, guarda tu stesso.

KIWI: Ci son due persone?

PESCA: Sì, e sono proprio allo svicolo che devi prendere tu.

S5-11: Avvicinati un po'. Cosa vedi?

KIWI: [sussurrando] Son proprio due persone. Sembrano molto giovani, due ragazzini. Non avranno più di vent'anni. Sono illuminati da una torcia elettrica appesa a un muro, la visuale è chiara.

PESCA: Mi sembra di vedere che sul fianco destro portano la fondina di un'arma, me lo confermi?

KIWI: [sussurrando] Lo confermo. Indietreggio.

S5-11: Se sono armati, oltre ad essere una minaccia sono anche un ostacolo alla prosecuzione dell'operazione.

PESCA: Cosa intendi, boss?

S5-11: Che vanno terminati.

KIWI: Non possiamo ucciderli, sono giovanissimi.

S5-11: Loro non esiterebbero un attimo a terminarti, Kiwi. Adesso è di assoluta priorità arrivare fino in fondo, quindi ti chiedo di estrarre il tuo Uzi, montare il silenziatore e procedere con il tuo lavoro.

KIWI: Boss, non è detto che siano dell'Accademia. Potrebbero essere due giovani che sono scesi qui per farsi una canna o per scopare. Non possiamo saperlo.

S5-11: Per scopare e sono armati di semiautomatica, certo.

KIWI: Sparo due colpi di avvertimento e li faccio fuggire.

S5-11: Sparagli in testa, Kiwi. Se scappano e riescono a chiamare rinforzi, tu sei fottuto. Letteralmente fottuto. Due ragazzetti ancora sporchi di latte dovresti riuscire a farli fuori senza problemi, venti agenti della MADAO sono abbastanza sicuro di no. Quindi dammi retta e fai quello che ti ho chiesto.

KIWI: Questa è una barbarie. Non ho dei dardi stordenti o qualcosa di simile in dotazione?

PESCA: Non sono in inventario, Kiwi.

S5-11: Ma insomma, ti mettono di fronte due barboncini da guardia e tu ti blocchi? Vuoi tirare fuori i coglioni, sì o no?

KIWI: Se solo potessi provare un'alternativa, prima di procedere con il suo ordine…

S5-11: Basta così. Ribes, scendi e dagli il cambio.

RIBES: Signore, non ho l'attrezzatura!

S5-11: Ho detto di scendere.

RIBES: Devo ucciderlo io? È sicuro che non voglia-

S5-11: [urlando] Adesso!

[Si sentono due colpi smorzati dal silenziatore]

KIWI: Non serve. Ci ho pensato io, signore.

[per qualche secondo si sente solo silenzio]

S5-11: Puoi avvicinarti ai corpi?

KIWI: Sì, un secondo.

PESCA: Stai tremando?

KIWI: Non è niente.

S5-11: Vedi il marchio dell'Accademia da qualche parte, su di loro?

KIWI: [esitando] Un giglio su uno scudo?

S5-11: Sì.

KIWI: Ho trovato uno zaino, dev'essere di uno dei ragazzi. Questo simbolo è scarabocchiato su un quadernino.

S5-11: È materiale importante?

KIWI: Sembrano… appunti sull'arte barocca.

S5-11: Bene, allora procedi. Ribes, com'è la situazione là fuori?

RIBES: Tutto tranquillo, signore.

MORA: Kiwi, prendi la strada su cui vigilavano gli studenti, gira subito a destra e procedi sempre dritto.

KIWI: Lo farei, se ci fosse una strada che va verso destra.

MORA: In che senso?

KIWI: Qui c'è solo un vicolo cieco.

MORA: Potrebbero averla murata…

KIWI: No, non penso abbia senso. Perché avrebbero dovuto mettersi di vedetta lì, altrimenti?

S5-11: Prova a vedere se bussando sul muro senti un vuoto dall'altra parte.

KIWI: È quello che sto provando a fare. Sembrerebbe proprio così.

PESCA: C'è un lucchetto, in basso a destra. Lo vedi?
.
KIWI: Sì… non lo avevo notato.

S5-11: Prova a vedere se nelle tasche di quei ragazzi-

[Si sente nuovamente una serie di colpi smorzati dal silenziatore]

KIWI: Risolto. L'ho fatto saltare.

S5-11: E…?

KIWI: E non è un muro, è una porta a scomparsa fatta di mattoni. Era mascherata molto bene.

S5-11: Ti ringrazio. Adesso procedi.

[per qualche minuto si sentono solo il rumore dei passi di Kiwi e le indicazioni di Mora]

KIWI: C'è una scala a pioli che porta ad una botola, è aperta.

MORA: Dovrebbe condurti sotto il basamento della torre ovest del castello, sotto la cantina. Oltre questo punto non sarò più in grado di guidarti, perché non sono disponibili le mappe.

KIWI: Ho chiuso la botola dopo esserci entrato, ma non riesco a riaprirla. Serve una chiave.

S5-11: Troveremo una soluzione. Per ora vai avanti.

KIWI: E come faccio? Vado a tentoni?

S5-11: Apri il medaglione.

KIWI: Ricevuto.

102-IT: Bonjour !

KIWI: Che sorpresa!

S5-11: Lisa, credi di poter aiutare Kiwi a muoversi qui sotto?

102-IT: Oui, son qui per questo. Monsieur, fate un giro su voi stesso lentamente in modo che io possa vedere dove ci troviamo. [esitando un attimo] Bene, dovete scendere ancora qualche piano sottoterra.

KIWI: Dove trovo le scale?

102-IT: Niente scale, c'è un ascensore in fondo al corridoio 2B.

MORA: Come fa a ricordarsi la strada?

102-IT: Parce que la mia manutenzione viene effettuata in questo piano, e sempre in questo piano mi sottopongono ai test. Siccome non vengo bendata quando mi spostano da una stanza all'altra, ormai ricordo a memoria il percorso da seguire.

KIWI: [sussurrando] Sto scendendo.

S5-11: Ci sono altre opere d'arte conservate lì, che tu sappia?

102-IT: È solo una mia supposizione, ma credo di sì. Questo posto è pieno di camere e camerette, e dubito siano destinate tutte alla mia cura. Potrebbero anche esserci delle aule, perché dalla mia stanza sento spesso voci di ragazzi — quasi sempre maschi — che confabulano fra di loro e fanno un gran baccano. E parlano di lezioni, di appunti, di maestri.

KIWI: [sussurrando] Intanto qui non c'è anima viva.

RIBES: Sono le tre e mezzo del mattino, cosa ti aspettavi?

KIWI: [sussurrando] Ma non si sente davvero volare una mosca, è tutto molto calmo.

102-IT: Dovete girare… a destra.

KIWI: [sussurrando] Entro in questa stanza, voglio vedere cosa ci trovo.

S5-11: Rimani concentrato sulla missione, non perdere tempo.

KIWI: [sussurrando] Non posso neanche aprire una porta per vedere cosa c'è dietro?

S5-11: Meglio di no, è troppo rischioso.

102-IT: A sinistra, adesso. La mia porta è quella, la vedete? Stanza 1518-[HZ].

KIWI: Maledizione, non si apre.

102-IT: Non parlate a voce alta, relax.

S5-11: È una porta in legno, sfondala.

KIWI: [sussurrando] È rinforzata, non credo di riuscirci da solo. Ci provo.

[Kiwi riesce a sfondare la porta]

S5-11: E invece…

102-IT: Ecco il mio quadro.

S5-11: Dobbiamo sbrigarci, se c'è qualcuno nei dintorni state sereni che quella botta l'ha sentita.

KIWI: Prendo il dipinto e andiamo via.

S5-11: No, aspetta.

102-IT: Come sarebbe "aspetta"? Portatemi via in fretta!

S5-11: Potrebbe essere collegato a qualche tipo di trappola o di allarme, bisogna prima creare un diversivo. Mentre Pesca prova a vedere se riesce a collegarsi al sistema informatico di questi sotterranei, controlla se nello zaino trovi una bomboletta.

PESCA: La vedo grigia. Il sistema del castello è completamente scollegato dalle aule della MADAO.

KIWI: È una bomboletta rossa?

S5-11: Sì. Dovresti trovare anche un foglio con dei disegni.

KIWI: Cosa sono questi simboli?

102-IT: Il segno della croce, l'alpha e l'omega, l'ichtùs3.

S5-11: Agita la bomboletta con forza e disegnali sul pavimento.

KIWI: Mi trema la mano.

PESCA: Hai la tachicardia, fermati a respirare.

KIWI: E basta con questa tachicardia.

S5-11: Non c'è tempo per fermarsi a respirare, adesso. Non importa se il tratto è impreciso, è importante che ti sbrighi.

KIWI: Da questo spray non esce nulla.

S5-11: Ti ho detto di agitarlo con forza. Agita. Agita!

KIWI: Credo stia funzionando. Ci sono. Questa roba puzza tantissimo.

102-IT: Per quale motivo state segnando questi simboli? Che significato hanno?

S5-11: Nessun significato, è solo per confondere le acque. Si chiederanno a lungo il loro significato, come state provando a fare voi.

KIWI: Ma non la senti anche tu questa puzza?

102-IT: Non posso sentire gli odori.

KIWI: C'è odore di ferro.

S5-11: Certo, quello che stai spruzzando è sangue, è normale che sia ferroso.

102-IT: Volete che diano la colpa alla Confraternita?

S5-11: Voglio solo che si confondano.

RIBES: Non penseranno alla Fondazione? Un furto proprio nel giorno in cui l'Accademia è più fragile.

S5-11: Proprio perché è troppo ovvio che si pensi a noi confido nel fatto che sia la prima opzione ad essere scartata.

KIWI: Fatto. Ora… Ora prendo il quadro.

102-IT: Allons, dai.

PESCA: I vigilanti si sono fermati.

KIWI: In che… senso?

PESCA: I vigilanti del castello. Si sono fermati tutti allo stesso momento, quando hai tolto il quadro dalla parete.

RIBES: Ma ormai il castello è un agriturismo, quanto armate volete che siano le guardie?

PESCA: Hanno tutte acceso il telefono, non riesco a capire cosa stiano facendo. Oh, ecco. Si stanno muovendo verso la torre ovest. Ho il timore che dovremo affrontarle.

S5-11: Kiwi… Tutto bene?

PESCA: Battito a 180.

KIWI: [accasciandosi a terra e mettendo le mani sulla testa] State zitti.

PESCA: 190, e aumenta.

S5-11: Fai un respiro profondo, calmati. Mi dispiace che tu ti senta in questo modo, ma è pericoloso stare lì. Non ti fermare, puoi riposare più tardi.

PESCA: È un attacco di panico in piena regola, signore.

RIBES: Questa proprio adesso non ci voleva.

KIWI: State zitti, per favore.

102-IT: Ehi, mon Roudoudou, dillo a me, non ascoltare ces petits monstres. Cosa succede?

KIWI: Non lo so. Ho… paura.

102-IT: È normale. Cosa ti spaventa più di tutto?

S5-11: Coraggio, non è il momento.

102-IT: Tais-toi ! Parla, ragazzo.

KIWI: Non sono pronto a combattere, non fa per me.

102-IT: Vorrei prenderti la mano, ma non posso. Fai finta che te la stia stringendo. Va bene?

KIWI: [emettendo un lento sbuffo] Non importa.

102-IT: [cantando a bassa voce]
Je m'baladais sur l'avenue le cœur ouvert à l'inconnu
J'avais envie de dire bonjour à n'importe qui
N'importe qui et ce fut toi, je t'ai dit n'importe quoi
Il suffisait de te parler, pour t'apprivoiser
Aux Champs-Elysées, aux Champs-Elysées
Au soleil, sous la pluie, à midi ou à minuit
Il y a tout ce que vous voulez aux Champs-Elysées4

KIWI: Grazie, Lisa. Davvero. So quanto è importante per te che ti porti via di qui.

102-IT: Tranquillo. Adesso però affidiamoci a loro, mi sentite? Prendiamo una strada alternativa, una in cui non si possano incontrare guardie.

PESCA: Non sarà facile. Sei degli otto vigilanti sono quasi arrivati alla torre.

S5-11: Va bene, Lisa, ti prometto che ci proveremo. Intanto avviatevi alla botola, non c'è veramente più tempo.

102-IT: Mon cher, hai sentito? In piedi, su.

S5-11: Coraggio, Kiwi.

KIWI: Bene, ricevuto.

[Kiwi ed SCP-102-IT si dirigono di corsa all'ascensore, poi si avvicinano al Corridoio 2B]

PESCA: Stanno per scendere nel basamento. Devi nasconderti in una stanza, presto.

S5-11: No, ho un'altra idea. Creiamo un diversivo: attiva gli allarmi della cima della torre.

PESCA: Procedo.

[Pesca attiva l'allarme della torre]

PESCA: Si sono fermati.

S5-11: Incrociamo le dita.

PESCA: Stanno salendo, stanno salendo sulla torre!

S5-11: Kiwi, raggiungi la botola.

KIWI: Non si apre.

MORA: Signore, forse conviene uscire dalla porta principale, non crede?

S5-11: Avrei voluto evitarlo, ma evidentemente non c'è altra scelta.

KIWI: Come ci arrivo?

MORA: Sali quella scala a pioli.

KIWI: Ricevuto.

MORA: Il corridoio oltre quella porta ti condurrà al corpo centrale del castello.

S5-11: Ribes, prendi l'auto e vola al cancello.

RIBES: Vado.

MORA: Corri, devi andare sempre dritto!

PESCA: I vigilanti si sono accorti che in cima alla torre non c'è niente. Tre di loro stanno scendendo. Al cancello ci sono ancora due guardie.

[Kiwi correndo si scontra su dei tavoli e cadono dei bicchieri]

MORA: C'è un portone, spingilo.

KIWI: [ansimando] Non si apre. Proseguo.

RIBES: Sono all'auto.

MORA: Superata questa sala sei all'androne principale. Troverai una porta finestra.

PESCA: Sono scesi.

KIWI: Mora, non si apre neanche questa.

S5-11: Sfonda quella finestra e porta subito il tuo culo fuori da lì, cazzo!

[Kiwi prende una sedia e la lancia contro la finestra, che si frantuma, dopodiché esce dall'edificio]

KIWI: Sono fuori.

MORA: Tieniti a sinistra della piscina e scendi.

S5-11: Ribes dove sei?

RIBES: Sto salendo la collina.

PESCA: Le guardie al cancello sono state avvisate. Sono di fronte all'inferriata con le pistole in mano.

[rumori di spari]

KIWI: [ansimando] Sono ferito al braccio, stanno sparando dalla torre. Non ce la farò mai.

MORA: Nasconditi dietro gli alberi, per ora. Stiamo venendo a prenderti.

S5-11: Pesca, apri il cancello.

PESCA: Ho bisogno ancora di un minuto.

S5-11: [urlando] Apri quel maledetto cancello, Pesca!

[Ribes sfonda il cancello con l'auto investendo le due guardie]

S5-11: Dio, ti ringrazio. Ribes, coprigli le spalle mentre sale in auto.

[altri rumori di spari, seguiti dal suono della portiera che si apre e si chiude]

RIBES: Credo di averne presa una.

KIWI: Portami in ospedale, sto perdendo molto sangue.

RIBES: Sto andando più veloce che posso. Scopri la ferita, fammi vedere.

KIWI: Devo fermare l'emorragia.

RIBES: A me sembra che ti abbiano preso solo di striscio.

S5-11: Il quadro in che condizioni è?

102-IT: Lercio di sangue, ma integro.

S5-11: Molto bene. Dopo che ti sarai ripreso, Kiwi, ti aspetto da me in ufficio per discutere della serata di oggi. Grazie di cuore per il supporto, Lisa, e ottimo lavoro a tutti gli altri per il lavoraccio che avete dovuto fare.

[fine trascrizione]

Nota di S5-11: In seguito agli avvenimenti di stanotte, ho deciso di sospendere l'agente Francesco Madia aka "Kiwi" dalla sua mansione. La sua avversione al combattimento e all'uccisione è stata un serio ostacolo al successo dell'operazione, e non è più adatto a far parte della SIR-II. Radunerò al più presto la Commissione Disciplinare e chiederò che venga assegnato a una nuova squadra.

Ritrovamento delle copie di SCP-102-IT

SCP-102-IT-A (Sito Minerva): La prima copia acquisita nel 1996 dalla Fondazione SCP, fornita in prestito dalla Medicea Accademia delle Arti Occulte come oggetto di ricerca. Il dipinto era stato sottratto da una milizia al soldo del Tutore francese H. Z. nel 1913, durante un rito di liberazione tenuto dalla Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio.

SCP-102-IT-B (Sito Deus): Recuperato in un appartamento sorto al posto della pensione che ha ospitato Vincenzo Peruggia, il 25 dicembre 1999, dalla SIR-I ("Aureæ Notitiæ") nell'ambito dell'Evento 102-IT-β. La scoperta è stata possibile grazie alla mediazione del Dottor Lucio Chessa e della Dottoressa Veronica Puxeddu della Sezione Studi sulla Mente e la Memetica con SCP-102-IT.

SCP-102-IT-C (Sito Urano): Villa Carpena, precedentemente conosciuta come l'abitazione di Benito Mussolini, ha ospitato il ritratto fino al 15 dicembre 2004, quando l'imprenditore lodigiano Domenico Morosini — attuale proprietario della casa-museo — lo ha venduto agli uomini in incognito della Fondazione. Ben felice di disfarsene, avendo riconosciuto in esso solo una copia dell'originale di Da Vinci, non è stato in grado di fornire alcun indizio su come la famiglia del duce ne sia entrata in possesso.

SCP-102-IT-D (Sito Nettuno): Il 10 agosto 2005, la Squadra ζ della SSM-II ("Legio Atlantidis") si è recata presso l'Isola di Tavolara, a casa di Tonino Bertoleoni. L'uomo, che rivendica di essere re dell'isola, ha accettato di cedere il quadro in cambio di un impegno concreto da parte della Fondazione SCP a ritrovare la pergamena di Carlo Alberto Savoia che prova che il titolo gli spetti di diritto. Sosteneva che la Gioconda fosse stata data in dono alla sua famiglia da Vittorio Emanuele III in persona. Dopo averlo acquisito, Bertoleoni è stato sottoposto a una dose di amnestici di Classe A.

SCP-102-IT-E (Sito Angerona): Il dipinto è stato ritrovato, nel mese di novembre 2006, in seguito all'irruzione della SIR-I nella soffitta della casa di Egon Tallone, artista di Bellinzona (Canton Ticino). L'uomo lo ha descritto come un cimelio che la sua famiglia si tramanda da quasi un secolo, ma ha negato di trovarci qualsivoglia pregio artistico. L'Oggetto gli era stato regalato dal padre, che a sua volta lo aveva ricevuto da suo nonno, l'architetto Enea Tallone. Quando gli è stato chiesto il motivo dell'attaccamento del suo avo per il quadro, non ha saputo rispondere. Dopo la presa in custodia del dipinto, all'artista sono stati somministrati amnestici di Classe A. SCP-102-IT ha affermato di aver conosciuto Enea T. quando il ritratto gli venne dato in dono da un suo vecchio collega dell'Accademia di Brera, e di aver intrattenuto con lui alcune piacevoli conversazioni.

SCP-102-IT-F (Sito Vittoria): Secondo le ricostruzioni della SIR-II e di SCP-102-IT, nel 1913 la copia in questione sarebbe stata rubata alla CCSG dal politico francese Pierre Théophile Delcassé, che in quegli anni era ambasciatore francese a San Pietroburgo ma che in precedenza aveva ricoperto diversi ruoli di spicco, divenendo dapprima Ministro degli Esteri e poi Ministro alla Guerra; il politico era anche particolarmente inviso alla Chiesa per aver riavvicinato l'Italia alla Francia quando la Questione Romana era ancora lontana dall'essere risolta. SCP-102-IT-F avrebbe fatto parte del corredo dei beni dati in dote da sua figlia Suzanne Laurence Delcassé al marito Charles Noguès, generale-residente francese del Marocco. Quest'ultimo, negli anni Trenta del '900, avrebbe poi ceduto il dipinto a una ricca e giovane prostituta dal nome dubbio, che lo cedette a sua volta a una delle sue figlie, tale Adeline Bennis. Il 2 gennaio 2007 la Fondazione ha rintracciato l'anziana donna detentrice di SCP-102-IT-F a Rabat, dalla quale ha potuto acquistare il dipinto.

SCP-102-IT-G (Sito Iride): Il dipinto è stato rinvenuto a Bosco, piccolo centro in cui sorge la vecchia abitazione dell'artista spagnolo José Ortega. Stando al resoconto di SCP-102-IT poi confermato dal figlio Xuan Ortega, il pittore avrebbe ricevuto il quadro dal direttore del Congresso Internazionale dei Critici d'Arte del Verucchio, Giulio Carlo Argan. Il signor Ortega sembrava felice di disfarsene, dal momento che quando viveva insieme alla sua famiglia ricordava che la Monna Lisa andava e veniva dalla cornice, anche se nessuno gli ha mai creduto quando provava a raccontarlo.

SCP-102-IT-H (Sito Asclepio): Il 4 novembre 2011, mentre Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt5 si trovavano a Eisenach per una rapina, la SIR-II ha scovato e fatto irruzione nel loro appartamento a Zwickau, trovando il ritratto in un andito. In seguito a una colluttazione con Beate Zschäpe e al pronto intervento della MTF-DE8-𝔄 (8-Anton), Zschäpe è stato catturato, amnesticizzato e consegnato alle autorità. Crede di aver fatto esplodere l'abitazione e di essersi consegnato spontaneamente alla Polizia Federale.

SCP-102-IT-I (Sito Plutone): Il 15 settembre 2013 la SIR-I ha acquisito SCP-102-IT-I requisendolo alla direttrice editoriale di Le Huffington Post, Anne-Élise Schwartz (divenuta Anne Sinclair dopo il matrimonio), nipote del noto mercante d'arte Paul Rosenberg. La giornalista aveva conservato il quadro e altre opere ereditate dal nonno in una cassetta di sicurezza privata gestita dalla Banca di Francia. La Fondazione ne è venuta a conoscenza quando SCP-102-IT ha riconosciuto la donna in un'intervista caricata su YouTube, sostenendo che fosse notevolmente invecchiata dall'ultima volta che l'aveva vista.

SCP-102-IT-L (Sito Virtus): Sottratta alla MADAO nella notte tra il 12 ed il 13 settembre del 2014 dalla SIR-II, durante l'Operazione di massima sicurezza "Lupin III" al Castello di Verrazzano, nel comune di Greve in Chianti (FI). Alla missione di recupero ha partecipato anche SCP-102-IT, presente in campo all'interno del medaglione dell'agente speciale Madia.

SCP-102-IT-M: Benché sia conservato nella penisola, la sua ubicazione è al momento sconosciuta. Tra le principali ipotesi al vaglio della SIR-II, le più accreditate vogliono il quadro al Monastero di San Giorgio Maggiore sull'omonima isola veneziana - sotto lo stretto controllo ecclesiastico - o persino nei territori vaticani della Santa Sede.

SCP-102-IT-N: Inizialmente nascosto in una cripta segreta nella cattedrale di Notre-Dame dalla Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio, il dipinto è andato distrutto nell'incendio della stessa avvenuto il 15 aprile 2019. L'informazione è stata fornita da SCP-102-IT, che non era mai stato in grado prima d'ora di fornire con esattezza la localizzazione dell'Oggetto.

SCP-102-IT-O: Una delle tredici copie realizzate dalla Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio. È stato colpito da due proiettili sparati dagli uomini dell'Accademia parigina, durante l'irruzione che ha portato la MADAO a ottenere SCP-102-IT-A ed L. In base a quanto conosciuto sul funzionamento di SCP-102-IT, tale copia non dovrebbe essere più in grado di ospitare Lisa Gherardini, e al momento non è nota l'ubicazione di questa tavola.

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