
SCP-102-IT
Elemento: SCP-102-IT
Classe dell'Oggetto: Keter
Procedure Speciali di Contenimento: Per via della sua natura, allo stato attuale è impossibile impedire a SCP-102-IT di lasciare le sue stanze di contenimento. Qualsiasi tentativo di riuscirci tramite un sistema "Cella della Realtà" si è rivelato un fallimento. Per questo motivo è assolutamente prioritario mantenere con SCP-102-IT un rapporto che sia il più possibile incentrato sulla fiducia reciproca, al fine di collaborare nella ricerca di altre riproduzioni che la ritraggano.
Le copie acquisite vanno contenute in uno dei Siti presenti nel territorio italiano in una camera di contenimento di 3m × 4m × 5m, protette da sensori di sicurezza che potranno essere disattivati soltanto in vista dei test. Quando spostato per le manutenzioni, il dipinto va coperto. Le suddette riproduzioni recuperate dalla Fondazione non devono mai essere riunite in più di un'istanza per struttura, salvo nel caso di uno Scenario di Classe-K. Qualora ne venissero rinvenute in soprannumero, andranno custodite in una stanza di massima sicurezza nei sotterranei del Sito Vittoria, sorvegliata da due guardie armate.
La vera identità di SCP-102-IT dev'essere nascosta a tutti i membri del personale con autorizzazione di sicurezza inferiore al livello 4/102-IT: una storia alternativa dev'essere fornita a chiunque la richieda; anche SCP-102-IT concorre al mantenimento della copertura. Tutte le fotografie di SCP-102-IT recuperate devono essere distrutte.
Descrizione: L'identità di SCP-102-IT corrisponde a quella di Lisa di Antonmaria Gherardini, moglie del Priore di Firenze Francesco di Bartolomeo del Giocondo, conosciuta anche come "Monna Lisa". In seguito alla sua morte, lo spirito e l'anima della donna si sarebbero legati all'omonimo quadro eseguito dal famoso inventore toscano Leonardo Da Vinci, mentre il suo corpo ha proseguito il naturale processo di decomposizione.
SCP-102-IT è in grado di spostarsi tra le varie rappresentazioni che la ritraggono e di generare una distorsione materiale della realtà di tipo VEL-II1: in particolare ha dimostrato di saper produrre dei suoni tramite i quali riesce a parlare con i ricercatori della Fondazione. Tra le suddette rappresentazioni figura anche l'immagine mentale dei soggetti che memorizzano con attenzione il suo dipinto, riuscendo a interagire con loro all'interno della loro testa; quando ciò avviene, i soggetti risultano paralizzati e non rispondono ad alcuno stimolo.
Le copie originali attualmente contenute sono █ dipinti ad olio su tavola di pioppo di 77 m × 53 m, realizzati agli inizi del '900 da un artista sconosciuto, con ogni probabilità vicino alla Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio. La prima di esse è arrivata all'attenzione della Fondazione in occasione del cinquantesimo anniversario dalla dissoluzione del RIDIA e dalla nascita della Branca Italiana, come dono da parte del Curatore della Medicea Accademia Dell'Arte Occulta ("MADAO"). Lo scopo della MADAO è da considerarsi il [INFORMAZIONE RISERVATA]NECESSARIA AUTORIZZAZIONE DI SICUREZZA DI LIVELLO 5-IT.
Non sono state riscontrate anomalie nella composizione chimico-fisica dei pigmenti, né nel legno usato per la tavola o per la cornice, in nessuna delle riproduzioni attualmente conservate. SCP-102-IT è in grado di parlare la lingua francese e l'italiano, spesso inserendo intercalari dell'una mentre si cimenta nell'altra. Il personale che ha avuto modo di parlarci descrive il ritratto come "simpatico" e "divertente", ma anche "sveglio" e "perspicace".
Premessa: Intervista SCP-102-IT la Dottoressa A. Palumbo, della Sezione sugli Studi Esoterici e Taumaturgici, affiancata dal Dottor M. Mele, ricercatore senior assegnato a SCP-102-IT-B, in data 15-04-2001. Le informazioni ottenute dall'entità sono state verificate ed è ora possibile confermarne la veridicità. Per ulteriori informazioni richiedere l'accesso alla documentazione di Livello 5LIVELLO DI SICUREZZA INSUFFICIENTE.
[inizio trascrizione]
102-IT: Mariano, que se passe-t-il ?2
Dr. Mele: Ciao, Lisa. Ti presento-
Dr.ssa Palumbo: La Dottoressa Palumbo, piacere di conoscerla.
Dr. Mele: Lei. Sì.
102-IT: Bonsoir, madame. Mariano, a cosa devo la vostra visita ad un orario così insolito? Lucio mi ha detto che era importante.
Dr. Mele: Arrivo subito al dunque. So che ne abbiamo già parlato e che non ti va di farlo, ma ormai ci conosciamo da un po' e sarebbe veramente utile se tu-
Dr.ssa Palumbo: Ci servono risposte, e in fretta.
102-IT: Excusez-moi ?
Dr.ssa Palumbo: Sta qui da cinque anni eppure non sappiamo ancora con certezza chi lei sia e come faccia a vivere in un quadro, non sappiamo se c'è nata dentro o c'è finita per qualche scherzo della natura e non sappiamo nemmeno dove va quando sparisce per ore e ore. Quindi, dal momento che al Minerva la trattano come un'ospite d'alta classe, forse le conviene iniziare a scucirsi la bocca e a raccontarci per filo e per segno cosa le è successo.
102-IT: [dopo qualche secondo di silenzio] Mariano, puoi farle portare una camomilla? Mi sembra un po' agitata.
Dr. Mele: Lisa, ti prego.
102-IT: Non voglio rispondere a queste domande. Pensavo che lo aveste capito.
Dr. Mele: Perché non vuoi? Non ti fidi di noi?
102-IT: La fiducia non c'entra niente, ricordare mi addolora. Mi è successo di tutto, non capireste.
Dr.ssa Palumbo: No, infatti. Non vediamo mai niente di strano, qui.
102-IT: A cosa vi serve conoscere queste informazioni?
Dr.ssa Palumbo: 102-IT, le stiamo dando ogni mezzo a nostra disposizione per sottrarla alla noia e tenerla al sicuro. Ma se non collabora, inizieremo a disinteressarci a lei. Pensi come sarà divertente la sua vita quando a nessuno sarà più permesso di venirla a trovare.
102-IT: Mon Dieu, ma questo è un ricatto!
Dr.ssa Palumbo: Ma mi faccia il piacere! Le stiamo chiedendo soltanto di rispondere a qualche domanda.
102-IT: Mon cher, sei d'accordo con lei?
Dr. Mele: Ho le mani legate, Lisa. Non ci metteremo tanto, te lo prometto.
102-IT: Je ne sais pas…
Dr. Mele: Fidati di noi.
102-IT: [sospirando] D'accord.
Dr. Mele: Iniziamo dal principio, una domanda facile. Tu sei la vera Monna Lisa? Se sì, puoi provarcelo?
102-IT: Se intendi Lisa Gherardini, terza moglie di Francesco Del Giocondo, nata primogenita a Firenze il 15 giugno del 1475 dal mercante Antonmaria Gherardini, possessore di sei aziende agricole sulle colline del Chianti, divenuta poi madre di cinque splendidi bambini… Je dirais que c'est moi !
Dr.ssa Palumbo: A noi risulta che lei sia morta il 15 luglio del 1542 nell'ex Monastero di Sant'Orsola. È così?
102-IT: Oui… Plus ou moins.
Dr.ssa Palumbo: Più o meno? È morta o no?
102-IT: Voi siete credente, madame?
Dr.ssa Palumbo: No.
102-IT: Vedete, qualche anno dopo che mio marito è mancato, mi sono gravemente ammalata. Si prese cura di me mia figlia Marietta, o come sarebbe meglio chiamarla, suor Ludovica. Trovai ricovero presso il suo convento, dove alcuni dottori nelle scienze naturali cercarono di guarirmi, anche se in cuor mio sapevo di non avere molte speranze. Mi confortava l'idea di salire in cielo dall'altra mia bambina, Camilla, così l'idea della morte era meno spaventosa. Dopo l'estremo saluto dato ai miei cari, mi sono addormentata coi polmoni gonfi di lacrime ma serena e sicura di finire in un luogo migliore. Invece mi sono risvegliata a tre metri d'altezza, appesa a un muro del Castel di Fontainebleau.
Dr. Mele: Ma non era la residenza dei sovrani francesi?
Dr.ssa Palumbo: Questo significa che si è risvegliata nel dipinto di Leonardo Da Vinci.
102-IT: Précisément.
Dr. Mele: No, non mi torna. Il quadro che sta al Minerva e questo da cui stai parlando ora avranno al massimo cento anni. Il ritratto di Leonardo è al sicuro al Louvre, abbiamo controllato.
102-IT: Perché non conosci tutta la storia.
Dr.ssa Palumbo: Com'è finita in uno dei dipinti più famosi del mondo e com'è possibile che nessuno se ne sia mai accorto?
102-IT: Quando stavo in quella tavola non potevo né spostarmi né parlare, ma riuscivo a vedere e sentire tutto quello che mi capitava sotto il naso. Il resto è arrivato dopo. Eppure, non sono sicura che nessuno se ne sia accorto. L'imperatore Napoleone parlava con me tutte le sere, quando tornava nelle sue stanze. Attention, non potevo rispondergli. Ma conosco alcuni segreti su di lui…
Dr. Mele: Sì, ma com'è potuto succedere? Ne hai una vaga idea?
102-IT: C'è un motivo se non voglio parlarvene. Io e il mio consorte abbiamo infranto toutes les lois de l'univers, ci siamo macchiati du plus grave des péchés capitaux: la Superbia. Abbiamo voluto fare un torto a Dio, abbiamo ignorato la sua volontà scritta dall'inizio dei tempi. E così, mentre lui con ogni certezza brucia all'inferno per questo, a me è negato il piacere della morte.
Dr.ssa Palumbo: Che poetessa.
Dr. Mele: Puoi spiegarci meglio?
102-IT: Francesco faceva parte di certi giri, a Firenze, da cui cercava di tenermi a distanza. Non ho mai saputo bene che cosa facessero o di cosa parlassero, ma qualche volta rimaneva fuori giorni interi e ritornava con dei libroni che poi leggeva nel suo tempo libero. Non mi ha mai permesso di toccarli. Quando chiedevo cosa facesse fuori, rispondeva che usciva per partecipare a quelle che lui chiamava "adunanze" con persone influenti dell'alta aristocrazia toscana.
Dr.ssa Palumbo: Tipo chi?
102-IT: Non me l'ha mai detto, e mi ringraziava perché non insistevo nel voler sapere. Ne ricordo solo uno, il notaio Piero Da Vinci. Una volta venne a bere a casa nostra di notte per parlare con mio marito.
Dr.ssa Palumbo: Intende il padre di Leonardo?
102-IT: Oui. Bussò alla porta quando eravamo già a letto ma gli aprimmo comunque. Sembrava eccitato; fece un cenno a mio marito e lui mi chiese di tornare in camera chiudendo la porta.
Dr. Mele: Quindi non avrai sentito niente di quello che si sono detti.
102-IT: Ho provato ad origliare, Mariano, ma non ho capito granché dei loro discorsi. La mattina dopo io e Francesco siamo usciti e abbiamo raggiunto proprio l'atelier di suo figlio.
Dr.ssa Palumbo: C'era anche il signor Piero?
102-IT: Oui, madame, ma poco dopo se n'è andato e siamo rimasti solo noi tre.
Dr. Mele: Come mai ci siete andati?
102-IT: Preferirei dirvelo un'altra volta.
Dr.ssa Palumbo: Vediamo di farcela entro oggi.
Dr. Mele: Coraggio, Lisa.
102-IT: [sbuffando] Mio marito ha iniziato a parlare con lui di materie che non comprendevo, a partire da letture che aveva condotto e di cui non ero a conoscenza, fino ad incontri con studiosi dell'argomento.
Dr.ssa Palumbo: Di che argomento stiamo parlando?
102-IT: Immortalité. Alchimie. Sembravano entrambi grandi esperti.
Dr.ssa Palumbo: Mi faccia capire, avete chiesto a Leonardo Da Vinci di renderla immortale?
102-IT: Non solo io, di rendere immortali entrambi.
Dr. Mele: Ho bisogno di bere un bicchiere d'acqua.
Dr.ssa Palumbo: E lui non ha battuto ciglio?
102-IT: Ci chiese di tornare qualche giorno più tardi per darci una risposta definitiva. Quando lo incontrammo la seconda volta, la sua stanza era un completo disastro, con il pavimento coperto di appunti stracciati e fogli scritti fitti fitti attaccati alle pareti: si vedeva che aveva lavorato molto. Teneva sempre un taccuino in mano, e ci buttava l'occhio dentro continuamente. Ci disse che stava conducendo alcuni studi sullo spirito e sull'anima che per lui, insieme al corpo, concorrevano a costituire l'essere umano.
Dr. Mele: [rivolgendosi alla Dr.ssa Palumbo] Anima e spirito non sono la stessa cosa?
Dr.ssa Palumbo: È complicato. A catechismo e a scuola si insegna che siano sinonimi. Ci è sempre stato detto che l'anima alberga nel nostro corpo e lo fa muovere. A questo punto credo che Leonardo Da Vinci li intendesse come due entità distinte.
102-IT: Non glielo so dire, madame, perché non ho capito nulla dei suoi discorsi. A quanto pare volevano iniziare i loro esperimenti con me. Mi chiesero più e più volte se io fossi d'accordo con questa scelta, mi informarono che, casomai il tentativo fosse riuscito, non sarei potuta tornare indietro. Francesco insistette molto, diceva che la mia volontà di farlo era più importante di quanto credessi, e alla fine cedetti e dissi di sì. Ma devo ammettere che ancora non capivo cosa stesse succedendo. L'unica cosa che capii molto bene, invece, erano le procedure che avremmo dovuto seguire per riuscirci!
Dr. Mele: Quindi riuscì effettivamente a separare la sua anima dal corpo?
102-IT: A te cosa sembra, mon cher ?
Dr. Mele: Touché.
102-IT: Le procedure da seguire non furono certo una passeggiata. Per fare questa benedetta separazione serviva una grande fonte di energia, che a suo dire era già dentro di noi. Ecco, mi vergogno un po'…
Dr. Mele: Non siamo qui per giudicarti, Lisa.
102-IT: [dimenandosi] Non ho certo paura del tuo giudizio, bon sang3, mi vergogno per me stessa dell'atto contro natura che ho dovuto compiere! Capisci la differenza?
Dr. Mele: Sì.
102-IT: Per il signor Da Vinci, l'unico modo per raggiungere il risultato era quello di [REDATTO] Si doveva creare un legame tra me, lui e nessun altro! Tuttavia l'atto non fu convenzionale. Si fece tutto al contrario.
Dr.ssa Palumbo: Al contrario?
102-IT: [REDATTO]
Dr. Mele: Non è possibile.
102-IT: È quello che mi ha chiesto, invece.
Dr.ssa Palumbo: Mi scusi, ma suo marito?
102-IT: Il devait regarder4, in segno di approvazione.
Dr.ssa Palumbo: Intendevo dire, come ha reagito?
102-IT: Beh, gli ha dato un pugno in faccia!
Dr. Mele: Bravo.
Dr.ssa Palumbo: Ma perché cercare l'immortalità? Come poteva lei essere d'accordo?
102-IT: Vedete, madame, una brava moglie segue sempre le indicazioni di suo marito, non trova? Lo fa senza avanzare domande, perché è lui che comanda.
Dr. Mele: Non ne sono così sicuro.
102-IT: Non so neanche io perché bramasse così ardentemente di rendere eterna la nostra vita terrena, e non ero certamente in grado di scrutare nella sua testa. Anche dopo tanti anni di matrimonio, lui mi è sempre stato impenetrabile. Quello che posso dirle è che fu un homme ambitieux. Cercava di diventare signore di Firenze; sapeva di non essere nato nobile, e sposandomi probabilmente voleva rifarsi un nome.
Dr. Mele: Non fu un matrimonio d'amore?
102-IT: Bien sûr que si, mon cher5, ma l'amore venne dopo.
Dr.ssa Palumbo: Allora perché chiese a lei di essere la prima?
102-IT: Madame, non siete di certo una donna stupida, quindi non siatelo adesso. Il est clair que volesse assicurarsi che si trattasse di una pratica sicura.
Dr.ssa Palumbo: Vero amore.
102-IT: So cosa mi ha dimostrato mio marito, prima e dopo questi eventi. Son sicura che mi amasse.
Dr. Mele: Alla fine seguiste la procedura?
102-IT: Oui, deux fois.
Dr. Mele: Intendi prima tu e poi tuo marito?
102-IT: No, solo io. Francesco non la eseguì mai, almeno che io sappia.
Dr.ssa Palumbo: Perché due volte? Cos'è successo?
102-IT: Monsieur Da Vinci tracciò dei segni sul pavimento, dei cerchi con strane geometrie al loro interno. Li tracciò col suo sangue e piazzò sui vertici delle fiaccole. Quando si asciugò… beh, facemmo quello che dovevamo fare. Aveva intagliato un pinceau6 di legno dalle fattezze… "curiose", [REDATTO] per questo scoppiai a piangere e mi buttai fra le braccia di mio marito. Leonardo gridò, mi afferrò con le braccia e mi intimò di tornare indietro. Così gli urlai di ritorno "non voglio, non voglio!" e subito venimmo scaraventati indietro da una strana forza con un tale impeto, che franò persino uno dei muri della casa.
Dr. Mele: Wow.
102-IT: Ci ricomponemmo subito e aiutammo monsieur Da Vinci a ripulire il pavimento, prima che qualche curioso arrivasse a vedere. Non facemmo in tempo, ma di sicuro nessuno capì cosa causò l'incidente.
Dr. Mele: Ma cos'è successo?
Dr.ssa Palumbo: Se si interrompe bruscamente un rituale esoterico, l'energia accumulata viene dissipata. Ma mi stupisce che tre sole persone siano riuscite in pochi minuti addirittura a far crollare un muro. Quanto tempo dopo l'avete ripetuto?
102-IT: Sei mesi dopo. Prima hanno dovuto ricostruire il muro.
Dr.ssa Palumbo: E finalmente ci siete riusciti, immagino.
102-IT: Non ho sentito niente, non sapevo cosa sarebbe successo finché non sono morta. Non so che diavolo mi aspettassi di provare una volta finito, ma di certo credevo che sarebbe capitato qualcosa che mi avrebbe fatto capire che, sì, ci eravamo riusciti. Fatto sta che non è passato molto tempo perché quasi ce ne dimenticassimo, convinti di aver fallito. Monsieur Da Vinci è stato pagato il giusto, ma non ci ha mai consegnato il quadro. Quando abbiamo scoperto che era partito in Francia con il dipinto, mio marito è andato su tutte le furie.
Dr. Mele: Ora riesco a capire perché non ce ne volevi parlare.
102-IT: Oui, è stato terribile. Ora vorrei riposare, s'il vous plaît.
Dr.ssa Palumbo: Non esiste, abbiamo appena cominciato.
Dr. Mele: Non possiamo riprendere domani?
Dr.ssa Palumbo: No. Cos'è successo, poi?102-IT: Quando sono morta mi sono ritrovata in una salle de bains sfarzosa. Non la usavano mai, ma les demoiselles la tenevano pulita ogni giorno. Ho imparato a parlare il francese sentendole chiacchierare. Eppure, come vi dicevo, non potevo muovermi. O parlare. Vedevo e sentivo tutto quello che mi capitava sotto gli occhi, ma non riuscivo a farmi notare in alcun modo. È stato un tormento rimanere da sola per anni e anni, sempre nella speranzosa attesa che succedesse un imprevisto per movimentare la routine e nel terrore di diventare matta dalla noia. Un giorno come un altro, però, arrivò una ragazza gentile insieme ad altri uomini. Avevano una casacca con un simbolo ricamato sul petto, uno scudo con il giglio fiorentino. Mi sono emozionata nel ricordare la mia città.
Dr. Mele: Chi erano queste persone?
102-IT: Degli accademici fiorentini venuti alla Scuola di Fontainebleau. Avevo già visto quel simbolo in alcuni fogli di mio marito. Tutt'ora ce l'ho stampato nella mente.
Dr.ssa Palumbo: La parola "MADAO" le dice qualcosa? Forse le suona meglio "Medicea Accademia delle Arti Occulte"?
102-IT: "Medicea Accademia", oui. Erano loro.
Dr.ssa Palumbo: Che cosa volevano?
102-IT: Mi hanno controllata in ogni angolo avec une loupe7, e nel frattempo la ragazza mi tranquillizzava.
Dr. Mele: Sapevano che eri lì dentro, quindi?
102-IT: Lo sospettavano, stavano cercando qualcosa che glielo confermasse.
Dr.ssa Palumbo: Ma non hanno trovato nulla.
102-IT: Exactement ! Le loro visite al castello durarono un anno intero, ma quando hanno capito che non potevo neanche battere le ciglia, hanno lasciato perdere. La diceria che il mio fosse un quadro posseduto, però, andò avanti a lungo. Tutti mi parlavano, tutti cercavano un cenno, tutti mi temevano. Come vi dicevo, Napoleone stesso ci credeva.
Dr.ssa Palumbo: Sì, ma come facevano quegli accademici a saperlo?
102-IT: L'ho capito solo secoli dopo, madame, quando un uomo mi rapì dal Louvre.
Dr. Mele: Ti rapì? In che senso?
Dr.ssa Palumbo: Non conosci la storia di Vincenzo Peruggia?
Dr. Mele: Non so a cosa vi stiate riferendo.
Dr.ssa Palumbo: Nel 1911 un impiegato del museo rubò La Gioconda in una maniera ridicola: prese la tavola e la portò in uno sgabuzzino, dove trascorse la notte; poi la nascose sotto il cappotto e uscì indisturbato. Se la tenne nella pensione in cui dimorava per due anni, finché non provò a rivenderla a un antiquario fiorentino inviandogli una lettera firmata col nome di "Leonardo", e con la richiesta di non renderla ai francesi. Credeva che fosse stata rubata all'Italia da Napoleone in persona. Questo povero scemo non aveva fatto i conti con l'antiquario, però, che si fece dare il dipinto per verificarne l'autenticità, e una volta assicuratosene lo fece arrestare. Per un po' di tempo Peruggia divenne lo zimbello del Paese.
102-IT: [gridando] C'est assez !8
[Nessuno parla per circa dieci secondi]
102-IT: Vincenzo Peruggia aveva l'unica colpa d'essere un handicapé mental, e per me è sempre stato un amico. Plus ou moins… Mi teneva su un tavolo della cucina, mi leggeva dei libri, pregavamo insieme.
Dr.ssa Palumbo: Ha rubato un quadro del più grande inventore di tutti i tempi dal museo più imponente mai costruito.
102-IT: L'unico sistema di difesa del Louvre, a quei tempi, erano delle guardie addestrate al judo.
Dr.ssa Palumbo: E questo cosa dovrebbe cambiare?
102-IT: Avrebbe potuto farlo chiunque.
Dr.ssa Palumbo: Ma l'ha fatto lui!
102-IT: Il a été manipulé9 dalla Chiesa!
Dr.ssa Palumbo: Racconti tutto. Adesso.
102-IT: Qualche giorno dopo il furto, Vincenzo mi ha infilato in una valigia e mi ha portato in un edificio vicino al Notre-Dame appartenente all'arcidiocesi. L'arcivescovo Léon-Adolphe Amette non c'era — non ha mai voluto vedermi —, ma si è presentato un suo fedele collaboratore.
Dr.ssa Palumbo: Nome e cognome.
102-IT: Non li conosco.
Dr.ssa Palumbo: Si sforzi.
102-IT: Non si è mai presentato con un nome e cognome! Era un frate devoto a San Giorgio, so solo questo. Mi ha portato da sola in una cappella dove c'erano altri uomini incappucciati, credo altri frati, che hanno…
Dr.ssa Palumbo: Che hanno cosa?
Dr. Mele: Continua, Lisa. Non preoccuparti.
102-IT: Hanno provato ad esorcizzare il quadro. Un vero esorcismo, con canti in latino e preghiere di liberazione.
Dr.ssa Palumbo: E cos'è successo?
102-IT: Niente, ma è certo che si aspettassero qualcosa. Il collaboratore dell'arcivescovo aveva con sé dei fogli e li guardava scuotendo la testa. Ripeteva: "State sbagliando, Leonardo diceva questo, Leonardo diceva quello…" Ho capito in quel momento che quei fogli erano la trascrizione del taccuino di Monsieur Da Vinci.
Dr. Mele: Per questo pensavano che abitassi nel dipinto, sia i frati sia gli accademici fiorentini: dovevano aver letto quegli appunti.
102-IT: C'est possible, oui.
Dr.ssa Palumbo: Ma perché esorcizzarla?
102-IT: Madame, sono una donna che non è riuscita a lasciare questa vita dopo essere morta, finita tra le mani di alcuni servi troppo zelanti di Nostro Signore. L'immortalité est trop immorale, io andavo uccisa. Non ci sono riusciti con un esorcismo, ci hanno provato in un altro modo.
Dr. Mele: Come?
102-IT: All'inizio mi hanno rimandato a casa con Vincenzo. Il collaboratore dell'arcivescovo veniva a trovarmi spesso, ma solo a notte fonda, con tutto l'occorrente per la pittura ad olio. Ogni tanto lui e Vincenzo parlavano, il frate lo trattava malissimo perché non capiva tutto quello che gli diceva. Non so se può esservi utile saperlo, ma aveva usato un pinceau molto simile a quello di Monsieur Da Vinci, conservato gelosamente in una custodia vellutata.
Dr.ssa Palumbo: Ne è sicura? C'è qualche possibilità che fosse lo stesso pennello?
102-IT: Non so dirglielo.
Dr.ssa Palumbo: Questo è un peccato. Prego, continui.
102-IT: Ha completato il ritratto in poche settimane, e devo ammettere che la somiglianza con l'originale era disarmante. Quando è successo, mi sono sentita strana, debole, come se una nuvola mi offuscasse la vista. Mi ci è voluto un po' per capire che non ero più nel quadro in cui sono stata per quasi quattro secoli ma in quello fatto dal frate.
Dr. Mele: E soprattutto eri ancora viva.
102-IT: Oui, e per di più è in quel momento che mi sono accorta che potevo parlare, muovermi e fare tutto quello che posso fare adesso.
Dr.ssa Palumbo: Riusciva a tornare nell'originale?
102-IT: No, ho iniziato a viaggiare da una copia all'altra quando il frate ha dipinto il secondo quadro.
Dr.ssa Palumbo: Non è riuscita a tornare nell'originale di Da Vinci?
102-IT: Non ne sono più stata capace.
Dr.ssa Palumbo: Per quale motivo ha dipinto un altro quadro? Che senso aveva?
102-IT: Non saprei, ma di certo aveva un piano. Non ne ha dipinto solo uno, ne avrà realizzato più di una dozzina, nuovi di zecca, in due anni buoni. Tutti identici, tante nuove finestre sul mondo per me. E più li dipingeva, più si arrabbiava. Era evidente che qualcosa non stesse andando secondo il suo disegno, quel dommage !10Ma quando finalmente aveva dipinto l'ultimo, lì ho capito che era riuscito nel suo intento.
Dr. Mele: Perché?
102-IT: Aveva sul volto un ghigno trionfante. Lo sentivo, aveva capito come uccidermi. Mi ricordo che, appena poggiato il pennello, si è girato e ha urlato a Vincenzo che stava in un'altra stanza: "Ho finito, manda quelle lettere". Poi è uscito portandosi l'ultimo ritratto con sé, e non l'ho più visto per settimane.
Dr. Mele: Delle lettere? Peruggia non ti ha detto cosa contenevano o a chi erano destinate?
102-IT: Oui, oui, me lo ha detto, erano inviti ad un rito che la Confraternita aveva intenzione di tenere in un casolare vicino al Notre-Dame. Quell'uomo era così sicuro di riuscire a liberarmi dal quadro, che per l'occasione si è premurato di invitare molti dei suoi superiori, come l'arcivescovo, ma anche importanti mercanti d'arte e persino alti funzionari statali e dell'esercito.
Dr. Mele: Non ne capisco il senso.
Dr.ssa Palumbo: Non devi stupirti. Nel 1913 e negli anni seguenti imperversava un sentimento anticlericale molto forte in tutta Europa, specialmente in Francia. Il Vaticano aveva tutto l'interesse di dimostrare la sua forza e mantenere saldi i rapporti con le opposizioni politiche cattoliche nel Paese.
Dr. Mele: C'era tanta gente?
102-IT: Bien sur, cher, Vincenzo aveva mandato almeno cento lettere!
Dr. Mele: Quel casolare sarà stato strapieno.
Dr.ssa Palumbo: Ci racconti come si è svolto questa sorta di esorcismo, che a quanto vedo non è riuscito.
102-IT: Il frate e altri uomini hanno riunito in un grande salone tutti i miei ritratti e li hanno messi in cerchio al centro della stanza, uno di fronte a un altro. Poi lui si è inginocchiato a pregare in disparte e per un po' non l'ho più visto. Evidentemente aspettavano che arrivassero gli ospiti, che nel frattempo stavano creando un gran chiacchiericcio. La stanza era molto buia, ma c'erano dei fari che mi illuminavano dall'alto.
Dr. Mele: In quale dei dipinti ti eri fermata?
102-IT: E io come faccio a ricordarmelo?
Dr. Mele: Chiaramente intendevo sapere se ti eri spostata in qualche posizione in particolare oppure no.
102-IT: Beh, all'inizio mi sentivo braccata, facevo avanti e indietro tra un quadro e un altro, cercando di sfuggire alla curiosità e al divertimento dei primi arrivati. Poi ho capito che era meglio non dare nell'occhio e fingermi inanimata.
Dr. Mele: Non potevi dare le spalle alla folla?
102-IT: La folla si era messa intorno ai ritratti per guardare, Mariano. Se davo le spalle a qualcuno, rimanevo esposta ad altri. Se mi fossi girata dentro il quadro, avrebbero notato la palese differenza con l'originale. En outre, c'erano anche posti in platea, su una piattaforma sopraelevata. Persino dall'alto avevo occhi puntati su di me,
Dr. Mele: Ma era un teatro?
102-IT: Non mi sembra.
Dr.ssa Palumbo: E poi cos'è successo?
102-IT: Dopo diverso tempo è arrivato l'arcivescovo, che ha ricevuto un lungo applauso e si è seduto nel suo posto riservato in platea. A quel punto il frate si è alzato, ha schiarito la voce e tutti sono stati in silenzio. C'è stato un momento di preghiera, dopodiché ha raccontato agli ospiti cosa avrebbe fatto.
Dr.ssa Palumbo: E cioè?
102-IT: Tirarmi fuori dalla cornice e mettermi nelle mani della Vierge Marie. Quattro persone incappucciate hanno portato in mezzo al cerchio un grosso macchinario costruito "par des mains humaines, mais avec la bénédiction de Dieu"11, e lo hanno acceso. Faceva un rumore, è proprio il caso di dirlo, infernale.
Dr. Mele: E serviva a tirarti fuori dal quadro, dici.
102-IT: Précisément. Almeno, secondo lui.
Dr. Mele: Tipo "Ghostbusters"?
102-IT: Cosa?
Dr.ssa Palumbo: Vada avanti, lo lasci perdere.
102-IT: Très bien. C'è stato un particolare rito di liberazione a cui hanno partecipato anche altri sacerdoti, e più cantavano e pregavano più quel macchinario emetteva fumo e gorgheggiava.
Dr.ssa Palumbo: Lei percepiva niente? È durato molto?
102-IT: Nulla, e no, non è durato molto. Qualche ora dopo, il macchinario ha iniziato gradualmente a diminuire la sua potenza e alla fine per fortuna si è semplicemente spento.
Dr. Mele: Credevo che volessi morire, perché tanto sollievo?
102-IT: Forse era così prima di scoprire che potevo fare tutte quelle cose, quando mi sentivo intrappolata e incapace di proferire parola. Ma aver conosciuto Vincenzo, avergli lasciato leggermi dei libri e confidarsi con me, mi ha fatto stare bene. Non mi sentivo viva da tanto tempo, mon ami, ma con lui era un'altra storia.
Dr.ssa Palumbo: E poi cos'è successo?
102-IT: Quando il macchinario si è spento, il vociare è ripreso, gli ospiti si sono alzati in piedi e si è creata confusione. Mi ricordo ancora lo sguardo serio dell'arcivescovo, che mi guardava dritto negli occhi disgustato. Non poteva sopportare che per colpa mia la sua gente aveva appena fatto una figuraccia fuori da ogni immaginario. Mi sentivo sollevata, fino a che non si sono sentiti due spari.
Dr. Mele: Due spari?
102-IT: Oui, dritti su uno dei miei ritratti. La platea si è subito svuotata e, ancora prima di capire chi fossero i folli armati, un mare di gente ha invaso il salone nel tentativo di uscire. Alcuni hanno messo le mani sui dipinti e se li sono portati via, salvandomi dalla carneficina.
Dr.ssa Palumbo: Chi aveva sparato?
102-IT: A ce moment je n'en avais aucune idée. Avevano rubato due copie del dipinto. Non una grande vittoria — perché a quanto pare volevano accaparrarsene qualcuno in più — ma comunque un bel colpo. C'erano degli uomini che avrebbero dovuto impedire l'ingresso di ospiti indesiderati, quindi immagino che loro fossero già tra gli invitati. Il giorno dopo mi tolsero dalle custodie e rividi dopo secoli il marchio dello scudo dorato e del giglio. In ogni caso, è stato dopo questi avvenimenti che ho iniziato a sparpagliarmi in giro per l'Europa, passando tra le mani delle persone più disparate.
Dr. Mele: Non hai più rivisto Vincenzo Peruggia, da allora?
102-IT: Vincenzo è riuscito a prendersi una delle copie e a nascondermi sotto il parquet della pensione in cui alloggiava. Non ne ha mai fatto parola con nessuno, nemmeno con la Chiesa. Ricordo che quando il frate tornò a trovarlo, non lo disse nemmeno a lui. Purtroppo, dopo essere tornato in Italia, non è mai venuto a riprendermi. Ma questo già lo sapevate, lo avevo riferito a Lucio e alla Dottoressa Puxeddu.
Dr. Mele: La Chiesa al momento conserva altri dipinti?
102-IT: Deux: uno è nelle mani della Confraternita, uno è nascosto al Vaticano. Ma non torno quasi mai in quelle cornici: li odio. Sono sicura che quel frate ha la responsabilità dell'arresto di Vincenzo: gli aveva chiesto lui di tornare in Italia, di fingersi Léonard e di vendere il quadro originale a quell'antiquario.
Dr. Mele: Perché?
102-IT: Je ne sais pas, mon chérie. Non conoscevo la fine della storia finché non me l'avete raccontata voi. Secondo voi perché?
Dr.ssa Palumbo: Probabilmente per trovare un capro espiatorio casomai la notizia della sparatoria si fosse diffusa. Se qualcuno avesse messo in giro la voce che la Chiesa avesse rubato il quadro di Da Vinci, con quello stratagemma la colpa sarebbe così ricaduta su un ex dipendente del museo che voleva soltanto riportare in Italia la Gioconda. E forse, con un po' di fortuna, a nessuno sarebbe venuto in mente di indagare troppo a fondo. D'altronde, è successo esattamente questo.
102-IT: C'est possible.
Dr.ssa Palumbo: L'Accademia ha condotto degli studi su di lei?
102-IT: Pas exactement. Una delle copie è stata portata a Firenze. Lì hanno provato a convincermi a parlare, a spostarmi nella copia in Francia, oltre a sottopormi a una serie di test che mi avete fatto anche qui. Non erano piacevoli. Poi hanno riportato in Italia anche l'altra.
Dr. Mele. Ma scusa, non potevi soltanto… andartene in uno degli altri dipinti?
102-IT: Non è così semplice. Gli accademici già li avevo conosciuti in passato e non avevano provato a farmi alcun male; tutto sommato mi sentivo al sicuro a stare con loro. Avevo paura che se mi fossi spostata sarei finita in una delle tavole prese dalla Confraternita, e avrebbero così scoperto che ero ancora là fuori, da qualche parte. Qualche settimana dopo ho comunque trovato il coraggio di farlo ma soltanto di notte e per brevi periodi. Non volevo che se ne accorgessero.
Dr. Mele: E se ne sono accorti?
102-IT: Évidemment oui ! Con il tempo ho iniziato a uscire più spesso, e ammetto di non aver usato troppa prudenza. Quando ho visto che erano inermi nei miei confronti, ho smesso di preoccuparmene.
Dr. Mele: Ma cosa vai a fare?
102-IT: Quando mi vedono, impazziscono. Sembra che non aspettino altro. Mi diverte.
Dr.ssa Palumbo: Ha mai accolto le loro richieste?
102-IT: Lesquelles ?
Dr.ssa Palumbo: Le avranno fatto qualche richiesta, no? Altrimenti perché andrebbe da loro?
102-IT: Ho già risposto a questa domanda. No, non ho mai acconsentito a nessuna richiesta.
Dr.ssa Palumbo: Faccio fatica a crederle.
102-IT: Ce n'est pas mon problème.
Dr.ssa Palumbo: Bene. Per oggi abbiamo-
102-IT: Stanno continuando a studiarmi per capire come portarmi fuori dai dipinti, in ogni caso. Quando li visito, prendono appunti e cercano di farmi parlare. J'ai peur.
Dr.ssa Palumbo: [uscendo dalla stanza] Per oggi abbiamo finito.
[Il Dr. Mele e SCP-102-IT rimangono in silenzio per qualche secondo]
102-IT: Cos'ho detto?
Dr. Mele: Non so, forse ha ricevuto tutte le risposte che cercava. Non è molto saggio che tu continui a fare il giro dei tuoi quadri.
102-IT: Non hai torto.
Dr. Mele: Ho una richiesta da farti, e non devi intenderla come un favore personale. È di fondamentale importanza che tu non riveli che sei la vera Lisa Gherardini. Questo discorso è valido per chiunque non sia stato in questa stanza negli ultimi sessanta minuti. Altrimenti, purtroppo, non potrò aiutarti a sfuggirne le conseguenze.
102-IT: Non l'ho mai detto a nessuno. Vorrei parlarne con la Dottoressa Puxeddu.
Dr. Mele: Sarebbe meglio di no. Per la sua incolumità, oltre che per la tua.
102-IT: Cosa dovrei raccontarle, invece?
Dr. Mele: Qualsiasi cosa, ma non quella.
102-IT: Mariano, ancora un attimo.
Dr. Mele: Dimmi, Lisa.
102-IT: Non dovresti stare troppo con quella donna. Non mi piace per niente il modo in cui si pone con te. Elle est trop arrogante.
Dr. Mele: Avresti dovuto dirmelo undici anni fa!
102-IT: Pourquoi ?
Dr. Mele: [sorridendo] È mia moglie.
[fine trascrizione]