Eredi
voto: +6+x
blank.png

Adoro il crepuscolo, soprattutto durante l’estate. Sono andato al porto per vederlo, e soprattutto per scattare foto da guardare a casa. Abbiamo stabilizzato la questione degli adepti e fra qualche giorno, se va tutto bene, dovremmo tornare indietro. Mi mancano mia moglie e i miei figli.

Ho comprato un caffè e un sandwich da mangiare sulla spiaggia. La sabbia è calda, vorrei quasi tuffarmi in acqua. A Silvia piacerebbe essere qua, adora il mare, adora nuotare, ci saremmo sdraiati insieme, lei nelle mie braccia, e quando sarebbe arrivata la notte, avremmo fatto l’amore sulla spiaggia deserta, solo io e lei.

In lontananza vedo la galeazza dalle vele azzurre della regia flotta. Se fossi stato il benvenuto, ci sarei andato per dormirci, ma ho l'impressione di non essere apprezzato, vedo perfettamente lo sguardo pieno di odio che mi lanciano i marinai.

Devo trovare un hotel per me e i ragazzi per la notte, ma non conosco la città. Spero che avrò le idee chiare dopo aver mangiato.

— Buonasera, comandante Galeazzo.

Sobbalzo, non riconoscendo questa voce molto rauca dietro di me; non è uno dei miei agenti, conosco tutte le loro voci. Alzo la testa e vedo un uomo dai capelli castani ricci, barba dello stesso colore e occhiali azzurri, che indossa una tuta grigia.

— Buonasera, ammiraglio.

È Luca Spallacci, che stava passeggiando. Sembra stranamente felice.

— Che fa da solo ?
— Come può vedere, sto… cenando.

Spallacci fa una smorfia strana.

— Gorična non è sicura di notte, comandante Galeazzo. Anche per un uomo dalla
sua… stazza. Non dovrebbe rimanere da solo.

— E dove dovrei andare?
— I suoi marinai sono sulla mia nave, perché non li raggiunge ?

Mi alzo, forzandolo ad alzare la testa per poter continuare a fissarmi negli occhi. È alto, ma non quanto me.

— I miei agenti sono sulla sua nave, ammiraglio? E non mi ha avvertito?
— Si calmi, comandante! Li ho visti girare per la città, mi hanno detto che l’hotel nel quale siete vi ha buttati fuori rubandovi tutti i soldi. Quindi li ho invitati a bordo, almeno per questa notte. Gorična è piena di alberghi e hotel i cui proprietari sono ladri. C'è malavita dappertutto in questa città. La conosco bene quindi non ho paura, ma lei non la conosce, quindi sono venuto a cercarla.
— Pensavo non volesse andare d’accordo con un membro della Fondazione…

Spallacci sospira.

— Comandante Galeazzo. Se avete problemi, avrò problemi anch’io e dovrò spiegarmi presso i suoi superiori e quel piccolo tipo rosso, Costa. Sinceramente, se posso evitare di parlare a Costa, preferisco evitare.

Rido internamente. Certo che Leonardo Costa è violento e aggressivo, ma non è così cattivo. E soprattutto un mingherlino, come qualcuno come Luca Spallacci può averne paura?

— Che problema ha con lui, ammiraglio?
— Non mi piace, fa troppe domande. Sono sicuro sia una spia.

Non oso rispondergli che fare la spia è letteralmente il lavoro di Leonardo Costa, potrebbe compromettere le future operazioni della Fondazione qui e in Capitanata.

— Quindi mi cercava, ammiraglio.
— Effettivamente, risponde Spallacci. Mi segua, andiamo sulla mia nave, almeno qui, saremo al sicuro.

Non ho davvero altra scelta, quindi lo seguo per strada fino al porto, dove è attraccata una splendida nave dalle vele azzurro scuro. Sullo scafo vedo il nome “Letizia”. Mi ricordo che gli Spallacci danno sempre nomi femminili alle loro navi. Ne escono delle voci, di marinai che ridono. Riconosco le divise degli agenti della Legio, la mia SSM. Vedendomi, mi salutano tutti, apparentemente sollevati che sia vivo.

— Comandante! L'abbiamo cercata dappertutto!
— Sono qua, ragazzi, sano e salvo.

Un marinaio ha cucinato una zuppa di polpo con la pasta e me ne serve una ciotola. Spallacci mi assicura che è un piatto tipico di Molisonia e nella sua ciotola, ci aggiunge una quantità enorme di spezie.

— C’è un problema, comandante?
— Mi chiedo come si possano mangiare tante spezie senza sputare fuoco.

Spallacci mi guarda quasi spaventato e si mette a urlare.

— Voi italiani sputate fuoco?

Scoppio a ridere.

— No, ammiraglio, è una espressione.
— Oddio, ho avuto paura!

Sento fischiare una canzone da marinai vicino a me. C’è un adolescente che assomiglia perfettamente all’ammiraglio, ma senza barba; è il suo figlio più giovane, Italo, che sta per avere 18 anni. I miei superiori mi avevano chiesto di indagare per sapere se avesse poteri anche lui, ma per il momento non ho scoperto niente. Vedendomi, si scansa con cautela, quasi spaventato. Non so se sia perché è diffidente o se gli faccio paura perché sono fisicamente imponente.

— Ammiraglio, faccio paura a suo figlio?

Spallacci schiocca le dita verso il cielo per far comparire un po’ di vento e rinfrescare l’atmosfera. Siamo a fine luglio, fa molto caldo.

— Italo è stressato, molto stressato. Pensava che non avesse nessun potere magico e questo gli andava benissimo. Ma se n’è scoperto uno, molto importante, che potrebbe valergli di succedermi quando sarò pensionato.

Oddio, credo sapere di cosa parla e non è una buona cosa.

— Il controllo del vento?

Spallacci scuote la testa.

— Italo, vieni qua.

L’adolescente arriva, quasi tremante.

— Papà, non ho voglia di fare una dimostrazione o uno spettacolo…
— Non ti sto chiedendo di farlo, Italo, aspetteremo di essere tornati a casa cosi potrai allenarti.
— Non voglio allenarmi, papà, non voglio avere quel potere. Voglio che sia Renato l’ammiraglio, non io.

Spallacci si accende una sigaretta e ne approfitto per allontanarmi un po’ per lasciarli parlare tra padre e figlio, ma senza andare troppo lontano per non perdermi niente della discussione. Se riesco a scoprire che anche Spallacci III ha dei poteri, sarà molto interessante per il Deus.

— Perché vuoi che sia tuo fratello?

Italo scoppia a piangere e inizia a urlare.

— Non posso diventare come te! Preferisco sia Renato a diventare ammiraglio, io ho solo 17 anni!

Spallacci gli prende la mano e lo fissa negli occhi.

— Italo, non ho mai parlato di nominarti ammiraglio subito. Non voglio che accada la stessa cosa di tuo nonno, che si è ritrovato ammiraglio fin troppo presto. Aspetterò tu sia pronto.
— Ma se ti accade qualcosa e muori prima, cosa succede?

Spallacci lo abbraccia.

— Ho addestrato Renato a gestire la flotta, se ne occuperà aspettando che tu sia pronto. La storia di tuo nonno mi ha insegnato ad avere sempre un piano B.

Italo singhiozza nelle braccia di suo padre. Mi fa pensare a mio figlio più giovane, che ha circa la stessa età, 17 anni, e che è in preda a tante domande e interrogativi sulla vita senza mai aprirsi a tutte queste paure.

— Ho troppa paura, papà.
— Lo so, tesoro, lo so, ma ho previsto tutto. Prenditi del tempo per accettare il tuo potere, è la cosa più importante per il momento. Non è cosa da poco, anch’io ero turbato quando ho scoperto che sapevo controllare il vento e avevo 13 anni. Quando l’avrai accettato, tra mesi o anni, dipende, vedremo cosa fare. Nel frattempo, sappi che c’è sempre Renato se mi succede qualcosa. Va bene?

Italo non ha tempo di rispondere. Tutti i marinai si precipitano contro la ringhiera e tiro fuori la mia arma. Un vortice si sta formando a un centinaio di metri della nave.

— Ammiraglio, che succede?
— Non lo so, comandante, solo noi molisani possiamo entrare tramite quel passaggio segreto. Significa che qualcuno lo ha scoperto! Non dovrebbe essere possibile!

Si gira verso me, ansioso.

— Comandante, richiedo formalmente l’aiuto della sua squadra.

Annuisco.

— Richiesta accolta.

Dispongo i miei agenti per difendere la nave e mi tengo pronto vicino all’ammiraglio, che sta per aumentare brutalmente la potenza del vento per affondare la nave.

— Italo, sai creare anche tu tempeste?

Scuote la testa, spaventato.

— No, comandante, io controllo l'acqua.

Quindi sa controllare non il vento, ma le onde. Come il suo antenato Gennaro, prigioniero dalmata fuggito da Venezia per trovare rifugio nel Molise. Un potere che apparentemente non si era mai visto nella famiglia prima di Gennaro stesso, nel 1330, come avevo letto nei dossier che tengono per gli Spallacci. E non si è mai più visto dopo di lui. Era potentissimo, spero Italo non lo sarà quanto lui, ho visto troppe persone diventare armi di distruzione quando vengono usate o traviate da brutta gente.

— Sai fare onde lunghe?
— È tutto quello che so fare!!

Guarda suo padre.

— Oddio, papà, posso?
— Quando te lo dico io.

Il palo centrale della nave si fa vedere al centro del vortice. È bianco con una stella grigia ad otto punte.

— Comandante, conosco questa bandiera. È una nave di Capitanata.
— I Contadi non hanno una bandiera rossa?
— Sì, ecco perché è un problema. La loro è rossa, la nostra è azzurra. Bianco sarebbero i Piazza, ma da quel che so, i Piazza non sanno navigare e i Contadi preferirebbero morire che dare loro una nave. Non ho nessuna idea di chi potrebbe essere!

Il vortice si allarga per lasciare passare una galeazza mercantile a malapena più piccola dalla Letizia. Non sembra armata, ma né io né Spallacci abbassiamo la guardia.

— Se fosse davvero il re?

Il vortice si chiude e la galeazza si ferma vicino a noi. Si leva una voce molto forte.

— Luca Gennaro Spallacci!

L’ammiraglio abbassa la sua arma.

— C’è solo una persona che mi chiama così. Che cazzo fa qui, perché cazzo ha preso una galeazza quando poteva venire in macchina e soprattutto: perché cazzo viene a riparlarmi ora? Mi aspetti qui, comandante.

Si mette al timone e inizia a urlare anche lui.

— Andrea Sigismondo Spallacci, spero tu abbia buone ragioni per tornare trent’anni dopo come se niente fosse, stronzo di un traditore!

Italo non sembra capire.

— Non conosco nessun Andrea Spallacci, comandante Galeazzo.

Ma io so chi è, ho visto il dossier prima di andare per la prima volta a Capitanata l’anno scorso: è il fratello traditore, Andrea, il primo figlio di Gian Galeazzo Spallacci. Non sapendo controllare il vento, non ha mai potuto diventare ammiraglio e quindi ha offerto i suoi servizi alla dinastia Piazza. Odia suo fratello e odia suo padre, che l’avrebbe abbandonato per consacrarsi solo alla marina e perché non aveva poteri.

— Lasciami salire a bordo!
— Col cazzo che ti lascio salire! Che diavolo vuoi, traditore?
— Piantala di fare il bambino, Luca!

Più parla, più Spallacci si arrabbia.

— Non faccio il bambino; perché vieni qui con un mazzo di fiori e la mia galeazza trent’anni dopo?
— Credi davvero io abbia fiori da regalarti? Luca, smettila di fare il bambino!
— Vaffanculo, Andrea! Torna al tuo dannato palazzo, non voglio mai più vederti!
— Ammiraglio Spallacci, dovrebbe almeno chiedere a suo fratello perché è venuto. Forse è importante.

Mi guarda furioso.

— Se è per dirmi quanto ho fatto schifo a non sostenerlo contro nostro padre e che avrei dovuto convincerlo a essere meno severo con lui, lo butto nella stiva con catene ai piedi e inondo la stiva!
— Ti sento, Luca!
— Lo so che mi senti! Per quale dannata ragione mi rubi una galeazza per venire da me?

Senza aspettare la risposta, Andrea Spallacci salta sulla Letizia e vedo l’ammiraglio puntare la sua arma su suo fratello. È piuttosto vecchio, punterei su 70 anni, con capelli bianchi, completo nero e occhi verdi chiari impressionanti, gli stessi di suo padre. È anche un po' più piccolo di suo fratello, al quale non assomiglia per niente.

— Ti giuro, Andrea, ti giuro che se non è per annunciarmi una cosa della massima importanza, non esiterò ad ammazzarti.

Andrea Spallacci alza le mani al cielo.

— È una notizia della massima importanza e riguarda la nostra famiglia.
— Famiglia che hai lasciato come uno stronzo.
— Ammiraglio…

Mi è scappato. Luca Spallacci mi guarda malissimo, ma anche se il suo orgoglio di capo è un po’ scornato, non mi aggredisce. Suo fratello approfitta di questa “pausa” per sparare la sua notizia.

— Ti risparmierò il circo della comunicazione ufficiale. Sei nonno, Luca.

L’ammiraglio indietreggia, stroncato dalla sorpresa. Il silenzio cade sulla nave e non so cosa dire anche se la mia mente funziona a pieno regime.

All’inizio dell’anno, ho saputo che Renato, 28 anni, il figlio primogenito dell’ammiraglio, stava da due anni con Italia Piazza, la figlia di re Luigi. Una bugiarda incallita di 31 anni con la quale è impossibile parlare. L’hanno interrogata diverse volte e non è mai stato determinato se dicesse o no la verità. È stato però confermato che ha mentito su un sacco di roba, al tal punto che dobbiamo ogni volta verificare.

— Cosa?
— Hai sentito bene. La principessa Italia ha partorito oggi, 28 luglio, alle sei del mattino la piccola Matilde. La bambina e i genitori stanno bene, Renato ti aspetta al castello quando tornerai.

Estrae dal nulla una bottiglia di vino.

— Era una notizia abbastanza importante per te? Possiamo celebrare il nuovo membro della famiglia insieme?

Salvo diversa indicazione, il contenuto di questa pagina è sotto licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 License