Serata Fuori tra Ragazze - Vestirsi
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La colazione arrivava tutte le mattine, alle sette. SCP-105 cercava sempre di fare la doccia, rifare il suo letto e pulire e ordinare la sua unità di contenimento prima di quell'ora. Non che le importasse di cosa pensava di lei l'uomo in camice bianco coi vassoi del cibo, ma era una questione di principio. Era seduta alla sua scrivania e stava leggendo un romanzo pieno di segnalibri, in attesa che bussassero alla sua porta. Quando arrivarono, si stupì di sentire anche una voce femminile che la chiamava:

«Ehilà? Signorina Thompson?»

Iris aprì la porta, incuriosita. Davanti alla soglia c'era una donna attraente dai vaghi lineamenti asiatici e con un sorriso piacevole. Indossava un bel tailleur grigio, sopra una camicia da sera azzurra. Sulla targhetta identificativa agganciata al suo bavero, c'era scritto "Agente A. S. Adams". Su di essa c'era il simbolo della lettera Lambda, incrociato col numero 2.

"Una squadra speciale mobile, dunque. Non conosco la Lambda-2, però. Dev'essere nuova" pensò SCP-105.

La donna si presentò:

«Iris Thompson? Sono l'agente Andrea Adams, il capo della tua scorta di sicurezza. Se non disturbo, ti piacerebbe fare colazione con me?»

SCP-105 sbirciò a destra e a sinistra, nel corridoio. Le due guardie in fondo avevano i fucili appesi a tracolla. Non sembravano preoccupati dalla breccia nel contenimento. Anzi, uno dei due sorveglianti le sorrise e le mostrò un pollice alzato. Sospettosa, Iris indagò:

«Non saprei, questo violerà un sacco di regole»

La donna la rassicurò:

«Il tuo fascicolo da anomalia è stato aggiornato stamattina: ti spettano dei privilegi di Classe 4. Consideralo un ringraziamento per aver salvato tutte quelle vite»

"Strano che non mi abbiano dato questi privilegi tre settimane fa, subito dopo l'incidente" pensò Iris.

Invece le disse:

«Credo che intenda la mia ricompensa per essermi unita alla SSM Alfa-9»

«Vuoi davvero stare in questa cella? Accetta il premio e basta, che diamine!»

Iris accettò, riluttante:

«Va bene. Andiamo?»

L'agente Adams le mise in mano un sacchetto della spesa e rispose:

«Non ancora: quella divisa blu è storia, per te. Tieni, aspetterò che ti cambi»


«Questi jeans mi danno una strana sensazione: mi sento le gambe tutte stritolate» disse Iris.

«Ho sbagliato la tua taglia? Ho controllato il rapporto sulle tue ultime misure fisiche»

SCP-105 scosse la testa:

«I jeans vanno bene, è solo che non li indossavo da nove anni. E avevo pure quasi dimenticato come allacciarmi le scarpe»

Le anomalie umanoidi potevano indossare solo pantofole: senza le stringhe, c'erano meno modi per impiccarsi o improvvisare un'arma. L'agente Adams aprì la porta della mensa del Sito-17 e rispose:

«Ah. Be', avrai un'occasione per riprenderci la mano molto presto, spero. Dopo di te»

Il brusio delle conversazioni nella mensa non scemò, quando le due ragazze entrarono. La voce del contenimento aggiornato di Iris doveva essersi sparsa: nessuno si voltava per guardare quell'anomalia che si aggirava a piede libero in un'area riservata. Alcuni davano una sbirciata all'ammaliante donna col tailleur grigio. Forse alcune di quelle occhiate erano rivolte anche a Iris, la ragazza dalla bellezza discreta con la maglietta e i pantaloni di jeans. Era strano ma confortevole farsi guardare e basta, in confronto a chiedersi se l'agente armato avrebbe deciso che Iris aveva fatto qualcosa di minaccioso e avrebbe imbracciato il fucile. Andrea ignorò le occhiate; con fare sicuro di sé, si avvicinò al bancone, prese due vassoi arancioni di plastica e ne passò uno a Iris. Salutò l'uomo barbuto col grembiule da cuoco:

«Ciao, Flames. Un'omelette di Denver per me - guardò Iris - Cosa vorresti? Offro io»

SCP-105 andò nel panico per un breve istante: non doveva decidere cosa mangiare per colazione da anni. Ripensò ai vari pasti che erano arrivati alla porta della sua unità di contenimento nel corso degli anni e scelse quello che le sembrava più invitante:

«Oh, ehm… un bagel, crema di formaggio e macedonia, per favore»

Il cuoco barbuto annuì:

«Ah, sì: il menù colazione dodici. Non hai bisogno di me per quello: puoi prendere il cibo da colazione continentale al bar»

«Oh! Mi scusi» balbettò Iris.

Il cuoco fece un sorriso amichevole:

«È tutto a posto. È la tua prima volta nella mia mensa, Iris?»

«Be', sì» rispose lei, ansiosa.

«Nessun problema. Spero di rivederti dopo. Se torni per la cena, sappi che stasera farò il mio chili speciale!»

«Che non dovresti mangiare, a meno che non voglia subire l'ira funesta di SCP-666½-J» lo interruppe Andrea.

SCP-105 era confusa:

«Non l'ho mai sentito nominare. In quale blocco di contenimento lo tengono?»

L'agente Adams e Flames scoppiarono entrambi a ridere.


Iris fece mente locale:

«D'accordo, quindi SCP-666½-J sono orribili problemi digestivi, SCP-006-J sono insetti giganti e SCP-095-J è il carattere "Comic Sans". Ci sono altre barzellette idiote che dovrei sapere, così non faccio più figuracce?»

«No, sono più o meno tutte. Mi stupisce che non ti siano mai capitate, quando lavoravi nelle squadre speciali mobili» ammise Andrea.

«I miei compagni di squadra erano degli smanettoni. Facevano più che altro battute su Portal e Half-Life. "SCP-003-Lambda è un videogioco con la proprietà anomala di non finire mai e poi mai", cose del genere»

«Uhm… immagino che pure un gruppo come il nostro abbia i suoi stereotipi e circoli. Suppongo che sia inevitabile, in un'organizzazione grande come la nostra»

SCP-105 prese il coltello e iniziò a spalmare la crema di formaggio sul suo bagel tostato e rispose:

«Mi sa di sì»

L'agente Adams sorrise:

«Allora sei d'accordo? Fai parte della Fondazione?»

«Quando mai l'ho detto?»

«Proprio adesso. Quando ho parlato della "nostra" organizzazione e non hai obiettato»

«Magari non sono un genio dell'intuito che capta ogni singolo dettaglio. Non tutti fanno un dramma delle parole che la gente sceglie di usare»

«Ti sei anche interessata alle barzellette che girano tra il personale, il che significa che ti interessa fare parte della nostra cultura»

Iris morse il suo bagel con aggressività, stizzita:

«Allora, quale cazzo è il punto?»

«Nessuno. Voglio solo conoscere meglio la ragazza per cui vogliono che mi faccia sparare addosso»

Andrea prese un'altra forchettata di omelette e la masticò, pensierosa. SCP-105 mangiò un boccone di macedonia. Il silenzio continuò. Alla fine, in tono gentile, l'agente Adams incalzò:

«Ora dovresti chiedermi qualcosa come "dunque?" o "cosa pensi di me?"»

«Cos'è, adesso questa conversazione ha un copione?» ribatté Iris.

«Il tuo fascicolo da anomalia non menzionava il sarcasmo»

«D'accordo, allora te lo dico senza sarcasmo: finché fai il tuo lavoro, non mi interessa cosa pensi di me. Sei la mia guardia del corpo, non un'amica»

Andrea le puntò contro la forchetta:

«Ah. In questo caso, chi sono i tuoi amici?»

«I miei amici sono tutti morti. Uccisi da Abele»

SCP-105 guardò nella sua ciotola di macedonia, fissando gli acini di uva rossa. L'agente Adams le chiese:

«È davvero un tipo così spaventoso?»

Non c'era niente di accusatorio, nel suo tono di voce: solo curiosità e preoccupazione sincere. Iris chiuse gli occhi:

«È come… hai mai guardato uno squalo negli occhi?»

«Non ho mai visto uno squalo. Non dal vivo» ammise Andrea.

«Neanch'io, ma ho guardato Abele negli occhi: credo che, se uno squalo fosse umano, avrebbe quello sguardo. L'espressione di chi ucciderebbe un miliardo di persone, solo per vedere come sarebbe il paesaggio disseminato di cadaveri»

«Anch'io avrei il terrore di…»

Iris la interruppe:

«Non hai capito. Non avevo paura che Abele mi uccidesse. Avevo paura di essere quella che avrebbe lasciato viva, per farmi vedere la scena»

Spinse via la sua macedonia: non aveva più fame. L'agente Adams, intanto, ripulì il suo piatto. Appallottolò il suo tovagliolo di carta e lo gettò sul suo vassoio, poi si stravaccò sulla sua fragile sedia di plastica e si tamburellò il polpastrello dell'indice sulle labbra. Poi chiese:

«Che ne dici di fare una gita fuori dal sito?»

SCP-105 scoppiò a ridere. Poi smise di ridere:

«Aspetta, sul serio?»

«I privilegi di Classe 4 includono escursioni limitate fuori dal sito, finché sei accompagnata dal personale della sicurezza della Fondazione. Guarda caso, conto come personale della sicurezza della Fondazione. Dovresti sentirti lusingata: ci sono poche anomalie con privilegi di Classe 4»

«Non saprei»

«Suvvia, sarà divertente. Possiamo fare il giro dei negozi di vestiti, ridere e scherzare, provare qualche gioiello, bere come spugne, fare pettegolezzi sui ragazzi e fare finta che sia davvero una tua amica, anziché solo la tua guardia del corpo»

Iris esitò a lungo, prima di rispondere:

«Va bene. Tranne la parte dei pettegolezzi sui ragazzi»


«Allora, hai qualche idea su cosa vuoi fare?» chiese Andrea.

L'agente Adams si era cambiata, nel frattempo: ora indossava jeans neri, un top smanicato che sembrava una lampada Tiffany e un paio di scarpe nere di velluto coi tacchi a spillo. SCP-105 invidiava la bravura di Andrea nel camminare con quegli strumenti di tortura ai piedi, oltre all'audace sicurezza di sé con cui si mise al volante della macchina sportiva blu nel parcheggio sotterraneo.

«No, nessuna. Pensavo solo di fare qualunque cosa facessi tu»

«Bene. Prima di tutto, dobbiamo prenderti dei vestiti. So che la Fondazione fornisce uniformi, ma una ragazza non può indossare pigiami da ospedale o divise militari tutto il tempo. Dopodiché, voglio portarti a cena in una fantastica enoteca in centro città. Ti piace il vino?»

«In realtà, non lo so. Non ho mai bevuto alcolici in vita mia» ammise Iris.

Andrea si calò gli occhiali da sole sulla punta del naso, per mostrarle il suo sguardo incredulo. SCP-105 allargò le braccia:

«Avevo tredici anni quando la Fondazione mi ha reclutata, quindici quando il Vaso di Pandora è stato sciolto e ho passato tutti i nove anni successivi in una cella. L'alcol non è mai stato previsto»

«Quindi non hai mai festeggiato il tuo ventunesimo compleanno?»

«Ehm… no?»

A poco a poco, sul viso di Andrea si allargò un sorriso malizioso:

«So esattamente cosa faremo stasera» affermò.


«Non lo compro» disse Iris.

«Coraggio, ti darà risalto agli occhi»

SCP-105 insisté, arrabbiata:

«No»

L'agente Adams sospirò e rimise il top halter celeste sull'appendiabiti. Era il terzo negozio che visitavano nella loro gita e il loro cumulo di borse, a dirla tutta, era piuttosto ridicolo. Iris non aveva idea di come diavolo le avrebbero fatte stare tutte nel bagagliaio della macchina di Andrea, il che le ricordò un altro problema:

«Dove diamine lo metto? Non ho mica un armadio abbastanza grande per metterci tutto questo»

«L'avrai: stai per essere trasferita in un alloggio migliore» spiegò Andrea.

«Fa parte dei privilegi di Classe 4?»

L'agente Adams rispose, mentre frugava in una fila di maglioncini appesi:

«Sì. L'ennesimo biscotto per essere stata una "brava cagnolina". Sai, forse ho sbagliato tutto: tutto quello che abbiamo comprato finora è da "ragazza del vicinato", ma scommetto che saresti uno schianto anche con un abbigliamento da hipster. Occhiali con montatura di corno, cappello di maglia a coste, motivi scozzesi…»

«Non mi servono gli occhiali» rimarcò SCP-105.

«Neanche a me, ma ciò non toglie che mi stanno benissimo»

Andrea tolse un maglioncino bianco dall'appendiabiti e lo appoggiò su Iris per vedere come le stava. Corrugò la fronte, scosse la testa e lo riappese, prima di suggerire:

«Qui non vedo niente che mi piaccia davvero. Vogliamo proseguire?»

«Certo. Dove andiamo, adesso?»

L'agente Adams sogghignò:

«Be', potremmo fare un salto in un altro centro commerciale, ma secondo me hai già abbastanza vestiti normali. Credo che sia ora di comprarti un completo»


SCP-105 era paonazza:

«Mi sento ridicola»

«Sembri una tipa tosta» le disse Andrea.

Iris tastò le tasche chiuse della sua giacca, infastidita:

«Perché queste tasche sono cucite?»

«Perché la moda femminile fa schifo. Dammi un minuto e un rasoio e te le sistemo; non che ti convenga metterci dentro più di un fazzoletto, a meno che non voglia rovinare la tua sagoma. Accidenti, mi sono ricordata un'altra cosa: le borse. Dobbiamo prenderti delle borse, e paia di scarpe. Dovremo fare presto un'altra spesa!»

Iris mugolò. Dopo otto ore al centro commerciale passate a provare dozzine di vestiti e sopportare le interminabili opinioni e critiche dell'agente Adams sulla moda, SCP-105 era esausta. Si erano fermate solo per un pranzo veloce nella zona ristorazione, prima di tornare di corsa a fare la spesa. Iris voleva solo sdraiarsi sulla sua branda e dormire. Andrea, invece, le dava l'impressione che avrebbe potuto continuare per giorni, se avesse voluto. SCP-105 si stava alienando dal monologo della sua accompagnatrice su future spedizioni al centro commerciale, quando un'insegna dall'aria familiare attirò la sua attenzione; si schiarì la voce:

«Ehi, agente Adams?»

«Chiamami Andrea. Cosa c'è?»

Siccome aveva entrambe le mani occupate, Iris indicò il negozio con un cenno del mento. L'agente Adams sorrise:

«Ah! Certo, diamo un'occhiata»


Furono accolte dall'adolescente dallo sguardo annoiato al bancone:

«Benvenute a Camera Shack. Come posso aiutarvi?»

Iris scaricò senza pietà il suo doppio carico di borse nelle braccia dell'agente Adams e annuì:

«Salve. Avete della pellicola per Polaroid?»

Il ragazzo con la faccia piena di foruncoli si stupì:

«Polaroid?»

«Sì. Mi serve della pellicola per una One Step 600»

«Cazzo! Mi risulta che non l'abbiamo da anni. Aspetta, chiamo il mio dirigente»

Il ragazzo scese dal suo sgabello, aprì la porta del retrobottega e gridò:

«Ehi, Greg!»

Gli rispose una voce maschile:

«Dimmi»

«Qui c'è una ragazza che ha chiesto della pellicola per Polaroid»

«Un secondo»

Si sentì del rumore di cianfrusaglie spostate, poi il tintinnio di alcuni attrezzi; dopodiché, dalla stanza sul retro uscì un uomo con una camicia a scacchi e una barba incredibilmente folta. Rivolse uno sguardo comprensivo a Iris:

«Hai la passione delle istantanee, eh? Siamo in due, cara. Qual è il modello?»

«One Step 600, G1» rispose la bionda.

«Oooooh, uao! È un classico. Purtroppo, non vendiamo pellicola per la serie 600 dal 2008, quando la Polaroid ha smesso di produrre istantanee»

SCP-105 ebbe un tuffo al cuore:

«Oh» mormorò.

«C'è un'azienda, l'Impossible, che ha comprato le apparecchiature e fabbrica la pellicola sotto un nuovo marchio. Potresti provare da loro»

«Allora potreste fare un'ordinazione per me?»

«Potrei. Ma, in tutta onestà, faresti prima a ordinarla su Internet. Ci metterebbe lo stesso tempo ad arrivare e ti costerebbe pure meno» consigliò il negoziante.

«Oh, la ringrazio»

L'uomo barbuto fece un sorriso amichevole:

«Ehi, non c'è problema. Sono contento che c'è ancora chi apprezza i classici, sai?»

«Grazie» rispose SCP-105.


L'agente Adams aspettò che salissero in macchina, prima di fare la domanda che frullava nella testa di entrambe:

«Sarà un problema?»

SCP-105 allargò le braccia e ammise:

«Non lo so. Una volta ho provato della pellicola di sottomarca: non funzionava bene come quella originale. Ma potrebbe essere stata colpa della scarsa qualità»

Iris guardava fuori dal finestrino in silenzio, distratta solo un po' dalla pila gigante di vestiti e scatole accumulati sui sedili posteriori della macchina sportiva blu.

«Sai, non mi hanno mai spiegato per bene le tue abilità. Il tipo di fotocamera ha importanza?» chiese Andrea.

«Non ne sono certa. Con la mia vecchia istantanea, ho una manipolazione completa della scena: una finestra in tempo reale. Con le altre fotocamere? Dipende da molte cose. La qualità della pellicola, la nitidezza dell'immagine, il tempo di sviluppo… le altre Polaroid funzionavano meglio. Una teoria era che ci fosse una fedeltà migliore, se i negativi si stampavano in fretta»

L'agente Adams rifletté e domandò:

«Uhm… quindi un motivo per cui la Polaroid funziona così bene non potrebbe essere la fotocamera di per sé, ma la velocità con cui sviluppa le foto?»

«È una delle ipotesi, ma non l'abbiamo mai verificata davvero»

Andrea fece subito un'inversione a U attraverso tre corsie di traffico, scatenando un concerto di clacson da parte degli autisti furiosi.

«Ma che cazzo?!» sbraitò Iris.

«Torniamo al centro commerciale»

L'agente Adams teneva la mandibola stretta con determinazione.


Furono salutate da una ragazza con una camicia color cachi e blu:

«Salve! Benvenute a…»

«Mi servono un tablet e un cellulare» la interruppe Andrea.

La commessa di Best Buy balbettò:

«Ehm… va bene, quale marca?»

L'agente Adams si tolse gli occhiali da sole e fissò la sventurata commessa con un'espressione intimidatoria:

«Non mi interessa. Mi faccia solo vedere quelli con più megapixel»


«Finiremo nei guai» borbottò SCP-105.

L'agente Adams mise la scatola vuota del cellulare sul tettuccio della macchina, accanto alla scatola del tablet, e la rassicurò:

«Non possiamo finire nei guai. È quello che ti stanno chiedendo di fare, giusto?»

«Sì, mi vogliono in una squadra speciale mobile, ma non è ancora stata neanche attivata!» rimarcò Iris.

«Allora consideralo un allenamento»

Andrea si allontanò dalla macchina e osservò la spiaggia da un capo all'altro. In quel periodo dell'anno, i turisti erano quasi assenti.

«Bene, scatta una foto» esortò.

«Come?! Non so neanche dov'è il pulsante di scatto! È tutto pieno di immaginette e altra roba!»

«Oh, porca di quella puttana! Continuo a scordarmi che non hai mai visto un cellulare. Premi lì. Ora premi qua. Per fare la foto, tocca il pallino bianco. Ci sei?»

«D'accordo, ecco qua» sbuffò SCP-105.

Iris tenne sollevato il tablet davanti a sé e toccò il punto dello schermo indicato da Andrea. Ci fu un lampo di luce blu, fin troppo luminoso nella penombra arancione del tramonto. Un istante dopo, sullo schermo apparve un'immagine delle due scatole di cartone vuote sul tettuccio della macchina dell'agente Adams. SCP-105 era dubbiosa:

«Fatto. E adesso?»

«Be', fai un tentativo. Fai il tuo trucco»

Iris deglutì. Con fare timido, appoggiò la mano sul vetro freddo e liscio. Trasalì:

«Mi dà una strana sensazione»

«Fa male?»

«Non proprio. È come affondare la mano nella sabbia bagnata»

SCP-105 fece un respiro profondo e spinse con più forza. Le punte delle sue dita affondarono nel vetro come se fosse acqua stagnante. Allo stesso tempo, l'immagine spettrale di una mano apparve nell'aria, davanti alla macchina di Andrea, e spinse le due scatole vuote. Esse si rovesciarono sui lati. L'agente Adams era ammirata:

«Ben fatto! Vedrai che tornerà utile»

Iris corrugò la fronte; si sentiva le dita un po' intorpidite. Sfregarsi le mani la aiutò a ritrovare la sensibilità.

«Sono fuori allenamento. E quello che sto facendo mi sembra sbagliato: con la mia vecchia fotocamera, avrei potuto sollevare una delle scatole e impilarla sull'altra»

«Be', continua a esercitarti. Se impari a farcela con le foto digitali, non sarai più limitata dalla tua scorta di pellicola»

SCP-105 si pulì le dita nell'orlo della sua maglietta:

«Giusto. Secondo me, c'è un trucco che devo ancora capire»

«Be', se non funziona niente, almeno hai un nuovo bel giocattolo con cui divertirti» disse Andrea.

«Non so cosa farci, ma grazie»

«Dici così adesso, ma aspetta solo di scoprire YouTube»

«YouTube? Quel sito scemo coi video di gatti?»

L'agente Adams sghignazzò:

«Oddio, non sai cosa ti aspetta»

Buttarono le scatole nella spazzatura e risalirono in macchina.

«La maggior parte delle persone, quando scopre i miei poteri, inizia a pensare ai modi in cui potrei usarli per uccidere» rivelò Iris.

Andrea controllò il suo specchietto laterale e uscì dal parcheggio, prima di rispondere:

«Nel tuo profilo psichiatrico c'è scritto che è un brutto argomento da tirare fuori con te, quindi non l'ho fatto»

«Oh»

SCP-105 guardò fuori dal finestrino, mentre imboccavano l'autostrada costiera. Decise di confidarsi:

«Sì, cercarono di costringermi a uccidere, ma rifiutai. Mi rinchiusi nel mio alloggio. Mi minacciarono di trascinarmi fuori dalla stanza, ma i ragazzi della SSM Omega-7 non glielo permisero»

«La tua squadra speciale mobile fece a botte con la sicurezza del sito?»

Iris non seppe trattenere un sorriso felice e nostalgico, la prima espressione pacifica che Andrea aveva visto sul suo viso dall'inizio della giornata.

«Oh, sì. Allestirono una barricata nel corridoio, fuori dalla mia stanza. La sorveglianza minacciò di degradarli tutti alla classe D. Adrian disse alle guardie di succhiarglielo»

Andrea alzò un sopracciglio:

«Adrian?»

SCP-105 annuì, malinconica:

«Sì, Adrian Andrews. Lo chiamavamo "A. A.". Era una sorta di fratello maggiore, per me. Lui e Bea»

«Bea?»

Iris trasalì, mentre ripensava a com'era finita quella storia d'amore. Ma si sforzò di spiegare:

«Beatrice Maddox, la sua fidanzata. È morta, assieme a lui. Non riesco a ricordare come. Molti di noi non ricordano i dettagli di cosa successe nove anni fa: è colpa di una ristrutturazione della realtà di Classe-CK. Ma quando ci penso, mi sento triste e nauseata, quindi sono certa che fu orrendo»

SCP-105 notò un dettaglio con la coda dell'occhio: l'agente Adams stava stringendo il volante con forza, al punto che le sue nocche si stavano sbiancando.

«Stai bene?» le chiese.

«Eh? Sì, sto bene»

La voce di Andrea era calma e composta e la donna allentò la presa sul volante. Dopo un po', tornò allegra e annunciò:

«Bene, siamo arrivate. Ci conviene entrare, così puoi cambiarti»

«Perché mai dovrei cambiarmi?» domandò Iris.

«Cos'è, vuoi davvero andare per locali in maglietta e jeans?»

«Andare per locali?»

SCP-105 era perplessa; poi si preoccupò. Infine vide la casa sulla spiaggia.

«Andrea, dove siamo, esattamente?» indagò.


«Così finiremo senz'altro nei guai! Dev'essere per forza un'infrazione di qualche sorta. Magari conta come uso improprio di risorse della Fondazione!» protestò Iris.

Andrea alzò una mano:

«Se un agente passa in zona e ha bisogno di nascondersi, può rannicchiarsi dietro le tue borse della spesa. Inoltre, dubito che si lamenterebbe più di tanto, se dovesse rifugiarsi in una casa al mare, assieme a una coppia di belle ragazze»

SCP-105 mugolò:

«Sei un pessimo esempio. Mi farai declassare ancora prima che mi unisca alla squadra. Non dovresti proteggermi?»

«Dai proiettili, non dalle decisioni sbagliate. La doccia è di sopra. Ho prenotato al ristorante per la cena fra un'ora»

Andrea si sfilò il cellulare dalla tasca e iniziò a comporre un numero. Iris scosse la testa e salì le scale, con un brontolio infastidito. L'agente Adams si avvicinò alla finestra; il telefono non suonò neanche una volta, prima che rispondessero:

«Pronto? Qui Clef»

«Qui è l'agente Adams. Rapporto della missione: va tutto bene, ce la stiamo spassando. Il riposo e lo svago stanno procedendo più o meno come da piano. SCP-105 tornerà in contenimento domani, al massimo verso mezzogiorno»

«Bello. Come va?» chiese il dottor Clef.

Andrea rispose in tono secco:

«Come ho detto, procede bene. La ragazza sta bene, siamo tutti a posto. È tutto»

All'altro capo del telefono, ci fu una lunga pausa. Poi Alto domandò:

«Domani a mezzogiorno, eh? Farete una festa in pigiama?»

«Ma vaffanculo!»

Andrea riattaccò. Si prese un attimo per sfogare la frustrazione nei confronti del suo capo con un grugnito arrabbiato, poi chiamò il prossimo numero di telefono sul suo elenco.


"È stata una cattiva idea. È impossibile che finisca bene" pensò Iris.

Lo è stato anche prendere la pistola di quell'agente e rispondere al fuoco. Finché fai cose stupide, puoi anche andare fino in fondo.

"Sì, ma questo è un altro livello di stupidità"

Proprio così. Tanto per cominciare, questo non ti farà uccidere o rapire.

"Dipende da quali locali vuole visitare Andrea"

È la tua scorta di sicurezza: dubito che ti porti in posti dove è probabile che ti accoltellino.

"A meno che, in realtà, questa non sia una dismissione complicata"

Hai intenzione di indossarli o no?

"Argh! E va bene"

SCP-105 smise di discutere col suo stesso inconscio, si infilò gli stivali e si alzò, stando attenta a non cadere. Si guardò allo specchio e capì di essere proprio ciò che sembrava: una ragzza che aveva trascorso gli ultimi nove anni rinchiusa in una cella e che non era ancora abituata a indossare abiti civili. Gli stivali coi tacchi le rendevano le ginocchia tutte traballanti. La gonna la faceva sentire sbarazzina e spoglia. La sciarpa le ricordava un cappio, il che la metteva a disagio.

"Non è giusto. Dovrei essere tutta sicura di me e sensuale, alla fine della vestizione. Pretty Woman mi ha mentito!"

Si tolse gli stivali, li gettò via e rovistò nelle sue borse, finché non trovò le scarpe da ginnastica rosse che aveva insistito per comprare, assieme alle altre calzature più azzardate che Andrea aveva scelto per lei. Iris rimpiazzò la gonna coi suoi jeans. La sciarpa poteva restare: era fantastica. Sentì il campanello suonare, al piano di sotto. SCP-105 impietrì; con fare cauto, si accostò alla porta della camera da letto e la socchiuse, per sbirciare fuori. Sentì la porta d'ingresso aprirsi.

«Ehi! Ce l'avete fatta!» salutò Andrea.

Le rispose una voce femminile sconosciuta:

«Sì! Però siamo le uniche che potevano venire. Tutti gli altri sono impegnatissimi»

«Non mi sorprende: vi ho avvisati all'ultimo minuto. Iris si sta vestendo, ma dovrebbe scendere fra pochi minuti»

SCP-105 tirò un sospiro di sollievo. Aprì la porta e scese le scale. C'erano due donne sconosciute, nel soggiorno. La prima era alta e paffuta, il che le dava una sorta di aria materna, così come glielo conferiva il suo abbigliamento: indossava jeans larghi e una camicetta azzurra con volant. L'altra donna aveva gli occhiali e corti capelli castani ondulati; indossava un maglione sopra una camicia bianca e pantaloni marroni. L'agente Adams sorrise:

«Benissimo, eccola qui. Iris, queste sono le dottoresse Blaire Roth e Chelsea Elliott. Sono mie amiche»

«Ciao» la salutò Chelsea.

La dottoressa Elliott, quella più bassa, la salutò timidamente con la mano. Aveva un sorriso schivo, ma amichevole e i suoi occhiali ovali erano un po' calati sul suo naso aquilino.

«Piacere di conoscerti» disse Blaire.

La dottoressa Roth, quella rotondetta, diede un abbraccio amichevole a Iris, il che fu stranamente rassicurante per SCP-105.

«Fantastico, siamo tutte amiche. Così sarà più facile festeggiare» disse Andrea.

«Ma cosa si festeggia?» chiese Iris.

L'agente Adams le avvolse un braccio intorno alle spalle:

«Il tuo ventunesimo compleanno, è ovvio! Siamo in ritardo di qualche anno, ma ogni ragazza merita la festa dei ventuno anni!»

Ci fu un attimo di silenzio, mentre le sue tre compagne assimilavano quello che aveva appena detto. A un certo punto, con un'espressione trepidante, Blaire suggerì:

«Giro dei bar?»

«Giro dei bar» confermò Andrea.

Iris impallidì.


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