Patti col Diavolo
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Quando arrivò la chiamata, la direttrice Sophia Light si era già resa conto che se l'aspettava da un pezzo: dai suoi superiori c'era stato un clima di distanza, invece che di interferenza silenziosa. Era come se stessero osservando le sue azioni in silenzio radio. La ricercatrice era intrigata: avevano intenzione di chiederle del Sito-41, il suo fiore all'occhiello sepolto nelle gelide isole Svalbard? O di uno dei suoi lavori, magari il progetto "Lapponia"? La riunione fu fissata in una piccola anticamera illuminata a giorno, nelle profondità del sito in Norvegia. Vaux, l'assistente della dottoressa Light, ascoltava e prendeva appunti. O5-7 era una donna alta con la pelle marrone scuro e i capelli raccolti in una treccia a spina di pesce. Indossava un tailleur pantalone verde acqua che sembrava comprato in un mercatino dell'usato degli anni Ottanta. Sophia doveva ancora capacitarsene:

"Se non può indossarlo lei, chi altri?" pensava.

«Grazie per avermi ricevuta, dottoressa Light» salutò O5-7.

«Altrettanto, non rifiuterei mai»

O5-7 sorrideva parecchio, il suo viso era tutto denti.

«Sono venuta per conto del Comando O5 per chiederle il suo parere su alcune questioni recenti. Finora, ha avuto una carriera degna di lode. Se non sbaglio, nessun direttore di ricerca ha riclassificato più anomalie come “risolte” di lei»

«Non le ho risolte di persona, ma sì, ho sentito che ho quel primato»

«Nessun altro si è concentrato davvero su questo. Ha detto che lo scopo ultimo della Fondazione dovrebbe essere spiegare tutto?»

La dottoressa Light fece una smorfia:

«Non proprio. Neppure io credo che ci sia una spiegazione logica per ogni singola anomalia. Ho detto solo che, anche se la priorità principale dei ricercatori è per forza contribuire al contenimento, dobbiamo anche imparare a spiegare meglio la realtà. Aumentare la nostra conoscenza massima, immagino»

«Oh, sì. È molto meno ambizioso»

Sophia si strinse nelle spalle:

«Le anomalie fanno parte della realtà. A quanto pare, quasi tutti i ricercatori ignorano che qualunque sforzo di mandarle via e conformarsi alla "scienza normale" è inutile: le anomalie sono già tra noi»

«Interessante»

Le due donne tacquero per qualche secondo, prima che Sophia domandasse:

«Su cosa voleva sentire il mio parere?»

«Be', ha visto la documentazione. Ne ha fatto parte per un certo periodo. Cosa pensava del Vaso di Pandora?»

Non era l'argomento che si stava aspettando. La dottoressa Light rifletté, poi rispose:

«Era un gran bordello»

«Quindi la trovava una cattiva idea?»

«Pessima»

«Dicono che del senno di poi sono piene le fosse»

«Il senno di poi è un fattore di pregiudizi. Non l'avrei pianificata così in ogni caso»

«Cosa avrebbe fatto?»

«Mi sarei sbarazzata di Abele»

«Cos'altro?» sorrise O5-7.

«Uhm… li avrei decentralizzati: avevano tempi di reazione più veloci, quando dovevano viaggiare da unità. Avrei ridotto il tasso di sfinimento dovuto agli allenamenti e avrei spostato il comando in una gerarchia dentro l'unità. La flessibilità è più importante dell'ordine rigoroso…»

La dottoressa Light indugiò. Non era mai stata brava a capire le persone, ma vide Mango, il cane di servizio di Vaux, abbaiare e saltargli sulle ginocchia, segno che il padrone era molto in ansia. Questo fece capire a Sophia che qualcosa non andava: O5-7 stava sorridendo per davvero. Rassicurò il suo assistente:

«Vaux, se hai bisogno di andartene, fa' pure»

«Sono a posto»

«Ottimi spunti. Vada avanti» la esortò O5-7.

«Cosa volete?»

«Riapriremo il Vaso di Pandora. Sarà una squadra simile: la SSM Alfa-9, "Ultima Speranza". Vorremmo lei come direttrice»

"Ho il permesso di sapere cos'aveva in mente il Comando O5 quando ha preso questa decisione?!" pensò Sophia, incredula.

Rimase a bocca aperta per una manciata di istanti, poi commentò:

«Sembra molto controverso»

«Lo è. Lo sarà. Ma sta procedendo. Quando abbiamo parlato dei possibili direttori, è venuto fuori il suo nome»

Il tempo sembrò fermarsi. La vista della dottoressa Light si sfocò e Sophia iniziò a pensare molto in fretta.

«Chi altri?»

«Prima abbiamo chiesto a Troy Lament: un altro agente operativo senior con una carriera impressionante alle spalle»

«Cosa vi ha detto?»

«Ha risposto che era l'idea peggiore che avesse mai sentito e ha mandato O5-4 a fanculo»

La dottoressa Light sospirò:

"Bravo, il mio ragazzo!" pensò, intenerita.

Poi domandò:

«Altri ancora?»

«Se lei rifiuta, chiederemo al dottor Gears. Per il resto, siamo in cerca di opzioni»

"Gears?"

Lui avrebbe accettato senz'altro. Di certo, l'avrebbe fatto molto bene. Avrebbe raggiunto alla perfezione gli obiettivi del Comando O5. Un uomo del genere era pericoloso. D'altro canto, se i Sovrintendenti non avevano un quarto candidato, avrebbero cercato qualcuno di meno competente, il che sarebbe stato pericolosissimo. Tuttavia…

«Non ho mai comandato una squadra speciale mobile. La mia agenda è piena»

«Ci aspettiamo che lasci la sua posizione da direttrice del sito, per questo incarico. Confidiamo che se la caverà bene»

«Quando si è a bordo di un'auto senza freni, non importa quanto si è bravi a guidare. Non voglio essere quella che ci perde la faccia, quando vi schianterete»

«Non abbiamo intenzione di schiantarci. Stavolta funzionerà in un altro modo: avrà autonomia, risorse, tutto ciò di cui avrà bisogno. I metodi tradizionali non riescono a tenere il passo con l'influsso mondiale di anomalie. La situazione sta peggiorando, direttrice, e non vogliamo perdere i nostri progressi. Il mondo ha bisogno dell'Ultima Speranza»

«Scusatemi» si intromise Vaux.

L'assistente di Sophia si alzò e barcollò fuori dalla stanza, seguito da Mango. La dottoressa Light fissò O5-7:

«Sta dicendo sul serio»

«Non sono mai stata più seria»

«È la mia Sovrintendente?»

O5-7 sbarrò gli occhi, perplessa:

«Cosa?»

Sophia cercò le parole giuste:

«Ecco, ho imparato che quasi tutti i membri del personale senior sono stati promossi perché uno di voi tredici pensava che avessero potenziale e li hanno accompagnati. Non ho mai scoperto chi è il mio»

«Oh, no. Io sono quella del dottor Clef»

«Ah»

«La sua interviene di meno. Ma è stata lei a consigliarla per questo ruolo»

La dottoressa Light rifletté sugli indizi e valutò le opzioni. Alla fine, annuì:

«Accetto»

O5-7 annuì:

«Bene. Pensavo che avrei dovuto insistere di più»

«Più che altro, non voglio che mettiate qualcuno di meno capace di me al comando di questo progetto. Ci sono delle vite in gioco. Credo che sia uno sbaglio, ma ho una carriera piena di disastri evitati»

«Non è proprio l'atteggiamento in cui speravo. Ma, come dice il proverbio, ogni buco è trincea. Ci terremo in contatto, direttrice»

"Ogni buco è trincea, eh?" pensò Sophia.


Dopo l'incontro, la dottoressa Light si sedé accanto a Vaux nell'atrio. Senza dire una parola, il suo assistente le porse una tazza di tè. Sophia bevve un sorso.

«Quella donna mi ha davvero guardata negli occhi e ha detto “riapriremo il Vaso di Pandora”?»

«Sì»

Sophia grugnì:

«Non capisco come facciano a prendersi sul serio»


Tre giorni dopo, i doveri amministrativi più urgenti furono riassegnati. Le valigie furono preparate e l'ufficio fu svuotato. Uno dei rappresentanti del Comando O5 dall'aria più familiare era venuto al Sito-41 per revisionare i dettagli preliminari sulla SSM Alfa-9. O5-7, invece, se n'era andata in aereo poco dopo l'incontro. La lampadina fluorescente della sala riunioni tremolava un po'. La dottoressa Light si sforzò di ignorarla e chiuse gli occhi: tanto, se ne sarebbe andata presto. Tastando con l'indice le cartellette del progetto "Resurrezione" che aveva ricevuto, protestò:

«Cominciamo dalla protezione: non voglio il mio nome allegato a nessuno di questi documenti. Non voglio essere rintracciabile, né che qualcuno colleghi il mio fascicolo a questo progetto. Né dentro, né fuori dalla Fondazione»

«Non funzionerà, direttrice»

«Tutti i Gruppi di Interesse nemici là fuori saranno assetati di sangue, una volta che il progetto sarà partito. Mi serve protezione»

Il rappresentante in giacca e cravatta del Comando O5 annuì:

«Ha ragione, ma nessuno nella Fondazione riterrà la SSM Alfa-9 un atto speranzoso. Devono sapere tutti che a capo dell'iniziativa c'è qualcuno di cui hanno sentito parlare e che rispettano. Devono vederla all'opera»

«Cazzo… almeno puoi omettere il mio nome, finché non va tutto in porto?»

«Sembra fattibile»

«D'accordo. Ora passiamo alle guardie. Ben addestrate, competenze variegate, molto fedeli. Magari una papamobile? Se proprio devo essere un bersaglio, preferisco essere difficile da colpire. Personalmente, trovo che morire sia subottimale»

Il rappresentante, dal canto suo, rimase impassibile:

«Avrà accesso alle nostre risorse. Tra cui le guardie, com'è ovvio»

«E difese personali anomale. So che i Sovrintendenti hanno le loro. Sei un loro rappresentante, forse le hai anche tu. Ecco, ne voglio qualcuna anch'io. Con delle innovazioni»

«Presumo che abbia già qualche idea»

«Sì»

«Anche il suo predecessore. Troverà i dettagli nel fascicolo»

La dottoressa Light si accigliò, passando le dita sulla cartelletta ingiallita e la sua etichetta sbiadita, su cui c'era scritto: "GENERALE BOWE".

«Il mio predecessore è lui? Tecnicamente?»

Il rappresentante fece spallucce:

«Questione di definizioni. Forse dal punto di vista simbolico. Siccome la squadra è stata chiamata "Alfa" invece di "Omega", non è il predecessore di nessuno»

«Capisco. Infine, voglio un avvocato» concluse Sophia.

Di solito non faceva la sentimentale, ma il potere è proprio la capacità di far succedere l'insolito. Il rappresentante si lamentò:

«Proprio adesso? Al Comando O5 non piace aspettare»

«Hanno accantonato la squadra di anomalie per nove anni, possono aspettare ancora sei ore»

«Dove?»

«Al Sito-14. Voglio fare qualche ultimo saluto, prima di nascondermi dietro le quinte»

«Uhm… non ne saranno contenti»

«Se dovessi essere contenta di tutto quello che faccio, non concluderei mai niente. Vienimi incontro»

«Vedrò cosa posso fare. È tutto?»

«Per ora. Grazie, Jay. Ci si vede in giro»


La dottoressa Light incontrò Vaux in superficie, dove la stava aspettando sulla pista di decollo coi loro bagagli. Il suo assistente era imbacuccato in un anorak e lanciava palle da tennis per far giocare Mango. Sophia lo avvertì che il volo avrebbe fatto una sosta imprevista, gli disse che avrebbe potuto tenersi occupato. Allora prese il suo cellulare e compose un vecchio numero. Il suo ex fidanzato le rispose ancora prima che finisse il primo squillo. La dottoressa Light tamburellava i piedi sull'asfalto:

«Ciao, Troy, sono Sophie. Sto alla grande. E tu? Sì. Ascolta, so che è ti avviso all'ultimo, ma ho un volo che si fermerà al Sito-14 per qualche ora. Mi chiedevo se avessi tempo libero…»

«Sophie?» ridacchiò Vaux, mentre coccolava Mango.

La dottoressa Light arrossì e fece finta di niente, tornando alla telefonata:

«Sì, sembra grandioso. Sì, l'aereo sta arrivando. Non posso parlare tanto. Ti chiamerò quando arrivo. Anche a te»

Sorrise e riattaccò.

«È una bella giornata» affermò Vaux.

Lo era, in confronto al tipico giorno delle isole Svalbard. Faceva freddo, ma c'era un sole brillante che illuminava la tundra e le colline rocciose dell'arcipelago norvegese. Sophia immaginava che avrebbe aggiunto il freddo e il silenzio del Sito-41 alla lista dei posti che le mancavano. Vaux la stava ancora guardando, il che la metteva a disagio.

«Che c'è?» gli chiese.

«Perché hai accettato l'incarico? È… ehm… è strano che l'abbiano offerto a te»

«Si dice che, nell'intero universo, non è mai successo niente di insolito»

«Sophia, è una stronzata»

La dottoressa Light si lasciò sfuggire un ghigno:

«Senza dubbio. In questo caso, so che il Comando O5 si interessa a me dalle mie prime ricerche. Ero convinta che mi promuovessero solo perché credevano tutti che facessi parte del Progetto Olimpia o che avessi qualche legame col dottor Bright. Ma non è vero: c'è qualcos'altro»

«È per questo che non hai paura che ci sparino, se questo piano fallisce?»

Sophia sospirò:

«Sparerebbero solo a me. Vaux, quando O5-7 me l'ha offerto, non ero sicura. Immagina di essere a favore dell'energia nucleare: non puoi supportarla in pubblico, perché è un tabù politico; per motivi burocratici insensati. Ma hai visto che può fornire all'umanità energia economica, acqua pulita, cibo, sanità e opportunità»

«Ma è pericolosa» si azzardò Vaux.

«Certo che lo è. Ma hai il forte sospetto che sia meno pericolosa dell'alternativa: non usarla. È solo che non puoi convincere nessuno a provarla. Adesso immagina che il governo ti metta a capo del suo programma di armi nucleari»

«Oh…»

«Cos'altro potevo fare?»

La dottoressa Light si piegò all'indietro, con lo sguardo perso nel paesaggio della tundra. Vaux annuì:

«Sei sicura che nessuno proverà a ucciderti?»

«Qualcuno lo farà, quasi di certo, ma non il Comando O5. Come ho detto, gli piaccio, anche se non so perché»

«Eh»

Sopra di loro, il rombo di un motore indicò loro che il loro aereo stava arrivando. Vaux fischiò a Mango per farlo venire e lo legò al guinzaglio.

«Ma ho intenzione di scoprirlo. E poi ne farò uso» promise Sophia.

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