Benvenuti alla Divisione di Ricerca Memetica
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Entrare nella Branca Italiana della Fondazione SCP non è un'impresa facile. Prima di tutto, devi avere la fortuna di essere scelto come possibile candidato da un osservatore, o la sfortuna di incontrare un'anomalia ed essere ritenuti sufficientemente utili da ricevere un posto di lavoro al posto di un amnestico - o una pallottola in fronte nei casi più gravi. In entrambi i casi, seguono ben sei mesi di preparazione all'ULIS, l'ente di formazione del nuovo personale, in cui si apprendono informazioni importanti quali l'organizzazione interna, il gergo della Fondazione, i gradi del personale e cosa si può (e soprattutto non si può) sapere in base ad essi, i vari Gruppi d'Interesse e nozioni di base sui campi di studio non trattati all'esterno, come la Taumaturgia e la Memetica.

Oh, e ovviamente le ore di grammatica italiana gentilmente imposteci all'ULIS dal Capo Archivista Giocondo, incubo di nuovi e vecchi studenti. Quelle ti perseguiteranno a vita, e forse anche oltre.

Se si sopravvive a questo lungo e tortuoso percorso, però, si è membri della Fondazione SCP a pieno titolo e si viene assegnati al Sito più appropriato per le proprie competenze, tenendo conto di curriculum, percorso di studi e rendimento durante la formazione. Prima, però, bisogna passare giusto un'altra mezz'ora nella sala conferenze del Minerva per il discorso conclusivo di Giocondo.

Flemmatico come sempre, il Capo Archivista si presenta con venti minuti di ritardo, sbuffando e ignorando bellamente i mormorii dei suoi 135 quasi ex-studenti desiderosi di rimuovere quel "quasi" il prima possibile; s'inerpica con lieve difficoltà sui gradini del podio sopraelevato, aiutandosi con il suo inseparabile bastone da passeggio, e si siede alla sua solita postazione dietro una pesante scrivania di legno.

"Buongiorno signori. Vi chiedo scusa per il ritardo, ma ho dovuto sistemare delle cose per i miei colleghi del Deus e ci è voluto più del previsto. Dunque! — esclama improvvisamente, battendo il bastone sul pavimento e sorridendo nel vederci sussultare. Dannato Nazista… — Quest'oggi avete finito il vostro percorso di formazione e mi congratulo con voi: quando i nostri osservatori vi hanno reclutati, avevano notato le vostre qualità superiori alla media, qualità che noi dell'ULIS abbiamo affinato così che possiate usarle per il bene del genere umano.

"Non vi illudete, però. La nostra è una via difficile e costellata di sacrifici che conduce immancabilmente verso l'anonimato, che siate mere reclute o gli S5 in persona. Noi siamo i guardiani silenziosi e invisibili della civiltà e ci tengo che questo concetto vi sia chiaro! Dimenticate fama e gloria, sono concetti che portano al disastro e alla rovina. Concentratevi sulla nostra missione, "Sicurezza, Contenimento, Protezione", e fatela vostra, lasciate che la vostra vita sia guidata da queste tre parole semplici eppur significative.

"Non è semplice abbandonare le proprie ambizioni, me ne rendo conto, ma considerate il peso che grava sulle nostre spalle, i milioni e milioni che dipendono da noi per continuare la loro esistenza senza dover temere il caos dell'anomalo. Vi prego di non dimenticarlo mai." Conclude solenne il Direttore dell'ULIS. Iniziamo ad applaudire, ma ci ferma con un cenno della mano:

"Oh, c'è un'altra cosa che dovete ricordare. Una mia ultima raccomandazione che spero vi accompagni per il resto della vostra carriera: non fatemi trovare errori di grammatica, sintassi, lessico o battitura nei documenti che mandate per l'archiviazione. Ho la memoria molto lunga e tutti i documenti vanno firmati. Vi verrò a cercare, che siate cavie da laboratorio o Sovrintendenti. Ho concluso, buon proseguimento di giornata."

E con queste parole, Saverio Giocondo esce dalla sala accompagnato da un silenzio tombale, rotto solo dai suoi pesanti passi e dal ticchettio ritmico del suo bastone.

Potrei giurare di averlo sentito sghignazzare mentre usciva dalla stanza. Dannato Nazista.

"Ok, questo è stato… interessante? Poteva risparmiarsi la minaccia nel finale, però." Mi bisbiglia Giacomo, il ragazzo seduto alla mia sinistra.

"Non è una minaccia quella, è una promessa. — gli rispondo, guardandomi attorno e notando che anche gli altri colleghi si erano messi a chiacchierare tra loro — In ogni caso, sai chi sarà l'ultimo oratore?"

"Non ne ho la più pallida idea. — borbotta lui, guardando annoiato l'orologio — Prego solo che non siano di nuovo Aisenberg o Rogazzi, quei due sono uno strazio."

"Ehi, chissà, forse è di nuovo la Mattei, oppure la Siciliani. — commenta sognante Luca, lo studente seduto dietro di lui — Almeno avremo qualcosa di carino da guardare, no?"

"Idioti." sibilo mentre i due si mettono a sghignazzare tra di loro; ok, lo ammetto, non hanno per niente torto, ma potrebbero evitare di fare così tanta confusione… comunque sia, rimane il fatto che non ho la benché minima idea di chi debba venire a farci quest'ultima lezione e la cosa mi lascia molto perplessa: di solito, i nostri docenti sono estremamente puntuali e ci fanno sapere con largo anticipo chi sarebbe venuto e quali temi avrebbe trattato.

D'un tratto, Giacomo mi scuote leggermente. Mi volto per chiedergli cosa volesse, ma lui mi batte sul tempo:

"Ehi, la senti anche tu questa specie di… fischio?" Lo fisso confusa ma, prestando attenzione, mi accorgo di un suono acuto appena udibile sotto il mormorio dei nostri colleghi.

"Uh, sì, lo sento. Sembra provenire dagli altoparlanti, che ci sia un malfunzionamento?"

"Oh, fantastico. Beh, siamo pur sempre in Italia, sarei sorpreso se funzionasse tutto come…" Giacomo si interrompe bruscamente e spalanca gli occhi, impallidendo a vista d'occhio.

"Giacomo? Ehi, tutto bene?" Lo scuoto, ma lui continua a fissare davanti a sé senza degnarmi di uno sguardo. Mi rendo conto che non è il solo e, guardandomi attorno, vedo che l'intera stanza è piombata in un silenzio tombale. Quasi tutti gli studenti sono irrigiditi e portano un'espressione di assoluto terrore sul volto; gli altri cercano di capire cosa stia succedendo, cercando la causa di questo fenomeno o scuotendo i colleghi per farli riprendere.

Improvvisamente, la porta si apre con un rumoroso scatto e scoppia il caos: urla di orrore, pianti e rumore di sedie che cigolano sotto i movimenti frenetici dei loro occupanti accompagnano l'ingresso di un individuo che non avrei mai immaginato di vedere.

Questi è alto e dai lunghi capelli neri ben pettinati, abbigliato con un elegante completo color acciaio coperto da un camice da laboratorio; il suo volto è… nebuloso, come se ci fosse un velo che mi impedisce di vedere esattamente i suoi lineamenti, eccetto una specie di "K" sbilenca tatuata sulla metà sinistra del viso. Ma il dettaglio che più mi lascia allibita è il tesserino con dettagli in blu che pende dal suo collo, oscillando al ritmo dei suoi passi rapidi eppure misurati.

Blu. Il colore dei Sovrintendenti.

Ignorando il frastuono fatto dai miei colleghi, l'uomo sale le scale del podio, afferra il microfono dalla scrivania e si porta sul fronte del piano rialzato. Rimane lì per qualche istante, battendo assente sul microfono per verificare se fosse acceso, e guarda il trambusto con postura stranamente rilassata.

Dopo qualche secondo, estrae il suo cellulare dalla tasca e lo avvicina al microfono. Un fischio acutissimo echeggia per la sala e, con la stessa rapidità con cui si erano agitati, gli studenti si calmano e si guardano attorno confusi.

"Per chi di voi non sia stato influenzato, — inizia il Sovrintendente con tono mellifluo e… divertito?! — i vostri colleghi erano sotto l'effetto di un meme uditivo di Classe XII, il quale è in grado di generare allucinazioni terrificanti nei soggetti suscettibili. Se questa era la vostra prima esperienza con gli agenti memetici, signori, spero vi sia piaciuta."

Un coro di proteste segue le sue parole, ma lui si limita a sventolare un po' il suo cartellino e, nel giro di dieci secondi, non si sente più ronzare nemmeno una mosca.

"Oh, vedo che riconoscete il colore del mio cartellino, allora siete stati attenti a lezione! Bravi, Giocondo dev'essere proprio orgoglioso di voi! Dunque, lasciate che mi presenti: per chi di voi non l'abbia già capito da questo bel glifo sulla mia faccia e dall'esperienza a cui avete assistito, io sono il dottor Andrea Verdi, Quinto Sovrintendente della Branca Italiana e Direttore della Divisione di Ricerca Memetica. Oh cielo, vi vedo sorpresi. Non vi aspettavate di vedere un Sovrintendente di persona? Ah, ma posso capirlo, probabilmente pensavate stessimo rinchiusi in una torre d'avorio come gli O5. Un comportamento sciagurato, purtroppo; noi invece siamo partecipi al 100% alla vita della Branca e passiamo molto tempo girando per i Siti dove risiediamo o andando qua e là per l'Italia, per cui non siamo una vista rara.

"Ah, ma mi sto perdendo in chiacchiere, scusatemi. Dunque, sono certo che vi starete chiedendo: 'Quinto, tutto questo è molto interessante, ma Giocondo ce l'ha già insegnato; perché sei qui?', al che io rispondo: questo è un evento importante sia per la mia Divisione che per voi, miei carissimi colleghi. Vedete, finora siete stati in un ambiente relativamente protetto e conoscete gli orrori del nostro lavoro solo attraverso qualche slide e i libri; il mio scopo, oggi, è di iniziarvi ai suddetti orrori, cosicché sappiate mantenere i nervi saldi quando essi proveranno a mangiarvi - o peggio. Spesso contemporaneamente, mentre siete ancora vivi."

Scuoto la testa per scacciare le immagini che la Mattei ci mostrò in una lezione, nella quale si vedevano chiaramente i corpi maciullati da un branco di Zero-Ventitré dopo una breccia di contenimento. Ugh… come fa quest'uomo ad essere così euforico pur sapendo esattamente di cosa sta parlando?

"Inoltre, già che ci siamo, vi faremo fare l'esame di valutazione della Resistenza Memetica. Noi usiamo gli agenti memetici per proteggere le informazioni sensibili del database, per cui dobbiamo tenere un archivio di tutte le capacità del personale, sia per sapere quali inoculazioni antimemetiche dobbiamo fare se salite di grado - lunga storia, se entrerete nella mia Divisione ne riparleremo - sia per semplici fini statistici; inoltre, se il vostro Grado di Resistenza è sufficientemente alto o con resistenze peculiari, vi forniremo un modulo per entrare nella Divisione di Memetica.

"Mh? Allora, cos'è questo casino? — sibila d'un tratto, portandosi una mano all'orecchio; il brusio che si era levato quando aveva detto "test" si acquieta. — Bene. Dunque, il test non è un esame scritto o roba simile, ma è più simile a un esame medico: sarete sottoposti a venticinque memi appositamente realizzati e, in base alle vostre reazioni, vi verrà assegnato un punteggio. Non fingete, l'ultimo idiota che lo ha fatto ha vomitato le sue stesse viscere dopo nemmeno un mese. Lo dico per voi, eh, perché potreste sopravvivere."

Approfittando del silenzio allibito, uno studente dai nervi più saldi dei nostri, seduto due file davanti alla mia, alza la mano. Il Sovrintendente annuisce con decisione e lo indica con la mano libera.

"Deve chiedermi se la storia che ho detto è vera? Perché lo è, nonostante io stesso non volessi crederci."

"Uhh… no. No, signore, ecco… volevo chiederle, io sarei stato indirizzato al Sito Vittoria: nel caso superassi il test, cosa succederebbe?"

"Ottima domanda. Beh, nel caso lei totalizzi un punteggio degno di nota, avrà la possibilità di seguire l'addestramento militare qui al Minerva assieme alle SPeV o, se si distingue, alla SSM-V e contemporaneamente studierebbe al corso di preparazione sulla Memetica; una volta raggiunto un livello soddisfacente, potrebbe essere inviato in uno dei vari distaccamenti degli altri siti, con mansioni sul campo - incluso il Vittoria. Gli esperti di informatica, invece, si dedicheranno alla sorveglianza di Internet o alla manutenzione degli Archivi, gli antropologi delle reazioni umane ai memi, i linguisti alla loro evoluzione, e via dicendo. La memetica è una scienza molto ampia, per cui richiediamo talenti molto diversi e apparentemente distanti da essa. Sono stato chiaro? Mi sono dilungato un po' anche per i suoi colleghi, spero non sia stato un problema."

"Assolutamente no, signore, grazie del chiarimento."

"Di nulla. Dunque, ci sono altre domande? No? Bene, allora direi che possiamo procedere con la ripartizione per i test, così dopo possiamo fare un'altra dimostrazione prima di concludere."

Detto questo, riprende il cellulare e digita qualcosa. Neanche un minuto dopo, entra nella sala un gruppetto di ricercatori di tutte le età che si mette ad arco vicino alla porta; uno di essi, un giovane alto e dai capelli castani, porta con sé una valigetta e sale sul podio, estrae un computer e inizia ad armeggiare con i cavi del proiettore. In meno di un minuto, lo sfondo del desktop compare sullo schermo alle spalle del Sovrintendente, e molti di noi non trattengono le risate.

Esso raffigura il Direttore della Divisione di Memetica, col solito volto indistinguibile e una postura quasi esasperata, con in testa la più adorabile creaturina che abbia mai visto: una palla di pelo nera, con occhi verdi grandissimi, la bocca piccina aperta come in un sorriso e le zampe troppo corte per il suo corpo penzolanti davanti al viso del suo "trespolo".

Suddetto "trespolo" inclina leggermente la testa nel vederci sghignazzare, poi si volta e si irrigidisce per un momento prima di sbottare:

"Ludovico, quando ti avevo chiesto di trovarmi una foto di Nero, intendevo 'tutte tranne quella'."

"Mi scusi, Direttore, ma lei me lo ha comunicato venti minuti fa e questa è l'unica che ho trovato in tempo per la presentazione." replica l'assistente con tono a metà tra il teso e il divertito. Il suo superiore si limita a portarsi una mano sul volto e sospirare esasperato.

"Lasciamo perdere, ne riparleremo dopo. Comunque sia, — si rivolge a noi, la voce completamente priva di quell'euforia che lo aveva caratterizzato fino a quel momento, rimpiazzata da una stizza quasi esilarante. — Nero è il nome che abbiamo dato all'oggetto anomalo Ventuno, la mascotte della Divisione di Antimemetica. Sì, quella cosina pelosa che vedete appollaiata sulla mia testa è un'anomalia antimemetica. Cosa fa? Ebbene, non esiste."

Eh? Come sarebbe 'non esiste', è là sulla sua spalla a mordicchiargli l'orecchio, come fa a non… un attimo, da dove è saltato fuori? Non c'era prima… vero?

"Puntuale come sempre. — riprende il Sovrintendente, impassibile nonostante la bestiola miagolante che ha iniziato a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli corvini. — "Questo è Nero, un'entità paradossale che si nutre del concetto della sua inesistenza per manifestarsi fisicamente; in parole semplici, nel momento in cui una persona riceve l'informazione 'questa creatura non esiste', lui diventa reale e, allo stesso tempo, elimina tale informazione. A parte questo, è perfettamente innocuo e ha l'intelligenza di un gatto domestico; i colleghi dell'Anti sono riusciti ad addestrarlo, per così dire, a manifestarsi solo se il soggetto da cui intende nutrirsi non è impegnato da esperimenti o lavori simili. Non chiedetemi come, sono il primo a non capirci niente.

"Vi vedo tranquilli, ottimo. Per quanto non sia quella la foto che avrei voluto voi vedeste, intendevo comunque mettervi a vostro agio presentandovi Nero, specialmente dopo la dimostrazione precedente. Detto ciò, come potete vedere il mio assistente ha messo sullo schermo questa tabella con tutti i vostri nomi, divisi in gruppi da undici o dieci e numerati da uno a tredici. Quando chiamerò il gruppo a cui appartenete, voi vi alzerete e seguirete il ricercatore a voi assegnato in maniera ordinata. Bene, iniziamo; Ludovico, tu raggiungi gli altri, così già ti trovi là."

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