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L'agente Dietrich Lurk uscì dal bagno e andò al lavandino. Le dure suole delle sue scarpe facevano eco a ogni passo e il getto d'acqua fredda del rubinetto ruppe il silenzio nel bagno degli uomini, che in quel momento era vuoto. Si sciacquò la faccia per darsi una rapida calmata e fece un lungo respiro, dopodiché si guardò allo specchio e fissò un punto alle spalle della sua immagine riflessa.

«Sì, lo so. Ho letto anch'io l'e-mail: è fissato fra tre settimane, secondo te cosa dovrei farci?»

Indugiò in attesa della risposta, ma poi scosse la testa in segno di rifiuto:

«Merle, dico sul serio: oggi non mi va proprio, capito? Non farmi pentire di averti insegnato il linguaggio dei segni. Puoi tacere per la prossima ora?»

Si sciacquò la faccia un'altra volta e si asciugò, stando attento a non far cadere qualche goccia sulla sua cravatta nera o sulla sua camicia bianca. I suoi capelli crespi erano quasi ritti, ma lo erano sempre e alla maggior parte degli agenti non importava della loro capigliatura, in servizio. Dietrich avrebbe preferito di gran lunga pescare pesci persici in riva a un lago, piuttosto che continuare a fissare l'espressione vacua di SCP-1471-A allo specchio.

«Non posso parlarti così, in questo momento. Perché? Perché le persone stanno iniziando a notare che mi comporto in modo strano. E se saremo ancora qui all'esame annuale, saremo entrambi nella merda fino al collo»

Tacque per un lungo istante per guardare la risposta.

«E va bene. Aiutami solo a mantenere la calma per un'altra settimana, poi mi farò trasferire lontano da qui prima dell'appuntamento. Ma devi darmi spazio, Merle. Capito? Bene»

Si sistemò la fondina ascellare un'ultima volta, prima di uscire dal bagno e tornare nel corridoio. Cercava di non guardare SCP-1471-A nel suo campo visivo periferico, cosa a cui ormai si era abituato abbastanza bene.


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Jean Karlyle si mise in ordine la giacca ed entrò nella stanza dei server. Il centro tecnologico del Sito-19 era senza dubbio impressionante e, per il direttore Aktus, avrebbe anche potuto essere magia. Si divertì all'idea di staccare una spina come un bambino, solo per vedere quale sorta di caos avrebbe seminato, ma decise che era meglio lasciare quello svago a qualcuno di più giovane e irresponsabile. Il dottor Hamilton lo stava aspettando vicino al muro settentrionale, mentre giocherellava immobile con una tasca bucata. Notò che Karlyle stava arrivando e gli tese la mano:

«Direttore Aktus, benvenuto nella stanza dei server. Questa è… ecco, non è la vera unità centrale, ma è quella del nostro dipartimento»

Jean gli strinse la mano e rispose:

«È un piacere, dottore. Come al solito, le innovazioni che il Sito-19 è in grado di produrre mi meravigliano»

Il dottor Hamilton ridacchiò. Karlyle aggiunse:

«Dunque, presumo che abbia ricevuto il mio comunicato intragruppo»

Il dottor Hamilton annuì:

«Certo, ho letto la sua e-mail. Di cosa voleva parlare?»

Karlyle corrugò la fronte e rispose:

«Della vostra divisione di intelligenze artificiali applicate, l'AIAD. Ho visto alcuni dei vostri risultati preliminari e sono davvero colpito. I miei tecnici al Sito-81 sono interessati ad allestire un modello simile e hanno un prototipo molto grezzo in lavorazione, ma temo che alcune delle specifiche più articolate gli siano estranee»

Il dottor Hamilton esitò, prima di rassicurarlo:

«Nessun problema, so esattamente a chi deve rivolgersi. Detto questo, non capisco perché è venuto di persona. È un uomo impegnato, non poteva mandare qualcuno?»

Karlyle sorrise:

«Mi piace vedere cose nuove, dottore. Inoltre, ero già qui per altre faccende»


Appena il direttore Aktus finì la frase, Dietrich entrò nella stanza. Raddrizzò subito la sua postura dinoccolata e cercò di nascondere ogni traccia di stupore apparente. La stanza dei server era interessante quanto il ripostiglio dei bidelli e i superiori ci mettevano piede una volta ogni morte di papa. Ciononostante, per loro era una giornata come le altre. L'agente Lurk salutò entrambi con la sua solita disinvoltura:

«Ehilà. Voi due non avete problemi di accesso, vero?»

SCP-1471-A si sbatté il palmo in faccia, in un riflesso adiacente; un'espressione che Dietrich ignorò del tutto. Il dottor Hamilton fece un sorriso eccentrico:

«Affatto. In realtà, stavamo giusto parlando di lei, agente Lurk»

Karlyle alzò un sopracciglio:

«Lurk? Non è un nome in codice, vero?»

«No, è scozzese; da parte di padre. Il mio cognome è M'Lurgh, ma sa com'è: gli Americani fanno fatica a pronunciarlo. Reagiscono tutti più o meno così, la prima volta che lo sentono»

Il dottor Hamilton annuì, imbarazzato.

«Giusto. Comunque, il direttore Aktus vuole che qualcuno lo aiuti a sviluppare un'intelligenza artificiale coscritta per il Sito-81»

Dietrich guardò prima il dottor Hamilton, poi Jean e infine lanciò una rapida occhiata a SCP-1471-A, che stava fissando i dottori. L'agente Lurk chinò il capo, in risposta:

«Ascolti, signore, forse le sembro un ricercatore, ma non lo sono per niente. Aiuto solo i veri smanettoni a rendere i loro progettini degli strumenti pratici. Restringo il divario fra la teoria e la pratica, capisce?»

Karlyle fece un sorrisetto complice:

«A quanto pare, è proprio di questo che devo parlare. Dottor Hamilton, se permette?»

Il dottor Hamilton alzò la mano, con noncuranza:

«Proceda pure, direttore. Ho la sensazione di non volermi far coinvolgere più di così»


Il direttore Aktus indicò una stanza accanto e vi entrò, seguito dall'agente Lurk. Chiuse la porta e i due si sedettero al tavolo delle conferenze.

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«Agente Lurk…»

«Preferisco farmi dare del tu. Mi chiamo Dietrich»

Jean si adagiò sulla sedia e annuì:

«Va bene, Dietrich. Voglio parlare delle vostre IA coscritte e del modo in cui potrebbero reagire a una minaccia invasiva e del tutto tecnologica. Immaginiamo che un'anomalia digitale e aggressiva faccia breccia nel contenimento da qualche parte ed entri nell'unità centrale di un sito. Poniamo che minacci di isolare il sito e di attivare il dispositivo locale. Cosa farebbe una delle vostre IA coscritte, per gestire una situazione del genere?»

L'agente Lurk elaborò le sue frasi in silenzio; considerò tutte le opzioni per qualche minuto. Dopodiché, si sporse in avanti e iniziò il discorso:

«Allora, tanto per cominciare, questa non è la mia divisione. Li ho solo aiutati a decollare ed entrare in questo campo, in un certo senso. In secondo luogo, direi che dipende. Le IA coscritte sono come le persone vere: pensano, provano emozioni e sbagliano; lo fanno solo molto più in fretta di noi. Ma non è tutto, ovvio: pensano in fretta e sono ancora più rapide ad agire. Se il granaio va a fuoco, non si aspetta che piova, giusto?»

Karlyle annuì:

«Dunque, stando alle tue esperienze, credi che i modelli disponibili ora siano adatti per gestire le attività giornaliere di un sito?»

«Direi di sì. Insomma, sono fatti apposta per quello»

«E in combattimento?»

Dietrich rimase interdetto:

«Eh? Cosa?»

«Se mi segui, immagina che un'anomalia minacciosa appaia da qualche parte, nel mondo. Quanto in là dovremo spingerci, prima che le IA coscritte siano capaci di esaminare la minaccia, attaccarla e contenerla da sole, senza direttive esterne?»

«Le IA coscritte vanno addestrate, come chiunque altro. Hanno bisogno di esperienza, per agire da sole, e l'esperienza non si può programmare. Certo, voglio dire, un virus normale non è neanche da considerare. Ma le minacce anomale sono…»

Gli occhi di Dietrich guardarono alle spalle del direttore Aktus per un attimo e notarono che SCP-1471-A gli stava gesticolando, sullo schermo della lavagna interattiva sul muro. Prima che capisse il messaggio di "Merle", l'agente Lurk si accorse che stava tacendo per troppi secondi. Dunque concluse:

«Imprevedibili. Ci vorrà del tempo, prima che possiate sguinzagliarle come volete fare»

Karlyle diede una rapida occhiata dietro di sé e fissò SCP-1471-A. Non vide niente, quindi tornò a guardare Dietrich e annuì, comprensivo:

«Capisco»

Dietrich chiese:

«Signore, c'è qualcosa che le IA coscritte devono contenere al momento?»


Il direttore Aktus strizzò gli occhi. Non sapeva bene come approcciarsi a quell'uomo strano. Era di certo competente, ma c'era qualcosa di bizzarro in lui. Si sporse in avanti e disse:

«Non per forza. Al momento, sto solo esplorando le possibilità, per il Sito-81 e altri progetti»

«Altri progetti?»

«Agente Lurk…»

«Dietrich»

Jean guardò alle spalle di Dietrich, nella stanza dei server dall'altra parte, e si corresse:

«Sì, scusami. Dietrich, secondo te, quanto sarebbe gestibile mantenere questi sistemi sul campo? Quanto è adeguata la tua esperienza in questo ambito? Inoltre, a quali altri progetti sei assegnato, adesso?»

«Adesso? Solo a questo. Faccio avanti e indietro fra divisioni e laboratori da quando ho lasciato la SSM Mu-13. Ma sul campo? Abbiamo lavoretti in secondo piano che hanno a che fare con le applicazioni per cellulari e le IA coscritte. Se partiste da quelli, sarebbe un buon inizio»

Dietrich mise il suo cellulare da lavoro sul tavolo delle conferenze e disse:

«Conosco bene queste IA coscritte, signore. Non so farne una da zero, ma posso regolarle e ottimizzarle. Quello che voglio dire è che so abbastanza. Dico bene, Alex?»

Il cellulare trillò e rispose con una pimpante voce femminile:

«Proprio così, agente!»

Il direttore Aktus guardò lo schermo del telefono, incuriosito.

«Questo è il sistema di quarta generazione, giusto? Il sistema Alexandra?»

Dietrich annuì:

«Sì, signore, è ospitata proprio qui, al Sito-19. L'intelligenza artificiale coscritta più recente e in gamba che abbiano sviluppato finora»

Il vecchio ricercatore prese il telefono. Al centro dello schermo, apparve l'avatar di una ragazza dai capelli blu, che sorrise quando Karlyle la vide.

«Buon pomeriggio, dottor Aktus! È un piacere conoscerla, finalmente»

Jean ritenne che la voce sintetica, tutto sommato, era fatta molto bene. Si rivolse a Dietrich:

«Può sentirmi?»

Alexandra lampeggiò con una notifica e rispose:

«Certo! Sono integrata in tutti i componenti progettati per questi dispositivi e ho accesso a qualunque programma voglia usare, dovunque voglia usarlo. Fotocamere, microfoni, laser… d'accordo, forse non i laser, ma di certo stanno lavorando anche a quelli!»

Il direttore Aktus si rigirò l'oggetto tra le mani e disse:

«Affascinante! È di gran lunga superiore al sistema Access che abbiamo al Sito-81»

L'avatar fece una linguaccia:

«Access, ahia. Ho visto la fonte, quella roba è abbastanza obsoleta»

Karlyle alzò un sopracciglio, concorde.

«Dietrich, se sei disposto, potrei avere una posizione per te nell'immediato futuro. Ma solo se sei interessato a continuare il tuo lavoro con queste IA coscritte»


L'agente Lurk tamburellava le dita sul tavolo:

«Sono un piolo rotondo in un foro quadrato, signore. Sono un tuttofare, ma non sono specializzato in nulla. In tutta onestà, preferisco così: non mi piace farmi etichettare. È anche per questo che ho lasciato la SSM Mu-13. Tuttavia, il Sito-81? Immagino che sia un cambio di scenario. Perché no?»

Smise di tamburellare le dita e guardò la lavagna interattiva: SCP-1471-A stava annuendo, contento di quel cambiamento. Era una benedizione sotto mentite spoglie per entrambi, visto che Dietrich era a un passo dall'essere definito uno schizofrenico, all'esame psichiatrico annuale. Domandò:

«Qual è la sua scadenza, signore?»

Il direttore Aktus tirò fuori una busta bianca dalla tasca interna della sua giacca e disse:

«Temo che non sia per forza al Sito-81, e la scadenza sarebbe subito»

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