Una Crepa nella Porcellana
voto: 0+x
blank.png
⚠️ content warning

RAPPRESENTAZIONI ESTREME DI ABUSO A SEGUIRE. PROCEDERE CON CAUTELA.


flyby.PNG

Per sempre giovane. Per sempre bella. Per sempre sua.

La prima volta in cui Madeleine von Schaeffer si ricorda di aver strappato le ali ad una farfalla… sarà stata nel 1896? 1905? È difficile da capire.

Era sposata con Christof Nessler, un uomo ricco e potente — più potente della Madeleine di allora — con labbra spesse, occhi perforanti, un membro storto e bulboso e (l'unica cosa attraente in lui) una cicatrice da duello. Madeleine non ricordava molto altro di lui; Christoff si teneva in una maniera che era difficile ricordare se non per sbaglio.

Madeleine era seduta — stava piangendo? — nel giardino. Il tempo levigava i particolari delle sue azioni. Stava osservando il suo orrido riflesso in uno specchio, stava maledicendo i suoi capelli castano fango e la sua pelle maculata? Che si stesse nascondendo da Christoff? Giocando con le sue servitrici? Oppure invocasse la Regina Violacea supplicante?

Si ricorda di aver visto una bellissima farfalla rossa e bianca che svolazzava si di un letto di fiori. Si ricorda di averla guardata mentre faceva giravolte in aria, combattendo il vento per del nettare. Si ricorda di aver ricordato — anche se non nel dettaglio — i suoi vergognosi giorni della gioventù passati a minacciare gli insetti dei giardini della Magione Schöneberg.

Madeleine si ricorda di aver afferrato l'insetto dal cielo e di aver strappato le sue ali.


Theresa fece un tiro con la sua sigaretta elettronica, così soffiando una nube aromatizzata al limone nelle cavità della bambola. Si lamentò, e cercò di ribellarsi ai suoi legacci. "Sottodose." Il suo tedesco era ancora un po' macchinoso.

Madeleine canticchiò. "Prenditi cura di te, tesoro."

Vorrebbe non doverlo fare però. Certo, sarebbe stato meglio se Theresa avesse saputo cosa le aspettava il futuro, ma dove stava il divertimento nella solita routine? Vederla minacciosa e paziente produceva un brivido colpevole nel petto di Madeleine, smaltì la preoccupazione sul retro della sua testa con elaborate fantasie di sottofondo. Poiché, se non si fosse autosomministrata la MOSCA NERA1, Madeleine sarebbe potuta innamorarsi.

C'era, però, la questione della bambola. Theresa non era ancora esperta nell'applicare la MOSCA NERA; queste sessioni di bambolatura erano una delle poche volte in cui aveva l'occasione di osservare — e infine partecipare — alla sua applicazione, per quanto non fosse il punto focale del processo.

Madeleine allungò la mano. "Bisturi. Hai a presente il 'bisturi', no?"

Theresa reagì a qualche suono inudito, poi sospirò. "Sì. Sì."

Le passò il bisturi, con l'impugnatura rivolta verso Madeleine. Il respiro le rimase in gola mentre le dita di Madeleine sfioravano le sue. Madeleine le lasciò per un attimo indulgente prima di ritrarle, e riprese a lavorare sulla bambola.


La seconda volta in cui Madeleine von Schaeffer si ricorda di aver strappato le ali ad una farfalla, di fatto, non aveva nulla che vedere con una farfalla.

Christoff era ubriaco; Madeleine si ricorda l'odore del whiskey responsabile meglio della sua causa. Christoff, con il volto arrossato, stava nuovamente gridando con la mente offuscata per una cosa da niente. La solita paura — si affievolì?

Madeleine ricorda come come lui si muovesse quando ebbro, come le sue forme bulbose arrancassero e tremassero sotto al peso dell'alcool. Si ricorda dei suoi soliti tentativi di entrare in intimità — e come, in qualche modo, Madeleine vi resistette.

I ricordi successivi sono molto più limpidi. Come si allontanò da una forzuta mano in atto di afferrarla, per poi cadere su di una tavola da cena; il drappo viola che danzava sul bordo acuminato del tavolo, il quale le trafiggeva l'abito fino ad arrivarle nella schiena; la sua mano che si agitava in cerca di qualcosa, qualunque cosa, che potesse essere conficcata in quella massa orrenda che le si stava avvicinando; una sottile forchetta argentea; il sentimento che provò a conficcarla nella fenditura della cicatrice di Christoff; le sue bellissime, meravigliose grida.

Ma poi la sua mano le si fece vicina, e i ricordi divengono più frammentati che mai.

Madeleine von Schaeffer non pensa spesso ai suoi tempi come Madeleine Nessler, ancor di meno a Christoff Nessler, ancora molro di meno alla sua violenza. Ma… ogni volta che pensa di strappare le ali ad una farfalla, il ricordo di spesse estremità, di occhi perforanti, e di uno storto e bulboso membro, si fa a volte sentire.


Theresa stava passando all'applicazione pratica della MOSCA NERA, e Madeleine non sarebbe potuta essere più fiera. Tutto quanto aveva predetto di Theresa si era avverato: era piena di risorse, imparava rapidamente e applicava ciò che sapeva con grazia. Con abbastanza tempo — forse passato in un corpo nuovo e migliore? — Theresa avrebbe perfino potuto superare le abilità di Madeleine.

Era eccitante… beh, sarebbe dovuto esserlo.

L'orgoglio di Madeleine per il lavoro di Theresa era nella testa, non nel petto. Per quanto provasse ad apprezzare l'impressionante lavoro di Theresa, i suoi sentimenti di base erano un po' più… complessi. Era paura? Delusione? Quel brutto presentimento, quel pensiero che in qualche modo, il successo di Theresa era un male per lei.

Madeleine sorrise, ovviamente; era così tanto brava a sorridere. Sin dall'inizio, Madeleine era riuscita a nascondere gli aspetti più sgradevoli del suo lavoro come arrivavano. Non le sarebbe servito sapere che…

… Madeleine si portò al fianco di Theresa, poggiandole una mano sulla spalla e osservandola all'opera. Il paziente era stato fornito dal Sig. Rass, un magro giovinotto che aveva assalito un iniziato ad una marcia. Al momento, mezza testa di tessuto butterato etereo gli era stata estratta, e Theresa stava lavorando su di un'altra parte del corpo quando Madeleine l'aveva toccata, fermandole il coltello e così il respiro.

"Ottimo lavoro, tesoro." Madeleine scosse le spalle, godendosi i brividi che scendevano per la schiena di Theresa, un sussulto improvviso. Nonostante la lenta progressione di contatto per l'intera durata del lavoro, Theresa non si era ancora seccata delle carezze di Madeleine.

Madeleine non avrebbe dovuto tentare la fortuna. Theresa era, dopo tutto, una protetta del Sig. Rass, e non le sarebbe convenuto… fare scivoloni. Così, come al solito, Madeleine si ritrasse, e lasciò che la povera ragazza continuasse il suo lavoro.

Come al solito, continuò a sorridere.


A dire il vero, Madeleine von Schaeffer pensava allo strappare le ali ad una farfalla più di quanto ne avesse l'occasione.

Anche se disprezzava lodare gli anni nella repubblica di Wiemar, la sua natura precaria offriva a Madeleine una specie di libertà che poi si era protratta negl'anni del fascismo. La turbolenza di un Kaissereich morto, una democrazia morente, e l'emergente fascismo fornivano fornivano a Madeleine il caos nel quale poté darsi agli studi; ciò era, ovviamente, prima che il maldestro Hitler perdesse, e gli ebrei afferrassero la madre patria nelle loro grinfie.

Il corpo di Madeleine non è debole quanto quello della feccia, ciò nonostante; l'età non poteva, non avrebbe potuto toccarla. La sua capacità di apprendere, perciò, era stata conservata negl'anni, ininterrotta dal tempo. Così lei era: paziente. Le farfalle sarebbero arrivate in tempo debito.

Cos'ha Theresa? Cosa la rende diversa dalla farfalla comune che verrà fatta a pezzi e lasciata in una candida cantina? Madeleine pensa spesso a lei, sin da quando l'ha vista ridotta in lacrima dalle mani di KeeLee. Non era mai stata più bella.

Nei momenti vuoti, i pensieri di Madeleine tendono a dirigersi attorno a Theresa. Pensa a come fa il suo respiro quando le loro pelli si incontrano; il viola prugna dei suoi lividi; anche il modo in cui rabbrividisce quando guarda gli occhi madeleine troppo a lungo. Madeleine adora tutto questo, ogni parte di Theresa che può essere ferita, stropicciata, contorta e infiammata.

Inevitabilmente, Theresa sarebbe dovuta essere trasferita in un corpo nuovo e più resistente, e il solo pensiero di ciò riempie Madeleine con un calore nauseabondo.


KeeLee: Hey, sorella! Pensi che possiamo parlare?

Madeleine non… non era abituata ai computer. La loro storia era ricolma di degenerati di tutti i tipi, sodomiti e bastardi e donne scostumate. Inoltre la tastiera le dava problemi particolari: non solo era non necessariamente complessa, ma le dita di Madeleine tendevano a perforare i modelli più fragili. Sfortunatamente, la condizione di KeeLee necessitava di comunicazione digitale. Così che la Regina Violacea potesse regnare nuovamente, madeleine avrebbe dovuto imparare.

Sospirando, Madeleine appoggiò il suo libro e si avvicinò allo schermo più vicino.

BENEFATTRICE: Guten morgen, Sig.ra Auburn. Come posso aiutarla?
KeeLee: Lo adoro quando lo fai, dolcezza.
KeeLee: Dunque, penso che il momento sia arrivato! Terry dice che il mio parlato ora è "realistico", quindi potrebbe essere ora di lasciar perdere il cartaceo e di darci al digitale.
BENEFATTRICE: Glie l'ha detto Theresa?
KeeLee: Yep! Gosh, Sono così eccitata! ❤

Era peculiare. Theresa era brillante e devota; lei non era, però, del tipo autoritativo. Era da soli nove mesi che aveva cominciato a lavorare per Cose Da Ragazze, e a malapena cinque dal suo arrivo in Europa. Non conosceva KeeLee come Madeleine la conosceva, non le parlava come Madeleine le parlava, non l'aveava aggiustata.

BENEFATTRICE: Ho paura che potrebbe essere troppo presto.
KeeLee: Che lagna che sei, Maddy.
<KeeLee carica un immagine - [BLOCCATA DA AEGIS]>
KeeLee: Che delusione. Speravo di beccarti questa volta~.

KeeLee non era nelle condizioni di espandersi oltre. Non era abbastanza bella per il mondo esterno, per ora. Il suo affetto non era nemmeno abbastanza coesivo da spingere il peso del suo progetto; Theresa, la quale interagiva con KeeLee quotidianamente avrebbe dovuto saperlo. Allora perché—

Theresa stava bussando alla porta principale.

Alzandosi dalla sedia, Madeleine iniziò la lunga camminata dall'Ala Est all'atrio.

***

Theresa stava fumano dalla sigaretta elettronica quando Madeleine aprì la porta. Non mantenne il contatto visivo — era normale, anche quando non fumava — ma non sembrava nemmeno spaventata. "Hey."

"…ciao, dolcezza." Madeleine la squadrò di nuovo con gl'occhi. Theresa aveva cominciato a conciarsi i capelli in un caschetto disordinato; oggi però, li teneva in una crocchia. Stava indossando l'abito a pois che Madelein e KeeLee le avevano dato completo della sua tipica cintura rossa, però sopra ci indossava un cardigan blu bimbo. E…

Madeleine sbatté le palpebre. Theresa stava di nuovo indossando degli stivali.

Facendo un ultimo tiro con la sigaretta elettronica, Theresa finalmente fece contatto visivo con Madeleine. "Andrò in…" Deglutì, come se la aiutasse a trovare le parole. "Andrò in America, per un po'." Increspò le labbra. "Due settimane."

Theresa fece un altro tiro con la sigaretta elettronica, per poi poco dopo, rompere il contatto visivo. Stava nascondendo qualcosa.

"Tesoro," Madeleine mise una mano sulla spalla di Theresa, sfregando il pollice contro il suo collo. "Avresti dovuto avvisarmi." Protrasse leggermente la punta del pollice, facendola scivolare gentilmente sulla pelle di Theresa. "Abbiamo del lavoro da fare, cara."

Theresa sussultò all'improvviso, i suoi occhi percorsero il braccio di Madeleine dalla spalla all'avambraccio — ma non parlò. Non avrebbe nemmeno respirato.

Madeleine esclamò. "Mm, non ce la faccio ad arrabbiarmi con te." Rimosse la mano dal collo di Theresa, così permettendo alla povera ragazza di prendersi un respiro. "Dovremo parlare del tuo aiutare KeeLee, quando ne avrai il tempo. Per ora," ridacchiò. "Entra pure, tesoro." Voltandosi, Madeleine fece strada a Theresa per il seminterrato; però non smise mai di guardarla. I vari specchi sparsi per la villa fornirono molte opportunità di leggerle il volto.

La sua faccia era bellissima, contorta in quella artistica preoccupazione.

Purtroppo, non vi era molto da fare per nessuna delle due nel seminterrato. Orvo era occupato con alcuni affari in America, Lror non se la "sentiva" e le attività a Berlino del 4R al momento erano minime. Certo, Madeleine avrebbe potuto tirare fuori i manichini per la pratica, ma a Theresa ormai non sarebbero più stati d'aiuto. Se solo—

"Per caso…" Theresa si era fermata alla soglia del seminterrato; quando Madeleine le rivolse lo sguardo, lei la stava fissando di risposta. "…hai mai sentito dell'…" La lingua le tremò tra le labbra. "…scusa, l'Anziano Rockwell?"

Madeleine batté le palpebre. Di fatto, ne aveva sentito parlare eccome.


Madeleine passa poco tempo da priva di sensi. Un'ora al mese è sufficiente a mantenerla riposata, e anche se poteva dormire più a lungo, il mondo della veglia non le dispiace, grazie tante.

Il mondo della veglia concede a Madeleine del controllo notevole entro i suoi mezzi. Lei è, dopo tutto, la governante della Magione Schöneberg, e abbastanza influente sulla Reinhardt da esercitarne la fortuna. Perfino il nome della famiglia Schaeffer, per quanto deprecato dalle costituzioni del 19 e del 49, ha un certo potere all'interno della Diaspora Violacea. Per non dire nulla delle sue mescolanze con il Sig. Rass e gli Accordati.

Il sonno è una questione a parte.

I sogni di Madeleine sono strani, sconcertanti, difficili. Questa notte non è da meno. Lei è intrappolata in una casa delle bambole, la sua perfetta porcellana è rimpiazzata con ripugnante carne, e al di fuori della casa vi è la sua cara Theresa e quel disgustoso cripto-ebreo, l'Anziano Rockwell.

Stanno litigando e Madeleine sente il suo corpo disintegrarsi ad ogni parola. Theresa cerca di farsi sentire come fa sempre; Madeleine non vuole nulla se non stringerla tra le braccia, dirle quanto sia stata una ragazza cattiva, assicurarle che Madeleine ci sarò per rimetterla in riga. No ci riesce però, poiché Rockwell con la sua pelle di pietra è là fuori e la fragile Madeleine è qua dentro.

Lui ride, la prende in braccio e lancia la piccola e fragile Theresa contro al muro. La sua pelle si infrange come quella di una bambola, e Madeleine riesce a sentirla piangere mentre Rockwell la tira su in piedi, strofinandole via dagl'occhi le lacrime color mascara.

Il corpo di Madeleine comincia a cadere a pezzi.

Rockwell la gira strappandole il vestito. Ora è nuda, la sua pelle perfettamente pallida è decorata da una ragnatela di crepe che non fanno che espandersi mentre Rockwell comincia a spingere, dissacra ciò che sarebbe dovuto essere di Madeleine, ciò che era di diritto di Madeleine, di Madeleine di Madeleine di Madeleine!

Theresa ha un gemito, e Madeleine dice a se stessa che è per il dolore — prega che sia per il dolore — poiché l'unico pensiero peggiore dello stupro di Theresa è l'idea che, in qualche modo, non sia proprio uno stupro.

Che Theresa lo voglia.

E poi Madeleine si svegliò.


Quel giorno c'era qualcosa di diverso in Theresa.

Si vestiva come al solito, parlava come al solito, appariva come al solito. Aveva la stessa dimestichezza del tedesco di quando se n'era andata, lo stesso accento basso canadese che cercava a tutti i costi di sopprimere, gli stessi denti che le mordevano il labbro ogni volta che per sbaglio si tagliava in laboratorio. Gli stessi occhi verdi ricolmi di eccitamento ogni volta che osservavano un paziente.

Era il suo effetto? C'era qualcosa di strano in come camminava.. è sempre stato così? Possibile che Madeleine non lo avesse mai notato? Era la crudeltà che impartiva ai suoi pazienti di prova? Madeleine l'aveva già resa libera di commettere tali atti, e forse l'America l'aveva resa ancora più libera. Sarà stato il suo sorriso? Aveva un sorriso incantevole.

Che sorriso incantevole.

Madeleine si ritrovò a girare attorno al tavolo operatorio più del necessario, quanto per prendere nota dei progressi di Theresa quanto per guardarle la faccia. Era una speranza vana, l'idea che Theresa avrebbe potuto sorriderle per sbaglio, che di fronte avrebbe potuto vederla sorridere, che Madeleine sorprendesse Theresa in un momento di vulnerabilità emotiva. Cosa avrebbe dato per un tale miracolo.

Ma no, era troppo impegnata con il paziente.

Theresa era brava. Era preoccupantemente brava. In poche settimane, non ci sarebbe più stato nulla che Madeleine avrebbe potuto insegnarle. Cosa allora? Si sarebbero più viste di nuovo? Se il Sig. Rass—

"Bisturi."

Theresa stava sporgendo la mano chiedendole uno degli attrezzi del mestiere. Aveva qualcosa in mente per il paziente. Lei…

… lei non ha più bisogno di te.

Madeleine sorrise forzatamente e rilassò la pelle del suo collo quanto bastava per annuire. Ovviamente. Si poteva fare in più modi. Theresa avrebbe avuto un bisturi, ovunque lo volesse.

Facendo il giro della stanza fino alla cassa degli attrezzi, Madeleine sollevò la scatola per il manico e la aprì vedendo ogni cosa all'interno agonizzantemente messa in ordine, il tipo di ordine che non permetteva di temporeggiare. Non che Madeleine avrebbe temporeggiato, mica era devastata dai progressi della sua dolce Theresa. Oh, e teneva perfino affilata la lama! Madeleine quasi volle che funzionasse sulla sua pelle, ma avrebbe dovuto optare per un paziente.

"Madeleine."

Giusto, Theresa la stava aspettando! Madeleine la raggiunse e le lasciò il bisturi in mano. "Certo, tesoro."

Theresa sussultò voltandosi verso Madeleine con del chiaro fastidio dipinto sul volto. "Fai attenzione. Avresti potuto…"

Si allontanò, e il fastidio sul suo viso divenne gradualmente una confusione aggiunta a disagio. Era bellissima, quella preoccupazione crescente sulla faccia di Theresa; ci volle un po' perché Madeleine si rendesse conto di quanto inusualmente vicina fosse alla sua studente.

Theresa prese fiato come se stesse per dire qualcosa. Oggi indossava del trucco molto leggiero, quanto bastava per accentuare la sua bellezza e mascherare le imperfezioni della sua pelle. Madeleine pensò a quanto bella potesse diventare, una figura rifatta in porcellana e silicone, dita destinate ad essere per sempre graziose, una faccia per sempre liscia, labbra per sempre soffici.

Theresa avrebbe ancora preso fiato mentre la pelle di Madeleine avrebbe accarezzato la sua? Sarebbe rimasta comunque rigida come un cervo sulla strada? La sua pelle sarebbe rimasta calda come lo era ora, le labbra di Madeleine erano a pochi centimetri dalle—

Il bisturi di Theresa cadde per terra e Madeleine si scoprì fin troppo vicina a Theresa; fissava quegli occhi verdi tenendosi una mano sulla guancia, le sue labbra erano a pochi centimetri dalle sue.

Madeleine sbatté le palpebre e si ritrasse. "S-scusami, tesoro. Avevi… qualcosa in faccia."

Theresa ci mise un po' a riacquisire la sua postura. Quasi le rispose, solo per voltarsi e ridarsi al suo lavoro.

Poco importavano i tentativi di Madeleine di attaccare bottone, Theresa non le avrebbe parlato per il resto della notte.


Bagno. MOSCA NERA. Trenta minuti dedicati a sé stessa. L'immagine di Lorian de Mallet che toccava Madeleine in tutti i posti che Christoff e Fernand non avrebbero saputo nominare.

Madeleine è di nuovo normale.


Passarono tre mesi prima che Madeleine poté rivedere Theresa, e non che non ci avesse provato. Madeleine l'aveva messaggiata molte volte, si era assicurata che lo facesse anche KeeLee, si er anche assicurata che le sottoposte di KeeLee facessero altrettanto, ma comunque non ottenne risposta. Aveva cominciato a valutare l'idea di rapirla e riempirla quando, in una notte tarda d'agosto all'una di notte, Theresa si presentò alla porta di Madeleine con un portatile ed una espressione accigliata.

Madeleine le sorrise, sle disse "Ciao di nuovo, tes—" ma Theresa entrò di fretta all'interno prima che potesse finire, costringendola a seguirla.

Theresa si fece strada fino al tavolo più vicino, senza troppe cerimonie appoggiò il portatile e lo aprì rivelando lo schermo del browser, il tipo di schermo che appariva premendo per sbaglio il tasto F11. Era qualche specie di sito di streaming, i colori erano viola e giallo, e sullo schermo vi era una ragazza, bassa, bruna e vestita come una hipster inglese. Non era il tipo di contenuto che Theresa consumava di solito.

"La vedi?" Theresa indicò la ragazza sullo schermo. "'Sara Miriam Yarkoni'." Sputò, come se in bocca tenesse qualcosa di profano. "KeeLee vuole ingaggiarla, crede di poter ricattare questa fottuta troia."

"Non credo di avertelo insegnato, dolcezza."

Theresa rise senza alcuna gioia. "Conta quello che fa."

Madeleine scoprì di star sorridendo mentre si avvicinava alla sua amata protetta. "Bene, non penso che KeeLee se ne faccia molto di una troia."

"Alquanto divertente." Theresa aprì la sua borsa, in cerca della sua sigaretta elettronica. "Yarkoni è una troia che progetta siti web. KeeLee l'ha trovata su LinkEndor. Ha fatto un controllo rapido, e quando non butta i suoi soldi da ebrea in cherosene e adderall si mette a fare la troia per il maggior offerente." Quando la trovò, fece un tiro e soffiò così fortemente che Madeleine temette che lo schermo si sarebbe potuto rompere. "Puttana rivoltante."

Un metro irriconoscibile sullo schermo si riempì, e la Sig.ra Yarkoni sbatté gli occhi dall'apparente stupore. "BlackHanbok, grazie tante! Ora…" Fece il cenno di un bacio in direzione dello schermo, poi si alzò e si chinò in avanti tirando giù lentamente la zip della sua giacca. Era…

"Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me" L'espressione di Theresa era evidente fosse disgusto, occhi fissi sulla Sig.ra. Yarkoni come se fosse la luna su di un cielo senza stelle. "KeeLee ha bisogno di… materiale da ricatto, e ti lo procurerai. Dunque, ogni volta che la troia fa qualcosa che non farebbe vedere ai suoi genitori, te lo salvi e lo mandi a me."

La giacca della Sig.ra Yarkoni era stata tolta ora, così rivelando un topo smanicato che metteva in mostra le sue braccia toniche.

"… sai, e devo dirtelo in inglese." Theresa si mise in tasca la sigaretta. "non m'importa che è kike2. Non m'importa che è frocia. Non m'importa nemmeno che è una venduta degenerata. È per la brillantezza. M'importa che è una cazzo di programmatrice brillante, e tutto ciò che pensa di farne è fare la troia."

Theresa era turbata, e per un secondo sembrò che lo fosse nei confronti di Madeleine.

"… non sopporto più di vederla. Addio." Theresa si voltò e corse di fretta al di fuori della magione.

"Aspetta, tesoro.", ma Theresa se n'era già andata.

Madeleine rivolse lo sguardo alla stream, dove la Sig.ra Yarkoni stava parlando di concetti elettronici completamente non correlati al suo particolare campo di lavoro. Pensò all'espressione di Theresa.


Madeleine si dimentica di dormire quella notte. Si sta quasi per prendersi un'ora prima dell'alba, prima che le voci ipnagociche comincino a imitare Theresa.

Va tutto bene. Dormirà domani.

***

Madeleine guardò l'orologio sul suo muro. 2:17. Aveva parecchio tempo per lavorare, e gli spettacoli della Sig.ra Yarkoni andavano sempre un po' lenti all'inizio.

La Sig.ra Yarkoni, o "BabylonShedim" come si voleva far chiamare, si era portata un amico quel giorno, un uomo all'apparenza orientale che fremeva come Orvo. "Jack", lo chiamava, tra le varie donazioni, "regali" e attese. Per quanto fosse civettuola, la Sig.ra Yarkoni si prendeva cura di non interagire troppo con Jack. Era come se lo tollerasse a malapena, o almeno come se il suo affetto si limitasse alle transazioni.

Non che Madeleine riuscisse a sopportare di dover vedere i loro brevi momenti d'affetto, il modo in cui Jack sgocciolava un fluido, il modo in cui la Sig.ra Yarkoni sembrasse starlo massaggiando con le dita. Il modo in cui lui la afferrò all'improvviso quando era arrivato il tempo di essere affettuosi. Quella terribile transazionalità di ogni loro interazione.

La Sig.ra Yarkoni merita di meglio, pensò quasi.

***

Quando Madeleine non dorme, la linea tra il reale e il surreale diventa considerevolmente confusa.

I segreti della famiglia Schaeffer le forniscono un metabolismo altamente efficiente; però non lo mettono in stasi. Finché la carne rimane dentro al suo corpo perfetto di porcellana, Madeleine necessitava di cibo, acqua e sonno. Vero è che, necessita soltanto un'ora di quest'ultimo al mese, ma senza di esso…

…che ne importa a Madeleine? Può camminare. Può parlare. Può impiegare la fortuna di intere generazioni al servizio della Regina Violacea. Madeleine dormirà quando vorrà.

Le ore iniziano ad vere una durata insolita.

***

I progetti stavano andando come previsto. Il lavoro andava a rilento, ma Madeleine aveva molto più tempo di quanto potesse immaginare. Per il momento, poteva lavorare sul compito datole da Theresa.

Ingrata. Madeleine controllla la catena di comando, non Theresa.

Madeleine prese un altro sorso di caffè. La ipnagogia stava cominciando a farsi più forte, quindi aveva bisogna di usare narcotici. Sarebbe potuta andare a dormire, vero, ma Madeleine aveva del lavoro da fare, come controllare le finanze di KeeLee, o registrare ogni mossa della Sig.ra Yarkoni, o aspettare che Theresa tornasse per chiederle scusa della sua lunga assenza.

Un aspetto positivo dello sfinimento era la minore pressione che le sue dita applicavano alla tastiera. Madeleine non aveva rotto un singolo tasto sin dall'alba scorsa, e anche se aveva senza dubbio i soldi per altre tastiere, dava sollievo non doverli spendere.

Madeleine sbatté le palpebre, e si rese conto che il suo monologo interiore aveva oscurato il contenuto del suo romanzo.

Concentrati, Madeleine.

***

Madeleine sbatte le palpebre, e all'improvviso si ritrova in una stanza d'attesa.

La stanza è molto diversa, e la sua pelle di porcellana perfetta e consumata e sporca. Una landa desolata piena di crepe si estende al di fuori della finestra fino a dove l'occhio può spingersi. La radio è accesa, e riproduce la musica che adorava.

Seduto dall'altra parte vi è Lorian de Mallet, la sua pelle è bella come nelle sue fantasia pre-vedovanza; ed è vestito in un raffinato completo di seta. Una donna, circa della sua stessa età, ha le braccia avvolte attorno alle sue. Il suo corpo è di porcellana perfetta, ciò che Madeleine era stat prima che questa rovina l'avesse sfregiata. Ha dei capelli biondi oro a una fiala di gas nero attorno al collo.

Lorian apre la bocca per parlare, e Madeleine si sforza di svegliarsi prima che lui la faccia impazzire.

***

Madeleine prese un'altro sorso di espresso e si concentrò sull'incarico che aveva di fronte.

Era uno degli spettacoli della Sig.ra Yarkoni, la solita mistura tra i suoi desideri personalizzati e lo spogliarsi al raggiungere degli obbiettivi di mancia. Madeleine aveva imparato da poco cosa fossero gli obbiettivi di mancia. Aveva imparato un bel po' di termini da camgirl mentre eseguiva l'incarico di Theresa.

Il suo tasto Stampa fece scricchiolio. Perché Madeleine stava facendo il lavoro di Theresa? Le donne di classe non avrebbero dovuto lavorare come idraulici digitali, sarebbero dovute essere madri e casalinghe e piccole bambole con pelle che sbocciava di un colore viole sotto ai suoi colpi. Una donna che si faceva così pochi scrupoli a minare quella santità era indegna della dignità che le era stata concessa, perfette per essere spogliate e legate e…

L'ultimo spettacolo della Sig.ra Yarkoni, estensivamente documentato da Madeleine, stava facendo breccia nella sua mente.

Madeleine doveva riposare.

***

—chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non mi chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché quella sciattona presuntuosa non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non mi chiama? Perché la sua amata non la chiama? Perché non la chiama? Perché non la chiama? Perché non—

***

Madeleine era troppo stanca per dormire. Lo sfinimento portò ad una lucidità innaturale, una consapevolezza enorme di sé all'interno dello scorrere di ogni altra cosa. Da quant'era a letto? Si era presa almeno un secondo per dormire? Si era forse presa delle ore?

Sbatté gli occhi, e si ritrovò nella sua sala trucco mentre frugava nell'armadio in cerca del compartimento segreto.

Madeleine si mise di fronte allo specchio. Al di sotto del riflesso della sua lingua, si dissolse un cristallo blu.

Le tornò la chiarezza.

Madeleine si sentì mancare. Stava… bene, a dire il vero. Qualunque cosa la mancanza di riposo le stesse facendo, non aveva effetto sul suo corpo fisico. Porcellana, porcellana perfetta.

Fino a che Madeleine era incantata da quella luce blu, non sarebbe andata a dormire. Le mani le tremavano, il che le impediva di fare bambole, fare affari o cucinare. Pensò di chiamare Theresa, ma sentì una fredda scarica percorrerla quando tentò di avvicinarsi al telefono. Tenendoselo a mente, Madeleine decise di tornare al portatile di Theresa per vedere cosa la Sig.ra Yarkoni stesse facendo.

L'orologio nell'angolo in fondo a destra dello schermo diceva 1:58. La Sig.ra Yarkoni era già stata spogliata a pieno dalla sua chat, un cavo nero partiva dal suo computer e finiva nella sua fessura, lei sembrava star parlando dell'apparecchio a cui il cavo era attaccato. Madeleine fece una foto, e finì per guardare lo schermo intontita.

Qualcuno donò 200 "gettoni" alla Sig.ra Yarkoni, e lei ebbe una scossa di apparente piacere. Salvò la scena nella raccolta.

Perché Madeleine deidcava così tanto tempo a documentare l'umiliazione della Sig.ra Yarkoni? Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Certamente, non sarebbe importato se ci sarebbero stati cinque minuti, cinquanta o cinquecento purché i suoi genitori vedano ciò che lei faceva.

100 gettoni. Per cinque secondi Yarkoni ebbe un sussulto. 20 gettoni al secondo, allora.

A Madeleine ribollì lo stomaco. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, avrebbe dovuto chiudere il computer, rilassarsi i nervi, chiamare Theresa per dirla che aveva concluso il lavoro e mettersi a dormire. Ogni secondo passato a guardare intontita questo spettacolo disgustoso era un secondo dedicato ad una baldracca di bassa classe che non se lo meritava.

20 gettoni. Un sussulto improvviso.

Che creaturina disgustosa questa Yarkoni. Connessa ad una macchina dandosi alla mercé di degenerati per qualche spicciolo. Era un degrado di cui nemmeno un ebrea era meritevole.

1000 gettoni. Un gemito scrosciante mischiato con versi di ciò che Madeleine poteva presumere fosse stanchezza.

Andava fatto qualcosa.

Madeleine scorse in basso al video, verso l'icona dell'acquisto. Se Yarkoni voleva fare la troia di fronte al mondo, che andasse fino in fondo allora. Che la incateni al suo inferno disgustoso.

L'ira di Madeleine non fece che crescere osservando i prezzi dei gettoni. 100 gettoni erano €8,50. €8,50. Yarkoni si stava vendendo agli zotici del mondo, degradandosi per i degradati. Era pateticità del minor calibro. Era un miracolo che le donazioni più alte tendessero alle migliaia, e che la sua putrida menzogna non fosse ancora stata scoperta.

200.000 gettoni non erano nulla per Madeleine; vediamo se per Yarkoni diecimila secondi non fossero nulla per lei.

Madeleine diede conferma all'acquisto e…








… non accadde nulla?

Beh, non è esattamente vero. L'acquisto comparve sullo schermo con tanto di musichetta celebratoria. Yarkoni di certo interruppe il suo monologo sulla programmazione per gurdare lo schermo, e di certo dovette controllare due volte che il numero fosse giusto. Ma qualunque cosa facesse gemere Yarkoni, i 200.000 gettoni non l'avevano attivato.

Le interiora di Madeleine si alternarono fra roventi e gelide, tanto da non farle quasi notare Yarkoni che si metteva al computer. "Uh, cazzo, Dunst_Amherst, grazie per la… Cristo." Premette dei tasti della tastiera, e gli occhi di Madeleine si ripuntarono sullo schermo. "Cazzo, okay. Wow. Uh… tipo, un secondo."

Una richiesta di chiamata in privato. Un incontro faccia a faccia con la degenerata che aveva visto dentro e fuori per chi sa quanto. Un'occasione di sapere cosa sia andato storto.

Madeleine accettò, e scrisse un primo messaggio così velocemente che la tastiera quasi si ruppe del tutto. Un'icona che prima non c'era chiese il permesso di utilizzare la telecamera; le interiora di Madeleine ribolirrono al sapere che quella potesse essere la sua unica possibilità di sapere cosa fosse andato storto. Quindi ovviamente accettò, chi non l'avrebbe fatto?

Yarkoni ebbe un sussulto quando Madeleine fu messa a schermo. "Porca merda, fra. Io—"

"Perché non ha funzionato?"

Yarkoni sbatté le palpebre confusa. "Ccccosa intendi?"

"Il… il pagamento. L'apparecchio." il dito di Madeleine cominciò a tamburellare sul tavolo. "Perché non ha funzionato?"

"Cosa vuoi di… oh! Il vibratore." Yarkoni ridacchiò. La risata era troppo dolce per qualcuno di disgustoso come lei. "Okay, tipo… quindi il massino è di seimila. Superandolo te lo dice. Ovviamente, poi devi donare //nello specifico per quello, se no è solo una donazione. Stavo proprio per, sai, scriverti per chiederti a riguardo. Così, per vedere se non volevi qualche altro servizio.//"

Il brontolio nello stomaco di Madeleine sembrò sul punto di farsi conato, o di esondare con tutta la sua forza. Era molto difficile da distinguere.

"Allora," perché questa stupida mignotta stava sorridendo? "C'è molto che possiamo fare con 200k. Potrei farti uno show privato per il resto della notte, solo io e te." Yarkoni fece finta di stiracchiarsi, muovendosi come se si meritasse altro se non uno stivale nel collo. "Se ci sono dei costumi che vorresti vedere, sarei più che felice di mettermeli."

"Una museruola.", si lasciò scappare di bocca Madeleine.

"Roba da centro commerciale3?" Ridacchiò nuovamente. "Hai un debole per le ragazze alternative? Ti dirò un segreto: ce l'ho anch'io." Yarkoni fece l'occhiolino alla telecamera, il suo sorrise si impresse nelle interiora di Madeleine. "Ci vorrà, tipo, un'ora per mettersi del buon trucco da gotica da centro commerciale. Dimmi se lo vuoi saltare, o se forse vuoi vedermi mentre mi trucco. Hai pagato tipo, diecimila bigliettoni."

No, Madeleine aveva pagato molto di più di—

E lì fu quando Madeleine von Schaeffer si accorse di aver dato più di undicimila Euro alla donna che stava denigrando da settimane.

"… uh, stai bene, Dunst? Sembra che—"

Madeleine spense la stream e prese il suo telefono.

***

Quando Theresa arrivò per prendere il suo portatile, Madeleine non poté crederci, e non solo perché la sua presa sulla realtà le stesse sfuggendo.

Theresa era modesta, il più delle volte; gli unici abiti a maniche corte che possedeva erano quelli che le aveva comprato Madeleine, e spesso li indossavo sotto a cardigan. Tenendolo a mente, l'adorabile prendisole blu marino che indossava era… inusualmente lusinghiero, specialmente visto il tempo. Non aiutava il fatto che si era truccata come se fosse pronta ad uno scatto al viso.

A Madeleine fremettero le dita.

"Hai il materiale da ricatto." Theresa non si disturbò per spiegare il suo abito insolito. "Ce ne hai messo. Si è messa a infastidire KeeLee per Cora, e dubito che un link basterà a farla stare a cuccia."

Avrebbe avuto davvero un bel aspetto con qualche livido. Giusto qualche punto in qui le dita di Madeleine premano un po' troppo forte per un po' troppo a lungo.

Theresa senza fare altra parola, si avvicinò al tavolo sui cui Madeleine aveva lasciato il portatile aperto. "I tasti sono rotti." Si voltò, per nulla stupita. "Hai rotto te i tasti, Madeleine?"

Madeleine sorrise, e soppresse il pensiero di trascinarla nel seminterrato. "Mi scuso, tesoro. Lo sai che mi capita."

"… sei ubriaca?" Theresa corrucciò la fronte, ed una rabbia acuta fiorì nel petto di Madeleine. Chi a dato a Theresa il diritto di rimproverare Madeleine? Chi aveva strappato un artistuccola senza futuro dalle strade di New York per finire come una tiepida servetta? "Va… va tutto bene, Madeleine?" Theresa si morse il labbro; l'espressione di Madeleine doveva aver fatto saltare la sua copertura.

Madeleine sorrise nuovamente, e tentò di pensare a qualcosa che non fosse Theresa. "Perdonami, tesoro, sono…" sul punto di legarti ad un tavolo e ████████ ██ ████ ██ ██ ████ ███ ███ ████. "…piuttosto stanca."

Theresa sbatté le palpebre, una volta, due volte. Inclinò la testa e strabuzzò gli occhi giusto un po'. Aveva degli occhi così belli.

Madeleine si scoprì essersi avvicinata a Theresa. Per quanto recalcitrante fosse quella mocciosaccia, era comunque terrificantemente bellissima. Madeleine quanto può sbrandellarla prima che smetta di essere bellissima? Avrebbe mai smesso di esserlo? Ogni ferita sul suo corpo immaginario non fa che rendere il pensiero ancora più dolce.

Theresa la studiò, sussultò, e Madeleine si rese conto che lei si era a mala pena accorta della loro vicinanza. Allungò la mano, e—

E l' Theresa sbatté gli occhi, e la sua espressione si mutò in una di assoluto compiacimento. Senza altre parole, si allontanò da Madeleine, correndo al di fuori della magione più veloce che poté.

Madeleine sbatté gli occhi—

***

—e si ritrovò in soffitta.

Madeleine aveva la Magione Schöneberg tutta per sé; i servi erano troppo lobotomizzati per andare in giro, e gli invitati tipicamente andavano solo dove Madeleine gli indicava. Ma comunque, vi era un posto nella Magione in cui Madeleine non aveva mai portato anima viva, e quel posto era la soffitta.

Non che la soffitta fosse priva d'anime però.

Il problema con la produzione di bambole di Madeleine consisteva nello spazio. Alcune bambole erano buone per la decorazione; infatti Madeleine le teneva in giro per la Magione. Alcune bambole erano bellissime; infatti Madeleine le teneva nelle sue stanze private. Alcune bambole erano a rischio di sciogliersi, oppure annoiavano Madeleine; Madeleine le cedeva ai Carcerieri. Ma, poi vi erano bambole per cui destini simili non erano abbastanza. Che avessero passato la vita come soldati del giudaismo organizzato; che siano state ancelle della degenerazione; che fossero brutte e basta, e sempre lo siano state. Quelle bambole, non meritavano niente meno che la soffitta.

Era una soffitta sgradevole quella della Magione Schöneberg. Un po' troppo calda d'estate, un po' troppo fredda d'inverno, un po' troppo umida di primavera e d'autunno, sempre profumata di un'aria soffocante sia stucchevole che amara. Non vi era nessuna luce fra quelle mura di legno, q qualunque cosa piangesse per i suoi scaffali claustrofobici piangeva nel silenzio. Non vi era speranza di fuggirne, se non tramite il lento degrado dovuto alla muffa sui prigionieri che si inscuriva con l'aria della soffitta.

Qui era dove Madeleine teneva una certa Hellen Martinez.

Si stava facendo freddo, e nonostante la pioggia non avesse penetrato il soffitto, Madeleine la sentì scrosciare a piena potenza mentre Madeleine si faceva strada verso gli interruttori. Le luci si accessero con un ronzio e gli abitanti più recenti gemettero. Avrebbe dovuto rimproverarli.

Hellen la attendeva in fondo alla stanza, rivolta contro al muro. Era l'ultima arrivata tra gli abitanti della soffitta, dopo un anno passato là non si stava ancora scioglendo ma c'era quasi, ed era disgustosamente bella. Il fatto che Madeleine fosse in qualche modo fiera del suo lavoro su Hellen lo rendeva ancora più intollerabile.

"Svegliati." Madeleine afferò Hellen e la costrinse a girarsi; in risposta fece uno strillo. "Dobbiamo parlare."

Anche faccia a faccia con la sua aguzzina, Hellen Martinez aveva quella stupida parvenza da animale da macello, come se volesse pararsi dalle accuse di Madeleine con la semplice ignoranza. Le dava il voltastomaco vederla usare la faccia che le aveva dato per tale degenerazione.

"Guardati. Come hai mai potuto sperare di avere Theresa per te?"

Hellen rimase silenziosa.

Il volto di Madeleine quasi infranse al suo tentativo di fare una smorfia. "Non sai neanche la metà di quello che hai fatto. Non potresti, vero?"

La testa di Hellen le cadde di lato dalla confusione.

"Lo trovi divertente, non è così?" Un ridolio uscì a forza dalla gola di Madeleine. "Hai messo le tue sporche manacce su Theresa, l'hai quasi sporcata poverina, e lo trovi divertente, non è così?"

Hellen si rifiutò di fare un singolo suono. Sarà in segno di sfida? Fierezza? Una genuina semplicità? Non faceve che rendere Madeleine ancora più arrabbiata.

"Sgualdrina insolente!" Madeleine colpì Hellen, proiettandola contro il muro dal lato opposto con un grido (oppure una risata?). La testa le scoppiava. "Hai inzozzato Theresa ed è così che mi ripaghi? Dopo tutto ciò che ho fatto per te, la bellezza e la longevità e lo scopo che ho dato alla tua piccola vita insulsa, non riesci a mostrarmi un briciolo di rispetto."

Hellen ride nuovamente, e faticò a mettersi dritta. "Lei ti odia, lo sai."

"Taci." I muri sembrano chiudersi attorno a Madeleine mentre lei zoppicò in avanti.

"Theresa non ti ha mai amata." Hellen si sistema contro al muro, almeno sembrava che lo facesse. "Perché dovrebbe? Sei un vicolo cieco. Un'invertita sessuale troppo codarda per lasciarsi curare." Ride. "Dici che non puoi fidarti di nessuno perché ti aggiusti, ma è una bugia, non è vero? Tu lo vuoi, tesoro."

"Taci!" Il terreno trema sotto ai piedi di Madeleine. "Sta! Zitta! Non mi farò rimproverare da una troia negra degenerata!**" Fece un altro passo—

—e il terreno sfuggì ai piedi di Madeleine, e lei cadde a terra.

Il volto di Madeleine è contratto dal dolore. Fa caldo, è umido, è tutto così agonizzante. Con un balzo, Madeleine si mette in ginocchio urlante, le sue mani di fretta le coprono il viso crepato, il suo viso, il suo viso perfetto è rovinato, rovinato rovinato ROVINATO

L'aria della soffitta si fa sentire, infestando le sue articolazioni e ferite. Aveva atteso così a lungo, quasi quanto Hellen.

Come hai potuto dimenticarti di Hellen, Madeleine? Lei è proprio qui, in tutta la sua altezza. L'abito che le era stato dato da bambola non le sta più, ed è nuda, le sue curve e proporzioni sono un ago insudiciato in ogni parte del corpo di Madeleine che non era riuscita a rimuovere.

Madeleine si fa indietro, le mani bagnate quasi le scivolano. Però non è abbastanza veloce, Hellen cammina e basta, e Madeleine comunque non è veloce abbastanza.

Tutto comincia a ripiegarsi. Sto venendo strangolata da un braccio la cui mano imita ogni mio movimento, e quando provo a togliermelo di dosso mi sento tirare, e so che sono io ma non riesco a resistere ai miei colpi diabolici, poiché l'impulso di redenzione e indistinguibile dal male che ho causato.

Se c'è un Dio

Spero che mi odi, come io lo odio.

























Madeleine si svegliò, respirò a fondi l'aria stantia di quella soffitta in cui si ricordava a malapena d'essere entrata.

Dei ricordi sfigurati le inondarono la mente. Si ricordò della Sig.ra Yarkoni, di lei che la ringraziava per la sua grossa donazione; di Theresa, che la guardava con evidente disgusto; Hellen, che gridava — rideva? — in risposta alla rabbia gelosa di Madeleine. Per caso stava piovendo?

Ricordandosi dell'ultima di queste cose — quanto tempo avrà dormito? — la prese una terribile vergogna. Tentare di pensarci era terrificante, ma il miasma era rimasto, e anche non potendo percepire i dettagli, il quadro d'insieme era purtroppo chiaro.

Era da molto che non prendeva la MOSCA NERA.

Madeleine si sollevò da terra, scese le scale e si diresse per la stanza da bagno. Si sentiva sporca. Immonda, dentro e fuori. Doveva ripulirsi.

Vi erano tre bambole ad aspettare l'arrivo di Madeleine alla vasca. E volle quasi farle a pezzi per star violando il suo rifugio. Madeleine era stanca, ciononostante, le portò fuori dal bagno e basta, così che vi facessero ritorno solo una volta che fosse stata pulita. Avrebbero capito.

Madeleine spogliandosi non si disturbò per piegarli accuratamente, non si prese il disturbo di sostituire la piastrella falsa che nascondeva il flacone e non attese che l'acqua si facesse calda prima di ricadere nella vasca. Era fin troppo stanca.

E dunque, con la vasca non ancora riempita del tutto, Madeline si portò il flacone al naso, premette il tasto per un quarto di secondo, e inalò.

Fece male, finché non lo fece più.

Il mondo si fece più sfocato, più malleabile. Madeleine per esperienza sapeva che questo non fosse il vero, che fosse lei l'unica ad essere malleabile; ma oh dei, che sensazione era sfregare le mani sulle varie superfici, spingendo e tirando i contorni del mondo.

L'acqua le sembrò più calda. Madeleine chiuse lo scolo con la gamba, ed esultò alla sensazione dell'acqua calda che le scorreva per le gambe. La MOSCA NERA migliorava ogni sensazione. Sarà stato questo che le sue bambole provavano. Madeleine fu quasi gelosa.

La sua mano pigramente si appoggiò tra le sue gambe. Era già bagnata, già pronta a rendersi qualcosa di pulito. Le sue dita si mossero quasi per volontà propria, e ansimò, conpiaciuta e veramente rilassata per la prima volta in settimane.

Madeleine pensò a Lorian, la maniera con cui la teneva così teneramente contro la sua sagoma sottile, e le lasciava dimenticarsi di—

—Theresa, che gridava in un frammisto di dolore e piacere mentre Lorian la scopava da dietro, le sue unghie conficcate nelle sue tette da quanto—

Madeleine si tirò fuori dalla fantasia con un gemito. No. Concentrati su Lorian. Lorian, bellissimo Lorian, la sensazione che la sua pelle dava quando Madeleine la toccava, il come—

—la piccola Theresa è livida e ferita. Come sarebbe apparsa, tenuta ferma da dietro da madeleine mentre Lorian la scopava da davanti? Avrebbe sussultato come sempre faceva, o una buona scopata l'avrebbe fatta smettere una volta per tutte? Oh, vedersi la scena da ogni angolo poi! Go—

Un sospiro sfuggì tra i denti stretti di Madeleine. Concentrati. Concentrati su qualcosa che non sia—

—Theresa, seduta sulle ginocchia di Madeleine, tre dita che si danno da fare nella sua fica mentre la sua mano libera le incide poesie d'amore daeviche nella pelle. Che bello che sarebbe stato vedere il suo trucco disfarsi per le lacrime, ascoltare i suoi gemiti vergognosi e le sue suppliche disperate di lasciarla andare, sapere che Madeleine aveva rovinato, e rovinato proprio per bene Theresa! Che goduria, che goduria, che—

"Maledizione!" Ringhiò Madeleine. Che il pensiero di Lorian si fosse in qualche modo macchiato? Che abbia rievocato—

—Theresa—

La mano libera di Madeleine le diede uno schiaffo, riportandola nuovamente alla lucidità.

Va bene. Qualcun altro. Orvo, quel maledetto Orvo, sarebbe andato bene. Madeleine si pose la mano sul petto, e si lasciò immaginare che fosse la mano di Orvo a spremere e stringere—

—mentre la sua vera testa, quel muso canino irsuto, leccava e succhiava e forse mordeva la carne di Theresa. Con che bellezza la sua vergogna si sarebbe mischiata al suo godimento, l'apice inzozzato dalla consapevolezza che una bestia l'aveva condotta a—

—no! No, no, no! Smettila di pensare a—

—Theresa, ora avvolta nella porcellana e nel silicone, al guinzaglio ed in ginocchio ai piedi di Madeleine, mentre le lecca lo sporco da—

C'era qualcosa di sbagliato. Theresa stava invadendo le sue fantasie mentre era al suo stato più malleabile. Doveva fare qualcosa di drastico e subito.

Madeleine affondò nella vergogna, e pensò alla Sig.ra Yarkoni, e a come lei sarebbe apparsa con uno squarcio sanguinolento che le occupava il petto, e a come lei avrebbe—

—utilizzato quella finta gentilezza transazionale su Theresa, tenendola a bada con baci e pizzicotti esperti. Come si sarebbe sentita una santarellina come Theresa, spogliata e utilizzata come una troia da quattro soldi sotto allo sguardo di internet?

Qualcosa di terribile e disastroso stava ribollendo in Madeleine. Era meraviglioso. Era mortificante.

E cosa avrebbe fatto Hellen, se fosse riuscita a rubare ben di più che il primo bacio di Theresa? Senza dubbio avrebbe potuto sfigurare la povera ragazza, avrebbe potuto rovinarla per ogni uomo che l'avrebbe avuta. A Madeleine non sarebbe importato però. Poiché, si sarebbe volentieri unita ad Hellen.

No. "Sì." No. "." No! Madeleine—

—ripensa alla volta in cui KeeLee aveva rapito Theresa per il suo crimine di parassitaggio. Come sarebbe andata se Madeleine fosse stata lì a punirla di persona?

Le dita di Madeleine stavano scavando nella sua pelle ricolme di… vergogna? Piacere rinnovato?

Ovviamente, le dita di Madeleine avrebbero scavato nella pelle di Theresa, avrebbero strappato quell'orrendo completo sporco di pomodoro per raggiungere la sua dolce carne. Avrebbe fatto fatica, no c'è dubbio — accade sempre — ma Madeleine avrebbe legato Theresa nelle vene di KeeLee.

Oh, tutte le ferite che Madeleine avrebbe potuto infliggere sull'indifesa Theresa. Avrebbe potuto ricominciare a curare la bellezza di Theresa, ovvio, rendendola l'animaletto di porcellana perfetto di Madeleine. Forse Madeleine avrebbe potuto assaggiarla prima, mordendola e succhiandole il sangue dal seno come una volta fece la Sacerdotessa Violacea di Soronești. O…

Oh, Madeleine sa proprio cosa avrebbe fatto.

Madeleine avrebbe tenuto il culo di Theresa con una mano, e lo avrebbe tenuto fermo mentre l'altra mano prendeva il ginocchio corrispondente. Poi avrebbe spinto, dislocando il fianco a Theresa, e avrebbe continuato a spingere fino a che il femore non le avesse perforato la coscia, quanto sangue. Oh dei, come avrebbe gridato dall'agonia, così sicura che non avrebbe mai più camminato; Madeleine lo avrebbe aggiustato, ovviamente, ma non sarebbe servito che lei lo sapesse.

No, in quel momento, Madeleine si sarebbe messa sopra all'osso, esultando da quanto bene l'agonia di Theresa la riempisse, il come la sua fessa di porcellana avrebbe sfregato contro le parti sensibili. I gemiti di Madeleine si sarebbero mischiati alle grida di Theresa che si sarebbero mischiati con il dolce respiro di KeeLee, tale dolce cacofonia soffusa nell'aria mentre—

—con un gemito capace di far vibrare la terra, Madeleine von Schaeffer venne.

Madeleine aveva già raggiunto l'apice in passato, molte volte; non era mai stato così intenso, così elettrizzante, quest'ondata potente che partiva dal centro fino alle estremità. Il tempo perse significato, e in quella bolla d'eternità non vi fu nulla se non piacere.

Dopo di che, gradualmente, fece spazio ad uno scomodo rimasuglio, e la realtà di ciò che ebbe fatto le fu evidente.

Oh dei, come aveva potuto essere così spregiudicata? Madeleine aveva inscritto in sé un'orrida degenerazione, non solo mera inversione sessuale ma una prorompente lussuria per la sua pupilla migliore. Il cammino per raggiungere la cura, la perfezione era divenuto così arduo per quell'errore.

… eccetto che, quando l'ebrezza orgasmica si smaltì, si rese conto di non sentirsi diversa da prima.


Madeleine era… insonne.

Andrebbe proprio detto. Madeleine, avendo dormito per all'incirca 11 ore, si era "riposata a pieno". Le sue facoltà mentali non erano annebbiate; Madeleine si era sottoposta ad una serie intera di test cognitivi, e ne passò ciascuno. Era, infatti, quella lucidità costante a disturbare Madeleine.

Madeleine ripeté i suoi esercizi centinaia di volte. Sarà vero che questi non andassero mai a fondo quando Madeleine voleva, ma mai fallirono quanto il giorno precedente. Però, se avessero sempre fallito? Se avessero sempre fallito, e madeleine non l'avesse mai notato? Poco importava quanto Madeleine camminasse veloce da stanza a stanza, i pensieri non se ne sarebbero andati.

Maledizione, Aldous aveva promesso a Madeleine che avrebbe funzionato! Che fosse rincitrullito come Reinhardt? Cecamente fiducioso come Heinrich? Codardo come Fiona? Che la vera ricetta per la MOSCA NERA fosse andata persa in qualche modo? Dato quanto la IACS e Olney fossero una comitiva di clown, era ovvio che avessero sbagliato la ricetta da qualche parte.

Forse era una degenerata. Forse Madeleine era niente meno che una degenerata, e non sarebbe mai potuta essere nient'altro.

Questo flusso di pensieri si ripeté di continuo come un serpente che si mangia la coda innumerevoli volte, fino a che, solo poche ore dopo che lei uscì dalla vasca da bagno, qualcuno bussò alla porta.

Madeleine non ebbe bisogno di controllare chi fosse.

Theresa fece ingresso nella magione con una preoccupazione camuffata. Questa volta era di nuovo vestita modestamente, un pezzo unico verde oliva ed un cardigan beige, il trucco come al solito e i capelli raccolti in una crocchia. Sul volto un'espressione di furia delusa. "Dobbiamo parlare, Sig.ra Schaeffer."

Il sangue di Madeleine le si era già ghiacciato, ma il fare di Theresa sembrò congelarlo ulteriormente. "… non essere così formale, Theresa, preferisco—"

"Non fare la scema." Theresa incrociò le braccia, una mano ferma sulla sua borsa. "Stai saltando le tue dosi, non è così?"

Il ricordo dello sguardo di Theresa si fece vivo nella mente di Madeleine.

"Ascolta, tesoro—"

"Credi che io sia stupida, vero?" Theresa sbuffò senza gioia alcuna. "Pensi che non sappia come mi guardi, Schaeffer? Il fatto che non riesci a tenere le mani lontane da me?" Sputò per terra. "Sei peggio di un uomo. Almeno loro si fanno trattenere dalla modestia."

"Theresa—"

"Non dirmi 'Theresa' cazzo, Schaeffer." Theresa fece un passo in avanti, aprendo la borsa e infilandoci la mano. "È da un anno che lavoro per CDR, e per quante tranny e lesbiche ho guarito, nessuna è stata pervertita quanto te. Perfino quel minuscolo cervellino bagnato fradicio ha mostrato più rispetto di te."

La sua mano stava cercando qualcosa. La MOSCA NERA forse.

Theresa rise. "Signore, ti ho dato così tante opportunità, ma sei addirittura peggio di Hel—"

E lì fu quando Madeleine assalì Theresa, facendola cadere all'indietro e tenendola per il braccio contro al muro.


Madeleine ebbe ragione ha pensare che si trattasse di MOSCA NERA: là, stretta stretta fra le dita di Theresa, vi era un flacone minuto con un moscerino stampato sopra. Lo prese con la sua mano libera e lo appoggiò sul pavimento, poi allontanandolo con un calcio. Theresa era troppo a corto di fiato per resistere.

"Sono piuttosto delusa, cara." La mano libera di Madeleine sentì il battito della sua amata, prima di stringersi attorno al suo collo in un finto strangolamento. "Eri oh così obbediente al nostro primo incontro. Che peccato, davvero."

Le dita di Madeleine si fecero più strette attorno al polso di Theresa, così interrompendo il suo stordimento quanto bastasse per farla gridare.

"Eri proprio la mia pupilla migliore, Theresa." L'altra mano di Madeleine lasciò il suo collo, discendendo cecamente per il corpicino della povera ragazza. "Perché ti opponi ora, dopo tutto ciò che ho fatto per te? Se non fosse stato per me, chi sa cosa ti sarebbe potuto accadere?" Le sue dita si fermarono sul fianco di Theresa, facendole tirare fuori uno strillo in piena regola.

Le dita di Madeleine le liberarono il polso e si riposizionarono sull'avambraccio, e Theresa fece un respiro profondo e dolente. Era bellissimo.

Madeleine si avvicinò con il volto, assicurandosi di non toccarle di nuovo la pelle. "Non voglio essere crudele, tesoro. Un semplice scusa dovrebbe bastare, o al meno, per ora." Sorrise. "Che ne dici?"

Theresa la guardò come una cerbiatta di fronte ai fanali. Oh Dio, era tanto bella quanto il giorno in cui si erano incontrate, quella stessa identica falsa sicurezza sostituita da un terrore sublime, quel sussulto improvviso che faceva così bene. Madeleine pensò che la testardaggine di Theresa potesse non essere così male, se le permetteva di rivedere quel disgregarsi—

E poi Theresa sbatté gli occhi, e il suo volto dimostrò perplessità. "… stai schioccando la lingua."

"…pardon?"

"Lo…" Theresa ridacchiò. "Lo schiocco. Mi stavo chiedendo cosa stessi facendo. Stavi…" Theresa ridacchiò, ora a volume più alto. "Stavi schioccando la lingua."

La tensione di Theresa svanì, ora, rimpiazzata da qualcosa decisamente più sdegnoso. La mano di Madeleine subito tornò sul suo polso, stringendolo nuovamente… eccetto che Theresa non gridò, e pur con tanta fatica, continuò a respirare.

"Tu, tu non sai neanche cosa stai facendo, vero?" Theresa sbuffò allegra. "Oh Gesù, sei così fottutamente repressa! È—"

Le unghie di Madeleine si conficcarono nel fianco di Theresa, e lei si interruppe con un grido. "Mi manchi davvero di rispetto, tesoro. A chi credi di star parlando?"

Il grido di Theresa si dissolse in una risata. "Vuoi scoparmi. Vuoi scoparmi così tanto, sgorbio." La risata continuò a uscirle dalla bocca. "È per questo che… odiavi Hellen, non è così? Eri gelosa."

"Sta zitta." Le unghie di Madeleine puntarono verso l'alto, facendo uno strappo nell'abito di Theresa e nella biancheria sottostante, ma non sentì altro che risate.

"Non si è spinta, cacchio, la metà di quanto si è spinto Rockwell, però." La mano libera di Theresa afferrò quella di Madeleine, stringendola di gioia. "Lo sai che l'ho scopato?"

"Sta zitta!"

"Gesù, che uomo." Theresa ridacchiò, la sua mano era libera e stava risalendo il braccio di Madeleine. "Era onesto a riguardo. Mi ha detto… che mi avrebbe messa in un campo d'allevamento dopo la rivoluzione." La sua mano si fermò al bicipite di Madeleine, stringendolo con forza peculiare. "Ovviamente, si piegò come, come carta con la giusta spinta. Si inginocchiò ai miei piedi, mi chiamò mammina." Sogghignò. "Comunque era più alfa di quanto tu lo sarai mai."

"Sta! Zitta!" Le unghie di Madeleine affondarono nel polso di Theresa. "Io non, non mi farò rimproverare da un maledetto campagnolo!"

"Sei una codarda, Schaeffer. Dieci volte di più di Hellen." Theresa sospirò contenta. "Vuoi scoparmi così tanto, ma hai troppa paura che, che vada via e lo dica ad Herr Rass. Codarda fino al midollo, ecco cosa—"

Le unghie di Madeleine fecero uno strappo dal fianco alla spalla per raggiungere il volto di Theresa, afferrarlo e spingerlo in un bacio violento.

Oh dei, che elettrizzante! l'aroma al limone si mischiava splendidamente all'odore di sangue, tutto il suo calore che discendeva per la gola di Madeleine mentre Theresa gridava. Eccetto che, ebbe soltanto un'istante per goderselo prima che lei tacque, e cominciasse a premere coi denti sulla lingua rosata di Madeleine come un cane.

Theresa ghignò quando Madeleine interruppe il bacio, un ghigno folle e carico d'odio. "Avanti, sgorbio. Non sai andare avanti?"

Quando le mani di Madeleine le afferrarono la faccia, le unghie ebbero fatto uno strappo sul lato destro del vestito, lasciandolo a penzolare come una salopette sgualcita. Madeleine ripensò a tutte quelle volte in cui Theresa era arrivata a lavoro con un abitino da prateria o qualche cardigan pacchiano, e poi la sua altra mano discese a terminare il lavoro.

Il corpo di Theresa era più aguzzo di quanto madeleine avesse fantasticato, più peloso, marchiato qua e là da piccole ferite e ustioni chimiche. Un piccolo "4R" era tatuato sul suo ventre. odorava tutta di sangue.

"Scommetto che Hellen non esiterebbe." Theresa non tentò nemmeno di coprirsi mentre si chinò in avanti. "Non sei molto diversa da lei, Schaeffer. Scommetto che tu sei insopportabile quando ti metti a parlare dei tuoi ex quanto lei lo era a parlare di Paul."

"Ti ucciderò, sgualdrina." Le unghie di Madeleine percorsero il corpo di Theresa, rimuovendo quanto rimaneva dei suoi vestiti. "Di te ne farò una bambola."

Theresa produsse un suono a metà tra una ridolio e un sibilo mentre Madeleine si chinò per togliere il resto del vestito. "Gesù, guardati, ti inginocchi di fronte alla tua dolce cotta. Non mi stupisco che ti abbiano data in sposa, sgorbio. Probabilmente scopavi le domestiche tanto forte quanto i tuoi mariti scopavano te."

Madeleine ringhiò, e quasi le rispose… però, cercando di rimuovere i rimasugli degli abiti di Theresa, si rese all'improvviso conto che lei stesse indossando gli stivali con punta di ferro che Madeleine aveva sempre odiato.

E lì venne colpita.

Madeleine gridò, ricadendo per terra presa dal dolore, i nervi facciali le contorcevano l'occhio destro contro ogni suo comando. Aveva ricevuto un calcio.

Quella puttana l'aveva calciata.

Poté sentire Theresa schiarirsi la gola. "Patetico." Sentì il suono di theresa che perlustrava nella sua borsa in cerca di qualcosa, seguito da un suono di tessuto che viene strappato. "Volevi qualcosa di umido, non è vero?"

Madeleine strinse i denti e si ricompose, troppo arrabbiata per risponderle come si deve. Theresa, nuda eccetto per il suo sangue e i suoi stivali, le prestò la minor attenzione possibile mentre continuò a rovistare nella borsa.

"Il Sig. Rass potrebbe farsi sentire, Schaeffer, ma ciò non significa che io debba sopportare le tue stronzate." Finalmente, Theresa si alzò sussultando e tenendo in mano una stoffa a pois ripiegata e quella cintura rossa scrostata. "Gesù, che faccia che c'hai."

Spiegando la stoffa, Theresa si rivestì. "Non vali la pena di finirla con te. Me ne vado." E attenendosi a quanto detto, Theresa prese la sua borsa e si voltò.

'Oh non provarci, ratto.', se non fosse che tutto ciò che fuoriuscì della risposta di Madeleine era uno stridio sottile, un pianto dolorante, conferma disarmante di ciò che prima non aveva modo di essere.

Theresa non le prestò attenzione mentre si fece strada per l'entrata, camminando via con un passo che quasi pareva sdegnoso. Solo quando raggiunse la porta si voltò verso Madeleine, con l'espressione crudelmente indistinguibile, e disse: "Ma la prossima volta che mi tocchi, sgorbio? Ti aggiusterò una volta per tutte."

E poi, finalmente, Theresa uscì dalla vita di Madeleine.

notyours.PNG

Non sono una bambola. Non sono un dipinto. Non sarò mai e poi mai sua.

Salvo diversa indicazione, il contenuto di questa pagina è sotto licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 License